LA BIBBIA
NELLA LETTERATURA ITALIANA
Opera diretta da Pietro Gibellini
V
Dal Medioevo al Rinascimento
a cura di Grazia Melli e Marialuigia Sipione
MORCELLIANA
GIACOMO MUSSINI
francescana degli Scritti, poichè il santo – sia che scriva di sua mano,
sia che detti, o che sottoscriva testi redatti con l’aiuto di collaboratori6
–, mostra in ogni caso una consapevolezza ben precisa e una disciplina
estremamente vigile nell’uso del linguaggio. Se abbiamo ripreso am-
piamente le conclusioni del suo studio, è perché ci pare introduca bene
al nostro tema: l’uso della Bibbia in Francesco scrittore è strettamente
legato all’atteggiamento verso la Bibbia dell’uomo Francesco – anzi ne
è conseguenza immediata.
Qualche rilievo preliminare a questo proposito, partendo dal Testa-
mentum in cui l’Assisiate riassume la sua esperienza. Egli vi dichiara
anzitutto la grande riverenza nutrita, sin dalla sua conversione, verso i
«sanctissima nomina et verba eius [scil. Filii Dei] scripta»7, anche nella
loro materialità; e i biografi ci confermano la sua preoccupazione di
raccogliere, custodire, collocare in luogo degno ogni pezzo di carta che
potesse contenere le parole divine8. Una venerazione analoga a quella
tributata alle specie eucaristiche: giacché la Scrittura è per Francesco
presenza del Verbo incarnato quasi quanto quella sacramentale9. Ed è
parola che si rivolge personalmente all’uomo: il Testamento è fitto di
formule come Altissimus revelavit michi, Dominus dedit michi, e sem-
bra condensare così la chiamata archetipica del santo – il Crocifisso
che presso San Damiano si rivolge a lui appena convertito, chiedendo-
gli di riparare la chiesa in rovina10.
La produzione di Francesco, quasi tutta latina, si può dividere in
tre gruppi tematici: scritti esortativi e normativi; epistole; preghiere e
laudi. Seguendo grosso modo questa tripartizione, un primo punto da
trattare sarà ciò che Francesco stesso chiama «vivere secundum for-
6
Sulla vivacità di Francesco, laico e illetterato, rispetto all’atto di scrivere (e di far scrivere),
vedi A. Bartoli-Langeli, Ancora sugli autografi di Frate Francesco, in Verba Domini Mei. Gli
Opuscula di Francesco d’Assisi a 25 anni dalla edizione di Kajetan Esser, a cura di A. Cacciotti,
Roma, Antonianum, 2003, pp. 89-95; Bartoli ha proposto altrove la distinzione, pur nell’unità, tra
“scritti da Francesco” e “scritti di Francesco”.
7
Test 12.
8
Cfr. per esempio Tommaso da Celano, Vita I, cap. XXIX, 82 (FF 357).
9
Non è questa la sede per approfondire teologicamente il tema. Ci limitiamo a notare: 1) che
l’accostamento tra Scrittura ed eucaristia è costante nella produzione di Francesco (fino all’ardita
iunctura «sancta verba et sanguinem Domini nostri Jesu Christi» di EpFid II, 34); 2) che questo
accostamento è facilitato dal fatto che la formula (neotestamentaria) della consacrazione di pane
e vino è considerata senz’altro parola divina (vd. per es. EpCler I, 1); 3) che nel Testamento Fran-
cesco testimonia la sua venerazione per l’eucaristia e i sacerdoti che la consacrano, per i «sanctis-
sima nomina et verba eius [scil. Domini] scripta» (Test 12) e, subito dopo, per «omnes theologos
et qui ministrant sanctissima verba divina» (Test 13).
10
Cfr. Tommaso da Celano, Vita II, cap. VI, 10 (FF 452).
La Bibbia di Francesco d’Assisi tra latino e volgare 81
11
Di questo sviluppo c’è traccia nel Testamentum; per la sua ricostruzione, e per le notizie
sulla riforma della liturgia delle ore da parte di Innocenzo III (possediamo tra l’altro un breviario
appartenuto a San Francesco), cfr. P. Messa, Le fonti patristiche negli scritti di Francesco di As-
sisi, Assisi, ed. Porziuncola, 1999, pp. 167-204.
12
Test 14.
13
Una redazione più concisa e ordinata fu approntata in vista dell’approvazione papale, con-
cessa da Onorio III nel 1223 con la bolla Solet Annuere: di lì la Regola detta, appunto, «bollata».
14
Test 39 (dove le parole che citiamo sono riferite all’osservanza della Regola). L’esigenza
della sequela Christi spiega la preponderanza negli Scritti di Francesco del Vangelo rispetto agli
altri libri biblici: su un totale di 436 citazioni scritturistiche esplicite (di cui 280 neotestamentarie),
quelle evangeliche sono 207 (in maggioranza secondo Matteo). Come si vedrà, però, sono ben
rappresentati anche altri libri: per esempio il tema della lode comporta riferimenti all’Apocalisse
e soprattutto ai Salmi. I dati statistici si ricavano da T. Matura, La Parole de Dieu dans les Écrits
de François, in Verba Domini mei, cit., pp. 212-219.
15
RegNB I, 1.
16
UltVol 1.
82 Giacomo Mussini
E ancora:
17
EpLeo, 3 (uno dei pochissimi autografi di Francesco); EpOrd 51; RegNB I, 1 e XXII, 2;
EpFid II, 13.
18
Francesco cita (in RegNB I, 1) dal vangelo di Matteo 19,21, inserendo però omnia, che
prende dal passo parallelo in Luca 18,22 – inserimento significativo, a sottolineare la scelta di
una povertà radicale.
19
La spiegazione della parabola del seminatore, e la preghiera di Gesù di Giovanni,17: cfr.
RegNB XXII.
20
RegNB I-II, 1-2.
La Bibbia di Francesco d’Assisi tra latino e volgare 83
21
Ivi, II, 14.
22
G. Pozzi, San Francesco “di seconda mano”, in Verba Domini mei, cit., pp. 279-327 (qui
281 e ss.).
23
Si citano gli incipit rispettivamente delle Admonitiones I, II, VII e VI.
24
Adm I, 1-10; segnaliamo col corsivo le citazioni (rispettivamente Giovanni 14,6-9; Prima
lettera a Timòteo 6,16; Giovanni 4,4; Giovanni 1,18; Giovanni 6,64; Marco 14,22-24), e col ne-
retto le marche dell’articolazione dimostrativa.
84 Giacomo Mussini
né da come si vede lo Spirito Santo. Perciò tutti coloro che videro il Signore
Gesù secondo l’umanità, ma non videro né credettero, secondo lo Spirito e
la divinità, che egli è il vero Figlio di Dio, sono condannati, perché ne dà
testimonianza lo stesso Altissimo, il quale dice: Questo è il mio corpo e il mio
sangue della nuova alleanza.
passi biblici anche lontani tra loro. Del resto le sole citazioni patristiche
esplicite negli scritti di Francesco (nel VII capitolo della Regula non
Bullata32) sono introdotte da scriptum est, come fosse la Bibbia.
È dunque mediante la Tradizione della chiesa che il santo conosce
la Scrittura: perciò la fedeltà al vangelo come unica norma non è da
intendere nel senso di un’opposizione alla mediazione ecclesiale. Lo si
vede per esempio in una formula come «iuxta mandatum domini pape,
nam secundum Evangelium...»33; e lo si è rilevato persino nello stile di
Francesco34. Non un sola Scriptura in anticipo, dunque. Né la qualifica
di letteralismo, applicata all’Assisiate non senza qualche ragione, è del
tutto adeguata: egli sa bene, con san Paolo, che «la lettera uccide, lo
Spirito vivifica»35; ed è lo «spiritum divine littere»36 che proprio nella
lettera egli vuol seguire. Il letteralismo di Francesco è insomma, se
così si può dire, letteralismo pneumatico37; le Scritture sono «verba
Spiritus Sancti, que spiritus et vita sunt»38. Ed è lo stesso Spirito Santo
che consente ai credenti di penetrarvi39.
32
Si è molto discusso sul peso da attribuire al ruolo di Cesario da Spira, il frate dotto che
avrebbe arricchito la Regola di citazioni. Se quelle bibliche fanno talmente parte del tessuto di
pensiero che sarebbe azzardato considerarle un’aggiunta estrinseca, per quanto riguarda questi in-
serti patristici va notato che due su tre sono tratti da testi presenti nel breviario che san Francesco
recitava; al terzo si allude, pur senza menzione esplicita, nel Testamento dell’Assisiate, il quale
dunque, anche ammesso che abbia recepito qualcosa da Cesario, lo ha consapevolmente assunto
come cosa propria.
33
RegNB II, 10. La motivazione (nam) dell’ordine pontificio è evangelica; e forse c’è da
chiedersi se l’uso di iuxta e poi di secundum sia dovuto a mera variatio o invece configuri una
gerarchia di livelli.
34
Così il Contini chiude il suo saggio Un’ipotesi sulle Laudes Creaturarum (in Varianti e
altra linguistica, Torino, Einaudi, 1970, pp. 141-159), a proposito dell’uso del cursus: «usare, se
non proprio ostentare, lo stilus Romanae curiae è, nel contesto francescano, una prova di confor-
mità e d’obbedienza. La retorica interna alle Laudes Creaturarum è una retorica eminentemente
ortodossa».
35
Seconda lettera ai Corinzi 3,6, citato in Adm VII. Nell’Adm XX è l’idea, già agostiniana,
che le parole della Scrittura sono finalizzate alla carità: viene in mente la formula pascaliana
secondo cui «tutto ciò che non va alla carità è figura» (Pensée 583).
36
Adm VII, 3.
37
Su questo tema si veda A. Vauchez, François d’Assise entre littéralisme évangélique et
renouveau spirituel, in Frate Francesco d’Assisi. Atti del XXI Convegno Internazionale. Assisi,
14-16 ottobre 1993, Spoleto, Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo, 1994, pp. 185-198. Il
“letteralismo” francescano viene qui inserito nel contesto dei contemporanei tentativi di riforma
ecclesiale, sia ortodossi che eterodossi.
38
EpFid II, 3 (citando Giovanni 6,64, un passo che torna in due testi fondamentali – la Regula
non bullata, XXII, 39, e il Testamento, 13).
39
In EpFid I, 8-10, chi accoglie la Parola è paragonato a Maria, la sponsa Spiritus Sancti
secondo l’antifona di OffPass. E Tommaso da Celano, Vita II, cap. LXX, 104 (FF 538), attribuisce
allo «Spirito di Dio» la penetrante capacità esegetica del santo.
86 Giacomo Mussini
49
Così l’Introductio di OffPass, che ci informa pure sul modo in cui il santo recitasse l’ufficio
di sua composizione.
50
Test 29-31.
51
Talora con ritocchi che sembrano rispondere a preoccupazioni stilistiche: lo nota Contini
(Un’ipotesi..., cit., p. 151) a proposito del versetto ripetuto «et scimus quoniam venit: quoniam
veniet iustitiam iudicare»: se OffPass è generalmente sprovvisto di cursus, tantopiù notevole è
qui l’introduzione del velox.
52
Per es. in OffPass, Salmo I, 5-9. Pater sancte è espressione di Giovanni 17,11: la preghiera
di Gesù abbondantemente citata in RegNB XXIII.
53
OffPass, Salmo 7,7-8: dopo la ripresa di Salmo 95,7-8 («afferte Domino gloriam et ho-
norem»), è inserita una composizione tutta neotestamentaria: «tollite corpora vestra et baiulate
sanctam crucem eius et sequimini usque in finem sanctissima precepta eius».
54
OffPass, Salmo 6,15.
55
Ibidem, Salmo 7,9.
88 Giacomo Mussini
56
Cfr. Test 18, RegNB III. L’analisi di OrPat in rapporto ad altri testi simili è in Messa, Le
fonti..., cit., pp. 303-330.
57
Per esempio Luca 18,1, citato in EpFid II, 21.
58
Cfr. RegNB XXIII.
59
In particolare, le acclamazioni di Ap 4-5 sono riprese in ExhLD 2-15 e in LaudHor 1,3-8;
questo secondo testo cita pure il cantico di Ap 19,1-7.
60
Cfr. RegNB XXIII, 7-8.
61
ExhLD 12.
La Bibbia di Francesco d’Assisi tra latino e volgare 89
62
Cfr. Ap 19, 7: «Venerunt nuptiae Agni, et uxor eius praeparavit se».
63
Contini, Letteratura italiana delle origini, Firenze, Sansoni, 1970, p. 3. Il codice 338 della
Biblioteca Comunale di Assisi, in corrispondenza dei primi versi del Cantico, ha uno spazio de-
stinato ad ospitare una notazione di tipo gregoriano.
64
Così Paolazzi nell’edizione degli Scritti, cit., p. 119.
65
Rispettivamente FF 854 (a proposito del Salmo 148) e 356 (su Daniele 3); si veda E. Fuma-
galli, San Francesco, il Cantico, il Pater noster, Milano, Jaca Book, 2002, pp. 73-74.
66
Per confronto, la prima parte del Salmo 148 ripete anaforicamente «laudate» ad ogni ver-
setto, mentre nella seconda parte il verbo ricorre una sola volta e regge una ricca enumerazione;
il Cantico di Daniele, dopo essersi rivolto direttamente a Dio («Benedictus es ... et laudabilis et
gloriosus»), è tessuto su emistichi accoppiati rivolti alle creature e introdotti rispettivamente da
«benedicite» e da «laudate».
67
Cfr. RegNB XXIII, 5: «non sumus digni nominare te».
68
L. Leonardi, Francesco d’Assisi, in Storia della letteratura italiana, a cura di E. Malato,
Roma, Salerno, 1995, vol. I, p. 357.
69
RegNB XXIII, 5.
90 Giacomo Mussini
«teologico» – che cioè ha Dio stesso per agente: come nel «sanctifice-
tur nomen tuum» del Pater.
Ma «questo atto di lode che parte da Dio per tornare a Dio stesso
passa evidentemente attraverso tutto il creato»70, ed è appunto que-
sta la materia del Cantico una volta superati i versi introduttivi. Il
testo si può dividere in due blocchi: come in Daniele, si comincia
con l’enumerazione degli elementi creati – prima quelli celesti, poi
quelli terrestri71 – per passare solo in un secondo tempo all’uomo. Ep-
pure nella preghiera francescana quest’ultimo ha da subito un ruolo
centrale, come indicano «gli attributi che regolarmente definiscono
ogni entità in funzione dell’uomo»72: «allumini noi per lui», «a le tue
creature dài sustentamento», eccetera. D’altronde – ed è una delle
più eclatanti novità del Cantico –, a tutte le cose ci si riferisce con
gli appellativi umanizzanti frate e sora: diceva Cesare Angelini che
«se Cristo ha redento gli uomini, Francesco ha redento le cose»73. Il
mondo nella sua creaturalità è visto peraltro come richiamo immedia-
to al soprannaturale: il sole merita, unico, l’appellativo di «messor»,
che traduce dominus, proprio in quanto maggiormente assimilabile
al Cristo venturo che la Scrittura chiamava «sol iustitiae»74. Il Dio
creatore non è separabile dal Redentore75.
Le lasse finali del Cantico, relative al perdono per amore di Dio,
alla «sora nostra morte corporale» e al giudizio, possono apparire un
corpo estraneo rispetto a quanto precede: la tradizione biografica narra
che esse furono aggiunte in occasioni successive76. Ma la tensione ci
pare meglio superabile in una prospettiva biblica: riconducendo cioè
l’apparente asimmetria alla discontinuità tra i due Testamenti. Per il
salmista gli inferi, le tenebre dello sheol sono ancora la fine di tutto; i
tre giovani del libro di Daniele, che pure confessano la giustizia di Dio
anche nella punizione, lo lodano perchè li ha scampati dal fuoco. Qui
invece la morte è «sora nostra», e sostenere la tribolazione procura be-
70
Leonardi, Francesco d’Assisi, cit., p. 357.
71
Ciò corrisponde alla perfetta bipartizione del Salmo 148.
72
Leonardi, Francesco d’Assisi, cit., p. 357.
73
C. Angelini, I frammenti del sabato, Milano, Garzanti, 1952, p. 17.
74
Lo osserva Contini, Poeti del Duecento, Milano-Napoli, Ricciardi, 1960, p. 32, rifacendosi
allo Speculum perfectionis, 119 (FF 2044). Sol iustitiae è citazione di Malachia 4,2.
75
Già il Salmo 148, che loda soprattutto il Creatore, gli si riferisce come a colui che «exaltavit
cornu populi sui» (v. 14); i tre fanciulli di cui narra Daniele rendono grazie a Dio che li salva dalla
fornace in cui il persecutore li aveva gettati.
76
La tradizione mirerebbe a spiegare l’apparente asimmetria secondo Contini, Letteratura,
cit., p. 3.
La Bibbia di Francesco d’Assisi tra latino e volgare 91
77
Cfr. Apocalisse 21,8.
78
«Beati quelli ke trovarà ne le Tue santissime voluntati»: se il soggetto è la morte, è chiaro
però che in essa viene il Giudice eterno, il “padrone che torna” di tante parabole evangeliche.
79
A mettere quel testo in relazione col Cantico è Paolazzi (Scritti, p. 85, n. 9).
80
Anche le due redazioni dell’Epistola ad fideles oppongono penitenti e impenitenti, ed esor-
tano alla conversione col richiamo alla morte.
81
Ma anche in queste può accentuarsi se si legge il per come segno d’agente.
82
Secondo la Leggenda Perugina, 83 (FF 1598), Francesco desiderava che alcuni frati gui-
dati dall’ex poeta Fra Pacifico «andassero per il mondo a predicare e lodare Dio».
83
Contini, Letteratura, cit., p. 3.
92 Giacomo Mussini
cazione84, come pure lo stesso tema di cui si tratta (poiché «omnis crea-
tura, ogni sorta di voce è tributaria di voci al Signore; ergo, non la sola
parola latina, ma anche l’umilissima e incondita parola volgare»85).
Ma si può forse mettere nel conto anche la natura propria della pre-
ghiera cristiana: libera parola di risposta al Verbo divino che si è udito
e accolto86.
84
Non a caso ha carattere esortativo il solo altro testo volgare di Francesco, la prosa Audite,
poverelle, rivolta a Santa Chiara e alle «povere dame» del convento di San Damiano.
85
Contini, Un’ipotesi..., cit., p. 158.
86
L’edizione Paolazzi degli Scritti si apre col testo dell’Oratio ante crucifixum, la preghiera
– datata agli inizi del 1206 – che il neoconvertito Francesco avrebbe pronunciato in risposta alle
parole rivoltegli dal Crocifisso di San Damiano, chiedendo di conoscere la volontà di Dio per
poterla compiere. Paolazzi presenta il testo nella veste linguistica volgare (le precedenti edizioni
la consideravano invece versione posteriore da un originale latino, e riportavano quest’ultimo): il
che, oltre ad arricchire il repertorio volgare dell’Assisiate, sarebbe significativo nella prospettiva
che suggeriamo – quella di un rapporto tra la preghiera e un uso espressivo del volgare. Ma la
proposta di Paolazzi è discussa.
SOMMARIO
FRANCESCO SANTI
Il Medioevo latino nella Bibbia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35
1. Difficoltà per un’ipotesi storiografica sulla Bibbia e il Medioevo, 35 -
2. La Bibbia mons igneus, 36 - 3. Il mondo delle allegorie (secoli VI-IX),
37 - 4. Bibbia e storiografia, 40 - 5. Cultura esegetica carolingia, 42 - 6.
Anagogie, come pensiero della perfezione (secoli IX-XI), 44 - 7. Lettera.
Storia e ragione (secoli XI-XII), 47 - 8. La crisi del secolo XII, 49 - 9. Mo-
ralità e nuova mistica (secoli XIII-XIV), 51 - 10. La soluzione ortopratica,
52 - 11. La Bibbia divenuta libro, 54
FRANCESCO ZAMBON
I bestiari e la Bibbia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57
1. La nomenclatura di Adamo, 57 - 2. I fondamenti teologici del bestiario,
61 - 3. I bestiari e la poesia d’amore, 64 - 4. I bestiari moralizzati, 71
GIACOMO MUSSINI
La Bibbia di Francesco d’Assisi tra latino e volgare . . . . . . . . . . 79
1. La Scrittura: una forma di vita, 81 - 2. I Verba Domini mei da annuncia-
re, 86 - 3. Un linguaggio per la preghiera di lode, 87
GIANNI MUSSINI
Jacopone e le fonti scritturali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 93
1. Premessa, 93 - 2. Biografia, 94 - 3. Spiritualità, 96 - 4. Lauda, 101 - 5.
Fonti, 103 - 6. Conclusione, 116
708 Sommario
CARLO BERETTA
Bonvesin da la Riva e l’exemplum di Giobbe. . . . . . . . . . . . . . . . 117
1. Bonvesin e le sue fonti bibliche. Status della questione e obiettivi, 117 -
2. Il prologo e l’epilogo del Vulgare de passione sancti Job: una chiave di
lettura, 119 - 3. Selezione del materiale narrativo, 129 - 4. Rielaborazione
formale, 132 - 5. Rielaborazione ideologica, 143 - 6. Conclusioni, 149
STEFANO CREMONINI
L’epistolografia cristiana tra Medioevo e Umanesimo . . . . . . . . 151
1. Un precursore: Guittone d’Arezzo, 152 - 2. «Gesù dolce, Gesù amore»:
le lettere di Caterina da Siena, 155 - 3. La pazienza di Giobbe: l’esegesi di
Giovanni dalle Celle, 161 - 4. Le lettere di Giovanni Dominici e Antonino
Pierozzi alle nobildonne fiorentine, 165 - 5. Paolo Giustinian, 169 - 6.
Conclusioni, 172
PAOLO QUAZZOLO
La drammaturgia biblica italiana dal X al XVI secolo . . . . . . . . . 177
1. Le origini, 177 - 2. Il dramma liturgico, 183 - 3. I “libre de laode”, 188
- 4. La Sacra rappresentazione, 197
ROBERTO TAGLIANI
La Bibbia nella poesia didattica dell’Italia settentrionale . . . . . . 203
1. Coordinate culturali, 203 - 2. La Bibbia come fonte: materiali biblici e
riscritture in volgare, 205 - 3. La Bibbia come autorità: didattica e teologia
del mondo municipale, 218 - 4. La Bibbia come espediente retorico: usi
stilematici e usi parodici, 224
MAURO SCARABELLI
La Bibbia nella lirica del Duecento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 227
1. La Scuola Siciliana, 228 - 2. I “Siculo-toscani”, Guinizzelli e Bona-
giunta, 232 - 3. Frate Guittone, 238 - 4. A Firenze: Chiaro, Monte e Guido
Cavalcanti, 242
GIANFRANCO FIORAVANTI
Presenze bibliche nel «Convivio» di Dante . . . . . . . . . . . . . . . . . 249
1. Considerazioni generali, 249 - 2. Le citazioni dal Nuovo Testamento,
251 - 3. Le citazioni dal Vecchio Testamento, 255
Sommario 709
NICOLA DI NINO
Le Beatitudini nel «Purgatorio» dantesco . . . . . . . . . . . . . . . . . . 259
1. Introduzione, 259 - 2 . Le beatitudini e l’ordinamento morale del Pur-
gatorio, 259 - 3. I modelli di Dante: Agostino e Tommaso, 261 - 4. Le
beatitudini dantesche, 264 - 5. Conclusioni, 268
EDOARDO FUMAGALLI
Petrarca e la Bibbia. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 271
1. La “conversione alla Bibbia”: una dichiarazione da prendere sul serio,
271 - 2. Postille del Virgilio Ambrosiano, 273 - 3. Un’autobiografia idea-
lizzata, 276 - 4. I Salmi, «sacrum poema» di Davide, 278 - 5. Petrarca e
le traduzioni della Bibbia, 280 - 6. La Bibbia come fonte storica, 287 - 7.
Premessa sul sonetto «Padre del ciel», 290 - 8. Il libro di Giobbe: una
presenza disseminata, 291 - 9. Dolore e speranza, 293 - 10. Tra speranza e
speranze: una correzione nel codice degli abbozzi, 295 - 11. La tentazione
della virtù, 299 - 12. Bibbia e classici, 303
MATTEO VERCESI
Le «Sposizioni di Vangeli» di Franco Sacchetti . . . . . . . . . . . . . . 325
1. I vangeli “aperti”, 325 - 2. Franco Sacchetti scrittore di morale, 329 - 3.
Predicazione e meditazione, 334
SILVIA SERVENTI
La Bibbia nella predicazione volgare del Tre e Quattrocento . . . 341
1. Premessa, 341 - 2. Giordano da Pisa e la tradizione domenicana, 342
- 3. La scuola agostiniana del Trecento, 351 - 4. Bernardino da Siena e
l’Osservanza francescana quattrocentesca, 353 - 5. Conclusione, 359
FRANCESCO BAUSI
Bibbia e Umanesimo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 363
1. Il ritorno alle fonti: filologi e traduttori, 363 - 2. Gli studi biblici di Gio-
vanni Pico della Mirandola, 370 - 3. Muse sacre. I due volti della poesia
umanistica a tema biblico, 383
710 Sommario
CARLO CARENA
Le «Annotationes in Novum Testamentum» di Erasmo da Rotter-
dam e Lorenzo Valla . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 399
1. Le Annotationes in Novum Testamentum di Lorenzo Valla, 399 - 2. Le
Annotationes in Novum Testamentum di Erasmo da Rotterdam, 401 - 3.
Tradurre nel rispetto dei classici, 403 - 4. Un interlocutore privilegiato,
406 - 5. Critica testuale, 409 - 6. Conclusioni, 412
FABIO FORNER
Gli erasmiani, gli antierasmiani e la Bibbia. . . . . . . . . . . . . . . . . 415
1. Erasmo e la Bibbia prima di Lutero, 416 - 2. Gli erasmiani e gli antie-
rasmiani dopo Lutero, 420 - 3. Fra i riformati, 432
ALESSANDRO SCARSELLA
Luoghi biblici e profezia in Girolamo Savonarola . . . . . . . . . . . . 435
1. Una ricezione pregiudiziale, 435 - 2. L’esordio poetico e la canzone
«Sulla rovina della Chiesa», 440 - 3. Dalla predicazione apocalittica alla
catastrofe reale, 450
STEFANO PRANDI
Il «De partu Virginis» di Jacopo Sannazaro . . . . . . . . . . . . . . . . . 489
1. Fasi compositive e struttura, 490 - 2. «Primus labor»: la novità del
poema sannazariano, 495
ENRICA GAMBIN
La Bibbia negli scritti di Michelangelo e Cellini . . . . . . . . . . . . . 507
1. Michelangelo e Cellini scrittori, 507 - 2. Dio “scultore” e Lucifero “pit-
Sommario 711
tore”: temi e immagini bibliche nel paragone fra le arti, 510 - 3. Passione
e sacrificio di Cristo nelle rime spirituali, 525
FABIO COSSUTTA
Reminiscenze bibliche nel pensiero di Machiavelli . . . . . . . . . . . 531
1. Eticità del pensiero politico del Machiavelli, 531 - 2. I riferimenti stori-
ci di Niccolò, 537 - 3. Fede e progetto politico, 544
PAOLO ZAJA
Salmi e lirica volgare nel Cinquecento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 549
1. La lirica del Cinquecento fra David e Petrarca, 549 - 2. Linguaggio da-
vidico e lirica cinquecentesca, 554 - 3. La svolta degli anni Sessanta, 560
GUIDO LAURENTI
Le poetesse e la Bibbia: Vittoria Colonna, Veronica Gambara e
Gaspara Stampa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 569
1. Petrarchismo e presenza biblica nelle Rime spirituali di Vittoria Co-
lonna, 569 - 2. Icone bibliche e temi teologico-morali nei versi di Vittoria
Colonna, 575 - 3. La Bibbia nelle rime di Veronica Gambara e Gaspara
Stampa, 584
MARCO FAINI
La tradizione del poema sacro nel Cinquecento . . . . . . . . . . . . . . 591
1. Il poema sacro negli anni Venti e Trenta del Cinquecento, 591 - 2. Gli
anni Quaranta, 602 - 3. Il poema sacro nella seconda metà del Cinque-
cento, 605
OTTAVIO GHIDINI
L’epica tassiana e la Bibbia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 629
1. Introduzione, 629 - 2. La Bibbia e i personaggi tassiani, 631 - 3. La
Sacra Scrittura e gli episodi di devozione, 637 - 4. Le allusioni scritturi-
712 Sommario
stiche nelle scene a-religiose, 639 - 5. Il meraviglioso tassiano: presenze
classiche e presenze bibliche, 643 - 6. Uno sguardo sulla Conquistata, 644
ROSANNA MORACE
Il «Mondo creato» tra gli «esameroni» patristici e l’«Heptaplus»
di Pico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 649
1. Il Mondo creato: poema sincretico e sapienziale, 649 - 2. Perché Genesi
1-2, 651 - 3. Tasso e Pico tra allegoria e pax philosophica, 661