Sei sulla pagina 1di 18

DOMANDE DI RIPASSO CHIMICA: PARTE 3

1. Che cosa sono le soluzioni? Spiegare nel dettaglio le soluzioni liquide:


Una soluzione è una miscela omogenea (1 sola fase) di più sostanze e può essere:
◦ SOLUZIONE GASSOSA: Le miscele gassose sono sempre omogenee quindi
formano sempre una soluzione → i gas sono miscibili in tutte le proporzioni
(Legge di Dalton delle pressioni parziali per i gas perfetti)
◦ SOLUZIONE SOLIDA: es. le leghe metalliche è una miscela solida di più metalli
◦ SOLUZIONE LIQUIDA:Si possono ottenere in 3 modi: sciogliendo uno o più
gas in un liquido (es O2 disciolto in H2O), sciogliendo un solido in un liquido (es
acqua e zucchero) oppure un liquido in un liquido (alcol etilico in acqua)
Le soluzioni liquide sono formate da due componenti ossia quello presente in
maggiori quantità chiamato SOLVENTE e quello presente in minori quantità ossia il
SOLUTO. Si definisce CONCENTRAZIONE di una soluzione liquida la quantità di
soluto che si trova solubilizzata in una data quantità di solvente ( ci sono diversi
metodi per calcolarla → vedi formule su formulario). Inoltre per un dato soluto ad
una certa T esiste una concentrazione limite chiamata SOLUBILITA' oltre alla quale
non è più possibile solubilizzare ulteriore soluto nella soluzione, le soluzioni in cui la
concentrazione di soluto ha raggiunto tale valore si dice SATURA.

2. Equilibri ionici in soluzione acquosa


In un determinato solvente esiste un limite di quantità di soluto solido che può
essere solubilizzato e tale quantità dipende dal tipo di soluto e solvente (forze
intermolecolari) e dalla T
Una soluzione SATURA è una soluzione in cui è stata sciolta la massima quantità
possibile di un dato soluto ad una certa T, la concentrazione del soluto nella
soluzione satura si dice SOLUBILITA'. Se si aggiunge ulteriore soluto ad una
soluzione satura il soluto non si scioglie più ma va a formare un corpo di fondo o
PRECIPITATO e in sua presenza c'è un EQUILIBRIO DINAMICO tra il precipitato
solido e la soluzione satura (equilibrio eterogeneo).
Se il corpo di fondo è un NON ELETTROLITA non c'è dissociazione ionica e
l'equilibrio eterogeneo si può scrivere come

Se il soluto è un ELETTROLITA DEBOLE l'equilibrio di solubilità è dato dall'insieme


di due equilibri (solubilizzazione e dissociazione)
Se il soluto è un ELETTROLITA FORTE (dissociazione completamente spostata
verso destra ossia tutto il sale che si scioglie si dissocia) l'equilibrio di solubilità è

Se un sale contiene ANIONE DI UN ACIDO DEBOLE (BASE DEBOLE) l'aggiunta


di un H3O+ AUMENTA LA SOLUBILITA'
Se invece un sale contiene ACIDO CONIUGATO DI UNA BASE DEBOLE la sua
SOLUBILITA' aumenta per aggiunta di una BASE FORTE (OH -)

3. La termodinamica nei processi di Dissoluzione

La SPONTANEITA' dei processi di dissoluzione (in realtà di qualsiasi processo


chimico) dipende dalla funzione di stato G ossia la VARIAZIONE di ENERGIA
LIBERA la quale corrisponde al lavoro potenzialmente max che si ottiene da un
processo spontaneo oppure il lavoro minimo da compiere per un processo non
spontaneo
Se G > 0 il processo non è spontaneo, G < 0 il processo è spontaneo in
determinate P e T prende se G = 0 il processo è all'equilibrio.
S = variazione di Entropia → misura del disordine dal punto di vista
molecolare/atomico ( nella dissoluzione di in solido o di un liquido in un liquido si ha
sempre un aumento di Entropia (aumento del disordine)
H = variazione di Entalpia (Calore scambiato a P = cost.)
1. H < 0 → processo di dissoluzione è ESOTERMICO (rilascia energia) e il
processo è spontaneo a qualunque T
2. H > 0 → processo di dissoluzione è ENDOTERMICO (richiede energia) e il
processo è spontaneo solo se il termine e TS e’ maggiore del termine
entalpico H, ovvero SOLO PER T > H/S
3. H = 0 → soluzione ideale
In generale la solubilità di una sostanza in un determinato solvente dipende da
diversi fattori tra cui il tipo di forze intermolecolari prima e dopo la formazione della
soluzione (forze che determinano anche la variazione di entalpia) e la tendenza
verso il disordine (S), la maggior parte dei casi il processo di dissoluzione è
esotermico ma esistono dei casi in cui è endotermico ad esempio quello del nitrato
d'ammonio (NH4NO3 (s) → NH4+(aq) + NO3 - (aq) ).
Il CALORE DI SOLUZIONE è la somma delle variazioni di entalpia che si
ottengono quando si scioglie un determinato soluto in un solvente in cui bisogna:
1. Fornire energia per separare le particelle di soluto (ad esempio Energia
reticolare di un solido ionico) → ΔHsoluto > 0
2. Fornire energia per separare le particelle di solvente (forze intermolecolari)
→ ΔHsolvente > 0
3. Si libera energia quando le particelle di soluto e solvente si mescolano
(nuove forze intermolecolari) → ΔHmescolamento> 0 (dipende dalla natura
dell’interazione soluto-solvente che si viene a creare nella soluzione)

Nei processi di dissoluzione di un solido ionico in un liquido i quali prendono il nome


di SOLVATAZIONE, se il solvente è l'acqua si dice IDRATAZIONE (processo
sempre esotermico) , si instaurano delle forze intermolecolari IONE-DIPOLO molto
forti e poiché è difficile misurare separatamente ΔHsolvente e ΔHmescolamento si
utilizza l'entalpia di idratazione: (la solubilità di un solido ionico in acqua aumenta
con la T salvo alcune eccezioni es CaCO3 → calcare)

I calori di idratazione di diversi ioni in soluzione variano al variare della densità di


carica dello ione la quale è direttamente proporzionale al rapporto carica/raggio
dello ione, quindi ad esempio ioni con carica 2+ hanno calori di idratazione
maggiore d ioni con carica 1+ infatti lungo un gruppo i calori di idratazione
diminuiscono (carica rimane costante ma il raggio diminuisce).
Un altro fattore importante da tenere a mente è che IL SIMILE SCIOGLIE IL SIMILE
infatti solventi polari sciolgono facilmente soluti polari mentre solventi apolari
sciolgono facilmente soluti apolari

4. La solubilità dei gas: la legge di Raoult


La solubilità di un gas in acqua in genere diminuisce all'aumentare della T
(aumento dell'energia cinetica delle particelle gassose le quali sfuggono alla
soluzione) mentre riguardo la pressione (la solubilità di un solido o un liquido in
acqua non dipende dalla T) se aumenta aumenta anche la solubilità di un soluto
gassoso → LEGGE DI HENRY poiché aumentando la pressione aumenta anche la
frequenza degli urti delle particelle gassose sulla superficie del liquido. La solubilità
di un gas quindi è direttamente proporzionale alla pressione parziale esercitata dal
gas sopra la soluzione → SGAS = KH * PGAS ( KH è la costante di Henry e dipende
dalla T)
Un liquido è più o meno VOLATILE (un liquido volatile ha legami fra le molecole
deboli ed a una certa T e P presenta un tensione di vapore (del liquido) elevata
ossia il sistema tende in modo spontaneo verso lo stato gassoso) ossia ha una
tensione di vapore più o meno elevata a seconda del tipo di forza intermolecolare
ad esempio l'acqua ha una tensione di vapore più bassa dell'aspettativa in base al
suo peso molecolare poiché per farla evaporare bisogna vincere il legame
idrogeno). Considerando due liquidi volatili secondo la LEGGE DI RAOULT la
pressione di vapore (o tensione di vapore) di un componente (A e
B) della soluzione è proporzionale alla sua frazione molare nella
miscela liquida → La pressione di vapore di ciascun componente
volatile della miscela (PA e PB) è minore della pressione di vapore che
eserciterebbe allo stato puro ( PA0 e PB0)
Combinando la legge di Raoult e la legge delle pressioni parziali di Dalton si ottiene
la pressione di vapore della soluzione: (per soluzioni ideali con variazione di
entalpia pari a 0 ossia le interazioni tra A-B non sono molto diverse da A-A e B-B)

Se il soluto non è volatile allora si può trascurare la sua tensione di vapore


(PSOLUTO0 = 0) e semplificando la legge di Raoult diventa: (è una legge limite che
vale solo per soluzioni ideali o soluzioni reali assai diluite)

5. Che cos'è la termodinamica chimica?


La termodinamica è lo studio del calore e delle sue trasformazioni in particolare la
termochimica è la branca della termodinamica che studia il CALORE SCAMBIATO
nelle trasformazioni chimiche e fisiche → quando si trasferisce energia da un corpo
all'altra essa si manifesta come lavoro e/o calore.
Un sistema è costituito da particelle con la loro energia interna U quindi il sistema
ha un energia interna totale mentre ogni altra cosa è definita come ambiente →
UNIVERSO TERMODINAMICO = SISTEMA + AMBIENTE. L'energia interna U di
un sistema chimico è quindi l'energia totale posseduta ad una certa T, la somma di
tutte le energie possedute dal sistema (energia potenziale associata ai legami nelle
molecole e alle forze intermolecolari e l'energia cinetica del moto di atomi,
molecole, ioni). Esistono 3 tipi di sistema:
1. SISTEMA APERTO → scambia energia e materia con ambiente
2. SISTEMA CHIUSO → scambia solo energia con ambiente
SISTEMA ADIABATICO → scambia solo lavoro (non calore) con l'ambiente
(caso particolare di sistema chiuso)
3. SISTEMA ISOLATO → non scambia niente con l'ambiente
Il trasferimento o scambio di energia interna U tra un sistema e il suo ambiente
avviene attraverso calore e/o lavoro → il CALORE è l'energia scambiata tra
sistema e ambiente per effetto della loro differenza di T (indicato con q) → dal punto
di vista molecolare il calore è una modalità di trasferimento di energia che sfrutta il
moto molecolare caotico (AGITAZIONE TERMICA) mentre il LAVORO è l'energia
coinvolta quando un oggetto viene spostato lungo una certa direzione sotto l'azione
di una forza (indicato con w) → dal punto di vista molecolare il lavoro è una
modalità di trasferimento di energia che sfrutta il movimento organizzato delle
molecole
PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA: L'energia interna U è una
FUNZIONE DI STATO → l'energia può essere convertita da una forma all'altra ma
non può essere ne creata e ne distrutta

Si definisce la funzione di stato H → ENTALPIA (H) = U +PV mentre la variazione


di entalpia:

Entalpia è usata per quantificare il flusso di calore dentro e fuori dal sistema in una
trasformazione chimica o fisica e si verifica a pressione costante mentre la
variazione di entalpia (∆H = H (prodotti) – H (reagenti) e definisce il calore liberato
(processo ESOTERMICO ∆H < 0 ) o assorbito durante una reazione (processo
ENDOTERMICO ∆H > 0) . Esistono diversi tipi di variazione di entalpia tra cui:
◦ CALORE DI COMBUSTIONE ∆HCOMB
◦ CALORE DI FORMAZIONE ∆HF
◦ CALORE DI FUSIONE ∆HFUS
◦ CALORE DI VAPORIZZAZIONE ∆HVAP

L'entalpia di una reazione ( ∆H0REX → ENTALPIA STANDARD DI REAZIONE)


dipende dalla T, P e dallo stato di aggregazione di reagenti e prodotti infatti è
importante definire una stato convenzionale di riferimento o STATO STANDARD:
• Per i gas: lo stato standard è il gas puro a P = 10 5 Pa
• Per i liquidi: lo stato standard è il liquido puro a P = 10 5 Pa
• Per un soluto in soluzione: lo stato standard è una soluzione 1M a P = 10 5 Pa
• Per un solido:o stato standard è il solido puro nella forma allotropica più
stabile a P = 105 Pa
La LEGGE DI HESS afferma che l'entalpia di una reazione non dipende dal
cammino percorso per passare da uno stato iniziale (reagenti) ad uno finale
(prodotti) ma è sempre la stessa sia che tale reazione si faccia avvenire in un unico
stadio sia in più stadi. Applicando la Legge di Hess è possibile calcolare la ∆HREX
(entalpia di reazione) come: somma dei calori di formazione molare dei prodotti
(moltiplicati per il coefficiente stechiometrico) meno la somma dei calori di
formazione dei reagenti (moltiplicati per il coefficiente stechiometrico). ENTALPIA
MOLARE DI FORMAZIONE (∆H0F ) è la variazione di calore che si verifica quando
una mole di un composto è formato a 25°C e 1 atm (condizioni standard) dai suoi
elementi costituenti quando questi sono nelle loro forme allotropiche più stabili e
nelle condizioni standard → valori tabulati

Purtroppo la prima legge della termodinamica non basta perché possiede delle
limitazioni tra cui non esprime niente sulla spontaneità di una reazione e sulla
possibilità di convertire calore in lavoro perciò è stato introdotto il secondo principio
della termodinamica a seguito di due postulati: IL POSTULATO DI KELVIN → non
è possibile realizzare una trasformazione il cui unico risultato sia la trasformazione
in lavoro di calore tratto da una sorgente a temperatura uniforme; IL POSTULATO
DI CLASIUS: non è possibile realizzare una trasformazione il cui unico risultato sia
il trasferimento di energia da un corpo freddo ad uno più caldo. Queste limitazioni
vengono spiegate introducendo una nuova funzione di stato S = ENTROPIA la
quale è una misura della casualità o disordine di un sistema (è una misura di come
è dispersa l'energia di un sistema) ed è fondamentale nella determinazione del
verso di spontaneità di una reazione. Il SECONDO PRINCIPIO DELLA
TERMODINAMICA afferma che:
• l'entropia dell'universo (sistema termodinamico isolato) aumenta
continuamente
• una trasformazione è SPONTANEA o irreversibile quando tende ad avvenire
senza l'intervento di nessuna influenza esterna sul sistema (la spontaneità
non implica la velocità di una reazione)
• una trasformazione è REVERSIBILE quando avviene per passaggio da uno
stato di equilibrio ad un nuovo stato di equilibrio attraverso variazioni
infinitesime delle variabili di stato

Boltzman riuscì a definire l'entropia come FUNZIONE DI PROBABILITA' tramite la


formula:
k = costante di Boltzman (R/Na)
W = numero di MICROSTATI (probabilità
termodinamica)
• un sistema con un minor numero di microstati (modi equivalenti di disporre i
suoi componenti) su cui distribuire la sua energia è meno disordinato e ha
entropia minore
• un sistema con maggior numero di microstati (W più grande) è più
disordinato e ha entropia maggiore
Quindi lo svolgersi di un processo in una data direzione è una QUESTIONE
PROBABILISTICA → più microstati accessibili ci sono e più è probabile che
il processo si verifichi
TERZO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA:
L'entropia assoluta di una sostanza perfettamente cristallina alla temperatura di 0 K
è zero ossia ha un solo microstato possibile e sulla base del terzo principio di
possono calcolare sperimentalmente le entropie di una sostanza alle varie
temperature → ENTROPIE ASSOLUTE STANDARD S0 → valori riferiti ad una
mole di sostanza nel loro stato standard di riferimento (25°C e 1 atm)
• l'entropia assoluta standard di un elemento non è mai zero
• i valori minimi delle entropie si trovano in sostanze con strutture rigide e
compatte (gas presentano valori più elevati)
• a parità di stato di aggregazione le molecole più complesse hanno entropia
maggiore
CRISTERIO DI SPONTANEITA' con l'entropia:

si ha quindi una relazione tra la variazione totale di entropia e le grandezze relative


unicamente al sistema:

Si definisce ENERGIA LIBERA DI GIBBS → GSIST = HSIST – TSSIST e la


variazione di energia libera del sistema come
6. La cinetica chimica: velocità e meccanismi delle reazioni chimiche
La cinetica chimica si occupa dello studio della velocità di una reazione
considerando sia lo stato iniziale e finale ma anche gli stadi intermedi. La
VELOCITA'DI UNA REAZIONE è definita come variazione di concentrazione di un
reagente o un prodotto al variare del tempo e misura la rapidità con cui un sistema
reagente evolve dalle condizioni iniziali a quelle finali

Si può differenziare inoltre tra VELOCITA' MEDIA (misurando la variazione di


concentrazione di un elemento da una condizione iniziale ad una finale diviso un
periodo di tempo → t finale – t iniziale) e tra VELOCITA' ISTANTANEA (velocità in
un momento specifico nel tempo)
L'EQUAZIONE (o LEGGE) CINETICA esprime la relazione tra velocità di reazione,
COSTANTE CINETICA (o velocità specifica) e concentrazioni dei reagenti elevate
ad una certa potenza: → la costante cinetica permette di valutare come variano le
concentrazioni di reagenti e prodotti durante una reazione

▪ la reazione è di ordine X rispetto ad A


▪ la reazione è di ordine Y rispetto a B
▪ l'ordine di reazione globale è (X+Y) → X e Y non sono correlate ad A e B ma
devono essere determinate sperimentalmente
▪ le equazioni cinetica sono sempre determinate sperimentalmente
▪ l' ORDINE DI REAZIONE è sempre in funzione delle concentrazioni dei
reagenti e mai dei prodotti
▪ l'ordine di un reagente è diverso dal suo coefficiente stechiometrico
Una reazione chimica può essere rappresentata a livello molecolare da una serie di
STADI ELEMENTARI e la sequenza di quest'ultimi che porta alla formazione dei
prodotti è il MECCANISMO DI REAZIONE (uno stadio intermedio non compare mai
nella reazione globale bilanciate perché è sempre formato in uno stadio iniziale e
consumato in uno stadio elementare successivo) → per scrivere meccanismi di
reazione plausibili:
• la somma degli stadi elementari deve dare l'equazione globale bilanciata
• lo stadio che determina la velocità di reazione deve prevedere l'equazione
cinetica determinata sperimentalmente → lo stadio determinante la velocità
e lo stadio PIU' LENTO nella sequenza di stadi intermedi
Esistono fattori che possono influenzare la velocità di una reazione ma bisogna fare
distinzione tra reazioni che possono avvenire in fase OMOGENEA (1 fase) oppure
ETEROGENEA (2 o + fasi)
La velocità di una reazione omogenea dipende da:
• NATURA REAGENTI E PRODOTTI → tipo di legami che si devono spezzare e
formare
• CONCENTRAZIONE REAGENTI → se aumenta aumenta anche la probabilità
degli urti e quindi aumenta anche la velocità
• TEMPERATURA → se T aumenta, aumenta anche la velocità (perché l'energia
cinetica aumenta)
• CATALIZZATORI SI O NO → sostanze che aumentano la velocità di reazione
senza parteciparvi
La velocità di una reazione eterogenea invece dipende anche dalla SUPERFICIE
DI CONTATTO TRA LE FASI (maggiore è la superficie di contatto maggiore sarà la
velocità di reazione)
LEGGE DI ARRHENIUS → esprime l'effetto della temperatura sulla velocità di
reazione e mostra come la costante di velocità specifica K dipende in modo
esponenziale dalla temperatura assoluta:
Ea = ENERGIA DI ATTIVAZIONE
(J/mol)
R = costante gas perfetti
T = temperatura in K
A = FATTORE DI FREQUENZA degli
urti (s-1)

L'equazione di Arrhenius mostra come ad una determinata T, K dipende dall'


ENERGIA DI ATTIVAZIONE (differenza di energia tra reagenti e COMPLESSO
ATTIVATO o STATO DI TRANSIZIONE) ossia la quantità minima di energia
richiesta per far avviare una reazione mediante formazione del complesso attivato
(si trova ad un massimo di energia potenziale ed è instabile → evolve rapidamente
nei prodotti)
TEORIA DELLE COLLISIONI → affinché l'urto sia efficace deve avvenire tra due
particelle dotate di energia cinetica sufficiente a superare l'energia di attivazione →
se aumenta la T aumenta anche la frequenza di collisioni

Un CATALIZZATORE nello specifico:


• abbassa l'energia di attivazione → k aumenta e quindi anche la velocità di
reazione
• aumenta la velocità della reazione diretta e di quella inversa
• abbassa energia di attivazione fornendo un cammino differente per la
reazione ad energia più bassa
• non si consuma durante la reazione
• può modificare il numero degli stadi elementari
Esistono due tipi di CATALISI:
▪ ETEROGENEA → i reagenti e i catalizzatori sono in fasi diverse esempi:
sintesi dell'ammonica, idrogenazione dell'etilene e il convertitore catalitico
presente nei tubi dei gas di scarico delle macchine
▪ OMOGENEA → i catalizzatori sono nella stessa fase dei reagenti e prodotti

7. L'equilibrio chimico: l'entità delle reazioni chimiche


La COSTANTE DI EQUILIBRIO CHIMICO permette di valutare quali saranno le
concentrazioni di reagenti e prodotti al EQUILIBRIO CHIMICO ossia quando:
1. la velocità della reazione diretta è uguale a quella inversa
2. ∆G = 0 (variazione di energia libera)
L'EQUILIBRIO CHIMICO è uno stato in cui non si osservano variazioni
macroscopiche nel tempo e si raggiunge quando: la velocità delle reazioni inversa e
diretta sono uguali e quando le concentrazioni dei reagenti e prodotti rimangono
costanti ad una certa T costante → il rapporto delle concentrazioni di equilibrio
(reagenti/prodotti) elevate al rispettivo coefficiente stechiometrico è costante = K EQ

• K << 1 → se la costante di equilibrio è piccola allora la REAZIONE è


SPOSTATA A SINISTRA → è favorita la formazione dei reagenti
• K >>1 → se la costante di equilibrio è grande la REAZIONE è SPOSTATA
VERSO DESTRA → tutto il reagente si trasforma in prodotto
• K intermedia (es 2) → all'equilibrio sono presenti sia i reagenti e sia i
prodotti in quantità non trascurabili
Si definisce il QUOZIENTE DI REAZIONE (Q) il valore del rapporto tra le
concentrazioni dei prodotti e reagenti, calcolato in maniera analoga alla costante di
equilibrio, in modo di analizzare il sistema per determinare le quantità di reagenti e
prodotti ad ogni istante t:
• Q = K → il sistema ha raggiunto l'equilibrio
• Q < K → la reazione deve procedere ulteriormente dai REAGENTI VERSO I
PRODOTTI
• Q > K → la reazione deve procedere in maniera inversa dai PRODOTTI
verso i REAGENTI
Anche l'equilibrio può essere:
• OMOGENEO: si instaura nelle reazioni in cui le specie dei reagenti sono
tutte nella stessa fase
K (per le reazioni di gas) si può esprimere in funzione delle pressioni
parziali dei gas oppure in funzione delle concentrazioni
Se la variazioni di moli gassose è uguale a 0 allora Kp = Kc mentre se
non è così Kp = Kc (RT)∆n (gas)
Inoltre si può anche esprimere K in funzione delle frazioni molari:

Se la variazioni di moli gassose è uguale a 0 allora Kp = Kc = Kx =

• ETEROGENEO: si instaura nelle reazioni in cui i reagenti e prodotti sono in


fasi differenti → la concentrazione de SOLIDI e LIQUIDI PURI viene esclusa
nell'espressione della costante di equilibrio

PRINCIPIO DI LE CHATELIER: Se una perturbazione agisce su un sistema


all'equilibrio, il sistema subisce una reazione netta in modo da ridurre la
perturbazione e raggiungere un nuovo stato di equilibrio:

1. variazione di concentrazione:
◦ aumenta la CONCENTRAZIONE PRODOTTI → l'equilibrio si sposta
verso SINISTRA
◦ diminuisce la CONCENTRAZIONE PRODOTTI → l'equilibrio si sposta
verso DESTRA
◦ aumenta la CONCENTRAZIONE REAGENTI → l'equilibrio si sposta
verso DESTRA
◦ diminuisce la CONCENTRAZIONE REAGENTI→ l'equilibrio si sposta
verso SINISTRA

2. variazione di volume e pressione:


◦ aumento PRESSIONE → l'equilibrio si sposta verso dove ci sono
MENO MOLI DI GAS
◦ diminuzione PRESSIONE → l'equilibrio si sposta verso dove ci sono
PIU' MOLI DI GAS
◦ aumento di VOLUME → l'equilibrio si sposta verso dove ci sono PIU'
MOLI DI GAS
◦ diminuzione di VOLUME → l'equilibrio si sposta verso dove ci sono
MENO MOLI DI GAS
3. aggiungendo un CATALIZZATORE:
◦ K non cambia
◦ la posizione di equilibrio non cambia
◦ il sistema raggiunge prima l'equilibrio
4. variazione della temperatura: → SOLO VARAIZIONE DI TEMPERATURA
VARIANO VALORE DI K
◦ Un aumento di temperatura causerà un aumento di K per un sistema
endotermico (∆H0 rex > 0)
◦ Un aumento di temperatura causerà una diminuzione di K per un
sistema esotermico (∆H0 rex < 0)
L'effetto di T su K è definito anche dall' EQUAZIONE DI VAN'T HOFF

infatti l'equazione conferma la previsione del principio di Le Chatelier: per un


aumento di T si ha 1/T2 – 1/T1 < 0 perciò:
• reazione endotermica → K2 > K1
• reazione esotermica → K2 < K1

SPOSTAMENTO
CAMBIAMENTO VARIAIONE Keq
EQUILIBRIO
CONCENTRAZIONE SI NO
PRESSIONE SI NO
VOLUME SI NO
TEMPERATURA SI SI
CATALIZZATORE NO NO

8. Equilibri Acido-Base: Definizione di Arrhenius e proprietà acido-base


dell'acqua
Secondo la definizione di Arrehenius (valido SOLO IN SOLUZIONE ACQUOSA)
un ACIDO DI ARRHENIUS (FORTE o DEBOLE) è una sostanza che in acqua
PRODUCE IONI H+ → il protone H+ si lega in modo covalente ad una molecola di
H2O per formare lo IONE IDRONIO H3O+ il quale a sua volta da legami idrogeno
con altre molecole H2O
HCL + H2O → H3O+ + Cl- (acido forte)
CH3COOH + H2O → H3O+ + CH3COO- (acido debole)
Una BASE DI ARREHNIUS invece è una sostanza che in acqua PRODUCE IONI
OH-
NaOH → Na+ + OH-
La definizione di Arrehenius ha delle limitazioni infatti va bene sono per
OSSOACIDI, IDRACIDI e IDROSSIDI ma esistono sostanze ad esempio NH 3
(ammoniaca) che liberano ioni OH - in soluzione anche se non contengono nessun
gruppo OH nella loro formula
Gli acidi forti si dissociano completamente in soluzione acquosa infatti l'acido
all'equilibrio è completamente dissociato mentre gli acidi deboli sono parzialmente
dissociati in acqua quindi la COSTANTE DI DISSOCIAZIONE ACIDA (Ka →
costante di equilibrio) definisce quanto l'equilibrio è spostato verso destra ossia
qual'è la FORZA DELL'ACIDO (ACIDO PIU FORTE → Ka MAGGIORE)
Un fattore da cui dipende L'ACIDITA' di un acido è la struttura molecolare: (ACIDI
MONOPROTICI)
• ossiacidi con atomo centrale diverso ma appartenente allo stesso gruppo
con uguale numero di ossidazione → l'acidità aumenta con
l'elettronegatività

• ossiacidi con lo stesso atomo centrale ma differenti gruppi leganti →l'acidità


aumenta con il numero di atomi di O infatti HClO4 >> HClO3 >> HclO2 >>
HClO. La scala di acidità degli ossoacidi del Cl, Br e I è spiegabile in termini
di delocalizzazione elettronica nei rispettivi ossoanioni → maggiore è la
delocalizzazione → maggiore è la stabilità dell'ossoanione e maggiore sarà
l'acidità dell'ossoacido
Gli ACIDI POLIPROTICI possono cedere più di un elettrone ossia hanno diversi
stadi di dissociazione ed a ogni stadio corrisponde una costante di equilibrio acida
K1, K2, K3... → K1 > K2 > K3 > ..
(es H2S è diprotico, H3PO4 è triprotico)

PROPRIETA' ACIDO-BASE DELL'ACQUA: H2O + H20 → H3O+ + OH- (auto-


ionizzazione dell'acqua)
L'acqua è un elettrolita molto debole per cui è parzialmente dissociata (equilibrio
verso sinistra). L'equilibrio di auto-ionizzazione dell'acqua ha una sua costante di
equilibrio ma la concentrazione dell'acqua è praticamente costante quindi si può
scrivere il PRODOTTO IONICO DELL'ACQUA:
Il prodotto ionico dell'acqua poiché è costante se varia la concentrazione di OH -
varia anche quella H3O+ e viceversa → conseguenza principio di Le Chatelier
In ogni sistema acquoso (acqua pura, acqua + acido, acqua + base) sono sempre
presenti ioni OH- e H3O+ ma il loro prodotto rimane costante ed è sempre uguale a
1 * 10-14 .
9. Il pH delle soluzioni e le definizioni di Acidi e Basi di Bronsted-Lowry (B-L)
La concentrazione dello ione H3O+ in soluzione acquosa può variare molto per
esempio da 10 a 10-15 M. Si definisce pH di una soluzione:

In base al pH una soluzione è:


• NEUTRA → [H+] = [H3O+] e a 25°C [H+] = 1 * 10 - 7 → pH = 7
• ACIDA → [H+] > [H3O+] e a 25°C [H+] > 1 * 10 - 7 → pH < 7
• BASICA → [H+] < [H3O+] e a 25°C [H+] < 1 * 10 - 7 → pH > 7

La definizione di Arrhenius come già anticipato in precedenza ha delle limitazioni


dovute al fatto che esistono sostanze che in soluzione acquosa si comportano da
basi (pH > 7) pur non avendo gruppi OH nella formula quindi si è dovuti ricorrere ad
un'altra definizione di basi e acidi data da Bronsted e Lowry:
• UN ACIDO E' UN DONATORE DI PROTONI (H+). Tutti gli acidi di Arrhenius
contengono nella loro formula un atomo di H legato ad un atomo molto
elettronegativo (alogeno o ossigeno) e sono anche acidi Bronsted-Lowry
• UNA BASE E' UN ACCETTORE DI PROTONI : Una base deve possedere
una coppia di elettroni solitari (doppietto elettronico non condiviso) che
possa dare un legame covalente dativo con un H + (le basi B-L non sono basi
di Arrhenius ma le basi di Arrehnius contengono le base B-L)
Quindi secondo la teoria di B-L una reazione acida avviene per trasferimento di un
protone da una specie acida che lo cede ad una specie basica che lo accetta e
possono avvenire non solo in soluzione acquosa ma anche in fase gassosa,
miscele eterogenee e in solventi diversi dall'acqua. Affinché una specie si comporti
da acido è necessaria la contemporanea presenza di una base e viceversa →
l'ACQUA è una sostanza ANFOTERA ossia si comporta da acido in presenza di
una base (NH3) e da base in presenza di un acido (Hcl)
tanto è più forte un acido (/base) tanto più debole è la sua base (/acido)
coniugata e viceversa
In modo analogo alla dissociazione degli acidi si può definire una COSTANTE DI
EQUILIBRIO BASICA (Kb) → aumentando la Kb aumenta anche la FORZA BASE
DEBOLE → in soluzione acquosa si comportano da basi deboli l' AMMONIACA,
COMPOSTI ORGANICI AMMINE e gli ANIONI DEGLI ACIDI DEBOLI (basi
coniugate)
IDROLISI DI SALI IN ACQUA:
1. Soluzioni neutre (nessun equilibrio di idrolisi): sali che contengono uno ione
di un metallo alcalino o alcalino terroso e la base coniugata di un acido forte
(Cl-, Br-, NO3 - )
2. Soluzioni basiche con equilibrio di idrolisi statica: sali derivati da una base
forte e un acido debole
3. Soluzioni acide con equilibrio di idrolisi acida:
◦ sali derivati da un acido forte e una base debole
◦ sali con cationi metallici piccoli e altamente carichi ( FeCl 3 , AlCl3 , BeCl2)
4. Soluzioni in cui si idrolizzano sia il catione che l'anione:
◦ Kb anione > Ka catione → soluzione è basica
◦ Kb anione < Ka catione → soluzione è acida
◦ Kb anione = Ka catione → soluzione neutra

10. Acidi e basi secondo Lewis e la titolazione acido-base


• BASE DI LEWIS: donatore di un doppietto elettronico
• ACIDO DI LEWIS: accettore di un doppietto elettronico
Tutti gli acidi di B-L sono anche acidi di Lewis mentre il prodotto di una reazione
acido-base di Lewis è un addotto acido-base ossia una nuova specie legata
covalentemente
Una TITOLAZIONE ACIDO-BASE è una procedura per determinare il TITOLO
(concentrazione) di una soluzione di acido (/base) incognita utilizzando una
soluzione di una base (/acido) a concentrazione nota

11. Classificazione dei solidi in base all'ordine strutturale e i base ai legami:


La classificazione in base all'ordine strutturale dei solidi (fase condensata) prevede
la suddivisione di solidi:
▪ AMORFI: La disposizione degli atomi è disordinata es il vetro
▪ CRISTALLINI: Gli atomi, gli ioni o le molecole sono disposti (la disposizione
delle particelle si determina con la tecnica della diffrazione di raggi X)
secondo un assetto ordinato in un RETICOLO CRISTALLINO es il quarzo
SiO2. Nei solidi cristallini si possono individuare delle superfici piane ben
definite chiamate FACCE CRISTALLINE orientate le une rispetto alle altre
secondo degli angoli definiti. Si definisce inoltre una CELLA ELEMENTARE
la quale è l'unità strutturale ripetitiva di un solido cristallino.

Ogni punto reticolare può essere occupato da


ioni (nei solidi ionici), atomi (nei solidi
covalenti) o da molecole (solidi molecolari)

Il reticolo cristallino quindi è formato dalla ripetizione spaziale della cella


elementare la quale ognuna possiede: degli ELEMENTI DI SIMMETRIA
(assi di rotazione, piani di riflessione, centri di simmetria), DIIMENSIONI
(parametri di cella a,b,c) e ANGOLI (α, β, γ ). Esistono 7 SISTEMI
CRISTALLINI:
• CUBICO → NaCL, Cu
• TETRAGONALE
• ROMBICO
• TRIGONALE
• ESAGONALE → grafite, quarzo
• MONOCLINO
• TRICLINO
(Il POLIMORFISMO è la possibilità di un composto di cristallizare in
forme diverse ed CaCO3 può cristallizzare in forma rombica →
minerale argonite oppure in forma roboedrica → minarale calcite)
Ai 7 sistemi cristallini corrispondono 14 RETICOLI CRISTALLINI DI BRAVIS
(celle elementari). Ad esempio il SITEMA CUBICO è caratteristico nella
maggior parte di elementi metallici, di alcuni composti covalenti e molti
composti ionici → nel sistema cubico esistono 3 tipi di reticoli: CUBICO
SEMPLICE, CUBICO A FACCE CENTRATE E CUBICO A CORPO
CENTRATO

I solidi possono essere classificati anche in base al tipo di legame:


◦ SOLIDI METALLICI: i punti reticolari sono occupati da cationi metallici tenuti
insieme da legami metallici circondati da un mare di elettroni → proprietà dei
metalli (buoni conduttori di calore ed elettricità)
◦ SOLIDI IONICI: i punti reticolari sono occupati da cationi o anioni tenuti
insieme da forze elettrostatiche tra ioni di carica opposta. La cella
elementare ha lo stesso rapporto cationi/anioni della formula empirica. Il
numero di coordinazione di uno ione in un cristallo è dato dal numero di ioni
di carica opposta vicini (es in NaCl il Na+ è circondato da 6 ioni Cl-) → allo
stato solido sono isolanti
◦ SOLIDI RETICOLARI (COVALENTI): gli atomi sono contigui a quelli
adiacenti da legami covalenti (es diamante, grafite ecc). Questi solidi sono
molto duri e rigidi con elevati punti di fusione ed ebollizione ma sono cattivi
conduttori di elettricità (isolanti) tranne la grafite)
◦ SOLIDI MOLECOLARI: aggregati di molecole tenute insieme da forze
intermolecolari (es ghiaccio) → non molto duri e punti di fusione più bassi
◦ SOLIDI ATOMICI: aggregati di atomi tenuti insieme da forze intermolecolari
(ed Argon solido) → minor durezza e punti di fusione ancora più bassi

Potrebbero piacerti anche