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Economia manageriale

ANALISI ECONOMICA DELLA PRODUZIONE


Modello Neoclassico

Gli elementi distintivi del percorso evolutivo dell’impresa si dividono in elementi a rilevanza
• Operativa. Ci concentreremo su questi, in particolare sull’aggregazione di input reali che
vengono utilizzati per ottenere un output. Analizzeremo le fasi dell’attività dell’impresa e
del processo produttivo, dall’avvio delle attività imprenditoriale (start up) alla scelta dei
meccanismi e modalità di aggregazione di input, le decisioni sui mix di produzione ottimali,
per arrivare alle decisioni di pricing e di integrazione verticale.
• Finanziaria
• Relazionale
Le domande fondamentali a cui risponderemo saranno:
cosa produrre, ossia scelte relative al volume di produzione e ai mix e se sia meglio produrle
internamente o esternamente (decisioni di integrazione verticale) per arrivare alle decisioni sui
prezzi e sulle strategie relative alle forme di mercato.

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L’impresa come strumento per produrre
Ai flussi reali di materie (X) corrispondono, dopo una serie di combinazioni interne all’impresa,
flussi reali di prodotti finiti o output (Y). A questi corrispondono da un lato flussi monetari in uscita
per l’acquisizione degli input in ingresso e dall’altro flussi monetari in entrata che provengono dalla
vendita dei prodotti stessi. Ci concentreremo meno sui flussi finanziari in ingresso e in uscita che
consentono di finanziare da un lato gli esborsi monetari necessari al funzionamento dell’impresa
dall’altro a vederli entrare grazie alle politiche di indebitamento e finanziamento scelte
dall’impresa.
Il processo produttivo
L’impresa e i processi che avvengono all’interno, sono come una scatola. Gli input sono fattori
produttivi in ingresso che entrano nel processo produttivo e sono trasformati. al termine del
processo produttivo vi è un flusso di output composto da beni, servizi prodotti e altri scarti di
produzione che non sempre sono conteggiati con il sistema dei prezzi (es. inquinamento). Vedremo
come avviene la scelta, nell’ambito del processo produttivo rispetto alle diverse alternative
tecnologiche. In ogni caso, al termine del processo produttivo, ci deve essere la creazione di un
valore economico positivo, inteso come valore dell’output superiore al valore dell’input (output >
input). Le diverse combinazioni dei fattori rispecchiano le diverse alternative tecnologiche e le
scelte relative alla combinazione di output rappresentano l’insieme delle scelte relative al mix
produttivo. Ciò che influenza le scelte in una prima fase focalizzata su aspetti tecnologici e fisici
riguardano il rendimento fisico dei fattori, cioè l’insieme delle caratteristiche della tecnologia che
consentono attraverso diverse combinazioni di fattori di ottenere, alla fine del processo diversi
livelli di output. Tuttavia, è fondamentale l’apprezzamento del mercato per stabilire il valore
dell’output e quindi per determinare se vi sia un valore economico positivo. Il valore finale
dell’output deve essere confrontato con il costo dei fattori che dipende dal sistema dei prezzi delle
materie prime/fattori produttivi, che vengono immessi all’interno del processo produttivo. In una
prima fase parleremo del concetto di efficienza tecnica connessa alle caratteristiche fisiche
tecnologiche dei fattori ed in una seconda fase parleremo di economicità delle scelte con riferimento
a prezzi e costo dei fattori.

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PARETIANA DEI PROCESSI

quantità di

Il processo A utilizza 200 unità di capitale e 20 di lavoro, il B…. tutti e 3 consentono di ottenere la
stessa quantità di prodotto, il processo A e C sono alternativi (in C è possibile aumentare
raddoppiare il capitale anche diminuendo il lavoro), mentre il processo B è inefficiente perché
utilizza maggiori quantità di entrambi i fattori. Questo concetto di efficienza di Pareto consente
quindi di eliminare alcuni processi produttivi che sono meno efficienti, anche se serviranno
informazioni aggiuntive per scegliere meglio.
RAPPRESENTARE IL PROCESSO PRODUTTIVO MEDIANTE LA FUNZIONE DI
PRODUZIONE

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Tutti i fattori che entrano
nel processo produttivo
(input)

Output indesiderabile: di
difficile misurazione in quanto
manca un sistema dei prezzi
Perché usare la funzione di produzione? Per illustrare i caratteri astratti che n
del processo produttivo che sono:
• Produttività del sistema produttivo
• Sostituzione tra fattori
• Intensità fattoriale
• Rendimenti di scala
L’ORIGINE DELLA FUNZIONE DI PRODUZIONE
Piani di produzione
Il punto di partenza per rappresentare una funzione di produzione sono i piani di produzione, ossia
tutte le quantità di output che si possono ottenere dalla combinazione di input. Output con numeri
positivi, input con numeri negativi. Ogni piano di produzione è un vettore di output e di input. Le
diverse alternative tecnologiche a disposizione sfociano in differenti piani di produzione.
Gli elementi di ogni vettore sono numeri positivi (indicati con y) per gli output, negativi e indicati
con “-x” o solo con “x” per gli input. Si associano agli input gli output che si possono ottenere con
il loro impiego, senza pretendere il massimo.

Funzione di produzione

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è l’insieme di piani efficienti nell’ambito di una determinata tecnologia. Essa consente di
collezionare tutti gli elementi in cui Y è massima.

e le combinazioni (y, -x) continuano ad appartenere all’insieme delle possibilità produttive.


LE IPOTESI SOTTOSTANTI LA FUNZIONE DI PRODUZIONE
Al di sotto della funzione di produzione, ci sono una serie di ipotesi di:
• Necessità dei fattori. Se non si adoperano quantità positive di tutti i fattori non si ottiene
alcun prodotto. È quindi necessario attivare tutti i fattori di produzione inclusi tra le -x per
ottenere una quantità positiva di output. ES. con 2 soli fattori x1 e x2 e un solo prodotto y,
l’ipotesi di necessità dice che soltanto se x1 e x2 sono > di 0, allora y>0

• Irreversibilità. Un processo produttivo non può essere invertito. Dagli input si ottiene
l’output ma non si torna indietro, cioè non è possibile dall’output ritornare indietro per
riavere l’input nella stessa forma in cui sono stati inseriti nel processo.
• Free disposability. L’aumento di un qualsiasi fattore non riduce il prodotto. Se x e y
appartengono all’insieme delle possibilità produttive, che consente di ottenere
almeno y allora appartiene a quell’insieme. Letteralmente “è sempre
possibile sbarazzarsi di un eccesso di output, senza alcun costo”, cioè si può scegliere di
produrre una quantità inferiore di prodotto senza limitazioni o costi.
• Additività. La somma di due vettori di input è un nuovo vettore che appartiene allo stesso
insieme di fabbisogno degli input e allo stesso insieme delle possibilità produttive.
• Divisibilità
• Monotonicità. Se x appartiene a V(y) (insieme di fabbisogno degli input) e
allora x’ appartiene a V(y). Cioè quantità maggiori di fattori appartengono all’insieme di
fabbisogno degli input. Questa ipotesi è collegata a quella di free disposal: l’aumento di un
input non può ridurre l’output, cioè è sempre possibile sceglie tecnologie meno efficienti
(che impiegano quantità maggiori di fattori), senza incorrere in perdite di output di partenza.
• Convessità

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Solo X1 è variabile nel BP, gli altri fattori
sono fissi. Quindi la funzione di
produzione di breve periodo diventa: y =
h (X1). In questa funzione quindi vi è un
solo fattore che varia, mentre tutto il
resto è fisso. Di tale funzione si
analizzano il prodotto medio e il prodotto
marginale.
Prodotto medio: rapporto tra output e
input. Quanto prodotto in media
otteniamo per ogni unità di fattore.
Prodotto marginale: se il prodotto
marginale è discreto si studiano le
variazioni del prodotto cui corrisponde
una variazione del fattore.

GRAFICO FUNZIONE DI PRODUZIONE con 1 solo fattore variabile

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Sull’asse delle x vengono riportate le quantità
dell’input unico variabile, sull’asse verticale il Allo stesso modo posso partire dal punto più
prodotto che si ottiene con ciascun fattore. La alto del grafico e scendere lungo la freccia
funzione è a forma campanulare: tutti i punti al di rossa, riducendo la quantità di prodotto che
sotto al di sotto del bordo appartengono ottengo senza costo.
all’insieme delle possibilità produttive, mentre il free disposability rispetto agli output. A
bordo rappresenta la funzione di produzione partire da qualsiasi punto interno della
ossia le quantità max ottenibili per ciascun livello funzione di produzione cisi può muovere
di fattore. Tutti i movimenti al di sotto del bordo verso il basso.
erano consentiti, cioè per ogni quantità di y è
possibile ottenere la stessa quantità di prodotto La funzione di produzione dice che una volta
utilizzando quantità maggiori di fattori. Partendo stabilito il massimo ottenibile con ciascuna
dal bordo (che rappresenta il max ottenibile con quantità di input, non ci si può sposare verso
un quel livello di input), è possibile spostarsi l’alto o verso sinistra perché si andrebbe al di
verso destra aumentando gli input. Cioè è sempre sopra delle possibilità tecnologiche
possibile ottenere lo stesso livello di prodotto rappresentate in maniera efficiente dalla
aumentando i fattori senza costi maggiori. funzione di produzione che rappresenta il
bordo dell’insieme delle possibilità
free disposability rispetto agli input: a partire da produttive.
qualsiasi punto sulla funzione di produzione o
nell’ambito dell’insieme delle possibilità
produttive, ci si può muovere verso destra senza
limitazioni.

Il prodotto marginale dell’insalata cresce fino ad un libello massimo e poi si riduce. In generale vale
la legge dei rendimenti marginali decrescenti: all’aumentare di un solo fattore, ad un certo punto il
processo produttivo si satura di quel fattore e a margine il rendimento dello stesso fattore
diminuisce fino a quando diventano negativi. Ad esempio, si continua a spargere una quantità di
semi sempre maggiore nello stesso appezzamento di terra. Ad un certo punto la produzione cresce
velocemente, raggiunge un proprio massimo, per poi rallentare e la produttività marginale diventa
negativa. Anche il prodotto medio segue un andamento simile: raggiunge un punto di massimo e
dopo inizia a decrescere. Si osserva che il prodotto medio raggiunge il punto di massimo molto
vicino a quello marginale. Il punto ottimale in cui il produttore dovrà fermarsi per raggiungere
l’efficienza tecnica è quello in cui il Prodotto medio e marginale coincidono.

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Il grafico mostra la differenza tra
produttività e rendimenti. La
produttività è crescente fino al punto
in cui la Pma raggiunge il proprio
massimo. Poi la produttività comincia
a esssere decrescente. Questo però non
deve trarci in inganno rispetto ai
rendimenti, che sono crescenti fino a
quando il Pme è crescente (cioè fino al
punto in cui Pme=Pma), poi comincia
a decrescere.

Esistono casi in cui Pma e Pme sono


sempre decrescenti o crescenti. Oltre
alla produttività sempre crescente ci
saranno anche i rendimenti sempre
crescenti.

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DUE FATTORI VARIABILI

Sull’asse orizzontale abbiamo x1, sull’asse


verticale y e si aggiunge una terza dimensione x2.
Avremo quindi un piano orizzontale con x1 e x2.
Tagliamo la collina di produzione a diversi livelli,
a Y=200 e viene fuori il bordo (rosso) della
funzione di produzione in 3 dimensioni. Si proietta
sull’asse x1 - x2 ed esce l’isoquanto (che è la
proiezione del livello di produzione pari a 200). Se
invece tagliamo la collina ad un livello più alto
pari a y=1000, si ottiene l’isoquanto riportandolo
più in alto e verso destra rispetto a quello
precedente.
Quindi la mappatura degli isoquanti maggiori
tende ad allontanarsi dall’origine del piano x1 - x2.
e presuppongono l’ottenimento di una quantità
maggiore di prodotto. Viceversa isoquanti relativi
a quantità minori si avvicinano all’origine del
piano.

Mappatura di isoquanti di forma curva che


riportano il diverso livello di produzione e che
tendono ad allontanarsi dall’origine all’aumentare
della quantità prodotta.

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Tutti i punti al di sopra del bordo nero
dell’isoquanto rappresentano tutti i piani di
produzione per cui si ottiene almeno la quantità
Y per ogni data quantità di combinazione di
fattori. Per i punti che stanno al di sotto, con
quantità minori di fattori non è possibile
raggiungere la quantità Y richiesta e non
appartengono quindi a quel determinato insieme
di fabbisogno, ma ad uno inferiore.

Ma non permette di produrre una quantità


maggiore di Y. Per cui ci sarà un nuovo
isoquanto con nuove combinazioni di x che
permettono di ottenere esattamente y1 ma non y2.

L’isoquanto rappresenta le differenti


combinazioni di fattori che consentono di
ottenere la medesima quantità di prodotto.
Isoquanti diversi corrispondo a quantità di
prodotto differenti, crescenti allontanandosi
dall’origine.

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Se vi sono tratti concavi, la combinazione non è
efficiente. Nel punto B interno al tratto
punteggiato presenta inefficienza, perché in tale
punto sarebbe possibile ottenere la medesima
quantità di prodotto riducendo l’ammontare di
uno dei due fattori.

Tutte le combinazioni convesse attengono


all’isoquanto, cioè all’insieme di fabbisogno di
input per un dato livello di produzione. La
combinazione convessa dice che se prendiamo
una qualsiasi coppia di punti (x1 - x2) e ne
tracciamo il segmento che li congiunge,
prendendo un qualsiasi punto questo è
compatibile con l’insieme delle possibilità
produttive sotteso all’isoquanto.
Quindi per verificare la convessità dell’isoquanto
si prendono combinazioni lineari in qualsiasi
punto interno al fabbisogno (cioè sul bordo),
verificando che l’intero segmento rimane interno
al fabbisogno.

Il grado di sostituibilità dei fattori prende il nome


di saggio marginale di sostituzione tecnica:
significa rinunciare ad uno dei due fattori
aumentando un altro, per ottenere sempre lo
stello livello di produzione. Esso si ottiene dal
rapporto tra la rinuncia di x2 diviso l’incremento
di x1 per rimanere sullo stesso isoquanto, cioè
sullo stesso livello di produzione.

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Vi sono 3 differenti isoquanti di produzione
Q1 Q2 Q3 crescenti. Nel tratto verso il basso
dell’isoquanto cresce l’intensità del lavoro,
nel tratto verso l’alto cresce l’intensità del
capitale. Dall’origine tracciamo 2 rette e nei
punti di intersezione tra la retta e
l’isoquanto vengono identificate tecniche
con il medesimo rapporto di utilizzo tra
capitale e lavoro.

Fissato il livello di lavoro ad un


determinato ammontare L1 (che è fisso) per
passare da un isoquanto all’altro (cioè per
ottenere livelli crescenti di prodotto a parità
di 1 dei 2 fattori), sono necessarie quantità
di capitale crescente.

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Gli isoquanti sono rette parallele le une alle I due input hanno un rapporto fisso, con un tasso
altre con inclinazione costante, Smst di impiego dei fattori prefissato per ogni unità di
costante, i due fattori possono essere x1 ne servono x2 con un rapporto fisso tra loro e
sostituiti ad un valore determinato anche in questo caso non vi sono punti di
dall’inclinazione della retta. La funzione di tangenza tra gli isoquanti. Essi hanno forma ad
produzione è lineare, la convessità è L. per ottenere quantità maggiori di prodotto
mantenuta. (quindi per passare a isoquanti successivi), è
necessario variare entrambi i fattori. Il Smst = 0

L’elasticità di sostituzione consente di misurare in


maniera più precisa il grado di sostituibilità dei fattori
produttivi rispetto al saggio marginale di sostituzione
che dipende dal livello di utilizzo dei 2 fattori e quindi
varia a seconda del punto in cui ci si trova
nell’isoquanto.
È uguale al rapporto tra la variazione dell’impiego die 2
fattori rispetto a variazioni delle produttività marginali
misurate attraverso il Smst.
Varia tra un minimo di 0 (nel caso di assenza di
sostituibilità), e – infinto (nel caso di perfetta
sostituibilità)

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Da ricordare la vicinanza dell’isoquanto
come forma ai 2 casi limite di perfetta o
di assenza di sostituibilità. Tanto più
l’isoquanto tende ad una L, tanto più
basso sarà il grado di sostituibilità tra i
fattori e tanto più bassa sarà l’elasticità di
sostituzione. Invece quanto maggiore è la
somiglianza dell’isoquanto ad una retta,
tanto più ampia sarà elasticità di
sostituzione, cioè la sua facilità.

Rendimento dell’output al variare dei


fattori, ipotizzando variazioni
equiproporzionali dei fattori. Data una
funzione di produzione i rendimenti di
scala sono costanti quando a variazione di
una certa proporzione s dei fattori, cioè
l’output reagisce secondo la stessa
proporzione s.

I RENDIMENTI DI SCALA
Quando i fattori di produzione variano nella stessa proporzione (es. raddoppiano), si osserva ciò che
accade in termini di prodotto. Se il prodotto aumenta:
• nella stessa proporzione (es. raddoppia) = rendimenti di scala costanti.
• in misura più che proporzionale (es. diventa più del doppio) = rendimenti di scala crescenti.
• in misura men che proporzionale (es. diventa meno del doppio) = rendimenti di scala
decrescenti.

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Graficamente nel caso di 2 fattori variabili x1 e x2,
vi sono 3 isoquanti A B e C che raddoppiano a
seconda dei livelli di produzione. Se i 3 segmenti
hanno la stessa distanza tra loro, allora i rendimenti
di scala sono cosranti. Se invece i segmenti si
avvicinano all’origine, allora si hanno rendimenti
di scala decrescenti, mentre se i segmenti tendono a
ridursi allontanandosi dall’origine, si hanno
rendimenti di scala crescenti.

Funzione di produzione nel lungo periodo con 2


input variabili Kapitale e Lavoro. L’isoquanto
permette di fissare un certo livello di produzione.
Se sostituiamo ad a e b 2 numeri, ne esce una
funzione con rette costanti e inclinazione negativa.
Il saggio marginale di sostituzione è costante
perché l’inclinazione della retta è costante.
L’elasticità di produzione tende a essere molto
ampia e i 2 fattori sono sostituibili.

Il saggio marginale di sostituzione non è


costante, ma è decrescente. Gli isoquanti
hanno elasticità di sostituzione costante e
unitaria, pari a 1.

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Funzione di produzione a impieghi rigidi dei
fattori, cioè essi sono perfettamente
complementari e il grado di sostituibilità è quasi
del tutto assente. L’elasticità di sostituzione è 0.
Il rapporto di utilizzo dei 2 fattori x1 e x2
coincide con il rapporto tra i 2 coefficienti
tecnici a2 e a1. Essi indicano la quantità d
ognuno dei fattori necessari per ottenere una
singola unità di output.

Se il rapporto di fattori rispetta quello di utilizzo dei 2 fattori, si vedono movimenti nell’output. Se
invece i fattori vengono immessi con un rapporto differente da quello indicato dal rapporto dei
coefficienti tecnici (in questo caso 1 e 2), il rapporto di utilizzo dei 2 fattori x1 e x2 è pari a 2. Se si
incrementa la disponibilità dei fattori secondo questo utilizzo osserviamo cambiamenti nell’output
ottenuto, altrimenti si osservano solo unità dei fattori utilizzati che non comportano un aumento
corrispondente dell’output.
Ad esempio, se si immettono nel processo 1 unità del fattore x1 e 2 unità del fattore x2 si produce 1
unità di output, cioè non vi
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sono fattori inutilizzati. Così come vengano immessi 2 unità di x1 e 4 unità di x2, il rapporto tra 4/2
è 2 e questo rispecchia il rapporto di utilizzo dei fattori sotteso a qst tecnologia e ciò comporta un
aumento del prodotto da 1 a 2, con un raddoppio della quantità di output.

Però se si fa crescere solo 1 dei 2 fattori, cioè se x1 rimane 1 e x2 passa a 3, si immettono quantità
maggiori di fattori che non rispecchino il rapporto di utilizzo tra i 2 e quindi vi saranno fattori
inutilizzati e l’output non varia. Stessa cosa se aumentiamo il fattore 1 senza aumentare il fattore 2
che rimane 3, il rapporto è 3/2, inferiore a quello previsto dalla tecnologia sottostante, quindi non si
riesce ad avanzare verso un nuovo isoquanto, quindi aumentano le unità non utilizzate per entrambi
i fattori x1 e x2 ma l’output resta immutato a livello 1.

Funzione di produzione a elasticità


costante = CES, in cui gli isoquanti
(fissando una quantità predeterminata di
output), sono curvilinea convessi rispetto
all’origine ed incurvati negativamente. Il
SMS è variabile in quanto l’inclinazione
degli isoquanti non è variabile, i
rendimenti di scala sono costanti e
l’elasticità di sostituzione è costante ma
dipende dal parametro rho.

PROCESSI PRODUTTIVI LINEARI


L’idea è quella di utilizzare tecnologie rigide per adattarle all’analisi di sistemi più complessi
rispetto a quelli impostati secondo l’impostazione neoclassica. È possibile sostituire in maniera
elastica nell’ambito della stessa tecnologia i fattori della produzione, anche se in ambito industriale
è più frequente la scelta tra differenti tecnologie offerte e che consentono un impego rigido dei
fattori. Tuttavia, è possibile combinare differenti tecnologie con l’idea di ottenere alla fine una parte
di prodotto con un’alternativa tecnologica e un’altra parte del prodotto attraverso l’utilizzo di
un’altra alternativa tecnologica. In questo modo si passa dall’idea di sostituire tra loro i fattori
nell’ambito di una sessa tecnologia all’idea di combinare tra loro diverse tecnologie e processi
produttivi che sono rigidi al proprio interno ma la cui combinazione consente di recuperare parte dei
risultati validi nella teoria neoclassica quando si analizzano gli isoquanti di produzione. È
necessario assumere che i singoli processi abbiano rendimenti di scala costanti, per cui è possibile
combinare questi processi indipendenti in assenza di economie/diseconomie di scala derivanti
dall’impiego congiunto e combinato di questi processi. I processi sono tra loro indipendenti, cioè
non si ha alcun vantaggio di utilizzare l’uno in maniera combinata o separata. Quindi è possibile
assumere che possano essere tra loro combinati ed è possibile rappresentare queste tecnologie
combinate tra loro attraverso combinazioni di processi adiacenti, con cui recuperare parzialmente
gli isoquanti.
Cosa significa combinare tra loro diversi processi?

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In questo caso 1 singolo processo è visto come
una serie di isoquanti che si innestano lungo una
retta che parte dall’origine che rappresenta un
processo di produzione. Lungo la retta che parte
dall’origine il rapporto dei 2 fattori è costante.

In quest’altro non si disegnano più gli


isoquanti a L, ma si combinano tra loro i
processi adiacenti che si assomigliano
maggiormente tramite un più simile
rapporto tra l’impiego dei 2 fattori di
produzione (intensità fattoriale via via più
simile). Processi adiacenti= la
combinazione dei processi B1 e B3
consente di ottenere la stessa quantità di
prodotto utilizzando in parte solo il
processo P3 o P1, congiungendo tra loro le
2 rette.

La combinazione di processi adiacenti con


un più simile rapporto di impiego di
risorse consente di risparmiare risorse
rispetto alla combinazione di processi più
distanti in termini di rapporto di utilizzo
dei fattori.

L’idea è quella di ricavare degli isoquanti


dati dalla combinazione dei processi
adiacenti che recuperano la convessità
all’origine (osservata negli isoquanti
relativi a singole funzioni di produzione),
ma hanno pendenza negativa.
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Il coefficiente esprime la quantità di fattore
necessari nell’ambito del processo produttivo
j, per ottenere una singola unità di prodotto.
Quindi rappresenta il rapporto tra la quantità
del fattore i per il processo j diviso la quantità
totale del prodotto Y.

ESEMPIO

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Sono necessari 2 unità del fattore x2 per
ottenere 1 unità del bene Y.

Sono necessari 400 unità del fattore x1


per ottenere 1000 unità del bene Y.

500 x 0.4 + 500 x 0.35 = 375


500 x 2 + 500 x 3.5 = 2750

375 È la quantità necessaria del fattore x1


per produrre 1000 unità del prodotto metà
con il processo P1 e metà con il processo
P3.

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Vi è la combinazione di 3 processi di
produzione. SMS è decrescente ma lineare
per i tratti dell’isoquanto a forma di cono
poliedrico identificato dai segmenti
inclinati che collegano i diversi processi di
produzione.

Ci sono 3 processi produttivi nelle colonne,


mentre nelle righe vi sono 2 fattori
produttivi (capitale e lavoro). Ciascun
processo è caratterizzato da coefficienti
tecnici (nel P1 sono necessari 5 unità di
capitale e 1 di lavoro per ottenere 1 unità di
prodotto). Tutti i processi sono efficienti
dal punto di vista tecnico, quindi non è
possibile eliminarne alcuno e in ciascuno
vi è una diversa combinazione dei fattori
dato dal loro rapporto.
Il grado di meccanizzazione è decrescente:
il primo è molto elevato, l’ultimo processo
invece è meno meccanizzato con il minor
rapporto tra K/L.

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Per prima cosa individuiamo i punti a ciascun processo che individuano una quantità prodotta pari a 10.
Processo P1
I coefficienti erano 5K e 1L e per ottenere il punto sull’isoquanto che identifica la quantità di 10, lo si
moltiplica con i coefficienti tecnici. A= y x L , y x K Quindi il punto A = 10L, 50K.
Stessa cosa per gli altri 2 processi
Successivamente si tracciano le rette dei 3 processi partendo dall’origine. Ogni retta identifica il punto in cui
il rapporto tra K/L è pari a 5 per il processo 1, pari a 1,5 per il processo 2, pari a 0,5 per il processo 3.
In tutti i punti sul segmento che unisce i 2 punti relativi ai 2 processi (A e B) sull’isoquanto sono osservabili
infiniti valori del rapporto tar K/L compresi tra i due valori max e min 5 e 1,5.

Se si adoperano combinazioni di due processi si ottengono infiniti valori di K/L; per questo motivo
l'isoquanto è rappresentato con segmenti di retta che uniscono i punti A B C. Ci si sposta lungo
l'isoquanto modificando le quote di prodotto ottenute con ciascuno di due processi che siano uno
vicino all'altro.

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L’ipotesi di convessità viene rispettata. La
convenienza si ha anche nella combinazione
di processi tra di loro adiacenti. Il tratto
dell’isoquanto nel tratto in cui si
combinassero tra di loro P1 e P3 , è interno al
tratto di isoquanto nel quale vengono
combinati P1 con P2 e P2 con P3.

Si usa il processo P1 perché abbiamo


rapportato i 2 fattori 50 e 10, il cui risultato è
5. Tale processo produttivo è il più adatto per
combinare questa dotazione di fattori.

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Però se modifichiamo la
dotazione di fattori lavoro il
risultato è diverso.
In questo caso nessun processo
ha un rapporto di utilizzo dei
fattori pari a 2.5. esso però si
pone in un tratto intermedio tra
P1 e P2, in cui è conveniente
utilizzare una combinazione dei
2 processi.

Definizione di Produttività Marginale del


Lavoro (PML)= variazione del prodotto
relativa alla variazione del lavoro mantenendo
inalterata la quantità dell'altro fattore
impiegato nel processo.

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siamo nel punto A, aumentiamo di una unità
il fattore L, quindi ci spostiamo verso destra,
mantenendo inalterata l’altezza, cioè K
sempre =50. Quindi 11L e 50K. Come cambia
la quantità prodotta in corrispondenza di
questa variazione unitaria del fattore lavoro?
Non saremo più in grado di utilizzare solo P1
perché cambia il rapporto tra le quantità a
disposizione dei 2 fattori di produzione. In
questo caso K/L non è più 5, ma 4.54 (50/11).

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PML
È decrescente man mano che si
aumnta la dotazione di fattore L a
disposizione derivante dalla
combinazione di processi.27
Siamo nel tratto lineare dell’isoquanto in
cui non ci si attende un aumento della
quantità di prodotto in corrispondenza di
ulteriori incrementi nelle unità di lavoro,
in quanto non esiste un processo tecnico
con un rapporto K/L più basso rispetto a
quell’ultimo. Cioè riducendo il rapporto
K/L non c’è un processo P4 con un
rapporto K/L superiore rispetto a P3 con
cui è possibile aumentare la quantità di
prodotto.
Ulteriori aumenti del fattore lavoro non
conducono ad un isoquanto più elevato,
perché ci spostiamo in orizzontale e la
produttività marginale sarà pari a 0.
Il SMS tra A e B = 50 - 20 / 10 - 20 = 2
Il SMS tra B e C = 30 - 20/ 20 - 40= 1/2

Tutti questi concetti valgono anche per il fattore K, con l’unica differenza per cui a partire dal punto
A (cioè in cui il rapporto K/L è il maggiore possibile), vi sarà una PMK = 0, ci si muove sul tratto
verticale. Quindi aumenti ulteriori della dotazione in assenza di un processo con un maggior
rapporto di K/L, non consente di espandere il prodotto che si ottiene al termine delle possibili
combinazioni.

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ESEMPIO 1.7
Una tecnologia consente di produrre con un solo processo produttivo che richiede: 5 unità di
capitale e 5 unità di lavoro per unità di prodotto Rappresentare alcuni isoquanti. Discutere i valori
della produttività marginale dei fattori e del saggio marginale di sostituzione. In questo caso c’è
solo una tecnologia da rappresentare, un solo processo di produzione quindi vi è una
rappresentazione di isoquanti ad angolo, tipica di una tecnologia di Leontief.

Nessuna sostituibilità dei fattori significa SMS =0.


In quanto non è possibile sostituire i fattori
singolarmente, ma solo contemporaneamente. Infatti,
se da un punto di angolo si aumenta L non si passa
su un isoquanto superiore. La produttività marginale
del lavoro è nulla. Il lavoro non sostituisce alcuna
unità di capitale. Se si aggiunge una unità di capitale,
sempre partendo da un punto d’angolo, non si passa
su un isoquanto più alto. La produttività marginale
del capitale è nulla. Il capitale non sostituisce alcuna
unità di lavoro.

Il processo P1 utilizza solo il capitale K,


mentre il P2 solo il lavoro L.

I punti che uniscono i 2 assi cartesiani


rispetto all’utilizzo dei 2 fattori,
rappresenta una serie di isoquanti pari a
rette parallele con inclinazione cotante.
Il SMS è costante per tutti gli
isoquanti. Esso deve essere sempre
positivo, ecco perché si mette in valore
assoluto.

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ANALISI ECONOMICA DEI COSTI di produzione
TIPOLOGIE DI COSTO

Rapporto tra costo fisso totale e la quantità


prodotta

Derivata prima del costo totale rispetto alla


quantità

I COSTI DI BREVE TERMINE NELLA COMBINAZIONE DI FATTORI PRODUTTIVI


Ipotesi neoclassica: attraverso la funzione di produzione è possibile solo individuare differenti
combinazioni di fattori, caratterizzate dalla massima efficienza tecnica e in grado di fornire
all’imprenditore un particolare livello di output (di prodotto finito). I prezzi relativi dei fattori
definiscono la condizione ottimale di minor costo.
Presupposto: prezzi dei fattori sono costanti e indipendenti dai volumi di acquisto. Quindi si è in
presenza di un mercato perfettamente concorrenziale
Casi: analizzeremo prima quelli con un solo fattore produttivo variabile e poi quelli con due fattori
variabili
UN SOLO FATTORE VARIABILE Partiamo da una funzione di produzione con n
fattori variabili. Tutti i fattori sono fissi, tranne 1.
Varia solo il primo fattore.
Quell’unico fattore di produzione che varia,
determinerà il variabile di costo che è data dalla
quantità di X1 e dal prezzo di acquisto del fattore
di produzione che abbiamo ipotizzato essere fisso
in quanto non dipendente dalla quantità che si
decide di acquistare.
Pma= produttività marginale
Pme= produttività media

30
La funzione di produzione totale
rappresenta la quanità di output ottenibile
attraverso l’utilizzo della tecnologia (h) a
fronte dell’impiego di diverse quantità di
fattore X1.

La funzione di costo totale mette in


relazione la quantità totale prodotta (Y)
con il costo totale necessario a effettuare
quella produzione (CTx1)
Partiamo dal caso in cui:

• c’è un solo fattore variabile


• c’è assenza di costi fissi (infatti la
funzione di costo parte
dall’origine, perché in caso
contrario la curva partirebbe da un
punto più elevato, cioè da un
ammontare positivo di costi
necessari ad avviare il processo di
produzione)
Confronto tra funzione di produzione e funzione di costo
La funzione di costo ha un andamento simile alla funzione di produzione, ma con una forma ribaltata.
La funzione di produzione mostra come all’aumentare di un solo fattore di produzione, essa cresce fino ad un
punto massimo di tasso di crescita identificato dal punto di flesso. Da qui inizia a decrescere anche se la
funzione continua ad essere crescente per raggiungere poi un proprio massimo e cominciare una discesa nel
caso in cui gli altri fattori siano completamente saturati dell’unico fattore produttivo variabile e si comincino
ad osservare rendimenti negativi.
La funzione di costo cresce poco rapidamente fino ad un punto di flesso simile a quello della funzione di
produzione. Dopo la funz. Di costo cresce in maniera più ripida fino all’esplodere a partire dal punto di
massimo della funzione di produzione. In questo tratto in cui inizia a crescere iniziano ad esserci rendimenti
sempre più decrescenti. L’unico driver di crescita è il prezzo di acquisto dell’unico fattore produttivo
variabile, quindi ha un prezzo che rimane costante e che cresce linearmente rispetto all’ammontare del
fattore produttivo immesso a cui corrisponde un ritorno di prodotto ampio e crescente. In questo caso siamo
nella fase di crescita massima della funzione di costo, che cresce più che proporzionalmente rispetto
all’immissione di fattore all’interno della funzione di produzione. Quindi nel primo tratto della funzione di
costo, l’incremento della funzione è meno che proporzionale rispetto all’incremento del prodotto finito. A
partire dal flesso i rendimenti iniziano a decrescere: in questo caso il prezzo di acquisto fa crescere i costi in
maniera lineare rispetto all’incremento del fattore. In questo caso il prodotto inizia a rallentare, i costi
crescono sempre nello stesso modo in termini di funzione di costo totale vi è un’accelerazione della funzione
di costo, fino a raggiungere una saturazione della tecnologia rispetto al consumo e se continuiamo a
immettere il fattore X1 i costi continuano a crescere linearmente senza osservare corrispondenti aumenti di
prodotto. In questo caso la funzione di produzione Y è in stasi e i costi continuano a crescere perché stiamo
continuando a comprare fattori che non ci rendono. La funzione di costo di pari passo inizia a crescere in
maniera esponenziale.

31
Lo stesso andamento della
funzione di costo si ha nel
caso in cui ci siano i costi
fissi, che fanno scalare
verso l’alto la funzione di
costo totale.
CTV= costo totale
variabile, con crescita
lineare dei costi variabili in
presenza di un prezzo di
acquisto del fattore X1 fisso
e con andamento che è men
che crescente e piatto nella
prima fase per poi giungere
ad un punto di flesso in cui
inizia una crescita via via
sempre più ripida che tende
all’esponenziale nell’ultimo
tratto.

se tracciamo la curva di costo unitario medio CUMT, il punto di minimo è il punto in cui eguaglia il costo
marginale CM. Prima la dimensione ottima dell’impresa non era stata raggiunta in quanto incrementi
ulteriori della quantità comportavano incrementi di costi inferiore a quello medio. Dopo il punto di incrocio
tra CM e CUM, il CM diventa > del CUM e si ha convenienza ad interrompere il processo di crescita della
produzione. Se ci spostiamo al CUMV il punto di intersezione con il CM avviene a sinistra rispetto al punto
di minimo del CUMT proprio per la presenza di una componente in meno di costo. Quindi il punto di
minimo del CUMV si trova prima di quello del CUMT. A partire dal punto A, che è il punto di minimo del
costo marginale CM, i rendimenti cominciano ad essere via via decrescenti con il flesso della funzione di
costo che avviene esattamente in quel punto.

ESEMPIO

Funzione di produzione dell’insalata.


Vi è un solo fattore produttivo variabile,
ossia la semenza.
Nel punto in cui Costo medio e
marginale erano simili (2079 – 2035),
vi è il punto di massimo del prodotto
medio.
Ora si introducono 2 informazioni sui
costi

32
CVT = 100 (Costo 1 gr. Di semenza) * 1 (X) = 100
CT = CFT + CVT
CFU = CFT / y = 3000/99= 30,3030 è un numero che continua a decrescere costantemente e si
stabilizza verso il fondo della tabella perché il prodotto non aumenta più a causa della saturazione
del terreno.
CVU = CVT/y (ossia quantità prodotta) = 100/99= 1,0101 esso decresce rapidamente fino a
raggiungere un minimo fino a 0,0491 per poi ricominciare a crescere.
CUM (costo unitario medio) = CT/y = 3100/99= 31,3131 esso parte da un valore elevato,
decresce rapidamente, raggiunge un proprio minimo ( 0,0794) e poi ricomincia a salire.
CT’ (costo marginale) = ?? decresce rapidamente, raggiunge un minimo prima rispetto al CVU e
al CUM, comincia poi a ricrescere in maniera abbastanza marcata e più in fretta.

33
A Il punto di minimo del costo marginale
avviene nel punto in cui vi è il flesso della
funzione di costo.
C Punto in cui l’impresa decide di fermare la
produzione, ossia nel punto in cui il costo
marginale uguaglia il costo unitario medio
(ossia il punto il cui quest’ultimo è minimo)
B punto in cui il costo variabile unitario
eguaglia il costo marginale, ossia nel punto di
minimo della curva, estromettendo i costi fissi
unitari. Questi ultimi sono sempre decrescenti
all’aumentare della quantità prodotta.

se il prezzo di vendita è fissato a un


determinato ammontare (cioè se siamo in un
mercato di concorrenza perfetta), si traccia una
riga.
L’impresa sceglie il punto in cui il prezzo di
vendita eguaglia il costo marginale, ossia il
ricavo marginale eguaglia il costo marginale in
questo punto che si trova al di sopra del
minimo del costo unitario medio.
Il punto di pareggio è dato dal prezzo di
vendita che eguaglia il costo unitario medio,
punto di incrocio tra la retta del prezzo e la
curva decrescente del costo unitario medio.

se variano 2 fattori produttivi, i prezzi relativi


ai 2 fattori saranno 2. Il primo px1 relativo al
fattore produttivo X1, il secondo px2 relativo
all’acquisto del fattore produttivo X2.
Entrambi saranno indipendenti dalle quantità
acquistate dai 2 fattori.
L’obiettivo è ottenere una funzione di
isocosto che rappresenta tutte le combinazioni
possibili che comportano la stessa spesa.

34
isoquanto

Questa è una rappresentazione grafica dell’isocosto che è inclinata negativamente ed è pari a


px1/px2. In assenza di costi fissi totali l’intercetta è pari a CT/px2. A rette di isocosto che via via si
allontanano dall’origine corrispondono livelli via via crescenti in ermini di costi totali a cui
corrisponderanno quantità possibili di produzione crescenti una volta messi in relazione l’isocosto
con l’isoquanto.
Sull’isocosto vi sono tutte le combinazioni nell’uso di fattori x1 e x2 che consentono di spendere
uno stesso ammontare di risorse per il loro accaparramento, mentre sull’isoquanto combinazioni
efficienti di utilizzo dei fattori che consentono, attraverso una determinata tecnologia, di combinare
efficientemente, le dotazioni di fattori. Si mettono insieme questi due fattori andando alla ricerca di
un punto di ottimo che sia allo stesso tempo un punto di ottimo dal punto di vista tecnico (quindi
che stia sull’isoquanto) e che consenta la spesa di un determinato ammontare di risorse (quindi che
stia sull’isocosto). Riusciamo a mettere insieme le due relazioni nel punto di tangenza di isoquanto
e isocosto, in cui le loro inclinazioni coincidono perfettamente ossia hanno stessa inclinazione.

35
L’inclinazione dell’isocosto è data dal
rapporto tra i prezzi Px1/Px2.
L’inclinazione dell’isoquanto è = al saggio
marginale di sostituzione tecnica.
In entrambi i casi l’inclinazione è negativa.

Dobbiamo uguagliare l’inclinazione di isocosto e


isoquanto. Nel punto di ottimo l’inclinazione dei 2
elementi coincidono perfettamente.
Il significato economico del punto di ottimo si ha
quando si ha uguaglianza tra la produttività
marginale dell’ultima unità di € spese per il fattore x1
e la produttività marginale dell’ultima unità di €
spese per l’acquisto del fattore x2 ossia nel punto di
ottimo vi è un perfetto equilibrio tra la produttività
marginale di ciascun fattore rapportato al proprio
prezzo, ossia siamo indifferenti in quel punto
sull’utilizzo dei 2 fattori.
Ciò vale anche in un contesto multifattoriale in cui i
fattori non sono più soltanto 2.

Interpretazione economica del punto di ottimo,


individuato attraverso la tangenza tra isoquanto
e isocosto

36
COME MINIMIZZARE IL COSTO SOTTO VINCOLO DI OTTENERE UNA DETERMINATA
QUANTITA’ DI PRODOTTO

All’esame non ci chiederà la


massimizzazione o
minimizzazione, ma di
comprenderne i passaggi.

P’K Produttività marginale


rispetto a K

37
COME MASSIMIZZARE IL PRODOTTO SOTTO IL VINCOLO DI UN DETERMINATO
LIVELLO DI SPESA

Combinando le prime 2 equazioni


giungiamo al punto di equilibrio, che
consente di ottimizzare l’utilizzo dei 2 fattori
incorporando sia le informazioni tecniche
relative alla funzione di produzione, sia
quelle relative al costo date dall’isocosto.
Otteniamo quindi lo stesso livello di ottimo,
rispetto al quale la produttività marginale
dell’ultimo € speso per ognuno dei fattori
deve essere = nel punto di ottimo.

CARATTERISTICHE DEGLI ISOCOSTI


• Efficienza tecnica delle combinazioni per tutte quelle che stanno sull’ISOQUANTO, che
rappresenta il bordo della funzione di produzione, quindi il massimo producibile con
ciascuna combinazione di fattori.
• La minimizzazione dei costi avviene nel punto di TANGENZA tra isoquanto e ISOCOSTO
• Cambiamenti anche minimi dei prezzi causano due effetti:
- Effetto sostituzione, dovuto alla variazione del rapporto tra i prezzi
- Effetto spiazzamento, dovuto alla maggior/minor spesa necessaria in corrispondenza a
variazioni dei prezzi che modificano il rapporto tra gli stessi.

38
Dal punto di vista grafico gli effetti sono questi:

L’effetto sostituzione si identifica partendo da un punto di


tangenza tra isoquanto e isocosto. Avviene una variazione dei
prezzi.

1° CASO
Se il prezzo di x2 cresce di più del prezzo x1, quindi x2 è più
caro di x1. Se non vi è nessun vincolo rispetto alla quantità di
risorse a disposizione, cioè restiamo sullo stesso isoquanto, il
mix di produzione si sposterà a favore di x1. Cioè la curva di
isocosto (quella rossa) diventerà meno pendente e avremo un
mix che contiene una maggiore quantità di x1 in quanto meno
caro di x2.

2° CASO
Se invece il prezzo di x1 cresce più velocemente di x2,
l’inclinazione della retta di isocosto cresce (quella viola) e,
rimanendo sempre sullo stesso isoquanto, si va verso mix che
contengono quantità > di x2 e quantità < di x1.

EFFETTO SOSTITUZIONE= a parità di isocosto ci spostiamo verso una differente tecnica che comporti un
utilizzo > dell’input che diventa via via meno caro nei confronti dell’altro. Tuttavia, questo può comportare
costi totali differenti. Questo viene rappresentato da una diversa intercetta della retta e quindi con un diverso
livello del costo totale.

Se invece manteniamo il costo totale costante, nel


caso di un aumento del prezzo x1, si spostiamo sullo
stesso isoquanto verso combinazioni che
contengono quantità < di x1 e > di x2. Ciò fa
aumentare l’inclinazione della curva di isocosto.
Se oltre al costo totale, anche il prezzo di x2 è
costante, l’intercetta non cambia, ma cambia
l’inclinazione dell’isocosto a causa di un aumento
del numeratore del rapporto tra i prezzi. Quindi
trasliamo la retta di isocosto verso il basso a partire
dalla stessa intercetta. La nuova retta di isocosto non
ci consentirà più di tenere lo stesso inalterato livello
di produzione, in quanto non vi è un punto di
tangenza tra la nuova retta di isocosto (quella viola
traslata verso il basso) e il vecchio isoquanto (quella
rossa). Dovremo spostarci su un isoquanto inferiore,
e dobbiamo produrre una quantità inferiore.

EFFETTO SOSTITUZIONE: variazione nella composizione della combinazione dei fattori


EFFETTO SPIAZZAMENTO: riduzione della quantità che possiamo ottenere a causa di una diminuzione
del potere di acquisto dell’imprenditore, che con lo stesso ammontare di costi, non si può più permettere
dopo un aumento dei prezzi, di mantenere inalterata la quantità prodotta.

39
La combinazione dei 2 effetti conduce alla nuova combinazione dei fattori e a un nuovo livello di
produzione, inferiore rispetto a quello di partenza.

PERFETTA SOSTITUIBILITA’= isoquanto lineare con pendenza costante, saggio marginale di


sostituzione costante. Andare alla ricerca del punto di ottimo (cioè del punto di tangenza tra
isoquanto e isocosto), individua 3 possibili casi:
1. Isocosto con la stessa inclinazione dell’isoquanto (combaciano perfettamente), saggio
marginale di sostituzione che coincide con il rapporto tra i prezzi
2. Isocosto con inclinazione > dell’isoquanto, rapporto tra i prezzi ha un valore maggiore
rispetto al saggio marginale di sostituzione. (CT1). Rappresenta il punto di tangenza, quello
+ alto.
3. Isocosto con inclinazione < dell’isoquanto, rappresenta il punto di tangenza (CT2), quello +
basso.
ASSENZA SOSTITUIBILITA’= l’isoquanto è fatto ad L, qualsiasi sia l’inclinazione dell’isocosto è
compatibile con 1 punto dell’isoquanto, ossia con l’angolo dell’isoquanto. Rappresenta il punto di
tangenza.
PROCEDURA GRAFICA PER LA RICERCA DI OTTIMO NELLA VISIONE PRIMALE E
DUALE

40
PRIMALE= si fissa l’isoquanto, si ricerca l’isocosto + basso possibile compatibile con
quell’isoquanto facendolo scorrere verso il basso a minimizzare il costo. Si finisce nell’ultimo punto
in cui isoquanto e isocosto si toccano nel punto di tangenza.

DUALE= si fissa l’isocosto, si fa scorrere l’isoquanto verso l’alto fino a raggiungere il massimo
punto compatibile tra isocosto e isoquanto.

ECONOMIE DI SCALA E DIVERSIFICAZIONE


Si parla di economie di scala reali e monetarie quanto il costo della produzione di uno stesso bene
in quantità maggiori, consente risparmi ri risorse. Ossia il costo della produzione di y0, dove y0 è
dato dalla somma di y1 e y2, è < del costo della produzione disgiunta della quantità dello stesso bene
y1 sommata al costo della produzione disgiunta dello stesso bene y2.

Ciò vuol dire che si hanno vantaggi in termini reali dal produrre quantità > dello stesso bene, nello
stesso impianto di produzione.
Le economie di scala hanno origine molto diverse. Alcune sono relative al processo di produzione,
altre di natura manageriale e finanziarie e relative ai costi di approviggionamento delle risose e dei
fattori.
si possono avere vantaggi produttivi a seconda dei fattori su cui focalizziamo l’attenzione. Ci
possono essere vantaggi in termini di produzione relativi al fattore lavoro, capitale e
all’ottimizzazione delle scorte.
A quantità maggiori di prodotto potrebbero derivare dei risparmi in termini di costo del lavoro
attraverso una:
• maggiore specializzazione del lavoro
• minori tempi di spostamento
• miglior divisione del lavoro che da un impulso alla specializzazione sia dei lavoratori che
delle macchine.
Per il capitale fisico si hanno economie di scala quando:
• si costruiscono impianti e si amplia la superficie in termini quadratici, mentre i volumi
crescono in termini cubici. Quindi vi sono costi che dipendono dalla superficie dell’impianto
e volumi di produzione che crescono al cubo. Ciò determina dei risparmi in termini di costo
relativo all’approvvigionamento di capitale fisico.
• Quando aumentano le quantità si possono acquistare impianti più specializzati e produttivi
41
Per le scorte:

• vi è un’ottimizzazione in relazione a volumi crescenti, consentendo di ottenere < costi


relativi all’acquisto delle materie prime.
Per le vendite e marketing:
• sinergie relative alla promozione
• minori costi di distribuzione
Risparmi relativi alle funzioni manageriali:
• maggiore specializzazione del management
• maggiore automazione delle funzioni
• comportando risparmi di costo per ogni singolo prodotto, alimentando economie di scala
all’aumentare delle quantità prodotte.
Risparmi relativi ad aspetti finanziari:
• riduzione dei prezzi dei fattori all’aumentare dei volumi
• maggiori sconti o dilazioni di pagamento
• riduzione del costo di capitale
• minori costi di trasporto
a queste economie di scala dovute a una riduzione dei costi in presenza di una produzione di
quantità maggiori dello stesso bene, si affiancano le economie di scopo o di diversificazione.
Consentono risparmi di costo grazie alla produzione congiunta di più beni all’interno dello stesso
impianto. Il costo della produzione congiunta di più beni racchiusi in Y è < rispetto alla produzione
disgiunta dei K beni in impianti separati.

Se questa relazione vale per qualsiasi sottoinsieme di Y, si avrà SUBADDITIVITA’ in Y. Cioè la


somma dei costi delle produzioni disgiunte di diversi beni, è > alla somma dei costi delle produzioni
congiunte di quegli stessi beni, all’interno di uno stesso impianto/impresa. Il grado di subadditività,
o il grado di diversificazione, si misura tramite questo indicatore.

Se non ci sono economie di diversificazione, l’indicatore assume valore 0, perché il costo della
produzione disgiunta di Y1 e di Y2 – il costo della produzione congiunta dei 2 sarà = a 0.
ECONOMIE DI DIVERSIFICAZIONE CONGIUNTA
Produzione congiunta di singoli beni in quantità inferiori ai valori ottimali di impianti specializzati

Questo è il caso dell’automazione flessibile

42
ECONOMIE DI DIVERSIFICAZIONE IN SENSO PROPRIO

PROCESSI DI PRODUZIONE LINEARI COMBINAZIONI CON MINIMO


COSTO
Come calcolare le inclinazioni dei diversi segmenti e scegliere il punto di ottimo in caso di
combinazione di processi lineari? Bisogna calcolare il saggio marginale di sostituzione nei diversi
tratti.

43
Se l’inclinazione dell’isocosto (ossia p1/p2)
è compresa tra 2 e 0.5, sceglieremo P2.

Se l’inclinazione dell’isocosto è inferiore a


0.5 sceglieremo P3

Se l’inclinazione dell’isocosto è maggiore


di 2, sceglieremo P1.

44
LA CLASSIFICAZIONE DEI COSTI - Dal Bilancio alla funzione di costo

Il processo produttivo deriva da una migliore


combinazione di tecniche, una volta incorporate le
informazioni relative al costo dei fattori.
La capacità produttiva è costituita da una serie di
investimenti e costi sostenuti per mettere in piedi un
determinato processo produttivo. Si fissano una serie
di fattori fissi, che rappresentano un vincolo rispetto
alle decisioni di produzione che vengono prese.
Questo vincolo costituisce una sorta di capacità
produttiva che è compatibile con una serie di
quantità prodotte, limitata superiormente da una
massima quantità che può essere prodotta attraverso
uno sfruttamento intero della capacità produttiva.
Questa ha dei costi
Alla quantità prodotta nell’ambito delle decisioni
relative al processo, vi sono dei costi relativi alla
quantità prodotta.

Modificando il bilancio ed i relativi dati contabili, sarà possibile ricostruire una funzione di costo
che è rappresentata da una componente fissa in cui confluiscono tutte le informazioni sulla capacità
produttiva e sul processo di produzione deciso e installato dall’impresa, e una componente di costo
variabile che dipende con i volumi di produzione scelti.
La contabilità generale è composta da 3 macro-
aree:
1. Gestione operativa tipica, che parte dal
valore della produzione e sottrae tutti i
costi interni ed esterni della produzione,
ossia relativi a tutte le operazioni relativi
alla gestione tipica dell’impresa
2. gestione finanziaria atipica, ossia costi e
ricavi relativi ad aspetti finanziari (es.
approvvigionamento/impiego di capitali)
3. operazioni di carattere straordinario che in
qualche modo la contabilità deve
incorporare ai fini di giungere a una
rappresentazione veritiera e corretta di
quanto avvenuto durante l’anno.
La contabilità generale devi quindi registrare tutte
le operazioni indipendentemente dalla natura delle
operazioni.
Noi ci concentreremo solo sulla gestione tipica
dell’impresa.

45
Approccio diverso
La contabilità dei costi ha un approccio diverso rispetto alla contabilità generale (in quanto
quest’ultima si prefigge di registrare tutte le operazioni svolte). La contabilità dei costi ha un
approccio che è focalizzato di più sulla natura delle operazioni e sulla definizione dei conti. Quindi
serviranno più informazioni analitiche, si farà maggiore utilizzo di dati a consuntivo, dati storici,
standard o preventivi, in quanto l’obiettivo è individuare le relazioni che esistono tra i vari fattori
produttivi, i singoli prodotti o fasi di lavoro.
Obiettivo
L’obiettivo è attribuire a ciascun prodotto, ai fattori produttivi coinvolti, componenti positive o
negative di reddito. Ossia:
- Attribuire i costi e ricavi alle singole produzioni
- Attribuire i costi ai singoli fattori produttivi coinvolti
- Attribuire i costi rispetto alla propria variabilità o meno rispetto ai volumi e al tempo
Aspetti fondamentali
L’idea è superare il concetto più generale di spesa e arrivare ad un concetto più operativo di costo
che consenta di svolgere un’analisi decisionale più approfondita anche attraverso strumenti come
budget, report.

Quali sono le principali differenze tra un sistema


contabile che rileva le spese e un sistema
economico che rileva i costi? Il primo avrà una
serie di spese che corrispondono a costi dei
prodotti, ma avrà anche delle spese neutrali, ossia
costi finanziari che vengono rilevati dal sistema
contabile ma che non coincidono con costi relativi a
specifici processi di produzione (es. costi
straordinari, costi or ricavi derivanti dalla gestione
non operativa e non tipica). Questi saranno
eliminati dalla nostra ottica.
Infatti, in un sistema economico che rileva i costi,
vi saranno i costi che corrispondono a spese a cui si
aggiungono anche i costi opportunità (es. interessi,
affitti, compenso direzionale dell’imprenditore).

OBIETTIVI DELLA CONTABILITÀ INDUSTRIALE


1. Consente di valutare i risultati raggiunti dai singoli centri di responsabilità. Per questo viene
utilizzata nel controllo di gestione. Quindi:
- Controllo dei margini di contribuzione per prodotto
- Valutazione delle rimanenze
2. Garantisce la comprensione e composizione dei risultati economici tramite il controllo
dell’efficienza produttiva
3. Orientare il processo decisionale attraverso una:
46
- Definizione prezzi
- Decidere rispetto alle politiche di make or buy
- Definizione delle politiche commerciali (sconti)
4. Motivare i singoli responsabili creando i giusti incentivi per miglioramenti delle
performance dei singoli centri di costo e quindi dei singoli responsabili.

conto economico scalare classico


Consumi= materie e servizi
Valore aggiunto = valore della produzione
– costi per acquisti di materie prime.
Lavoro= sottraendo al valore aggiunto, il
costo del lavoro che comprende tutti i costi
relativi al personale e tutte le tipologie di
salario (accessorio e TFR), ed anche la
parte di salario non percepita dal lavoratore,
ma che diventa risparmio pensionistico
(contributi previdenziali e imposte)
Capitale fisico = ammortamenti
Capitale finanziario= oneri finanziari (preso
a prestito da terzi).

2 tipi di valore aggiunto:


- lordo (quello che osserviamo in bilancio)
- netto
è importante perché è utilizzato per diversi
indicatori, tra cui il grado di verticalizzazione
d’impresa, ossia il grado di produzione all’interno
dell’impresa. Esso da un’idea di quanto viene
prodotto all’interno dell’impresa e che non
dispende da acquisti esterni di materie47prime, da
una misura della remunerazione dei fattori lavoro
e capitale.
Attribuibilità del costo al prodotto/servizio finale
Per capire come i costi si legano al volume di produttività,
ed in che misura sono attribuibili a singole o intere attività
operative.
Si distinguono 2 tipologie di costi:
1. Diretti, ossia tutti quei fattori di costo che sono
direttamente attribuibili ad un singolo
prodotto/processo. Si tratta di materie prime,
costo del lavoro specifico, quote di ammortamenti
specifici.
2. Indiretti: il fattore di costo è utilizzato
indistintamente da più prodotto-processi. si
suddividono a loro volta in 2 categorie a seconda
di quanto sia facile attribuirli a singoli prodotti
specifici. Vi sono costi indiretti di natura:
- Ausiliare o speciale: sono facilmente
ripartibili
- Comuni: non ripartibili. L’unico modo di
ripartirli è pro quota senza altri meccanismi
specifici.

Se sommiamo i costi diretti di produzione giungiamo al


costo primo (raccoglie tutti i costi indiretti ausiliari) e al
costo industriale (costi diretti e costi indiretti comuni) di
ciascun prodotto. Si giunge poi al costo operativo che è
dato da tutti i costi diretti industriali e costi indiretti. In
ultimo si ha il costo pieno di ciascun prodotto.
La distinzione tra costi diretti e indiretti rappresenta un
passaggio intermedio per giungere all’attribuibilità e
alla variabilità rispetto ai volumi di produzione, per
giungere alla funzione di costo.

48
Vi sono 2 categorie di fattori produttivi, che hanno un
diverso rapporto rispetto al volume di produzione:
1. Fissi: variano rispetto al tempo secondo
un’ottica più di lungo periodo
2. variabili

Questi 2 fattori produttivi si dividono in 2 categorie di


costi:
1. fissi
2. variabili
adottando un’ottica di breve periodo, i costi fissi non
variano rispetto alla produzione, mentre quelli variabili
variano.
In un’ottica di lungo termine, anche i fattori produttivi e
i relativi costi fissi variano con la produzione. I costi
variabili continuano a variare.

Sottraendo al livello di produzione tutti i costi


di natura variabile, si giunge al margine di
contribuzione, a cui sottraendo i costi fissi
diretti di prodotto e altri costi fissi indiretti, si
giunge al margine operativo.

49
Aggiungendo il medio termine, i costi fissi
variano solo in parte con i volumi di
produzione, cioè si possono dividere i costi
fissi in 2 sottocategorie:
1. Evitabili
2. Non evitabili
Questa classificazione dipende dalla modalità
di acquisizione della risorsa

Esempi
In somme di denaro

La nostra decisione è se mantenere internamente la


produzione o rivolgerci al produttore esterno. La
risposta dipende dai costi fissi (3000€). Questi se non
sono evitabili perché relativi ad impianti specifici, se
decidiamo di interrompere la produzione, avremo i
3000 di costi fissi che dobbiamo comunque sostenere.
Quindi se decidiamo di acquistare il prodotto
all’esterno, il costo finale è dato da 5000 + 3000 di
costi fissi non evitabili.

ESEMPIO 2

Sospendere la produzione del bene o no? La risposta


dipende dalla composizione dei costi fissi totali (500).
Questi sono irrecuperabili. In questo caso è più
conveniente produrre perché parte dei ricavi consente
di coprire una quota dei costi fissi irrecuperabili, che
altrimenti andrebbero a incidere ancora di più nel caso
di interruzione.

50
ESEMPIO 3

Se invece quei costi fissi sono evitabili per 300 e non


evitabili per 200, se si interrompe la produzione la
perdita sarà solo di 200.

ESEMPIO 4
Il signor Filippo produce e vende il bene A con un processo produttivo completamente
automatizzato. L’analisi dei costi consente di verificare che:
• l’impianto indivisibile necessario alla produzione ha un costo fisso annuo di 10.000 e
una capacità produttiva di 300 unità di prodotto;
• le materie prime vengono immesse nel processo produttivo in modo discontinuo. Ogni
lotto ha un costo di 2.500 e consente la produzione di 50 pezzi;
• per l’attività di distribuzione si è stipulato un contratto di trasporto che comporta una
spesa di 2.000 per ogni lotto di 100 pezzi.
• Volendo definire una politica di prezzo, il signor Filippo intende predisporre un grafico
relativo all’andamento dei costi totali, medi e marginali rispetto ai vari lotti economici di
produzione.

CT= CF+CV = 10000 + 2500 + 2000 = 14500

51
ESEMPIO

52
Si applicano le ipotesi di partenza.

COSTI E DECISIONI OPERATIVE


Punto di pareggio impresa monoprodotto e massimizzazione dell’utile in
concorrenza perfetta

53
Mercati perfettamente concorrenziali - caratteristiche
Price taking (ripasso)
Price taker = impresa che non ha il potere di influire sul prezzo di mercato a che perciò lo assume
come dato, poiché ogni impresa vende una porzione relativamente piccola della produzione
complessiva del mercato, le sue scelte non hanno effetto sul prezzo di mercato.
Omogeneità del prodotto
Quando i prodotti di tutte le imprese di un mercato sono perfettamente sostituibili gli uni con gli
altri, quando cioè sono omogenei, nessuna delle imprese può aumentare il prezzo del proprio
prodotto al di sopra di quello praticato dalle altre senza perdere buona parte o la totalità dei propri
clienti. Quando, viceversa, i prodotti sono eterogenei, ciascuna impresa ha l’opportunità di praticare
prezzi superiori a quelli dei concorrenti senza perdere tutti il proprio fatturato. L’ipotesi
dell’omogeneità del prodotto è importante perché garantisce che vi sia un mercato unico,
compatibile con l’analisi domanda-offerta.
Libertà di entrata e uscita
Libertà di entrata (o uscita) = situazione nella quale non vi sono costi particolari che rendano
difficile l’entrata di un’impresa in una determinata industria, o la sua uscita da essa. Con libertà di
entrata e uscita, gli acquirenti possono facilmente passare da un produttore all’altro, e i produttori
possono facilmente entrare in un mercato o uscirne
Mercati altamente concorrenziali
Molti mercati sono altamente concorrenziali, nel senso che le imprese affrontano curve di domanda
ad alta elasticità e hanno la possibilità di entrare e uscire dal mercato con relativa facilità. Ma non
esiste una semplice regola empirica per stabilire se un mercato sia vicino alla condizione di perfetta
concorrenza. Dal momento che le imprese possono accordarsi tra loro, apertamente o meno, per
stabilire i prezzi, la presenza di molte imprese non è sufficiente a garantire che il mercato si avvicini
alle condizioni di perfetta concorrenza. D’altro canto, il fatto che le imprese siano poche non
esclude che esse si comportino in modo concorrenziale.

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I 2 elementi su cui l’impresa basa il proprio
comportamento sono funzione di ricavo (che
rappresenta le entrate relative alla messa sul
mercato di una quantità q) e funzione di
costo. La differenza tra queste 2 funzioni
conduce alla funzione di profitto.
L’impresa vorrà massimizzare la differenza
tra ricavi e costi, cioè il profitto nel breve
periodo.
Graficamente la massima distanza tra le 2
curve di ricavo e costo rappresenta il punto di
max del profitto totale. Nel punto in cui la
loro inclinazione coincide si osserva la
massima distanza tra le 2 funzioni.
Uguagliare le 2 curve coincide con
l’uguagliare le 2 derivate.

Poiché ogni impresa che opera in un’industria concorrenziale partecipa sol per una piccola frazione
alla produzione complessiva dell’industria, il livello di produzione scelto dall’impresa non ha
effetto sul prezzo di mercato del prodotto. Poiché l’impresa è un price taker, la singola impresa
concorrenziale deve considerare una curva di domanda d costituita da una retta orizzontale. La
curva di domanda d con cui una singola impresa deve confrontarsi in un mercato concorrenziale
rappresenta per l’impresa anche la curva del ricavo medio e quella del ricavo marginale: il ricavo
marginale, il ricavo medio e il prezzo sono uguali.

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Quindi per l’impresa perfettamente concorrenziale, in caso di massimizzazione del profitto, vi è
l’uguaglianza tra ricavo marginale e costo marginale. Da un punto di vista economica la
convenienza dell’impresa di produrre fino al punto in cui viene uguagliato costo e ricavo marginale,
deriva dal fatto che nel caso in cui ci si fermi prima, il ricavo marginale supera il costo marginale e
di conseguenza vi è convenienza ad espandere la produzione, in quanto l’ingresso di nuove risorse
consente di compensare l’esborso necessario per la produzione di un bene aggiuntivi. Ci si ferma
nel punto in cui costo e ricavo marginali coincidono perché se si continuasse al di là di questa
quantità il costo marginale diventerebbe > del ricavo marginale, quindi ogni unità aggiuntiva
prodotta causerebbe un esborso di risorse maggiore, rispetto all’ingresso di risorse che garantirebbe
di un prodotto aggiuntivo. In questo grafico l’impresa non è in equilibrio perché l’impresa produce
profitti grazie al fatto che il prezzo è superiore al costo marginale, causando nuovi ingressi che
aumentando l’offerta riducono il prezzo fino a portarlo alla situazione di uguaglianza tra prezzo
marginale e costo marginale. L’impresa in questo caso nel breve periodo riesce a ottenere un
risultato positivo dato dalla differenza tra costo medio totale (CMT) e prezzo vigente sul mercato
costante e che coincide con il ricavo marginale. L’area determinata dal rettangolo ABCD
rappresenta l’extra profitto ottenuto dall’impresa che opera in un mercato perfettamente
concorrenziale.

Y = quantità prodotta indicato anche con q.


Quindi per un’impresa che opera in un
mercato perfettamente concorrenziale, il
ricavo marginale e medio coincidono e sono
uguali al prezzo di mercato.

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Rappresenta la differenza tra prezzo e
costo variabile unitario.

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Si riporta per prima la curva di CT.
La retta di RT parte dall’origine e inclinazione
positiva pari a p, prezzo di mercato. In questo
grafico il prezzo è maggiore del costo variabile
unitario.
Il punto di pareggio equivale al punto in cui si
intersecano le 2 rette di ricavo totale e costo
totale.
La funzione di utile (UT), l’intercetta è negativa
e pari a -CFT. Ha inclinazione positiva pari alla
differenza tra prezzo e costo variabile unitario,
ciò se il prezzo è > al costo variabile unitario.
L’unico punto di max dell’utile è dovuto al fatto
che la funzione è limitata all’interno di un
intervallo di produzione, che in questo caso parte
da 0 e arriva fino alla struttura produttiva
ammessa dall’impresa Y.

POSSIBILI ESERCIZI PER L’ESAME

Ossia il produttore vuole conoscere qual è il suo BEP.

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Calcolare il 5% del prezzo di
vendita pari a 6 milioni.

5.500.000= 5.200.000 + 300.000

ANALISI DI SENSITIVITÀ
Significa capire come il bep reagisca alle funzioni di costo e ricavi. L’analisi si può svolgere nel:
• Breve Periodo – i costi fissi non si possono variare. Migliorando l’efficienza dei sistemi
produttivi possono essere modificati in misura limitata i costi variabili e migliorare, di
conseguenza, il margine di contribuzione (innovazione di processo incrementale)
• Lungo periodo – i costi fissi si possono variare. La modifica del sistema produttivo consente
di:
- Ampliare o ridurre la capacità produttiva
- Modificare i costi variabili (innovazione di processo incrementale o radicale)
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- Migliorare la qualità del prodotto per aumentarne il valore (innovazione di prodotto)

Partiamo da UT1, funzione di utile con intercetta negativa, pari all’ammontare dei costi fissi totali,
inclinazione positiva pari alla differenza tra prezzo e costo variabile unitario.
La riduzione dei costi variabili comporta un aumento dell’inclinazione della funzione di utile in
corrispondenza di un maggior margine di contribuzione. Ossia la curva viole implica una contrazione dei
costi variabili totali.
Ricordiamo che la curva di utile è data dal margine di contribuzione unitario pari a p-v. si riduce v, la retta
diventa più ripida e il punto di pareggio si riduce spostandosi verso l’origine Y2.
Mentre se vi è uno shock positivo nei prezzi dei fattori, vi è un aumento dei costi variabili unitari. In questo
caso v aumenta, rimane una quota minore di prezzo dopo aver coperti i costi variabili unitari e vi è una
minore inclinazione della funzione di utile che diventa più piatta. Quindi Y3 si allontana dall’origine.

• Decremento dei costi variabili unitari = riduzione della quantità di pareggio e un avvicinamento
del BEP all’origine
• Aumento dei costi variabili unitari = il BEP sarà più lontano dall’origine perché dovremmo
lavorare di più per ridurre i costi fissi.
Dal punto di vista economico il BEP rappresenta la quantità necessaria per coprire interamente i costi fissi di
produzione attraverso ciò che ci rimane dopo aver coperto i costi variabili.

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Decidiamo aumentare la capacità produttiva acquistando una nuova linea produttiva per aumentare
l’utile massimo potenziale. I costi variabili tendono a rimanere uguali, quindi la nuova retta di utile
(quella viola) avrà stessa inclinazione, ma si raddoppia l’utile. Il BEP si sposta verso destra
allontanandosi dall’origine.

In questo caso vi è una produzione in perdita e l’imprenditore potrebbe decidere di disfarsi di una
parte dei suoi impianti riducendo la capacità produttiva e risparmiando qualcosa in termini di costi
fissi totali. Vi sarà una contrazione dei costi fissi totali e vi è un innalzamento dell’intercetta. La
retta di utile è parallela a quella di partenza e vi è una contrazione del punto di pareggio che si
avvicina all’origine. In questo modo si riduce anche l’ammontare di produzione.

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Nei grafici precedenti sono stati influenzati solo i costi fissi, ma ciò si verifica raramente in quanto
insieme a loro variano anche quelli variabili. Quando si acquistano nuovi impianti, vi saranno
risparmi in termini di risorse variabili da immettere all’interno dell’impianto, perché si va verso
impianti maggiormente tecnologici. Si va verso dunque una variazione combinata dei 2 costi. Ciò
modifica la funzione di utile sia sull’intercetta sia nell’inclinazione. Minor costo variabile unitario
significa innalzamento del margine di contribuzione e crescita dell’inclinazione della retta. Mentre
un aumento di costo fisso abbassa l’intercetta. In questo caso vi è un aumento del punto di pareggio.
Ci sarà un punto di incrocio tra le 2 rette di utile chiamato punto di indifferenza, in cui si è
indifferenti tra la scelta delle 2 tecniche.

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In questo caso vi è un aumento del costo variabile unitario e un risparmio dei costi fissi. La curva di
utile sarà più piatta a causa dell’incremento del costo variabile unitario. Vi è una diminuzione del
punto di pareggio.

In questo grafico vi è una variazione combinata di tutti i parametri che variano, sia della funzione di
costo che di quella di ricavo. Ossia vi è un aumento dei costi fissi totali, un risparmio dei costi
variabili unitari e un aumento del prezzo di vendita finale. Ciò comporta un aumento
dell’inclinazione della curva di utile e contrazione del livello di produzione di pareggio.
Settori produttivi differenti
Al pari dell’analisi di sensitività, il fatto che l’impresa operi in settori produttivi differenti comporta
configurazioni di costo differenti. Questo incide molto sulla determinazione del punto di pareggio.
Facciamo due esempi che rappresentano un po’ due estremi:
• Impresa manifatturiera con elevati investimenti in capitale fisso
• Impresa di servizi con bassi investimenti in capitale fisso

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La curva parte da un intercetta molto bassa, dovuto ad un elevato ammontare dei costi fissi. A ciò
corrisponde però un’inclinazione ampia della funzione di utile in quanto una quota minore di costi
variabili incidono sulla quantità prodotta. I costi fissi vengono recuperati in maniera veloce ma ne
sono tanto.

La curva di utile sarà poco inclinata e molto piatta. Il recupero avviene lentamente e c’è poco da
recuperare.

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COSTI E DECISIONI OPERATIVE
Punto di pareggio impresa bi e multiprodotto - Mercati in concorrenza perfetta
Ci saranno due flussi di ricavo relativi ai due beni,
con 2 prezzi di mercato dati.
Particolarità funzione di costo per impresa bi-
prodotto: la parte comune dei costi è la somma di tutti
i costi fissi comuni che non si possono ripartire tra i
volumi dei 2 beni. A cui si aggiungono i costi
variabili dei due beni moltiplicati per la quantità
prodotta.
Il rapporto tra CFT e il margine di contribuzione (p1-
v1) è l’intercetta, mentre l’inclinazione è data dal
rapporto tra i 2 margini di contribuzione dei 2 beni.
Se entrambi i margini sono positivi, vi sarà la retta di
isoprofitto nullo, perché deriva dalla condiziona di
pareggio imposta. Questo è il luogo di punti dove vi
sono tutte le combinazioni delle 2 quantità per un
dato sistema di costi variabili e CFT, per cui il
profitto ottenuto al termine del processo di
produzione è pari a 0.

Il profitto al termine del periodo di analisi


potrebbe essere positivo e la retta di isoprofitto
sarà al di sopra di quella nulla. Se invece vi è una
perdita sarà al di sotto perché la componente
negativa di reddito abbassa l’intercetta della retta.

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Retta di isoprofitto data dal
10% del fatturato.

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Ciò che resta dopo aver coperto
i costi variabili totali.

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RT pareggio= 124.986 / 1- 0.538 = 124.986 / 0.462 = 270.453
Il punto di pareggio trovato è inferiore al livello di produzione attuale di 282.183.
Nel 2008 i ricavi totali sono superiori a quelli prodotti e che conducono ad una perdita di esercizio,
che significa dover lavorare di più per arrivare ad un pareggio di bilancio. Ossia bisogna aggiungere
circa 14 mila € per arrivare ad un pareggio di bilancio.

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COSTI E DECISIONI OPERATIVE
Grado di leva operativa e utilizzo del margine di contribuzione in chiave
decisionale GLO= Come reagisce l’utile in maniera elastica
in relazione alla variazione dei volumi produttivi.
Questo è composto da 2 elementi: variazione
dell’utile o del reddito operativo, e la variazione
della produzione. Il fine è quello di monitorare
come reagisce l’utile al variare della quantità, per
capire quanto l’utile sia elastico alle variazioni
della quantità prodotta. Questo indicatore indica
la rischiosità e la variabilità dell’utile di fronte a
variazioni della quantità prodotta. Non dipenda
tanto dalla variabilitò della produzione, quanto
dalla configurazione produttiva e dalla distanza
tra l’attuale livello di produzione e di utile e
l’utile di BEP.
Un elevata elasticità implica un Reddito
operativo che reagisce molto alle variazioni della
quantità, quindi una > volatilità e > rischio di
fronte a variazioni della quantità prodotta e
venduta.

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Se ci avviciniamo al BEP in terreno
negativo, Il GLO tende a – infinito. Se ci
avvicinciamo al punto di pareggio, quando
il margine di contribuzione è > dei CF, il
GLO tende a + infinito.
L’elasticità del reddito operativo tende ad
infinito ad avvicinarsi del punto di
pareggio a seconda della direzione di
avvicinamento: tende a + infinito nel caso
arriviamo da valori positivi di utile, mentre
a – infinto se arriviamo da valori negativi
di utile.
Se Y infinita, l’importanza dei costi fissi
tende a ridursi, e il GLO tende a 1 e l’unica
parte che assume importanza è il margine
di contribuzione totale.
Per tutti gli altri casi di Y, il GLO è cmq >
di 1
Se Y tende a 0, anche il GLO tende a 0.

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Se il margine di contribuzione è > 0, copre
in parte i costi fissi totali e le perdite
derivanti da queste. In questo caso la
decisione è di continuare a produrre.
Se il margine di contribuzione è < 0, in
questo caso ogni quantità aggiuntiva di
prodotto arreca un danno all’equilibrio
economico dell’impresa.

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Capacità non satura= Si confrontano i
due margini di contribuzione pre (0) e
post (1) sconto. Si concede lo sconto se
la variazione dei RT > della e variazione
dei CVT. Quindi il prezzo scontato deve
coprire almeno i costi variabili unitari.
In tutti i casi in cui sia > dei CVT, è
possibile concedere lo sconto per i
prodotti aggiuntivi

È importante ragionare sui costi fissi. In


questo caso i costi variabili sono
inferiori rispetto al subfornitore. Per
quantità piccole di produzione è più
conveniente acquistare da fuori, mentre
per quantità più grandi è conveniente la
produzione interna.

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Nel punto in cui le 2 rette si incrociano
si è indifferenti nella scelta di make or
buy a sinistra di questo punto saremo
più propensi a comprare all’esterno
perché i volumi di produzione coinvolti
sono bassi e i CF inciderebbero molto.
A destra ti tale punto, si preferir la
produzione interna, perché i risparmi di
CV diventano > grazie ai volumi che
sono ampi. Il tratto della funzione di
coto totali più basso è quello relativo
alla produzione esterna (acquisto
esterno), il tratto a destra presenta >
convenienza del make. Il punto di
discrimine è quello in cui si ha
uguaglianza di costo tra le 2 opzioni e le
rette si incrociano.

Si ragiona se i CF siano recuperabili o


meno. Una parte di questi non potrà essere
recuperata. La presenza di costi fissi
irrecuperabili riduce la convenienza
dell’acquisto esterno e aumenta l’area di
convenienza del make, ossia una volta che
è già stata avviata la produzione interna e
si deve decidere se continuare e a produrre
internamente o affidare la produzione
all’esterno, si ha < convenienza
all’outsourcing, in quanto parte dei CF
sostenuti sono irrecuperabili in quanto già
sostenuti e il cui unico mezzo di recupero
è continuarle a produrre internamente.

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COSTI E DECISIONI OPERATIVE
Scelte di Mix produttivo con vincoli, utilizzo del MdC ponderato e problemi di
ricerca operativa
Utilizzo del MdC NELLE DECISIONI OPERATIVE con vincoli
Scegliere tra i beni da produrre adoperando il margine di contribuzione.
• Scelta in assenza di vincoli: cercare il prodotto con il margine di contribuzione più elevato
per lo scopo che si vuol raggiungere
• Scelte con vincoli (fino a due): un vincolo finanziario che permette di vendere al massimo
un certo fatturato (F); vincolo di capacità produttiva (indicata in ore macchina)
Scelta in assenza di vincoli:
- Si può produrre quanto si vuole.
- Non vi sono limiti ai finanziamenti.
- La capacità produttiva è sufficiente per qualsiasi quantità.
L’idea in questo caso è ottimizzare il mix attraverso la ricerca del prodotto dotato del maggior
margine di contribuzione, ossia capace di concerite il più veloce recupero dei costi fissi, ricercando
prodotti per cui è possibile vendere una quantità minore, recuperando il prima possibile l’esborso
dei CFT. Ciò lo si fa cercando di guadagnare il più possibile in base alla capacità produttiva che
abbiamo.
Scelte con vincoli: bisogna riponderare la scelta non più in base al margine di contribuzione di
ciascun prodotto, ma considerare anche l’utilizzo del vincolo di capacità produttiva (indicata in ore
macchina), o vincolo di natura finanziaria (ossia non si può superare un certo ammontare di
fatturato).
Si parte dalla presenza di vincoli, si valuta il loro utilizzo per unità di prodotto e l’utile per unità di
utilizzo e di conseguenza si raggiunge l’obiettivo.

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Vi sono 2 tipi di vincoli:
1. Vincoli nelle condizioni di operatività, (vincoli sulla quantità) ossia
- Disponibilità e mobilità manodopera
- Limiti di assorbimento del mercato, ossia non si può produrre al di sopra di una certa
quantità (in termini di volume o in relazione al prezzo)
- Massima capacità produttiva degli impianti
- Diverso impiego delle risorse produttive
2. Vincoli di fabbisogno finanziario per incrementare il fatturato
In assenza di vincoli si utilizza il MdCu per unità di prodotto
Con vincolo finanziario si utilizza MdC% per unità di fatturato
Con vincolo di risorsa si utilizza MdCu per unità di prodotto pesato (MdCuh)
Vincoli: quantità massime che si possono produrre. Classifico i prodotti in base al guadagno per
unità di utilizzo del vincolo. Produco il più possibile del prodotto più conveniente. Produco il più
possibile del secondo in graduatoria e così via.
Assenza di vincoli
Due beni: AA e BB acquistati dall'impresa e venduti (è un’impresa commerciale). si possono
spendere 4.500.000 unità monetarie per migliorare l'attività di distribuzione. Di quale dei due beni è
più conveniente aumentare le vendite per recuperare con maggior rapidità quella somma?

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Vincolo finanziario: una disponibilità di denaro per finanziare un aumento di fatturato. ancora i due
prodotti del caso precedente. un affidamento bancario di 4.000.000 a disposizione dell'impresa.
Conviene aumentare produzione e vendita del prodotto AA o del prodotto BB sapendo che
comporta un fabbisogno di capitale circolante pari al 20% del fatturato? quale prodotto conviene
preferire?

4000/1500 = 0.375
20000/4000 = 5000 di produzione
massima

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Vincolo di capacità produttiva (indicata in ore macchina). Quale bene produrre per utilizzare
completamente la capacità produttiva? soluzione: guadagnare il più possibile con quella capacità
produttiva. Scegliere il prodotto che ha il maggior margine di contribuzione. per unità di capacità
produttiva utilizzata. esempio: maggior margine per ora macchina

Quale prodotto consentirebbe di saturare la capacità produttiva nel modo più conveniente? saturare
la capacità produttiva: far funzionare le macchine per tutte le ore in cui potrebbero produrre,
saturare la capacità produttiva: non lasciare inutilizzata una parte della capacità produttiva saturare
la capacità produttiva: usare anche le 10.000 ore macchina che sono disponibili

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Per ora macchina, si producono 2 beni
all’ora per il bene AA, 1 per BB.

Questo vale se si considera 1 solo vincolo. Se ne analizziamo 2 la situazione è diversa.

Conclusione la nostra decisione è giusta se non abbiamo anche il vincolo finanziario e possiamo
procurarci: 4.000.000 dalla banca (come nel caso precedente) e 12.000.000 dai proprietari (a titolo
di rischio) ma se ci fosse anche il vincolo finanziario?

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Il caso dei due vincoli purtroppo oltre il vincolo della capacità produttiva: non utilizzare più di
10.000 ore macchina abbiamo anche il vincolo finanziario: non possiamo ottenere finanziamenti per
più di 6.000.000 dai proprietari e al massimo 4.000.000 dalle banche (totale 10.000.000).

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il punto più elevato compatibile con
l’area dei vincoli è il punto in cui i 2
vincoli si incontrano. Si prende il
punto in cui i 2 vincoli sono uguali e
il punto che ne deriva consente
l’ottimizzazione del mix di
produzione rispettando entrambi i
vincoli.

Domanda di mercato, elasticità e decisioni operative

L’elasticità non coincide con l’inclinazione


della curva di domanda, perché l’elasticità
dipende anche dai livelli di prezzo e quantità.
Quindi l’elasticità lungo la curva di domanda
non è costante, al contrario per l’inclinazione
della curva di domanda che è costante.
2.5*40=100
Y= 186-100=86

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Il RT segue l’andamento del
prezzo in caso di domanda
anelastica

La domanda reagisce molto alle


variazioni di prezzo.

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