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Francescanesimo

La Porziuncola impronta del carisma francescano

Per capire il Francescanesimo non basta conoscere Francesco, ma occorre anche conoscere ciò che per
Francesco rappresentava la chiesa della Porziuncola e la storia dell’indulgenza del Perdono, intimamente
legata alla Porziuncola. Non a caso, infatti, nella vita Francesco riportata dalle prime sue biografie, la
Porziuncola assume una straordinaria importanza, che non avrebbe avuto se avesse rappresentato solo un
luogo in cui è vissuto il Poverello.

Il francescanesimo, infatti, sebbene sia animato da una profondissima spiritualità evangelica, si “incarna”
negli uomini attraverso la povertà che, manifestando il Vangelo, rivela, come dice il Concilio Vaticano II,
l’uomo all’uomo e, di conseguenza, il rapporto dell’uomo col creato.
In questo senso, il francescanesimo si concretizza non solo nel rispetto verso il creato, ma anche nel
valorizzare i luoghi, e dei luoghi in particolare, che i seguaci di Francesco hanno sempre custodito con
grande cura.
Il luogo francescano più importante, insieme al luogo che custodisce le spoglie mortali di Francesco come a
volerne custodire il carisma, è la chiesa della Porziuncola, inglobata nella Basilica Papale di Santa Maria
degli Angeli.

Di fatto, la missione di Francesco a rinnovare la Chiesa si esprime anche attraverso il luogo della chiesa della
Porziuncola, che egli vedeva come specchio ed esempio di povertà per tutti gli altri luoghi, e perciò come
luogo privilegiato dell’incontro con Dio, e si esprime anche attraverso l’Indulgenza del Perdono, che
Francesco vedeva non solo come un modo di cancellare, con le colpe, anche le pene da scontare in
purgatorio, ma anche come una manifestazione speciale della grazia della salvezza.
“Voglio mandarvi tutti in Paradiso”, diceva al popolo dei penitenti in riferimento all’indulgenza del
Perdono.

Di conseguenza, per conoscere il Francescanesimo, inteso non solo come ordine religioso, anzi come ordini
religiosi, ma anche come movimento spirituale, occorre non solo capire la santità di Francesco (e di Chiara di
cui parleremo alla fine), ma anche il suo carisma, cioè la sua profezia, che non può essere circoscritta dalla
sua grandiosa santità, e che si manifesta anche attraverso i luoghi francescani e i luoghi santi della Chiesa,
che Francesco amava di amore indicibile, a cominciare da “tutte le chiese che sono nel mondo”, di cui la
Porziuncola, come abbiamo accennato, doveva essere modello di povertà.

Se, infatti, la santità è la prima delle vocazioni, cioè è, se così si può dire, il paradigma di ogni vocazione
specifica ed il fine di tutti i fini particolari, i doni spirituali e i carismi sono mezzi che la grazia divina ordina
alla santità.
Santità e carisma e santità e carismi non sono da confondere, ma il carisma, così come l’umanità, attraverso
la santità risplende.

La santità è il modo più grande di collaborare con Dio, perché consiste nell’offrirsi a Dio con amore, proprio
come Gesù in croce. Il resto è conseguenza.
Potremmo dire che la santità consente di collaborare con Dio “per intercessione”, affinché si realizzi la
volontà divina in terra come in Cielo.
Il carisma, invece, manifesta una missione specifica, e i carismi operano soprannaturalmente per raggiungere
il fine della salvezza delle anime.

Perciò, se la grande santità di Francesco di Assisi consente di realizzare al meglio il suo carisma e, di
conseguenza, di manifestare con più chiarezza il carisma francescano, è necessario conoscere sempre meglio,
con la santità di Francesco, anche il suo carisma di iniziatore del Francescanesimo, cosa che si può dedurre
non solo da ciò che è stato poi suscitato, ma anche dalla vita del santo.

La missione di Francesco consisteva, secondo le parole che egli udì dal Crocifisso, nel riparare la casa del
Signore, e Francesco cominciò così a riparare la Chiesa di San Damiano.
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Poi comprese che la sua missione non si fermava lì, ma consisteva nel rinnovare la Chiesa (missione avuta
anche da San Domenico).
La conferma di questa missione è rappresentata dal sogno di Papa Innocenzo III, che vide Francesco
sorreggere la Basilica del Laterano che stava crollando.

San Francesco

Ma chi è San Francesco? E cosa rappresenta?


San Bonaventura ebbe una visione in cui Francesco era simboleggiato dal secondo angelo che compare
nell’Apocalisse portando il segno di Dio (il primo è Cristo).
Così, per San Bonaventura, Francesco è l’immagine vivente di Cristo non solo per via delle stimmate, ma
anche nell’eccellenza di ogni virtù, nella preghiera e nell’umanità.
Non che fosse come Gesù, è evidente, ma egli, in tutti gli aspetti che caratterizzavano la sua persona,
riproduceva Gesù in sommo grado, tanto da renderlo visibile nelle opere, nei comportamenti e nel corpo.

Una notte un santo frate che stava pregando vide in visione Francesco, che era morto da poco: era vestito di
porpora e lo seguiva una grande folla, da cui si staccarono alcuni per chiedere al santo frate se tal
personaggio fosse Cristo, e il frate rispose di sì. Poi gli domandarono se fosse Francesco, e il frate rispose
ancora di sì: gli sembrava, infatti, che Cristo e Francesco fossero la stessa persona.

Francesco raggiunse i vertici della vita mistica, anche se delle sue esperienze non rivelava nulla, tranne
qualche visione il cui racconto potesse essere strettamente utile per gli altri e per i suoi frati in particolare,
ma non è stato solo un mistico. Ha vissuto anche, come Gesù, la vita dell’uomo normale, patendo la fame, le
angosce, cercando anche la gioia umana e combattendo la tristezza…

La Madonna non ebbe le stimmate di suo Figlio ma la sua santità ha raggiunto il massimo possibile a una
creatura, per cui le stimmate, quando autentica opera di Dio e non del demonio, sono solo un segno di grazia
e una testimonianza. Sono come una “profezia”, ma non servono a “misurare” la santità e, in Francesco,
rappresentano essenzialmente la sua conformità a Cristo, passo dopo passo.
Nelle stimmate di Francesco, infatti, apparivano anche i chiodi, che erano prodotti da carne indurita.

A volte Francesco può sembrare “eccessivo” in tanti aspetti della sua vita, ad esempio nel suo rapporto con la
natura e con gli animali, che chiamava fratelli e sorelle, nella penitenza, nella manifestazione dei propri
sentimenti, e così via.
Era “eccessivo” in tutto perché eccedeva dell’eccesso dell’amore di Dio.
Così Francesco predica agli animali, si spoglia nudo sulla piazza di Assisi, predica alla Curia Romana
saltellando dall’entusiasmo per le cose divine, compie miracoli straordinari, fa dure penitenze ma accetta
anche di dare qualche soddisfazione a “frate asino”, ovvero il suo corpo…

Era “eccessivamente” umano secondo la sua personalità, tanto che la sua carne viveva in totale armonia con
la sua anima e questa con Dio, e, perciò, era totalmente aperto alla grazia soprannaturale.

I molti aspetti particolari di Francesco si possono capire solo integrandoli in tutta la sua storia.
Infatti è tanta la sua originalità, che la sua vita va considerata integralmente, altrimenti si corre il rischio di
interpretarlo in modo fondamentalista.
La sua vita la si può leggere solo attraverso il suo fine: Gesù Cristo.

In realtà San Francesco era molto equilibrato perché ciò che si sentiva chiamato a fare e a vivere non lo
pretendeva da tutti, e ciò che pretendeva dai frati, non lo pretendeva dai laici e dagli sposati, e aveva un
grande amore e una grande pietà per tutti e soprattutto non giudicava nessuno.

Un giorno Francesco disse a un frate che gli era particolarmente vicino, che la Vergine Maria gli aveva
riferito che sulla terra in quel momento viveva un servo di Dio grazie al quale la fame non avrebbe colpito
gli uomini fino a quando egli fosse vissuto, cosa che accadde finché visse Francesco, dopodiché
cominciarono a infuriare, cioè aumentarono di molto, guerre, epidemie e carestie.

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Il frate che ebbe questa confidenza, dopo la morte del Santo, mentre dormiva, fu da questi avvertito che la
carestia sarebbe stata imminente, e così fu.

Questo straordinario episodio dimostra non solo la grande santità di Francesco ma, più ancora, un carisma
unico, una chiamata unica e straordinaria, che si riflette attraverso il Francescanesimo, che è chiamato a
continuare la sua opera.
E di fatto la Chiesa ha riconosciuto Francesco come il santo della pace e Assisi come la città della pace.

Un carisma, quello di portare la pace e la prosperità, che va oltre alla sua santità, ma che dalla sua santità
prende forza e si manifesta con più chiarezza.

Una volta il santo frate Pacifico, rapito in estasi mentre Francesco era ancora in vita, vide che in Paradiso
c’era un trono più bello degli altri, pieno di pietre preziose e abbagliante di gloria, e sentì una voce che gli
disse che quel trono era appartenuto a un angelo che era precipitato nell’inferno e che ora era riservato a
Francesco.

Anche in questo caso, oltre alla grande santità di Francesco, viene evidenziato il suo carisma assolutamente
straordinario.
Quel trono manifesta, più ancora che la santità raggiunta da Francesco, la sua chiamata alla santità, che
Francesco non ha certo deluso perché, è da credere, la visione di Fra Pacifico rappresenta anche una profezia
di ciò che sarebbe stato.

E’ da notare che nessun frate dubitava della santità di Francesco e tutti lo riconoscevano come capo ed
esempio da imitare, eppure a volte le loro estasi riguardavano proprio l’importanza della sua figura in mezzo
a loro, cosa che si può spiegare non solo con l’eccezionale santità di Francesco, ma anche, e soprattutto, con
la grandezza della sua missione, in modo da confermare i frati nella loro chiamata.

Una notte, mentre Francesco era in Assisi a pregare, presso il tugurio di Rivotorto, dove allora dimoravano i
frati, entrò uno splendente carro di fuoco con sopra un globo luminoso che rischiarò il buio della notte, e
ognuno a causa di tanta luce leggeva la coscienza dei fratelli, e tutti compresero che il globo luminoso
rappresentava Francesco, chiamato a guidarli con grande sicurezza.

Come detto, San Francesco fu un santo “completo”: mistico, umano, contemplativo, poeta, penitente,
gioioso… Tutto in grado eccezionale.
Fu, perciò, anche un santo carismatico, che conosceva il cuore delle persone, annunciava il Vangelo con
parole di fuoco, liberava dai demoni e faceva miracoli, sia in vita come dopo la sua morte, alcuni dei quali
davvero eccezionali.

Francesco si rendeva conto che il Signore gli aveva conferito un carisma, e dei carismi, eccezionali, atti a
portare avanti la sua missione, tanto che diceva che il Signore aveva scelto lui, il peggiore di tutti, proprio
perché fosse chiaro che tutti i suoi doni non venivano da lui ma da Dio.
Francesco, infatti, sapeva benissimo che i doni e i carismi che aveva, senza la santità, per lui non avrebbero
avuto valore di merito, e di fatto i carismi di Francesco manifestano, più ancora che la sua santità, la
chiamata del francescanesimo.

La storia infatti attesta che Francesco è uno dei santi più conosciuti al mondo, e forse è il più apprezzato
anche dai non credenti, come è considerato il santo della pace per eccellenza, tanto che ad Assisi, per
iniziativa dei Papi, sono stati organizzate delle giornate di preghiera per la pace che hanno coinvolto i leader
religiosi, anche non cristiani, da tutto il mondo.
Come l’uso dei doni fatto con amore e in spirito di servizio sono stati, per Francesco, uno strumento di
santità, così la sua santità ha manifestato meglio i suoi doni, e perciò la sua spiritualità. Infatti, se i carismi
non sono da confondere con la santità, sono però ordinati ad essa.

Francesco non è necessariamente, dopo la Vergine Maria e San Giuseppe, il santo più grande, ma è forse il
santo che, dai tempi apostolici, che hanno riguardato la Chiesa in generale e non una spiritualità specifica, ha
influito di più con il suo carisma.
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E questo, come abbiamo già accennato, è importante per capire il Francescanesimo, non solo come Ordine
religioso, ma anche come movimento spirituale in senso lato.

Quello che è uno dei miracoli più straordinari tra quelli operati da Francesco dopo la sua morte, lo riporta
San Bonaventura da Bagnoregio nella Leggenda maggiore, e lo riporta solo perché il ministro generale
dell’Ordine, Fra Girolamo d’Ascoli, futuro Papa Nicolò IV, glielo ordinò, in quanto San Bonaventura forse
pensava che riportarlo fosse controproducente e che avrebbe destato incredulità.

Scrive San Bonaventura che a un uomo di Assisi, ingiustamente accusato di furto, furono cavati gli occhi.
Allora l’accusato si fece condurre davanti alla tomba di San Francesco e là dichiarò la sua innocenza e chiese
aiuto al santo. Tre giorni dopo, l’uomo aveva di nuovo due occhi.
I testimoni dei fatti furono numerosi, a cominciare da colui che aveva fatto eseguire la sentenza, e vi fu
un’inchiesta in cui si raccolsero testimonianze di persone degne di fede.

Una delle testimonianze raccolte fu un frate minore: Guglielmo Romano, che, sotto pena di scomunica se
avesse raccontato il falso, riferì ciò che, prima di prendere i voti, aveva conosciuto l’uomo a cui furono
cavati gli occhi e aveva constatato che li aveva. Era stato poi presente all’accecamento, dopo il quale, per
curiosità, aveva col bastone rivoltato gli occhi che erano per terra. Successivamente ava incontrato di nuovo
il condannato constatando come fosse provvisto di occhi nuovi con cui poteva vedere molto bene.

Ma di miracoli strepitosi ne avvennero anche altri, in quanto Francesco, sia in vita che dopo la morte, ebbe la
grazia da Dio di ottenere molti miracoli, anche se non tutti riportati dai suoi biografi.

In realtà tutti i miracoli sono strepitosi, ma poiché comportano non solo l’azione onnipotente di Dio, ma
anche la fede dell’uomo o la sua risposta di fede, in tal senso ci sono miracoli più strepitosi di altri.

Ma la spiritualità francescana fu anche gratificata dal Cielo di una grande promessa, ricevuta da Francesco
attraverso un angelo, secondo cui, chiunque avesse amato l’Ordine Francescano, anche fosse stato un
peccatore, alla fine della sua vita avrebbe ottenuto la salvezza, cioè si sarebbe aperto alla misericordia divina.

Tale privilegio, sebbene poco conosciuto, è di un’importanza eccezionale e dimostra come l’Ordine
Francescano in qualche modo possa essere abbracciato da tutti senza ostacolare nessun’altra vocazione
particolare ma, anzi, realizzandola, un po’ come il Santo Rosario fa entrare in una speciale comunione con
l’Ordine Domenicano e lo Scapolare Mariano fa entrare a far parte della famiglia dei Carmelitani.

La Porziuncola, il luogo prediletto da Francesco

L’Ordine Francescano, pur avendo degli aspetti comuni e una speciale comunione con l’Ordine Domenicano,
quasi eredità della eccezionale stima che San Domenico e San Francesco avevano l’uno per l’altro, si
differisce da questo per alcuni modi di proporre la propria testimonianza.

Una delle differenze tra l’Ordine Francescano e quello Domenicano, è data dal fatto che, mentre l’Ordine di
San Domenico ha avuto la missione di diffondere la pratica del Santo Rosario, divenuto ormai usuale anche
tra i Francescani, l’Ordine di San Francesco ha avuto la missione di evidenziare in modo speciale la povertà
e la semplicità, con l’ausilio di luoghi che le possano rappresentare.
Per questo i Francescani sono molto legati ai luoghi santi, dalla Porziuncola, alla Terra Santa. Luoghi che poi
si fanno evento, come il Presepe di Greccio e l’Indulgenza del Perdono, detta anche della Porziuncola.

Ogni luogo santo comporta qualche grazia di una speciale presenza divina che si manifesta in molteplici
modi. Ad esempio, se a Medjugorje (per chi ci crede) è stata scelta soprattutto una parrocchia, se Fatima è il
luogo di inizio del movimento mariano principale dell’ultimo secolo e il luogo principale della devozione al
Cuore Immacolato di Maria, se Gerusalemme rappresenta la Chiesa madre di tutte le Chiese, se Roma, come
sede del Papa, rappresenta la Chiesa di riferimento per tutte le Chiese particolari (ma ci sono altri luoghi in
tutto il mondo in cui Dio manifesta tutta la sua misericordia, come il santuario di Guadalupe in Messico e
quello di Khibeo in Ruanda), la chiesa della Porziuncola rappresenta un semplice lembo di spazio
eccezionalmente santo, come il roveto ardente del Sinai.
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In realtà Dio in ogni occasione manifesta tutto il suo amore per ogni persona, così come è più opportuno, ma
vuole sempre donarci grazie attuali di santificazione, stimolandoci a ricercarle in svariati modi, anche
attraverso dei luoghi “santi” e, nel caso specifico, della Porziuncola.

Francesco non scelse la Porziuncola: fu scelta da Dio.


Francesco, che all’inizio si fermò alla Porziuncola per ripararla, si accorse che quel luogo era frequentato
dagli Angeli, che rappresentano la presenza divina, e amò quel luogo. Ma fu quando la Madonna gli disse
che prediligeva quella piccola Chiesa a tutte le altre, che Francesco ne fece la propria dimora per sempre.

Di fatto la Porziuncola, per Francesco, è quasi l’immagine della Vergine Maria, e per questo la vuole come
specchio dell’Ordine dei minori, che voleva fossero specchio di santità a tutti gli uomini.
Di conseguenza, per capire la spiritualità francescana, occorre risalire al pensiero di Francesco sulla chiesina
e a ciò che essa ha significato per lui e per i primi frati.

Capita spesso che, quando Dio si manifesta attraverso una rivelazione privata, il luogo in cui si manifesta
viene evidenziato come santo. Ma è singolare che Dio, riguardo al luogo santo, mandi rivelazioni private che
confermano e rafforzano nel convincimento della grande santità del luogo, cioè che si soffermano sul luogo
come fosse parte del messaggio divino che lì si è manifestato, come accaduto per la Porziuncola.
Di fatto, della santità straordinaria della Porziuncola, tutti i frati dei tempi di Francesco avevano una
coscienza profonda, e questo è, ancora una volta, alquanto singolare perché, evidentemente, Francesco, che
pure era un’anima estatica, spesso parlava dello spazio santo della Porziuncola come fosse una sorta di
sacramentale unito alla pratica della povertà e del perdono.

In proposito è molto interessante la testimonianza riportata dal teologo Pier Giovanni Olivi nella Quaestio de
Indulgentia Portiunculae.
Egli scrive di aver udito da un uomo degno di fede che aveva conosciuto il Beato Egidio, uno dei primi
compagni di Francesco e grande mistico, che tale Beato era solito dire che, se il mondo avesse saputo delle
grazie che si compiono alla Porziuncola, le persone dovrebbero arrivare da ogni angolo della Terra, e non
solo i cristiani, ma anche i non cristiani.
Parole misteriose, ma che contengono il significato che Francesco dava alla Porziuncola.

Di fatto quando, nel 1300, la grande mistica Santa Angela da Foligno si recò alla Porziuncola per la festa del
Perdono, in una visione vide una chiesa di straordinaria bellezza, che si ingrandì improvvisamente per opera
di Dio, in cui non c’era nulla di materiale, ma tutto era ineffabile e spirituale.

Il Beato Tommaso da Celano, inoltre, riporta che un santo frate ebbe una visione riguardante la Porziuncola:
innumerevoli ciechi, con la faccia rivolta verso il cielo, erano inginocchiati attorno alla chiesina chiedendo a
Dio luce e misericordia, finché scese dall’alto una luce splendente che donò a tutti luce e salvezza.

La santità della Porziuncola all’inizio fu costudita come un segreto dai primi frati, probabilmente perché
molti non avrebbero capito. Di fatto solo successivamente, con la stesura delle prime biografie di San
Francesco, il privilegio della Porziuncola di essere un luogo particolarmente santo ha cominciato ad essere
conosciuto.

Per Francesco la Porziuncola è: “modello ed esempio di tutto l’Ordine”, e voleva che venisse custodita
sempre come “specchio di povertà”.
Ma poiché per Francesco la povertà non è altro che la via per abbandonarsi totalmente e completamente a
Dio riponendo in lui una fiducia completa, ed è la via per seguire le stesse orme di Gesù, la Porziuncola è
segno e luogo del rapporto dell’uomo con Dio e con la Croce di Cristo, e perciò è segno e luogo di preghiera
e di penitenza, e segno e profezia dell’Ordine dei frati minori.
Dice Tommaso da Celano nella Vita seconda che Francesco amò il luogo della Porziuncola più di ogni altro.

Nello Specchio di perfezione, una raccolta di testimonianze molto importante perché opera dei primi
compagni di Francesco, viene affermato che Francesco voleva che la Porziuncola fosse esempio e modello di
umiltà, povertà e di ogni altra perfezione evangelica, per tutti gli altri luoghi.
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E nella Leggenda perugina, o Leggenda dei tre compagni, opera di tre santi compagni di Francesco della
prima ora, cioè Leone, Rufino e Angelo, una fonte perciò estremamente autorevole, è scritto che Francesco
diceva che gli era stato rivelato che la beata Vergine Maria predilige la Porziuncola tra tutte le chiese del
mondo.

Tommaso da Celano precisa che, sebbene Francesco sapesse bene che il regno di Dio è ovunque e che in
ogni luogo si possono ricevere le grazie divine, l’esperienza gli aveva insegnato che il luogo ella Porziuncola
favoriva le grazie in modo maggiore ed era visitato spesso dagli angeli.

Francesco assicura che alla Porziuncola “chi pregherà con fervore otterrà quello che chiede”.
Ma che vuol dire pregare con fervore? La preghiera non deve forse essere sempre devota e fervorosa? E la
preghiera devota e fervorosa, forse non ottiene sempre?
Il fatto è che, dalle parole di Francesco, sembra quasi che alla Porziuncola Dio faccia ottenere le cose con
una fede più “facile”, o che la Porziuncola “aumenti” l’atto di fede, o che faccia da “amplificatore” della
fede.
Lo Specchio di perfezione, infatti, afferma che la Porziuncola è il “santo dei santi” e che Francesco aveva
sperimentato che era piena di una grazia più abbondante.

La Porziuncola luogo di preghiera

Papa Giovanni Paolo II scrive: “L’umile e povera chiesetta era divenuta, per Francesco, l’icona di Maria
Santissima, la “Vergine fatta Chiesa”… Tenda dell’incontro di Dio con gli uomini, il Santuario della
Porziuncola è casa di preghiera… Tra le antiche mura della piccola chiesa ognuno può assaporare la
dolcezza della preghiera in compagnia di Maria, la Madre di Gesù… e sperimentarne la potente
intercessione…Quel luogo santo era in tal modo diventato per Francesco “tenda dell’incontro” con la
grazia del perdono” (Giovanni Paolo II, Messaggio in occasione della riapertura della Basilica Patriarcale
di Santa Maria degli Angeli, 31 luglio 1999, n. 1).

Francesco, perciò, amava tanto la Porziuncola perché per lui era l’icona di Maria Santissima, la Vergine
fatta Chiesa, la tenda dell’incontro con gli uomini… casa di preghiera.
In un certo senso era per lui simile a un Tabernacolo, tanto che le grazie più abbondanti che Francesco
sperimente che Dio concede nella Porziuncola sono, innanzi tutto, grazie spirituali: di preghiera, di perdono,
di conversione.

Miracoli e prodigi alla Porziuncola sono avvenuti e potranno ancora avvenire, ma gli eventi miracolosi la
Porziuncola li procura soprattutto “indirettamente”, cioè li favorisce attraverso la preghiera e la conversione
del cuore.

Potremmo dire che, in un certo senso, alla Porziuncola Dio opera prevalentemente “iniziando” dalla
conversione e dal perdono per “poi” elargire eventuali grazie speciali, piuttosto che il contrario.
La Porziuncola infatti è innanzi tutto un luogo interiore ed eucaristico, un luogo di silenzio e di lode, un
luogo di ascolto di Dio.

Che Francesco considerasse la Porziuncola come un luogo santo in cui soprattutto si dovesse interiorizzare la
preghiera e il perdono di Dio, cioè che fosse più un luogo di grazia che di grazie, è dimostrato da un curioso
episodio.

Quando frate Pietro Cattani, uno dei primi compagni di Francesco, morì nei pressi della Porziuncola e lì fu
sepolto, molta folla cominciò ad andare in pellegrinaggio presso la sua tomba ottenendo numerose grazie, ma
disturbando la preghiera dei frati. Allora San Francesco comandò al defunto, per la santa obbedienza, di non
concedere più grazie, e così avvenne.

La devozione di Francesco verso la Porziuncola è semplice e solida come le pietre dei muri della chiesina: è
la nuda roccia delle pietre che, alla Porziuncola, fanno da “porta” per condurre a Dio, quasi a imitazione
dell’Eucaristia, in cui le specie del pane nascondono la pienezza della Divinità.

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Attraverso la Porziuncola Dio, in qualche modo, ci benedice “con ogni benedizione spirituale nei cieli, in
Cristo” (Ef 1,3).

Chi è veramente devoto, dice San Giovanni della Croce, pone la propria devozione principalmente
nell’invisibile, in quanto la vera devozione mira alla sostanza delle cose spirituali che rappresenta. E la
Porziuncola, attraverso il segno della nuda roccia, introduce alle cose invisibili di Dio molto efficacemente.

Gesù dice che occorre pensare prima alle cose del Cielo e tutto il resto ci sarà dato in più: in quest’ottica la
Porziuncola, prima di essere il santuario delle “grazie”, è il santuario del Perdono.
La Porziuncola non è una grazia necessaria alla salvezza: se ne può fare a meno, ma Dio vuole usarla come
“occasione” di salvezza e di crescita per molti.
E di questo Francesco ne aveva fatto esperienza.

La grazia e le grazie, e le grazie spirituali e quelle materiali, non sono in opposizione.


Non a caso il Padre Nostro, lo specchio e il modello di tutte le preghiere, dopo l’invocazione al Padre è
composto solo da richieste, nessuna delle quali, però, può essere scambiata per una richiesta egoistica.
Anche la lode a Dio viene espressa sotto forma di richiesta, cioè attraverso un rapporto verso Dio da figli
piccoli e bisognosi di tutto.

E la richiesta del perdono, e perciò della grazia che ne consegue, è la più importante per la salvezza. Il
perdono, infatti, comporta una grazia che, contestualmente alla “cancellazione” dei peccati, ci apre anche le
porte del Paradiso.
Per questo alla Porziuncola la grazia principale da richiedere è quella della grazia, spesso, comporta anche le
grazie.

L’evangelista Luca scrive: “Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto
più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!” (Lc 11,13). Mentre
l’Apostolo Matteo, nel passo parallelo del suo Vangelo, scrive: “Se voi dunque che siete cattivi sapete dare
cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele
domandano!” (cfr. Mt 7,11).

Luca afferma che il Padre dona lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono, mentre Matteo dice che il
Padre dà, a chi gliele domanda, cose buone.
I due brani evangelici non vanno contrapposti, ma integrati: chi chiede le cose buone chiede, innanzi tutto, lo
Spirito Santo, mentre chi chiede lo Spirito Santo, deve accettare anche tutte le cose buone che Dio vuol dare,
fossero anche miracoli, guarigioni e favori materiali, atti comunque a sviluppare la conversione.

Occorre perciò chiedere come Gesù nell’Orto degli Olivi, quando chiese al Padre che la salvezza potesse
compiersi senza dover passare per la Croce: una richiesta che non fu una “pretesa” ma, anzi, fu un atto di
totale fiducia verso il Padre, cosicché il chiedere per sé, coincise con l’offerta di sé.
Egli, infatti, condizionò tutto alla volontà del Padre, ed è soprattutto chiedendo la grazia di seguire questa
Volontà, che si vive pienamente il “carisma” della Porziuncola e, di conseguenza, lo spirito francescano.

Il dilemma se chiedere grazie a Dio od offrirsi a lui, non ha senso: occorre chiedere e offrirsi. Occorre
lasciarsi guidare da Dio, che a volte ispira a non chiedere ma solo ad affidarsi a lui, mentre altre volte può
ispirare a chiedere, ma secondo la sua volontà, e perciò a chiedere, con le grazie per questa vita, anche e
soprattutto le grazie in ordine alla vita eterna.

Chiedere con fede, così come Gesù ci ha insegnato, significa innanzi tutto chiedere fidandosi totalmente di
Dio e perciò accettando anche la possibilità che la nostra richiesta possa non venire esaudita (la preghiera
fatta così otterrà comunque delle grazie maggiori di quelle richieste).
Chi chiede con fede ottiene e, se non ottiene, accetta con fede.
Questo accettare la volontà di Dio, però, comporta anche molte grazie, anche se non sono quelle richieste,
quelle più utili per noi, che possono consistere anche nel rimuovere gli ostacoli per poi ottenere le grazie che
in un primo tempo non sono state ottenute.

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In ogni caso il chiedere deve esprimere la perseveranza nella fede che, spesso, può comportare anche
l’insistenza nel chiedere.
Ma se insistiamo a chiedere le grazie materiali, quanto più dovremmo insistere a richiedere la grazia della
salvezza eterna per noi e per il mondo intero?

L’indulgenza del Perdono e lo spirito di Assisi

Intimamente legata al carisma francescano e alla Porziuncola, è l’Indulgenza del Perdono.

Da antiche fonti sappiamo che una notte, mentre era in orazione nella chiesina della Porziuncola, San
Francesco vide Gesù con la sua Santa Madre e una moltitudine di Angeli, come se il Paradiso fosse entrato in
quel luogo.
Gesù gli chiese cosa desiderasse per il bene degli uomini e Francesco rispose: “che tutti coloro che, pentiti e
confessati, visiteranno questa chiesa, ottengano AMPIO e GENEROSO perdono, con una completa
remissione di tutte le colpe”.
Replicò Gesù: “Quello che tu chiedi, o Francesco, è grande, ma di MAGGIORI cose sei degno e di maggiori
NE OTTERRAI. Esaudisco quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi da parte mia questa
indulgenza al Sommo Pontefice”.

Quando poi Francesco si presentò al Papa per chiedere la conferma dell’indulgenza, il Papa gli domandò per
quanti anni sarebbe dovuta durare, ma Francesco gli rispose: “non chiedo anni, ma ANIME”. E il Papa
concesse l’indulgenza.

Tempo dopo, ai convenuti alla Porziuncola per ottenere l’indulgenza del Perdono, Francesco disse che
voleva mandare tutti in Paradiso.

Francesco, sapendo che il bene più grande che si può fare a una persona è aiutarla ad andare in Paradiso,
voleva portare la salvezza a tutti, anche attraverso la grazia della Porziuncola e dell’Indulgenza ad essa
legata, che evidentemente vedeva come una via speciale per ottenere la salvezza eterna.

Ma che significa il concedere, da parte di Dio, un perdono AMPIO e GENEROSO grazie all’Indulgenza
della Porziuncola? E cosa significa la promessa fatta da Dio a Francesco di concedergli grazie ancora
MAGGIORI di quella richiesta, finalizzate, evidentemente, alla salvezza delle anime?
Sembra quasi che l’Indulgenza della Porziuncola sia, sì, un’indulgenza plenaria, capace di concedere un
perdono particolarmente ampio e generoso, e perciò una grazia particolarmente ampia e generosa, ma sia
anche qualcos’altro, qualcosa di più.

In cosa consiste la grazia maggiore a quella dell’indulgenza del Perdono, promessa da Gesù?
Che siano riferite alla promessa di Dio di salvare le anime di coloro che amano l’Ordine dei Frati Minori? O
potrebbe essere che, chiedendo con umiltà e fiducia la propria salvezza alla Porziuncola, o attraverso il
Perdono della Porziuncola, si abbia la grazia di ottenerla?

L’indulgenza del Perdono, che alla Porziuncola può essere “lucrata” giornalmente, il 2 agosto può essere
vissuta in tutte le chiese francescane e parrocchiali del mondo: è un po’ come se, quel giorno, tali chiese
sparse nel mondo fossero la Porziuncola.

Di fatto, dall’indulgenza del Perdono scaturisce una grazia perenne che va al di là dell’indulgenza stessa: è
quella che Papa Giovanni Paolo II ha chiamato lo Spirito di Assisi.

Scrive infatti il Santo Papa: “A quanti, in autentico atteggiamento di penitenza e di riconciliazione, seguono
le orme del Poverello di Assisi e accolgono l’indulgenza della Porziuncola con le interiori disposizioni
richieste, auguro di sperimentare la gioia dell’incontro con Dio e la tenerezza del suo amore
misericordioso. E’ questo lo “spirito di Assisi”, spirito di riconciliazione, di preghiera, di rispetto
reciproco”. (Giovanni Paolo II, Messaggio in occasione della riapertura della Basilica Patriarcale di Santa
Maria degli Angeli, 31 luglio 1999, n. 1).

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Di conseguenza, lo Spirito di Assisi, che si manifesta quando con atteggiamento di penitenza e di perdono si
seguono le orme di Francesco, fa sì che la grazia della Porziuncola possa espandersi ovunque, come se i
confini della Porziuncola potessero arrivare fino agli stessi confini del mondo.

Il pellegrinaggio spirituale alla Porziuncola è, così, un elemento privilegiato per ottenere la grazia della
grazia santificante e, di conseguenza, per ottenere tante grazie particolari.
Il perdono di Dio, infatti, non è solo una cancellazione del peccato, ma è un eccesso di carità.

Lo spirito di Assisi, perciò, si manifesta in modo particolare attraverso l’evento dell’Indulgenza del perdono,
un evento non più solo francescano, ma anche universale, come sta a dimostrare anche l’elevazione della
Basilica di Santa Maria degli Angeli a Basilica Patriarcale.

Un evento salvifico storicamente si realizza attraverso delle coordinate di spazio e di tempo, ma il tempo
comprende il luogo più che il luogo il tempo, così come i ricordi possono evocare un evento passato in
qualunque momento si abbiano, ma non in qualunque luogo in cui si sta. Infatti, se i luoghi non
necessariamente evocano i ricordi, i ricordi evocano sempre dei luoghi.
Così la Messa dipende necessariamente da quando si celebra, e non da dove si celebra, tanto è vero che se
una Messa prevista non viene celebrata in un luogo santo, non c’è, mentre se una Messa imprevista viene
celebrata in un luogo meno santo, c’è, e comporta tutto l’evento della Redenzione, che è avvenuta in un
luogo ma più ancora in un tempo.
Analogamente, il luogo santo della Porziuncola si universalizza in modo specifico facendosi evento
attraverso la celebrazione del Perdono e, più in generale, attraverso lo Spirito di Assisi.

Di fatto, quando il Cielo chiede la costruzione di un santuario e dei pellegrinaggi in un luogo santo, non
pretende che tutto il mondo vada là, che tra l’altro non sarebbe conforme né al fatto che Dio vuole adoratori
in spirito e verità, né alla dottrina della comunione dei beni spirituali, ma vuole che il luogo si propaghi nel
mondo, soprattutto grazie a chi vi è stato.

Basilica Papale

L’universalità del Francescanesimo è stata riconosciuta dalla Chiesa fin da quando, verso la seconda metà
del XIII secolo, Papa Innocenzo IV volle porre la Basilica di San Francesco in Assisi sotto la propria diretta
potestà, così come lo sono le Basiliche Patriarcali di Roma, facendo sì che fosse considerata aggregata alla
Santa Sede.

Secoli dopo, nel 1909, un altro Papa, san Pio X, elevava anche la chiesa della Porziuncola a Basilica
Patriarcale.
Scrive il Papa nel documento Omnipotens ac misericors Dominus: “Con liberalità mai interrotta, fin dai
primordi dell’Ordine Serafico, piacque ai nostri Predecessori orare, ampliare e arricchire il medesimo
santuario (della Porziuncola, ndr) di molti tesori di grazie spirituali, di singolari indulgenze e di speciali
privilegi… di Motu proprio e con la pienezza della Nostra potestà, col tenore delle presenti erigiamo la…
chiesa degli Angeli di Porziuncola in Basilica Patriarcale e Cappella Papale, e decretiamo che da questo
momento tale debba essere in perpetuo: e vogliamo che essa venga chiamata e ritenuta Basilica Patriarcale
e Cappella Papale in quello stesso modo e nella stessa forma che sono chiamate e ritenute le altre basiliche
patriarcali dentro e fuori le mura di quest’alma Roma e le cappelle papali costituite nei palazzi pontifici e
vicino ad essi…
Vogliamo inoltre che nella chiesa degli Angeli… si eriga stabilmente, presso l’altare maggiore posto nella
medesima basilica, dalla parte del Vangelo, il trono ossia la cattedra papale per uso del solo Romano
Pontefice e di nessun altro. Dichiariamo inoltre che l’altare maggiore posto nella stessa Patriarcale
Basilica, dalla parte soltanto che guarda al trono pontificio, sia da questo momento e per sempre Altare
pontificio, ossia papale, cosicché a nessuno, senza speciale indulto e fuori dei casi ricordati dal
Cerimoniale, sia lecito di celebrare la Messa”.

Dopo che Papa Benedetto XVI ha rinunciato al titolo di “Patriarca d’Occidente”, le basiliche patriarcali che
erano sotto la diretta giurisdizione del Papa sono state rinominate “basiliche papali”.

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Esse sono sei: San Pietro in Vaticano, San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore, San Paolo fuori le
mura, San Francesco e Santa Maria degli Angeli.

Santa Chiara di Assisi

Per avere un quadro completo del Francescanesimo, non si può non parlare di Santa Chiara di Assisi, che di
Francesco è forse stata la seguace più radicale, tanto amava la povertà.

La cosa straordinaria è che la Chiesa, che di solito quando si tratta di nuovi movimenti spirituali va, come si
dice, coi piedi di piombo, ha fin dall’inizio riconosciuto in Francesco e Chiara due autentici profeti e, anche,
due autentici santi, tanto che, sebbene con qualche timore iniziale, ha sempre concesso tutto quello che i due
chiesero, soprattutto riguardo al privilegio della povertà.
E se qualche esponente della Curia romana poteva avere qualche dubbio e perplessità, era il Papa in persona
a convalidare ogni loro richiesta.

Come Francesco, anche Chiara non parla delle sue esperienze mistiche, a parte qualche rara volta per dare
gloria a Dio e per rafforzare la fede delle sue suore, ma della grandezza di tale santa, e del carisma di lei, ne
dà testimonianza una visione da lei raccontata ad alcune sue seguaci, riportata da suor Anastasia nel processo
di canonizzazione di Chiara.
In tale visione Francesco estrasse dal suo seno una mammella e invitò Chiara a succhiare, e ciò che Chiara
succhiava era così dolce e dilettevole da non potersi descrivere, e quello che le rimase tra le labbra, lo prese
con le mani e le sembrò oro talmente lucido che lei ci si specchiava perfettamente.

Sempre nel processo di canonizzazione di Chiara, la medesima testimone riporta un altro episodio che fa di
Chiara una predestinata dal Cielo a rinnovare la Chiesa e il mondo.
Chiara raccontò alle suore che, quando sua madre era incinta di lei, stando davanti al crocifisso in chiesa, udì
una voce che le disse: “Tu partorirai una luce che molto illuminerà il mondo”.

Per Francesco, Chiera era così grande che più volte le mandò persone da guarire e Chiara sempre ottenne le
guarigioni richieste.

INDICE

Francescanesimo pag.1

San Francesco pag.2

La Porziuncola, il luogo prediletto di Francesco pag.4

La Porziuncola luogo di preghiera pag.6

L’indulgenza del Perdono e lo spirito di Assisi pag.8

Basilica Papale pag.9

Santa Chiara di Assisi pag.10

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