Sei sulla pagina 1di 104

Radioterapia a fasci esterni

Aspetti tecnici e dosimetrici


Radioterapia a fasci esterni
Terminologia
Volume bersaglio (target)
Volume neoplastico (GTV) Tessuti limitrofi
Volume a rischio (CTV) Linfonodi loco-regionali
Organi distanti (PCI)

Dose bersaglio
Dose somministrata al volume bersaglio (ICRU 95-107%)
Volume irradiato
Volume corporeo irradiato indipendentemente dalla volontà
di farlo (IV)
Dose o volume integrale
Quantità di energia assorbita dal volume irradiato (Gy x Kg)
Importante perché concettualmente legata al concetto di
danno (dose x volume = danno) e dipendente da modalità
trattamento (linac 15 Mev vs Co60) e dalla tecnica
Radioterapia a fasci esterni
Terminologia
Organo Critico (in serie / in parallelo)
Valutazione rapporto costo-beneficio
Rapporto tecnico-dosimetrico
Indicazione a terapia di sostegno

Campo di Irradiazione
Area cutanea interessata dal fascio incidente
Definita dall’apertura dei collimatori primario e secondario (o terziario)
Visualizzato da un dispositivo di illuminazione ottica (limite campo = isodose
50%)
Build-up
Fenomeno per il quale lo strato di tessuto che assorbe la
maggiore energia non è situato nell’immediata superficie ma
a profondità crescenti in rapporto all’energia delle radiazioni
(co60 5 mm ; Cs137 2 mm; fotoni 20 Mev 5 cm)
Radioterapia a fasci esterni
Terminologia
Curva di assorbimento dose in profondità
Esprime le dosi rilevate dalla camera di ionizzazione mobile
del fantoccio d’acqua, nel corso della sua scansione lungo
l’asse del fascio, a profondità crescenti
(asse x: profondità – asse y: % dose rispetto a dose rilevata
al build-up) (Rendimento in profondità)
Profilo di dose
Esprime le dosi rilevate dalla camera di ionizzazione mobile
del fantoccio d’acqua, nel corso della sua scansione su un
piano perpendicolare all’asse del fascio e parallelo alla
superficie
Curva di Isodose
Linea che unisce tutti i punti che assorbono la stessa dose
Radioterapia a fasci esterni
Terminologia
Penombra
Quantità di radiazioni localizzate alla periferia del fascio
come un “alone”; dovute a:

• Penombra geometrica:
Lo spessore della penombra a livello della cute (distanza che separa
isodose del 90% da quella del 10%) dipende dal diametro max della
sorgente e dalla lunghezza del collimatore
• Diffusione dal collimatore:
La quantità di radiazioni secondarie che giungono alla cute
diminuisce con l’aumentare della distanza del collimatore dalla cute
e con un sistema di collimazione secondaria (antipenombra o
trimmer); aumenta con l’ampiezza del fascio
• Diffusione laterale nei tessuti:
•dipende dal tipo di radiazioni (> per elettroni che fotoni) –
inversamente prop.ad energia
Studi dosimetrici: i fantocci

Mezzi che riproducono la forma e le


caratteristiche di assorbimento dei tessuti

Distinti in 3 categorie:
•Fantocci d’acqua
•Fantocci solidi di densità omogenea
•Fantocci antropomorfi
Fantocci d’acqua

Vasca con immersa camera di ionizzazione programmata per


spostarsi all’interno

Acqua equivalente per assorbimento a tessuto muscolare e cmq


tessuti molli in generale

Rapporto tra dose nei vari punti e dose al build up espresso in


valore percentuale

Depth Dose (curva di assorbimenti di dose in profondità): insieme


delle percentuali rilevate lungo l’asse del fascio a profondità
crescenti

Profilo di dose: insieme delle percentuali rilevate mediante


scansioni eseguite per tutta l’ampiezza del fascio, ripetute a
profondità crescenti
Fantocci d’acqua

Curve di assorbimento
CURVE DI ISODOSE
Profili di dose

Curve di assorbimento di dose in profondità


RENDIMENTO IN
Curve di isodose standard PROFONDITA’ in
acqua di un fascio
Fantocci solidi di densità omogenea

Di varie forme e materiali (paraffina, plexiglas, acetato di cellulosa,


cloruro di polivinile, ecc.)

Inconvenienti:
 coefficiente di attenuazione diverso da acqua
 minor facilità di posizionamento dei rilevatori dosimetrici

I fantocci per dosimetria del fascio ad una profondità


corrispondente al build up del fascio in esame presentano
alloggiamenti per dosimetri che valutano la dose assoluta al perfetto
equilibrio elettronico
Fantocci antropomorfi

Riproducono le caratteristiche del corpo umano sia per forma che


per densità dei tessuti (in particolare osso e polmone)

Impiegati per lo studio dosimetrico preliminare delle tecniche di


irradiazione

Scomponibili in sezioni trasverse nelle quali esistono delle cellette


atte a contenere dosimetri miniaturizzati

Possibilità di inserimento pellicole tra una sezione e l’altra per


dosimetria fotografica
Rendimento in profondità

DOSE ASSORBITA IN UN PUNTO

DOSE ASSORBITA NEL PUNTO IN CUI L’ASSORBIMENTO E’ MASSIMO

Dipende da tre fattori:

a) Legge delle dispersione quadratica


b) Legge dell’attenuazione
c) Fenomeno della diffusione

Importanza diversa in relazione a SAD:


- A distanze elevate (60-100) ATTENUAZIONE più importante di dispersione
e viceversa
Dispersione quadratica delle radiazioni

L’INTENSITA’ DI UN FASCIO DI RADIAZIONI, IN PUNTI SITUATI A


DISTANZE DIVERSE DA UNA SORGENTE PUNTIFORME, E’
INVERSAMENTE PROPORZIONALE AL QUADRATO DELLA DISTANZA

Da cui

-I tempi necessari per erogare la


stessa dose a distanze diverse sono
proporzionali al quadrato delle
distanze stesse

-Più il bersaglio è profondo più è utile


che la sorgente venga allontanata
dal paziente svantaggio del
più lungo tempo di esposizione
Attenuazione

Diminuzione di intensità causata dalla interazione con gli atomi del corpo
attraversato

da cui:

oc numero iniziale dei fotoni e spessore e natura del corpo attraversato


energia del fascio

Caratteristico di: COEFFICIENTE DI ATTENUAZIONE (µ)


densità del mezzo (muscolo assorbe – di osso e + di polmone)
numero atomico degli atomi che lo compongono
energia dei fotoni incidenti
Diffusione

Ogni cc di volume irradiato ha una certa probabilità di essere investito anche da radiazioni secondarie prodotte dal collimatore e dallo stesso
tessuto irradiato.

Tale probabilità aumenta quindi con l’ampiezza del fascio

Tessuto situato al centro del fascio subisce l’effetto di un numero maggiore di radiazione rispetto a tessuto marginale
Diffusione
DOSE VERSUS FIELD SIZE (Più importante per elettroni e per basse energie)

cute

> Rendimento in profondità Grandi campi: tempi più brevi


> Dose-rate di trattamento

electron paths: many collisions cause the


electrons to wander and eventually to stop.
Il fenomeno della diffusione: importanza dell’ampiezza del campo sul
Rendimento in profondità.

90% 90%

80%
80%
70%
70%
60%

60%
50%

50%

40%

40%
riassumendo

Il RENDIMENTO IN PROFONDITA’
PROFONDITA’ dipende da:


Natura del materiale

Natura della radiazione

Energia della radiazione

Distanza sorgente dalla superficie dell’oggetto irradiato

Ampiezza del fascio

Il TEMPO DI ESPOSIZIONE dipende da:


•Intensità del fascio
•Distanza dalla sorgente
•Ampiezza del fascio
riassumendo

Per irradiare un VOLUME SUPERFICIALE:

RADIAZIONI POCO PENETRANTI (X/gamma/elettroni) Roentgen


DFP bassa Plesio
Elettroni

Per irradiare un VOLUME PROFONDO:

RADIAZIONI MOLTO PENETRANTI TCT


(X/gamma alta energia) X high energy
DFP elevata
Radioterapia a fasci:
strumentazione

Prima del 1950 impiegati tubi radiogeni di max 300 KVp

Dagli anni 50 impiego di Co60

Betatroni di alta energia introdotti contemporaneamente a Co60 ma impiegati


nella pratica clinica successivamente

Attualmente impiego di acceleratori lineari di alta energia

Ciclotroni e sincrotoni impiegati solo in alcuni centri per produzione di fasci di


neutroni, protoni, mesoni ed altre particelle di alto LET
Radioterapia a fasci:
strumentazione

Simulatore
Realizzazione del planning
TAC

Apparecchiature di ortovoltaggio
Esecuzione
Betatrone ed Unità di Co60 del
trattamento
Acceleratore Lineare
Simulatore di trattamento: struttura e
funzionamento

• Apparecchio radiologico con caratteristiche


geometriche analoghe all’acceleratore lineare
• Impiegato nelle procedure preliminari del
trattamento, emula la posizione dei collimatori del
LINAC e la relativa geometria, permettendo di
verificare l’area bersaglio e gli organi critici in modo
da riprodurre le stesse condizioni di esecuzione del
trattamento stesso
Simulatore di trattamento: struttura e
funzionamento
Tubo a raggi x con
anodo rotante
Costituito da:
– Tubo a raggi X ad anodo
rotante
– Stativo ad elevata
accuratezza
– Collimatori variabili
– Lettino (fibra di carbonio)
– Intensificatore di brillanza Porta cassette

– Porta-cassette
– Tavolo di comando
Intensificatore di
brillanza
Fluoroscopia
Simulatore di trattamento: struttura e
funzionamento
Tubo a Raggi X ad anodo rotante:

• Progettato per convertire un impulso


elettrico, in entrata, in fotoni X di
energia variabile impiegabili nella
pratica clinica principalmente con 3
modalità:
• Raggi X per acquisizione radiografica
• Fluoroscopia
• CT (scan mode)
Simulatore di trattamento:
Tubo a Raggi X ad anodo rotante
Composto da: •Filamenti
•Coppa focalizzante
a) Catodo (polo negativo) •Supporto
•Connessioni elettriche
b) Anodo (polo positivo) •Target
•Disco e supporto dell’anodo
c) Involucro di vetro •Rotore
•statore
d) Alloggiamento di protezione
e) Finestra per l’emissione di fotoni x
Simulatore di trattamento:
Tubo a Raggi X ad anodo rotante: CATODO

• FILAMENTI
– Costituti da Tungsteno in quanto:
– È un buon emettitore termoionico
– Ha un alto numero atomico (74) che garantisce una buona
sorgente di elettroni
– Non vaporizza rapidamente impedendo il verificarsi di
accumuli di tungsteno sull’involucro di vetro che
potrebbero agire come filtri ad aumentarne la possibilità di
guasto
– Alto punto di fusione (3387 C) che permette di far fronte
alle alte temperature a cui viene portato il filamento senza
alcuna perdita di forma
Simulatore di trattamento:
Tubo a Raggi X ad anodo rotante: CATODO
 Riscaldamento del filamento con corrente 5 A

 Il calore incrementa l’energia cinetica degli atomi e degli elettroni orbitali


dislocandoli dalle loro orbite e determinando in tal modo la produzione di
elettroni per effetto termoionico

 L’eccesso di protoni rimasti determina a sua volta un carica positiva del


filamento per cui gli elettroni persi vengono nuovamente attratti

 Si crea quindi un simultaneo ciclo di emissione e re-attrazione dando


origine ad uno spazio caricato negativamente in vicinanza del filamento
che ostacola l’emissione di altri elettroni dal filamento fino a che questi
ultimi non abbiano acquisito una sufficiente energia termica in grado di
vincere la forza da esso generata

 Elettroni al di sopra della superficie atomica sono così pronti per essere
accelerati lungo il tubo
Simulatore di trattamento:
Tubo a Raggi X ad anodo rotante: CATODO
 Il numero complessivo di elettroni disponibili per l’accelerazione viene
incrementato grazie ad una spirale di tungsteno che incrementa la superficie
 Il tubo di un simulatore viene definito DUAL FOCUS TUBE in quanto contiene
due di questi filamenti spirali in grado di determinare fascetti di elettroni di
dimensioni variabili:

 Fuoco ampio (1.2 mm) impiegato quando è richiesta una quantità maggiore di
radiazioni (es paziente obeso rx LL)

 Fuoco fine (0.8 mm) assicura una geometria più accurata (penombra ridotta al minimo)

penombra
Simulatore di trattamento:
Tubo a Raggi X ad anodo rotante: CATODO

 COPPA FOCALIZZANTE
 Costituita da Nichel, Molibdeno o Acciaio Inossidabile (materiali con
alto punto di fusione e scarso effetto termoionico che hanno lo scopo
di far fronte al calore prodotto dal filamento senza produrre elettroni
che potrebbero contaminare il vuoto del tubo)
 Essendo collegata al catodo (potenziale negativo) gli elettroni
prodotti dal filamento sono soggetti ad una forza repulsiva e vengono
pertanto fatti convergere su una piccola area del target, di dimensioni
inferiori a quelle del filamento
 Si produce la cosiddetta linea focale
 Supporto e connessioni elettriche
 Il supporto è costituito da una struttura meccanica volta a sostenere
il catodo
 3 sono i collegamenti elettrici:
 2 forniscono corrente elettrica e voltaggio (circa 5A e 10V) al filamento
 1 fornisce sorgente di alto voltaggio a potenziale negativo alla coppa
focalizzante
Simulatore di trattamento:
Tubo a Raggi X ad anodo rotante: ANODO

• TARGET
– Situato attorno al disco dell’anodo quando quest’ultimo ruota, forma
una traccia focale per l’impatto con gli elettroni

– Gli elettroni che colpiscono il target perdono la loro energia cinetica che
si trasforma in calore e fotoni X.

• Composto da una lega di tungsteno (90%) e renio (10%)


– Alta temperatura di fusione
– Scarsamente vaporizzanti
– Alta capacità termica
– Alto numero atomico (Tg74,Rh75)
Simulatore di trattamento:
Tubo a Raggi X ad anodo rotante: ANODO

– La produzione di fotoni è tanto maggiore quanto maggiore è il numero


atomico del materiale di cui è composto il target

– L’impiego di materiali non vaporizzanti impedisce che alle alte temperature


vi sia una contaminazione del tubo, che rallenterebbe l’accelerazione, e
dell’involucro di vetro che lo renderebbe elettricamente non sicuro

– L’impiego del renio garantisce una maggior durata nel tempo


dell’apparecchio riducendo l’usura del target provocata dai fenomeni di
vaporizzazione (irregolarità di superficie)
Simulatore di trattamento:
Tubo a Raggi X ad anodo rotante: ANODO

• Il target ha un orientamento rispetto all’asse del fascio di raggi X di 13°

– Ciò fa si che al momento dell’impatto gli elettroni colpiscano un’area


rettangolare mentre i fotoni x prodotti emergono da un’area di piccole
dimensioni conseguenti all’angolazione del fascio
– Il vantaggio è quello di poter avere la dissipazione del calore prodotto su di
una superficie maggiore con la una produzione di un fascio di radiazione x
a minore penombra (area di ridotta intensità del fascio causata dalla
mancanza di una dimensione definita della macchia focale) con
conseguente migliore conformazione del fascio

elettroni
13 gradi
Simulatore di trattamento:
Tubo a Raggi X ad anodo rotante: ANODO

– DISCO e SUPPORTO DELL’ANODO


• disco costituito da tungsteno e molibdeno (alta capacità di resistenza
termica)
• Foro centrale attraverso il quale è connesso al un supporto di berillio
che lo collega al rotore
• Il trasferimento di calore lungo l’anodo viene impedito dalla scarsa
conducibilità termica del molibdeno e dalla limitate dimensioni del foro
– ROTORE
• Rotore, anodo e supporto sono posizionati in modo tale da mantenere
costante l’angolo del target e da limitare il rumore durante il
funzionamento
• Rotore costituito da rame (non magnetico, bassa resisitività, buon
conduttore elettrico)
– STATORE
• Composto di rame
• Produce un campo elettromagnetico che induce il rotore a ruotare
durante il funzionamento
Simulatore di trattamento:
Tubo a Raggi X ad anodo rotante: ANODO
– Involucro di vetro
• Struttura esterna con all’interno vuoto spinto (no interazioni)
• Gli elettrodi devono essere sepatati da una distanza
proporzionale al kilovoltaggio max a cui il tubo dovrà operare per
evitare che gli elettroni vengano attratti dal tubo
• Costituito da vetro borosilicato (capacità di dilatazione termica)
• Oltre il target si trova un’area radiolucente (finestra del tubo) che
permette ai raggi X dui uscire con minima attenuazione
– Alloggiamento di protezione
• Protegge il tubo da danni meccanici e rappresenta una struttura
su cui montare accessori addizionali
– Sistemi di raffreddamento
Simulatore TAC

– Versione semplificata di una comune TAC in cui il


meccanismo detettore è opposto alla sorgente di
Raggi X che può rotare di 360° attorno al paziente
– Necessario un fascio ristretto,ben collimato di
raggi X
Macchine di superficie (1)

• Operanti in un range energetico da 50-120 kev (basso potere di


penetrazione)

• Filtri addizionali di alluminio di spessore variabile impiegati per la


rimozione delle componenti non penetranti di bassa energia
(indurimento del fascio)

• Grado di penetrazione (qualità del fascio) dipendente dalla energia a cui


il fascio è generato e dallo spessore del filtro ed espresso come HVT
(half value thickness)

• HVT: spessore di uno specifico materiale che introdotto nel percorso del
fascio riduce la sua intensità a metà del suo valore originale

• Il valore medio nell’ambito di energie di superficie è di1-8 mm di


alluminio
Macchine di superficie (2)

• L’abitudine di esprimere la Qualità di un fascio in termini di HVT di Sn,


CU ed Al non deve essere confuso con filtri dello stesso materiale

• Clinicamente impiegate per il trattamento di lesioni superficiali

• Dimensioni del campo spesso definite mediante l’impiego di un cono


applicato da un lato alla testata della macchina, vicino al punto focale,
dall’altra direttamente sulla superficie cutanea

• Schermature di piombo possono essere disposte direttamente sulla


superficie cutanea per schermare le aree circostanti alla lesione
conformando il fascio alla lesione stessa
Macchine di superficie (3)

• Range distanze di trattamento 15-20 cm

• Dose rate abbastanza alto in relazione alla breve distanza di


trattamento

• Il backscatter è relativamente alto a queste basse energie ed aumenta


rapidamente con l’aumento delle dimensioni di campo

• La dose è massima sulla superficie e cala molto rapidamente con la


profondità in relazione alla bassa energia ed alla ridotta SSD
Macchine di superficie (4)

• Tipo Chaoul:
– anodo, di rame, costituisce al tempo stesso la sorgente edil filtro dei raggi X;
tensione massima 60 KVp, intensità 5-8 mA
– Anodo
• Obliquo: applicatori di ottone nichelato a DFP 1,5-5 cm
• a punta: non si impiegano veri applicatori, DFP 2-5 mm

• A finestra di berillio:
– Tensioni più basse (10-50 KVp) e DFP maggiori (15-30 cm), intensità di 25
mA
Macchine ad ortovoltaggio (1)

• Operanti in un range di 150-500 Kv

• Impiegano filtri di CU e talvolta Sn+AL

• Al posizionato distalmente al CU per rimuovere la radiazione secondaria


prodotta dall’impatto del fascio con il Cu

• Cu a sua volta impiegato pe rimuovere la radiazione secondaria


prodotta dall’interazione con il filtro di Sn

• Varie combinazioni di filtri permettono di ottenere HVT fino a 4 mm Cu


Macchine ad ortovoltaggio (2)

• Operanti ad SSD di 50-70 cm

• Utilizzabili con o senza coni

• La dimensione del campo può essere modulata mediante schermature


mobili presenti nella testata

• Alternativamente il fascio può essere sagomato mediante schermi posti


direttamente sulla superficie cutanea

• Spessori abbastanza piccoli di piombo sono in grado di ridurre del 95%


la dose a queste energie
Macchine ad ortovoltaggio (3)

• Il potere di penetrazione è maggiore rispetto alle unità di superficie così come


la caduta di dose è meno rapida

• In una tipica unità di ortovoltaggio la dose massima si riscontra a distanza


molto ravvicinata dalla superficie cutanea

• Una caduta del 90% della dose si osserva approssimativamente a 2 cm di


profondità

• Backscatter alto

• Dose rate relativamente basso in relazione a SSD più grande ed alla presenza
di pesante filtrazione del fascio

• Importante percentuale di effetto fotoelettrico (proporzionale alla IV potenza


del numero atomico) che fa si che l’assorbimento sia disomogeneo nei vari
tessuti (danno alle strutture ossee con effetto ombra al di sotto)
Macchine ad ortovoltaggio (4)

• Storicamente per trattare lesioni meno superficiali:


– Campi multipli

– Compressione del volume

– Impiego grata

• Riduzione della superficie esposta. Impiegava piastra di piombo


forate con percentuali di vuoto pieno variabili intorno al 50%. In
tal modo il 50% della cute veniva risparmiato mentre a 10 cm di
profondità la dose assorbita diveniva quasi omogenea
Betatrone
• Sviluppato nel 1941 da Kerst

• Apparecchio in cui elettroni vengono accelerati in un’orbita circolare attraverso


un campo magnetico variabile

• Gli elettroni possono essere estratti da questa orbita per produrre un fascio di
elettroni usato in terapia oppure vengono fatti impattare su di un target posto
all’interno della macchina per produrre un fascio di raggi X

• Usato per la prima volta in radioterapia negli anni ’50

• Il basso dose rate e le limitate dimensioni di campo hanno determinato il suo


declino

• Le dimensioni particolarmente grandi richiedevano ambienti di trattamento


molto grandi e rendevano limitati i movimenti, compromettendo la
direzionalità del fascio e la flessibilità del setup del paziente
Unità per cobaltoterapia

• Co59 ----- neutroni------ Co60 ----- Ni


• Decade con due fotoni gamma da 1.17 ed 1.33 MV
• Componente B schermata
• Testata composta da:
– sorgente
– Involucro protettivo
– Otturatore
– Collimatore
– statico
Unità per cobaltoterapia
Vantaggi su RÖ e Plesio:

a) Maggiore rendimento in profondità

b) Danno cutaneo minore (build up)

c) Diffusione laterale minore (magg. precisione)

d) LET omogeneo nei diversi tessuti (effetto


Compton indipendente dal numero atomico)

e) Possibilità impiego di DFP maggiori (maggiori


dimensioni campi e penetrazione superiore)
Unità per cobaltoterapia
Sorgente

a) Cilindrica (1.5-3 cm diametro / 2-3 cm altezza)


b) Involucro in acciaio (filtra elettroni)
c) Co60 in forma di perle o dischetti
d) Attività fino a 200 TBq (a volte il doppio)
e) Attività aumenta con numero di dischi
f) Limiti poiché
a) Aumento altezza ----- aumento autoassorbimento
b) Aumento diametro ----- aumento penombra geometrica
Unità per cobaltoterapia

involucro

a) Internamente Tg od Ur impoverito Spessore 25 cm


b) Esternamente Piombo Diametro 50 cm

otturatore
A. Sfera rotante di Tg o Ur impoverito
B. Carrello scorrevole su rotaia
C. Apertura affidata a sistema di
elettrocalamite o a pressione
pneumatica
Cobaltoterapia
Unità per cobaltoterapia

collimatore

a) Dimensioni da 4x4 cm a 30x30 cm


b) Deve essere il più lungo possibile per limitare
la penombra geometrica
c) Estremità inferiore distante almeno 20 cm
dalla cute per evitare azione di radiazioni
secondarie

Massimo assorbimento del Cobalto: 0.5 cm


(a 10 cm isodose 50%)
telecesioterapia

a) Non più impiegata


b) Cs137 scoria radioattiva del processo di
fissione di Ur235
c) Decade in Ba137 per il 92% con emissione di
un elettroni da 0.51 Mev ed un fotone
gamma di 0.662 Mev; per l’8% con emissione
di 1 elettrone da 1.17 Mev
d) Utilizzata solo componente gamma
e) Build up 2mm
f) Tempo di dimezzamento 30 anni
Acceleratore lineare

• Sviluppato la prima volta nel 1928 per l’accelerazione di ioni


pesanti
• Impiega onde elettromagnetiche di alta frequenza per
accelerare particelle cariche, come gli elettroni, ad alte
energie attraverso una guida lineare
• Intensità ad 1 metro (SAD100) superiore a betatrone
• Gli elettroni possono essere accelerati ad energie variabili
ed estratti per colpire il target del trattamento (lesioni
superficiali) oppure fatti collidere con un target producendo
in tal modo (effetto Bremsstrahlung) fasci di fotoni X
impiegati per il trattamento di lesioni tumorali situate in
profondità
Acceleratore Lineare
GANTRY: “testata” della COLLIMATORE:
macchina. Mobile, può ruotare conforma il fascio
su un angolo di 360 gradi secondo forma e
dimensioni del target
(multilamellare e non).
Capacità di rotazione
LETTINO: possibilità di su 360°
movimento nelle 3
dimensioni dello spazio
ed isocentrica

PORTAL VISION:
permette la verifica
radiologica del campo
di trattamento
(γ-grafia)
Acceleratore lineare
Acceleratore lineare
Acceleratore lineare

• Un generatore provvede a fornire potenza


ad un modulatore
• Impulsi di alto voltaggio dal modulatore
vengono rilasciati al Magnetron o al Klystron
e simultaneamente al cannone elettronico
• Un sistema a guida d’onda invia impulsi di
microonde dal magnetron (Linac bassa
energia) o klystron (Linac alte energie) al
tubo acceleratore
Acceleratore lineare

• Ad un preciso istante, elettroni prodotti dal


cannone elettronico vengono inviati nella struttura
acceleratrice
• La struttura acceleratrice è costituita da un tubo di
rame diviso da dischi multipli di vario diametro ed
intervallo che viene portata allo stato di vuoto
spinto (pompa a vuoto)
• Gli elettroni, inseriti ad una energia di circa 50 Kev,
interagiscono con il campo elettromagnetico delle
microonde e guadagnano energia dal campo
elettrico con il risultato di un processo di
accelerazione analogamente a quanto avviene per
un surfista
Acceleratore lineare

• Lo spazio tra i dischi nella guida d’onda è più


stretto in vicinanza del punto di ingresso
degli elettroni e diviene gradualmente più
grande nella parte terminale
• Ciò fa si che la radiazione elettromagnetica
(e gli elettroni portati da essa) aumentino la
velocità mentre percorrono la guida
Acceleratore lineare

• Nelle macchine a bassa energia gli elettroni


possono essere fatti uscire attraverso un’apposita
finestra oppure fatti procedere e colpire un
bersaglio (importante sistema di raffreddamento)
• Nelle macchine ad alta energia, ove la struttura
acceleratrice è troppo lunga e può quindi essere
necessario porla con una determinata angolazione,
gli elettroni vengoni fatti curvare da un appropriato
angolo (tipicamente 90/270°) prima di colpire il
bersaglio.
Acceleratore lineare

• Ciò viene ottenuto mediante un sistema di


trasporto del fascio costituito da magneti
curvanti, bobine per la messa a fuoco ed altri
componenti
• Quando il LINAC è in modo elettroni il target
ed i filtri per l’appiattimento vengono
spostati al di fuori e gli elettroni emergono
colpiscono solamente un “foglio di
diffusione”
Acceleratore lineare

• L’impatto con il foglio di diffusione (scattering foil)


determina un ampliamento del fascio di elettroni
(inizialmente circa 3 mm diam. Max) e causa una
uniforme distribuzione degli elettroni stessi lungo il
fascio
• Poiché gli elettroni si disperdono rapidamente in
aria la collimazione del fascio deve essere estesa
quanto più possibile vicino alla superficie cutanea
del paziente
Acceleratore lineare

• Applicatori conici appositi di dimensioni variabili


vengono pertanto applicati alla testata
dell’apparecchio principale al fine di collimare il
fasci di elettroni
• Una ulteriore modellatura del fascio può essere
ottenuta aggiungendo sagome di piombo alla fine
del cono (mantle)
• A causa dello scatter elettronico la distribuzione
della dose in un campo di elettroni dipende
ampiamente dal sistema di collimazione e deve
essere determinata per ogni singolo paziente
Acceleratore lineare

• Aumentando l’energia degli


elettroni aumentano le interazioni
con il collimatore primario e
conseguentemente le radiazioni
secondarie, di scarsa penetrazione,
che “sporcano”

da cui:
maggiore dose in profondità ma
anche in superficie
Acceleratore lineare

• Il fascio di raggi X, sia negli apparecchi ad


alta che a bassa energia, viene definito da un
sistema di collimazione primaria e fatto
quindi interagire con filtri per
l’appiattimento e multiple camere ionizzanti
prima della uscita dalla testata
dell’apparecchio attraverso un collimatore
secondario costituito da parti mobili
Acceleratore lineare

• Fasci di fotoni X o elettroni in uscita, dopo aver


superato il collimatore fisso, attraversano 2 camere
di ionizzazione (monitor) che controllano:
– la simmetria del fascio
– l’intensità di dose
– la dose integrata (unità monitor)
• Fotoni X emergenti di energia media pari ad 1/3 di
energia elettroni incidenti
• Fotoni X25 massimo assorbimento a 4 cm (a 10 cm
isodose 80%)
Sistemi di feed back automaticamente regolano il
fascio di elettroni corrente al fine di ottenere la
produzione di un fascio di trattamento costante ed
uniforme

Il segnale di ionizzazione corrente viene convertito in


Unità Monitor (MU); 1 UM è calibrata per
corrispondere alla dose assorbita di 0.01 Gy (1 cGy)
alla distanza, profondità e dimensioni campo di
riferimento.

Il numero di UM richiesto per l’esposizione di uno


specifico paziente dipende dalla dose prescritta e
viene modificato da fattori che prendeono in
considerazione la distanza/profondità nel paziente,
dimensioni del campo ed altre caratteristiche del
fascio come blocchi o filtri a cuneo.

Una volta erogate le previste UM termina


l’esposizione: 2 camere di ionizzazione indipendenti
forniscono separatamente due segnali in caso di
fallimento, il secondo canale agisce come sistema di
back up del canale 1. In più, un timer di back up
sospendderà l’esposizione qualora entrambi i canali
dovessero presentare dei difetti di funzionamento.
Collimatore secondario:
 Simmetrici
 Asimmetrici
 MLC:
forma delle lamelle
spessore
range di movimento
Acceleratore lineare
Filtri
•Filtri omogeneizzatori di energia del fascio o selettivi
•Filtri omogeneizzatori di intensità del fascio
•Filtri degradatori di energia o diffusori
•Filtri a cuneo
•Filtri compensatori

Di regola incorporati nella testata dell’apparecchio o


comunque fissati alla sua estremità inferiore
Acceleratore lineare
Filtri omogeneizzatori di energia

•Impiegati per eliminare o ridurre le componenti molli


delle radiazioni
•Riducono tutte le componenti del fascio (riduz. tanto >
quanto < energia)

Da cui

•Energia media del fascio (penetrazione) aumentata


•Intensità del fascio ridotta
Acceleratore lineare
Filtri omogeneizzatori di energia

•Numero atomico tanto più alto tanto


maggiore energia da filtrare
(Al per rx molli, Cu per rx media energia, Pb per rx alta energia)
•Associati in genere a filtri secondari che
assorbono rx secondarie molli prodotte da loro
stessi
(es. Cu o PB + Al)
•Tensioni 80-250 KVp:
– 2 mm Al, 3 mm Al, 5 mm Al, 0.25 mm Cu+ 1 mm
Al , 1 mm Cu+ 1 mm Al
Acceleratore lineare
Filtri omogeneizzatori di intensità

•X fotoni ad alta energia


omogeneizzano il fascio inizialmente prodotto dalla
lamina di tungsteno, (intensita maggiore al centro che ai
bordi)

CONO COMPENSATORE (flattening filter)

realizza un fascio largo ed omogeno grazie al maggiore


spessore centrale. Funziona anche come
omogeneizzatore di energia
Acceleratore lineare
Filtri omogeneizzatori di intensità

•X elettroni
omogeneizzano il fascio inizialmente prodotto
(intensità maggiore al centro che ai bordi, diametro di pochi mm
tanto + stretto quanto > energia)

PICCOLI LINAC GROSSI LINAC


Due campi magnetici perpendicolari
Lamina di diffusione all’asse del fascio
(meglio se doppia)
Operano una scansione del pennello su
Inconvenienti: tutto il campo di irradiazione
-riduzione intensità fascio omogeneizzando la dose senza alterare
-riduzione energia fascio le caratteristiche fisiche della radiazione
Thin aluminium or copper sheets
scatter focused electron beam into a wide beam for treatment
Mounted on carousel: different foil required for varying electron energies
Beam flattening filters
Acceleratore lineare
Filtri degradatori o riduttori di energia

•Impiegati per diminuire il rendimento in profondità al


fine di aumentare la dose in superficie (es. total skin
irradiation energia 2-3 Mev)

•Plexiglas, polistirolo, carbonio, rame

•Applicati direttamente al collimatore oppure


posizionati vicino al paziente

•Es. TBI per non sottodosare la cute


Acceleratore lineare
Filtri a cuneo
•Impiegati per disomogeneizzare
con un certo criterio l’intensità di
un fascio omogeneo

•Nessuna variazione del


rendimento in profondità
(no modifiche en. Fascio)

•Riduzione progressiva intensità


da un lato all’altro del fascio
stesso
Acceleratore lineare
Filtri a cuneo
•FATTORE FILTRO
– Rapporto tra intensità fascio emergente e fascio incidente rispetto al
filtro, in corrispondenza dell’asse del fascio

•Per normalizzare, rispetto allo stesso fascio non filtrato, la


dose in cute, in corrispondenza dell’asse, occorre aumentare il
tempo di esposizione dividendolo per il fattore filtro

•Le curve di isodose standard di un fascio filtrato e non si


intersecano in corrispondenza dell’asse formando un angolo
tanto maggiore quanto maggiore è la differenza di spessore
del cuneo alle sue estremità
Acceleratore lineare
Filtri a cuneo
•L’angolo formato fra la curva di isodose del 50%,
rispettivamente del fascio non filtrato e filtrato, viene chiamato
angolo del cuneo

•Cuneo

– Fisico
– Dinamico
• Interposizione di cuneo unico sul fascio per tempi proporzionalmente
inferiori tanto da simulare filtri di grado variabile
– Virtuale
• Movimento del collimatore asimmetrico e dinamico durante
l’irradiazione
Pb
Cu
Acciaio

Tipi di filtro:
 Fisico
 Dinamico
 Virtuale "flying jaw"
100%

90%

80%

70%

60%

50%

40%
Indicazioni all’uso del filtro:
 Disomogeneità di forma del volume irradiato
 Disomogeneità di volume da irradiare
 Particolare angolazione dei fasci
Fattore filtro (aumento del tempo di esposizione)
Acceleratore lineare
Filtri a cuneo
Acceleratore lineare
Filtri compensatori
•Filtri di spessore opportunamente modulato in modo da
variare punto per punto l’intensità del fascio che lo attraversa

•Scopo: compensare le disomogeneità della dose totale


quando:
• Disomogenietà di spessore del corpo del paz.
• Pregressa irradiazione di parte del target

•Occorre tener conto di:


• Profilo corporeo da compensare
• Rapporto tra densità tess. Irrdiato e densità materiale schermante
• Indice di ingrandimento (negativo) in rapporto a divergenza conica del
fascio
Acceleratore lineare
bolus
•Massa plasmabile di sostanze che presentano lo
stesso indice di assorbimento dei tessuti biologici

•Simula una diversa conformazione corporea


modificando le curve di isodose nel modo più idoneo

•Inconveniente di eliminare il favorevole fenomeno del


build-up (se non desiderato es. irradiazione cute)
Acceleratore lineare
bolus
•Per lesioni cutanee spessore bolus dipende da:
– Energia fascio
– Estensione in profondità lesione
•Usati in passato cera o farina di riso, oggi materiali
sintetici

•Riassumendo… impiego per:


– Compensare irregolarità di spessore corporeo
– Aumentare la dose in superficie
Acceleratore lineare
giunzioni tra campi

GAP= h/DSP x (a+b)

Vecchi sistemi:
-spostamento alto/bassso da una seduta all’altra
-se due campi contrapposti non far coincidere giunzioni
-schermatura organi a rischio (midollo)
-schermatura emicampi che si sovrappongono
-creare artificialmente penombra
Acceleratore lineare
giunzioni tra campi

Tecnica Half beam


Gli assi di rotazione di gantry, collimatore e testata/pavimento sono
coincidenti in un punto: l’isocentro.
L’isocentro si trova a 100 cm dalla sorgente di trattamento o fuoco.

L’accuratezza della rotazione intorno all’isocentro deve essere


entro 1 2 mm (International Electrotechnical Commission 601-2-1).
I laser carnio-caudale e laterali identificano la posizione
dell’isocentro.

Potrebbero piacerti anche