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La notazione diastematica
Notazioni di tipo diastematico: indicano cioè il valore degli intervalli tra i suoni, l'altezza delle note e
il ritmo; “il rigo – birigo – tririgo – tetragramma – pentagramma.
Neumi base:
Il Punctum (dal latino punto) è il neuma più elementare. Esso corrisponde ad una nota isolata.
L'accento grave della notazione accentuata si è trasformato graficamente col tempo in un piccolo
tratto orizzontale più o meno ridotto ad un punto, da cui è risultato il punctum ed il tractulus più
largo, che è in effetti un punctum episemato. Interpretazione melodica Quando è isolato su una sola
sillaba, il punctum si oppone come nota grave nei movimenti melodici, in opposizione alla virga più
acuta. Interpretazione ritmica Il punctum ha un valore leggero, neutro. Le note corrispondenti si
fondono in un movimento collettivo che può dunque essere rapido.
La Virga (dal latino bastone) è un neuma elementare. Nella notazione quadrata è dotata di una
coda verso il basso. La virga è un resto grafico dell'epoca dove solo il senso di variazione della
melodia veniva notato graficamente con un accento acuto / dalle note che indicavano una
elevazione, ed un accento grave \ dalle note che indicavano un abbassamento in rapporto al resto di
una parola per i canti sillabici o di neumi per i canti neumatici.
L'accento grave si è poi trasformato graficamente in un piccolo tratto orizzontale - più o meno ridotto
ad un punto, l'accento acuto ha conservato il suo disegno e ha dato origine alla barra verticale della
virga. Indicazione melodica: Sopra una sillaba isolata indica una altezza melodica, più alta della nota
che la precede o che la segue. Questa indicazione, che era importante nella notazione corsiva, non è
più significativa nella notazione diastematica sul tetragramma, dove l'altezza della nota è evidente.
Indicazioni ritmiche: All'inizio di un gruppo neumatico, la virga isolata gioca un ruolo ritmico
importante per segnalare due attacchi consecutivi.
La Clivis (dal latino pendenza) Rappresenta un gruppo di due note discendenti, quella in
alto viene cantata prima di quella in basso. La prima è una virga, che rappresenta l'elemento
alto del gruppo e la seconda è legata alla prima da un tratto, se necessario, per rendere l'unità
grafica del gruppo. Interpretazione ritmica: L'accento della clivis è sempre sulla prima nota.
Per la sua posizione melodica, la prima nota della clivis riceve casomai un attacco ed un
piccolo accento di intensità. La prima nota è piuttosto breve per quanto riguarda la sua
posizione ritmica, ma la linea melodica può portare ad allungarsi leggermente se l'intervallo
percorso raggiunge o sorpassa la terza, per smorzare il passaggio da una corda modale
all'altra. La seconda nota è in posizione di rilassamento. È dunque più debole in intensità, ma
può essere leggermente allungata.
Il Pes, chiamato anche Podatus (dal latino piede), rappresenta un gruppo di due note ascendenti,
quella inferiore viene cantata prima dell'altra. Il pes serve spesso di supporto all'accento delle parole
nelle formule semi-recitative, lo si chiama in questo caso "pes d'accento".
Nella notazione quadrata, il pes si ritrova spesso all'inizio di un gruppo neumatico , davanti ad
una nota più elevata. Si tratta di una notazione convenzionale per due punctum che precedono il
neuma. Una notazione rispettosa di questa etimologia andrebbe piuttosto scritta così .
Il Climacus propriamente detto è un ornamento, che non appare affatto se non nello stile
melismatico.
Melisma Nella musica vocale viene detto melisma (dal greco: μέλος, melos, "aria,
melodia, canto") quel tipo di ornamentazione melodica che consiste nel caricare su una sola
sillaba testuale un gruppo di note ad altezze diverse. La vocale della sillaba viene emessa per
corrispondenza con le varie note, e quindi cantata modulando l'intonazione, ma in linea di
principio senza interrompere l'emissione vocale. Il melisma viene solitamente impiegato con
funzione espressiva, oltre che virtuosistica. Viene talvolta chiamato anche Jubilus, ma lo
jubilus esprime il sentimento ed il melisma è più propriamente la sua realizzazione melodica.
Nella musica vocale viene detto melisma (dal greco: μέλος, melos, "aria, melodia, canto")
quel tipo di ornamentazione melodica che consiste nel caricare su una sola sillaba testuale un
gruppo di note ad altezze diverse. La vocale della sillaba viene emessa per corrispondenza
con le varie note, e quindi cantata modulando l'intonazione, ma in linea di principio senza
interrompere l'emissione vocale. Il melisma
viene solitamente impiegato con funzione
espressiva, oltre che virtuosistica.
Climacus d'ornamento Per essere conforme alla sua etimologia, il climacus propriamente
detto dovrebbe essere rappresentato così . Non apparirebbe mai isolato, ma sempre in formula
aggiunta ad un neuma, le due note estreme del climacus formerebbero un ornamento superiore ed
Lo Scandicus (dal latino scandere, innalzarsi) ed il Salicus (dal latino salire, balzare)
Entrambi sono un gruppo di tre note ascendenti che non vengono distinti nella notazione
vaticana. Nella neografia quadrata dell'edizione di Solesmes, il salicus si distingue da un
episema verticale sulla seconda nota. Nella notazione vaticana, questo neuma si nota sia
come un punctum che precede un podatus ,
sia come un podatus che precede una virga , seguendo una rappresentazione che
permette di ottenere una forma legata. Normalmente viene utilizzata la prima forma, ma
quando i due intervalli sono di una terza o superiore, cosa piuttosto rara, viene impiegata
la seconda.
Il Torculus (dal latino torqueo, torcere). È un neuma di tre note, la seconda è in posizione più
elevata che le altre.
Graficamente si presenta come un punctum legato ad una clivis più acuta. La nota mediana può
essere legata alla prima o alla terza con una barra verticale, se l'intervallo è di una terza o superiore,
caso comunque raro.
Nella notazione quadrata, Il Torculus Resupinus possiede graficamente la forma di un
Porrectus Praepunctum. Questi due neumi però non corrispondono alla stessa accentuazione
ritmica e sono rigorosamente distinti nella notazione corsiva.
Il pes subpunctis corrisponde nella notazione di Laon ad un torculus seguito da un punctum (torculus
subpunctum), mentre la notazione di san Gallo nota lo stesso neuma con un pes seguito da due
punctum. Questa equivalenza mostra che la terza nota di un torculus non è affatto una nota forte e
che la struttura di un torculus è portata dalle sue prime due note.
Si incontra talvolta il gruppo notato da Solesmes con un torculus episemato sulla prima nota
seguito da un pressus. Si tratta in realtà di un pes-pressus.
La prima nota, come inizio di neuma, riceve un leggero attacco ma non viene accentuata né in
forza, per poter mettere in valore la seconda nota, né in durata, è leggermente accorciata per
non fare aspettare la seconda nota che deve seguire.
La seconda nota rappresenta la vetta melodica del neuma, il suo accento principale e riceve a
questo titolo un leggero rigoglio che gli permette di imporsi sia in forza che in durata.
La terza nota è una nota di conclusione e di rilassamento: senza tensione né in forza né in
intensità, in paragone è più efficace della precedente in forza e di una durata che non ha
bisogno di essere precipitosa
Il Porrectus (dal latino purrigere, adagiarsi) Rappresenta una serie di tre note, di cui la mediana
è più grave delle altre due. La linea spessa ed obliqua del porrectus, che può essere più o meno
arcuata, rappresenta due note, di cui la prima è quella in alto, dove incomincia la linea e la seconda è
quella in basso. La terza nota è legata alla seconda da una barra verticale alla stessa maniera del
podatus.
La forma grafica del porrectus può essere preceduta da un punctum In questo caso si tratta di un
torculus resupinus o di un porrectus praepunctum
Neumi speciali:
Lo strophicus non lo si incontra mai su una sillaba isolata. Entra talvolta nella composizione
di altri neumi.
Lo strophicus appare:
L'esecuzione del Pressus in intensità varia in base alla posizione che occupa,
relativamente alla linea melodica se in crescendo o decrescendo.
La Bivirga è un neuma di due note ribattute. La bivirga è praticamente sempre presente alla
sommità melodica, gioca quindi di fatto un ruolo naturale di accentuazione del gruppo
neumatico di appartenenza.
L'Oriscus (termine di origine oscura, probabilmente dal latino aboriscor, perire) è un neuma:
una sorta di apostrofo che viene messo alla fine di taluni elementi neumatici e non viene fuso
con ciò che lo precede. L'oriscus sottolinea il concatenamento con la nota che lo segue,
solitamente più bassa.
Liquescenza la notazione vaticana differenzia talvolta dei neumi con una taglia più minuta
Cephalicus
Epiphonus
Ancus
L'episema (dal greco ἐπίσημον, segno distintivo) è un piccolo tratto della messo di contorno
ad un neuma.
Ritmicamente vuole indicare una particolarità della melodia che i musicisti moderni
chiamerebbero agogica.
L'episema non viene mai utilizzato per ragioni musicali puramente estetiche, ma per evitare
una declamazione furtiva del testo che rischierebbe di non essere pienamente compreso e
meditato senza questo rallentamento. La sua utilità quindi è quella di far attirare l'attenzione
sulla parola cantata.
l'episema verticale. È un tratto verticale sotto una nota, o talvolta al di sopra. Indica che
questa nota è un appoggio ritmico.
il punto mora (punctum mora). È un punto che segue una nota. Mostra che questa nota è
un elemento ritmico autonomo. La sua durata è dunque all'incirca il doppio di quella di una nota
normale.
Con l'aggiunta di questo segno, il notatore vuole sottolineare l'importanza di quel suono, o di
quella sillaba se si tratta di un neuma monosonico, e quindi viene distinta graficamente dalla
notazione corsiva che ha un andamento ed un ritmo che richiede una minore attenzione. Non a
caso le parole episemate sono delle parole "chiave", come Deus, Dominus o Christus, sulle quale
viene richiesta una maggiore riflessione.
Neuma composto I neumi di base utilizzati nel canto gregoriano possono essere completati da
piccoli gruppi di prefissi o suffissi, oppure dalla composizione di più neumi.
La notazione adiastematica
Notazioni di tipo adiastematico: non indicano cioè il valore degli intervalli tra i suoni, l'altezza delle note e il ritmo
anche se talvolta si intravede già questa preoccupazione, ma curano piuttosto le sfumature dell'agogica.
Neumi base:
Nella terminologia musicale, l'agogica[1] di una composizione è una qualificazione dell'espressione
musicale per quanto riguarda l'impostazione della velocità di un brano e delle sue transizioni
- Tractulus (punctum più largo), che è in effetti un punctum episemato dal greco ἐπίσημον, segno
distintivoè un piccolo tratto. L'episema non viene mai utilizzato per ragioni musicali puramente
estetiche, ma per evitare una declamazione furtiva del testo che rischierebbe di non essere
pienamente compreso e meditato senza questo rallentamento. La sua utilità quindi è quella di far
attirare l'attenzione sulla parola cantata. Le due forme sono ben distinte nelle notazioni corsive di
san Gallo e di Laon, come li si può vedere nel Graduale triplex, ma non sempre sono distinte con
l'episema nelle edizioni di Solesme.
Nella notazione corsiva, i gruppi di base possono essere preceduti o seguiti da una serie di due o tre
punctum o tractulus. Il punctum ha un valore leggero, neutro. Le note corrispondenti si fondano in
un movimento collettivo che può dunque essere rapido. Al contrario, il tractulus ha un valore
sillabico pieno (è la versione episemata del punctum), e ogni nota del movimento deve essere
cantata nella sua individualità, quindi più lentamente. Le serie sono solitamente omogenee, ma
talvolta si incontrano delle combinazioni miste dove il tractulus segna la fine di un inciso.
Praepunctis indica l'addizione di puncta prima del neuma. Quindi uno scandicus **/ si può analizzare
come una virga praepunctis ** + /. Questi neumi vengono qualificati come praepunctum quando
sono preceduti da una sola nota, praebipunctis o praetripunctis se sono preceduti da due o tre note.
ubpunctis il caso più frequente è quello dove un neuma è seguito da una o due note di
legatura verso il basso. Vengono allora qualificati come subpunctis, che solitamente
corrisponde al caso di subbipunctis, seguito da due note (Quando ce ne sono tre o più
normalmente lo si precisa). Un climacus /** lo si può analizzare come una virga subpunctis.
Compunctis indica l'addizione di puncta nello stesso tempo prima e dopo il neuma.
I neumi conservano il loro nome anche quando le ultime note continuano il movimento
iniziale, ricevendo una qualificazione che descrive le note che le prolungano, quando queste
note corrispondono ad un cambiamento di movimento:
all'inizio di una discesa di tipo climacus. Questo tipo di episema vuole segnare la
seconda nota, mentre il resto della discesa è più rapido. Questo neuma lo si potrebbe
qualificare anche come clivis flexa o clivis subbipunctis.
Pes
La sua forma corsiva, il pes rutundus deriva dalla grafia dell'accento anticirconflesso,
un accento grave seguito da un accento acuto. Nella notazione quadrata l'accento grave è
ridotto alla nota di base, mentre l'accento acuto resta materializzato dalla linea verticale
che unisce le due note.
Il pes può essere episemato sulla seconda nota , In questo caso la prima resta sempre
leggera.
Il Climacus propriamente detto, formato da tre note leggere, ben descritto dalla notazione di
Laon
ma che la notazione di san Gallo non distingue affatto se non con la littera C (per Celeriter)
sulla prima nota.
Climacus finale
distinguono (talvolta) con un episema verticale sull'ultima nota . Questa forma isolata
ha una accentuazione atipica: le due prime note sono leggere, l'accento del neuma non è
che sulla terza nota.
Scandicus
La forma corsiva sangallese corrisponde ad una virga preceduta da due punctum (o più
di due), cioè una virga praepunctis, e la sua rappresentazione etimologica dovrà essere
L'etimologia mostra bene che le due prime note sono note di preparazione, solitamente
leggere e ciò che riceve l'accentuazione ed è importante è l'apice melodico.
I punctum possono essere sostituiti da tractulus , ciò che denota una salita episemata,
dunque più ampia. Questi episemi non sono mai ritrascritti dalle edizioni di Solesmes.
Torculus Episemato
Per evitare questo difetto bisogna mirare al centro e dare al torculus episemato il suo
accento principale sulla seconda nota. La prima non è che una preparazione, episemata,
quindi lenta, e la terza una conclusione. Inoltre, affinché si concateni naturalmente al resto
del pezzo e possa aprirsi in maniera equilibrata, deve essere introdotto come è una formula
di conclusione, da un rallentamento preparatorio sul neuma precedente.
La notazione di Laon trascrive quasi sempre l'ultimo strophicus con un tratto più
lungo (il trociolo), ma non sempre.
La liquescenza è segnata sulle grafie corsive delle tristrophae, sia da san Gallo
che da Laon ma questa indicazione non viene mai ripresa nella trascrizione quadrata.
La Bivirga la notazione corsiva indica che questo neuma è forte, ciò giustifica la
ripercussione tra le due note.
Essa corrisponde normalmente ad una doppia virga episemata nella notazione di
san Gallo
Il Trigon questi due neumi corrispondono a dei grafemi corsivi molto differenti.
Nella notazione di san Gallo il Trigon viene analizzato etimologicamente come una
distropha flexa, cioè prolungato verso il basso.
Invece nella grafia di Laon, il Trigon assume la forma di una stropha seguita da una
clivis. Le due interpretazioni sono particolarmente simili.
Il Trigon può essere episemato, ma mai sulle sue prime due note. L'episema non è visibile
che nella notazione corsiva e non appare nella notazione di Solesmes se non raramente,
sotto forma di punto mora finale. Nella maggioranza dei casi però, questi episemi si
situano alla fine di un inciso per poter ristabilire un ritmo corretto.
Il Trigon è sempre leggero: i soli accenti che possa ricevere sono i due piccoli attacchi
delle due strophae iniziali che devono restare rapide e di una intensità non accentuata. La
sua terza nota è una nota di rilassamento, di intensità più debole, che può essere un po' più
prolungata.
L'Oriscus Nella notazione corsiva, l'oriscus isolato ha la forma di una Tilde rovesciata.
Diversamente dalla stropha, l'oriscus lo si può incontrare su una sillaba isolata.
Nel repertorio gregoriano, l'esempio più frequente è la formula tipo finale, che comprende
un oriscus tra due torculus.
Per ottenere un'esecuzione fluida, un legato ritmico, è meglio interpretarlo come una nota
di rilancio:
Liquescenza viene tradotta graficamente nella forma del neuma corsivo solitamente
con un raccorciamento o un arricciamento del tratto. In fonetica articolatoria, una
consonante nasale è una consonante che, dal punto di vista del modo di articolazione, è
caratterizzata da una risonanza che si realizza quando il canale orale viene ostruito, mentre
il velo palatino rimane abbassato, in posizione di riposo, permettendo il deflusso dell'aria
proveniente dai polmoni dalle fosse nasali. Dal momento che, nella realizzazione delle
nasali, vengono anche frapposti degli ostacoli al passaggio dell'aria in vari punti della
bocca, alcuni fonetisti considerano queste consonanti un sottogruppo delle occlusive, ma
bisogna considerare che il fuoriuscire dell'aria dal naso non permette l'accumularsi della
stessa contro l'ostacolo, il che non produce il tipico suono delle occlusive, simile ad uno
schiocco, che si ha quando l'ostacolo viene bruscamente rilasciato
Le vocali possono poi essere ottenute con o senza passaggio dell'aria dalle fosse nasali
(vocali nasali).
Esempi di vocale sono: /a/, /ɛ/, /e/, /i/, /o/, /ɔ/, /u/, /ə/, /œ/, /ʊ/, /ʌ/ ecc.
Per fare l'esempio delle vocali atone nella fonologia della lingua italiana, si hanno le
seguenti progressioni[4]:
Nelle notazioni corsive, i neumi liquescenti comprendono allo stesso tempo anche il
punctum e lo strophicus.
Il tempo di articolazione deve quindi essere dedotto dalla nota precedente, preso sulla
seguente o aggiunto alle due?
La nota più piccola dell'edizione vaticana non si deve prestare a controsensi: non si tratta
di diminuire la durata globale della nota, la notazione corsiva mostra al contrario che
questi neumi hanno una finale graficamente aumentata.
L'interpretazione usuale, che consiste nel raccorciare la vocale precedente (liquescenza
diminutiva), è molto probabilmente corretta nella maggior parte dei casi. È ciò che indica
la forma diminuita del neuma nella notazione quadrata e nello stesso tempo il fatto che
la nota corrispondente è debole e spesso è scomparsa nella melodia nel corso dei secoli.
L'episema
Nella notazione di Laon che viene rimpiazzato con la littera a (per augere aumentare).
Neuma composto Nella notazione corsiva, i gruppi di base possono essere preceduti o seguiti da
una serie di due o tre punctum o tractulus.
Le serie sono solitamente omogenee, ma talvolta si incontrano delle combinazioni miste dove il
tractulus segna la fine di un inciso (spesso episemato in certi manoscritti).
Queste serie di note leggere si trovano di solito dopo il neuma, è più raro trovare una o più note di
preparazione (sempre ascendenti).
Praepunctis indica l'addizione di puncta prima del neuma. Quindi uno scandicus **/ si
può analizzare come una virga praepunctis ** + /. Questi neumi vengono qualificati come
praepunctum quando sono preceduti da una sola nota, praebipunctis o praetripunctis se
sono preceduti da due o tre note.
Subpunctis il caso più frequente è quello dove un neuma è seguito da una o due note di
legatura verso il basso. Vengono allora qualificati come subpunctis, che solitamente
corrisponde al caso di subbipunctis, seguito da due note (Quando ce ne sono tre o più
normalmente lo si precisa). Un climacus /** lo si può analizzare come una virga
subpunctis.
Compunctis indica l'addizione di puncta nello stesso tempo prima e dopo il neuma.
Flexus indica un neuma che normalmente termina in salita, quando è seguito da una
nota che lo riporta verso il basso: porrectus flexus o scandicus flexus per esempio.
Inizialmente anche la clivis /\ era chiamata virga flexa / + \ ed il torculus \/\ pes flexus \/
+ \.
Gruppi neumatici
I gruppi neumatici presuppongono due o più elementi neumatici precedenti. Si continua a parlare di "neuma" (anche
se complesso) se ci sono due o tre elementi neumatici, poi si parlerà di melisma o neuma melismatico.