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* Professore associato alla Facoltà di lettere e filosofia dell’Università Cattolica del Sacro
Cuore, membro della Société internationale pour l’étude du théâtre médiéval e della Medie-
val and Renaissance Drama Society.
1
Cf. P. DENIS, Il Cristo conteso. Le rappresentazioni dell’Uomo-Dio al tempo delle Riforme (1500-
1565), Morcelliana, Brescia 1994, 12-16.
2
Cf. C. BERNARDI, «Passioni, devozioni e drammi di Cristo nell’Italia della Controriforma», in
Sacra Scena 1(2005), 7-27.
3
Cf. D. ZARDIN, «Crisi e metamorfosi. Il cristianesimo europeo tra Cinquecento e Seicento», in
Memorandum 12(2007), 46-60.
4
Cf. C. BINO, «Teatro francescano. “Fare come” per “farsi come”: il teatro della nudità e la
drammatica della conformazione», in M. BARTOLI – W. BLOCK – A. MASTROMATTEO (a cura di),
Storia della spiritualità francescana, 1: Secoli XIII-XVI, EDB, Bologna 2017, 277-294.
5
Cf J. BOSSY, Dalla comunità all’individuo. Per una storia sociale dei sacramenti nell’Europa
moderna, Einaudi, Torino 1998.
6
Cf. BERNARDI, «Passioni, devozioni e drammi di Cristo», 7.
7
Ho trattato l’argomento in C. BINO, Dal trionfo al pianto. La fondazione del «teatro della mise-
ricordia» nel Medioevo (V-XIII secolo), Vita e Pensiero, Milano 2008, in particolare 311-401.
8
Sul teatro confraternale in Umbria è fondamentale M. NERBANO, Il teatro della devozione.
Confraternite e spettacolo nell’Umbria medievale, Morlacchi, Perugia 2007.
Un teatro d’amore:
la deposizione drammatica di Cristo dalla croce
Da Bonaventura in poi, il racconto passionista francescano si
era andato articolando nei quattro snodi di tradimento-cattura,
derisione-condanna, crocifissione-morte, deposizione-sepoltura e
secondo una precisa cronologia che coincideva con il tempo della
9
È il caso della rappresentazione di passione e risurrezione organizzata a Todi nel 1563 e
promossa dal predicatore cappuccino Stefano da Faenza, la quale ebbe tale successo da
essere replicata negli anni successivi fino a quando, nel 1600, il vescovo non l’autorizzò a
causa di abusi precedentemente verificatisi: cf. NERBANO, Il teatro della devozione, 61-62.
10
Le date che sanciscono la fine del teatro passionista in Europa sono: il 1539, quando Paolo
III vieta la rappresentazione della passione del Gonfalone nel Colosseo a Roma a seguito
delle ondate antiebraiche che aveva suscitato; il 1548, quando a Parigi il parlamento vieta
alla Confrérie de la Passion di mettere in scena drammi di argomento sacro, poiché in essi si
trovano ormai troppi elementi profani; infine, il 1565, anno del concilio provinciale milanese
nel quale Carlo Borromeo vieta la messa in scena della passione di Cristo, consuetudine
devota ma ormai degenerata, chiedendo che sia piuttosto esposta dai predicatori in modo
grave e tale da indurre lacrime e commozione, con l’ausilio del crocifisso e di pie azioni
(che, però, dovevano essere autorizzate di volta in volta dal vescovo).
11
Per una dettagliata analisi del racconto passionista francescano cf. BINO, Dal trionfo al
pianto, 354-381.
12
Nelle Meditazioni sulla vita di Cristo di Johannes de Caulibus la scena di deposizione, previ-
sta per il vespro, è costruita sapientemente come identica e contraria alla crocifissione: si
ripetono i medesimi gesti (le due scale, i due addetti ai chiodi, il dettaglio del ferro pene-
trato nella carne), ma con opposta intenzione. Il capitolo della compassionevole cura ha la
propria immagine in Maria con in grembo il capo del Figlio e in Maddalena ai piedi del suo
Signore. Questa icona drammatica chiude la meditazione dei vespri e introduce quella di
compieta dedicata alla sepoltura di Cristo, momento del pianto comune versato dalla madre
e dalla discepola. A sepoltura avvenuta, l’ora della meditazione di compieta prosegue con
la veglia d’attesa della risurrezione, preparando e preannunciando il mattutino del giorno
successivo. Sulle diverse funzioni del pianto cf. C. BINO, «Com-passione. Dalla Passione evan-
gelica alla Passione compatita», in EAD. (a cura di), Scene. Saggi sul teatro tra testi, sguardi e
attori, Educatt, Milano 2018, 105-131.
13
Tra il XII e il XIII secolo si diffondono in Europa centromeridionale i gruppi lignei di depo-
sizione che, collegando il momento della crocifissione a quello della sepoltura, rimandano
direttamente alla risurrezione e assumono una funzione quasi sacramentale, confermata
dal fatto che spesso la scultura di Cristo contiene l’ostia e le reliquie. Dall’inizio del XIV
secolo e a partire dalla Germania, si diffondono i Vesperbilder o immagini del vespro, scul-
ture per la meditazione e la preghiera in cui Maria regge il corpo del figlio e lo offre, come
un sacerdote, allo sguardo del fedele. Dal XV secolo, infine, hanno ampia diffusione i gruppi
di compianto che riguardano in modo preciso la sepoltura di Cristo. Sul tema cf. G. GENTILE,
«Testi di devozione e iconografia del Compianto», in G. AGOSTINI – L. CIAMMITTI (a cura di),
Niccolò dell’Arca. Seminario di Studi. Atti del convegno del 26-27 maggio 1987, Nuova Alfa,
Bologna 1989, 167-211; J.E. ZIEGLER, Sculpture of Compassion: The Pietà and the Beguines in the
Southern Low Countries, c. 1300-c. 1600, Institut Historique Belge de Rome, Brussels 1992.
14
Sui mutamenti della depositio cf. C. BINO, «“Quasi presentialiter”. La croce-crocefisso nel
dramma della Passione tra meditazione e rito (IX-XI sec.)», in L. CANETTI (a cura di), Statue.
Rituali, scienza e magia dalla Tarda Antichità al Rinascimento, Sismel-Edizioni del Galluzzo,
Tavarnuzze-Impruneta 2017, 168-218.
15
Sui crocifissi con arti mobili cf. K. KOPANIA, ANIMATED SCULPTURES OF THE CRUCIfied Christ in the
Religious Culture on the Latin Middle Ages, Wydawnictwo Neriton, Warszawa 2010.
16
Cf. C. BINO, «Le statue del Cristo crocifisso e morto nelle azioni drammatiche della Passione
(XIV-XV secolo). Linee di ricerca», in Drammaturgia n.s. 13(2016)3, 277-311.
17
L. WADDING, Annales Minorum in quibus res omnes trium ordinum a s. Francisco institutorum
ex fide ponderosius asseruntur, calumniae refelluntur, praeclara quaeque monumenta ab obli-
vione vendicantur, Lugduni 1635, III, 497-498.
18
Cf. BINO, «Le statue del Cristo crocifisso», 289-295.
19
A proposito cf. gli studi di C. BERNARDI, «La funzione della deposizione di Cristo il venerdì
santo nella chiesa francescana di S. Angelo a Milano (sec. XVII)», in Medioevo e Rinascimento
n.s. 3(1992)6, 235-249 (con trascrizione del testo rituale) e ID., «Il tempo sacro: “Entierro”.
Riti drammatici del venerdì santo», in A. CASCETTA – R. CARPANI (a cura di), La scena della gloria.
Drammaturgia e spettacolo a Milano in età spagnola, Vita e Pensiero, Milano 1995, 601-609.
20
Claudio Bernardi ha parlato di un preciso «modello francescano» del rito, ipotizzando che
fosse stato introdotto in Italia attorno alla prima metà del XVII secolo sull’esempio del rito
gerosolimitano.
21
Il riferimento è l’Ordo processionis: quae quotidie post Completorium sit Ierosolymis; per
ecclesiam Sanctissimi, & gloriosissimi Sepulchri Domini nostri Iesu Christi. Venetiis apud Misse-
rinum, 1623. Del rito secentesco cf. anche la descrizione redatta da padre Pietro Veniero in
un documento che risale agli anni tra il 1630 e 1640: P. VENIERO, Croniche ovvero Annali di
Terra Santa, IV, in Biblioteca bio-bibliografica della Terra Santa e dell’Oriente francescano,
IX, Quaracchi, Firenze 1936, 40. Cf., inoltre, Ordo processionis quae Ierosolymis in basilica
Sancti Sepulchri Domini nostri Iesu Christi a fratribus minoribus peraguntur, Typis Polyglottis
Vaticanis, Romae, 1925, 10 e 69-83.
22
Cf. BERNARDI, «Il tempo sacro», 602. Per il rito gerosolimitano cf. ivi, 605, nota 54, e per il rito
romano ivi, 608, nota 64.
23
Per una rassegna delle diverse tipologie cf. C. BERNARDI, La drammaturgia della Settimana
Santa in Italia, Vita e Pensiero, Milano 1991, 279ss.
24
Cf. Diario Borrani, anno 1774, BAMi, N 33 suss, c. 20.
25
Cf. B. DOMPNIER – D.O. HUREL – D. DAVIY-RIGAUX (a cura di), Les cérémoniaux catholiques en
France à l’époque moderne: une littérature de codification des rites liturgiques, Brepols, Tuno-
hout 2009. Sulle feste di gioia francescane cf. il caso francese studiato da F. HENRYOT, «Rèjou-
issances franciscaines au XVIIe siècle», in Les Cahiers du Littoral 12(2013)2, 205-218.
26
Cf. l’esempio della processione di Milano nel 1613, dove i fedeli venivano con funi al collo,
«con catene di ferro, con corone di spini, colonne, croci pesanti, con altri misteri, teste di
morti o l’imagine della morte appesa alle torchie che portavano in mano», in Il maraviglioso
profitto spirituale della sacrosanta oratione delle quarant’hore. Esposte solennissimamente
nel duomo dell’inclita città di Milano la Domenica delle Palme l’anno 1613. Per opera del
M.R.P. Giacinto da Casale predicator capuccino. Narrato brevemente in una lettera scritta da
un gentil’huomo milanese ad un suo amico absente, in Milano, appresso Iacomo Como, 1613,
4. Quattro anni dopo, a Piacenza, «alcuni venivano scalzi, coperti di sacco, […] con pesantis-
sime croci in spalla […]. Altri più bramosi di patire si vedevano con gravissimi sassi appesi
al collo. Altri s’erano serrati i piedi in ceppi di ferro, appresentandosi a guisa di rei innanzi al
tribunale della divina misericordia, per muovere le paterne viscere di Dio, altri s’erano legati
i piedi con grosse catene di ferro che rodendo la carne facevano piovere il vivo sangue», in
F. MARCHETTI, Trasformatione di Piacenza operata da Dio col mezzo delle prediche quaresimali,
e sermoni della settimana santa all’oratione delle quarant’hore fatti nel duomo l’anno 1617.
Dal R.P.F. Giacinto da Casale predicatore cappuccino; aggiontovi una relatione della solennis-
sima incoronatione della Madonna del Popolo, seguita nella medesima città e chiesa, il giorno
dell’ottava di Pasqua, Brescia 1617, 12-13.
27
Cf. S. VACCA, «La spiritualità della Passione nel vissuto dei cappuccini tra Cinquecento
e Seicento», in ID., Momenti e figure della spiritualità dei cappuccini in Italia, Collegio San
Lorenzo da Brindisi, Roma 2007, 79-105.
28
Cf. G. GENTILE, «Sacri Monti e Viae Crucis: storie intrecciate», in A. TEETAERT, Saggio storico
sulla devozione alla Via Crucis: evocazione e rappresentazione degli episodi e dei luoghi
della passione del Cristo, Atlas, Ponzano Monferrato 2004, 31-43. Figure di minori, osser-
vanti o cappuccini, sono coinvolte nei Sacri Monti come ideatori (Bernardino Caimi
a Varallo, Tommaso da Firenze a Montaione e Michelangelo da Montiglio a Belmonte),
progettisti (Cleto da Castelletto Ticino a Orta), predicatori (Giovan Battista Aguggiari a
Varese, Fedele da San Germano a Oropa, Gioacchino da Cassano e Andrea da Rho a Domo-
dossola).
29
Sulla ductio Christi cf. BINO, Dal trionfo al pianto, 360-370 e L. TUCCILLO, «La Croce e la Città.
Mappe per la memoria della Passione tra meditazione e arte nel tardo Medioevo», in BINO,
Scene. Saggi sul teatro, 133-154.
30
L’erezione delle quattordici croci nella strada verso San Miniato al Monte a Firenze, il
14 settembre 1628, può essere considerato l’atto che segna la nascita della via crucis nella
forma che poi si diffuse, grazie soprattutto alla progressiva concessione di indulgenze da
parte del papato, ma che restò marcatamente dipendente dall’ordine dei minori per tutto
il Seicento. È solo attorno agli anni ’30 e ’40 del Settecento che, in seguito alla predicazione
di Leonardo da Portomaurizio, l’ottenimento delle indulgenze si estende anche ai luoghi
non soggetti alla giurisdizione francescana, sino a quando, il 27 dicembre 1750, la via crucis
venne agita per la prima volta a Roma, nel Colosseo. Sulla via crucis la bibliografia è assai
vasta e specifica. Cf. almeno TEETAERT, Saggio storico sulla devozione alla Via Crucis e U.
MAZZONE, «Nascita, significato e sviluppo della Via Crucis», in A. CERBONI BAIARDI (a cura di),
Viae Crucis. Espressioni artistiche e devozione popolare nel territorio di Pesaro e Urbino, Bono-
nia University Press, Bologna 2006, 11-22.
31
Sulla scansione per episodi divisa tra via captivitatis e via crucis – che insieme compon-
gono una complessa via dolorosa – e sul suo sviluppo storico cf. M. OLPHE-GALLIARD, «Croix
(chemin de)», in Dictionnaire de spiritualité ascétique et mystique, Beauchesne, Paris 1953,
II/2, 2576-2623.
32
Nel Seicento l’esercizio della via crucis prevedeva che nella richiesta per ottenere l’ere-
zione e la benedizione di quadri o cappelle si specificasse la presenza di uno spazio adeguato
a un percorso effettivo. Cf. F. RONCHI, «La “Via Crucis seu Calvarii” nella Diocesi di Milano
(1734-1893)», in Ricerche storiche sulla Chiesa ambrosiana 25(2007), 17.
33
Cf. a proposito D. ZARDIN, «“Scolpisci in me divota imago”. Libri di pietà figurati e medi-
tazione della passione nel Cinquecento», in Terra ambrosiana 40(1999)2, 57-63; P.G. LONGO,
Memorie di Gerusalemme e Sacri Monti in epoca barocca, Atlas, Ponzano Monferrato 2010;
D. POMI, «Itinerari dello sguardo e dello spirito: esperienze di visualizzazione interiore e
percorsi spirituali di meditazione al Sacro Monte di Varallo», in Archivio italiano per la storia
della pietà 28(2015), 97-139.
34
C. VAIANI, La Via Crucis di san Leonardo da Porto Maurizio, Glossa, Milano 2003, 45s:
«Emerge […] con molta chiarezza che per san Leonardo la Via Crucis è uno strumento per
educare all’orazione mentale, e che tale forma di preghiera è quanto mai necessaria ad ogni
cristiano».
35
Ivi, 125.
36
Cf. ivi, 131-133. Signorotto ha sottolineato la differenza tra la pratica interna riservata
all’ordine e in voga sin dalla fine del Seicento, e la sua formula popolare, ossia processionale
e pubblica, attestata dal primo decennio del Settecento: cf. G. SIGNOROTTO, «Gli esordi della
“Via Crucis” nel Milanese», in Il Francescanesimo in Lombardia, storia e arte, Silvana, Cinisello
Balsamo 1983, 146-147.
37
Sul significato di rappresentare come agere memoriam cf. BINO, Dal trionfo al pianto,
393-394.
38
La pratica pubblica della via crucis è testimoniata dall’opera Viaggi, ricca di notazioni
simili a didascalie. Si tratta di sei «viaggi», ciascuno composto da 15 riflessioni, una per ogni
stazione, più un esordio: cf. VAIANI, La Via Crucis di san Leonardo, 63-72.
39
Ivi, 133.
40
Cf. a tal proposito l’ampio capitolo sulla scena mentale della passione che trova il suo
apice nella stagione francescana di Bonaventura in BINO, Dal trionfo al pianto, 145-218 e
355-381.
41
Sulla pratica delle quarantore cf. il fondamentale studio di C. CARGNONI, Le Quarantore ieri
e oggi. Viaggio nella storia della predicazione cattolica, della devozione popolare e della spiri-
tualità cappuccina, Conferenza italiana dei superiori provinciali cappuccini, Roma 1986. Vi
farò spesso riferimento.
42
È il caso della predicazione del Piantanida che, ad Arezzo nel 1539, suscitò pianti, conver-
sioni in massa, pubblici «abbracciamenti», oppure di quella di padre Francesco da Soriano
che, diffondendo la devozione per le città dell’Umbria, persuadeva i fedeli convenuti a
perdonare e in segno di pace ad abbracciarsi davanti al santissimo Sacramento; infine,
della predicazione del perdono e della pacificazione del Bellintani a Milano dove, durante le
quarantore tenute in duomo nel 1593, portò persino il cardinale Carlo Borromeo ad abbrac-
ciare quanti gli erano vicini: cf. CARGNONI, Le Quarantore ieri e oggi, 357.
43
Quando le missioni popolari presero il sopravvento nella prassi pastorale, l’ordine
cappuccino dovette regolare la predicazione delle quarantore distinguendola dall’uso che
se ne faceva nelle missioni. Il riferimento è all’ordinazione generalizia del 1698 citata in
CARGNONI, Le Quarantore ieri e oggi, 365-366. Per una dettagliata analisi della diffusione delle
quarantore nei Paesi europei cf. ivi, 360-368.
44
Si legge in Avvertenze per l’oratione delle quaranta ore in AEM, IV, coll. 1927-1930.
45
Cf. ad esempio l’apparatura milanese per le quarantore del 1615 predicate da Giacinto
da Casale (Il maraviglioso profitto spirituale, 3) o, ancor più, quella piacentina del 1617 in
MARCHETTI, Trasformatione di Piacenza, 9-10.
46
Cf. Analecta Ordinis Fratrum Minorum Cap. 6(1890)34, n. 19 (citato in CARGNONI, Le Quaran-
tore ieri e oggi, 404).
47
Sermoni divoti, ed affettuosi per l’oratione delle Quarant’hore sopra i treni di Geremia colle
istruttioni necessarie per celebrarla. Opera utilissima a’ predicatori. Composta dal Padre Fra
Zaccaria Castiglione, in Milano, per lo Stampatore Archiepiscopale, 1653, 277-278.
48
Così spiega frate Zaccaria: sarà carico del predicatore «farsi ergere o con stuore o con
panni o con altro un picciolo ed oscuro oratorio a guisa di celletta […] con un lume ed
un Crocifisso ed ivi tutto sollevato in Dio procurerà d’accendersi ed infiammarsi d’amore
divino e di carità del prossimo, dimorandovi per tutto il tempo delle […] Quarant’hore,
studiando, meditando, ed orando tutto assorto nel suo Signore […]. Ed il sodetto luogo si
procurerà sia il più vicino al palco che sia possibile, e doverà avere seco la disciplina per
farla quando stimerà bene […] ed in questo luogo non s’introduca persona alcuna secolare,
se non in caso d’urgentissima necessità» (ivi, 278).
49
Padre Zaccaria raccomanda che il crocifisso sia «divoto e compassionevole e di grandezza
conveniente» e inoltre che un chierico in cotta, ma d’aspetto mortificato, resti vicino al
predicatore per aiutarlo a prendere e riporre il crocifisso (ivi).
50
Così a Milano nel 1613, dove Giacinto da Casale «concertò di deputare 24 cavalieri per
ovviare i disordini alle porte, che vestisser di sacco […] con certi bastoni bianchi in mano
a guisa di sargentini con la crocetta in vece del ferro, e con alcuni misteri della Passione» (Il
marauiglioso profitto spirituale, 3). Nota il Cargnoni che l’elezione dei cavalieri tra i notabili
diede vita a confraternite specifiche il cui compito era proprio quello di promuovere la
devozione e il culto eucaristico: cf. CARGNONI, Le Quarantore ieri e oggi, 415-416.
51
L’attenzione alle singole membra di Cristo è l’oggetto dell’opera Corone spirituali per l’at-
tenzione in contemplare la Passione di Cristo scritta dal Bellintani nel 1617, così cara a Carlo
Borromeo e di così ampia diffusione.
52
CARGNONI, Le Quarantore ieri e oggi, 393.
53
Non diversa la modalità con cui padre Fedele da San Germano era solito predicare le
quarantore (cf. Esercitio d’amorosi sforzi per ridurre il peccatore a Dio, communicato nella
Relatione della singolar maniera di fare l’Oratione delle Quarant’Hore. Pratticata dal P. F.
Fedele da San Germano Capuccino nelle principali Città d’Italia, et massime in Roma nella
chiesa di S. Lorenzo in Damaso l’anno M.DC.VIII, in Como, appresso Hieronimo Froua, 1614,
36). Molto drammatico l’inizio della predicazione di fra Giacinto da Casale a Milano nel 1615:
cf. Il marauiglioso profitto spirituale, 4.
54
Cf. ad esempio la raccolta postuma di «essaggerationi» del Bellintani, brani tratti dalle sue
prediche in cui si concentra la capacità di commuovere l’uditorio e condurlo verso l’intento
dell’oratore, in Essaggerationi Morali, del M. R.P.F. Matthia Bellintani da Salò, in Salò, per
Bernardino Lantoni, 1622.
55
Domenico de Sancto da Francavilla, Ultimi colpi al cuore de’ peccatori da darsi con Quaranta
sermoni declamatorii, nell’esercizio delle Quarant’hore solito farsi nella domenica delle palme
da’ Vangelici predicatori capuccini. Coll’aggiunta del fine di dieci declamationi stravaganti per
commuovere gli animi a detestare i peccati, nell’occorrenza di universali bisogni, in Venetia,
appresso Andrea Poletti, 1694.
56
Nella Tavola delle processioni si legge, ad esempio: «Hora I. Il R.P. Predicatore iscirà co’
stromenti di penitenza, Corona di Spine, Corda al Collo, e asperso di Cenere. […] Hora
V. Il sig. Capitano, e Soldati d’Infantaria: il Predicatore con una spada dimostrarà esser
quella de’ peccatori per dar la morte al Figlio di Dio. […] Hora XVII. Le Monache Terziarie: Il
Predicatore con una corona di fiori, e dentro una di spine, e nel porla à Christo resteranno
solo le spine» (Ultimi colpi al cuore, Tavola delle processioni, pagine n.n.). Il primo sermone,
invece, a margine del testo della predica presenta didascalie precise quali «qui cada bocconi
tramortito a terra», «si levi, e restia genuflesso», «si metta al collo la fune», «s’aspergerà tutto
di cenere» (ivi, 1-3).
Le «rappresentazioni spirituali»
Tra la fine del Cinquecento e il Seicento, si assiste alla fioritura
di una nuova forma di teatro spirituale, fatto di opere drammati-
che «a contenuto riformistico e confessionale, con forti implicazio-
ni pratiche (argomenti scritturali, martiriali, ispirati ai nuovi mo-
delli di santità, dottrinali, […] etico-politici)». Si tratta di testi che
rivelano «una concezione della scena intesa […] come luogo dimo-
strativo e persuasivo» nei quali «lo spettatore, in quanto cristiano»
è «l’obiettivo potenziale di una strategia culturale e religiosa per
la formazione delle coscienze e dei comportamenti: il teatro deve
commuovere e muovere alla devozione, alla pietà, alla riflessione;
illustrare, informare; dilettare e, in ultimo, indurre al ravvedimento
e alla conversione».58
I francescani figurano sia tra gli autori di queste opere, sia tra
i promotori della loro messa in scena. Sul primo fronte vanno ri-
cordati almeno i nomi dei minori osservanti Benedetto Cinquan-
ta, che scrisse diverse «rappresentazioni spirituali» in versi sciolti
(tra le quali La Maddalena convertita, Il figliol prodigo, Il ricco epulo-
ne), Bonaventura Morone, autore invece di «tragedie spirituali» (di
cui la più nota è il Mortorio di Christo), e Piergiovanni Brunetto (il
David sconsolato). L’influenza dei modelli classici – ravvisabile ad
57
Ampia la bibliografia sulla dimensione performativa della predicazione medievale. Per
alcuni ragguagli sulla specificità francescana cf. almeno L. BOLZONI, La rete delle immagini.
Predicazione in volgare dalle origini a Bernardino da Siena, Einaudi, Torino 2002; B.M. KIENZLE,
«Medieval Sermons and Their Performance: Theory and Record», in C. MUESSIG (a cura di),
Preacher, Sermon and Audience in the Middle Ages, Brill, Leiden-Boston-Köln 2002, 89-124;
EAD., «Bernardino da Siena and observant preaching as a vehicle for religious transforma-
tion», in A Companion to Observant Reform in the Late Middle Ages and Beyond 54(2015),
185-203.
58
Cf. B. MAJORANA, «Governo del corpo, governo dell’anima: attori e spettatori nel teatro
italiano del XVII secolo», in P. PRODI (a cura di), Disciplina dell’anima, disciplina del corpo e
disciplina della società tra Medioevo ed Età Moderna, Mulino, Bologna 1994, 438-441.
59
Sul tema cf. A. CASCETTA, «La “spiritual tragedia” e “l’azione devota”. Gli ambienti e le forme»,
in CASCETTA – CARPANI (a cura di), La scena della gloria, 120-146.
60
Cf. ad esempio l’opera Cento motivi efficaci per la conversione dei peccatori. Nell’opera
fruttuosa delle quarant’hore solita farsi da i padri Capuccini nella Settimana Santa. Con l’ag-
giunta d’un sermone, da predicarsi il sabbato precedente alla domenica delle Palme per la
preparazione di detta opera. E d’una rappresentazione spirituale, da rappresentarsi prima
che s’esponghi il Santissimo, per introduttione dell’opera medesima. Composti, e predicati più
volte, dal r. padre Girolamo Trahina della citta di Castronouo, predicator capuccino siciliano,
in Palermo, per Domenico d’Anselmo, 1665.
61
Uno degli esempi più noti è quello relativo alla predicazione salesiana nello Chablais, che
raggiunse il suo apogeo proprio con le celebrazioni delle quarantore nel 1597 ad Annemasse,
piccolo centro a maggioranza cattolica vicino a Ginevra e poi, tra il 20 e il 22 settembre
1598, a Thunon, roccaforte calvinista. L’organizzazione dell’orazione vide la stretta colla-
borazione tra Francesco di Sales e il cappuccino Chérubin de Maurienne, primo apostolo
della devozione nella provincia di Lione. In entrambe le circostanze all’orazione e alla predi-
cazione dal pulpito fu affiancata anche la rappresentazione teatrale di scene bibliche, tra le
quali il Sacrificio di Abramo. Cf. B. DOMPNIER, «Un aspect de la dévotion eucharistique dans
la Frence du XVIIe siècle: Les Prières des Quarante-Heures», in Revue d’historie de l’église
de France 178(1981), 5-31; C. MAZOUER, «Théâtre et mission pendant la conquête du Chablais
(1597-1598)», in La revue savoisienne 122(1982), 44-51. Cf. anche B. FARINELLI, Francesco di
Sales missionario. Strategie di conversione e riconquista Cattolica nella Savoia di Fine Cinque-
cento, tesi di laurea, a.a. 2012-2013, Università degli Studi di Torino, 79-89.
62
È noto, infatti, che nel 1538 a Tlaxacala per la celebrazione del Corpus Domini si misero
in scena pantomime e danze e una settimana dopo, per la festa di San Giovanni, i france-
scani fecero rappresentare quattro opere (Annunziazione della natività di San Giovanni a
suo padre Zaccaria; Annunziazione della nostra Signora; Visitazione di Nostra Signora; Nati-
vità di San Giovanni) interpretate da attori indigeni e messe in scena servendosi di una
sontuosa macchina scenica, rappresentante quattro montagne artificiali, una per ogni opera
da rappresentare. Nel 1539 questo singolare festival venne ampliato giungendo a rappre-
sentare ben cinque opere (Cacciata dei nostri primi padre; Conquista di Gerusalemme; Tenta-
zione del Signore; Predicazione di S. Francesco agli uccelli; Sacrificio di Abramo). Per i parti-
colari della rappresentazione cf. S. POLEDRELLI, «La tradizione drammatico-performativa della
cultura nàhuatl nel teatro di evangelizzazione francescano», in Confluenze 8(2016)2, 141-160.
Cf. anche G. BUFFON, Storia dell’ordine francescano. Problemi e prospettive di metodo, Edizioni
di Storia e Letteratura, Roma 2013, 426-431.
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BUFFON, Storia dell’ordine francescano, 426.
Orientamento bibliografico
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sa francescana di S. Angelo a Milano (sec. XVII)», in Medioevo e Rinascimento n.s.
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«“Quasi presentialiter”. La croce-crocefisso nel dramma della Passione tra medi-
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dalla Tarda Antichità al Rinascimento, Sismel-Edizioni del Galluzzo, Tavarnuzze-
Impruneta 2017, 168-218; EAD., «Le statue del Cristo crocifisso e morto nelle azioni
drammatiche della Passione (XIV-XV secolo). Linee di ricerca», in Drammaturgia
n.s. 13(2016)3, 277-311; EAD., Dal trionfo al pianto. La fondazione del «teatro della
misericordia» nel Medioevo (V-XIII secolo), Vita e Pensiero, Milano 2008; J. BOSSY,
Dalla comunità all’individuo. Per una storia sociale dei sacramenti nell’Europa mo-
derna, Einaudi, Torino 1998; C. CARGNONI, Le Quarantore ieri e oggi. Viaggio nella
storia della predicazione cattolica, della devozione popolare e della spiritualità cap-
puccina, Conferenza italiana dei superiori provinciali cappuccini, Roma 1986; A.
CASCETTA, «La “spiritual tragedia” e “l’azione devota”. Gli ambienti e le forme», in
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– D.O. HUREL – D. DAVIY-RIGAUX (a cura di), Les cérémoniaiux catholiques en France
à l’époque moderne: une littérature de codification des rites liturgiques, Brepols,
64
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spettacoli nel tempo di Quaresima. Ordinati, e disposti sopra i correnti Vangeli, Roma 1659
(pagine n.n.).