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L’IRRADIAZIONE ESTERNA DEL CORPO UMANO

Il corpo umano può subire irraggiamento attraverso due modalità principali, che si
distinguono per la diversa collocazione delle sorgenti irradianti rispetto al soggetto
irradiato. Nell’irradiazione esterna l’organismo (o una sua parte) è irradiato con una o più
sorgenti che si trovano al di fuori di esso; nell’irradiazione interna, invece, l’irraggiamento
deriva da una sorgente presente all’interno dell’organismo umano.
Nel caso di radiazioni che provengono da sorgenti esterne al nostro corpo e che
penetrano in esso, depositando energia (ovvero rilasciando una dose), è utile avere
cognizione della capacità di penetrazione dei vari tipi di radiazione, delle profondità dei
diversi organi e tessuti del corpo umano, avere inoltre un’idea generale delle metodologie
utilizzate in dosimetria esterna e dei metodi con cui si perviene a stime di dose assorbita e
di dose equivalente nell’uomo.

Capacità di penetrazione delle radiazioni nei tessuti corporei


Le radiazioni emesse da una sorgente esterna al corpo umano raggiungono la cute e
penetrano verso i tessuti e gli organi sottostanti; a seguito delle interazioni con i
componenti elementari dei tessuti vi è deposito di energia nei tessuti stessi.
Nell'interazione con un campo di radiazioni esterno possiamo considerare l'uomo
costituito da:
 tessuti molli: cute, visceri, muscolatura, tessuto grasso. In prima approssimazione
possiamo trattare i tessuti molli come acqua;
 tessuti areati: bronchi, polmoni. Possiamo considerarli come acqua + aria;
 tessuti ossei: l'osso può essere considerato come acqua + fosfato tricalcico
Ca 3 (PO4 ) 2 .
Particelle alfa
La capacità di penetrazione è estremamente modesta; le particelle α sono arrestate in
meno di 10 cm di percorso in aria, oppure da un semplice foglio di carta.
Occorrono particelle α con energia E  7 MeV per raggiungere la profondità di 70 m ,
dove si trova lo strato germinativo della cute; in tale situazione possono verificarsi effetti
biologici come l’arrossamento o l’eritema.
In caso di contaminazione della cute (impregnazione della cute con sostanze α-
emettitrici) il percorso per raggiungere lo strato germinativo si riduce a poche decine di
m .
Particelle beta ed elettroni accelerati
La capacità di penetrazione è piuttosto modesta; particelle da 1 MeV sono tali da
percorrere circa 4 m in aria o 4 mm in acqua. Per raggiungere i 70 m servono β da
70keV ; in tabella è riportato il percorso massimo dei β in acqua, al variare dell’energia
delle particelle stesse.
La sommersione in atmosfera contenente trizio (3H) gassoso, emettitore di particelle β
con energia massima di 18.6 keV, non può dare dose da irradiazione esterna allo strato
germinativo della cute. Invece, la sommersione in atmosfera con vapori di acqua triziata
(3H2O / HTO) può dare irradiazione esterna alla cute (e interna per incorporazione del
radionuclide), in quanto il vapore d’acqua ha la capacità di penetrare nell’epidermide.
Un'atmosfera contenente 14 CO2 , essendo il 14C un emettitore di particelle β con energia
massima di 156 keV, fornisce dose alla cute con le particelle emesse con energia
maggiore di 70 keV (circa la metà di tutte quelle emesse). Un'atmosfera contenente 85Kr
(β-emettitore con energia massima dei β pari 670 keV) fornisce una dose significativa alla
cute.

Cap. 2 irradiazione ed effetti 1


E mm in
(MeV) H 2O
0,1 0,15 Range massimo di particelle β in acqua.
0,5 1,5
1,0 4
3,0 15
Come appare evidente dalla tabella precedente, la dose massima assorbita si trova a
profondità crescenti al crescere dell’energia delle particelle. Tuttavia fino ad energia
dell’ordine dei 4 MeV la dose massima si trova comunque a profondità più piccole di 1 cm,
in acqua o in tessuti molli.
Fotoni (raggi γ, raggi X)
La capacità di penetrazione è modesta per fotoni a bassa energia (fotoni “molli”), ed
elevata per fotoni di media ed alta energia (fotoni “duri”). La loro penetrazione è descritta
dalla legge di attenuazione dei fotoni in un mezzo: un fascio di fotoni monocromatico (cioè
tutti i fotoni che compongono il fascio sono alla stessa energia) viene attenuato con una
funzione esponenziale decrescente, del tipo
Φ = Φ0exp(-μx) per 0<x<L
dove Φ indica il numero di fotoni alla coordinata x, Φ0 il numero di fotoni incidenti, L la
lunghezza del mezzo considerato e μ il coefficiente di attenuazione del materiale
considerato (ha le dimensioni di m-1). E’ immediato notare che non è possibile stabilire un
percorso tale da annullare completamente il rateo di esposizione di un fascio di fotoni, la
cui attenuazione ha ovviamente lo stesso andamento dell’attenuazione del fascio (infatti
un’esponenziale non si annulla mai, ma tende solo asintoticamente a zero), tuttavia è
possibile definire uno spessore che lo riduca ad una frazione del valore iniziale.
Pertanto si definisce Spessore Emivalente, SEV, lo spessore che dimezza il rateo di
esposizione o di dose assorbita di un fascio monocromatico incidente. La seguente tabella
mostra i valori del SEV (in termini di spessore lineare e di spessore massico) per materiali
come acqua, piombo e cemento al variare dell’energie dei fotoni:
E H 2O CEMENTO piombo
(MeV) cm g cm 2 cm g
cm 2
cm g cm 2
0.1 4 4 2 5 0.01 0.11
0.5 7 7 3.5 8 0.4 4.5
1 10 10 4.5 11 0.9 10
3 18 18 9 22 1.6 18
Si può notare che, in termini di spessore massico, il piombo è conveniente con i fotoni
molli, ma non lo è più con fotoni duri (a parte il minor ingombro).
Il SEV in H 2 O per energie di 0.1 MeV è di 4 cm, profondità alla quale si trovano organi e
visceri; quindi, a tali energie, il numero di fotoni che raggiunge gli organi vitali del nostro
organismo è circa la metà dei fotoni incidenti.
Fotoni da 1 MeV danno un bagno quasi uniforme di radiazione a tutti gli organi del torace
e dell'addome se la sorgente ruota attorno al corpo.
Per quanto riguarda i raggi X si tenga presente che il fascio ora è policromatico (spettro
continuo con righe caratteristiche - vedi figura nella pagina seguente), con energia
massima “pari” alla tensione applicata al tubo generatore. Il passaggio in un materiale
produce un’attenuazione maggiore delle componenti a bassa energia del fascio primario,
pertanto il fascio in uscita, pur attenuato, ha uno spettro che si è “spostato” verso le alte
energie, mantenendo ovviamente fissato il valore dell’energia massima (ovvero si dice che
Cap. 2 irradiazione ed effetti 2
si ha un indurimento del fascio). Diviene allora facile intuire che per un fascio di raggi X il
secondo SEV è più spesso del primo SEV.

Spettro X dopo filtrazione. I due picchi sono righe X caratteristiche del materiale di filtraggio.
Andiamo ora a considerare la dose assorbita da fotoni nel primo strato di cute. La
superficie aria-cute è un luogo in cui non sussiste EPC. La radiazione primaria ha un
andamento decrescente nella cute, di tipo esponenziale; la radiazione secondaria (fotoni
diffusi ed elettroni) ha andamento dapprima crescente in profondità, con raggiungimento
d'un valore massimo, e da qui in poi l’andamento è decrescente di tipo esponenziale
complesso. E’ utile analizzare l’andamento della dose ceduta dai fotoni alla cute, la cui
sezione è mostrata in figura.

Andamento della dose nella cute, a seconda dell’energia dei fotoni incidenti.

Cap. 2 irradiazione ed effetti 3


Legenda: (a) epidermide; (b) derma; (c) strato corneo; (d) strato germinativo; (e) peli; (f) ghiandole sebacee;
(g) ghiandole sudoripare; (1) raggi X da 200 keV (energia massima); (2) raggi γ del Co-60; (3) raggi γ da 8
MeV.
La dose massima Dmax ceduta alla cute si sposta a profondità maggiori al crescere
dell’energia Eγ dei fotoni incidenti, perché l'equilibrio elettronico si raggiunge con spessori
sempre maggiori di tessuto. A 1 MeV la dose massima si colloca al di sotto dello strato
germinativo della cute, a 2 MeV è sotto circa 1 cm. Per cui i fotoni con energie al di sopra
di 1 MeV risparmiano la cute dagli effetti biologici, pur dando dosi elevate nel profondo; il
fatto viene ampiamente utilizzato in terapia radiologica.
Neutroni
 Neutroni veloci
Per neutroni con energie tra 10 keV e 10 MeV l'interazione più importante nei tessuti
corporei è la diffusione elastica (quella anelastica è importante sopra i 10 MeV ). Essa
avviene prevalentemente con nuclei di idrogeno.
La dose assorbita è dovuta alle ionizzazioni prodotte dai nuclei di idrogeno diffusi
elasticamente su tragitti brevi (protoni di rinculo), pertanto vi è una forte densità lineare
di ionizzazione, e quindi un fattore di qualità Q elevato (LET elevato). Il concetto di SEV
può essere usato anche con i neutroni veloci, intendendo per SEV lo spessore oltre il
quale è dimezzata l’intensità di dose.
In acqua neutroni da 10 MeV hanno un SEV  14cm , neutroni da 1 MeV, invece,
hanno un SEV  3cm .
 Neutroni di fissione
Hanno distribuzione spettrale continua con massimo attorno a 1 MeV. La valutazione
della penetrazione dei neutroni è resa complicata in quanto la capacità di penetrazione
varia con la loro energia. In acqua presentano un SEV  7cm .
 Neutroni lenti
Per neutroni con energie minori di 0,5 eV la gran parte della dose deriva da processi
di cattura neutronica. Le principali interazioni di assorbimento sono:
H (n,  ) D 14
N (n, p)14 C
dove la prima reazione è in genere più frequente della seconda. Nella cattura su
idrogeno si libera un fotone con energia di 2,2 MeV, fortemente penetrante. Nella
cattura su azoto viene emesso un protone con energia di 0,6 MeV, che cede localmente
la sua energia, con alta densità di ionizzazione. In acqua i neutroni termici (nth) hanno
SEV di alcuni cm.

Profondità di alcuni organi e tessuti


Cute
La superficie esterna della cute è formata di cellule morte che costituiscono lo strato
corneo, insensibile alle radiazioni. Al di sotto dello strato corneo sono presenti altri strati di
cellule in evoluzione cornea, in parte viventi ed in continua riproduzione(mitosi). Tale strato
di cellule è detto strato germinativo, particolarmente sensibile alle radiazioni. Al di sotto vi
è il derma, dove si trovano le ghiandole sebacee, le ghiandole sudoripare e i bulbi piliferi.
Lo spessore dello strato corneo, che è quello più esterno della cute, è variabile da punto a
punto del nostro corpo; pertanto la profondità dello strato germinativo varia allo stesso
modo. Questa è mediamente di 50-100 μm (e in termini di spessore massico 5-10
mg/cm2). In corrispondenza del polpastrello raggiunge 300-500 μm (30-50 mg/cm2). In
radioprotezione normalmente si assume che lo strato germinativo si trovi a 70 μm di
profondità rispetto alla superficie esterna della cute.
Mucosa

Cap. 2 irradiazione ed effetti 4


Una mucosa direttamente esposta alle radiazioni è la mucosa congiuntivale degli occhi.
Mucose collocate in profondità sono quelle dell’albero respiratorio e dell’apparato gastro-
intestinale. La mucosa della cavità buccale(orale) è ad una profondità di circa 1  4cm
rispetto alla cute del volto e del collo; la mucosa faringea si trova a circa 4  8cm di
profondità; la mucosa dell’intestino tenue si trova a circa 3  15cm di profondità rispetto alla
cute dell’addome e del dorso.
Nelle mucose ci sono cellule in continua mitosi (come lo strato germinativo della cute),
che sono molto sensibili all'azione biologica delle radiazioni.
Cristallino
La superficie anteriore della lente cristallina dell’occhio è a 3 mm di profondità; il suo
diametro antero-posteriore è di  4 mm.
Midollo osseo emopoietico
Il midollo osseo emopoietico rappresenta la regione del nostro organismo nella quale si
generano le cellule del sangue. Nell'adulto il 15% si trova nelle vertebre cervicali e nella
teca cranica; il 45% nelle vertebre toraciche e lombari, nelle coste, nello sterno, nelle
scapole e nella clavicola; il 40% nelle vertebre sacrali, nel bacino e nella testa dei femori.
Nella teca cranica il midollo osseo si trova a circa 1 cm di profondità, quello presente nel
corpo e nelle vertebre lombari a circa 7-8 cm di profondità, per cui si può dire che
mediamente il midollo osseo emopoietico si colloca a circa 4-5 cm di profondità dal
rivestimento cutaneo. E’ importante notare che nel bambino esso è presente all'interno di
molte ossa nelle quali non è più poi presente nell'adulto.
Gonadi e utero gravido
Le gonadi femminili (ovaie) si trovano a circa 5cm dalla superficie del basso addome.
L’utero gravido(ovvero contenente l’embrione e successivamente il feto) si trova a circa
5cm dalla superficie del basso addome.
Le gonadi maschili (testicoli) hanno la superficie esterna a 0,5-1 cm di profondità e la
zona centrale a 2,5 cm di profondità.

Modalità di irradiazione esterna


Nei casi di irradiazione esterna occorre tener conto di alcuni fattori determinanti:
 la presenza di una o più sorgenti;
 la geometria di tali sorgenti: puntiformi o estese;
 la posizione e la distanza reciproca tra sorgente e soggetto irradiato.
Possibili sorgenti
L’irradiazione esterna comprende l’irradiazione da macchine radiogene (apparecchi per
raggi X e acceleratori di particelle), l’irradiazione da sorgenti e materiali radioattivi,
l’irradiazione da centrali nucleari, da rifiuti radioattivi, da nubi radioattive. Le seguenti
tabelle riportano le principali informazioni su alcune macchine radiogene (soprattutto
utilizzate in campo medico) e su alcuni tra i principali radionuclidi causa di irraggiamento
esterno.
Apparecchio ddp Generatore
Roentgen diagnostica 40-130 kV tubo a raggi X
Plesioterapia 40-70 kV tubo a raggi X
Roentgen terapia 125-200 kV tubo a raggi X
Terapia con alte 5-50 MeV (Eγ acceleratore lineare; betatrone; macchine
energie max) varie

( Rm
2
Nuclide T 1
2 Eγ hCi
)

Cap. 2 irradiazione ed effetti 5


Ra-226 e disc. 1620 anni da 0.05 a 2.4 MeV 0,825
Ir-192 74 giorni da 0.3 a 0.6 MeV 0,48
Co-60 5,2 anni 1,1731 e 1.332 MeV 1,30
Cs-137 30 anni 0,662 MeV 0,32
Può essere utile fare qualche accenno ai principali trattamenti radioterapici utilizzati
nella cura dei tumori.
 Plesioterapia (terapia superficiale): trattamento radioterapico utilizzato per la terapia dei
tumori della pelle (5/10 sedute a giorni alterni, brevi e indolori). Guarigione in 20/30
giorni. Si utilizza soltanto se il rischio dell’intervento chirurgico è molto elevato per il
paziente. Rappresenta una variante della Roentgen-terapia.
 Roentgen-terapia (terapia semiprofonda): viene adoperata per la cura di lesioni
sottocutanee e per la cura dell’artrosi.
 Brachiterapia: viene utilizzata per il trattamento di lesioni tumorali in particolari sedi
anatomiche, come il cavo orale, l'utero, il retto, ecc.. Possono essere usate sorgenti
sigillate di piccole dimensioni introdotte nelle diverse cavità: aghi/fili di 192Ir usati
dall’esterno con apposite pinze, oppure aghi/fili di 137Cs utilizzati con un opportuno
comando a distanza.
Dalle precedenti tabelle si può notare l’ampio intervallo di energie che si riscontra nelle
apparecchiature di tipo medico. Un ulteriore parametro da prendere in considerazione è il
rateo di esposizione che si ottiene da un apparecchio a raggi X. La seguente figura
rappresenta il rateo di esposizione a distanza 1 m dal “fuoco” (punto del materiale dove
impatta il pennello elettronico) del tubo a raggi X, quando questo opera con una corrente
pari a 1 mA (cioè l’erogazione normalizzata).

Rateo di esposizione di un generatore a raggi X, funzionante a 1 mA di corrente, alla distanza di 1 m, in


funzione della ddp (costante) applicata, per diverse filtrazioni del fascio (1 e 3 mm di Al, 0.5 e 2 mm di Cu).
Si rammenti sempre che gli effetti delle radiazioni ionizzanti sull’organismo vivente non
sono misurati dall’energia trasportata dal fascio di radiazioni a cui esso è esposto. Gli

Cap. 2 irradiazione ed effetti 6


effetti biologici sono funzione dell’energia che viene depositata (ovvero della dose
assorbita) nella materia vivente dell’organismo intero o in suo organo o tessuto, in
conseguenza dei fenomeni di ionizzazione e di eccitazione che avvengono nei costituenti
atomici e molecolari.
Possibili geometrie
Nello studio dell’irraggiamento esterno ha grande importanza la geometria
dell’irradiazione, ovvero l’assetto spaziale della sorgente e del campo di radiazione stesso.
Si distinguono situazioni con:
 sorgente puntiforme isotropa: per la quale vale la legge della riduzione del rateo di
esposizione in funzione dell’inverso del quadrato della distanza tra sorgente e oggetto
1
(ovvero X  2 );
r
 sorgente estesa: il rateo d'esposizione decresce con la distanza secondo una funzione
da calcolare caso per caso;
 sorgente piana di estensione illimitata: ad esempio una sorgente costituita da un terreno
contaminato;
 sommersione: ad esempio in atmosfera contaminata (cosiddetta geometria 2
dell'irradiazione);
 irraggiamento al suolo da nube radioattiva sovrastante: questo in genere dipende dalla
forma, dall’estensione, dallo spessore e dal tempo di passaggio della nube;
 irraggiamento entro un’abitazione o miniera: in questo caso sono presenti pareti
irraggianti (cosiddetta geometria 4π dell’irradiazione).
In molte situazioni è importante anche distinguere tra condizioni di:
 Cattiva geometria: in tale situazione è presente un fascio largo, non collimato, con la
presenza di corpi e schermi diffondenti lungo il suo percorso che costituiscono
sorgenti di radiazione secondaria per il soggetto irradiato (si ricordi che la radiazione
primaria proviene dalla sorgente considerata); tale condizione è schematizzata nella
parte alta della seguente figura.
 Buona geometria: in tale situazione è presente un fascio stretto di radiazioni, ben
collimato, e giunge al corpo la sola radiazione primaria della sorgente, senza
apprezzabile contributo di radiazione secondaria (vedi parte bassa della seguente
figura).

Cap. 2 irradiazione ed effetti 7


Condizioni di “cattiva” e di
“buona” geometria di
irraggiamento.

Dosimetria esterna
Nell'irradiazione esterna, la dosimetria si basa preferibilmente sulla determinazione del
valore di grandezze di dose mediante strumenti collocati nel luogo ove si pensa che possa
trovarsi l'organismo o il tessuto irradiato. L’obiettivo principale è la valutazione dell’energia
assorbita per unità di massa, nei vari luoghi dell’organismo irradiato durante l’intera
irradiazione (dose specifica o più propriamente dose assorbita). Di un'irradiazione è
importante anche conoscere il rateo o intensità di dose.
Stime di dose esterna
La dosimetria esterna si basa sulla determinazione strumentale delle grandezze di
dose. Tuttavia ciò non è sempre possibile. In alcune situazioni, soprattutto con neutroni e
particelle β, si determinano i valori del rateo di fluenza di particelle (φ), e avendo
informazioni sull'energia delle particelle stesse è possibile utilizzare tabelle e grafici di
conversione per avere stime della dose assorbita dalla cute o organi nel luogo della
misura.

Cap. 2 irradiazione ed effetti 8


Fattori di conversione del rateo di fluenza di neutroni in rateo di equivalente di dose.
Il grafico fornisce i fattori di conversione del rateo di fluenza di neutroni in rateo di dose
equivalente.
In altre situazioni, come nel caso dei fotoni, in genere si effettuano misure di
esposizione (o meglio di kerma in aria) nel punto d'interesse. Se si conoscono informazioni
precise sull’energia dei fotoni, con l'aiuto di tabelle e grafici si stima
 La dose assorbita nella cute posta nello stesso luogo ove viene effettuata la misura;
 La dose assorbita in organi e tessuti posti nello stesso luogo ove viene effettuata la
misura.
In altri casi si misura la dose assorbita in un materiale diverso dalla materia vivente, in
un dato punto di un fascio di radiazioni. Note l’energia dei fotoni e la composizione
elementare del materiale, è possibile risalire alla dose assorbita dalla cute o dagli organi
che fossero posti nello stesso luogo ove è stata effettuata la misura.
In pochissimi casi si riesce a pervenire direttamente ad una misura di dose equivalente.
In genere viene determina la dose assorbita, quindi, con le informazioni sulla radiazione in
gioco, è possibile scegliere il fattore di qualità Q appropriato ad esprimere la dose
assorbita come dose equivalente (espressa in Sv).
L'obiettivo di ogni operazione dosimetrica è quello di apprezzare la dose equivalente e
confrontarla con il valore limite di dose equivalente che può essere ricevuta in base agli
standard di protezione fissati, onde verificare il rispetto del limite stesso.
Per normalizzare le operazioni di stima delle dosi da irradiazione esterna l’ICPR e
l’ICRU hanno in passato stabilito quali sono le stime mediante le quali verificare la
conformità di una data situazione con i canoni radioprotezionistici. Pertanto sono stati
definiti due indici:
 Indice di equivalente di dose superficiale in un punto: equivalente di dose massimo
che si trova nella calotta sferica tra le profondità di 0,07 mm e 1 cm entro una sfera di
30 cm di diametro centrata su quel punto e composta di materiale equivalente al
tessuto molle.
 Indice di equivalente di dose profondo in un punto: equivalente di dose massimo che
si trova ad una profondità maggiore di 1 cm entro la sfera di cui sopra.

Cap. 2 irradiazione ed effetti 9


Nel caso di raggi-beta, di elettroni, di fotoni fino a 4 MeV le dosi assorbite a 0,07mm e a
1cm di profondità rappresentano abbastanza bene gli indici suddetti, garantiscono il
controllo della dose allo strato germinativo della cute, ai tessuti e organi profondi e, salvo
casi particolari, anche al cristallino. Pertanto mediante due sole stime a due differenti
profondità si realizza il controllo operativo dell’irradiazione esterna(vedi figura).

Punti di misura per la stima dell’irradiazione esterna (beta, elettroni, fotoni fino a 4 MeV). Nel punto A si
misura l’equivalente di dose superficiale; nel punto B si misura l’equivalente di dose profondo.

Il rapporto ICRU n°39


Nel rapporto ICRU n°39 (1985) questi indici, di uso disagevole e insoddisfacenti dal
punto di vista definitorio e concettuale, sono stati accantonati in favore di nuove grandezze
operative per la stima di dosi esterne. Il rapporto fornisce anzitutto alcune particolari
definizioni utili.
 Viene definita sfera ICRU una sfera costituita da materiale solido tessuto equivalente
g
avente densità   1 3 e composizione in peso:
cm
76,2% di ossigeno (O)
11,1% di carbonio (C)
10,1% di idrogeno (H)
2,6% di azoto (N)
con diametro di 30 cm, la quale viene utilizzata come fantoccio per simulare il corpo
umano.
 Si chiamano radiazioni fortemente penetranti quelle radiazioni per cui l'equivalente di
dose ricevuto da una piccola area dello strato sensibile della cute è almeno 10 volte
minore dell'equivalente di dose efficace (vedi oltre per la definizione) per un campo
uniforme e unidirezionale.
Definizione di dose efficace
La necessità di introdurre questa nuova grandezza deriva dalla considerazione che, nel
caso in cui una determinata dose equivalente venga assorbita da uno specifico organo, il

Cap. 2 irradiazione ed effetti 10


rischio a cui è soggetto un individuo è ragionevolmente inferiore rispetto al rischio che
correrebbe se la stessa dose equivalente venisse assorbita dal corpo intero. Un esempio è
costituito dalla contaminazione interna con isotopi radioattivi dello iodio; in questo caso
l’organismo metabolizza l’elemento concentrandolo nella tiroide, che riceve la quasi totalità
della dose. La dose efficace viene quindi valutata moltiplicando la dose equivalente a cui
è soggetto il singolo organo per un fattore di ponderazione, inferiore all’unità, determinato
in base a considerazioni sul rischio radiologico derivante da un irraggiamento dei singoli
organi. Tornando all’esempio dello iodio, la dose efficace E sarà data da H  0,03 , dove H
è la dose equivalente assorbita dalla tiroide e 0,03 è il fattore di peso attribuito all’organo.
L’ICRP ha introdotto, per una certa quantità di organi ritenuti i più radiosensibili o i più
suscettibili di concentrazione di un determinato radionuclide, i rispettivi fattori di
ponderazione. La somma dei fattori di ponderazione deve essere uguale ad 1.
Ulteriori importanti definizioni sono:

 Campo espanso: un campo di radiazioni avente per


tutto il volume d'interesse la stessa fluenza di
particelle, lo stesso spettro di energie e la stessa
distribuzione angolare del campo effettivamente
presente nel punto di riferimento (vedi figura a
lato).

 Campo allineato ed espanso: un campo di


radiazioni avente per tutto il volume di interesse la
stessa fluenza di particelle, lo stesso spettro di
energie del campo effettivamente presente nel
punto di riferimento, ma non la stessa distribuzione
angolare che viene assunta unidirezionale (vedi
figura a lato).

Il rapporto ICRU fa una netta separazione tra:


 MISURE NELL'AMBIENTE (di lavoro o esterno - monitori);
 MISURE SULLE PERSONE (dosimetri)
Lo scopo è fissare grandezze misurabili (operative) per entrambi i casi, in termini di
equivalente di dose per una persona che venga a trovarsi nell'ambiente considerato
oppure per una persona sul cui corpo si esegua la misura.

Rilevamenti ambientali

Cap. 2 irradiazione ed effetti 11


*
Equivalente di dose ambientale H (d)
Equivalente di dose che sarebbe prodotto dal
corrispondente campo di radiazioni allineato ed espanso
alla profondità d della sfera ICRU lungo il raggio opposto
alla direzione del campo allineato. L’ICRU raccomanda di
usare d =10mm quindi H*(d)=H*(10). Tale definizione è
valida per radiazioni fortemente penetranti, ovvero fotoni
con energie superiori a 200 keV.

Si noti che il campo allineato ed espanso cambia rispetto a quello reale solo perché
unidirezionale, inoltre la definizione non richiede la presenza della sfera ICRU durante la
misura, né spazio sufficiente per essa, richiede solo di far riferimento alla dose che
esisterebbe nella sfera piazzata nel punto di interesse.

Equivalente di dose direzionale H (d , )


1

Equivalente di dose prodotto dal corrispondente campo


di radiazione espanso ad una profondità d della sfera
ICRU, lungo il raggio in direzione specificata, Ω (vedi
figura pag. precedente). ICRU raccomanda d = 0,07
mm quindi H1(d,Ω)=H1(0.07,Ω). In un campo
unidirezionale, la direzione viene specificata
dall’angolo α, tra il raggio opposto al campo incidente e
la direzione specifica presa in considerazione. Tale
definizione vale per radiazioni debolmente penetranti.

La grandezza dosimetrica realmente misurabile è comunque rappresentata dal kerma in


aria. Pertanto sono stati valutati, con sistemi numerici basati su codice Montecarlo, i fattori
di conversione in Sv/Gy necessari, sotto determinate condizioni sperimentali, per passare
da kerma in aria ad equivalente di dose ambientale (ciò viene fatto anche per rilevamenti
personali - vedi oltre).
La calibrazione o taratura degli strumenti per la stima di tali nuove grandezze operative
di ambiente può essere effettuata:
 per i fotoni a partire da campioni primari o secondari di grandezze dosimetriche
classiche (esposizione X, kerma in aria Ka, dose assorbita in aria Da e in acqua DH O, 2

H * (10)
fluenza Φ e spettro di energia) utilizzando appropriati fattori di conversione
Ka
al variare dell’energia, disponibili in tabelle o grafici;
 per gli elettroni, a partire dalla dose assorbita in H 2O ;
H * (10)
 per i neutroni, a partire dalla fluenza di particelle, con i fattori di conversione

al variare dell’energia.
In ciascuno dei precedenti casi si utilizzano appropriati fattori di conversione, i cui grafici
in funzione dell’energia sono riportati di seguito.

Cap. 2 irradiazione ed effetti 12


Cap. 2 irradiazione ed effetti 13
Di seguito sono tabulati i fattori di conversione per radiazione fotonica relativa ad alcuni
radionuclidi.

Rilevamenti personali
Si definiscono
 Equivalente di dose personale Hp(d ) (penetrante): equivalente di dose in un punto
nel tessuto molle ad una profondità d, appropriata per le radiazioni fortemente
penetranti. ICRU raccomanda d = 10mm quindi Hp(d ) = Hp(10) .
 Equivalente di dose personale Hp(d ) (superficiale): equivalente di dose nei tessuti
molli nello strato sensibile della cute non coperta da indumenti, al di sotto di un sottile
spessore d, appropriato alle radiazioni debolmente penetranti. L’ICRU raccomanda di
usare d = 0.07 mm, quindi HP(d) = HP(0.07).
Dalle precedenti definizioni è ora possibile dire che la radiazione è fortemente
penetrante se
Hp(10)
 10
Hp(0,07)
Per quanto riguarda l’uso operativo dell’equivalente di dose personale intervengono
alcuni problemi di utilizzo. Infatti nella sua definizione non viene identificato nessun punto
di misura. È una multy-value-quantity perché può assumere molti valori per lo stesso
individuo e per lo stesso fascio di radiazione. Non è misurabile perché non è definita in
modo operativo e perché, come le grandezze protezionistiche, è definita nel corpo umano.
Per definire, quindi, una single-value-quantity occorre specificare il particolare fantoccio
utilizzato e determinare il punto preciso in cui effettuare la determinazione. Una possibile
scelta sarebbe la Sfera ICRU, tuttavia essa è difficilmente realizzabile e presenta delle
limitazioni nell’effettuazione delle tarature. Pertanto la norma ISO-4037(parte terza)
prevede l’impiego di alcuni particolari fantocci.
 ISO Rod Phantom: cilindro pieno (diametro  19mm, lunghezza 300mm), impiegato
per dosimetria alle dita e per tarature in termini di Hp(0.07).

Cap. 2 irradiazione ed effetti 14


 ISO Pillar Phantom: cilindro cavo contenente acqua (diametro  73mm, lunghezza
300mm, spessore delle pareti di 2.5mm), impiegato per dosimetria a polsi e caviglie e
per tarature in termini di Hp(0.07).
 ISO Water Slab Phantom: parallelepipedo cavo dalle dimensioni di 300x300x150
mm3, contenente acqua con parete frontale di 2.5mm e le restanti parti di 10mm,
fatto di PMMA (poli-metil-metacrilato), impiegato per dosimetria a corpo intero e per
tarature in termini di Hp(10).
 ISO Solid Slab Phantom: parallelepipedo dalle dimensioni di 300x300x150 mm3,
impiegato per dosimetria a corpo intero e per tarature in termini di Hp(10) e con
energia superiore a 662keV (Cs-137).

Cap. 2 irradiazione ed effetti 15


La seguente tabella riepiloga brevemente i concetti sviluppati in questi ultimi paragrafi.

Hp(10) dà una stima della dose efficace, Hp(0.07) approssima la dose alla pelle, che
interessa soprattutto la dosimetria delle estremità. Per tali fantocci vengono tabulati i fattori
Hp(10) Hp(10)
di conversione e , rispettivamente per fotoni e neutroni in funzione
K 
dell'energia per radiazione incidente frontalmente. Ovviamente le differenze con i valori
H * (10) H * (10)
e sono modeste. Inoltre in letteratura sono presenti grafici del rapporto
X 
E
(dove E rappresenta la dose efficace) per i due tipi di radiazione in funzione
Hp(10)
dell'energia. Per i neutroni la stima dell'equivalente di dose efficace (E) effettuata
utilizzando Hp(10) può risultare in eccesso di un fattore 2-3 per irraggiamenti del tronco
antero - posteriore e per energia piuttosto bassa (  100Kev) . Gli stessi strumenti
sottostimano di un fattore 3-4 l'equivalente di dose efficace per irraggiamento laterale.
Confronto con i limiti di dose
In genere se la dose a 0,07 mm è minore del limite per la cute e la dose a 10 mm è
minore del limite stabilito per l'equivalente di dose efficace, sono automaticamente
soddisfatti tutti i limiti di dose raccomandati. In qualche caso ciò può non avvenire a causa
del superamento del limite per il cristallino degli occhi. In questi casi bisognerà misurare
anche Hp(3) (profondità 3mm).
Taratura
La calibrazione o taratura degli strumenti per la stima delle nuove grandezze operative
individuali viene eseguita in condizioni semplificate convenzionali, alla profondità di 10 e
0,07 mm, in un appropriato fantoccio ( come quelli visti precedentemente) a partire da
campioni primari o secondari di grandezze dosimetriche classiche e note (kerma, fluenza).
Esistono tabelle dei fattori di conversione con le 4 grandezze operative di dose esterna

Cap. 2 irradiazione ed effetti 16


(due ambientali e due personali) introdotte da ICRU. Pertanto la sorveglianza dosimetrica
d'area e sui lavoratori viene assicurata mediante una coppia di misure ambientali ed una
coppia di misure personali.

Tuttavia rimangono delle difficoltà di collegamento (forniti i grafici per condizioni di


irraggiamento specifico) tra le nuove grandezze e l'equivalente di dose efficace, nelle
molteplici condizioni d'irradiazione e permangono alcuni problemi di calibrazione, specie
per quanto riguarda la strumentazione destinata ai rilevamenti individuali (ad esempio
l'irradiazione postero-anteriore, che è diversa dall'antero-posteriore).

Cap. 2 irradiazione ed effetti 17


Irraggiamento esterno di un’intera popolazione
Nel caso in cui l'esposizione coinvolga una popolazione intera, si stima il detrimento
sanitario ricorrendo ad una grandezza chiamata EQUIVALENTE DI DOSE COLLETTIVO, S:
S   H i Pi
i

in cui H i è l'equivalente di dose pro capite (valore medio) nel corpo intero o in un organo
specificato, dei membri Pi del sottogruppo i della popolazione esposta.
Più in generale l'equivalente di dose collettivo SK, dovuto a una data attività umana o a
una data sorgente di radiazioni K, è definito dall'espressione:

SK   H P(H)dH
0

in cui P(H)dH è il numero di individui che ricevono un equivalente di dose al corpo intero o
organo specificato nell'intervallo tra H e (H+dH).
Non è necessario valutare accuratamente i contributi all'integrale di piccoli valori di H,
purché una stima cautelativa mostri che essi non aggiungono, tutti insieme, una quantità
significativa all'integrale totale.
Se esiste o si può ipotizzare una relazione di proporzionalità tra H e le probabilità di
danni sanitari e se la gravità del singolo danno è indipendente da H (caso del tumore)
allora il detrimento sanitario è proporzionale all'equivalente di dose collettivo SK. Pertanto
la stima della dose collettiva, in questo quadro, può esprimere il detrimento sanitario nella
popolazione interessata (ad esempio stima dell'aumento di incidenza dei tumori).
 relazione lineare dose/prob. danno TEORIA LINEARE SENZA SOGLIA (TLSS)
  LINEAR NO THRESHOLD (LNT)
 danno indipendente da H Danno collettivo (detrimento sanitario)  SK

Tipi di irradiazione esterna per la popolazione


 Radiazione cosmica: i raggi cosmici interagiscono nell'atmosfera producendo particelle
n
ionizzanti e γ (cosmici secondari). Una parte è costituita da neutroni (20 2 ) s.l.m. . I
m s
cosmici sono costanti nel tempo a livello del mare, ma risentono della latitudine
geomagnetica e crescono con l'altitudine. Sul livello del mare, alla nostra latitudine, è
0,3 mSv/anno e raddoppia a 1500 m di altitudine. La media dei valori di dose da raggi
cosmici è di 0.35 mSv/anno.
 Approfondimento: la radiazione cosmica
Radiazione cosmica primaria
Vento solare e eruzioni. Il plasma che abbandona il sole è costituito essenzialmente da protoni
e elettroni, in misura minore nuclei pesanti e fotoni.
La componente principale è la radiazione galattica (eruzione di supernove). La sua
composizione è:
85% protoni
12,5 % particelle α
1,5% nuclei pesanti
1% elettroni.
Il flusso di particelle è molto più alto ai poli magnetici che non all’equatore a causa della
deflessione delle particelle cariche da parte del campo magnetico terrestre. Per esempio il
flusso di protoni per angolo solido è:
prot.
  0,23 2 ai poli
cm  s  sr
prot.
  0,02 2 all’equatore
cm  s  sr
Radiazione cosmica secondaria

Cap. 2 irradiazione ed effetti 18


Ioni elio e ioni pesanti nelle collisioni decadono in singoli nucleoni. Dalla loro interazione si
formano e  , e  , h che formano la componente debole della radiazione secondaria. Si forma
anche una componente dura, costituita da  , n,  , . Le particelle cariche pesanti o poco
energetiche sono assorbite dall'atmosfera, quindi sulla superficie terrestre arrivano  , n, con
flusso totale    10  2 particelle .
cm 2  s  sr
Sul livello del mare 
La dose totale da raggi cosmici è pari a 
0,3mSv / anno

1500 m  0,6mSv / anno
Su un aereo alla quota di 10000 m è pari a 3  Sv
~ 100 (87) volte il valore sul livello del mare
h
I raggi cosmici forniscono una intensità di dose equivalente costante nel tempo, ma risentono
della latitudine e della quota
Per quanto riguarda i neutroni, questi danno luogo a reazioni nucleari con N, O, Ar atmosferici.
Fondo di neutroni al CeSNEF:
n
2  10 3  20 n m 2 s
s  cm 2
 Radiazione terrestre: nel suolo ed in alcune rocce sono presenti i radionuclidi naturali U-
238, Th-232 e figli, K-40 (NORM - naturally occuring radioactive material ). Le loro
attività variano in funzione del luogo, per esempio l’equivalente di dose (al corpo intero,
all’aperto) è di 0,09 mSv/anno ad Aosta, 2 mSv/anno a Viterbo; la media nazionale è di
0,56 mSv/anno.
 Sorgenti naturali modificate da tecnologia (TENORM - tecnology enriched naturally
occuring radioactive material): Le strutture murarie contengono radionuclidi naturali e
danno luogo ad irradiazione esterna a coloro che vi abitano, ma d'altro canto
schermano i cosmici e i radionuclidi nel suolo. In genere all’interno delle case vi è un
aumento del 20-30% del rateo di dose che si avrebbe all'aperto. In Italia i materiali
"peggiori" sono granito e tufo per le concentrazioni di Th-232, Ra-226 e K-40.
Un sottoprodotto dei fertilizzanti fosfatici è il gesso fosfatico (può essere usato nel
cartongesso) che contiene Ra-226 (l'uranio rimane nei fosfati usati come fertilizzanti).
Anche le ceneri di carbone fossile contengono Ra-226 (possono essere usate per
produrre cemento).
 Prodotti di consumo Gli orologi al Ra-226 (1μCi) portati 16 ore al giorno forniscono circa
40 μSv/anno alle gonadi. Altri prodotti di uso quotidiano che danno dose da irradiazione
esterna sono: lenti ottiche alle terre rare, reticelle per lampade a gas, elettrodi per
saldature, parafulmini, rivelatori di fumo.
 Fall out da bombe atomiche: le bombe atomiche esplose in atmosfera tra gli anni 1950
e 1962 hanno dato luogo a ricadute (fallout), radioattive sull’intero pianeta. Ancora oggi
essa è una lievissima sorgente di irradiazione esterna. Tuttavia nel tempo ciò che
permane è praticamente solo il Cs-137 (poiché ha un tempo di dimezzamento di 30
anni).
 Impianti nucleari: l’irraggiamento esterno per la popolazione deriva sostanzialmente dal
Kr-85 in aria. Si tratta di piccole dosi alla cute (circa 10-200 μSv/anno) per chi abita
nelle vicinanze.
 Sorgenti di impiego medico: le dosi da sorgenti di uso medico sono caratterizzate da
alto rateo di dose e da irradiazioni limitate a parti dell’organismo. Vengono in genere
assorbite dosi locali da 0,01 a 50 mGy.
In Italia si stima che la dose media annuale pro capite da radiologia diagnostica con
raggi X sia 0,8 mSv al midollo osseo emopoietico (il midollo osseo emopoietico si trova
in massima parte nel tronco corporeo, pertanto la dose al midollo è, nella sostanza,
dose al corpo intero) e di circa 0.5 mSv alle gonadi. In radiologia terapeutica vengono
somministrate all’organo dosi fino a 50-70 Gy.

Cap. 2 irradiazione ed effetti 19


 Sorgenti sui luoghi di lavoro: Tali sorgenti producono irradiazione esterna per i lavoratori
addetti. Oltre la metà dei lavoratori esposti non prende più di 1/10 del limite di dose
ammesso.
Riassumendo, nella seguente tabella è riportato il sommario delle dosi medie pro-capite in
Italia da sorgenti di irradiazione esterna. Da essa si nota che l’equivalente di dose efficace
annuo da irradiazione esterna è in totale 1.8 mSv al corpo intero, pro-capite.

Sommario delle dosi medie pro-capite, in Italia, da sorgenti da irradiazione esterna

Cap. 2 irradiazione ed effetti 20


L’IRRADIAZIONE INTERNA
E’ molto importante per l’uomo proteggersi dalle radiazioni che provengono da sorgenti
interne al nostro organismo, a seguito di introduzione di radionuclidi. Queste radiazioni
danneggiano i tessuti del corpo depositandovi energia (dose). Ogni radionuclide ha una
sua genesi e presenta proprie caratteristiche; sarà necessario, quindi, conoscere per
ciascuno di essi le caratteristiche chimiche ed avere informazioni sul loro comportamento
metabolico nell’organismo.
I principali dati ed informazioni di rilievo per i nuclidi di interesse radioprotezionistico
sono:
 Genesi (origine o formazione)  forma chimica
 Resa di fissione (fission yield)
Tipo di decadimento

 Schema di decadimento Radiazioni emesse
T 1 fisico
 2
 Attività specifica
 Rateo di esposizione a 1m (Γ)
 Chimica dell'elemento di appartenenza
 Stato fisico a temperatura ambiente e a temperatura di processo
 Volatilità
 Eventuali composti organici e inorganici
 Destino nell'ambiente inorganico e organico

ingestione
inalazione
 Vie d'introduzione nell'organismo umano  assorbimento cutaneo

ferite

(attivazione)
 Metabolismo
 Tempo di dimezzamento effettivo
 Radio tossicità
 Lavorazioni e occasione di liberazione e di contaminazione

Tempo di dimezzamento nell’organismo


L’obiettivo di questa appendice è la valutazione del tempo di dimezzamento T1/2 di un
radionuclide incorporato. Innanzitutto diamone la definizione corretta: il tempo di
dimezzamento di un radionuclide è il tempo necessario affinché la sua attività sia pari alla
metà del valore iniziale (quello assunto all’istante t = 0, in cui inizia la nostra
osservazione). La legge di attenuazione dell’ attività è di tipo esponenziale:
A(t)=A0exp(-λt)
dove A(t) è l’attività del nuclide considerato, A0 l’attività all’istante iniziale, λ la costante di
decadimento del nuclide. Rispetto alla definizione, allora il tempo di dimezzamento sarà:
A
 A e  T 2
1

2
semplificando A, e applicando il logaritmo naturale ad entrambi i membri si ha:
ln 12  T 1
2

Cap. 2 irradiazione ed effetti 21


ovvero
ln2
T1/2 
λ
Ogni radionuclide presenta un suo regolare decadimento fisico, dovuto a diversi
processi quantistici, la cui costante di decadimento caratteristica viene indicata con λfis.
Tuttavia, quando questo si trova all’interno dell’organismo, accanto al normale
decadimento fisico si aggiunge un decadimento biologico, caratteristico dell’organo in cui
tale nuclide prevalentemente si concentra, la cui costante di tempo caratteristica viene
indicata con λbio. Il tempo di dimezzamento biologico Tbio viene definito come l’intervallo di
tempo in cui un numero iniziale di molecole o ioni nel compartimento è ridotto a metà.
Pertanto l’effettivo decadimento corporeo del radionuclide considerato è dato dall’azione
combinata di quello fisico e di quello biologico. Infatti la costante di decadimento totale è
data dalla somma di quella fisica e di quella biologica(ma attenzione non è, ovviamente,
così anche per il tempo di dimezzamento), ovvero:
A(t) = A0[exp(-λfist)][exp(-λbiot)] = A0exp[-(λfis+λbio)t]
cioè:
λtot =λfis+λbio
e il tempo di dimezzamento totale sarà:
ln2 ln2 ln2 1 T 12fis  T 12bio
T 12   T 1 2 eff    
λtot λ fis  λ bio ln2 ln2 1 1 T 12fis  T 12bio
 
T 12 fis T 1 2bio T 12fis T 12 bio
e pertanto avremo
T1/2fis  T1/2bio
T1/2 eff =
T1/2fis  T1/2bio

Classificazione dei nuclidi


I radionuclidi d’interesse per la radioprotezione da irradiazione interna possono essere
suddivisi in quattro gruppi principali, a seconda della loro origine e natura: prodotti di
fissione, prodotti di attivazione neutronica, sostanze radioattive naturali, materiali fissili e
nuclidi transuranici.
Prodotti di fissione
 Tritio (H-3)
Decadimento: beta
Tempo di dimezzamento fisico: T1  12 anni
2

Energia: E maxβ  18,6 KeV


I beta emessi hanno un percorso massimo pari ad uno spessore massico
Rmax  0,6 mg / cm 2 ;
Ci
Attività specifica As  9.600
g
3
1 grammo di H2 è 1/6 di mole
22
1 mole = ~ 22 litri  1 g = litri ~ 3,7 litri a cui corrispondono 9600 Ci
6
Si forma nelle “triplette”(fissione ternaria), con una frequenza di 1 4 fissioni.
10

Cap. 2 irradiazione ed effetti 22


Si forma anche nella interazione dei neutroni con il litio (presente come impurità nella
grafite) e il deuterio.
Importante come acqua tritiata: si diffonde nei tessuti molli dell’organismo, ha
metabolismo rapido con T 1 2 eff = 10gg  T 1 2 bio .
 Kripton 85 (Kr-85)
Decadimento: beta-gamma
Tempo di dimezzamento fisico: T 1 2  11 anni
Energia: E maxβ  690 keV
E γ  0,510 MeV (branching gamma 0.4 %)
Resa di fissione: Y  0,3%
E’ un gas nobile, per cui è inerte. L’organo critico è la cute. E’ più temibile per
l’irradiazione esterna da sommersione che per l’irradiazione interna, che è di poco
conto.
 Xenon 133 (Xe-133)
Decadimento: beta-gamma
Tempo di dimezzamento fisico: T 1 2  5,2 giorni
Energia: E maxβ  350 keV
raggi-γ e raggi X di bassa energia (fotoni molli)
Resa di fissione: alta (per U-235 Y = 7%)
L’organo critico è la cute. L’importanza è solo locale (per T 1 2 breve).
 Xenon 135 (Xe-135)
Decadimento: beta-gamma
Tempo di dimezzamento fisico: T 1 2  9 ore
Energia: E maxβ  910 keV
E γ  250 keV
Resa di fissione: alta (per l’U-235 Y = 6%)
 Iodio 131 (I-131)
Decadimento: beta-gamma
Tempo di dimezzamento fisico: T1/2  8 giorni
Energia: E maxβ  610 keV (branching beta 89%)
E γ  360 keV (branching gamma 81%)
Resa di fissione: Y=3% per U-235
Il rateo di esposizione gamma a 1m di distanza da 1 Ci è di 220 mR/ora (costante
Rm 2
gamma specifica   0,22 );
Ci h
Ci
Attività specifica As  1,25  10 5 ;
g
Si fissa sull'ormone tiroideo ed è escreto con le urine. I tempi di dimezzamenti biologici
inorganico ed organico sono:
T 1 2 bio  0,25 g (inorg.)
T 1 2 bio  120 g (org .)
Nella catena alimentare lo I-131 termina nel latte.

 Cesio 137 (Cs-137)


Cap. 2 irradiazione ed effetti 23
Decadimento: beta-gamma
Tempo di dimezzamento fisico: T1/2  30 anni
Energia: E maxβ  510 keV (branching beta 95%)
E γ  662 keV (branching gamma 85%)
Resa di fissione: alta (Y=6% per U-235)
Il rateo di esposizione gamma a 1m di distanza da 1 Ci è di 330 mR/ora (costante
Rm 2
gamma specifica   0,32 )
hCi
Ci
Attività specifica As  87 ;
g
Si distribuisce come sale in tutto il corpo, ma soprattutto nel tessuto muscolare
( T 1 2 bio  110 gg ). Viene prevalentemente escreto con le urine.
La temperatura di ebollizione è di 690°C e quella di fusione invece è di 29°C. Pertanto
risulta essere volatile alle temperature raggiunte dal combustibile in un incidente
nucleare. Deposita sulle foglie, quindi nella catena alimentare si trova nei vegetali (e
quindi nel latte) e nel terreno, quindi vi è irradiazione esterna da raggi-gamma.
 Cesio 134 (Cs-134)
Decadimento: beta-gamma
Tempo di dimezzamento fisico: T1/2  2,1 anni
Energia: Emax β=1454 keV (branching beta 100%)
Eγ= 604, 795… keV
Resa di fissione: bassa (Y=7.7E-6% per U-235)
Il rapporto tra la percentuale in aria di Cs-134 e di Cs-137 viene usato per "datare" la
contaminazione da cesio, a seguito di incidenti nucleari.
Esempio: Nella nube di Chernobyl (Aprile ‘86) il rapporto [Cs-137/Cs-134] era pari a 2; dato
che il tempo di dimezzamento fisico del Cs-134 è di 2.1 anni, allora nel Giugno ’98 (incidente
Acerinox) il Cs-134 si è ridotto di 48.5 volte rispetto al Cs-137. Essendo già in rapporto 1:2 , ciò
significa che Cs 137  97 (*).
Cs 134
Di fatto si è riscontrato Cs 137  400  non poteva essere Cs residuo di Chernobyl.
Cs 134
N.B.: Cs-137 e Cs-134 subiscono lo stesso "destino" chimico - fisico perché sono lo STESSO
ELEMENTO! Quindi le differenze di concentrazione relativa sono dovute solo ai loro
decadimenti con diverso T 1 2 .
(*) Per il calcolo in dettaglio:
indichiamo con K0 il rapporto tra Cs-137 e Cs-134 nell’Aprile ’86, e con K1 lo stesso rapporto
nel Giugno ’98. Per cui
37 37 37
A 37 A 0 e  t e  t  37 t  34 t K 34 37 K
K1  34
 34
 34
 K 0  34 t  K 0 e  1  e (   )t  ln 1  (34  37 )  t 
A A0 e   t
e K0 K0
 1 1   T  T34 
 ln 2    t  ln 2 37   t
T
 34 T37   T37  T34 

T37  30 a
essendo: T  2 a
34
t  (98  86)  12 a

K1  30  2  28 K
 ln  ln2    12  ln2 12  3.882  1  48.5  K 1  97
K0  30  2  60 K 0

Cap. 2 irradiazione ed effetti 24


Coppie di nuclidi in equilibrio secolare
 Stronzio 90 + Ittrio 90
Decadimento: beta-gamma
Tempo di dimezzamento fisico: T1/2  29 anni (Stronzio)
Energia: E maxβ  550 keV (Stronzio)
E maxβ  2,3 MeV (Ittrio)
Resa di fissione: alta (Y=6% per U-235)
A causa della similitudine di T 1 2 e resa, lo stronzio si trova nel combustibile nucleare
circa nella stessa quantità del Cs-137.
Lo stronzio è un alcalino-terroso (come Calcio e Bario) pertanto si accumula nelle ossa
e viene rimosso molto lentamente. Alle alte temperature sfugge (in piccola frazione)
come aerosol particolato nell’ambiente.
 Cerio 144 + Praseodimio 144
Decadimento: beta-gamma
Tempo di dimezzamento fisico: T 1 2  280 gg (Cerio)
T 1 2  17 min (Praseodimio)
Energia: E maxβ  310keV (76%) (Cerio)
E maxβ  3 MeV (98%) (Praseodimio)
Resa di fissione: alta (Y=6% per U-235)
Il Cerio è una terra rara, di valenza III in mezzo umido biologico. A contatto con i tessuti
(ferite, mucose) è insolubile e si deposita localmente. Poco assorbito nell'intestino, si
accumula in ossa, fegato e milza. Negli incidenti piccole frazioni escono come aerosol
particolato.
 Rutenio 106 + Rodio 106
Decadimento: beta, beta-gamma
Tempo di dimezzamento fisico: T 1 2  370 gg (Rutenio)
T 1 2  30 s (Rodio)
Energia: Emax β=3,5 MeV, γ di varia energia
Resa di fissione: bassa (Y=0.4 % per U-235)
Il Rutenio si trova negli effluenti liquidi degli impianti di ritrattamento (Windscale  mare
d'Irlanda). É elemento estraneo all’organismo umano, pertanto non viene
metabolizzato, passa attraverso il tratto gastrointestinale e viene espulso.
Prodotti di attivazione neutronica
 Tritio
Si forma per cattura neutronica da Deuterio, tipico nei reattori che impiegano acqua
pesante (CANDU).
 Carbonio 14 (C-14)
Decadimento: beta
Tempo di dimezzamento fisico: T1  5700 anni
2

Energia: E maxβ  156 KeV


percorso massimo pari ad uno spessore massico di 28 mg/cm2 (meno di 30 cm in aria);
Ci
Attività specifica As  4,5 ;
g
Si forma nei reattori per attivazione neutronica, reazioni:
(n, γ) su C-13, (n, p) su N-14, (n, α) su O-17

Cap. 2 irradiazione ed effetti 25


Attenzione: la grafite di Latina fornisce dose per i gamma-emettitori contenuti e non
tanto per i beta emessi.
L’irraggiamento esterno da C-14 non ha rilievo, mentre è da tener presente
l’irraggiamento interno a seguito di incorporazione; a seguito del rilascio in atmosfera di
1 Ci, la dose collettiva alla popolazione del globo terrestre è di 0.5 Sv/uomo in 100 anni.
 Sodio 24 (Na-24)
Decadimento: beta-gamma
Tempo di dimezzamento fisico: T 1 2  15 ore
Energia: E maxβ  1,4 MeV
E γ  1,4 e 2,8 MeV
Il rateo di esposizione gamma a 1 m di distanza da 1 Ci è di 1840 mR/ora (costante
Rm 2
gamma specifica   1,84 );
h Ci
Il sodio è un elemento alcalino, presente in tutte le cellule e liquidi intercellulari, come
ione solubile. Si forma per cattura neutronica del sodio presente come impurità
nell' H 2 O ed è trattenuto sulle resine a scambio ionico, rendendo radioattivi gli impianti
di depurazione.
 Argon 41 (Ar-41)
Decadimento: beta-gamma
Tempo di dimezzamento fisico: T 1  1,8 ore
2

Energia: E maxβ  1,2 MeV


E γ  1,3 MeV
Si forma per reazione (n, γ) su Ar-40 presente in aria in concentrazione dell'1%. Ha
interesse solo locale per il breve tempo di dimezzamento.
 Manganese 54 (Mn-54) e Manganese 56 (Mn-56)
Decadimento: cattura elettronica (Mn-54)
beta-gamma (Mn-56)
Tempo di dimezzamento fisico: T1/2=310gg (Mn-54)
T1/2=2,6 ore (Mn-56)
Energia: E Mn54  834keV
E Mn56  846 keV
Il primo isotopo si forma per attivazione neutronica (n, γ) con neutroni ad energie
elevate (circa 10 MeV); il secondo isotopo si forma per cattura radiativa ( nth , γ) di
neutroni termici.
Il Mn è presente nell'acciaio dei reattori e nei liquidi come prodotto di corrosione. Alcune
tracce si trovano anche nell'organismo umano.
 Cobalto 58 (Co-58) e Cobalto 60 (Co-60)
Decadimento: cattura elettronica (Co-58)
beta-gamma (Co-60)
Tempo di dimezzamento fisico: T1/2=71 gg (Co-58)
T1/2 =5,3 anni (Co-60)
Energia: E Co 58  811keV
E Co60  1173,1332 keV

Cap. 2 irradiazione ed effetti 26


Rm 2
La costante gamma specifica del Co-60 è   1,3 , e l’attività specifica è
h Ci
Ci
As  1.100 .
g
I due isotopi si formano per attivazione neutronica a soglia da atomi di Nickel (Ni)
presenti in vari tipi di acciaio. Il Co-60 si forma anche per cattura radiativa da neutroni
termici nth su Co-59. Il Co entra nel metabolismo umano perché è costituente delle
molecole della vitamina B12. Negli impianti si usa acciaio a basso contenuto di cobalto.
 Molibdeno 99 (Mo-99)
Il Mo-99 è un prodotto di fissione, tuttavia può formarsi anche per cattura neutronica su
Molibdeno naturale per irraggiamento in reattore. E' instabile e decade β dando 99mTc
(Tecnezio-99 metastabile); il Tc-99m passa a Tc-99 per decadimento IT (internal
transition), con fotoni da 140 keV; lo schema di decadimento è riportato di seguito(sono
indicati i tipi di decadimento e i tempi di dimezzamento):
99 β γ β
Mo  99m Tc  99 Tc  99 Ru (stabile)
66 ore 6 ore 2,1 10 a
5

Il Tc-99m si distribuisce nell'organismo umano come pertecnetato, nelle seguenti


percentuali:
corpo intero 83%;
stomaco 10%;
tiroide 4%;
fegato 3%.
Sostanze radioattive naturali
 Uranio naturale
Composizione isotopica: U-238, U-234, U-235 il decadimento è alfa (α), con i seguenti
tempi di dimezzamento fisico:
Uranio-238 T1/2 = 4.5x109 anni (rappresenta il 99.27 % in peso);
Uranio-235 T1/2 = 7.1x108 anni (rappresenta lo 0.72 % in peso);
Uranio-234 T1/2 = 2.5x105 anni (rappresenta lo 0.006 % in peso);
1 g di Uranio naturale ha attività pari a:
0,33 μCi di U-238
0,33 μCi di U-234
0,015 μCi di U-235
Pertanto 3 tonnellate di uranio hanno un’attività di 1 Ci (attività solo dei capostipite,
praticamente coincidente con l’attività del U-238).
Poiché la sua attività specifica è molto bassa, l’Uranio naturale è più temibile per la
tossicità chimica (sul rene), comparabile a quella dei metalli pesanti tipo Pb, rispetto alla
tossicità da radiazioni emesse. Per Uranio fortemente arricchito in U-235 (percentuale
in peso maggiore del 3%) la tossicità più rilevante è invece quella radiologica.
Nel corpo umano sono naturalmente presenti circa 90μg di Uranio naturale.
 Torio naturale
La composizione isotopica dipende (a differenza dell'Uranio) dal minerale d'origine.
L’isotopo Th-232 ha tempo di dimezzamento fisico T1/2  1,4  1010 anni , con decadimento
alfa.
Il Torio naturale è fortemente radiotossico.
 Radio
Ricordiamo i nuclidi con tempo di dimezzamento fisico più lungo:

Cap. 2 irradiazione ed effetti 27


Ra-226 (della famiglia dell’Uranio) T1/2 = 1600 anni;
Ra-228 (della famiglia del Torio) T1/2 = 5.75 anni;
per entrambi il decadimento è alfa. Il Ra-226 fa parte della catena di decadimento del
U-238.1 g di Ra-226 ha attività di 1 Ci, pertanto è in equilibrio con circa 3000 Kg di
Uranio (che hanno appunto un’attività di 1 Ci).
Il Radio è un elemento simile agli alcalino-terrosi, per cui nel corpo si accumula nelle
ossa.
 Radon
Discendente gassoso del Radio. Il Ra-226 produce Rn-222 (a cui ci si riferisce
comunemente parlando di Radon); il Ra-228 produce Rn-220 (detto anche Toron).
Entrambi decadono alfa con tempi di dimezzamento fisico:
Rn-222 T1/2 = 3.8 gg.;
Rn-220 T1/2 = 55 s.
Gas nobile inerte, il Radon è discendente di un elemento solido e progenitore di
elementi solidi. I suoi discendenti sono anch’essi radioattivi e tendono a legarsi al
pulviscolo atmosferico.
Discendenti a vita breve del Rn-222: si tratta di radionuclidi di Polonio e Bismuto (per
decadimento α), Piombo (per decadimento β). Alcune specie di tali discendenti possono
decadere α, altri compiono decadimento beta-gamma, in buona parte con tempi di
dimezzamento brevi o brevissimi (minuti o secondi). Aderiscono al pulviscolo
atmosferico. Sono molto pericolosi per polmoni e bronchi quando inalati, e questi si
ritrovano a dare dose direttamente ai tessuti degli organi relativi alla respirazione.
 Potassio-40 (K-40)
Decadimento: beta (89%)
cattura elettronica (11%)
Tempo di dimezzamento fisico: T1/2 = 1.3x109 anni
Energia: E maxβ  1,31 MeV
E γ  1,46 MeV
Il Potassio è un elemento alcalino. Il K-40 è presente nella composizione isotopica del
Potassio naturale. 1 g di Potassio naturale contiene circa 32 Bq (860 pCi) di K-40.
L'uomo tipo di 70 Kg contiene 140 g di Potassio, per cui contiene 140x32 Bq = 4480 Bq
(ovvero 140x860 pCi = 120.4 nCi) di K-40.
 Carbonio 14 (C-14)
Abbiamo già ampiamente parlato del C-14; qui diremo soltanto che esso si forma di
continuo nell’atmosfera terrestre, sotto l’azione dei raggi cosmici sull’azoto, tramite
reazioni (n, p) su N-14.
Nuclidi fissili e transuranici
 Uranio 235 (U-235)
Diversamente dall’U naturale, è più pericoloso per l'aspetto radiologico che chimico.
 Plutonio 239 (Pu-239)
Decadimento α con T 1 2  24.000 a , più (4%) fotoni X tra 13 e 20 keV (conversione
interna) che permettono di rilevarlo in ferite e polmoni.
Si origina per attivazione neutronica da U-238 tramite le reazioni
U 238 (n,  )  U 239 (  - )  N p 239 (  - )  Pu 239
60mCi
L’attività specifica è As  .
g

Cap. 2 irradiazione ed effetti 28


Può presentarsi in 4 stati di valenza chimica. Difficilmente assorbito dai vegetali, ha
ridotta mobilità nel terreno. Nelle acque aderisce alle particelle sospese o si accumula
sul fondo (accumulato da plancton e animali bentonici). Si comporta come alcune terre
rare (Cerio), ma ha metabolismo più polimorfo. Si accumula in polmoni (se inalato),
ossa ( T 1 2 bio  100 anni ), fegato ( T 1 2 bio  40 anni ).
Radiotossicità estremamente elevata (750μg incorporati letali per un uomo da 70kg).
Molto pericoloso se inalato, meno se ingerito.
 Americio 241 (Am-241)
Decade α, γ con T 1 2  430 a .
In soluzione la forma trivalente è la più stabile ed importante biologicamente.

Cap. 2 irradiazione ed effetti 29


Vie d'introduzione
Le principali vie di introduzione di elementi radioattivi all’interno dell’organismo sono:
 Inalazione
 Ingestione
 Ferite
 Assorbimento transcutaneo
Nei casi di introduzione per ingestione, ferite o assorbimento transcutaneo è fondamentale
conoscere la solubilità del radionuclide riferita ai liquidi fisiologici con i quali lo stesso viene
a contatto, cioè a liquidi con pH variabile (nel caso di ingestione) tra 1 e 9 circa:
 Plasma: pH  7,3
 Succhi gastrici: pH  1
 Succhi intestinali (nel digiuno): pH  8  9
Solo nel caso di introduzione attraverso ferite il radionuclide passa nel plasma
direttamente.
I radionuclidi solubili sono trasportati dal sangue in organi e tessuti, ove si possono
accumulare passando attraverso le membrane cellulari. L’escrezione nel caso di solubili
assimilati e disciolti nel plasma avviene attraverso il sistema urinario.
L’introduzione di insolubili porta invece ad un accumulo locale; nel caso di ingestione i
radionuclidi sono espulsi attraverso le feci in tempi variabili da 1 a 3 giorni.
Introduzione per inalazione
Il fattore discriminante il luogo di deposizione nell’apparato respiratorio delle sostanze
inalate è la loro dimensione: minore è la sezione delle polveri, più in profondità esse
penetrano nell’apparato respiratorio.

L’albero respiratorio e i suoi componenti.

Cap. 2 irradiazione ed effetti 30


Il diametro del grano è normalizzato a quello di una sfera di acqua attraverso il diametro
aerodinamico equivalente DAE (stessa velocità di sedimentazione) per particolati di
dimensioni superiori al micron oppure attraverso il diametro termodinamico equivalente
DTE (stesso coefficiente di diffusione in aria) per sezioni inferiori al micron.
I valori di DAE o DTE che separano l’attività del particolato esattamente a metà si
indicano con AMAD, activity median areodynamic diameter (o rispettivamente AMTD),
cioè tutti i grani con DAE superiore all’AMAD presentano la stessa attività dei grani con
diametro inferiore all’AMAD.

Deposito delle particelle inalate in funzione del diametro.


Come è possibile vedere dal grafico le zone di deposizione si differenziano in funzione
del diametro del particolato e la deposizione prevalente avviene
  0,5m  alveoli polmonari
 0,5  2m  alveoli e nasofaringe
 2  10m  nasofaringe
  10m  nasofaringe
Per dare un’idea delle dimensioni, la particelle che compongono il fumo sigaretta hanno
diametri variabili tra 0,01 e 0,5 μm, mentre le polveri di cemento vanno da qualche μm a
100 μm.
Una classificazione degli aerosoli è possibile in funzione della velocità di rimozione dalla
regione alveolare:
 Classe Y: rimozione assai lenta, Tbio >100gg (ossidi, idrossidi, carburi di lantanidi, di
attinidi, di Zr, Y, Mn);
 Classe W: rimozione lenta, Tbio  10-100gg (ossidi, idrossidi, solfuri e solfati,
carbonati, fosfati, nitrati);
 Classe D: rimozione rapida, Tbio <10gg.
Per esempio, nella disposizione di legge 230/95, per l'uranio vengono dati 3 valori
differenti di concentrazione per composti appartenenti alle diverse classi:
D: 20 Bq/m3

Cap. 2 irradiazione ed effetti 31


W: 10 Bq/m3
Y: 0.5 Bq/m3
I composti appartenenti alle tre classi di rimozione sono:
D = UF6 ; UO2F2 ; UO2(NO3)2 ;
W = composti meno solubili: UO3 ; UF4 ; UCl4
Y = composti insolubili: UO2 ; U3O8

Vie di eliminazione
Le principali vie di eliminazione delle sostanze radioattive dall’organismo sono:
 Espirazione, esalazione
 Urine
 Feci
 Sudore
 Latte (eliminazione composti solubili)
L'uomo standard (lavoratore di 70 kg definito nella pubblicazione ICRP 23) introduce 3l di
acqua al giorno, che smaltisce come:
1,4 Urine
0,65 Sudore
0,85 Esalazione
0,1 Feci
L'aria respirata (sempre riferita all’uomo standard secondo ICRP 23) è:
 Lavoro (8h) 10m 3 (20 l/min.)
 Resto (16h) 13m 3 (13 l/min.)
Totale 23m 3 /giorno

Modelli a compartimenti
Il comportamento dei radionuclidi nell'organismo umano viene studiato tramite modelli a
compartimenti.
Organi e tessuti vengono considerati come compartimenti a rinnovo continuo delle
sostanze in essi contenute. Le funzioni di scambio e il rateo di scambio sono caratteristici
di ciascun compartimento per ciascuna sostanza. In molti casi si arriva a condizioni di
equilibrio, cioè la captazione eguaglia il rilascio della sostanza, altre volte l’equilibrio
sarebbe raggiunto in tempi straordinariamente lunghi (praticamente il compartimento
continua ad accumulare la sostanza poiché la captazione prevale sul rilascio).
Lo scambio fra compartimenti può avvenire tra compartimenti contigui spazialmente
oppure lontani, in questo caso la mediazione avviene attraverso il plasma sanguigno che
veicola i radionuclidi in forma solubile in tutto il corpo.
Il tempo di dimezzamento effettivo del radionuclide nel compartimento è dato da:
T 12 fis  T 12bio
T 12 
T 12 fis  T 12bio

Quando nel sangue si ha una concentrazione di radionuclidi C plasma , la concentrazione


nell'organo sarà:
C organo  C plasma (1  e  Kt ) Bq / g K = costante di rinnovo
Quando nel sangue non ho più radionuclidi, la concentrazione nell'organo decresce con
la stessa costante:
C organo ( t )  C organo t 0
e  Kt

Cap. 2 irradiazione ed effetti 32


La conoscenza del rateo di scambio (con altri compartimenti e con l’esterno) consente di
stabilire il tempo di dimezzamento biologico Tbio
ln 2
Tbio 
K
La costante di decadimento effettiva sarà la somma di quella fisica più la biologica:
eff   fis  K  K  bio
e di conseguenza si ricava il tempo di dimezzamento effettivo:
ln 2 ln 2 ln 2 1 T 12  Tbio
T 1     
 fis  K ln 2  ln 2 Tbio  T 12 T 12  Tbio
2 eff
eff
T 12 Tbio T 12  Tbio
Esempio: Calcolo del T 1 2 bio per acqua tritiata.
L'uomo standard pesa 70 kg. Il 70% circa è costituito da H 2 O  ~ 50 kg di H 2 O .
Ogni giorno l'uomo introduce, e quindi smaltisce, 3l di H 2 O al giorno, pertanto l'incorporazione
unitaria di tritio, dopo la prima giornata, sarà diminuita secondo la proporzione:
50
1 ;
53
dopo 2 giorni sarà: 1  50  50
53 53
n
e dopo n giorni  50 
 53 
Volendo il numero di giorni dopo il quale il contenuto iniziale di acqua tritiata è dimezzato:
n
 50  1
   facendo il logaritmo di entrambi i membri:
53
  2
 50  lg 2
n lg    lg 2  n   11.9 gg
 53  50
lg
53
volendo il T 1 2 eff  11 .9  4380
 11,87  T 1 2 bio
11.9  4380
Esposizione prolungata (incorporazione cronica)
Se l'incorporazione è continua (caso di esposizione - incorporazione prolungata),
l'accumulo q nell'organo è dato da:
t R = funzione ritenzione corporea
q  i  R ( )d q = accumulo
0
i = incorporazione giornaliera (Bq/giorno)
R(  ) = ritenzione al tempo 
t = tempo trascorso tra inizio dell'incorporazione e
osservazione
Nel caso di un solo compartimento R è un monomio esponenziale e t /  , dove τ è la vita
media effettiva nel compartimento ed è composizione di Tfis e Tbio (vite medie)

t
  t

q  i  e  d  i 1  e 
0  
A seguire è riportato il grafico.

Cap. 2 irradiazione ed effetti 33


Accumulo esponenziale con saturazione, asintotico al valore di equilibrio
L'accumulo cresce con il tempo finché l'incorporazione giornaliera eguaglia
l'eliminazione giornaliera raggiungendo l’equilibrio; ciò avviene per tempi pari a 4-5 volte τ.
Se τ è dell'ordine di decine di anni, l'equilibrio non è raggiunto nell'arco della vita
umana. Questo porta ad un incessante accumulo corporeo (la concentrazione del
radionuclide aumenta nel tempo).
Esempi di compartimenti di ritenzione (e relativi tempi di equilibrio) per diversi radionuclidi:
I-131, T2O equilibrio in alcune settimane tiroide,TB (total body = corpo intero)
Cs-137 equilibrio in 1,5 anni TB
Ce-144 equilibrio in 5 anni osso
Sr-90 equilibrio in 50 anni osso
Pu-239 equilibrio pressoché mai osso
In Radioprotezione si stabilisce di non dover mai superare, nelle vite lavorative, un
valore di accumulo q al quale corrisponde un definito rateo di dose, cioè fissato Hmax
risulta fissato qmax e quindi anche imax su 50 anni.
 t

La relazione q  i 1  e   può essere risolta rispetto ad i, fissando t = 50 anni (durata
 
media per eccesso della vita lavorativa) in modo che a fine della vita lavorativa l'individuo,
esposto tutti i giorni all'incorporazione imax, non superi il valore di accumulo qmax, stabilito
con criteri radioprotezionistici; trovato qmax, sulla base della fisiologia e del metabolismo
dell’uomo tipo, si stabilisce il valore di introduzione annuale (o giornaliera) che corrisponde
a tale incorporazione massima.
Tale limite è detto ALI (Annual Limit of Intake) ed è fornito da ICRP in Bq/anno.
Dalla conoscenza dell’ALI è possibile fissare dei limiti operativi (Limiti Operativi Derivati)
che esprimono il livello massimo accettabile dell’agente direttamente dannoso.
Un esempio di LOD è la DAC (Derived Air Concentration) che esprime la
concentrazione (in Bq/m3) del radionuclide che si deve avere in aria per rispettare il valore
di accumulo massimo (qmax ) al termine di 50 anni di esposizione per un periodo di 40
h/settimana.
Nella pagina seguente sono riportati i limiti ALI e DAC per alcuni radionuclidi di
interesse radioprotezionistico.

Cap. 2 irradiazione ed effetti 34


Esposizione acuta (incorporazione acuta)
La conoscenza delle dinamiche relative al fenomeno di ritenzione acuta è utile in caso
di infortunio o di situazione incidentale. Lo studio riguarda la ritenzione corporea (molecole
o ioni) al cessare di un'incorporazione unica e breve.
Vi sono casi semplici e casi in cui la trattazione si rivela più complessa.
Nei casi più semplici l'organo (o il corpo intero) può essere considerato come un unico
compartimento che elimina il radionuclide verso l’esterno. La ritenzione sarà descritta da
una funzione esponenziale caratterizzata dalla vita media effettiva della sostanza
nell’organo.

Cap. 2 irradiazione ed effetti 35


R (t )  Ie t /  I = attività incorporata (Bq)
t = tempo trascorso dall'incorporazione
τ = vita media effettiva
Un esempio di ritenzione semplice è fornito dall’acqua triziata (T2O oppure HTO), dove
il corpo intero si comporta come un unico compartimento con τ = 14 giorni (poiché T1/2 fisico
è molto lungo rispetto a T1/2 biologico);
R(t )  Ie t / 14 Bq (t è espresso in giorni)

Ritenzione di acqua triziata descritta da un monomio esponenziale


Esistono tuttavia anche casi più complessi, nei quali il radionuclide può trovarsi in due
(o più) compartimenti con diversi ratei di rinnovo. La ritenzione è in questo caso descritta
dalla somma dei termini esponenziali decrescenti (esempio di due compartimenti):
 t  t
R (t )  I (C1e  1  C 2 e  2 )
C1, C2 esprimono la ripartizione del Rn nei 2 compartimenti e
τ 1, τ 2 sono le relative vite medie effettive
Un esempio pratico ben descritto da questo modello è la ritenzione di Iodio-131 nel corpo
intero e nella tiroide:
* **
t t
R  I (0,7 corpo e 0 , 35
 0,3tiroide e 11
) Bq (t espresso in giorni)

Notiamo che la ritenzione cala rapidamente perché il T1/2fis dello I-131 è piccolo. I due
compartimenti con diversi ratei di rinnovo sono rappresentati dallo iodio presente in tutto il
corpo (la ritenzione è dominata da τ bio ) e quello nella tiroide, dove la rimozione è invece
dovuta a τ fis.

Ritenzione di I-131 descritta da un binomio di termini esponenziali

Cap. 2 irradiazione ed effetti 36


Si possono trovare casi più complessi, ove la sostanza radioattiva si accumula in
differenti parti dell’organismo che hanno tempi di rimozione diversi; il modello per il calcolo
della ritenzione presenterà allora "n" esponenziali con tempi di vita media diversi, alcuni
dei quali possono essere molto lunghi.
Per agevolare il calcolo in tali casi si usa un opportuno monomio di potenza:
R (t )  A1t  n A1 = incorporazione - ritenzione 1 giorno dopo l'introduzione
acuta
t = tempo trascorso dall'introduzione
n = costante specifica del radionuclide, di valore compreso tra
0e1
La funzione può essere riscritta più correttamente dal punto di vista dimensionale e
matematico:
R (t )  z n (t  z )  n
In cui z è una costante di tempo e la funzione fornisce la frazione di radionuclide
presente nel corpo al tempo t.
Esempio di questa trattazione è l’uranio naturale (Unat) nel corpo intero:
R(t )  0,2 t 5 (t in gg)
Per A = 0,2, il valore di ritenzione è 0,08 a 7 gg, 0,01 a 1 anno e 0,003 a 10 anni.
L'uranio dopo l'introduzione acuta subisce una rapida decrescita nei primi giorni, in cui la
parte circolante viene smaltita rapidamente; la parte rimanente lascia l'organismo in modo
molto lento, essendo legata al tessuto osseo (rateo di rinnovo molto piccolo).

Tipi di radiazione
Nel caso di irraggiamento interno i radionuclidi si disintegrano all’interno di organi o
tessuti liberando particelle alfa, beta o fotoni nelle prossimità del tessuto. È quindi
necessario conoscere il tipo di decadimento e l’energie delle particelle liberate dal
radionuclide incorporato.
Particelle alfa
L’energia delle particelle è generalmente compresa tra 4 e 9 MeV. Tutta l'energia è
assorbita nel tragitto di poche decine di μm nel tessuto. La pericolosità dipende, oltre che
dall’energia, anche dalla via di introduzione e dalla solubilità del radionuclide.
Nel caso di inalazione si ha un forte danneggiamento localizzato della mucosa
bronchiale e negli alveoli (a seconda delle dimensioni del particolato).
Nel caso di ingestione, solo le α emesse a diretto contatto con la mucosa possono dare
dose alle cellule (nel caso la sostanza sia insolubile); fino ad una distanza di un centinaio
di μm dalla parete intestinale le α dissipano la loro energia direttamente nelle mucose. Se
il radionuclide si presenta in forma solubile è invece assorbito dall’intestino e passa in
soluzione nel plasma.
Raggi gamma
Le energie dei gamma emettitori spaziano tra pochi keV e 3 MeV, ma la distribuzione
spaziale della dose è più uniforme e delocalizzata; nella maggior parte dei casi i raggi
gamma emessi all’interno dell’organismo cedono solo una parte della loro energia ai
tessuti dell’organismo prima di fuoriuscire da esso a causa della loro alta capacità di
penetrazione.

Cap. 2 irradiazione ed effetti 37


Particelle beta
L’energia varia da qualche decina di keV a 3-4 MeV ed è depositata su percorsi brevi
(alcuni mm); nel caso di insolubili ingeriti solo le particelle emesse a pochi millimetri (max
1,5 cm) dalla parete intestinale cedono dose all’organismo.

Dosimetria interna
La stima della dose ceduta all’organismo in seguito ad irraggiamento interno è
effettuata mediante calcoli basati su stime e informazioni riguardanti i radionuclide presenti
nei tessuti.
Il punto di partenza è costituito dalla determinazione dell'attività incorporata. Ciò viene
fatto attraverso:
 misure esterne (scintillatori per la tiroide o whole body counters);
 analisi degli escreti (per α, β; è legata al metabolismo del radionuclide);
 analisi di mezzi contaminati (alimenti, bevande, aria alle quali è stato esposto il
soggetto).
Nell’ ICRP 30 (1979) vengono fornite le tabelle ove, per ogni radionuclide, viene
indicato l'equivalente di dose e l'organo critico per incorporazione di 1 kBq. I valori tengono
conto dello schema di decadimento, della via di introduzione, della solubilità e del
metabolismo.
Nuclide Vie di introduzione Forma Organo mSv/kBq
H-3 (HTO) ingestione solubile TB 1,7  10 5
ingestione solubile tiroide 0,48
I-131
inalazione solubile tiroide 0,29
Cs-137 ingestione solubile TB 0,014
ingestione solubile endostio 2,1 
ingestione insolubile endostio 0,21 
Pu-239 *
inalazione solubile endostio 2500 
inalazione insolubile endostio 950 
* dose ricevuta nell'insieme di 50 anni seguenti all'incorporazione
In Radioprotezione ci si limita a stimare l'introduzione e a confrontare questo dato con
l'appropriato limite di introduzione annuale fornito in apposite tabelle (ALI)
Il rispetto dell'ALI garantisce che non venga superato, anche per esposizione che
continui tutta la vita lavorativa, il limite di dose annuale.
Nel caso la dose derivi da incorporazione di radionuclidi con vita media effettiva lunga,
l'organo o i tessuti continuano a ricevere dose fino a completo smaltimento del
radionuclide. La grandezza dosimetrica utilizzata in questi casi è chiamata equivalente di
dose impegnato:
t  50 anni 

H 50  
t0
H (t )dt

H50 è riferita all'individuo lavoratore ed è usata per stimare la dose individuale che
l’incorporazione del radionuclide darà al soggetto nell’arco di tutta la vita lavorativa.
Equivalente di dose efficace
Nel caso di irradiazione (interna) selettiva di uno o più organi, si può esprimere la dose
che è efficace in termini di rischio di effetti stocastici, cioè tumori maligni e danni ereditari.
Pongo uguale a 1 (unità arbitrarie) il rischio di effetti stocastici per equivalente di dose
(dose equivalente) unitario ricevuto nell'intero corpo. Nel caso di irraggiamento a porzioni
del corpo, la dose efficace (HE, E) è rappresentata dalla sommatoria dei prodotti tra

Cap. 2 irradiazione ed effetti 38


l'equivalente di dose (dose equivalente) nell'organo e un fattore di ponderazione Wt, che
rappresenta la frazione del rischio stocastico totale (1) imputabile all'irradiazione di quel
singolo organo.
H E   wt H t
t
Nel caso di irradiazione di vari organi avremo quindi:
ICRP 26 (D. Lgs. 230/95) ICRP 60 (D. Lgs. 241/00)
Equivalente di dose efficace H E  T WT H T Dose efficace E  T WT H T
con H T  fQ  DT con H T   R WR DTR
Organo Wt Organo Wt
gonadi 0,20
gonadi 0,25
midollo emopoietico 0,12
colon 0,12
petto 0,15
polmone 0,12
stomaco 0,12
midollo emopoietico 0,12
vescica 0,05
petto 0,05
polmone 0,12
fegato 0,05
esofago 0,05
ossa (sup.) 0,03
tiroide 0,05
pelle 0,01
tiroide 0,03
ossa (sup.) 0,01
resto 0,03 resto 0,05
totale 1,00 totale 1,00
Si ricordano i valori dei fattori di peso per le diverse qualità della radiazione:
Fattori peso della radiazione (usati da ICRP 60)
Tipo di radiazione Wr
Fotoni (tutte le energie) 1
Elettroni e muoni (tutte le energie) 1
E n  10keV 5
10keV  E n  100keV 10
Neutroni 100keV  E n  2Mev 20
2MeV  E n  20Mev 10
E n  20 MeV 5
Protoni E  2 MeV 5
Particelle α, frammenti di fissione, nuclei pesanti 20
L'equivalente di dose efficace (in passato) e la dose efficace (a partire da ICRP 60)
vengono usati per confrontare le dosi ricevute da parte dell'organismo a seguito di
irradiazione interna con i limiti imposti dalla normativa.
Per analogia sarà possibile definire un equivalente di dose impegnato efficace da cui
deriva la definizione di un ALI (Annual Limit of Intake) che è un limite secondario per
irradiazione interna lavorativa. L’ALI è il più piccolo valore di introduzione nell'uomo di un
dato radionuclide in un anno che può risultare nell'equivalente di dose impegnato efficace
pari al limite annuale (massimo), ovvero 50 mSv (limite riportato nel D.Lgs 230/95, poi
ridotto a 20 mSv/anno dal D.Lgs. 241/00).
HE, E = Limite primario

Cap. 2 irradiazione ed effetti 39


ALI = Limite secondario
DAC = Limite operativo derivato

Cap. 2 irradiazione ed effetti 40


EFFETTI DELLE RADIAZIONI SULL'UOMO
I danni della radiazione sul tessuto biologico possono essere di due tipi:
A) morte di cellule;
B) mutazione di cellule.
Si ricorda che l'azione della radiazione può essere indiretta (genera specie chimiche
che andranno poi a causare il danno in altre parti dell’organismo, come i radicali liberi) e
diretta (il danno è fatto direttamente all'elemento biologico).
Nel caso di morte delle cellule irraggiate è utile ricordare che normalmente
nell'organismo umano ogni giorno muoiono milioni di cellule, che vengono poi
generalmente rimpiazzate; per questo una frazione di cellule morte in più per effetto delle
radiazioni può passare inosservata, se non sussistono condizioni per le quali la distruzione
delle cellule diviene importante (o addirittura letale):
A-1) Quando le cellule morte sono numerose (e magari localizzate)
A-2) Quando il numero di cellule nell'organo considerato sono poche e non vi è
possibilità di rimpiazzo (cellule germinali dell'ovaio femminile o neuroni
celebrali).
A-3) Quando si tratta di cellule dell'embrione nei suoi stadi iniziali.
La situazione più grave è quella ove la cellula, invece di perire per i danni da radiazione,
muta. La cellula così danneggiata può riprodursi generando altre cellule uguali a lei (e
quindi ugualmente mutate): è questo il caso della generazione di un tumore; può accadere
che la cellula mutata sia una cellula germinale: in questo caso non si genera un tumore (la
cellula non si riproduce), ma vi è l’ipotesi che le alterazioni possano essere trasmesse alle
cellule dei discendenti (induzione e trasmissione di danni ereditari).
Classificazione degli effetti delle radiazioni
Gli effetti delle radiazioni possono ulteriormente essere suddivisi in:
 EFFETTI SOMATICI se si manifestano nello stesso individuo irraggiato.
 EFFETTI EREDITARI se colpiscono i discendenti del soggetto irraggiato.
 l'irraggiamento di un feto in utero con conseguenti danni ha provocato effetti somatici, non
ereditari. L'effetto ereditario trae origine dalle mutazioni nelle cellule germinali.
Gli effetti somatici della radiazione sono distinguibili a loro volta in:
 EFFETTI IMMEDIATI: Sono riscontrabili in tempi brevi sul soggetto irraggiato e sono
dovuti alla morte di cellule.
 EFFETTI TARDIVI: Sono provocati da mutazioni nelle cellule somatiche e si manifestano
in tempi anche molto lunghi.
 EFFETTI A SOGLIA O DETERMINISTICI: Si manifestano solo per dosi superiori ad un certo
valore di soglia, in un unico irraggiamento o più frazionamenti ravvicinati nel tempo.
L'intensità della manifestazione aumenta con la dose ricevuta (effetti GRADUATI).
 EFFETTI STOCASTICI: La probabilità di manifestarsi cresce al crescere della
dose, ma l'effetto sull’individuo irraggiato è indipendente dall’intensità
dell’irraggiamento.
 EFFETTI ACUTI: Si manifestano dopo un'irradiazione elevata (esempio dell’eritema).
 EFFETTI CRONICI: Si manifestano a seguito di irradiazioni prolungate nel tempo
(esempio della cataratta).

Effetti immediati
Sono effetti che si manifestano entro qualche settimana dall’irraggiamento, tipici di
irradiazione forte e di breve durata, sono a soglia e il valore di questa dipende dall'effetto
specifico. Sono graduati, ovvero l'intensità del fenomeno aumenta con la dose. Effetto e

Cap. 2 irradiazione ed effetti 41


dose assorbita sono inequivocabilmente correlati. Esempi: eritema, caduta peli e capelli,
sterilità, ecc.
La relazione tra dose assorbita e incidenza di effetti immediati è rappresentabile da una
curva di tipo sigmoide, con soglia di dose al di sotto della quale non compaiono effetti in
nessun individuo irraggiato. Per comparare i vari effetti immediati è utile il riferimento a
DE50(dose efficace 50%), valore per il quale il 50% della popolazione irraggiata manifesta
l’effetto. DE50 prende anche il nome di dose assorbita biologicamente efficace 50%.

Curva di tipo sigmoide caratteristica degli effetti immediati.


Il fatto che la curva non sia un "gradino" è dovuto alla diversa risposta biologica tra gli
individui di una popolazione esposta nei confronti dell'effetto considerato.
 Normalmente la DE50 viene presa come DOSE SOGLIA, anche se in realtà quest’ultima è più
bassa; tuttavia la DE50 ha una migliore determinazione della dose soglia.
Influenzano la dose soglia, e talvolta anche l’intensità degli effetti:
 Il rateo di dose;
 Il frazionamento temporale;
 L’estensione spaziale.
Una diminuzione dell'intensità di dose porta ad un innalzamento della dose soglia e
talvolta ad una riduzione della gravità dell'effetto, poiché l’organismo attua comportamenti
riparativi che tendono a limitare i danni.
Analoghe osservazioni valgono per il frazionamento della dose nel tempo.
Anche l'estensione spaziale dell'irradiazione incide sulla gravità degli effetti, per via di
interconnessioni funzionali, fenomeni di compensazione, alterazioni del coordinamento
neurovegetativo ed ormonale (analogie con ustioni estese o localizzate).
Ovviamente la DE50 è anche funzione della radiazione considerata, ovvero del LET. A
parità di effetto le DE50 riguardanti irraggiamento da radiazioni differenti stanno nel
rapporto dei fattori di qualità.
Irradiazione parziale (effetti sul singolo organo)
L’irradiazione esterna può portare alla comparsa di sintomi visibili; la loro comparsa o
meno e la loro intensità dipendono da:
 Dose
 Regione irradiata

Cap. 2 irradiazione ed effetti 42


 Tipo di cute (più o meno pigmentata)
 Tipo di radiazione e energia
 Ampiezza del campo
 Andamento temporale (intensità - frazionamento).
Nel seguito si esaminano gli effetti di irradiazioni localizzate a singole parti del corpo.
 Epitelio (eritema medio)
La cute si colora di un rosso non intenso; la dose per la quale appaiono i sintomi è di
350  400 R da X per diagnostica (60-110 kV, 1-3 mm Al) in pochi minuti su 50 cm2,
oppure con 600-750 R di X per terapia (200-250 kV filtrati con 0,5  1 mm di Cu) in pochi
minuti su 50 cm2. Per radiazioni più dure servono esposizioni maggiori, poiché la dose
massima viene ceduta nei tessuti più profondi.
In base alla gravità gli eritemi si classificano in:
- Eritema semplice (dosi ricordate sopra): si manifesta un arrossamento qualche
ora dopo l’irraggiamento e si risolve in 1  2gg. L'eritema appare poi tra il 4° e il
7° giorno, con decorso a ondate, la più caratteristica delle quali si manifesta tra
il 15°e 21° giorno. Si presenta come una scottatura di 1°grado.
- Eritema bolloso (dosi 2  3 volte maggiori): attorno al 2°-5°giorno la cute si arrossa,
passando poi ad un colore rosso violaceo per raggiungere il violaceo, con la
formazione di bolle (tipo scottatura di 2°grado). La pelle appare calda,
tumefatta, dolente. Dopo la 2A- 4A settimana spariscono le bolle, ma la cute
riparata si presenta glabra (senza peli), secca, pigmentata, arrossata
- Eritema ulceroso (dosi 4  9 volte maggiori): durante il 2°-3°giorno la cute segue la
degenerazione dell’eritema bolloso, solo più rapida e con forti dolori locali dovuti
ad ulcere. La riparazione è stentata e avviene in molte settimane. Si
distruggono le ghiandole sebacee e sudoripare. La cute appare secca, rossa,
senza peli, fragile. Ulcere tardive possono insorgere dopo mesi, talora anche
anni. Rischio di epitelioma (tumore).
Dermatite cronica: tipica nei radiologi del passato è dovuta ad esposizioni importanti
e prolungate nel tempo, si manifesta come secchezza della pelle, che appare senza
peli; possono insorgere distrofie ungueali (malformazioni nella crescita delle unghie).
Sintomi comuni che precedono la comparsa dei segni più tangibili prima descritti sono
prurito, parestesie, perdita della sensibilità. Prolungando le esposizioni si manifestano
formazioni ipercheratosiche (ispessimento strato corneo) e lo spianamento delle
impronte digitali ("cute dei radiologi"). La degenerazione epiteliale è seguita dalla
comparsa di verruche, ragadi, ulcere e infezioni, con probabilità di comparsa di
epitelioma dopo molti anni.
 Capelli, barba, peli
Caduta temporanea per dosi minori rispetto a quelle che portano alla comparsa di un
eritema.
200 R di X molli somministrati in pochi minuti caduta peli dopo 15-20 giorni
350-400 R di X (SEV=1,3mm Al) in 7-8 minuti caduta capelli
400-450 R caduta barba
Dopo 2  5 mesi i peli/capelli/barba ricompaiono, con irregolarità nella pigmentazione.
Questi effetti sono noti in radioterapia per alcune cure (tigna, fungo parassita).
Per dosi molto maggiori (1000-2000 R di irradiazione acuta) la caduta dei peli e dei
capelli è definitiva ed irreversibile.

Cap. 2 irradiazione ed effetti 43


 Tessuti emopoietici (linfatici e midollo osseo rosso)
Per irradiazioni parziali, i tessuti non irradiati compensano la produzione di leucociti e
eritrociti (globuli bianchi e rossi). Se l’irradiazione è globale (tutto il corpo) con radiazioni
penetranti, si evidenzia più facilmente la riduzione del numero di globuli bianchi e rossi
nel sangue circolante (leucopenia e anemia). Anche con dosi modeste (qualche
centinaio di mGy) il numero di linfociti (1°) si riduce temporaneamente.
Successivamente calano i granulociti (2°), anche se nelle prime 12-24 ore può
comparire un aumento transitorio. Piastrine (3°) e eritrociti (4°) calano (con dosi  1
Gy) con maggiore ritardo ancora.

Andamento temporale degli elementi figurati del sangue in animali sottoposti ad irradiazione acuta dell’intero
corpo.

Leucopenia e anemia croniche: causate da irraggiamenti cronici (  10 mGy settimana ). Per


esposizioni protratte nel tempo può insorgere aplasia del midollo rosso (aplasia =
mancanza sviluppo del tessuto). Questo mancato sviluppo si traduce in anemia
aplastica, la quale porta alla morte.
 Mucose bocca-faringe
Si ha arrossamento, gonfiore, ulcere delle mucose per dosi minori rispetto quelle
viste per la cute.
 Mucose gastro-intestinali
Per dosi elevate (vari Gy) su grandi campi addominali, gli epiteli intestinali perdono
le proprietà regolatrici dell'assorbimento e dell'equilibrio idrico salino dell'organismo;
l’individuo è colpito da shock. Dosi maggiori di 6~9 Gy portano alla caduta degli epiteli
intestinali; la mancanza di una efficace barriera contro i microrganismi patogeni porta
alla setticemia (setticemia = infezione con presenza di germi patogeni nel sangue).
 Gonadi
250mGy  riduzione spermatozoi (per mesi)
2,5 Gy  sterilità temporanea uomo/donna per 1  2 anni
5-8 Gy  sterilità definitiva.
 Occhi
La congiuntivite appare poche ore dopo l’esposizione per alcune centinaia di R 
alcuni Gy. Dosi maggiori di 6 Gy (di X in trattamenti terapeutici) possono portare a
opacità del cristallino (cataratta). Questa compare alcuni anni dopo (è un effetto
tardivo). Anche 1-2Gy da neutroni veloci provocano cataratta.

Cap. 2 irradiazione ed effetti 44


 Bronchi e polmoni
15-25Gy  fenomeno infiammatorio essudativo (edema).
 Tiroide
Riduzione della produzione ormonale per D>15Gy (irradiazione esterna) o
D>30Gy (irradiazione interna da I-131). La secrezione cessa per molte decine di Gy.
 Ossa
Sono tessuti poco sensibili alle radiazioni. A seguito di molte decine di Gy può
manifestare necrosi. Nei bambini è possibile una riduzione dello sviluppo delle ossa
lunghe.
 Encefalo
Modificazioni nel tracciato elettroencefalografico dopo dosi di qualche Gy. Per alcune
decine di Gy sopravviene la morte dell'individuo in poche ore o qualche giorno.
 Reni
Lesioni degenerative e sclerotiche per D  10Gy.
Irradiazione dell’intero organismo (X e γ molto penetranti)
0,25 Gy Nessun ritorno oggettivo/soggettivo. Precoce e transitorio calo del
numero dei linfociti.
0,5 Gy Lieve nausea, inappetenza, malessere nei primi giorni. Riduzione
precoce linfociti, modesta dei granulociti nella 2° e 3° settimana.
1 Gy Nausea e talvolta vomito; astenia, rapida riduzione dei linfociti. I sintomi
durano 1-2 giorni. alla II – IV settimana insorgono leucopenia e anemia
(difesa ridotta dell'organismo) Ricovero con semplice terapia d'appoggio.
Sopravvivono tutti gli irradiati.
2 Gy Sindrome acuta da radiazioni talvolta mortale.
In poche ore: nausea, vomito, disappetenza, irritabilità nervosa. Segue
periodo di latenza (~ 2 settimane) che diminuisce al crescere di D. Segue
poi lo stadio acuto: astenia, vomito, febbre, tachicardia, ipotensione
arteriosa, collasso, diarrea, leucopenia e anemia. Il quadro è dominato da
alterazioni sanguigne: sindrome ematologica o midollare, rischi di
infezioni e setticemie. Serve adeguata terapia sintomatica e di sostegno.
Nel 5  10% dei casi: morte in 1-2 mesi.
Ampia variabilità del decorso da individuo a individuo. Miglioramento e
ripresa in qualche mese.
4 Gy Sindrome acuta più grave e rapida congiuntivite, eritemi, epilazione,
(DL50%) danni alle mucose. Il 50% degli irradiati muore in un mese: dose letale
50% (DL50%)
Le cure possono ridurre fortemente la mortalità: trasfusioni, trapianto
midollo, antibiotici, antiemorragici, camera sterile.
Verso la IV – V settimana si ha compromissione sanguigna al grado più
elevato, con pericolo di setticemia.
6 Gy Sindrome ancora più grave, tutti gli irradiati muoiono in 30 giorni.
morte in un mese
7 – 30 Gy Ulcerazioni alle mucose, caduta epitelio intestinale (sindrome intestinale).
morte in 2
settimane
Morte sicura in 2 settimane.
oltre 30 Gy Morte in ore o giorni con sintomi neurologici causati dall'azione delle
morte in ore o
giorni
radiazioni sul sistema nervoso centrale.

Cap. 2 irradiazione ed effetti 45


Si riportano alcuni esempi di dosi letali al 50% per alcuni animali. Si noti il rapporto
complessità dell’organismo / DL50%
DL50% (Gy) Animale
2,8 – 3,4 maiale, cane
bue
topo
5,4 – 8
ratto
coniglio
10 pollo
100 chiocciola
1000 ameba

Effetti tardivi
Alcuni, come la cataratta, sono legati ad irradiazioni croniche con valori elevati di dose e
il danno è proporzionale a questa. A parte il ritardo nel manifestarsi, questi sono effetti
graduati e sono a soglia.
Vi sono poi effetti tardivi con le seguenti caratteristiche:
 Senza soglia
 Stocastici (la frequenza di comparsa è piccola sulla popolazione)
 La frequenza di manifestazione è proporzionale alla dose
 Manifestazione dopo anni/decenni
 Non hanno gradualità
Questi effetti possono comparire anche a seguito di dosi modeste o piccole (Hp) e
quindi riguardano anche l'esposizione lavorativa abituale, a differenza degli effetti precoci
graduali visti prima che sono riscontrabili solo in situazioni incidentali, a differente gravità.
Gli effetti tardivi stocastici sono rappresentati da tumori maligni. I casi indotti dalle
radiazioni si aggiungono ai casi spontanei, dai quali non sono distinguibili in alcun modo.
Effetti stocastici che si aggiungono in piccolo numero ad eguali effetti spontanei (molto
più numerosi), risultano non osservabili, tenuto conto anche della latenza di decine di anni.
Il legame dose-effetto non può essere stabilito sul singolo individuo, ma su un gruppo
numeroso di irradiati per confronto della frequenza di insorgenza di un tumore rispetto un
gruppo del tutto simile, ma non irradiato. Studi in questo campo sono stati effettuati in
individui sottoposti a dosi di decimi di Gy a tutto il corpo o qualche Gy a parte del corpo,
ma in esposizioni uniche o in tempi relativamente brevi.
Le leucemie sono state molto studiate; esse compaiono dai 3 ai 15 anni dopo
l'irradiazione. Altri tumori, tiroidei, ossei, polmonari, cutanei, mammari possono trarre
origine dalle radiazioni e comparire 10-30 anni dopo.
Nelle probabilità di effetti tardivi abbiamo
Tessuti più sensibili Tessuti meno sensibili
- tessuti emopoietici - cute
- tiroide - osso
- tessuti linfatici e reticolari - laringe
- bronchi - esofago
- intestino crasso
- ghiandola mammaria
Per stimare la relazione dose/effetto per gli effetti tardivi, ci si rifà all'analisi di situazioni
espositive tipo
 Sopravvissuti alle bombe di Hiroshima e Nagasaki
 Trattamenti terapici su colonna vertebrale per l'artrosi

Cap. 2 irradiazione ed effetti 46


 Esami diagnostici (irraggiamenti feto in utero)
 Minatori in miniere uranifere e radifere
 Terapie con radiofarmaci
In quasi tutti i casi le dosi sono elevate e/o intense, mentre non è possibile disporre di
studi su piccole dosi non intense.
Stima del rischio
Il rischio per l'individuo è definito come
N° tumori fatali attesi
R=
(dimensione gruppo) · (dose media accumulata)
Il n° di tumori fatali indotto è calcolato dal rateo di mortalità mr di un gruppo al tempo t:

dN r (t ) dN r (t )  n° tumori fatali indotti nell’intervallo di tempo dt


mr (t ) 
N 0 (t )dt N 0 (t )  popolazione viva al tempo t
Modelli di proiezione di dose
Stabiliscono una relazione tra rateo di mortalità e dose.
L) Modello Lineare m r (t )  a  D(t )

 b 
Q) Modello Quadratico – lineare m r (t )  a  D(t )  D 2 (t )
 a 
Dove a, b = costanti e D(t) = dose efficace al tempo t.
a
Si fissa  1.16Gy .
b

Alcuni modelli che rappresentano la relazione tra dose ed effetti stocastici: modello lineare senza soglia (2)
o quadratico-lineare senza soglia (3).

Cap. 2 irradiazione ed effetti 47


Modelli di proiezione temporale
Stabiliscono una relazione tra rateo di mortalità e tempo. Forniscono il numero di tumori
fatali indotti durante un certo periodo.
A) Modello di rischio assoluto: Il rateo di mortalità addizionale da radiazione rimane
costante per il resto della vita dopo l'irradiazione.
dmr (t )
 ra
dD
dove ra è una costante (rischio assoluto - rimane costante dopo l'irradiazione quindi
è indipendente dall'età dell'individuo).
R) Modello di rischio relativo: la mortalità dovuta a tumori da radiazioni per unità di dose
è proporzionale alla mortalità spontanea (cioè all'età t)
dmr (t )
 rr  m s (t )
dD
In questo caso il rischio relativo rimane costante dopo l'irradiazione.
Utilizzo dei modelli per la stima del rischio
Si possono combinare i 4 modelli (due di proiezione di dose e due di proiezione
temporale) ottenendo 4 possibilità di stima del rischio di vita seguente all'irradiazione.
Piccole dosi  tumori spontanei N S  N r tumori indotti
1 1
 dN 0 (t )  dN S (t )  dN r (t )  dN S (t )
 
dove   contributo dovuto ai tumori spontanei alla totale mortalità (per qualsiasi causa
extra irraggiamento) del gruppo.
Per definizione: dN S (t )  N 0 (t )  m s (t )  dt
1
  dN 0 (t )  N 0 (t )  m s (t )  dt

Integrando
1 t

 m (t

N 0 (t )  N 0 e s
1
)dt 1 N0 = popolazione al tempo T0
T0

In base a studi epidemiologici


m s (t )  Kt 5 con K  8  10 12 y 6
Se ra e rr sono noti, il N° di casi di tumore può essere calcolato con le equazioni:
 dN r (t )
m r (t )  N (t )dt
 0
 dmr (t )
  ra
 dD
 dmr (t )  r  m (t )
 dD r s

Cap. 2 irradiazione ed effetti 48


 Combinando rischio assoluto e curva lineare:

dm r (t ) 
A)  ra 
dD   ra  a *
L) m r (t )  a  D(t )

dN r (t )
Essendo per definizione m r (t ) 
N 0 (t )dt
 dN r (t )  m r (t ) N 0 (t )dt  a  D(t ) N 0 (t )dt  * ra D(t ) N 0 (t )dt
Integrando
Tl
( N r ) A  ra
L
N
T0  tl
0 (t ) D(t )dt TL = fine vita del gruppo

 Analogamente, per il rischio relativo abbiamo


dmr (t ) 
R)  rr  m s (t )
dD   a  rr  m s (t )
L) mr (t )  a  D(t ) 
perciò
dN r (t )
mr (t )   dN r (t )  m r (t ) N 0 (t )dt  rr m s (t ) D(t ) N 0 (t )dt
N 0 (t )dt
Integrando
Tl
( N r ) R  rr
L
N
T0  tl
0 (t )m s (t ) D(t )dt

 Usando il modello quadratico – lineare, combinato con rischio assoluto e relativo


analogamente si ottiene:
Tl
 D 2 (t ) 
( N r ) A  ra
a
 0 
T0  tl
N (t ) D (t )  dt
1  16Gy 
Tl
 D 2 (t ) 
( N r ) R  rr
a

T0  tl
N 0 (t ) m s (t )


D (t ) 
1  16Gy
dt

ra, rr sono desunti da studi epidemiologici (Hiroshima e Nagasaki, lavoratori esposti,
radioterapia  alte dosi).
ICRP raccomanda il modello lineare (conservativo alle basse dosi). Si fissano
ra = 5  10 4 Gy 1  y 1
(eccetto leucemia e tumore osseo)
rr = 0,2 Gy 1
Per i modelli occupazionali si assume:
T0 = 18 anni inizio attività
Te = 65 anni fine attività
D  10  2 Gy  costante
y

Cap. 2 irradiazione ed effetti 49


Ne consegue che la dose efficace al tempo t è data da
D (t )  D (t  T0  tl ) per T0  tl  t  Te  tl
D(t )  D (T  T ) e 0per T  tl  t  T
e L

In prima approssimazione si considera


te = 10 anni
TL = 75 anni
Raccomandazioni ICRP
ICRP 26 (1977) ha considerato il modello di rischio assoluto, da cui deriva che il rischio
nell'arco della vita è:
N r  A L
R  Te tumori fatali per unità di dose

D N (t )dt
T0
0

Introducendo i dati si ottiene:


R  1,05  10 2 Gy 1 tutti i tumori eccetto leucemia
R  0,2  10 2 Gy 1 leucemia
R  0,4  10 2 Gy 1 danni genetici
RTOT  1,65  10 2 Gy 1 totale
 Non ci sono certezze sul danno genetico nell'uomo, il valore è desunto da esperimenti su
animali.
ICRP 60 (1991): recenti studi dimostrano che il modello di rischio relativo dà risultati
migliori (osservazioni su sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki), perciò è stato usato
( N r ) R al posto di ( N r ) A per determinare R:
L L

N r R L
R Tr

D  N 0 (t )dt
T0

Sono stati leggermente rivisti anche ra, rr . Si ottiene:


R  3,6  10 2 Gy 1 tutti i tumori eccetto leucemia
R  0,4  10 2 Gy 1 leucemia
R  0,6  10 2 Gy 1 danni genetici
RTOT  4,6  10 2 Gy 1 per lavoratori esposti

Cap. 2 irradiazione ed effetti 50

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