Sei sulla pagina 1di 13

13.

Modello del film.


13.1 Introduzione.
Nel modello del film, cui si è accennato al Capitolo 12, si assume che la resistenza al
trasporto di materia in una fase sia tutta concentrata in un sottile strato adiacente l’interfaccia
attraverso il quale il trasporto avviene per diffusione Fickiana, mentre al di fuori del film la
concentrazione è uniforme.

I
Ci

Fig. 1. Modello del film: la concentrazione è


uniforme in tutto il fluido, eccetto un sottile
film adiacente all’interfaccia.
CiI



Ciò porta ad interpretare il coefficiente di trasporto k come rapporto fra il coefficiente di


diffusione D e lo spessore  del film:
D
k (1)

La stessa interpretazione fisica viene adottata nel trasporto di calore fra un fluido e una
parete, e trae origine da fatto che la turbolenza comporta un rapido rimescolamento del fluido,
che però non interessa lo strato laminare adiacente all’interfaccia. In tale strato il trasporto può
quindi avvenire solo per diffusione (conduzione nel caso termico), cioè con cinetica molto più
lenta, e quindi controllane.
Ovviamente nel trasporto fra due fasi si hanno due film, uno in ciascuna fase, si parla
quindi di modello del doppio film, come illustrato in Fig. 2 con riferimento al trasporto fra una
fase gassosa e una fase liquida

CG CLI

Fig. 2. Modello del doppio film nel trasporto


gas – liquido.
CGI CL

G L
2 13. Modello del film

La teoria del film non è di grande aiuto per prevedere il valore dei coefficienti di trasporto,
prestandosi solo a considerazioni qualitative quali la facile previsione che aumentando la
velocità del fluido si ha una riduzione dello spessore del film e quindi un maggior coefficiente
di trasporto.
Il modello si rileva molto utile quando il film è sede di altri fenomeni oltre alla semplice
diffusione. Gli esempi considerati nel seguito riguardano: a) la presenza di un flusso convettivo
parallelo al flusso diffusivo, b) le reazioni gas liquido.
Il caso a) è un’estensione di quanto visto al Capitolo 10: le particolari condizioni sul flusso
di un componente possono generare un flusso convettivo perpendicolare all’interfaccia che si
sovrappone al flusso diffusivo.
Il caso b) riguarda la reazione fra un componente di una miscela gassosa e il componente
di una fase liquida. Sono numerosi i processi di assorbimento con reazione chimica di grande
interesse industriale, come l’assorbimento di gas acidi (CO2, H2S ecc.) su soluzioni basiche (ad
esempio etanolammine). Il problema che si pone in questi casi è dove la reazione
effettivamente avviene. Si può anticipare che essa può avvenire nel film liquido ovvero nel
cuore della fase liquida; si può anche arguire che la velocità del trasporto può essere molto
diversa nei due casi.

13.2 Diffusione e convezione.


Al Capitolo 10 si è posto in rilievo come la legge di Fick esprima il flusso di un componente
rispetto all’insieme del fluido e non rispetto ad un osservatore fisso. Quest’ultimo si scrive
pertanto, con riferimento ad una miscela binaria A, B:
N A  J A  C Av (2)
N B  J B  CBv (3)
essendo JA, JB i flussi diffusivi, cioè riferiti al piano con flusso di volume nullo, vale a dire
legati dalla condizione:
J AVA   J BVB (4)

con VA ,VB volumi molari parziali dei due componenti.


La velocità v d’insieme può derivare da particolari condizioni imposte sui flussi NA, NB. Al
Capitolo 10 è stato considerato in dettaglio il caso NB = 0 (diffusione in film stagnante),
condizione che si verifica quando la miscela è a contatto con un’interfaccia permeabile ad A
ma non a B, come nell’assorbimento di A in un liquido in cui B sia insolubile.
Con riferimento alla Fig. 1, il film può essere visto come un tubo di Steffan (vedi 10.4) di
lunghezza  ai cui estremi le concentrazioni sono assegnate. Il flusso del componente solubile
risulta:

(CA  CAI )
NA  k (5)
B,ml
essendo CA la concentrazione nel cuore della fase, C AI il valore all’interfaccia, B,ml la media
logaritmica della frazione volumetrica di B attraverso il film e k = D/ il coefficiente di
trasporto, rappresentativo del solo trasporto diffusivo.
13. Modello del film 3

Nel trasporto gas – liquido la (5) si applica ad entrambi i film di Fig. 2, tuttavia in fase
liquida generalmente si hanno soluzioni diluite, si può quindi assumere B,ml = 1 (B rappresenta
il solvente), mentre in fase gassosa B,ml = y B,ml (B rappresenta l’inerte).

13.2.1 Flusso convettivo per effetto di una reazione chimica.


La diffusione in film stagnante, qui richiamata, è solo uno dei casi in cui vi è un flusso
convettivo parallelo al flusso diffusivo, cioè si applicano le (2), (3). Il moto convettivo può ad
esempio derivare da una reazione chimica che comporta variazione del numero di moli. Si
consideri in proposito il seguente esempio, simile all’esempio 6.7.1.
La reazione irreversibile A → 2 B in fase gassosa è catalizzata da un solido non poroso. La
velocità di reazione, riferita alla superficie catalitica, è rs  kr C AI , è noto il coefficiente di
trasporto k fra il gas e la superficie del solido. Si vuol calcolare la velocità di reazione.

y
CA

NA
 I
NB
C A
Fig. 3. Diffusione e reazione su una
superficie catalitica.

In base al modello del film la situazione è quella rappresentata in Fig. 3: Attraverso il film si
ha diffusione di A verso la superficie catalitica e di B in direzione opposta. I flussi sono
espressi dalle (2), (3).
È d’altra parte evidente che, vista la stechiometria, ogni mole di A che va verso la superficie
due moli di B se ne allontanano, deve cioè essere:
N B  2 N A (6)
ovvero per le (2), (3):
J B  vCB  2 J A  2vC A (7)

Trattandosi di miscela gassosa si può assumere VA  VB , la (4) si riduce quindi a J B   J A ,
sostituendo in (7) e ricavando v:
JA JA
v  (8)
2C A  CB CA  C
avendo posto C=CA+CB, (si suppone di alimentare A puro, ovvero una miscela di A e B. Se
fosse presente un inerte si avrebbe diffusione a tre componenti, di cui uno stagnante, caso
parecchio più complesso).
La (8) pone in rilievo come vi sia una componente della velocità del fluido normale alla
superficie catalitica, tale velocità ha verso contrario al flusso di A, è cioè tale da ostacolare il
trasporto di A verso la superficie.
4 13. Modello del film

Sostituendo la (8) nell’espressione di NA (Eq. 2):


 CA  C
N A  J A 1    JA (9)
 CA  C  CA  C
ovvero esprimendo JA con la legge di Fick:
dC C
N A  D (10)
dy C A  C
Nell’ipotesi di reazione istantanea sulla superficie catalitica CA=0, integrando:
 C
NA A
dC NA C C
0 DC dy   0 C A AC    ln A   ln 1  x A 
DC C

e ricordando che D   k

N A  kC ln 1  xA  (11)

Se non si tenesse conto del trasporto convettivo si scriverebbe: NA=- k C xA, l’errore è
massimo per xA prossimo a 1, si conferma che il flusso convettivo rallenta il processo, com’è
ovvio.

1
x , ln(1+x)

x
0,8 ln(1+x)

0,6

0,4

0,2

0
0 0,2 0,4 0,6 0,8 1
x

L’esempio è stato risolto supponendo che il processo fosse controllato dal mass transfer
(reazione molto veloce, praticamente istantanea). Nel caso generale di reazione lenta, o
comunque non istantanea. La procedura è la stessa fino all’Eq. (10), ma la concentrazione di
A all’interfaccia non è 0 ma C AI  N A / kr , si ha quindi:
 C
NA A
dC NA C C
0 DC dy   I C A AC DC
   ln AI
CA  C
C A

Da cui:
1  xA
N A  kC ln (12)
N
1 A
kr C
Che si riduce alla (11) per kr → ∞.
Nota 1:
L’esempio è stato analizzato seguendo la linea di pensiero introdotta al Capitolo 10, cioè
riferendo i flussi diffusivi al piano di flusso di volume nullo. Tale impostazione fa meglio
13. Modello del film 5

cogliere il senso fisico del fenomeno e porta al calcolo esplicito della velocità v. Tuttavia
trattandosi di miscele gassose conviene ricordare che il piano con flusso di volume nullo
coincide con il piano di flusso molare nullo. Essendo CA= xAC e C v=N = NA+NB = flusso
molare totale, le (2), (3) si possono scrivere
N A  J A  Nx A
N B  J B  NxB
ed essendo N B  2 N A e quindi N = -NA.

dx A
N A  J A  N A x A   DC  N A xA
dy
Per integrazione si ha immediatamente la (11).
Nota 2: È stato considerato il caso in cui la miscela reagente contiene soltanto il reagenti A e il
prodotto B, in modo che si ha diffusione binaria. Nel caso sia presente un inerte l’analisi è
molto più complessa, trattandosi di un problema di diffusione a molti componenti. Vale
sempre il criterio che il contributo del trasporto convettivo diventa trascurabile per basse
concentrazione della specie di interesse (si veda in proposito il grafico riportato poco sopra),
quindi se nel reattore viene alimentata una miscela diluita di A e un inerte si può presumere
trascurabile il contributo convettivo.

13.2.2. Polarizzazione della concentrazione nei processi a membrana.


Per concretezza facciamo riferimento all’osmosi inversa; com’è noto il processo consente
di ottenere acqua pura, o quasi, da una soluzione utilizzando una membrana permeabile
all’acqua, ma impermeabile, o quasi, ai soluti. L’applicazione tipica è la produzione di acqua
potabile da acqua salata, ma può essere applicata alla depurazione di acque inquinate o alla
concentrazione di soluzioni zuccherine.
Per avere un flusso attraverso la membrana viene mantenuta una differenza di pressione
superiore alla pressione osmotica. L’alimentazione F lambisce la membrana ed esce dal
modulo più concentrata (residuo R) mentre dalla parte opposta si ha il permeato, P, costituito
da acqua quasi pura.

R W
F
S
P

Fig. 4. Schema di principio di un processo a membrana.


F = alimentazione, P = Permeato, R = residuo o retentato.

Si supponga di applicare una differenza di pressione tale da ottenere un flusso v attraverso


la membrana (non ci poniamo per ora il problema di quanto deve essere questa differenza di
pressione). Dato che il soluto viene respinto dalla membrana è ovvio che esso tende ad
accumularsi in prossimità di essa generando un profilo di concentrazione come indicato in
Fig. 5. Nel settore il fenomeno viene chiamato ‘polarizzazione della concentrazione.
In base al modello del film si suppone che tale profilo di concentrazione interessi uno
strato di spessore  adiacente alla membrana. In tale film si ha un trasporto diffusivo, causato
dal gradiente di concentrazione, e un trasporto convettivo, imposto dalla differenza di
6 13. Modello del film

pressione. Il fenomeno è quindi descritto dalle (2), (3) in cui il componente scambiato, A, è il
solvente (l’acqua), mentre B rappresenta il soluto.

v
S

Cm

C


y
Fig. 5
Nel caso limite di membrana perfetta, cioè con reiezione completa nei riguardi del soluto,
la condizione da imporre è NB = 0, cioè:
N B  J B  CB v  0 (13)
(il segno – deriva dall’orientazione dell’asse y)
ed esprimendo JB con la legge di Fick:
dCB dCB v
D  CB v  0 ;  CB
dy dy D
Integrando fra 0 ( CB  CBI ) e :

CBI v
ln  (14)
CB k
avendo posto come al solito D/=k = coefficiente di trasporto fra fluido e parete (membrana).
La (14) è del tutto analoga alla (19) del Cap. 10. Del resto siamo in presenza di un caso di
diffusione in film stagnante, il componente stagnante è però il soluto, mentre il componente
scambiato è il solvente.
La trattazione si può facilmente estendere al caso di membrana non perfetta, cioè con una
reiezione non completa nei riguardi del soluto. In tal caso non è NB = 0, bensì NB = vCP,
essendo CP la concentrazione nel permeato. Procedendo in modo analogo:
CBI  CP v
ln  (15)
CB  CP k
Possiamo ora porci il problema di quale deve essere la differenza di pressione per ottenere
un dato flusso v. Il flusso volumetrico v attraverso la membrana si esprime come:
v  K1  P   m  (16)
13. Modello del film 7

in cui K1 rappresenta la permeabilità della membrana, P la differenza di pressione e  la


differenza di pressione osmotica.
La pressione osmotica dipende dalla concentrazione del soluto; per soluzioni diluite si può
applicare la legge di Van’t Hoff:
  RTCB (17)
Ovviamente  va calcolata a ridosso della membrana. Nel caso di reiezione completa,
assegnato il flusso e il coefficiente di trasporto, dalla (14) si ha la concentrazione CBI alla
quale calcolare la pressione osmotica; dalla (16) si ha quindi la differenza di pressione
necessaria. È del tutto evidente che la pressione necessaria è tanto più alta quanto minore è il
coefficiente di trasporto. Naturalmente il discorso si può rovesciare: per una assegnata
differenza di pressione si ha un flusso tanto più alto quanto maggiore è il coefficiente di
trasporto.
Nel caso di reiezione incompleta occorre assegnare la reiezione, o meglio la permeabilità
della membrana al soluto.
Quanto qui riportato per l’osmosi inversa si applica in maniera molto simile ad altri
processi a membrana (ultrafiltrazione, per vaporazione ecc.).
8 13. Modello del film

13.3. Reazioni Gas – Liquido.


Si fa riferimento ad una reazione fra un componente A di una miscela gassosa e un
componente B, non volatile, di una miscela liquida del tipo:
A(g) + B (l) → Prodotti
I coefficienti stechiometrici sono stati posti uguali ad 1 solo per alleggerire la trattazione.
Lo scopo del processo può essere l’ottenimento di un prodotto, o la rimozione di A dalla
miscela gassosa. Appartengono alla prima categoria importanti reazioni industriali in cui il
reagente gassoso è O2, Cl2, H2, SO3, olefine ecc., esempi della seconda categoria sona la
rimozione di gas acidi (H2S, CO2) da correnti gassose mediante soluzioni basiche (mono o di-
etanolammina), o l’assorbimento di gas basici (NH3) mediante soluzioni acide.
Ovviamente nel primo caso la reazione è lo scopo del processo, nel secondo invece la
reazione viene usata per aumentare l’efficienza del processo di assorbimento. È chiaro che
nell’assorbimento con reazione chimica si ha una maggiore capacità rispetto all’assorbimento
puramente fisico, si vedrà che anche la cinetica può essere sensibilmente aumentata.
Dato che B non è volatile la reazione può avvenire soltanto in fase liquida ed implica il
trasferimento di A dal gas al liquido, la velocità del processo dipende quindi in generale sia
dalla cinetici propria della reazione sia da parametri di mass transfer.

13.3.1. Reazioni lenta.


Nei Capitoli precedenti è stato discusso in particolare il caso di un fermentatore aerobico.
Si è allora supposto che la velocità di reazione (o di crescita) fosse funzione dell’ossigeno
disciolto (concentrazione del reagente A nel liquido), a sua volta legato alla velocità di
trasporto. Generalmente la resistenza in fase gas è trascurabile, vale a dire C AI  C A* , essendo
C A* la concentrazione di A in equilibrio con la fase gas, calcolabile con la legge di Henry.
Mass transfer e reazione sono legati dalla relazione:

 
k L a C A*  C A  rC 
A ,....
(18)

Essendo r la velocità di reazione, funzione di CA ed eventualmente di CB, riferita all’unità


di volume ed a l’area interfacciale per unità di volume. Reazione e trasporto appaiono
processi in serie, la composizione delle due resistenze è particolarmente semplice per cinetica
del primo ordine.
La trattazione qui richiamata è certamente applicabile al caso del fermentatore, volendola
applicare al caso generale di una reazione A(g) + B (l) → P occorre precisare meglio le ipotesi
che sono state implicitamente fatte e i limiti della trattazione.
In sostanza si è assunto che la reazione avvenga nel cuore della fase liquida; alla luce della
teoria del film si sono cioè ipotizzati i profili di concentrazione di Fig. 6: attraverso il film
liquido si ha un profilo lineare di concentrazione e il coefficiente di trasporto è kL = D/L e
non risente della reazione.
Questa situazione si presenta quando la reazione è sufficientemente lenta rispetto al mass
transfer, in modo che il reagente A ha modo di raggiungere il cuore della fase liquida prima di
reagire, la reazione nel film si considera trascurabile, comunque non tale da modificare
significativamente il profilo di concentrazione.
Nota: il fatto che la reazione sia qui chiamata ‘lenta’ non vuol dire che sia necessariamente lo stadio di controllo,
ma solo che la reazione avviene nel cuore della fase liquida, e non nel film. Il processo può essere
benissimo controllato dal mass transfer, come si è visto negli esempi del Capitolo 6.
13. Modello del film 9

CB
PA
C AI

Fig. 6. Profili di concentrazione nel caso di


CA reazione nel cuore della fase liquida
PAI (reazione ‘lenta’)
G L

13.3.2. Reazioni veloce.


Consideriamo ora il caso in cui la reazione sia abbastanza veloce da non poter escludere
che essa avvenga anche nel film. La situazione è rappresentata in Fig. 7. È abbastanza
intuitivo che il profilo di concentrazione non lineare che si determina nel film comporta un
trasporto di A più veloce di quello che si avrebbe in presenza di un assorbimento puramente
fisico. La presenza della reazione cioè aumenta il coefficiente di trasporto kL rispetto al valore
k L0  D  che si avrebbe in sua assenza. Il fenomeno viene quantificato attraverso cosiddetto
fattore di accelerazione (enhancement factor) kl k L0 .

PA
CBb
C AI
Fig. 7. Profili di concentrazione nel caso di
PAI reazione anche nel film liquido
(reazione ‘veloce’).
C Ab La linea tratteggiata indica il profilo
di A in assenza di reazione.
G L z

Nella situazione rappresentata in Fig. 7 non si può più evidentemente assumere che
reazione e diffusione siano due processi in serie, piuttosto i reagenti reagiscono mentre
diffondono, bisogna quindi considerare le equazioni di bilancio di A e B attraverso il film
liquido: per un elemento dz si ha:
d 2C A
DA r (19)
dz 2
d 2CB
DB  r (20)
dz 2
Le appropriate condizioni al contorno sono:
dCB
z=0 C A  C AI ; 0 (21)
dz
z = L C A  C Ab ; CB  CBb (22)
La seconda delle (21) esprime il fatto che B non è volatile, e quindi non può attraversare
l’interfaccia.
10 13. Modello del film

Non è ovviamente possibile sviluppare una soluzione analitica a causa della non linearità
dell’equazione cinetica. In letteratura sono reperibile varie soluzioni numeriche. È istruttivo
considerare due casi limite che si prestano ad una semplice soluzione: il caso di reazione del
primo ordine e quello di reazione istantanea.

13.3.3. Reazioni veloce del primo ordine.


Il caso generale discusso nel capitolo precedente si semplifica nel caso si possa adottare
per la reazione una cinetica del primo ordine rispetto ad A. In pratica ci si avvicina a questa
condizione se B è presente in forte eccesso, di modo che la sua concentrazione si può
considerare costante. Supponiamo dunque che la cinetica sia r  kr C A , in cui, eventualmente
kr contiene la concentrazione (costante) di B.
In tal caso è sufficiente considerare soltanto la (19), che diventa:
d 2C A
DA  kC A (23)
dz 2
Le condizioni sono ancore le prime di (20) e (21).
Posto
CA
X (24)
C AI
z
 (25)
L

kr L2
Ha  = numero di Hatta (26)
D
Si ha l’equazione adimensionale:
d2X
 2 X  0 (27)
d 2

Con le condizioni:
X (0)  1 (28)

X (1)  X 1  C Ab C AI (29)

Nota: si noti la stretta analogia fra il numero di Hatta e il modulo di Thiele, introdotto nella
descrizione della catalisi eterogenea: entrambi confrontano la velocità di reazione e la
velocità di trasporto.
La soluzione dell’equazione (27) è (vedi “efficienza di una particella catalitica piatta”):

X 1 sinh  H a   sinh  H a 1    
X (30)
cosh H a
Per calcolare il fattore di accelerazione k L k L0 basta calcolare il flusso all’interfaccia:

dC A
J z 0
  DA (31)
dz z 0
13. Modello del film 11

DA
e confrontarlo con quello che si avrebbe in assenza di reazione
L
C I
A 
 C Ab , si ha:

kL H a cosh H a  X 1
 (32)
0
k L sinh H a 1  X1
Un caso limite si ha considerando la situazione in cui la reazione è abbastanza veloce da
consumare tutto il reagente A all’interno del film in modo che esso non riesce a raggiungere il
cuore della fase liquida. La situazione cui si fa riferimento è quella rappresentata in Fig. 8: B è
in forte eccesso e quindi la reazione si può considerare del primo ordine, all’esterno del film la
concentrazione di A è nulla.
PA
CB

C AI
PAI
CA=0 Fig. 8. Profili di concentrazione nel
caso di reazione del primo ordine
G L solo nel film liquido.

Il fattore di accelerazione si ottiene ponendo X1 = 0 nella (32):


kL Ha
0
 (33)
k L tanh H a
La Fig. ne riporta il grafico. Un effetto si ha per Ha > 0.5.
Nota: se si confronta la (32) con l’espressione dell’efficienza di una particella catalitica pana
(vedi …) si osserva che essa è esattamente l’inverso. Del resto l’equazione di partenza
(23) è la stessa. L’unica differenza è che nella catalisi ci si chiede di quanto la
diffusione rallenti la reazione (l’efficienza è sempre ≤ 1), mentre nel caso presente ci si
chiede di quanto la reazione acceleri la diffusione.
100
0
k L /k L

10

Fig. 9. Fattore di accelerazione per


una reazione del primo
ordine solo nel film.
1
0,1 1 10 100
Ha
12 13. Modello del film

Esercizio: stimare il valore minimo della costante cinetica per avere un significativo effetto
sulla velocità di assorbimento.
In fase liquida d ≈ 0.1 mm, D ≈10-5 cm2/s. Un effetto si ha per Ha > 0.5, cioè per:
D
kr   0.5 
2
 0.025 s 1
 2

13.3.4. Reazioni istantanea.


Si consideri a titolo di esempio il caso di un gas che contiene un acido forte (HCl) in
contatto con una soluzione di una base forte (NaOH). La reazione di neutralizzazione
H++OH- → H2O è istantanea, quindi i due reagenti non possono coesistere, (ovviamente a
valori diversi da quelli di equilibrio: CH+ COH- = 10-14).


PA
CB
C AI

PAI Fig. 10. Profili di concentrazione


CA=CB =0 nel caso di reazione
G L istantanea

La situazione è quella indicata in Fig. 8, il film liquido L è diviso in due porzioni dal piano
di reazione in cui la concentrazione di entrambi i reagenti si annulla (si considera il caso di
reazione irreversibile, in molti casi accettabile). Attraverso lo strato di spessore  si ha
diffusione di A, attraverso lo strato di spessore L - si ha diffusione di B verso il piano di
reazione in corrispondenza del quale entrambe le concentrazioni si annullano Lo spessore dei
due strati è determinato dai coefficienti di diffusione, deve infatti essere:

DB  CB  0 


DA C AI  0  (34)
  
da cui:
DAC AI
  (35)
DB CB  DAC AI
In assenza di reazione chimica il coefficiente di trasporto sarebbe:
DA
k L0  (36)

Per effetto della reazione il coefficiente di trasporto è invece:
DA
kL  (37)

cioè viene incrementato del rapporto ; per la (35):
13. Modello del film 13

kL D C
0
 1  B BI (38)
kL DA C A

Il fattore di accelerazione non dipende dalla fluidodinamica, che determina k L0 ma dai


coefficienti di diffusione.
Nella (38) CB è la concentrazione di B nel cuore della fase liquida, nota, mentre la
concentrazione C AI del reagente A all’interfaccia è determinata dal bilancio all’interfaccia
kG
RT
  
PA  PAI  k L C AI  0  (39)

Da (38), (39) e dalla legge di Henry, che lega PAI a C AI si può determinare kL.

Un caso particolare si ha quando il rapporto CB C AI è molto grande. Questa condizione si


verifica in molti casi di assorbimento con reazione chimica, in cui la solubilità in acqua del
componente A è bassa e si usa un’alta concentrazione di B. In tal caso il rapporto k L / k L0
tende ad infinito, cioè con riferimento alla Fig. 10,  → 0, vale a dire A non penetra affatto la
fase liquida, ma la reazione avviene all’interfaccia. La cinetica di assorbimento è
completamente dominata dal trasporto nel gas.
In conclusione, mentre nell’assorbimento fisico il trasporto è generalmente controllato
dalla resistenza in fase liquida, essendo quella in fase gassosa trascurabile (vedi Cap. 6),
nell’assorbimento con reazione chimica può essere vero il contrario, dato che il trasporto in
fase liquida è accelerato dalla reazione.

Potrebbero piacerti anche