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Il santo dei santi luoghi

INTRODZIONE

1. Cosa si intende per “luogo santo”

Etimologicamente santo significa separato. Perciò, in senso assoluto, solo Dio, il Totalmente Altro,
è il Santo. Ma egli partecipa la sua santità agli angeli e agli uomini che vivono in comunione con
lui.

Ma tutto il creato risplende della santità divina per cui, se in senso stretto il termine santo può
essere applicato solo a Dio e in senso largo si può applicare anche agli uomini e agli angeli, in senso
ancora più largo si può riferire perfino alle cose e, perciò, anche ai luoghi e ai tempi.
Di fatto, con l’incarnazione del Figlio, l’Eterno è entrato nel tempo e l’Infinito si è reso presente nel
finito e da allora ogni tempo ed ogni luogo sono in qualche modo in relazione con la santità divina.

Col Nuovo Testamento, lo “spazio sacro ha il suo culmine in Cristo, che è ormai personalmente il
nuovo -tempio-… Con la sua venuta, il culto è destinato a superare radicalmente i templi
materiali… Tutto ciò evidentemente non esclude che i cristiani… possano avere luoghi di culto; è
necessario tuttavia che non si dimentichi il loro carattere del tutto funzionale alla vita cultuale e
fraterna della comunità, nella consapevolezza che la presenza di Dio per sua natura non può essere
racchiusa in nessun luogo, giacché tutti li permea…”.1

Comunemente, per luogo santo si intende un luogo geografico dove Dio manifesta in modo speciale
la sua santità e misericordia soprattutto attraverso delle grazie “attuali”, come nei luoghi biblici o
nei santuari.

2. I luoghi santi come “mezzo”

I luoghi santi sono strumenti concreti, conformi alla natura umana, che favoriscono e stimolano lo
zelo e l’amore. Essi non sono l’essenza della santità, così come il pennello non è l’essenza della
pittura, ma similmente al mantello attraverso cui Gesù guarì l’emorroissa (cfr. Mc 6,56), possono
essere usati da Dio per diffondere la grazia.
Sono, perciò, dei mezzi capaci di manifestare l’azione di Dio nella storia, in quanto: “Dio si rende
presente in uno spazio e in mezzo a una comunità… mostrando di essere -Dio con noi-”.2

Dio, nella sua assoluta libertà, può effondere la sua grazia (e le sue grazie particolari) anche senza
ricorrere a certi mezzi ma, ordinariamente, li usa. Infatti, come dice San Tommaso di Aquino,
l’uomo ha bisogno di essere condotto alla conoscenza delle cose divine attraverso quelle sensibili
meglio conosciute. Come i luoghi santi e le devozioni.

Perciò un attaccamento esagerato a dei luoghi santi, come a qualsiasi cosa che non è Dio, costituisce
un ostacolo nel cammino spirituale che può condurre fino ad una falsa devozione e all’idolatria.
Per contro, un amore puro e sincero verso di essi, manifesta la tensione dell’anima verso Dio, in
quanto: “Tutto l’essere del credente è… proteso verso il Signore, spinto da un desiderio quasi fisico
e istintivo”.3

1
Giovanni Paolo II, Lettera sul Pellegrinaggio ai luoghi legati alla storia della salvezza, n. 3, anno 1999.
2
Giovanni Paolo II, Roma, 27 Novembre 2002, Udienza Generale.
3
Giovanni Paolo II, Roma, 28 Agosto 2002, Udienza Generale.

1
Se gli eventi della Redenzione, sebbene compiuti in Terra Santa e all’interno del popolo ebraico,
sono a favore di tutti, in qualche modo lo sono anche le grazie che dalla Redenzione provengono e
dipendono, come le grazie legate ai luoghi santi.
Tali grazie, pur cominciando a manifestarsi in determinati luoghi, essendo beni essenzialmente
spirituali e soprannaturali, per loro natura sono atte a superare la materia e il tempo.

3. Il pellegrinaggio

Sebbene dopo la sua ascensione al Cielo Gesù “non si trova più in un singolo posto del mondo” ma
“…è presente in tutti…e in tutti i luoghi”,4 i luoghi santi richiamano al pellegrinaggio in cui,
l’aspetto concreto, cioè il viaggio, esprime l’aspetto spirituale, che consiste nel seguire le “orme del
Redentore”.5

Se Gesù, invece di chiamare il mondo a Gerusalemme, ha inviato gli Apostoli e i discepoli a portare
la salvezza nel mondo, vuol dire che la grazia della Redenzione, che è l’essenza della fede,
trascende i luoghi.
Il pellegrinaggio, perciò, porta frutto solo se compiuto con fede e amore: intraprenderlo è un po’
come “appropriarsi” del luogo in cui si va per “appropriarsi” delle grazie che Dio vuole elargire
attraverso di esso, in modo da poter vivere sempre più profondamente della vita divina.

Di fatto, la gloria dei santi in Paradiso è proporzionata alla carità e non al numero dei pellegrinaggi
compiuti. Di conseguenza per un’anima può essere più utile partecipare a un solo pellegrinaggio
con grande amore, piuttosto che a cento con poco fervore, così come si può ricavare più acqua da un
pozzo attingendo una volta sola con un barile, piuttosto che cento volte con un bicchiere.
Infatti, se è vero che per Dio mille anni sono come un solo giorno e un giorno è come mille anni (cfr
2Pt 3,8 – Sal 83,11), allora il santo viaggio (cfr Sal 83,6), fosse pure di breve durata, può
manifestare i suoi frutti per tutta la vita.

Nulla importa se la Madonna non ha avuto le stigmate: ha avuto l’amore divino. E non importa se
non ha ricevuto il ministero sacerdotale, perché attraverso l’amore, ella riceve dal ministero
sacerdotale più benefici che gli stessi sacerdoti.
Dice sant’Agostino: se hai amato, hai fatto tutto.

4. Il pellegrinaggio spirituale

Chi non può recarsi in un luogo fisicamente, lo può fare spiritualmente.


Quella del pellegrinaggio spirituale è una prassi consolidata nella Chiesa e attuata in più di
un’occasione anche da Papa Giovanni Paolo II, come quando, riferendosi al suo pellegrinaggio in
Terra Santa in programma per il Giubileo del 2000, scrive: “Fin d’ora…lo sto compiendo in senso
spirituale, giacché andare anche solo col pensiero a questi luoghi significa in qualche modo
rileggere il Vangelo stesso, significa ripercorrere le strade che la Rivelazione ha percorso”.6

Scrive l’Apostolo Paolo ai Corinzi: “io, assente col corpo ma presente con lo spirito…” (1Cor 5,3):
lo Spirito umano, pur essendo indissolubilmente unito al corpo, ha in qualche modo la capacità di
“estendersi” ovunque, così come il cuore umano ha la capacità di “racchiudere” tutto: il desiderio e
l’amore, in Cristo, non hanno limiti spaziali e temporali.

4
J. Ratzinger, Papa Benedetto XVI, secondo libro: Gesù di Nazaret, pag. 315, Libreria Editrice Vaticana, 2011
5
Giovanni Paolo II, Lettera Apostolica Incarnationis Misterium, 7
6
Giovanni Paolo II, Lettera sul Pellegrinaggio ai luoghi legati alla storia della salvezza, n. 10, anno 1999.

2
In Cristo l’uomo è misticamente, ma realmente, presente dove è presente lo Spirito Santo: come
dice San Giovanni della Croce, l’anima vive più dove ama che dove vive.
E se, come dice sant’Agostino, Dio è più intimo all’uomo dell’uomo stesso, ciò che è di Dio
appartiene all’uomo più di ciò che è umano.
Dice Gesù: “Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo” (Gv
12,26).

Quello che forse è il più grande dei miracoli di Lourdes tra quelli ufficialmente riconosciuti, cioè la
guarigione ottenuta nel 1875 da Peter van Rudden, a cui sono ricresciuti istantaneamente sei
centimetri di tessuto osseo di una gamba, non è avvenuta a Lourdes, ma nelle Fiandre, presso una
riproduzione della grotta in cui la Madonna apparve a Santa Bernardette: la “grazia di Lourdes” si
era spiritualmente manifestata al di fuori di Lourdes.

IL SANTUARIO DELLA PORZIUNCOLA

Sebbene il “carisma” tipico della città di Assisi sia legato in modo peculiare al Francescanesimo,
esiste un luogo francescano che sembra oltrepassare in modo del tutto particolare il
Francescanesimo stesso, pur essendo inscindibilmente legato ad esso. Questo luogo è la chiesa della
Porziuncola, che sembra essere stata misteriosamente scelta da Dio prima della vocazione di
Francesco, anche se in vista di essa.

Ma cosa pensava Francesco della Porziuncola? Che rapporto aveva con tale luogo e perché lo
amava tanto?

Per comprenderlo meglio, prima riporteremo delle citazioni delle Fonti Francescane (i primi
documenti scritti riguardanti Francesco e il Francescanesimo) sulla Porziuncola, poi li esamineremo
brevemente.

Le Fonti Francescane, nella Vita prima, riportano che Francesco “Sapeva certamente che il regno di
Dio è in ogni parte della terra e credeva veramente che ovunque i fedeli possono ricevere i suoi
doni”7 ma aveva fatto esperienza: “che quel luogo che conteneva la chiesetta di Santa Maria della
Porziuncola era favorito e onorato da grazie celesti più abbondanti e da frequenti visite di spiriti
angelici”.8

La Leggenda dei 3 compagni al n. 69 riporta: “Noi, che siamo vissuti con il beato Francesco,
attestiamo che egli affermò, parlando di quella chiesa, che gli era stato rivelato che, per le molte
prerogative largite ivi dal Signore, la beata Vergine amava affettuosamente questa fra tutte le
chiese del mondo”.

Allo stesso modo, la Leggenda perugina, riporta le seguenti parole di San Francesco riguardo alla
Porziuncola: “La beata Vergine predilige questa tra tutte le chiese del mondo che le sono care…
Voglio disporre del luogo di Santa Maria della Parziuncola, lasciando per testamento ai frati che
sia sempre tenuto da loro nella più grande riverenza e devozione”.9

Mentre lo Specchio di perfezione, riporta le seguenti parole del Santo: “Questo luogo è santo, è
l’abitazione di Cristo e della Vergine sua Madre… Qui colui che pregherà con cuore devoto,
otterrà quanto domanderà, ma le offese saranno punite più severamente. Per questo, figli,

7
Vita Prima, 106; FF. 503.
8
Vita Prima, 106; FF. 503.
9
Leggenda perugina, 9; FF. 1553.

3
considerate con riverenza e onore questo luogo così degno, come si addice all’abitazione di Dio
singolarmente prediletta da Lui e dalla Madre sua”.10

Per questo per i frati che conobbero Francesco, che furono testimoni di come il Santo presso la
Porziuncola ottenne sempre pace, luce e ogni cosa che domandava, affermano che quel posto è il
“santo dei santi” tra i luoghi.11
E per questo Francesco voleva che tale luogo: “fosse modello ed esempio di umiltà, povertà e di
ogni perfezione evangelica per tutti gli altri luoghi”.12

1. Santuario mariano prima che francescano

Come visto, nella Vita Prima, di Tommaso da Celano, viene riportato che “quel luogo che
conteneva la chiesetta di Santa Maria della Porziuncola era favorito e onorato da grazie celesti più
abbondanti”.

E’ come se vi fosse un “luogo”, al di fuori dello spazio e del tempo, che già da prima dell’arrivo di
Francesco “contenesse” la piccola Chiesa di Santa Maria della Porziuncola, che era favorita e
onorata da grazie celesti più abbondanti e da visite di angeli, cioè dei messaggeri di Dio, che ne
rivelano la presenza.

Non a caso lo Specchio di Perfezione riporta come Francesco vedesse, nella Porziuncola,
l’abitazione di Dio e di sua Madre.
Quasi che la Porziuncola “racchiudesse” nel suo spazio materiale, lo “spazio” del Cielo in cui
abitano Dio e sua Madre.

Il motivo per cui Francesco venerava tanto la Porziuncola è dovuto al fatto che per lui: “era
divenuta… l’icona di Maria Santissima, la “Vergine fatta Chiesa” e la “Tenda dell’incontro di Dio
con gli uomini”.13

2. Tenda dell’incontro con Dio

Come abbiamo visto la Porziuncola, per Francesco, rappresenta la Tenda dell’incontro con Dio e
l’abitazione di Dio.
In un certo senso è simile a un Tabernacolo, tanto che le grazie più abbondanti che Francesco dice
che Dio concede nella Porziuncola sono, innanzi tutto, grazie spirituali: di preghiera, di perdono, di
conversione.

Eventuali miracoli e prodigi, come sono avvenuti, potranno ancora avvenire, ma gli eventi
miracolosi la Porziuncola li procura soprattutto “indirettamente”, cioè li favorisce, attraverso la
preghiera e la conversione del cuore che là, se cercata sinceramente, è particolarmente efficace.

Potremmo dire che, in un certo senso, alla Porziuncola Dio opera prevalentemente “iniziando” dalla
conversione e dal perdono per “poi” elargire eventuali grazie speciali, piuttosto che il contrario.
La Porziuncola infatti è innanzi tutto un luogo interiore ed eucaristico, un luogo di silenzio e di
lode, un luogo di ascolto di Dio.

10
Specchio di perfezione, 83; FF. 1780.
11
Specchio di perfezione, n. 84
12
Specchio di perfezione, n. 82
13
Giovanni Paolo II, Messaggio in occasione della riapertura della Basilica Patriarcale di Santa Maria degli Angeli,
31 luglio 1999, n. 1.

4
Che Francesco considerasse la Porziuncola come un luogo santo in cui soprattutto si dovesse
interiorizzare la preghiera e il perdono di Dio, cioè che fosse più un luogo di grazia che di grazie, è
dimostrato da un curioso episodio.

Quando Pietro Cattani, uno dei primi compagni di Francesco, morì nei pressi della Porziuncola e lì
fu sepolto, molta folla cominciò ad andare in pellegrinaggio presso la sua tomba ottenendo
numerose grazie, ma disturbando la preghiera dei frati. Allora San Francesco comandò, per la santa
obbedienza, al defunto e santo frate, di non concedere più grazie, e così avvenne.

La devozione di Francesco verso la Porziuncola è semplice e solida come le pietre dei muri della
chiesina: è la nuda roccia delle pietre che, alla Porziuncola, fanno da “porta” per condurre a Dio,
quasi a imitazione dell’Eucaristia, in cui le specie del pane nascondono la pienezza della Divinità.
Attraverso la Porziuncola Dio, in qualche modo, ci benedice “con ogni benedizione spirituale nei
cieli, in Cristo” (Ef 1,3).

Chi è veramente devoto, dice San Giovanni della Croce, pone la propria devozione principalmente
nell’invisibile, in quanto la vera devozione mira alla sostanza delle cose spirituali che
rappresentano. E la Porziuncola, attraverso il segno della nuda roccia, introduce alle cose invisibili
di Dio molto efficacemente.

Gesù dice che occorre pensare prima alle cose del Cielo e tutto il resto ci sarà dato in più: in
quest’ottica la Porziuncola, prima di essere il santuario delle “grazie”, è il santuario della “grazia” e
del Perdono.
In questo assomiglia alla Grande promessa del Sacro Cuore di Gesù data a Santa Margherita Maria
Alacoque a Paray le Monyal, solo che la Grande promessa è legata, più che a un luogo, a una
pratica da eseguire nel tempo, mentre la grazia della Porziuncola fa riferimento specificatamente a
un luogo, sebbene, come ogni grazia, travalichi i confini del luogo stesso.

Ma i luoghi sacri, come le reliquie, sono solo strumenti inanimati: solo l’uomo può collaborare con
Dio liberamente. Per questo è particolarmente importante la santità della comunità cristiana
prossima e al luogo santo, sia nello spirito, ma anche nello spazio.

3. Porta del Cielo

Quando Francesco si presentò al Papa per chiedere la conferma della grazia dell’indulgenza del
Perdono, che il Signore gli aveva promesso purché fosse ratificata dal successore di Pietro, il Papa
gli domandò per quanti anni avrebbe dovuto durare l’indulgenza. Francesco gli rispose: “Santo
Padre, non chiedo anni, ma anime”.
E una volta, ai convenuti alla Porziuncola per ottenere l’indulgenza del Perdono, Francesco disse:
“Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso”.

Francesco perciò lega la grazia dell’indulgenza del Perdono con la grazia della perseveranza finale e
del Paradiso, come se, attraverso l’indulgenza della Porziuncola, Dio elargisse una grazia di
conversione profondissima.

4. Luogo della testimonianza del Vangelo

Francesco voleva che la Porziuncola “fosse modello ed esempio di umiltà, povertà e di ogni
perfezione evangelica per tutti i luoghi”.14 Voleva cioè che fosse una profezia di virtù.
14
Specchio di Perfezione, 82; FF. 1779.

5
Per Francesco questa elezione a modello di virtù evangeliche a tutti gli altri luoghi, era come
un’elezione perenne, un po’ come l’elezione del popolo di Israele come quello che avrebbe
preparato e reso possibile l’Incarnazione del Figlio. Una promessa che Dio non ritira, tanto che
Francesco lascia la Porziuncola in “eredità” ai suoi frati per sempre.

5. Luogo di preghiera

La preghiera è la prima delle devozioni perché ci fa entrare nel roveto ardente in cui si manifesta
Dio.
La vera preghiera è suscitata dallo Spirito Santo e, come testimonia Gesù stesso nei Vangeli,
consiste essenzialmente in un rapporto con Dio estremamente fiducioso e confidenziale.
Del resto la confidenza con Dio e il desiderio di Dio è il fine di tutte le devozioni.

“Chi prega certamente si salva”, dice sant’Alfonso Maria de’ Liguori e la salvezza è il termine di
tutte le promesse, di tutte le speranze, di tutte le devozioni.
Del resto tutte le promesse fatte da Dio ai santi e tutte le devozioni che Dio ha ispirato, nascono e
conducono al Vangelo: sia le promesse di salvezza, sia le promesse di grazie particolari e materiali,
che sono sempre finalizzate alla salvezza.

Il Vangelo di queste promesse ne riporta varie. Ad esempio: “Se mi chiederete qualche cosa nel mio
nome, io la farò” (Gv 14,14).
Sono le promesse del Vangelo a dare forza alle devozioni autentiche, che conducono alla fede del
Vangelo (e che perciò sono tra loro interconnesse).

Per l’emorroissa del Vangelo la grazia attuale per chiedere con fede si è manifestata innanzi tutto
attraverso l’incontro con Gesù, ma anche ad opera del mantello di Gesù, che le ha fatto vincere la
paura di rivelarsi apertamente a lui.

La Porziuncola è come una devozione, una grazia particolare che aiuta a indirizzare la preghiera al
il Vangelo, in modo che possa essere formulata e manifestata con la fede del Vangelo.
La Porziuncola non è una grazia necessaria alla salvezza: se ne può fare a meno, ma Dio vuole
usarla come “occasione” di salvezza e di crescita per molti.

Scrive Papa Giovanni Paolo II della Porziuncola: “L’umile e povera chiesetta era divenuta, per
Francesco, l’icona di Maria Santissima, la “Vergine fatta Chiesa”… Tenda dell’incontro di Dio
con gli uomini, il Santuario della Porziuncola è casa di preghiera. “Qui, chi pregherà con
devozione otterrà ciò che avrà chiesto” amava ripetere Francesco… dopo averne fatto personale
esperienza. Tra le antiche mura della piccola chiesa ognuno può assaporare la dolcezza della
preghiera in compagnia di Maria, la Madre di Gesù… e sperimentarne la potente intercessione…
Quel luogo santo era in tal modo diventato per Francesco “tenda dell’incontro” con la grazia del
perdono ”.15

E’ da notare come le parole di Francesco: “Qui, chi pregherà con devozione otterrà ciò che avrà
chiesto”, sono dette per tutti e sono state pronunciate dopo che il santo aveva fatto esperienza che
quanto diceva era vero.

La Grazia e le grazie, e le grazie spirituali e quelle materiali, non sono in opposizione.

15
Giovanni Paolo II, Messaggio in occasione della riapertura della Basilica Patriarcale di Santa Maria degli Angeli,
31 luglio 1999, n. 1.

6
Non a caso il Padre Nostro, lo specchio e il modello di tutte le preghiere, è composto solo da
richieste, nessuna delle quali, però, può essere scambiata per una richiesta egoistica.
Anche la lode a Dio, nel Padre nostro, viene espressa sotto forma di richiesta, cioè attraverso un
rapporto da figli piccoli e bisognosi di tutto.
E la richiesta del perdono, e perciò della grazia che ne consegue, è la più importante per la salvezza.

Per questo alla Porziuncola la grazia principale da richiedere è quella della grazia.
Le altre grazie che devono arrivare, arriveranno di conseguenza, essendo la grazia divina la causa
prima di ogni grazia particolare.

Il Vangelo testimonia come Gesù metta in guardia contro il miracolismo che si oppone alla fede di
chi, senza volersi convertire, “chiede un segno” (Lc 11,29); ma testimonia anche come egli operasse
volentieri i miracoli, atti proprio a suscitare e sviluppare la fede.
Perciò, come sbaglia chi cerca solo i miracoli, sbaglia anche chi è restio ad accogliere con
gratitudine i segni prodigiosi di Dio, in quanto: “basta la fede”.
Certamente basta la fede, ma è non forse Gesù stesso che nei Vangeli spesso richiede la fede per
operare miracoli?

L’evangelista Luca scrive: “Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli,
quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!” (Lc 11,13),
mentre l’Apostolo Matteo, nel passo parallelo del suo Vangelo, scrive: “Se voi dunque che siete
cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose
buone a quelli che gliele domandano!” (cfr. Mt 7,11).
Luca afferma che il Padre dona lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono, mentre Matteo dice
che il Padre dà, a chi gliele domanda, cose buone.
I due brani evangelici non vanno contrapposti, ma integrati: chi chiede le cose buone chiede,
innanzi tutto, lo Spirito Santo, mentre chi chiede lo Spirito Santo, deve accettare anche i suoi doni,
le sue ispirazioni e tutte le cose buone che Dio vuol dare, fossero anche miracoli, guarigioni e favori
materiali, atti comunque a sviluppare la conversione.

In definitiva, la fede e la grazia vengono prima dei miracoli e delle grazie particolari, ma non si
oppongono ad esse, bensì le favoriscono, così, però, come favoriscono il bene maggiore e l’offerta
di sé stessi.

Ma come chiedere?
Come Gesù nell’Orto degli Olivi, quando chiese al Padre che la salvezza potesse compiersi senza
dover passare per la Croce: una richiesta che non fu una “pretesa” ma, anzi, fu un atto di totale
fiducia verso il Padre, cosicché il chiedere per sé, coincise con l’offerta di sé.

Il dilemma se chiedere grazie a Dio od offrirsi a lui, non ha senso: occorre chiedere e offrirsi.
Occorre lasciarsi guidare da Dio, che a volte ispira a non chiedere ma solo ad affidarsi a lui, mentre
altre volte può ispirare a chiedere, ma secondo la sua volontà.

Chiedere con fede, così come Gesù ci ha insegnato, significa innanzi tutto chiedere fidandosi
totalmente di Dio e perciò accettando anche la possibilità che la nostra richiesta possa non venire
esaudita (la preghiera fatta così otterrà comunque delle grazie maggiori di quelle richieste).
Chi chiede con fede spesso ottiene e, se non ottiene, accetta con fede.

Se invece si prega senza essere disposti ad accettare da Dio tutta la sua volontà, non si prega con
fede ferma, cioè con quella fede-fiducia che Dio desidera. Di conseguenza si potrà ottenere quanto

7
richiesto per “merito”, ma si potrà solo impetrarlo affidandosi alla misericordia divina, che può
esaudire anche i peccatori, ma sempre in vista della conversione e del perdono.

Così non è affatto una contraddizione che la Porziuncola, il luogo della misericordia e della grazia
del Perdono, il luogo in cui le anime trovano abbondanti grazie di salvezza, il luogo prediletto dalla
Vergine, il luogo che rappresenta una speciale grazia attuale di conversione, sia, per Francesco,
anche il luogo in cui chi prega con devozione ottiene più facilmente quello che chiede.

Essendo un luogo particolarmente legato alla grazia divina, la Porziuncola in un certo senso
rappresenta anche un po’ un “tempo di grazia”, in quanto la grazia a cui è legata è efficace oggi
come al tempo di Francesco.

Del resto l’apparizione avuta da Francesco da cui è scaturita l’Indulgenza del Perdono, non è causa
dell’elezione della Porziuncola, semmai ne è la conferma e il proseguo, in quanto quel luogo,
secondo quanto dice Francesco, era già prediletto da Dio e dalla Madonna.

6. L’Indulgenza del Perdono

Una notte, mentre era in orazione nella chiesina della Porziuncola, San Francesco vide Gesù con la
sua Santa Madre e una moltitudine di Angeli, come se il Paradiso fosse entrato tutto in quel luogo.
Gesù gli chiese cosa desiderasse e Francesco rispose: “… ti prego che a tutti quanti, pentiti e
confessati, verranno a visitare questa chiesa, conceda AMPIO e GENEROSO perdono, con una
completa remissione di tutte le colpe”.
Replicò Gesù: “Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande, ma di MAGGIORI cose sei degno
e di maggiori NE AVRAI. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio
vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza”.

Quando poi Francesco si presentò al Papa per chiedere la conferma dell’indulgenza del Perdono, il
Papa, come abbiamo visto, gli domandò per quanti anni sarebbe dovuta durare l’indulgenza, ma
Francesco gli rispose: “Santo Padre, non chiedo anni, ma ANIME”.
E il Papa concesse l’indulgenza.

Tempo dopo, ai convenuti alla Porziuncola per ottenere l’indulgenza del Perdono, Francesco disse:
“Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso”.

Francesco, sapendo che il bene più grande che si può fare a una persona è aiutarla ad andare in
Paradiso, voleva portare la salvezza a tutti anche attraverso la grazia della Porziuncola e
dell’indulgenza ad essa legata, che evidentemente vedeva come una via speciale per ottenere la
salvezza eterna.

Ma in cosa consiste l’indulgenza del Perdono che Francesco mette in relazione alla salvezza delle
anime?
E che significa il concedere, da parte di Dio, un perdono AMPIO e GENEROSO nell’Indulgenza
della Porziuncola? E la promessa di Dio a Francesco di concedergli grazie ancora MAGGIORI di
quella richiesta, finalizzate, evidentemente, alla salvezza delle anime?

Come tutte le indulgenze plenarie, anche quella detta del Perdono si ottiene alle solite condizioni
che la Chiesa ha stabilito, e si realizza pienamente, cancellando ogni pena da scontare in purgatorio,
se il cuore è totalmente distaccato da ogni peccato, anche veniale, altrimenti si realizza solo
parzialmente, in proporzione all’amore e al distacco che si ha dai propri peccati.

8
Ma tale pratica, che prevede anche l’accostarsi ai Sacramenti della Confessione e della Comunione,
procura anche un aumento della grazia santificante, ovvero del grado di santità, che solo il peccato
mortale può togliere.

Che col Perdono Dio conceda non solo la grazia richiesta da San Francesco, che già in se stessa è
ampia e generosa, ma anche altre grazie maggiori in funzione della salvezza eterna? Ovvero
conceda grazie di salvezza più grandi dell’Indulgenza richiesta da Francesco, anche se ottenibili
proprio attraverso l’Indulgenza?
Quasi che, chiedendo con umiltà e fiducia la propria salvezza attraverso il Perdono della
Porziuncola, la si possa ottenere come fosse una promessa divina?

Se Gesù ha detto a San Francesco: “Va e ripara la mia casa” e il Papa ha poi avuto la conferma di
questa missione grandiosa attraverso un sogno, perché non dovrebbe anche essere libero di legare la
figura di Francesco a dei doni speciali per la salvezza delle anime, in proporzione alla santità
straordinaria del Poverello, ma anche del suo particolarissimo “carisma” specifico che, purificato e
potenziato dalla carità, rende la GRATUITA opera divina particolarmente efficace?
Non è forse Gesù che ha detto che i suoi discepoli potranno fare cose più grandi di quelle operate da
lui?

6. Lo spirito di Assisi

L’Indulgenza del Perdono, che alla Porziuncola può essere “lucrata” giornalmente, nel giorno della
festa del Perdono, il 2 agosto, può essere vissuta in tutte le chiese francescane e parrocchiali del
mondo: è come se, quel giorno, tutte tali chiese sparse nel mondo fossero la Porziuncola.

Di più: dall’indulgenza del Perdono scaturisce una grazia perenne che va al di là dell’indulgenza
stessa: è quella che Papa Giovanni Paolo II ha chiamato lo Spirito di Assisi.

Scrive infatti il Santo Papa Giovanni Paolo II: “A quanti, in autentico atteggiamento di penitenza e
di riconciliazione, seguono le orme del Poverello di Assisi e accolgono l’indulgenza della
Porziuncola con le interiori disposizioni richieste, auguro di sperimentare la gioia dell’incontro
con Dio e la tenerezza del suo amore misericordioso. E’ questo lo “spirito di Assisi”, spirito di
riconciliazione, di preghiera, di rispetto reciproco ”.16

Di conseguenza, lo Spirito di Assisi, che si raggiunge quando con atteggiamento di penitenza e di


perdono si seguono le orme di Francesco accogliendo l’indulgenza della Porziuncola, fa sì che la
grazia della Porziuncola possa espandersi ovunque, come se i confini della Porziuncola potessero
arrivare fino agli stessi confini del mondo.

16
Giovanni Paolo II, Messaggio in occasione della riapertura della Basilica Patriarcale di Santa Maria degli Angeli,
31 luglio 1999, n. 1.

9
INDICE

INTRODIZIONE

1. Cosa si intende per “luogo santo”

2. Luoghi santi come “mezzo”

3. Il pellegrinaggio

4. Il pellegrinaggio spirituale

IL SANTUARIO DELLA PORZIUNCONA

1. Santuario mariano prima che francescano

2. Tenda dell’incontro con Dio

3. Porta del Cielo

4. Luogo della testimonianza del Vangelo

5. Luogo di preghiera

6. L’Indulgenza del Perdono

7. Lo spirito di Assisi

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