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Breve storia di Francesco e della Porziuncola

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La cappella di Santa Maria della Porziuncola è una piccola chiesa benedettina del IX
secolo posta al centro della Valle Spoletana.
Il toponimo viene dal latino portio, ovvero “piccola parte”, “particella” e appare per la
prima volta in un documento del 1045 mentre la prima notizia d’archivio su una cappella
intitolata a Santa Maria della Porziuncola (cappella sancte mareae de portiuncolae subtus
civitattem assisinatem) compare soltanto due secoli dopo in una bolla del 1234.
La Porziuncola gioca un ruolo fondamentale nel percorso di conversione del santo
francescano ed è il luogo dove il santo stesso desiderava essere sepolto.
Il primo incontro di Francesco con la Porziuncola è descritto nella Vita prima di Tommaso
da Celano, scritta una ventina d’anni dopo i fatti narrati.
Abbandonata la casa paterna Francesco si reca alla ricerca di un luogo dove poter vivere la
sua fede e si ritira a pregare nella chiesa diroccata di San Damiano.
Qui il crocifisso gli parla e Francesco fraintese le sue parole comincia il restauro materiale
della chiesa.
La prima chiesa restaurata dal santo è appunto San Damiano, la seconda San Pietro della
Spina e la terza chiesa è la Porziuincola.
Alla Porziuncoal Francesco, sentendo leggere da un sacerdote un brano di vangelo, ebbe la
rivelazione della sua missione e cominciò a dedicarsi all’apostolato itinerante.
Sappiamo che il “conventino” e gli altri edifici furono costruiti dal comune per ospitare i
frati quando Francesco era ancora in vita.
L’importanza della Porziouncola nella vita del santo è minimizzata nelle altre vite ufficiali
probabilmente per il duro scontro in atto all’interno dell’ordine in seguito alla traslazione
del corpo nella magnifica Basilica Patriarcale di Assisi, ma è chiaro che il santo si sentisse
particolarmente legato al luogo e questo è sancito anche dal fatto che volle trascorrere lì gli
ultimi attimi di vita, nella Cappella del Transito.
Dopo la sua morte le celle da lui abitate alla furono trasformate in cappelle e gli oggetti li
presenti venerati come reliquie ma il corpo venne traslato prima in San Giorgio e poi nella
Basilica di Assisi.
La grande Basilica di S. Maria degli Angeli viene edificata tra il 1569 e il 1679, per volere
del Papa san Pio V (1566-1572), al fine di custodire le cappelle della Porziuncola, del
Transito e del Roseto e altri luoghi resi sacri dalla memoria di san Francesco, e accogliere i
tanti pellegrini che da ogni luogo si recano a visitarli.
Il progetto originario di Galeazzo Alessi (1512-1572) è caratterizzato da una rigorosa
semplicità strutturale, conforme all’ideale francescano di povertà.
Purtroppo i forti eventi tellurici che scuotono l’Umbria nel 1832 provocano danni
gravissimi alla Basilica ed essa viene riaperta al culto solo l’8 settembre del 1840, al
termine di un lungo e complesso restauro, diretto dall’architetto Luigi Poletti.
La facciata è piuttosto recente: essa viene rielaborata radicalmente su un progetto di Cesare
Bazzani, con l’intento di conferirle una monumentalità degna dell’importanza del
Santuario ed è inaugurata l’8 giugno 1930. Alla sua sommità viene collocata
un’imponente statua della Vergine in bronzo dorato.
Il Museo della Porziuncola

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Il Museo della Porziuncola è parte integrante del complesso della Basilica di Santa Maria
degli Angeli, e costituisce la tappa finale del percorso dei pellegrini i quali, partendo dalla
basilica che racchiude la chiesetta della porziuncola, passano dalla cappella del transito,
dove il santo lasciò il mondo terreno, alla cappella delle rose, dove spesso Francesco si
fermava a riposare, fino a giungere appunto al museo.
Il museo come lo vediamo ora è un’istituzione recente che risale solo all’anno 2000, anno
in cui il museo riapre dopo i lavori di ristrutturazione e risanamento dell’intero complesso
del Santuario di Santa Maria degli Angeli eseguiti in seguito ai danni del terremoto del
settembre 1997.
La prima raccolta delle opere avviene nel 1924 per motivi puramente pratici e mira ad
evitare la dispersione del patrimonio del santuario.
Le opere sono raccolte negli antichi locali del convento senza una vera e propria logica di
collocazione e solo nel 2000 abbiamo una nuova sistemazione.
In questa occasione le opere sono tutte restaurate e ricollocate in ordine cronologico e per
nuclei tematici:
-Il Paesaggio della Porziuncola (Sala A)
- La Porziuncola tra il XIII e il XV secolo (Sala B-C)
- Iconografia mariana (Sala D)
- La basilica alessiana (Sala E)
La collezione esposta non rappresenta la totalità del patrimonio ma mira a creare un
percorso che racconti mediante l’arte la presenza dei frati alla Porziuncola.
Purtroppo il museo non è ancora dotato di un catalogo ma si sta procedendo alla sua
redazione. Il lavoro è molto impegnativo poiché sono scarse le fonti documentarie sulla
collezione.
La prima sala è dominata da un grande plastico, in scala 1:25.000, che restituisce le
presenze religiose nella Valle Spoletana ai tempi di San Francesco.

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In questa sala sono conservati i reperti più antichi: un’urna etrusca e una stele romana in
travertino testimoniano come i dintorni della chiesetta siano stati abitati già in epoca antica,
mentre l’interessante lastra del IX-X secolo potrebbe essere verosimilmente stata utilizzata
come paliotto d’altare della chiesetta.

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La seconda sala, forse la più importante, è dicata a Francesco e a quella devozione al


Crocifisso che rappresenta uno dei nodi centrali nella sua spiritualità.
Si tratta della “Sala B”, dominata dalla Croce di Giunta Pisano, che rappresenta uno dei
caposaldi nella storia della pittura religiosa in Italia.

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La sua indiscutibile importanza viene dal fatto che essa è indicata come la più antica
raffigurazione del crocifisso patiens in una croce monumentale, un iconografia propria
della chiesa bizantina.
Inoltre, la presenza del nome del pittore nel suppedaneo consente di inserirla nel catalogo
di Giunta Pisano e di riconoscervi una tappa nell’evoluzione dei modi espressivi del
pittore.
La novità dell’opera appare in tutta la sua evidenza confrontandola con il crocifisso di San
Damiano dove il cristo è rappresentato vivo, trionfante sulla morte.
Il valore simbolico dei due crocifissi, tuttavia, non va letto come contraddittorio, in quanto,
la rappresentazione del Cristo morto in croce era assai diffusa nella scultura occidentale e
godeva di gran fortuna soprattutto nell’oreficeria.
Ovviamente la scelta dell’iconografia del dipinto non poteva essere di francesco, che era
già morto, ma dipese dalle scelte compiute dal generale dell’odine, frate Elia.
L’unica traccia della presenza ab antiquo del crocifisso nella Porziuncola la abbiamo dagli
affreschi di Giotto nella Basilica Superiore di Assisi e, nonostante i critici discutano ancora
al riguardo, la maggioranza è d’accordo sulla veridicità degli affreschi.

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Altro pezzo fondamentale della collezione che orna la sala è l’icona del Maestro di San
Francesco che è la più antica immagine del Santo custodita alla Porziuncola.
Secondo la tradizione la tavola, attribuita da alcuni a Cimabue su basi stilistiche e
probabilmente in origine collocata nella Cappella del Transito, potrebbe essere stata
ricavata da quel tavolaccio sopra cui Francesco solitamente dormiva e dove il suo corpo
giacque dopo la morte, quando fu portato dalla Porziuncola ad Assisi per la solenne
sepoltura e che è presente anche negli affreschi giotteschi.
Dopo la morte di Francesco il valore spirituale della Porziuncola accrebbe sempre più.
Agli inizi del Quattrocento i caratteri fondamentali del francescanesimo primitivo vennero
inoltre rilanciati dal movimento dell’Osservanza, il cui maggiore esponente fu San
Bernardino da Siena (1380-1444).
Di questo periodo, nella “Sala C” (ambiente ricavato dall’antica cucina) sono testimonanza
il pulpito ligneo detto di San Bernardino e i monogrammi del Nome di Gespiù (IHS), che
ricordano la pratica devozionale diffusa dal colto predicatore toscano.

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Pezzo di spicco è il pregevole dossale in terracotta invetriata di Andrea della Robbia,


realizzato attorno al 1475 su commissione della famiglia Baglioni di Perugia per una
cappella che andrà distrutta con la costruzione della Basilica, e rappresentante
l’Incoronazione della Vergine al centro, S. Francesco riceve le stimmate e San Gerolamo
penitente ai lati (santo molto venerato nel ‘400), e una predella con l’Annunciazione, la
Natività e l’Adorazione dei magi. Esso è indicativo della nascente volontà di arricchire con
prestigiosi arredi le cappelle che sorgevano attorno alla Porziuncola.
Negli anni ’60 è trasportata nella nuova cripta, una sistemazione che ne stava per
deternimare la distruzione a causa dell’umidità.
Dopo gli eventi sismici il dossale è stato rimosso dalla cripta e restaurato per essere
collocato al Museo.
A tale proposito il pannello sulla parete destra aiuta a comprendere meglio quale fosse nei
secoli precedenti all’edificazione della basilica la collocazione delle costruzioni sorte
attorno alla chiesetta dalla morte di San Francesco.

Proseguendo attraverso quel che resta del chiostro del primitivo convento, eliminato per
esigenze spaziali durante la costruzione della Basilica, sono visibili sulla sinistra quattro
delle colonne ottagonali in pietra d’Assisi bianca e rosa un tempo poste a sostegno della
loggia che copriva il tetto della Porziuncola e una Madonna con angeli del Mezzastris che
si trovava nella Cappella del Noviziato.

La “Sala D”,ricavata nel primitivo refettorio e suddivisa in due parti tramite un pannello, è
dedicata al colto mariano. Francesco ebbe una singolare comprensione del ruolo della
Vergine nella storia della salvezza e in questa sala sono raccolte numerose testimonianze
relative all’immagine di Maria alla Porziuncola.

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Notevoli sono la Madonna del Latte, scultura in pietra policroma della fine del XIV - inizi
del XV secolo, posta in origine entro il tabernacolo gotico al di sopra della facciata della
Porziuncola e che è stata rimossa e sostituita con un calco dopo il terremoto del 1997, la
Madonna col Bambino di Sano di Pietro e i due bellissimi angeli portacero attribuibili a
Niccolò di Liberatore detto l’Alunno e a suo figlio Lattanzio: questi angeli, sagomati e
dipinti venivano probabilmente usati durante le feste mariane più importanti, quando
pendevano dal soffitto tramite una fune.
Nel secondo ambiente della sala D, sulla base di disegni realizzati da Providoni nel 1687 e
di una serie di incisioni ottocentesche, è ricostruito l’arredo dell’altare della Porziuncola
così come esso si presentava fino agli inizi del Novecento, quando l’immagine mariana
della pala di Prete Ilario da Viterbo era occultata quasi per intero da una grande macchina e
veniva mostrata ai fedeli solo durante le maggiori festività dell’anno o in occasione della
visita di illustri personaggi: in questi rari casi la Vergine veniva esposta al culto aprendo le
ante d’argento che la ricoprivano.

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Il 25 marzo 1569 fu posta la prima pietra del nuovo tempio che, secondo quanto voluto da
Papa Pio V, sarebbe sorto intorno alla Porziuncola per custodirla e per accogliere più
adeguatamente la sempre più numerosa massa di pellegrini. Ad occuparsi della
progettazione della nuova chiesa venne chiamato l’architetto perugino Galeazzo Alessi,
che consegnò il modello definitivo nel 1658. La fabbrica procedette con lentezza per le
molte difficoltà finanziarie e tecniche, così la Basilica venne ultimata solo 110 anni dopo
l’inizio dei lavori. Nella “Sala E” troviamo riproduzioni di testimonianze grafiche sullo
sviluppo della Basilica, argenteria e alcuni dei paramenti sacerdotali che venivano utilizzati
a partire dalla fine del ‘500.

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La seconda parte della sala è dedicata invece all’iconografia relativa a Francesco e ai santi
dell’Ordine. A Francesco Providoni si deve la realizzazione della grande tela con San
Giovanni da Capestrano e San Pasquale Baylon, dipinta nel 1692 in occasione della
canonizzazione dei due santi, mentre alla mano di Cesare Sermei e della sua bottega sono
riconducibili i due quadri aventi come soggetto San Francesco e Santa Chiara.
Testimonianza interessante della storia francescana è l’Arbor Seraphica, incisione colorata
a mano su carta raffigurante l’albero genealogico dei santi dell’Ordine dei Frati Minori:
realizzata attorno al 1653-1659, essa è opera di Faber Gabriele della Scuola di Avignone.
Sottratto di recente all’oblio è, infine, il grande dipinto raffigurante San Francesco tra le
sante Chiara ed Elisabetta d’Ungheria che evidenzia il tema della santità francescana
femminile fiorita intorno a Francesco nei due fondamentali aspetti della vita contemplativa
(Chiara) e della vita secolare (Elisabetta d’Ungheria).

Salendo la rampa di scale che conduce al cosiddetto “Conventino”, e oltrepassata una


piccola sala dedicata al distruttivo terremoto del 1832, alla ricostruzione del Santuario e
alla nuova facciata progettata da Cesare Bazzani, si giunge a quello che resta delle celle
primitive: esse, restaurate di recente, sono attualmente utilizzate per ospitare mostre
temporanee.

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Una volta tornati al piano inferiore, prima di uscire, si possono infine ammirare sulla destra
l’ottocentesco San Francesco in terracotta (che, fino agli inizi del secolo scorso, era posto
sul tetto della Porziuncola) e, sulla sinistra la bellissima tela con Cristo deriso attribuita ad
Antonio Circignani detto il Pomarancio.

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Bibliografia

 Elvio Lunghi, “Il crocifisso di Giunta Pisano e l’Icona del “Maestro di San
Francesco” alla Porziuncola
ed. Porziuncola 1995

 “La Basilica di Santa Maria degli Angeli in Porziuncola. Storia Arte Spiritualità”
ed. Porziuncola 2007

 “Museo della Porziuncola” depliant del museo

 “Museo della Porziuncola” Touring Club Italiano

 www.porziuncola.org

 www.museiecclesiastici.it

 www.assisionline.it

 Video “il Museo della Porziuncola” intervista al rettore della Basilica e direttore
del museo Padre Rosario Gugliotta
da www.assisichannel.it
Il Museo della Porziuncola

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Becchetti Elvira

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