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L’Ordine si è confrontato da subito con la propria storia a partire dal Trecento, il quale è
definito il secolo del franescanesimo compilativo: sono stati rielaborati i testi del Duecento ed
è emerso il problema dell’elaborazione e trasmissione della memoria di Francesco.
I frati dell’Ordine scrivono agiografie, scritti che non storicizzano, ma al contrario elevano
Francesco in uno spazio metastorico che è quello agiografico, oltre a testi vari che hanno lo
scopo di capire la vera INTENTIO di Francesco a un secolo dalla sua morte, nonostante le
dilacerazioni, e segnalarla come strada da seguire. In altre parole fare i conti con le sue
molteplici immagini e con il ruolo che l’ordine doveva svolgere all’interno della Chiesa e della
società.
Le fonti del Duecento testimoniano l’incredibile diffusione dell’Ordine (cfr maestri parigini),
ma anche i dubbi e i problemi ad esso legati, l’integrazione con il papato e l’appoggio di
quest’ultimo. I rapporti con il papa non saranno sempre facili e ne è un esempio lo scontro
con Giovanni XXII agli inizi del Trecento: egli negò ai frati minori il diritto alla povertà poiché
riteneva ERESIA sostenere che gli apostoli non possedessero nulla. In questo senso
l’Ordine vede ridimensionato il suo ruolo.
A fine Trecento invece nasce l’Osservanza (inteso della Regola), un movimento che
testimonia un nuovo ritorno alle origini dell’esperienza francescana, la volontà di aderenza al
suo esempio. E’ un’esperienza di rottura poiché alcuni frati si ritirano nell’eremo, mentre
Francesco non ha mai detto di allontanarsi dalla comunità. La loro azione è pretestuosa, è
una ricerca smodata della conformità e del legame con Francesco. Fa capire quanto fosse
difficile raccogliere la sua eredità.