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Gregoriano

La notazione diastematica
Notazioni di tipo diastematico: indicano cioè il valore degli intervalli tra i suoni, l'altezza delle note e
il ritmo; “il rigo – birigo – tririgo – tetragramma – pentagramma.

Neumi base:

Il Punctum (dal latino punto) è il neuma più elementare. Esso corrisponde ad una nota isolata.
L'accento grave della notazione accentuata si è trasformato graficamente col tempo in un piccolo
tratto orizzontale più o meno ridotto ad un punto, da cui è risultato il punctum ed il tractulus più
largo, che è in effetti un punctum episemato. Interpretazione melodica Quando è isolato su una sola
sillaba, il punctum si oppone come nota grave nei movimenti melodici, in opposizione alla virga più
acuta. Interpretazione ritmica Il punctum ha un valore leggero, neutro. Le note corrispondenti si
fondono in un movimento collettivo che può dunque essere rapido.

La Virga (dal latino bastone) è un neuma elementare. Nella notazione quadrata è dotata di una
coda verso il basso. La virga è un resto grafico dell'epoca dove solo il senso di variazione della
melodia veniva notato graficamente con un accento acuto / dalle note che indicavano una
elevazione, ed un accento grave \ dalle note che indicavano un abbassamento in rapporto al resto di
una parola per i canti sillabici o di neumi per i canti neumatici.
L'accento grave si è poi trasformato graficamente in un piccolo tratto orizzontale - più o meno ridotto
ad un punto, l'accento acuto ha conservato il suo disegno e ha dato origine alla barra verticale della
virga. Indicazione melodica: Sopra una sillaba isolata indica una altezza melodica, più alta della nota
che la precede o che la segue. Questa indicazione, che era importante nella notazione corsiva, non è
più significativa nella notazione diastematica sul tetragramma, dove l'altezza della nota è evidente.
Indicazioni ritmiche: All'inizio di un gruppo neumatico, la virga isolata gioca un ruolo ritmico
importante per segnalare due attacchi consecutivi.

La Clivis (dal latino pendenza) Rappresenta un gruppo di due note discendenti, quella in
alto viene cantata prima di quella in basso. La prima è una virga, che rappresenta l'elemento
alto del gruppo e la seconda è legata alla prima da un tratto, se necessario, per rendere l'unità
grafica del gruppo. Interpretazione ritmica: L'accento della clivis è sempre sulla prima nota.
Per la sua posizione melodica, la prima nota della clivis riceve casomai un attacco ed un
piccolo accento di intensità. La prima nota è piuttosto breve per quanto riguarda la sua
posizione ritmica, ma la linea melodica può portare ad allungarsi leggermente se l'intervallo
percorso raggiunge o sorpassa la terza, per smorzare il passaggio da una corda modale
all'altra. La seconda nota è in posizione di rilassamento. È dunque più debole in intensità, ma
può essere leggermente allungata.

Il Pes, chiamato anche Podatus (dal latino piede), rappresenta un gruppo di due note ascendenti,
quella inferiore viene cantata prima dell'altra. Il pes serve spesso di supporto all'accento delle parole
nelle formule semi-recitative, lo si chiama in questo caso "pes d'accento".
Nella notazione quadrata, il pes si ritrova spesso all'inizio di un gruppo neumatico , davanti ad
una nota più elevata. Si tratta di una notazione convenzionale per due punctum che precedono il
neuma. Una notazione rispettosa di questa etimologia andrebbe piuttosto scritta così .

Il Climacus, (dal latino scala), corrisponde a tre o più note discendenti.


Nella notazione quadrata è rappresentato da una virga seguita da due punctum in losanga.
l climacus così come riprodotto dalla notazione quadrata confonde di fatto due neumi corsivi
abbastanza differenti, come li si può distinguere nelle notazioni di san Gallo e soprattutto di Laon:

Il Climacus propriamente detto è un ornamento, che non appare affatto se non nello stile
melismatico.

Melisma Nella musica vocale viene detto melisma (dal greco: μέλος, melos, "aria,
melodia, canto") quel tipo di ornamentazione melodica che consiste nel caricare su una sola
sillaba testuale un gruppo di note ad altezze diverse. La vocale della sillaba viene emessa per
corrispondenza con le varie note, e quindi cantata modulando l'intonazione, ma in linea di
principio senza interrompere l'emissione vocale. Il melisma viene solitamente impiegato con
funzione espressiva, oltre che virtuosistica. Viene talvolta chiamato anche Jubilus, ma lo
jubilus esprime il sentimento ed il melisma è più propriamente la sua realizzazione melodica.
Nella musica vocale viene detto melisma (dal greco: μέλος, melos, "aria, melodia, canto")
quel tipo di ornamentazione melodica che consiste nel caricare su una sola sillaba testuale un
gruppo di note ad altezze diverse. La vocale della sillaba viene emessa per corrispondenza
con le varie note, e quindi cantata modulando l'intonazione, ma in linea di principio senza
interrompere l'emissione vocale. Il melisma
viene solitamente impiegato con funzione
espressiva, oltre che virtuosistica.

Climacus d'ornamento Per essere conforme alla sua etimologia, il climacus propriamente
detto dovrebbe essere rappresentato così . Non apparirebbe mai isolato, ma sempre in formula
aggiunta ad un neuma, le due note estreme del climacus formerebbero un ornamento superiore ed

inferiore al neuma principale. Solitamente è un suffisso, come in , più raramente un prefisso.

Lo Scandicus (dal latino scandere, innalzarsi) ed il Salicus (dal latino salire, balzare)
Entrambi sono un gruppo di tre note ascendenti che non vengono distinti nella notazione
vaticana. Nella neografia quadrata dell'edizione di Solesmes, il salicus si distingue da un
episema verticale sulla seconda nota. Nella notazione vaticana, questo neuma si nota sia
come un punctum che precede un podatus ,
sia come un podatus che precede una virga , seguendo una rappresentazione che
permette di ottenere una forma legata. Normalmente viene utilizzata la prima forma, ma
quando i due intervalli sono di una terza o superiore, cosa piuttosto rara, viene impiegata
la seconda.

Il Torculus (dal latino torqueo, torcere). È un neuma di tre note, la seconda è in posizione più
elevata che le altre.
Graficamente si presenta come un punctum legato ad una clivis più acuta. La nota mediana può
essere legata alla prima o alla terza con una barra verticale, se l'intervallo è di una terza o superiore,
caso comunque raro.
Nella notazione quadrata, Il Torculus Resupinus possiede graficamente la forma di un
Porrectus Praepunctum. Questi due neumi però non corrispondono alla stessa accentuazione
ritmica e sono rigorosamente distinti nella notazione corsiva.
Il pes subpunctis corrisponde nella notazione di Laon ad un torculus seguito da un punctum (torculus
subpunctum), mentre la notazione di san Gallo nota lo stesso neuma con un pes seguito da due
punctum. Questa equivalenza mostra che la terza nota di un torculus non è affatto una nota forte e
che la struttura di un torculus è portata dalle sue prime due note.

Si incontra talvolta il gruppo notato da Solesmes con un torculus episemato sulla prima nota
seguito da un pressus. Si tratta in realtà di un pes-pressus.

L'interpretazione equilibrata del Torculus mette bene in evidenza i diversi elementi di


accentuazione:

 La prima nota, come inizio di neuma, riceve un leggero attacco ma non viene accentuata né in
forza, per poter mettere in valore la seconda nota, né in durata, è leggermente accorciata per
non fare aspettare la seconda nota che deve seguire.
 La seconda nota rappresenta la vetta melodica del neuma, il suo accento principale e riceve a
questo titolo un leggero rigoglio che gli permette di imporsi sia in forza che in durata.
 La terza nota è una nota di conclusione e di rilassamento: senza tensione né in forza né in
intensità, in paragone è più efficace della precedente in forza e di una durata che non ha
bisogno di essere precipitosa

Il Porrectus (dal latino purrigere, adagiarsi) Rappresenta una serie di tre note, di cui la mediana
è più grave delle altre due. La linea spessa ed obliqua del porrectus, che può essere più o meno
arcuata, rappresenta due note, di cui la prima è quella in alto, dove incomincia la linea e la seconda è
quella in basso. La terza nota è legata alla seconda da una barra verticale alla stessa maniera del
podatus.
La forma grafica del porrectus può essere preceduta da un punctum In questo caso si tratta di un
torculus resupinus o di un porrectus praepunctum

Neumi speciali:

Il Quilisma è un neuma speciale: È una sorta di nota dentellata al centro di un movimento


ascensionale che non si trova mai sola, ma è sempre preceduta o da una nota o da un gruppo di
note. Il valore del quilisma è di un tempo primo, quindi non va mai abbreviata o
accelerata. L'effetto del quilisma è retroattivo: prolunga leggermente la nota o le note che
lo precedono.

Lo Strophicus è un neuma e nella notazione corsiva ha la forma di un piccolo uncino


che ha la stessa origine etimologica dell'apostrofo moderno. Si può pensare che indichi una
piccolissima variazione di altezza, forse inferiore al semitono.

Lo strophicus non lo si incontra mai su una sillaba isolata. Entra talvolta nella composizione
di altri neumi.
Lo strophicus appare:

 Solitamente in gruppo di due (distropha) o di tre (tristropha).


 Alla fine di un neuma per prolungarlo sulla stessa nota (è la forma oriscus).
 Davanti ad una distropha, solitamente alla terza inferiore.

Distropha e Tristropha corrispondono a una ripetizione sulla stessa nota,


rispettivamente due o tre volte, questa ripetizione è leggera e rapida. La distropha non deve
essere interpretata come un punctum di doppia durata, le due note devono farsi sentite.

 Oggi questi neumi vengono interpretati senza variazione di altezza, ma originariamente è


probabile che indicavano una piccola modulazione tra ogni nota, dando l'effetto di un
lieve tremolio.
Questi due neumi sono sempre emessi al di sotto del semitono, su un do o un fa cosa che
suggerisce che la ripercussione portava su questo semitono.

Il Pressus è un neuma è formato dall'apposizione di una nota isolata all'unisono


davanti ad una clivis.

L'esecuzione del Pressus in intensità varia in base alla posizione che occupa,
relativamente alla linea melodica se in crescendo o decrescendo.

La Bivirga è un neuma di due note ribattute. La bivirga è praticamente sempre presente alla
sommità melodica, gioca quindi di fatto un ruolo naturale di accentuazione del gruppo
neumatico di appartenenza.

IL Trigon è un neuma viene rappresentato graficamente come un punctum seguito da una


clivis. Raramente viene prolungato da una o più note: diventa quindi un punctum seguito da un
climacus. Le prime due note sono sempre in posizione di ripercussione . Non deve quindi essere
confuso con il pressus, al quale assomiglia molto nella notazione quadrata: il pressus interviene
sempre in un movimento melodico discendente, mentre il trigon è o isolato, o preceduto da note
più basse. Questi due neumi corrispondono a dei grafemi corsivi molto differenti.

L'Oriscus (termine di origine oscura, probabilmente dal latino aboriscor, perire) è un neuma:
una sorta di apostrofo che viene messo alla fine di taluni elementi neumatici e non viene fuso
con ciò che lo precede. L'oriscus sottolinea il concatenamento con la nota che lo segue,
solitamente più bassa.

Liquescenza la notazione vaticana differenzia talvolta dei neumi con una taglia più minuta

Cephalicus

Epiphonus

Ancus

L'episema (dal greco ἐπίσημον, segno distintivo) è un piccolo tratto della messo di contorno
ad un neuma.
Ritmicamente vuole indicare una particolarità della melodia che i musicisti moderni
chiamerebbero agogica.

Agogica Nella terminologia musicale, l'agogica[1] di una composizione è una


qualificazione dell'espressione musicale per quanto riguarda l'impostazione della velocità
di un brano e delle sue transizioni. Le variazioni agogiche sono distinte da quelle
dinamiche, che consistono nelle variazioni delle intensità sonore. Tuttavia, i due parametri
sono spesso abbinati e interagiscono variamente, tanto nella pagina scritta, quanto nel
momento dell'esecuzione. Le indicazioni agogiche si dividono in:

 indicazioni agogiche di movimento, costituite da avverbi, aggettivi o particolari locuzioni,


forniscono le indicazioni di andamento e non di carattere del brano. Alcuni esempi posson
essere: Grave, Allegro, Adagio, Prestissimo. Se vi è l'esigenza di specificare al meglio la dicitura è
possibile formulare espressioni particolari, tramite l'aggiunta di altre parole, come ad esempio:
Molto, assai, non troppo, con moto. Si creano così diciture più complete, che possono essere ad
esempio: Allegro maestoso, Andante con moto, Presto con fuoco. Spesso queste indicazioni sono
accompagnate da un'ulteriore specificazione, ovvero dalle indicazioni metronomiche, le quali
indicano con precisione la quantità di pulsazioni al minuto. [2]
 indicazioni agogiche di transizione, costituite da verbi spesso abbreviati, indicano tutte le
transizioni, ovvero tutti i cambiamenti riguardanti la velocità del brano, la quale può subire una
diminuzione (ad esempio: ritenuto, allargando, spesso abbreviate come rit. e allarg.), un
aumento (ad esempio: stringendo, accelerando, indicati come string. e accel.), o un'oscillazione
la quale, caratterizzata dapprima da un aumento della velocità seguito poi da una diminuzione, è
sempre indicata dal termine "rubato". [2]
 Il termine fu introdotto nella moderna terminologia musicale da Hugo Riemann, dove sta ad
indicare anche la disciplina che studia il fenomeno. In diversa accezione, il vocabolo fu utilizzato
già nel Medioevo da Marziano Capella per indicare il movimento ascendente della melodia. Nella
musica occidentale dell'era moderna buona parte dei termini musicali (non solo quelli relativi
all'agogica) sono indicati in lingua italiana, in conformità con le origini italiane di molte
convenzioni musicali europee. Altri termini sono tratti dal francese e dal tedesco, ed in parte
minore anche dal latino e dallo spagnolo.

L'episema non viene mai utilizzato per ragioni musicali puramente estetiche, ma per evitare
una declamazione furtiva del testo che rischierebbe di non essere pienamente compreso e
meditato senza questo rallentamento. La sua utilità quindi è quella di far attirare l'attenzione
sulla parola cantata.

Le indicazioni ritmiche introdotte da Solesmes nella nuova grafia quadrata sono:

 l'episema orizzontale. Si tratta di un tratto orizzontale al di sopra di una nota o di un


neuma, o talvolta al di sotto. Significa che questo elemento deve essere allargato, cioè
interpretato con un leggero accento di durata.

 l'episema verticale. È un tratto verticale sotto una nota, o talvolta al di sopra. Indica che
questa nota è un appoggio ritmico.

 il punto mora (punctum mora). È un punto che segue una nota. Mostra che questa nota è
un elemento ritmico autonomo. La sua durata è dunque all'incirca il doppio di quella di una nota
normale.
Con l'aggiunta di questo segno, il notatore vuole sottolineare l'importanza di quel suono, o di
quella sillaba se si tratta di un neuma monosonico, e quindi viene distinta graficamente dalla
notazione corsiva che ha un andamento ed un ritmo che richiede una minore attenzione. Non a
caso le parole episemate sono delle parole "chiave", come Deus, Dominus o Christus, sulle quale
viene richiesta una maggiore riflessione.

Neuma composto I neumi di base utilizzati nel canto gregoriano possono essere completati da
piccoli gruppi di prefissi o suffissi, oppure dalla composizione di più neumi.
La notazione adiastematica
Notazioni di tipo adiastematico: non indicano cioè il valore degli intervalli tra i suoni, l'altezza delle note e il ritmo
anche se talvolta si intravede già questa preoccupazione, ma curano piuttosto le sfumature dell'agogica.

Neumi base:
Nella terminologia musicale, l'agogica[1] di una composizione è una qualificazione dell'espressione
musicale per quanto riguarda l'impostazione della velocità di un brano e delle sue transizioni

- Tractulus (punctum più largo), che è in effetti un punctum episemato dal greco ἐπίσημον, segno
distintivoè un piccolo tratto. L'episema non viene mai utilizzato per ragioni musicali puramente
estetiche, ma per evitare una declamazione furtiva del testo che rischierebbe di non essere
pienamente compreso e meditato senza questo rallentamento. La sua utilità quindi è quella di far
attirare l'attenzione sulla parola cantata. Le due forme sono ben distinte nelle notazioni corsive di
san Gallo e di Laon, come li si può vedere nel Graduale triplex, ma non sempre sono distinte con
l'episema nelle edizioni di Solesme.

Nella notazione corsiva, i gruppi di base possono essere preceduti o seguiti da una serie di due o tre
punctum o tractulus. Il punctum ha un valore leggero, neutro. Le note corrispondenti si fondano in
un movimento collettivo che può dunque essere rapido. Al contrario, il tractulus ha un valore
sillabico pieno (è la versione episemata del punctum), e ogni nota del movimento deve essere
cantata nella sua individualità, quindi più lentamente. Le serie sono solitamente omogenee, ma
talvolta si incontrano delle combinazioni miste dove il tractulus segna la fine di un inciso.

Praepunctis indica l'addizione di puncta prima del neuma. Quindi uno scandicus **/ si può analizzare
come una virga praepunctis ** + /. Questi neumi vengono qualificati come praepunctum quando
sono preceduti da una sola nota, praebipunctis o praetripunctis se sono preceduti da due o tre note.

 ubpunctis il caso più frequente è quello dove un neuma è seguito da una o due note di
legatura verso il basso. Vengono allora qualificati come subpunctis, che solitamente
corrisponde al caso di subbipunctis, seguito da due note (Quando ce ne sono tre o più
normalmente lo si precisa). Un climacus /** lo si può analizzare come una virga subpunctis.

 Compunctis indica l'addizione di puncta nello stesso tempo prima e dopo il neuma.

I neumi conservano il loro nome anche quando le ultime note continuano il movimento
iniziale, ricevendo una qualificazione che descrive le note che le prolungano, quando queste
note corrispondono ad un cambiamento di movimento:

 Resupinus si dice di un neuma che termina normalmente in discesa, quando è seguito da


una nota risalente verso l'acuto: torculus resupinus per esempio. Nello stesso tempo, lo
scandicus /\/ lo si può analizzare come un clivis resupinus /\ + /.
 Strophicus designa un prolungamento sulla stessa nota: pes strophicus o clivis strophica.
Si dice anche "con oriscus". Ma strophicus corrisponde alla notazione neumatica, mentre
l'oriscus alla sua interpretazione ritmica.
 Flexus indica un neuma che normalmente termina in salita, quando è seguito da una nota
che lo riporta verso il basso: porrectus flexus o scandicus flexus per esempio. Inizialmente
anche la clivis /\ era chiamata virga flexa / + \ ed il torculus \/\ pes flexus \/ + \.

 La Clivis nella grafia adiastematica era rappresentata da un accento circonflesso, cioè


un acuto seguito da un grave: . La sua forma moderna ne deriva direttamente, la barra
verticale della prima nota è ciò che resta della virga e quella che unisce le due note è il
resto dell'accento grave.

La clivis può ricevere due tipi di episemi:


L'episema sulla prima nota ( ) viene rappresentato normalmente da una barra orizzontale
sulla prima nota.

 Al posto dell'episema, la notazione sangallese segna un allungamento con la lettera T


che sta per "tenete", che vuole rappresentare un allungamento più lungo tra le due note.
Al contrario, per insistere sul fatto che il valore resta corto, una lettera C che sta per
"celeriter" è talvolta aggiunta.

 L'episema sulla seconda nota lo si trova solo all'interno di neumi composti,

 all'inizio di una discesa di tipo climacus. Questo tipo di episema vuole segnare la
seconda nota, mentre il resto della discesa è più rapido. Questo neuma lo si potrebbe
qualificare anche come clivis flexa o clivis subbipunctis.

Pes
 La sua forma corsiva, il pes rutundus deriva dalla grafia dell'accento anticirconflesso,
un accento grave seguito da un accento acuto. Nella notazione quadrata l'accento grave è
ridotto alla nota di base, mentre l'accento acuto resta materializzato dalla linea verticale
che unisce le due note.
 Il pes può essere episemato sulla seconda nota , In questo caso la prima resta sempre
leggera.

 Il Pes con l'episema sulla prima nota è detto Pes Quadratus .


 Nella notazione corsiva, il pes risulta dalla legatura tra un punctum ed una virga, mentre il
Pes Quadratus deriva da un tractulus.
 Della stessa famiglia dell'oriscus, il pes quassus non ha la stessa etimologia e risulta più
prossimo al salicus.
Climacus
 La Virga subpunctis, , accentuata sulla prima nota come la mostra la notazione di Laon,
Metenze o Lorenese .

 Il Climacus propriamente detto, formato da tre note leggere, ben descritto dalla notazione di
Laon

ma che la notazione di san Gallo non distingue affatto se non con la littera C (per Celeriter)
sulla prima nota.

Climacus finale

Si ritrovano ugualmente dei climacus isolati dove la terza nota è episemata,


particolarmente nette nelle grafie di Laon
ma ugualmente riconoscibili in quella di san Gallo e che le edizioni di Solesmes

distinguono (talvolta) con un episema verticale sull'ultima nota . Questa forma isolata
ha una accentuazione atipica: le due prime note sono leggere, l'accento del neuma non è
che sulla terza nota.

Il climacus propriamente detto è un neuma di transizione, ornamentale e leggero, che da


se stesso non possiede accento.

 La virga subpunctis è accentuata sulla prima nota.

Scandicus

La forma corsiva sangallese corrisponde ad una virga preceduta da due punctum (o più
di due), cioè una virga praepunctis, e la sua rappresentazione etimologica dovrà essere
L'etimologia mostra bene che le due prime note sono note di preparazione, solitamente
leggere e ciò che riceve l'accentuazione ed è importante è l'apice melodico.
I punctum possono essere sostituiti da tractulus , ciò che denota una salita episemata,
dunque più ampia. Questi episemi non sono mai ritrascritti dalle edizioni di Solesmes.

L'interpretazione non pone affatto problemi: l'accento melodico del neuma è


evidentemente sulla terza nota che va dunque rinforzata con un accento di intensità.
Le due prime note sono praticamente note di ornamento. La prima non deve ricevere
accenti d'attacco, eccetto ben inteso se la sua posizione nella frase melodica lo
giustifica altrimenti: quando il neuma è un inizio d'inciso, o quando la prima nota
corrisponde ad una ripresa di un movimento melodico già ascendente.
La terza nota rappresenta il polo forte di questo neuma. La sua durata dipende dal
seguito della melodia, ma generalmente è piuttosto "piena" in opposizione alle due che
la precedono.
Il Torculus Nella notazione corsiva, il torculus si presenta in due grafie assai
differenti, secondo se è episemato o no.
La notazione vaticana non distingue questi due casi, che sono però chiaramente distinti
della notazione di Solesmes, così come nella notazione corsiv

Torculus Non Episemato

Nella notazione corsiva, sia nella notazione sangallese

o quella di Laon più deformata, il torculus semplice riflette direttamente la sua


composizione: la successione di un accento grave, acuto ed infine grave.
L'interpretazione melodica è diretta: le tre note hanno un valore "leggero", ma quella
iniziale riceve per la sua posizione un lieve accento di attacco e la mediana è per la sua
altezza in posizione naturalmente forte e può ricevere quindi un leggero accento di durata
e di intensità.

Torculus Episemato

Il Torculus episemato si differenzia radicalmente nella notazione corsiva, sia nella

notazione di san Gallo

sia in quella di Laon .


La notazione di Laon offre la "spiegazione d'uso" di questo neuma: le tre note devono
possedere un valore pieno, quella di mezzo resta leggermente ritardata per la sua posizione
più alta che ne fa il polo del neuma (a significa semplicemente altius).

Nella sua interpretazione abituale, il torculus episemato, soprattutto in preparazione di


finale, è spesso vittima di una interpretazione ritmica che insiste troppo sulla prima nota e
conduce ad un ritmo che ricorda la "marcia nuziale": . Una tale interpretazione, che
rompe la fluidità della linea melodica, è chiaramente falsa, non rispettando il principio di
omogeneità dei tempi di base.

Per evitare questo difetto bisogna mirare al centro e dare al torculus episemato il suo
accento principale sulla seconda nota. La prima non è che una preparazione, episemata,
quindi lenta, e la terza una conclusione. Inoltre, affinché si concateni naturalmente al resto
del pezzo e possa aprirsi in maniera equilibrata, deve essere introdotto come è una formula
di conclusione, da un rallentamento preparatorio sul neuma precedente.

Il Porrectus La notazione corsiva sangallese riflette direttamente la sua etimologia:


una successione di un accento acuto, uno grave e di nuovo uno acuto.
La notazione di Laon è essenzialmente equivalente e non fa che distinguere il porrectus
episemato da una notazione individualizzata di note.Interpretazione: Il porrectus non
presenta particolari difficoltà di interpretazione: la sua prima nota è forte, tanto per
l'altezza che per la sua posizione iniziale. La seconda nota è debole, tanto per la sua
posizione mediana che per la sua posizione melodica inferiore. La terza nota è
generalmente forte, ma ad un grado inferiore non essendo che un apice melodico. Quando
il porrectus si concatena con un neuma più acuto (porrectus resupinus), un neuma più
complesso, la terza nota diventa una semplice nota di transizione con valore leggero.
Neumi speciali:

Il Quilisma nella notazione corsiva sangallese e di Laion non ha una simbologia.

Lo Distropha e Tristropha nella notazione corsiva suggerisce che questi due


neumi sono ripercossi su ogni nota (due o tre), per un certo effetto vocale. Questo accento
però non è un accento di durata, che sarebbe inudibile e nello stesso tempo incompatibile
con un neuma leggero. Le sole azioni possibili per segnare la ripercussione sono delle
variazioni nell'intensità (attacco) ed eventualmente nell'altezza.

La notazione di Laon trascrive quasi sempre l'ultimo strophicus con un tratto più
lungo (il trociolo), ma non sempre.

Al contrario la notazione di san Gallo segna un episema sull'ultimo strophicus. Questa


ripartizione suggerisce che l'ultimo strophicus tende ad essere più lungo dei precedenti.

La liquescenza è segnata sulle grafie corsive delle tristrophae, sia da san Gallo

che da Laon ma questa indicazione non viene mai ripresa nella trascrizione quadrata.

La Bivirga la notazione corsiva indica che questo neuma è forte, ciò giustifica la
ripercussione tra le due note.
Essa corrisponde normalmente ad una doppia virga episemata nella notazione di
san Gallo

ed è una doppia nota lunga in quella di Laon.

Il Trigon questi due neumi corrispondono a dei grafemi corsivi molto differenti.
Nella notazione di san Gallo il Trigon viene analizzato etimologicamente come una
distropha flexa, cioè prolungato verso il basso.

Invece nella grafia di Laon, il Trigon assume la forma di una stropha seguita da una
clivis. Le due interpretazioni sono particolarmente simili.

Come la distropha e la tristropha, il Trigon è praticamente sempre situato al di sopra del


semitono. Inoltre la terza nota discende alla terza inferiore, contrariamente al pressus che
generalmente non discende che alla seconda.

Il Trigon può essere episemato, ma mai sulle sue prime due note. L'episema non è visibile
che nella notazione corsiva e non appare nella notazione di Solesmes se non raramente,
sotto forma di punto mora finale. Nella maggioranza dei casi però, questi episemi si
situano alla fine di un inciso per poter ristabilire un ritmo corretto.
Il Trigon è sempre leggero: i soli accenti che possa ricevere sono i due piccoli attacchi
delle due strophae iniziali che devono restare rapide e di una intensità non accentuata. La
sua terza nota è una nota di rilassamento, di intensità più debole, che può essere un po' più
prolungata.

L'Oriscus Nella notazione corsiva, l'oriscus isolato ha la forma di una Tilde rovesciata.
Diversamente dalla stropha, l'oriscus lo si può incontrare su una sillaba isolata.

L'oriscus gioca un ruolo assimilabile al quilisma, in quanto nota che indica un


concatenamento.

Nel repertorio gregoriano, l'esempio più frequente è la formula tipo finale, che comprende
un oriscus tra due torculus.

Per ottenere un'esecuzione fluida, un legato ritmico, è meglio interpretarlo come una nota
di rilancio:

1. Il neuma che lo precede viene progressivamente rallentato, come se si stesse preparando un


arresto (ritmo finale) sull'ultima nota del primo neuma. È come se l'oriscus fosse rimpiazzato
dalle due barre di fine pezzo.
2. L'oriscus risveglia il rallentamento generale, ripartendo sull'ultima nota del gruppo senza
lasciargli la durata che sarebbe stata naturale per una finale. È una nota d'attacco ed una
ripresa in controtempo, ma senza accentuazione sia in forza che in durata. Essendo
all'unisono, la sua esecuzione ritmica è simile a quella di un pressus.
3. Questo risveglio rilancia il ritmo e permette l'aggiunta di uno o più neumi supplementari.

Liquescenza viene tradotta graficamente nella forma del neuma corsivo solitamente
con un raccorciamento o un arricciamento del tratto. In fonetica articolatoria, una
consonante nasale è una consonante che, dal punto di vista del modo di articolazione, è
caratterizzata da una risonanza che si realizza quando il canale orale viene ostruito, mentre
il velo palatino rimane abbassato, in posizione di riposo, permettendo il deflusso dell'aria
proveniente dai polmoni dalle fosse nasali. Dal momento che, nella realizzazione delle
nasali, vengono anche frapposti degli ostacoli al passaggio dell'aria in vari punti della
bocca, alcuni fonetisti considerano queste consonanti un sottogruppo delle occlusive, ma
bisogna considerare che il fuoriuscire dell'aria dal naso non permette l'accumularsi della
stessa contro l'ostacolo, il che non produce il tipico suono delle occlusive, simile ad uno
schiocco, che si ha quando l'ostacolo viene bruscamente rilasciato

Il fenomeno della liquescenza compare quando l'articolazione di una sillaba con la


seguente si ottiene con una consonante liquida sull'ultima nota di un gruppo: le nasali M,
N, NG/NC, GN (gentes, omnis, summo, sanguis, sanctus, agnus), la laterale L e le I e U
semiconsonanti (eius, autem, laudat). Queste consonanti o semiconsonanti sono cantate
all'altezza corrispondente, come lo sarebbero delle vocali, ma l'articolazione resta
ostacolata nella pronuncia. Rinchiusa nell'emissione della bocca, la nota perde la metà non
della sua durata, ma della sua forza. La natura di queste articolazioni richiede che la voce
passi dall'una all'altra con fluidità e divenendo per così dire liquida, da qui il nome di
"liquescenza".

In fonetica, la vocale è un fono che ha come realizzazione prevalente un vocoide. La


parola vocale deriva dal latino vocalis, che significa 'parlante', 'che parla', 'dotato di voce',
'sonoro'. Dal punto di vista articolatorio, una vocale è un suono prodotto mediante la
vibrazione delle corde vocali, emesso senza frapporre ulteriori ostacoli al flusso dell'aria
così fatto risuonare. Le vocali vengono classificate in base a tre parametri[1]:
 La posizione della lingua sull'asse verticale distingue tra vocali alte, medio-alte, medie, medio-
basse, basse (vedi altezza vocalica).[2] Le vocali medie sono prodotte con la lingua in posizione
di riposo (la stessa che essa ha quando non si parla o si respira normalmente). [1]
 La posizione della lingua sull'asse orizzontale distingue tra vocali anteriori (o palatali), centrali
(o prevelari), posteriori (o velari)[3]. Le vocali centrali sono prodotte con la lingua in posizione
di riposo.
 La posizione delle labbra distingue tra vocali arrotondate (con protrusione delle labbra) e non
arrotondate (cioè distese), secondo il tratto della procheilia.

Le vocali possono poi essere ottenute con o senza passaggio dell'aria dalle fosse nasali
(vocali nasali).

Esempi di vocale sono: /a/, /ɛ/, /e/, /i/, /o/, /ɔ/, /u/, /ə/, /œ/, /ʊ/, /ʌ/ ecc.

Per fare l'esempio delle vocali atone nella fonologia della lingua italiana, si hanno le
seguenti progressioni[4]:

 Altezza: /i/, /u/ (alte); /e/, /o/ (medio-alte); /a/ (bassa).


 Anteriorità-posteriorità: /i/, /e/ (anteriori); /a/ (centrale); /o/, /u/ (posteriori).
 Procheilia: /a/, /e/, /i/ (non arrotondate); /o/, /u/ (arrotondate).

Tre neumi cambiano il loro nome quando diventano liquescenti:

 il cephalicus sostituisce la clivis.

 l'epiphonus sostituisce il podatus.

 l'ancus sostituisce il climacus.

Il torculus mantiene il proprio nome anche quando è liquescente.


Sul punctum isolato, nella notazione quadrata, la liquescenza non viene rappresentata,
anche se l'articolazione mantiene le stesse regole.

Per quanto riguarda l'interpretazione, i neumi liquescenti mostrano in tutta


evidenza una maniera di interpretare correttamente le articolazioni delle consonanti
sulle quali si trovano. Ma l'effetto utilizzato dall'interpretazione tradizionale resta
oscuro.

Nelle notazioni corsive, i neumi liquescenti comprendono allo stesso tempo anche il
punctum e lo strophicus.

Come deve essere vocalizzata dunque l'articolazione tra vocali?

 L'edizione vaticana suggerisce semplicemente che l'emissione vocale è resa sorda


il tempo in cui l'articolazione tra le vocali sia fatta correttamente " Per la forza
delle sillabe, la voce passando dall'una all'altra si fonde; in modo tale che,
compressa nella bocca, non la si vede finire, perde circa la metà non della sua
durata, ma della sua potenza.
 Da parte sua la "Paléographie musicale" suggerisce di intercalare una leggera
vocalizzazione tra le consonanti, così che una parola come confundantur, per
esempio, sia pronunciata quasi come conefunedanetur.
 La natura delle consonanti "liquide" (l, m, n, r), che hanno dato il loro nome a
questo fenomeno, si presta ugualmente ad una certa vocalizzazione prolungando in
una maniera sorda la vocale precedente. Questo tipo di articolazione può essere
ugualmente applicato alle liquescenze che si trovano solo su una semplice "m" o
"j", senza articolazione tra consonanti, e ugualmente a "gn" (agnus) o a "s" isolata
se si suppone che venga vocalizzata "z".

Globalmente, si può ritenere che l'articolazione liquescente prenda un certo tempo,


durante il quale le consonanti devono essere correttamente articolate e che questa
articolazione produca un effetto udibile in rapporto a ciò che sarebbe un
concatenamento semplice tra sillabe.

Il tempo di articolazione deve quindi essere dedotto dalla nota precedente, preso sulla
seguente o aggiunto alle due?

 La nota più piccola dell'edizione vaticana non si deve prestare a controsensi: non si tratta
di diminuire la durata globale della nota, la notazione corsiva mostra al contrario che
questi neumi hanno una finale graficamente aumentata.
 L'interpretazione usuale, che consiste nel raccorciare la vocale precedente (liquescenza
diminutiva), è molto probabilmente corretta nella maggior parte dei casi. È ciò che indica
la forma diminuita del neuma nella notazione quadrata e nello stesso tempo il fatto che
la nota corrispondente è debole e spesso è scomparsa nella melodia nel corso dei secoli.

L'episema

Pes episemato nella notazione sangallese.

Nella notazione di Laon che viene rimpiazzato con la littera a (per augere aumentare).

Neuma composto Nella notazione corsiva, i gruppi di base possono essere preceduti o seguiti da
una serie di due o tre punctum o tractulus.

 Il punctum ha un valore leggero, neutro. Le note corrispondenti si fondano in un


movimento collettivo che può dunque essere rapido.
 Al contrario, il tractulus ha un valore sillabico pieno (è la versione episemata del
punctum), e ogni nota del movimento deve essere cantata nella sua individualità, quindi
più lentamente.

Le serie sono solitamente omogenee, ma talvolta si incontrano delle combinazioni miste dove il
tractulus segna la fine di un inciso (spesso episemato in certi manoscritti).

Queste serie di note leggere si trovano di solito dopo il neuma, è più raro trovare una o più note di
preparazione (sempre ascendenti).

 Praepunctis indica l'addizione di puncta prima del neuma. Quindi uno scandicus **/ si
può analizzare come una virga praepunctis ** + /. Questi neumi vengono qualificati come
praepunctum quando sono preceduti da una sola nota, praebipunctis o praetripunctis se
sono preceduti da due o tre note.

 Subpunctis il caso più frequente è quello dove un neuma è seguito da una o due note di
legatura verso il basso. Vengono allora qualificati come subpunctis, che solitamente
corrisponde al caso di subbipunctis, seguito da due note (Quando ce ne sono tre o più
normalmente lo si precisa). Un climacus /** lo si può analizzare come una virga
subpunctis.
 Compunctis indica l'addizione di puncta nello stesso tempo prima e dopo il neuma.

Note di articolazione posteriori

I neumi conservano il loro nome anche quando le ultime note continuano il


movimento iniziale, ricevendo una qualificazione che descrive le note che le
prolungano, quando queste note corrispondono ad un cambiamento di movimento:

 Resupinus si dice di un neuma che termina normalmente in discesa, quando è seguito


da una nota risalente verso l'acuto: torculus resupinus per esempio. Nello stesso tempo,
lo scandicus /\/ lo si può analizzare come un clivis resupinus /\ + /.

 Strophicus designa un prolungamento sulla stessa nota: pes strophicus o clivis


strophica. Si dice anche "con oriscus". Ma strophicus corrisponde alla notazione
neumatica, mentre l'oriscus alla sua interpretazione ritmica.

 Flexus indica un neuma che normalmente termina in salita, quando è seguito da una
nota che lo riporta verso il basso: porrectus flexus o scandicus flexus per esempio.
Inizialmente anche la clivis /\ era chiamata virga flexa / + \ ed il torculus \/\ pes flexus \/
+ \.

Gruppi neumatici

I gruppi neumatici presuppongono due o più elementi neumatici precedenti. Si continua a parlare di "neuma" (anche
se complesso) se ci sono due o tre elementi neumatici, poi si parlerà di melisma o neuma melismatico.

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