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1.

DEFINIRE LA SOSTENIBILITÀ

La nozione di sviluppo sostenibile

Sviluppo = aumento della qualità della vita.

Lo sviluppo diventa sostenibile quando tiene conto dei bisogni delle generazioni future.

Le tre direttive dello sviluppo sostenibile  TESTIMONIANZE

1. Silvateam

È un’azienda a gestione familiare da più di 160 anni. Nasce come produttrice di tannini vegetali
(sostanze che si estraggono dagli alberi e che vengono utilizzati per molti usi). Attualmente ha 6
business units, 5 siti di produzione e 10 centri di sviluppo.

L’azienda ha adottato gli SDG’s. L’amministrazione ambientale  L’azienda è rispettosa dei sistemi
di gestione delle foreste; ha una supply chain molto corta; mantiene gli habitat naturali; no
deforestazioni; processi di produzione a basso impatto ambientale.
La CSR  L’azienda investe nelle comunità locali con training e attività sociali. I contratti con i
“farmers” sono pluriennali, con prezzi fair.

La R&S è la chiave  Il 2% dei ricavi viene investito in R&S. Fanno la differenza la continua
formazione dei ricercatori interni, l’outsourcing e la condivisione del sapere tra le diverse business
locations.

I tannini  Hanno natura astringente. Svolgono molte attività all'interno delle piante e del suolo in
termini di: difesa contro batteri, funghi e parassiti; difesa dallo stress causato da condizioni
climatiche e idriche sfavorevoli; miglioramento della fertilità del suolo e assorbimento dei nutrienti.
I pilastri della sostenibilità  Prodotti che hanno uno scopo; Circolarità e upcycling; Benessere
animale e umano;
Qualità ambientale; Lavoratori sani, formati e motivati; Sostenibilità finanziaria; Misurabilità.

Supply chain  Con l’economia circolare gli scarti diventano valore. L’azienda in tutte le sue
produzioni è molto circolare. Come vengono estratti i tannini: il legno vergine delle foreste di
castagno viene portato in azienda ed è fatto in pezzettini. I ceppi vengono messi in acqua calda. Da
questo processo vengono estratti i “brodi tannici”. In seguito, dopo un processo di atomizzazione,
viene rimossa l’acqua. Quel che resta è la polvere di tannino. Il legno rimasto privo di tannino viene
trasformato in pallets.
Il legno di castagno viene recuperato in un raggio di 50 km dallo stabilimento e quindi acquistando
il legno dalle valli circostanti danno un’opportunità economica alle comunità locali, ma non solo:
anche di manutenzione dei boschi in quanto il castagno cresce rapidamente.

Certificazione PEFC  Prima azienda, nel settore conciario, ad essere certificata PEFC per la
produzione di tannino di castagno e quebracho. Un riconoscimento per l'impegno per la tutela
ambientale, la cura delle foreste e delle comunità locali. Le attività dell'azienda coinvolgono da
oltre 165 anni gli stessi territori, nel rispetto delle normative forestali.

Il Silvateam lavora circa 100.000 tonnellate di legno/anno, l'80% delle quali proviene da un'area che
si estende entro 70 km da San Michele Mondovì (Italia). È fondamentalmente un
approvvigionamento nazionale di materie prime. La quantità sostenibile di biomassa che può
essere prelevata ogni anno è la quantità corrispondente alla crescita vegetativa delle foreste.
Silvateam prende solo un decimo di questa biomassa disponibile. La produzione può ancora
aumentare e rimanere sostenibile allo stesso tempo.

Quebracho  La regione del Chaco ospita diverse foreste vergini naturalmente ricche di quebracho
(10% del totale) e radure limitrofe dedicate all'allevamento estensivo. Taglio del legno  Pratica di
diradamento selettivo effettuato ogni 40 anni: solo lo 0,1% degli esemplari di quebracho per ettaro
viene selezionato e abbattuto. Promuovere la biodiversità  I tronchi vengono trasportati in punti
di raccolta specifici, senza intaccare la foresta e il suo habitat naturale.
Programmi di riforestazione che coinvolgono l'intera regione e collaborazione con l'ente forestale
locale per tenere sotto controllo il taglio del legno.

Tara  La Tara (Caesalpinia spinosa) è un albero originario della flora peruviana che può
raggiungere gli 8 metri di altezza, appartenente alla famiglia delle Leguminosae. I frutti sono un
baccello piatto, allungato, di colore arancione, contenente 4 - 7 semi rotondi neri. Principali
applicazioni industriali: Dai baccelli  Polvere di tara per l'industria della pelle; Dai semi  Gomma
di tara per l'industria alimentare e cosmetica.
L'80% degli alberi di Tara proviene da una crescita spontanea. 50.000 famiglie sono coinvolte nel
ciclo produttivo della Tara.

Ecotan leather  Tecnologia conciaria all'avanguardia per ottenere pelli esenti da metalli, aldeidi e
altre sostanze pericolose. Alla fine del loro ciclo di vita, le pelli e gli scarti di cuoio possono essere
riciclati e trasformati in bio-fertilizzanti per l'agricoltura biologica, nutrendo il pianeta in modo
davvero sostenibile.

Pectina  Clean label: percezione naturale del consumatore rispetto ad altre gomme; Funzionale:
aumenta la viscosità e la sensazione in bocca; Sinergia con la frutta.
Fibra di agrumi  Etichetta pulita: è un ingrediente, non un additivo; Funzionale: elevatissima
capacità di legare l'acqua, aumenta la viscosità e la sensazione in bocca; Nutrizionale: contribuisce
al contenuto di fibre della bevanda; Sano: le fibre insolubili non sono fonte di calorie e aiutano a
sentirsi sazi.

Energia rinnovabile dalla biomassa  Con gli avanzi del legno di Quebracho dopo l'estrazione
produciamo Energia Elettrica e Vapore per tutta la nostra produzione più un eccesso di circa 8Mw
che vengono spediti in rete.

2. Mercato circolare – Errando


Mercato circolare nasce nel 2018 a Torino.

Divulgazione (App mercato circolare)  Prima App che mette in connessione utenti e realtà che
pensano e operano secondo i principi dell’economia circolare. Si rivolge a cittadini e imprese.
Censisce ad oggi più di 800 tra aziende e iniziative circolari in Italia e Europa.
Divulgazione (Eventi e nuovi format)  Errando (gioco interattivo); blue revolution (talk show);
dentro il cappello (tavole infografiche); il cerchio dei racconti (podcast); spuntini circolari (live sui
social e articoli).

Servizi (Formazione)  Workshop e spettacoli con approccio interattivo e crossmediale (teatro,


design e tecnologia).

Servizi (Consulenza)  Imprese, scuole, istituzioni e amministrazioni pubbliche; Orientamento e


valutazione, engagement, networking, comunicazione strategica.

Le 10 R

METODO R0. Rifiutare Rifiutare di acquistare o di produrre nuovi


beni.
R1. Ripensare Chiedersi se esistano modi differenti di fare
ciò che abbiamo sempre fatto. Prodotto
come servizio e piattaforme di condivisione.
R2. Ridurre Mettere in pratica azioni che minimizzino
l’impatto ambientale e gli sprechi. Input
circolari – bio based e riciclati; Riduzione
impatti e sprechi.
VITA R3. Riutilizzare Estendere il valore di un bene nel tempo.
Estensione vita del prodotto.
R4. Ricontenere Allungare la vita dei prodotti (riferita a
prodotti tipicamente usa e getta).
Estensione vita del prodotto.
R5. Riparare Riparare i danni e prevenirli con
manutenzioni. Estensione vita del prodotto.
R6. Ricondizionare/rigenerare Ripristinare un vecchio prodotto e
aggiornarlo, sia dal punto di vista estetico
che meccanico funzionale. Estensione vita
del prodotto.
R7. Riconvertire Utilizzare un prodotto scartato o una sua
parte per realizzare un prodotto con diverso
uso o funzione o per creare un nuovo
materiale. Upcycling.
TRASFORMAZIONE R8. Riciclare Dare vita ad una nuova materia prima, a
partire da un prodotto esistente. Recupero
e riciclo.
R9. Recuperare Incenerimento dei materiali con recupero
energetico. Avviene per tutti i rifiuti
impossibili da riciclare. Recupero e riciclo.

Perché c’è bisogno di un nuovo paradigma economico?


Stando agli attuali tassi di produzione e consumo, nel 2050 consumeremo risorse il triplo rispetto a
quello che la terra può dare.

Overshoot day è il giorno in cui si stima che un paese inizi a consumare più risorse di quanto la
Terra ne metta a disposizione.
Stando agli attuali tassi di produzione e consumo, entro il 2050 i rifiuti che produciamo ogni anno
aumenteranno del 70%.

Con l’aumentare dei soldi aumenta la felicità? Dipende.

La miseria e la povertà stanno calando, ma la diseguaglianza aumenta. 10 super ricchi del mondo
detengono una ricchezza 6 volte superiore al patrimonio del 40% più povero della popolazione
mondiale (composto da 3,1 miliardi di persone).

Riassumendo….

1. Tragedia dei commons;


2. Paradosso della felicità;
3. Crescita delle diseguaglianze

Dall’economia del cowboy all’economia dell’astronauta.

Nuovo paradigma economico  Consapevolezza ecosistemica…

- Responsabilità economica: Verso il valore del nostro lavoro e verso uno sviluppo capace di
futuro;
- Responsabilità ambientale: Verso le risorse naturali a disposizione il confort dei luoghi in cui si
vive;
- Responsabilità sociale: Verso il benessere della comunità nella quale operiamo.
Ripensare la produzione partendo dalla fase di progettazione, determinandone il suo impatto
ambientale. Il consumo diventa uso. La crescita diventa sviluppo e benessere.

L’economia civile

L’economia civile si fonda sull’interdipendenza di tre sfere: Etica; Economica; Politica. Quindi sulla
contaminazione dei saperi. L’economista civile si interroga sui fini e le conseguenza del proprio
agire.

L’economia civile lavora con tre principi operativi…

Nell’economia civile si parla di bene comune o non di bene totale. L’economia civile = orizzonte di
senso culturale. Economia circolare = strategia operativa. Non esiste una definizione unica di
economia circolare.
Per queste ragioni l’UE ha lanciato il Green Deal europeo, un piano d’azione che trasformi, in modo giusto e
inclusivo, le sfide climatiche e ambientali in opportunità per tutti i settori.
3. Coffe From ( Upcycling e strategia di closing)

Radici inclusive. Coffefrom è il secondo spin off di economia circolare de Il Giardinone Cooperativa
Sociale. Dal 1996, il Giardinone opera nell’ambio dei servizi ambientali in una forte logica inclusiva,
occupandosi particolarmente della gestione, manutenzione e progettazione del verde.

Nel mondo  Il caffè è la seconda bevanda al mondo per consumo (2.6 miliardi di caffè bevuti ogni
giorno e 140 litri di acqua per produrre una sola tazzina di caffè).
In Italia  6 kg di caffè nel 2019 pro capite; 200/300 tonnellate di fondi di caffè all’anno; 21 milioni
di euro per costi di gestione; 131.400 tonnellate di CO2 rilasciate in discarica.

Expo 2015 con Lavazza, Novamont e Politecnico di Torino  1500 kg di caffè raccolti nel bar
Lavazza di Expo 2015 vengono recuperati da Amsa e consegnati in Cascina Flora; i fondi vengono
poi mescolati con cellulosa e micelio, e imbustati in grandi sacchi da 10 kg. Custoditi in due
container riciclati con sistemi di monitoraggio di CO2, umidità, temperatura e luminosità, i vecchi
fondi di caffè riposano. Dopo 20 giorni dai vecchi fondi di caffè crescono funghi Pleurotus.

Nel 2016 nasce Fungo Box  Kit per la coltivazione di funghi freschi dal caffè: recupero del caffè di
scarto dai bar locali; ammendante per il terreno.

Nel 2021 nasce Coffeefrom  Dal 2021, l'innovativo materiale bio-based dai fondi del caffè di
origine industriale made in Italy.
La tazzina nasce dalla
collaborazione con il dipartimento
di chimica del POLIMI.

La tazzina è il risultato dell’unione


tra i fondi del caffè esausti e dalla
bio plastica.

Limiti  Non può essere messo in


lavastoviglie. I fondi del caffè non
possono essere esportati.

Simbiosi industriale  Nuove opportunità per la filiera: Responsabilità estesa del produttore;
Economia circolare per scalare l'impatto sociale.
4. Paola Pluchino – Metabolismo urbano circolare  il metabolismo urbano non è un sinonimo di
economia circolare, ma è un metodo/modo per capire come una città si approccia alla circolarità
• Il 66% della popolazione globale nel 2050 • 37% da 3 paesi: India, Cina, Nigeria • 1/3 vivrà in
insediamenti informali, senza i servizi di base • Incremento popolazione -> Nuove città • Aumento
del consumo di materiali • Fino a 90 mld ton nel 2050 nelle città • Spec. materiali vergini.

Energia, beni, materiali vengono assorbiti solo in parte. Questo genera inquinamento, spreco e
rifiuti; questi si accumulano nelle periferie.

È necessaria una visione circolare  Le città a metabolismo circolare riducono i consumi e


l'inquinamento, riciclano e massimizzano le energie rinnovabili.

 “the sum total of the technical and socio-economic process that occur in cities, resulting in
growth, production of energy and elimination of waste”;
 M.U. fornisce un punto di vista sistemico per comprendere tutte le attività di una città in un
singolo modello.

A consa serve il metabolismo urbano circolare? Report di sostenibilità, contabilità delle emissioni,
modelli matematici predittivi per l’analisi delle politiche  Progettare città circolari. Come?
Creando percorsi di sostenibilità e proporre modelli con sistemi tecnologici avanzati nel rispetto di
quelli che sono i principi dell’economia circolare (design out of waste & pollution, keep products
and material in use, rigenerazione del capitale naturale).
 Economia circolare: Eliminare rifiuti e inquinamento sin dalla fase di progettazione; Mantenere
prodotti, componenti e materiali al loro maggior valore e in uso; Rigenerare i sistemi naturali.
 Biocicli e bioeconomia urbana: Rifiuti organici/alimentari (riduzione rifiuti, compost,
digestato/fertilizzanti, biogas/energia, bioraffinerie/chimica verde, riduzione dei rifiuti) e Acque
reflue (Acqua, N e P/Fertilizzanti, biogas/energia, cellulosa, chimica verde, alghe/biocarburanti).
 Infrastrutture verdi/blu e servizi ecosistemici.
 Energia rinnovabile ed efficienza energetica  politiche energetiche urbane (criteri urbanistici
relativi alla forma e alla densità urbana, sistemi urbani di produzione dell’energia – fonti rinnovabili
e sistemi di recupero del calore, qualità dell’ambiente costruito – edifici a basso consumo ed
energeticamente autonomi, mobilità sostenibile e non motorizzata, accessibilità ai servizi).
 Mobilità accessibile e sostenibile: disponibilità dei servizi nelle differenti aree della città per
facilitarne il raggiungimento, aumento densità urbanistica, riequilibrio modale, innovazione
tecnologica, avoid – shift and improve, capacità adattiva dei flussi di traffico, influenzare la
variazione nella scelta dei sistemi di trasporto.
 Resilienza/adattamento climatico;
 Rigenerazione urbana con processi di innovazione della città: riqualificazione degli edifici con la
chiusura del ciclo dei materiali da costruzione e demolizione, rigenerazione degli spazi urbani per
non consumare altro suolo e rigenerazione sociale.
 Innovazione sociale: Cittadini + Imprese + PA  Nuove soluzioni a bisogni non soddisfatti (Sharing
economy, laboratori urbani e impresa sociale).
 Turismo sostenibile  Pianificazione circolare.: Creazione del sistema infrastrutturale, gestione
attività turistiche e grandi eventi ed emergenze. Sono elementi distintivi di destination marketing.
 Innovazione tecnologica, smart city e big data: Sensori + Info geo-spaziali + Big data + Connettività
 Smart city (info in tempo reale, capacità adattiva e resilienza).
 Strumenti di attuazione  Fattori abilitanti (GPP – Acquisti verdi nella PA e finanza verde e
programmi di finanziamento; Capacità e competenze – ripensare la pianificazione urbanistica e
dinamica dei sistemi complessi; Buone pratiche – piattaforma UIA e studi e ricerche).

Perché Circolare? Investire nella resilienza e nella circolarità di città e territori equivale a svincolare la
propria sopravvivenza dalle catene di valore globale, dalle trappole della geopolitica e dai capricci dei
mercati finanziari. Significa esplicitare il patrimonio territoriale (capitale naturale, umano, socio-
culturale ed economico), definire il corretto mix economico sulla base della vera vocazione del
territorio e sviluppare connessioni locali per la sostenibilità a tutto tondo.

Ripensare le città e territori in termini circolari. • L’approccio circolare è funzionale alla “business
continuity”, alla pianificazione strategica per la continuità operativa delle aziende e quindi alla
salvaguardia del tessuto economico dei territori • Concentrarsi sul patrimonio territoriale • Accorciare
le filiere • Sviluppare un’economia più localizzata al fine di garantire una resilienza maggiore •
Applicare la Doughnut Economics.

5. Città circolari
Definizione di città = Le città sono entità mutevoli e sfaccettate, sistemi complessi e dinamici,
costituite da diversi agenti, organizzazioni e reti, con un ruolo sempre più importante nella
transizione Globale verso una società sostenibile.

Dati sulle città….


Tra il 1900 ed oggi la popolazione urbana è passata dal 14% ad oltre il 50%. Entro il 2050 oltre il
70% della popolazione Globale vivrà nelle città. Oltre l'80% del PIL mondiale viene generato nelle
città. Il 75% delle risorse naturali globali e l'80% dell'approvvigionamento energetico globale
vengono consumati nelle città. Le città producono oltre il 50% dei rifiuti globali. Le città emettono
tra il 60% e l’80% di gas a effetto serra.

Le future città e i suoi attori possono essere la chiave per invertire questi trend e guidare il
cambiamento.

Come rendere le città circolari? I modelli delle città circolari


1. Ellen Macarthur Foundation  5 categorie di azione e 10 strumenti.

“Una città circolare incorpora in sé i principi di un'economia circolare in tutte le sue funzioni,
istituendo un sistema urbano rigenerativo e ristorativo “by design”: una città in cui concetti di
rifiuto, scarto e spreco vengono eliminati, i materiali e beni vengono mantenuti ai massimi
livelli di utilità in ogni momento del loro ciclo di vita, i sistemi naturali all’interno e attorno alle
città sono rigenerativi e le tecnologie digitali sono un abilitatore chiave. Una città circolare mira
a generare prosperità e resilienza economica, migliorare la vivibilità per sé e per i suoi cittadini,
e a dissociare i concetti di creazione di valore e consumo di risorse finite”.

Le cinque categorie di azione per una città circolare secondo la EMF  Visione, coinvolgimento,
incentivi economici, urban managemet e regolamenti.

I dieci strumenti proposti da EMF  Roadmap e Strategie; Riunire e favorire le partnership;


Sensibilizzare e far conoscere; Capacity Building / Sviluppo di capacità; Pianificazione urbana;
Gestione patrimoniale delle risorse; Appalti pubblici; Sostegno finanziario; Misure fiscali;
Legislazione e regolamentazione.

2. The City Doughnut  4 fasi di processo partecipativo. Le direzioni suddivise per settore.

La “ciambella” offre una visione di cosa significa prosperare nel 21° secolo. Il modello ammette
l’esistenza di due confini, un confine interno ed uno esterno, ed è composto da due anelli
concentrici: una “base sociale”, per garantire che nessuno rimanga a corto di elementi
essenziali alla vita, e un “tetto ecologico”, per garantire che l'umanità non superi i confini
planetari che proteggono i sistemi di supporto della vita sulla Terra. Tra questi confini si trova
uno spazio a forma di ciambella che è sia ecologicamente sicuro che socialmente giusto: uno
spazio in cui l'umanità può prosperare.

Amsterdam è stata la prima città ad adottare questo modello.

Le tre catene del valore = edilizia, biomasse e agricoltura, beni di consumo.

17 direzioni per una Amsterdam circolare  Promuovere lo sviluppo dell'area circolare


attraverso zonizzazione flessibile, adattamento climatico e progettazione urbana rigenerativa;
Incorporare criteri circolari, incluse le emissioni, per l'appalto di tutte le costruzioni, progetti
infrastrutturali e spazi pubblici; Consentire la costruzione di edifici adattabili e modulari;
Ampliare e scalare smantellamento e raccolta circolare; Sostenere l'uso di fonti rinnovabili e
secondarie per i materiali di costruzione; Stimolare approcci circolari per abitazioni private e
per l’housing sociale; Promuovere la produzione alimentare circolare nelle aree urbane e
periurbane; Incoraggiare un consumo alimentare sano, sostenibile e prevalentemente vegetale;
Ridurre al minimo gli sprechi alimentari da vendita al dettaglio, ristorazione e delle famiglie;
Aumentare la raccolta differenziata dei rifiuti organici da famiglie e imprese per consentire un
trattamento di alto valore; Aumentare la trasformazione ad alto valore della biomassa e del
cibo; Accelerare la chiusura dei cicli dei nutrienti locali, dalla biomassa all’acqua; Prevenire il
consumo eccessivo e ridurre al minimo l'uso di beni di consumo a rapido movimento (FMCG);
Stimolare il riciclo ad alto valore di beni di consumo complessi; Incoraggiare l'uso condiviso e a
lungo termine dei prodotti; Espandere le reti di artigiani nei quartieri per riparare e ripristinare i
prodotti; Promuovere la creazione e l'uso di prodotti standardizzati e modulari per consentire il
riutilizzo, la riparazione e il riciclo.

Circular Innovation City Challenge  CONCULAR = Ecosistema digitale, basato su passaporti


digitali di materiali e blockchain, per il ricircolo dei materiali recuperati dalla demolizione di
edifici. TOPOLYTICS = Piattaforma che permette di generare un gemello digitale (digital twin) in
tempo reale dei materiali di scarto e dei sottoprodotti che attraversano la città. Attraverso il
machine learning, i dati sono analizzati ed inviati agli attori della città per consentire il ripristino
delle risorse su larga scala. SEENONS = Piattaforma che riunisce gli attori nella catena dei rifiuti,
in particolare le aziende, che possono, con un semplice clic, organizzare la raccolta dei loro
rifiuti. Ove possibile, i rifiuti vengono inviati ad un’altra azienda interessata a riciclarli per
produrre nuovi prodotti. KONSIDO = Piattaforma di intelligenza artificiale che supporta le spese
e gli appalti pubblici, analizzando le fatture elettroniche ed identificando le categorie di spesa e
le attività con il maggior potenziale in termini di economia circolare. GO ZERO WASTE = Go Zero
Waste App offre soluzioni tecnologiche ed educazione ambientale per superare le barriere
verso lo zero waste. L’App ha tre funzionalità; 1) Trova – trovare prodotti e servizi, servizi
commerciali, sconti e buone pratiche. 2) Agire – superare delle sfide che ti aiuteranno a ridurre
gli sprechi mentre promuovi il commercio locale. 3) Riutilizzo – con il dispender IOT Paasiot
puoi prendere in prestito sacchetti e contenitori e restituirli all’area di raccolta.

6. Quadrans Foundation – Caso dell’arancia rossa di Sicilia IGP


La blockchain è una tecnologia trasversale. Abbraccia svariati tipi di applicazioni, dalla pubblica
amministrazione, all’energia fino alla supply chain. È una tecnologia disruptive.
Che cos’è? è un registro condiviso tra diversi attori dove le info vengono sincronizzati e verificati da
qualsiasi attore. È possibile verificare se la transazione è avvenuta in modo veritiero e soprattutto
se il certificato è avvenuto in modo corretto.
Esempio pensiamo a delle scatole ed ogni 5 secondi la scatola viene chiuso e si crea la scatola
successiva. In ogni scatola ci sono dei dati. Ogni 5 secondi si chiude il blocco, alla chiusura è come
se si tesse facendo una fotografia e nella scatola successiva la prima cosa che si vede è la fotografia
del blocco precedente e questa fotografia non può essere alterata.
In ambito di economia circolare, la blockchain garantisce la circolarità nella supply chain. Essendo
trasversale garantisce lo scambio, ma soprattutto garantisce la sicurezza di una certificazione.
Esempio a marzo la commissione europea ha emesso una normativa sulle certificazioni in ambito di
circolarità e la blockchain svolge un ruolo fondamentale essendo una tecnologia importante per la
garanzia e la sicurezza dei dati.
Federica Argentati – Distretto Agrumi di Sicilia.
Come la blockchain collabora in questo distretto? Con una logica di sistema, il distretto agrumi di
Sicilia ha messo a disposizione di tutte le aziende associate, gratuitamente e con apposita
assistenza tecnica, l’applicazione della blockchain attraverso un codice QPR, in modo da capire
l’eventuale destinazione e la provenienza dei prodotti.
Inoltre, attraverso il progetto A.C.Q.U.A vennero creati dei sensori di campo e stazioni meteo per
una gestione efficiente dell’irrigazione.
7. Banco Alimentare
Oggi la parola “abbondanza” ha assunto una connotazione negativa. In passato questa parola era
legata alla gioia.
Cibo = Dono per la vita. Ma se il cibo è dono allora come lo tratto? L’abbondanza è un dono per
tutti. Ma non tutti possono immediatamente goderne.
Il cibo ha un suo valore. Il prezzo è il valore aggiunto (è il costo che ci ha messo l’uomo).
L’abbondanza è per la condivisione e l’innovazione. È un’esperienza positiva MA… se l’uomo ritiene
il cibo una proprietà privata e non più un dono  Privazione. La privazione a sua volta genera
schiavitù, soprusi, violenze, sprechi. Quindi il cibo diventa spreco quando lo considero un mio
dominio.

Nel 1967 John Van Hengerl ha fondato la prima Food Bank a Phoenix – Arizona. Lo scarto diventa
recupero di persone e non solo di cibo.

Banco Alimentare recupera…


1. Ortofrutta (mercati, produttori);
2. Pesce (soprattutto quello sequestrato);
3. Cibo dalle industrie (packaging, ecc…);
4. Grande distribuzione;
5. Horeca (fast food, catering, alberghi…). In questo caso il cibo deve essere preso e consumato in
max 24h.

Programma Siticibo = creazione di hub (recupero distanza limitata).

App bring the food  Consente di segnalare eccedenze. Serve per coordinare la logistica e misurare
gli impatti (kr di cibo recuperato, valore, ecc…).

Organizzazioni che vengono aiutate  famiglie, comunità, mense, unità di strada, empori ecc…

2 goal degli Sdgs che hanno adottato = 2) Lotta alla povertà alimetare e il 12) Produzione e consumo
responsabile (riduzione degli sprechi).

L’eccedenza genera dei costi.

La legge del dono  Incontro tra retta di non offerta e retta di non domanda.

8. Tondo
Tondo è una realtà no profit. Si occupa di sviluppo e test di nuove soluzioni connesse all’economia
circolare. Gli attori coinvolti sono le persone, gli istituti di ricerca e le istituzioni pubbliche.
Re – think  Evento che vede coinvolti stakeholders internazionali.
Tondo Lab  Società che supporta aziende e start up nelle fasi di design e implementazione di
soluzioni circolari.

Sviluppo economico, sociale e protezione dell’ambiente. Queste tre direttive sono interconnesse e
interdipendenti.

I limiti della crescita

Il Rapporto sui limiti dello sviluppo (dal libro The Limits to Growth. I limiti dello sviluppo), commissionato
al MIT dal Club di Roma, fu pubblicato nel 1972 da Donella Meadows, Dennis Meadows, Jørgen Randers e
William W. Behrens III. Il rapporto, basato sulla simulazione al computer World3, predice le conseguenze
della continua crescita della popolazione sull'ecosistema terrestre e sulla stessa sopravvivenza della specie
umana. Uno degli scenari di crisi “ipotizzati” è quello da inquinamento  Negli anni ’70 si pensava che ad
un aumento della popolazione corrispondesse un aumento dell’inquinamento (e viceversa). Oggi che
stiamo vivendo un arresto dell’incremento della popolazione mondiale questo non sta avvenendo, ma anzi
il livello di inquinamento sta aumentando sempre di più.
Le prospettive dello sviluppo sostenibile
- Approccio temporale  Oggi vs Domani
- Approccio geografico  Qui vs Laggiù
- Prosperità vs Declino  Prospettiva economica, realizzando che le risorse sono scarse e lo sviluppo
non può essere infinito.
Triple bottom line
Un business è sostenibile se rispetta la triple bottom line  Prosperità economica, qualità dell’ambiente
naturale e giustizia sociale.
Weak vs strong sustainability
- Weak sustainability = Logica del “sacrificio”  Modello che ammette la possibilità di sacrificare
l’ambiente a favore dell’economia/capitale;
- Strong sustainability  L’ambiente è più importante dell’economia. L’economia, che è inserita nella
società, è a sua volta inserita all’interno dell’ambiente.
Impatti socio-ambientali
 Capitale naturale  Stock di beni naturali che forniscono alla società risorse rinnovabili e un flusso
di servizi ecosistemici (Servizi ecosistemici = Benefici che gli ecosistemi forniscono alle persone).
Include beni abiotici, biotici. La componente biotica = capitale ecosistemico.
 Capitale umano  Conoscenze, competenze, abilità, abitudini e gli attributi sociali e di personalità
fanno parte tutti del capitale umano che contribuisce alla creazione di beni e servizi. Come
intangible asset!
Ripensare agli impatti a livello ecosistemico
Qualsiasi decisione o azione che un’organizzazione prende nella sua vita quotidiana ha degli impatti
economici, sociali e ambientali. Questi impatti possono essere positivi o negativi.

Eventi climatici estremi


Negli ultimi 20 anni il numero di eventi climatici estremi è aumentato. Esiste quindi forte preoccupazione
per la misura in cui il mondo naturale viene distrutto dall’attività umana e le implicazioni di questa
distruzione rimane alta.
Negli ultimi anni sono emersi due modi diversi di approcciarsi a questo dibattito:
2.1 Identificazione dei confini planetari;
2.2 Inquadramento dei servizi ecosistemici.
Antropocene
Epoca geologica attuale caratterizzata dall’attività degli esseri umani, che stanno modificando molto
rapidamente ogni caratterizzata ambientale, dai suoli al clima alla diffusione e presenza di altre forme di
vita. Esistono quattro posizioni diverse per quanto riguarda l’inizio dell’antropocene:
1. Con l’inizio dell’agricoltura 10 mila anni fa;
2. Nel Sedicesimo secolo con l’inizio dei grandi viaggi di esplorazione;
3. Nella seconda metà del Diciottesimo secolo con la rivoluzione industriale e l’aumento delle
emissioni di CO2;
4. Dopo la Seconda guerra mondiale con l’inizio dell’era atomica.
I limiti del pianeta
Presentato per la prima volta dallo scienziato Johan Rockstrom nel 2009, il quadro dei Planetary Boundaries
descrive come gli esseri umani prosperare all’interno di uno “spazio operativo sicuro” senza mettere in
pericolo i processi chiave del sistema terrestre. Tuttavia, attraversare anche solo una di queste soglie rischia
di portare l’umanità in una “zona di pericolo” dove il cambiamento improvviso e inaspettato diventa la
norma.

Le variabili sono interconnesse e


giocano un ruolo fondamentale
nell’ecosistema.

Tra le “nuove variabili” rientrano le


microplastiche, plastiche e sostanze
sintetiche.

Earth Overshoot Day


Numero di giorni di quell’anno in cui la biocapacità della Terra è sufficiente a fornire l’impronta ecologica
dell’umanità. Il resto dell’anno corrisponde all’overshoot globale.
L’Earth Overshoot Day si calcola dividendo la biocapacità del pianeta (quantità di risorse che ecologiche che
la terra è in grado di generare quell’anno), per l’impronta ecologica dell’umanità e moltiplicando per 365 il
numero di giorni di un anno.
Servizi ecosistemici
Natura viene vista come fornitrice di servizi. La qualità dei servizi ecosistemici è fondamentale per le
organizzazioni dei settori produttivi.
Lo scenario business as usual e gli scenari futuri
Scenario futuro in cui le circostanze normali continuano immutate e non ci saranno cambiamenti
significativi importanti nella tecnologia, nell’economia o nelle politiche.
Scenari futuri  1) Degrado del sistema climatico; 2) Estinzione specie viventi; 3) Perdita di biodiversità
degli ecosistemi; 4) Aumento livello di inquinamento dei sistemi naturali; 5) Crescita della popolazione
umana e dei livelli di consumo.
CSR – Corporate Social Responsability
In passato  La responsabilità delle imprese per i loro impatti sulla società.
Carroll, concentrandosi sulla classificazione delle relazioni che possono intercorrere tra impresa e società,
ha teorizzato la «piramide della Corporate Social Responsibility», così presentata:

- Alla base troviamo la responsabilità economica, che permette agli stakeholder primari o ai soggetti
di istituto di avere remunerazioni in equilibrio rispetto ai contributi; così facendo non si corre il
rischio che gli stessi percepiscano nessun rendimento e abbandonino l’azienda. Al contempo si
richiede alle imprese di produrre beni e servizi vendendoli alla società ad un prezzo equo.
- Al gradino successivo troviamo la responsabilità legale, che consiste sostanzialmente nel rispetto
totale e assoluto della legislazione dei paesi in cui opera l’azienda, in quanto frutto di scelte
comuni.
- Più vicino al vertice troviamo la responsabilità etica, dove l’impresa s’impegna nell’accettazione dei
bisogni emergenti della società, e s’impone comportamenti etici in maniera volontaria.
- Infine, al vertice, troviamo la responsabilità filantropica, aspetto del tutto discrezionale e
liberamente scelto dalle aziende. Essa consiste in una responsabilità nei confronti della società che
va oltre le questioni commerciali, economiche e d’impresa e prevede elargizioni liberali,
investimenti nella comunità, ecc..

In conclusione, si considerano i primi due livelli necessari, il terzo atteso dalla comunità, mentre il livello
filantropico risulta essere una responsabilità discrezionale.

Con questa piramide Carroll introduce per la prima volta i concetti di volontarietà e discrezionalità nelle
attività filantropiche; pertanto, risulta essere una novità assoluta per il campo di studi che in quegli anni si
stava evolvendo.

SDGs (Sustainable Development Goals)

Nel 2015, i leader di 193 paesi hanno deciso di concordare una strategia condivisa espressa in 17 SDGs e
successivamente sostenuta da 169 obiettivi. Tali obiettivi dovrebbero essere raggiunti per il 2030.
Gli SDGs affrontano questioni tematiche correlate, tra cui acqua, energia, clima, oceani, urbanizzazione,
trasporti, scienza e tecnologia ecc…
Rappresentano le linee guida per politiche/strategie circolari.
I 17 Obiettivi di Sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite posso essere raggruppati e rappresentati
attraverso una torta. La “SDG Wedding Cake” è fatta di tre strati: il primo raggruppa gli obiettivi relativi alla
tutela della biosfera (15, 14, 6, 13), il secondo quelli relativi al funzionamento delle società umane (1, 11,
16, 7, 3, 4, 5, 2) e il terzo indica lo spazio di movimento per gli attori economici, siano essi produttori,
consumatori o pubblici regolatori. Uno spazio di azione che la Raworth, chiama “spazio equo e sicuro per
l’umanità” (8, 9, 10,12, 17).

CSR Normativa
- Redigere codici etici e di condotta, prevenire rischi;
- CSR due diligence  “ … aziende riconoscono la loro responsabilità, analizzano gli impatti positivi e
negativi, prendono contromisure per ridurre eventuali impatti negativi e, infine, abilitano
procedure di reclamo trasparenti. In questo contesto, la due diligence sui diritti umani rientra
nell'ambito della gestione olistica della sostenibilità di un'azienda, con la conseguenza che gli
impatti sui diritti umani non possono essere considerati in modo isolato. La gestione delle emissioni
di gas serra, dei rifiuti e dell'acqua può avere un impatto sui diritti umani per quanto riguarda i
salari, la sicurezza sul posto di lavoro, ecc. Inoltre, la due diligence sui diritti umani può presentare
rischi e opportunità indipendentemente dalle leggi in vigore - in particolare nelle industrie rivolte al
consumatore come la vendita al dettaglio, la moda, l'elettronica e altro. Se realizzata in modo
efficace, l'implementazione della legislazione sulla due diligence dei diritti umani può creare valore
per le aziende attraverso la prevenzione di danni alla reputazione dovuti a violazioni dei diritti
umani…”

CSR Reattiva
- Investimento in tecnologie in tecnologie di risparmio energetico;
- Supply chain sostenibile per evitare rischi in futuro;
- Dipendenti altamente qualificati, con sistemi di welfare interno.

Adozione di certificazioni per gestire la catena di fornitura


Un’azienda può decidere di adottare un sistema di gestione ambientale per convalidare che il sistema di
gestione è etico, socialmente responsabile o responsabile dal punto di vista ambientale.

Sustainable Business Model

Economia circolare
L'economia circolare è un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo,
riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile. In questo
modo si estende il ciclo di vita dei prodotti, contribuendo a ridurre i rifiuti al minimo.

2. I PRINCIPI DELL’ECONOMIA CIRCOLARE

Modello circolare
In letteratura ci sono più di 100 definizioni di economia circolare. Quindi non esiste una definizione univoca
di economia circolare.

The Circularity Gap Report 2019” di Circle Econom - «Un sistema rigenerativo in cui le risorse utilizzate, i
rifiuti prodotti, le emissioni e le perdite di energia sono minimizzati rallentando, chiudendo e restringendo i
cicli di materiali ed energia. Questo può essere ottenuto attraverso una progettazione di lunga durata, la
manutenzione, la riparazione, il riutilizzo, la rifabbricazione e attraverso il riciclo»

La Ellen Mac Arthur Foundation definisce invece l’economia circolare come: «Un'economia circolare è un
approccio sistemico allo sviluppo economico progettato per beneficiare le imprese, la società e l'ambiente.
In contrasto con il modello lineare “take-make-waste”, un'economia circolare è rigenerativa per
progettazione e mira a disaccoppiare gradualmente la crescita dal consumo di risorse finite»
Obiettivi generali
- Ridurre l’utilizzo di materie prime vergini nella fase di produzione;
- Aumentare l’efficienza e la durata dei prodotti nella loro fase di uso;
- Recuperare i materiali a fine vita e ridurre la produzione di rifiuti non riciclabili.

I tre principi generali


1. Design out of waste (and pollution)  In fase di progettazione capire quali componenti a fine vita
non potranno essere riutilizzate e quindi dovranno essere smaltite;
2. Keep products & materials in use (at their highest value for as long as possible);
3. Regenerate natural systems  Rigenerazione dei sistemi naturali (= ecosistemi).

Strategie per l’economia circolare


Per ridurre il consumo di materiali esistono numerose strategie e azioni possibili (by design, reuse, refuse,
repair, remanufacture, repurpose, recycle) che coinvolgono numerosi attori nella filiera produttiva (B2B,
B2C, C2C).

 By design  Si utilizzano meno materiali nella produzione;


 Reuse  Si riutilizza un prodotto «vecchio» reimmettendolo nel mercato;
 Refuse  Si sceglie di non comprare (scelta del consumatore);
 Repair, refurbish, remanufacture  Si recupera un prodotto cambiando solamente le componenti
rotte;
 Repurpose  Si riutilizza un prodotto per uno scopo differente a quello originale;
 Recycle  Si recuperano i materiali all’interno di un prodotto.

Gli attori coinvolti

Narrow, slow e close the loop strategies


 Narrow the loop  Refuse and rethink; (ridurre l’utilizzo di matrerie prime)
 Slow the loop  Reuse, repair and refurbish; (rallenatare i cicli = aumentare il fine vita)
 Close the loop  Recycling of resources. (chiudere il cerchio).

Teorie precedenti
L’Economia Circolare si basa su numerose teorie, metodologie e strumenti sviluppati a partire dagli anni ’60
legati alla riduzione degli impatti ambientali e all’utilizzo di risorse. Esistono vari strumenti/concetti
interrelati con l’economia circolare. Ognuno si riferisce ad una scala (prodotto/organizzazione,
nazione/intera società) o concretezza (strumenti/procedure, framework/filosofie) differente.
 Cradle to cradle  Le materie prime seconde (mps) consistono in scarti di produzione o di materie
derivanti da processi di riciclo che possono essere immesse di nuovo nel sistema economico come
nuove materie prime. Le mps rappresentano materiali e prodotti che si possono utilizzare come
materie prime tramite il semplice riuso, il riciclo o il ripristino.
 Regenerative design  E’ un sistema che «prevede la permanente reintegrazione, attraverso i
propri processi funzionali, dell'energia e dei materiali utilizzati nel suo funzionamento». Lo sono ad
esempio la coltivazione acquaponica (con i pesci) e la coltivazione idroponica.
 Performance economy  Introdotta da Walter Stahel nel 1986 con l’obiettivo di disaccoppiare
l’utilizzo di risorse dai benefici prodotti. Per Stahel la Performance Economy consiste in
un’economia che pone al centro la “vendita di beni e molecole come servizio o nella fornitura di
garanzie di funzionamento”, dunque di performance. La PE è il modello di business più sostenibile
dell’Economia Circolare, sostiene Stahel, in quanto internalizza la responsabilità dei costi di
produzione, dei rischi e dei rifiuti, riducendo i costi di transazione, aumentando le opportunità di
profitto, traendo vantaggio da soluzioni di sufficienza, sistema ed efficienza.
 Industrial ecology  Il termine industrial ecology ha origine nella seconda metà dell’XIX secolo con
i primi studi sui distretti industriali nati durante la prima e la seconda rivoluzione industriale. Un
ecosistema industriale funziona in analogia ad un ecosistema biologico. ECOLOGIA INDUSTRIALE: lo
studio dei flussi di materiali ed energia nelle attività industriali e di consumo, degli effetti di questi
flussi sull'ambiente e delle influenze dei fattori economici, politici, normativi e sociali sul flusso,
l'uso e la trasformazione delle risorse, e sociali sul flusso, l'uso e la trasformazione delle risorse». Il
distretto di Kalundborg in Danimarca è uno degli esempi più famosi di simbiosi industriale tra varie
industrie e partner publici e privati dove gli eccessi di energia, acqua e materiali di un’azienda
vengono riutilizzati da un’altra azienda.
 Biomimicry  Termine introdotto da Otto Herbert Schmitt (biofisico) nel 1969 e popolarizzato da
Janine Benyus negli anni ‘90. La Biomimetica è la disciplina di imparare da ed emulare forme
biologiche, processi ed ecosistemi testati dall'ambiente e raffinati attraverso l'evoluzione ... e (può)
essere applicato per risolvere sfide tecniche e sociali di qualsiasi scala.
Il nome di questo campo di studi deriva dall'antico greco: βίος, vita, e μίμησις, imitazione.Gli
organismi viventi hanno evoluto strutture e materiali ben adattati nel tempo geologico attraverso
la selezione naturale. La biomimetica ha dato vita a nuove tecnologie ispirate a
soluzioni biologiche su macro e nanoscala. Gli umani hanno esaminato la natura per trovare
risposte ai problemi durante la propria esistenza, osservando come la natura abbia risolto problemi
di ingegneria come capacità di autorigenerazione, tolleranza e resistenza all'esposizione
ambientale, idrofobicità, autoassemblaggio e sfruttamento dell'energia solare. La biomimetica è
quindi un processo interdisciplinare creativo tra la biologia e la tecnologia per risolvere i problemi
umani per astrazione, il trasferimento e l'applicazione di conoscenze da modelli biologici.
Tre livelli gerarchici da considerare per garantire la sostenibilità: 1) Forma (e.g. aerodinamica) 2)
Processi (e.g. fotosintesi) 3) Sistema (e.g. simbiosi).

Principi e strategie fondamentali


Secondo la Fondazione Ellen MacArthur (2017) l’economia circolare si basa su cinque principi chiave:
• Systems thinking Un’economia circolare è un sistema economico altamente interconnesso
• Waste is food
(system thinking), dove non ci sono rifiuti (design out of waste) e ogni flusso di
• Design out of waste
rifiuti è usato come input per altri processi (waste is food). La ridondanza e la
• Diversity is strength
diversità (degli stakeholder in una filiera per esempio) garantisce una maggior
• Renewable energy
resilienza (diversity is strength), e l'intero sistema/catena di fornitura
dovrebbe essere alimentato solo dall'uso di energia rinnovabile (renewable
energy).

Butterfly diagram
Uno dei concetti cardini dell’economia circolare è la riduzione dei rifiuti lungo la catena del valore. Questo
significa adottare dei modelli che consenta il rallentamento o la chiusura dei “cerchi”.
La Ellen McArthur Foundation ha ideato il Butterfly Diagram, rappresentazione di un modello circolare. La
parte centrale del modello rappresenta l’economia lineare. A destra e a sinistra sono descritti i flussi tipici
dell’economia circolare (biologici e tecnici).

Cicli Tecnici Riparare & Manutenzione


- I loop da attivare Riutilizzo & Redistribuzione
Ricondizionare & Riconvertire

Cicli Biologici Cascading e Riconversione


- I loop da attivare Riciclo
Estrazione di materie biochimiche e digestione anaerobica.

La collina del valore


ECONOMIA LINEARE Add Value  Destroy Value
ECONOMIA CIRCOLARE Add Value  Retain Value

Strategie e logiche per rallentare e per chiudere i cerchi


 Piattaforme per scambio prodotti/rifiuti;
 Strategie di up-cycling, down-cycling e repurpose  «Upcycling»: riutilizzare gli oggetti per creare
un prodotto di maggiore qualità, reale o percepita. «Downcycling», o cascata: il materiale riciclato è
di qualità/funzionalità inferiori rispetto all’uso originale. «Repurpose»: processo mediante il quale
un oggetto con un valore d'uso viene trasformato o ridistribuito come un oggetto con un valore
d'uso alternativo;
 Repairing e remanufacturing  Remanufacturing significa rigenerare un prodotto e riportarlo ad
una performance uguale (o maggiore) al prodotto originale;
 Vuoto a rendere e reverse machine;
 Sistemi di deposito e packaging riutilizzabile;
 Material passport e accounting dei materiali  ”Material passport”, per migliorare la
recuperabilità, con informazioni come qualità, quantità, dimensione, colore, riciclabilità e
smontabilità di un materiale. “Embodied Energy e Indicatori di Circolarità” per valutare l'impatto
ambientale dei vari materiali, componenti e prodotti in uso. L’accountability dei materiali sta
diventando obbligatoria per alcuni settori specifici (e.g. settore delle costruzioni).
 Product as a service e sharing economy  Ad esempio car/bike sharing, pay per lux, pay per wash.

Le 10R e la gerarchia dei rifiuti

METODO R0. Rifiutare Rifiutare di acquistare o di produrre nuovi beni.


R1. Ripensare Chiedersi se esistano modi differenti di fare ciò
che abbiamo sempre fatto.
R2. Ridurre Mettere in pratica azioni che minimizzino
l’impatto ambientale e gli sprechi.
VITA R3. Riutilizzare Estendere il valore di un bene nel tempo.
R4. Ricontenere Allungare la vita dei prodotti (riferita a prodotti
tipicamente usa e getta).
R5. Riparare Riparare i danni e prevenirli con manutenzioni.
R6. Ricondizionare/rigenerare Ripristinare un vecchio prodotto e aggiornarlo,
sia dal punto di vista estetico che meccanico
funzionale.
R7. Riconvertire Utilizzare un prodotto scartato o una sua parte
per realizzare un prodotto con diverso uso o
funzione o per creare un nuovo materiale.
TRASFORMAZIONE R8. Riciclare Dare vita ad una nuova materia prima, a partire
da un prodotto esistente.
R9. Recuperare Incenerimento dei materiali con recupero
energetico. Avviene per tutti i rifiuti impossibili da
riciclare.

L’Unione Europea nel 2008 ha introdotto una precisa gerarchia per classificare e ridurre i rifiuti prodotti
(Directive 2008/98/EC).
1) PREVENTING: riduzione dei rifiuti prodotti e dell’utilizzo di materiali tossici
2) PREPARING FOR RE-USE: trattamento necessario (controllo, pulizia e riparazione) per riutilizzare dei
prodotti al fine di ridurre I rifiuti prodotti (stessa funzione dell’oggetto)
3) RECYCLING: processo necessario per recuperare le materie prime da un prodotto per alimentare la
produzione di nuovi prodotti (senza considerare la futura funzione del prodotto)
4) RECOVERY: recupero energetico (termovalorizzatori) o qualunque altro processo per ridurre la
quantità di rifiuti prodotti
5) DISPOSAL: qualunque operazione per la quale il rifiuto prodotto finisce nell’ambiente (discariche,
acque reflue).

Classifica rapida…
a. RECYCLING: l’embodied energy delle componenti è andata persa;
b. REMANUFACTURING: la performance del prodotto è uguale all’originale e viene fornita una nuova
garanzia;
c. RECONDITIONING: la qualità del prodotto è inferiore all’originale e le core-components son state
sostituite;
d. REPAIR: son state sostituite componenti secondarie;
e. REUSE: nessun intervento specifico.

3. STRATEGIE PER L’ECONOMIA CIRCOLARE: DAL MACRO AL MICRO

Universal Goals per l’economia circolare


1. Implementare delle regolamentazioni per il design circolare di beni e servizi  Obiettivo è
prevenire e ridurre i rifiuti generati (management dei rifiuti);
2. Promuovere nuovi modelli di business circolari per il management delle risorse  Obiettivo è
rendere efficienti i flussi di risorse;
3. Creare incentivi economici e regolamentazioni con il fine di creare le condizioni economiche per
supportare soluzioni circolari;
4. Utilizzare investimenti pubblici per stimolare la transizione  Obiettivo è la creazione delle skills
necessarie per i nuovi lavori e mobilitare i capitali dei privati;
5. Mettere in campo dei meccanismi/policies necessarie a supporto dei primi 4 obiettivi per sbloccare
a livello sistematico la transizione.

La normativa sui rifiuti è ancora una delle più complesse. Ciò ha causato nell’ultimo quinquennio un
enorme ritardo nell’innovazione delle tecnologie e business model per l’economia circolare.

La strategia europea per l’economia circolare  Circular Economy Action Plan


 Circular Economy action plan (2015-2019)  Il Circular Economy Action Plan. Documento che
scaturisce proprio dal primo Pacchetto di misure adottate per porre le prime basi sull’Economia
Circolare. Composto da 54 azioni.
Le 4 aree chiave  Produzione, Consumi, Gestione dei rifiuti e riciclo.
Concentrarsi sui settori che utilizzano la maggior parte delle risorse e in cui il potenziale di
circolarità è elevato come: cibo; materie plastiche; acqua e sostanze nutritive; costruzione e
demolizione di edifici; materie prime critiche.
 Eco-design working plan 2016-2019  Parte importante del pacchetto Circular Economy action
plan, pubblicato nel dicembre 2015. Il design di un prodotto è importante per la sua durata,
riparabilità e riciclabilità. Novità: Introduzione di nuovi ecolabel; rescaling dei requisiti di efficienza
energetica; Nuove misure per le seguenti apparecchiature: elettrodomestici, lampadine, motori
elettrici e trasformatori, display elettronici, condizionatori ecc…
 Direttiva sulla plastica monouso (2019)  L’UE ha messo al bando la vendita di prodotti monouso,
tra i quali bastoncini di cotone, posate, piatti, cannucce di plastica ecc…
 Critical raw materials report (2018)  Identificazione di una lista di materiali critici a livello
europeo. I raw materials non sono scarsi o rari ma hanno un alto rischio associato alla loro
fornitura. Vengono classificati sulla base di tre parametri: 1) importanza economica; 2) Rischio di
approvvigionamento - dipendenza da un unico fornitore, rischi geopolitici, mancanza di sostituti; 3)
Impatto ambientale.
Sono fondamentali perché ne dipendono i settori delle rinnovabili, e-mobility, difesa e spazio.
 Il nuovo CEAP  Nel marzo 2020 l’UE ha adottato il CEAP, componente centrale dell’European
Green Deal, per contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell’UE in termini di emissioni, di
perdita di biodiversità e di disaccoppiamento della crescita economica dall’utilizzo di risorse.
35 azioni e 7 aree:
o A sustainable product policy framework;
o Key product value chains;
o Less waste, more value;
o Making the circular economy work for people, regions and cities;
o Crosscutting actions;
o Leading efforts at global level;
o Monitoring the progress.
7 settori prioritari:
o Cibo, acqua e nutrient;
o Elettronica e ICT;
o Packaging;
o Costruzioni ed edifici;
o Batterie e veicoli;
o Plastiche;
o Tessili.

Alcune strategie nazionali


Ogni paese sta implementando diverse strategie più o meno restringenti per la transizione vs l’economia
circolare.
!!! Framework internazionale di riferimento: ➢ Accordo di Parigi: riduzione delle emissioni di gas serra per
mantenere l'aumento della temperatura media globale al di sotto dei 2°C sopra i livelli preindustriali
(COP21, Parigi 2015) ➢ Agenda 2030: 17 Sustainable Development goals e 169 targets (Nazioni Unite, 25
Settembre 2015) ➢ Tre assi della sostenibilità: economico, sociale e ambientale ➢ Circular Economy Action
Plan (2015 e 2020) dell’Unione Europea

Il Piano strategico “Espana Circular 2030” (Febbraio 2019) verrà implementato attraverso piani triennali. ▪
Framework nazionale • Articolo 45 della costituzione (diritto ad un ambiente adeguato e dovere di
salvaguardarlo) • Programa Estatal de Prevención de Residuos 2014-2020 e Plan Estatal Marco de Gestión
de Residuos 2016- 2022 (riduzione del 10% dei rifiuti al 2020 rispetto al 2010) • Primo paese ad aver
introdotto obiettivi e normative per il “preparing for reuse” • Dichiarazione di emergenza climática
approvata a Febbraio 2020 ▪ Implementazione • Strumenti normativi, finanziari e fiscali, finanziamenti alla
ricerca, di sensibilizzazione, formazione e divulgazione. ▪ Organi dedicati • Commissione interministeriale
per l'economia circolare (14 ministeri): proposte di policies e monitoraggio • Gruppo di lavoro
sull'economia circolare: cooperazione e coordinamento tra amministrazioni pubbliche • Consiglio per
l'economia circolare: promuovere la collaborazione tra i settori pubblico e il settore privato ▪ Valutazione
progressi • quasi 30 indicatori raggruppati in 5 categorie: 1) Produzione e consumo, 2) gestione dei rifiuti,
3) materie prime secondarie e 4) competitività e innovazione, e 5) cambiamento climatico.

Principi guida/Linee strategiche: 1. Protezione dell'ambiente 2. Ciclo di vita del prodotto 3. Gerarchia dei
rifiuti 4. Riduzione dei rifiuti alimentari 5. Efficienza della produzione 6. Consumo sostenibile 7.
Comunicazione e consapevolezza 8. Occupazione per l'economia circolare 9. Ricerca e innovazione
10.Indicatori.

Obiettivi: ➢ Consumo di risorse: ridurre del 30% il consumo interno di materiale in relazione al PIL
nazionale in riferimento al 2010 ➢ Generazione di rifiuti: ridurre i rifiuti del 15% rispetto al 2010 ➢ Rifiuti
alimentari: ridurre i rifiuti alimentari lungo tutta la catena alimentare: 50% di riduzione per persona nella
vendita al dettaglio e del 20% nelle catene di produzione ➢ Riutilizzo: incrementare il riutilizzo fino al 10%
dei rifiuti urbani. ➢ Emissioni di CO2eq: ridurre le emissioni a 10Mt di CO2eq. ➢ Sistema idrico: migliorare
l'efficienza nell'uso dell'acqua del 10%.

Olanda  Le tre linee strategiche: Migliorare l’efficienza dell’uso di materia prima nella supply chain
esistenti; Sostituzione materie prime con materiali rinnovabili e biobased; Nuovi metodi di produzione e
consumo.

Linee di azione/intervento: 1) Favorire leggi e regolamenti; 2) Incentivi di mercato intelligenti; 3)


Finanziamenti; 4) Knowledge and Innovation.

Italia  Framework Nazionale • Strategia Nazionale per lo sviluppo sostenibile approvata dal Governo
Italiano il 2 ottobre 2017 • Il Piano d’Azione Nazionale su Produzione e Consumo Sostenibili (PAN SCP),
previsto dalla L. 221/2015 (art. 21): ✔6 aree di intervento: 1) PMI, filiere e distretti produttivi 2) Agricoltura
e filiere agroindustriali 3) Edilizia e abitazioni; 4) Turismo; 5) Distribuzione organizzata; 6) Consumi e
comportamenti sostenibili ✔Legge 50/2016 sull’applicazione obbligatoria dei Criteri Ambientali Minimi
(CAM) per il Green Public Procurement (GPP) • Costituito un Comitato Tecnico per la misurazione
dell’economia circolare (standard) per i prodotti connessi all’energia.

Documento di posizionamento strategico (Nov 2017). Strategia nazionale per l’economia circolare (Set
2021). Roadmap e target misurabili al 2040 incentrata su: 1. Ecoprogettazione ed ecoefficienza 2. Nuovi
strumenti amministrativi e fiscali per potenziare il mercato delle materie prime seconde 3. Responsabilità
estesa del produttore e del consumatore 4. Diffusione di pratiche di condivisione e di «prodotto come
servizio» 5. Bioeconomia, blue economy, materie prime critiche.

Italia: Assi di intervento «Verso un modello di economia circolare per l’Italia» (2017) 1. Revisione normativa
al fine di semplificare l’attuazione e migliorare la coerenza 2. Strumenti economici al fine di creare adeguati
incentivi all’adozione di modelli di produzione e consumo circolari e sostenibili 3. Comunicazione e
sensibilizzazione per informare i cittadini sui nuovi modelli di consumo, le amministrazioni centrali e locali
sulle opportunità e i benefici legati al tema dell’economia circolare e favorire la collaborazione tra tutti gli
attori 4. Promozione della ricerca al fine di favorire l’innovazione e il trasferimento di tecnologie e la
competitività dei settori industriali e della formazione di 5. Misurazione della Circolarità.

Aree di intervento “tradizionali”: Imprese, aree industriali e filiere produttive, città e territorio, cittadini e
consumatori - 1. Eco Design 2. Bioeconomia 3. Economia Blu 4. Le materie prime critiche 5. Nuovi modelli di
business 6. La simbiosi industriale 7. Responsabilità Estesa del Produttore 8. Nuovi modelli di consumo 9.
Green Public Procurement.

LINEE DI AZIONE • Creare mercato delle materie prime seconde (GPP e normativa End of Waste) •
Extended Producer Responsibility (pay-per-use, par-asyou throw, vuoto a rendere) • Favorire restituzione
prodotti ai produttori • Eliminazione sussidi ad attività «dannose» • Potenziare ricerca e sviluppo e
tracciabilità prodotti • Progettare programmi di educazione e formazione • Favorire l’emancipazione
femminile e l’ingresso nel mondo del lavoro.

Le misure della “Strategia nazionale per l’economia circolare (2021)”  Un nuovo sistema digitale di
tracciabilità dei rifiuti per stimolare mercato delle materie prime seconde e controllare la gestione illecita
dei rifiuti ▪ incentivazione fiscale per supportare i materiali dalle filiere del riciclo ▪ tassazione per rendere il
riciclo più conveniente dello smaltimento in discarica ▪ la promozione del diritto al riuso e alla riparazione; ▪
la riforma dei sistemi di EPR (Extended Producer Responsibility) ▪ Il rafforzamento degli strumenti normativi
esistenti • legislazione End of Waste, Criteri Ambientali Minimi e l’applicazione di detti strumenti a settori
strategici: costruzioni, tessile, plastiche, RAEE ▪ il supporto allo sviluppo di progetti di simbiosi industriale.

Overview degli strumenti per la transizione (2021) Source: Strategia nazionale per l’economia circolare 52 •
Indicatori: misurazione della circolarità non deve essere interpretata come il risultato ottenuto
dall’applicazione di una “formula generica” di riferimento • Tracciabilità dei materiali e dei rifiuti •
Qualificazione di processi e prodotti: standard e eco-label • Uso efficiente del suolo: “Ecobonus” per
interventi di risanamento e reindustrializzazione • Uso efficiente delle risorse idriche: nuove normative per
valorizzare le acque trattate (depurazione/recupero) • Strumenti economici e finanziari: Piano Nazionale di
Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede per un totale di 222,1 mld € ( + ulteriori 26 mld € entro il 2032) •
Educazione, Formazione ed empowerment giovanile e femminile: Introduzione in ambito scolastico
dell’economia circolare all’interno dei programmi curriculari dell’Educazione.

Tracciabilità dei materiali e dei rifiuti (2021) Source: Strategia nazionale per l’economia circolare 53 Tutti gli
imballaggi dovranno essere «opportunamente etichettati secondo le modalità̀ stabilite dalle norme tecniche
UNI» (decreto legislativo 3 settembre 2020, n. 116). I produttori hanno l’obbligo di indicare la natura dei
materiali di imballaggio utilizzati (97/129/CE della Commissione). OBIETTIVI DELL’ETICHETTATURA: ➢
migliorare la qualità della raccolta differenziata; ➢ facilitare il recupero e il riciclo; ➢ fornire una corretta
informazione ai consumatori; ➢ garantire una tracciabilità della filiera IMPLEMENTAZIONE ➢ Nuove “Linee
Guida sull’etichettatura ambientale degli imballaggi” (CONAI, Settembre 2021) ➢ REcer, Registro nazionale
per la raccolta delle autorizzazioni al trattamento rifiuti (DM 21 Aprile 2020) ➢ RENTRI, Registro Elettronico
Nazionale per la Tracciabilità dei Rifiuti (Sperimentazione avviata con 250 imprese a Luglio 2021. Fine
sperimentazione prevista per Dicembre 2022).

Strumenti economici e finanziari (2021): I 3 assi strategici del PNNR sono: digitalizzazione e innovazione,
transizione ecologica, inclusione sociale. Il piano Transizione 4.0, rinnovato con la legge di bilancio 2021
(Legge n. 178 del 30 dicembre 2020), punta a incentivare gli investimenti privati e a favorire la transizione
ecologica e la trasformazione digitale (23,8 miliardi) Principali Azioni - Credito d’imposta per investimenti in
beni strumentali - Credito d’imposta ricerca, sviluppo, innovazione e design - Credito d'imposta formazione
4.0 • Il Fondo per la crescita sostenibile per i progetti di ricerca e sviluppo nell’ambito dell’economia
circolare, attivato con il decreto 11 giugno 2020. I progetti finanziati devono essere finalizzati alla
riconversione produttiva delle attività economiche • La Legge di bilancio 2019 – L. 145/2018 - prevede un
credito d’imposta del 36 % per le imprese che acquistano prodotti realizzati con materiali provenienti dalla
raccolta differenziata degli imballaggi in plastica e per gli acquisti di imballaggi biodegradabili e
compostabili o derivati dalla raccolta differenziata della carta e dell'alluminio negli anni 2019 e 2020.

4. STANDARD E SISTEMI DI CERTIFICAZIONE PER L’ECONOMIA CIRCOLARE

La complessità dell’economia circolare

Esistenza di oltre 100 definizioni; Numerose metodologie di misurazione; Diverse tipologie di indicatori e di
pratiche di design. Valutare l’effettiva circolarità di nuovi prodotti e/o processi deve necessariamente
includere diversi aspetti e scale: ▪ Fasi di vita di un prodotto/servizio: dall’estrazione dei materiali e delle
risorse prime necessarie alla sua fase di utilizzo fino al fine vita. ▪ Diversi livelli: micro (prodotto/impresa),
meso (filiera/distretto), e macro (regione/nazione/mondo) ▪ Scale temporali: diversi prodotti e impatti
possono «durare» da pochi giorni a numerosi anni/decenni (si pensi alla differenza di durata dei materiali
organici o dei metalli o tra una casa e uno smartphone).
Standard e Certificazioni: perché?

Il proliferare di diversi approcci, metodologie e definizioni rende difficile la comparazione tra analisi
economiche, ambientali e/o sociali e mirano a semplificare le procedure. Nasce quindi la necessità di avere
uno standard globale ma ad oggi non esiste nessuno standard riconosciuto globalmente (ISO).

Uno sguardo storico

o LCA (Life cycle assessment)


La ISO 14040 “Principles and framework” (ISO, 2006a) e la ISO 14044 “Requirements and
guidelines” (ISO, 2006b) sono gli standard mondiali che definiscono le procedure minime
obbligatorie da adottare per la valutazione degli impatti ambientali di qualunque processo tramite
l’utilizzo della metodologia del Life Cycle Assessment (LCA). ▪ considerato lo strumento più
completo ed efficiente per valutazioni ambientali puntuali (Bjørn & Hauschild, 2013) ▪ nato negli
anni cinquanta dall’idea di analizzare l’intero ciclo di vita di un prodotto (Novick, 1959) e di
valutarne i costi economici delle varie fasi.
1) GOAL and SCOPE: l'obiettivo è di dichiarare il razionale e il motivo dello studio in modo
inequivocabile 2) INVENTORY: La fase di inventario del ciclo di vita consiste nella "raccolta e nella
quantificazione di tutti i dati di input e output di un prodotto durante il suo ciclo di vita". 3. IMPACT
ASSESSMENT: La fase di valutazione dell'impatto del ciclo di vita consiste nel valutare e quantificare
gli impatti ambientali dell'intero ciclo di vita analizzato di un prodotto/sistema di servizi 4.
INTERPRETATION: La fase di interpretazione è l'ultima fase di un'analisi LCA ed è definita dalla
norma ISO come la fase in cui i risultati sono valutati rispetto all'obiettivo iniziale e all'ambito
definito per evidenziare raccomandazioni e conclusioni significative.

o Cradle to Cradle

Il termine “Cradle to Cradle”, coniato negli anni settanta, è attribuito a Walter R. Stahel ma è stato
popolarizzato solamente all’inizio del nuovo millennio grazie al libro “Cradle to cradle: Remaking
the way we make things” scritto da McDonough e Braungart. “Cradle to Cradle Certified Product
Standard”: prima certificazione di circolarità rilasciata dal “Cradle to Cradle Products Innovation
Institute” fondato da McDonough e Braungart. Progenitore dell’economia circolare, le certificazioni
cradle-to-cradle si basano su 5 principi fondamentali e altrettanti criteri di valutazione, spaziando
da criteri ambientali (e.g. evitare prodotti tossici) a quelli sociali (e.g. rispetto dei lavoratori).
Standard esistenti per l’economia circolare

Standard inglese: si applica sull’organizzazione, quindi sull’azienda;

standard francese: si applica su processi e servizi specifici, non sull’azienda;

standard italiano (si sta creando dal 2021): mira ad essere un modello a livello internazionale.

o BS 8001:2017 (Standard inglese)


Lo standard BS8001:2017 è stato pubblicato dal British Standard Institute per agevolare
l’implementazione dei principi dell’economia circolare nelle organizzazioni. Lo standard permette,
tral’altro, di valutare un’organizzazione rispetto al livello di implementazione dei principi
dell’economia circolare.
Le otto fasi comprendono le diverse azioni necessarie per la transizione circolare, a partire
dall’ideazione di un nuovo business model circolare, passando dai test pilota e dalla prototipazione
fino al monitoraggio dei risultati successivi al lancio di un nuovo prodotto/servizio circolare. Le otto
fasi anche se presentate come una sequenza di azioni devono essere intese più come un processo
reiterativo e non completamente lineare, ritornando a fasi precedenti ogni qualvolta sia necessario.
Il framework di azioni serve per migliorare il proprio “Livello di maturità della circolarità
organizzativa” in relazione ai 6 Principi identificati.

Principi: 1. Systems thinking implica un approccio olistico per comprendere la natura complessa e
non lineare dell’ecosistema in cui un’azienda lavora; 2. Stewardship, ovvero la gestione, diretta o
indiretta, degli impatti generati dall’azienda sul sistema in cui si trova ad operare. Questo principio
implica la responsabilità dell’azienda su tutte le decisioni prese. 3. Transparency è necessaria in
tutte le fasi di sviluppo di un prodotto/servizio per facilitare la transizione verso un modello
circolare e stimolare il coinvolgimento di tutti gli stakeholder di una filiera; 4. Collaboration,
prerogativa per l’adozione di business model circolari è la collaborazione, interna ed esterna, tra
tutti gli stakeholder coinvolti nella catena di creazione di valore; 5. Innovation, la transizione verso
un modello circolare necessita di innovazione di design del prodotto così come dei processi di
creazione del valore e di gestione degli stakeholder; 6. Value Optimization, qualunque
prodotto/componente/materiale deve essere progettato per durare e ottimizzare il suo valore il più
a lungo possibile.
Il livello di maturità
organizzativa può essere
autovalutato dai manager stessi
dell’azienda rispondendo alle
numerose domande critiche
fornite nell’appendice dello
standard.

o XP X 30-901
Lo standard AFNOR XPX30-901:2018 costituisce ad oggi l’unico riferimento internazionale per
l’implementazione di un sistema di gestione per l’economia circolare all’interno delle
organizzazioni. Specifica i requisiti per la pianificazione, l'implementazione e la misurazione dei
progetti di un'organizzazione al fine di contribuire allo sviluppo di un'economia circolare. • Focus su
progetti e servizi (non sull’azienda) • Applicabile ad aziende di ogni dimensione e tipologia • Basato
sui tre pilastri della sostenibilità (economico, ambientale, sociale).

Standard a confronto

o Lo standard inglese fornisce linee guida ed un framework generico per le aziende che vogliono
avviare una trasformazione interna verso l’economia circolare ma è privo di indicazioni e
metodologie precise ➢ Le aree considerate, allo stesso modo, sono generiche e maggiormente
focalizzate sulla struttura dell’azienda e sul processo di trasformazione ➢ Si focalizza
principalmente su stimolare le aziende a “mappare il sistema di produzione usando strumenti e
tecniche di systems thinking” senza però indicare quali strumenti utilizzare ➢ il framework rimane
molto generale e spesso “silente” a riguado del link tra l’economia circolare e le attuali
trasformazioni politiche e di regolamentazioni nazionali e/o europee.
o Lo standard francese XP X30-901, al contrario ➢ Fornisce linee guida generiche ➢ richiede di
soddisfare requisiti specifici per la valutazione di progetti circolari così come emerge dalle
specificità delle principali aree considerate (e.g. industrial symbiosis o product lifetime extension).
➢ Entrambi gli standard sono molto versatili e applicabili a qualunque tipologia di azienda
(BS8001:2017) e di progetto in un’azienda (XP X30-901).

Verso la definizione della ISO a livello mondiale

Nel settembre 2018 è stato formalizzato il comitato tecnico ISO/TC 323 (ISO, 2020) includendo 81 paesi del
mondo (70 con diritto di voto, 11 osservatori), 11 organi tecnici interni all’International Standardization
Organization e 6 organizzazioni esterne. ➢ Comitato, guidato direttamente da AFNOR, l’ente di normazione
francese, ➢ 4 working group per lo sviluppo di altrettanti standard: 1. “Framework, principles, terminology
and mangement system standard” 2. “Guidance for implementation and sectoral applications” 3.
“Measuring circularity” 4. “Specific issues of circular economy”. I quattro working group corrispondono alle
4 ISO (ISO/WD 59004, ISO/WD 59010, ISO/WD 59020, e ISO/CD TR 59031) che verranno rilasciate non
prima del 2023.

I quattro working group dell’ISO/TC 323 pubblicheranno altrettanti documenti (tre standard internazionali
ISO/WD 59004, ISO/WD 59010, ISO/WD 59020 e un rapporto tecnico ISO/CD TR 59031) che verranno
rilasciate non prima del 2023 e forniranno definizioni, principi, framework, business model, indicatori,
metodi di assessment e buone pratiche di circolarità. Un parco normativo molto atteso, che prenderà il
nome di norme ISO 59000 e che ha l’obiettivo di catalizzare la transizione verso la circolarità e di fornire
strumenti a supporto delle organizzazioni.

Adozione della ISO/TC 323 in Italia  A livello italiano, parallelamente è stata creata una Commissione
tecnica sempre con 4 working group (formati da 61 organizzazioni) per introdurre la norma UNI CT 057 –
ECONOMIA CIRCOLARE - la quale rappresenterà l’attuazione della ISO/TC 323 – CIRCULAR ECONOMY – sul
territorio italiano. Normazione nel campo dell’economia circolare per lo sviluppo di requisiti, quadri di
riferimento, linee guida e strumenti di supporto relativi all’implementazione di progetti di economia
circolare. In particolare, la UNI CT 057 si sta focalizzando su 5 aree di clustering: 1) gli aspetti considerati
(energia, acqua, risorse prime, ecc..), 2) il loro effetto sulla società e/o sull’ambiente e relativi indicatori di
monitoraggio, 3) il contesto (i.e. fase del ciclo di vita, settore economico, ...) 4) tipologia di indicatore (quali-
quantitativo, ...), 5) informazioni generali relativi ai principi dell’economia circolare ma non monitorabili
(e.g. simbiosi industriale, modello di business, ...). GdL UNI «mirror» di quelli ISO: • UNI/CT 057 Economia
circolare • UNI/CT 057/GL 01 Principi, framework e sistemi di gestione • UNI/CT 057/GL 02.

Su scala italiana si è lavorato, inoltre, a due progetti di norme nazionali, relativi alla misurazione della
circolarità e all’analisi di buone pratiche italiane. Nel gennaio 2021 è stata indetta un’inchiesta pubblica
preliminare relativa a due progetti: • U N I / T S 1 1 8 2 0 “Misurazione della circolarità - Metodi ed
indicatori per la misurazione dei processi circolari nelle organizzazioni” Il documento – una specifica tecnica
– vuole definire un set di indicatori applicati a livello Macro, Meso e Micro, atti a valutare, attraverso un
sistema di rating, (slegato da benchmark di settore) il livello di circolarità di una organizzazione o gruppo di
organizzazioni. Il sistema di rating non ha livelli minimi di circolarità, ma rappresenta una valutazione sul
livello raggiunto, rispetto a una applicazione massima di indicatori di circolarità, incrementabile nel tempo.
Il documento contiene inoltre una applicazione sperimentale. • U N I / T R 1 1 8 2 1 “Analisi di buone
pratiche di economia circolare per la valutazione del loro funzionamento e delle prestazioni e per favorirne
la replicabilità” Il documento – un rapporto tecnico – intende raccogliere una analisi di buone pratiche di
economia circolare di organizzazioni italiane. Le buone pratiche saranno suddivise in macro-aree di
applicazioni sulle quali sono state analizzate le performance e gli impatti delle organizzazioni selezionate
(ad esempio: prodotto come servizio, estensione ciclo di vita del prodotto, utilizzo dei sottoprodotti). Il
documento tratterà anche i miglioramenti quantitativi e qualitativi attesi e la replicabilità.

U N I / T S 1 1 8 2 0 “Misurazione della circolarità  Il documento è stato progettato non solo per misurare
la circolarità di un’organizzazione ma anche per monitorarne i progressi nel tempo, seguendo un’ottica di
miglioramento continuo. I livelli di circolarità parziali delle singole categorie di indicatori possono essere
infatti uno strumento a supporto di una successiva fase di analisi, che può consentire l’individuazione delle
aree di miglioramento sulle quali agire. La specifica tecnica, la cui pubblicazione ufficiale dovrebbe avvenire
entro l’estate 2022, relativa al livello di circolarità raggiunto nell’anno di analisi, ha un forte collegamento
con le progettualità legate a Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: è stata infatti inserita nell’attuale
versione della strategia italiana per l’economia circolare (ovvero la riforma 1.1 della missione 2,
componente 1 “Economia circolare e agricoltura sostenibile” del PNRR), insieme al progetto di rapporto
tecnico UNI/TR 11821 “Analisi di buone pratiche di economia circolare per la valutazione del loro
funzionamento e delle prestazioni e per favorirne la replicabilità” (che è in inchiesta pubblica finale in
questi mesi).

Il processo normativo che ha portato all’attuale versione della specifica tecnica ha coinvolto circa 85
organizzazioni (facenti parte della Commissione e/o del gruppo di lavoro) più 40 organizzazioni che hanno
partecipato alla fase di applicazione sperimentale del metodo, che si è svolta attraverso una piattaforma
dedicata tra ottobre e novembre 2021.

La UNI/ TS 11820 è una specifica tecnica definisce un set di indicatori di economia circolare atti a valutare,
attraverso un sistema di misurazione su base 100 (slegato da benchmark di settore), il livello di circolarità di
una organizzazione o gruppo di organizzazioni, incluse le Pubbliche Amministrazioni. I requisiti contenuti
nella specifica tecnica sono applicabili a tutte le organizzazioni, indipendentemente dal tipo o dimensione, o
dai prodotti forniti e servizi erogati. Tali indicatori sono applicabili ai seguenti livelli: • micro (singola
organizzazione); • meso (gruppo di organizzazioni, inter-organizzazioni, cluster industriali o territoriali,
comuni, città, province). Il sistema di misurazione della circolarità è sviluppato attraverso un sistema di
rating su base 100 e dispone di un set di indicatori scalabili. La presente specifica tecnica tiene conto degli
aspetti ambientali, sociali ed economici, considerati attraverso opportuni indicatori.

Framework di principi di economia circolare da prendere come riferimento per la misurazione della
circolarità  A tal fine, sono stati analizzati i principi generali cardine dell’economia circolare riportati nella
letteratura di riferimento:

• Gli 8 principi del draft ISO 59004 Circular economy - Framework and principles for implementation;

• I 6 principi dello standard BS 8001:2017 Circular economy: System thinking, innovation, stewardship,
collaboration, value optimization, transparency;

• Le 10 R  Reduce, reuse, recycle, recover, refuse, rethink, refurbish, remanufacture, repurpose, re-mine

• I 3 principi della Ellen MacArthur Foundation  Rigenerare il capitale naturale, ottimizzare il rendimento
delle risorse, minimizzare o eliminare le esternalità negative grazie a una progettazione capace di eliminarle
• I 7 principi operativi sviluppati da Suarez-Eiroa  Adeguare gli input al sistema ai tassi di rigenerazione;
adeguare gli output dal sistema ai tassi di assorbimento; chiudere il sistema; mantenere il valore delle
risorse all’interno del sistema; ridurre le dimensioni del sistema; designing per l’economia circolare;
educare per l’economia circolare.

Gli indicatori L’attuale versione include 81 indicatori di circolarità, di diverse categorie: •risorse materiche e
componenti; •risorse energetiche e idriche; •rifiuti e emissioni; •logistica; •prodotti/servizi; •risorse
umane, asset, policy e sostenibilità.

Gli indicatori sono stati inoltre suddivisi in tre tipologie: core, specifici e premianti: • Gli indicatori core
devono essere compilati in toto, • Gli indicatori specifici dipendono dalla tipologia di attività
dell’organizzazione ed è necessario compilarne almeno il 50%. • Gli indicatori premianti sono facoltativi, ma
la loro compilazione può portare ad un contributo extra sul livello di circolarità totale, calcolato su base
100. La maggior parte degli indicatori è di tipo quantitativo, ma sono presenti alcuni indicatori semi-
quantitativi (legati a determinate soglie) e qualitativi (ad opzione binaria).

Il metodo di misurazione del livello di circolarità contenuto si basa sugli indicatori di economia circolare.
L’organizzazione deve stabilire, a monte del processo di analisi e misurazione, in base alla sua natura, se
applicare la valutazione relativa ai prodotti, quella relativa ai servizi o entrambi in maniera separata.

Per il calcolo del livello di circolarità l’organizzazione deve: 1) Stabilire quale delle tre valutazioni compilare
(organizzazioni di produzione e di servizi, organizzazioni di produzione, organizzazioni di servizi). 2) Stabilire
i confini del sistema (o perimetro della valutazione) oggetto della misurazione 3) Selezionare gli indicatori
specifici e premianti da compilare; 4) Reperire i dati per il calcolo degli indicatori di economia circolare,
rispettando i requisiti di qualità dei dati punto 8; 5) Compilare gli indicatori core, almeno il 50% degli
indicatori specifici (in caso di numero decimale, arrotondare per eccesso) e gli indicatori premianti
selezionati. 6) Calcolare il livello di circolarità totale dell’organizzazione tramite la seguente procedura: a)
Sommare i valori degli indicatori core. Se non si raggiungesse il numero minimo di indicatori da compilare,
l’organizzazione deve inserire nella sommatoria tanti zero quanti sono gli indicatori mancanti. b) Sommare i
valori degli indicatori specifici scelti. L’organizzazione deve compilare almeno il 50% degli indicatori
specifici. Se non si raggiungesse il numero minimo di indicatori da compilare, l’organizzazione deve inserire
nella sommatoria tanti zero quanti sono gli indicatori mancanti per il raggiungimento della soglia del 50%.
c) Sommare i valori degli indicatori premianti (se compilati) d) Sommare i valori di a), b) e c) e dividerli per
la somma del numero di indicatori core e specifici compilati (per gli indicatori specifici, qualora non si fosse
raggiunto il numero minimo di indicatori da compilare, inserire il numero minimo di indicatori da
compilare). 7) Se il livello di circolarità superasse il 100%, il valore finale deve essere comunque arrotondato
al valore del 100%. 8) Si raccomanda di calcolare anche il livello di circolarità di ciascuna delle sei categorie
di indicatori, in modo da valutare in maniera più precisa le aree di intervento sulle quali agire per
aumentare il livello di circolarità complessivo.

Circol-UP  Circol-UP, lo strumento messo a punto da GS1 Italy - con la partecipazione dell’Istituto di
Management della Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa – per aiutare le aziende del largo
consumo nel loro percorso di sviluppo della circular economy. Circol-UP è un check-up tool che consente
alle aziende di misurare e di identificare le opportunità̀ per massimizzare la circolarità̀dei processi produttivi,
della filiera e dei prodotti.

l tool è stato ideato e sviluppato da un apposito gruppo di lavoro, creato da GS1 Italy nel 2018, a cui hanno
partecipato 19 aziende: 3M Italia, Artsana, Barilla, Carlsberg Italia, Colgate-Palmolive, Conad, Coop Italia,
Decathlon Italia, Eridania Italia, Fater, Ferrarelle, FGH PRS Management, Marchesi Antinori, Mondelez Italia,
Panzeri Diffusion, Parmalat, Sammontana, Sanpellegrino, Simpool. Circol-UP prende in esame tutte le fasi
del ciclo di vita di un prodotto (ossia approvvigionamento, design, produzione, distribuzione, consumo e
gestione rifiuti) ed è stato adattato alle specificità degli operatori di tre diversi settori: •Alimentari e
bevande. •Cura persona e cura casa. •Retail. La struttura del questionario riprende le sei le fasi della supply
chain: 1. Approvvigionamento. 2.Design. 3.Produzione. 4.Distribuzione. 5.Consumo. 6.Gestione dei rifiuti. Al
termine della compilazione, si ottiene una valutazione delle prestazioni e i margini di miglioramento,
attraverso: •Un indicatore complessivo di circolarità aziendale. •Un indicatore di circolarità per ogni fase
del ciclo di vita.

5. Misurazioni e reporting dell’Economia Circolare

Le implicazioni per il reporting finanziario

La trasformazione del sistema economico verso una maggiore sostenibilità e verso la circolarità dei modelli
adottati dalle imprese deve essere accompagnata da alcuni cambiamenti specifici della professione
contabile e del processo di reporting finanziario. Questi cambiamenti sono: ✓ L’utilizzo di modelli di calcolo
finanziario per determinare il valore residuale e i tassi di ammortamento appropriati per i materiali
secondari e i beni riutilizzati; ✓ Rintracciare e risolvere le incongruenze nel trattamento fiscale dei materiali
vergini rispetto a quelli secondari, per esempio la doppia tassazione IVA dei materiali secondari in alcune
giurisdizioni; ✓ Integrazione di metriche non-finanziarie utilizzando metodi di contabilità a costo
pieno/valore reale e costo reale/prezzo reale; ✓ Lavorare attivamente per fare in modo che l’assurance
contabile possa essere applicata allo stesso modo ai dati non-finanziari garantendone l’affidabilità dei
calcoli e dei risultati ottenuti; ✓ Contribuire ad aumentare la trasparenza dei bilanci includendo una
disclosure dei rischi lineari, specialmente alla luce degli stranded assets; ✓ Aumentare la creazione di
consapevolezza da parte dei CFO e dei manager aziendali per l’inclusione della sostenibilità nei processi
decisionali.
Gli standard per la rendicontazione non finanziaria

Il paradigma dell’Economia Circolare richiede alle aziende di ripensare il modo in cui creano e generano
valore: • Passaggio da una logica operativa impresa-centrica a una rete-centrica (ad esempio: sistema di
ritiro) • Nuova relazione con i clienti (uso piuttosto che proprietà).

Ad oggi, non esiste un approccio uniforme alla valutazione delle pratiche di Economia Circolare. La CE non è
ancora adeguatamente affrontata nell'attuale panorama di reporting non finanziario. Le aziende si trovano
a gestire alcune criticità: • Determinare il valore residuo appropriato e i tassi di ammortamento per i
materiali secondari e i beni riutilizzabili/riutilizzati • Rintracciare e risolvere le contraddizioni nel
trattamento fiscale dei materiali vergini rispetto a quelli secondari (ES: doppia tassazione IVA dei materiali
secondari).

Gli standard GRI  La larghissima maggioranza delle imprese che effettuano reporting non finanziario in
Italia utilizzano gli standard GRI, nei quali l’economia circolare è trattata principalmente dallo standard GRI
301: Materiali e 306: Rifiuti. Tali standard prevedono la rendicontazione di alcuni elementi ma non
forniscono definizioni dettagliate di tali caratteristiche e non comprendono criteri di intensità d’uso e
assessment del ciclo di vita.

Gli standard internazionali per il reporting non finanziario (come nel caso di GRI), riportano ora criteri
piuttosto generali e con ampi margini di interpretazione per quanto riguarda il reporting per l’economia
circolare. Tuttavia, come dimostrato dalla recente integrazione del GRI 306 sui rifiuti con il metodo
Circulytics della Ellen MacArthur Foundation, anche questi strumenti andranno definendosi in modo
sempre più preciso verso la circolarità.

È bene tuttavia considerare che alcuni aspetti della circolarità sono potenzialmente oggetto di altri standard
GRI all’interno del pillar ambiente (300), ma anche del pillar sociale (400). Alcuni esempi:

• GRI 304: Biodiversità, l’informativa 304-3 su habitat protetti o ripristinati: la rendicontazione dei risultati,
se determinati da impatti positivi di processi standard e non da semplici operazioni di risanamento di
habitat già contaminati, risulterebbe essere in linea con il principio di circolarità relativo alla rigenerazione
del capitale naturale.

• All’interno del pillar sociale (400), un esempio rilevante è quello dell’informativa 417-1 “requisiti in
materia di informazione ed etichettatura di prodotti e servizi” dello standard 417 “marketing ed
etichettatura”: la rendicontazione di informazioni relative • (i) all’approvvigionamento di componenti di
prodotti e • (ii) al corretto smaltimento e agli impatti ambientali degli stessi, è in linea con le misure
previste dal Circular Economy Action Plan come, ad esempio, la responsabilizzazione dei consumatori e la
fornitura di pezzi di ricambio volta a soddisfare il diritto alla riparabilità. Gli standard GRI sono da
interpretare come base di partenza per lo sviluppo di KPI per la circolarità, che al momento interessa solo
alcuni elementi di pratiche compiutamente circolari.

Casi studio

Enel  «“L'economia circolare può rappresentare la soluzione alle criticità ambientali del Pianeta. In Enel la
stiamo implementando in modo sistematico attraverso l’innovazione tecnologica e di business, la
collaborazione con il mondo esterno e una metrica rigorosa». La Funzione Innovability ® (Innovazione e
Sostenibilità), che riporta direttamente all’Amministratore Delegato, gestisce tutte le attività in materia di
innovazione e sostenibilità. Le diverse unità di Holding, responsabili delle attività di Enel SpA, con
particolare riferimento ai processi di sostenibilità, economia circolare e relazioni con le comunità, svolgono
un ruolo di indirizzo e coordinamento per le diverse unità di Sostenibilità e di Innovazione presenti nei
diversi Paesi e Linee di Business. Nel report di sostenibilità esplicita la strategia in materia di economia
circolare, le metriche, gli indicatori e i target strategici definiti per integrare la circolarità nel business di
Enel. Enel al fine di poter applicare al meglio i principi dell’economia circolare, ha sviluppato una propria
metodologia interna, con l’obiettivo di definire un indicatore che fornisca una misura della circolarità del
prodotto o dell’asset considerando cinque i pilastri della Circular Economy, declinati attraverso alcuni sotto
indicatori. Il modello definisce un unico indice di circolarità, calcolato a partire da due componenti:

1) Circolarità di flusso (Cf), che tiene conto di tutte le componenti di materiali e di energia nelle fasi di: -
input (se rinnovabili, da riciclo, da riuso, ecc) -output (a riciclo, a riuso, a discarica).

2) Circolarità di utilizzo (Cu), che tiene conto del fattore di utilizzo dei materiali, sia mediante l’estensione
della vita utile sia tenendo in considerazione l’applicazione dei principi di sharing e "product as a service".

Enel ha implementato, al suo interno, una metodologia per valutare, oltre ai ritorni economici dei progetti,
anche i benefici sociali dei propri investimenti. Si tratta del Circular EBITDA, una delle nuove metodologie di
quantificazione, basata su una metrica ibrida, in grado di calcolare la proporzione di EBITDA dell’impresa è
attribuito ad attività circolari. Il Circular EBITDA tiene in considerazione tre categorie di elementi: • Circular
Product & Service – Circular P&S: fornitura di servizi e prodotti che abilitano la circolarità dei clienti. Vi sono
settori considerati circolari per la tipologia di prodotti o beni che forniscono, quali ad esempio l’energia
rinnovabile e i sistemi di ricarica in PaaS (Platform as a Service) per la mobilità elettrica; • Circular Value
Chain – Circular VC: adozione di input e modalità di sviluppo circolari. Ogni settore, a prescindere dal tipo di
output, può inserire la circolarità lungo tutta la propria catena del valore in termini di design e materiali; •
Enabler: funzioni che non incidono direttamente sulla circolarità in termini di flussi materici ed energetici
ma che sono essenziali perché abilitano le altre aree (ad esempio: digital, gestione fornitori, ecc.). In linea
con il CirculAbility Model del Gruppo Enel, le leve su cui agire riguardano sia i flussi di materia ed energia
(circular flow, sia in input che in output) sia le modalità di gestione (estensione della vita, PaaS, sharing).

Eni  «È indispensabile un nuovo paradigma di sviluppo che ci faccia passare da una crescita lineare ad una
circolare, che possa ridurre gli sprechi, trasformare gli scarti e dare nuova vita utile a quanto già esiste.»
Claudio Descalzi Amministratore Delagato ENI.

Il modello Eni di economia circolare si fonda sui seguenti 6 pilastri: • Input sostenibili • Eco-design •
Circolarità della CO2 • Prodotto come servizio • Estensione della vita utile • Riduzione, Riuso, Riciclo e
Recupero. Le 3 leve che rappresentano gli strumenti di supporto alla loro applicazione: • Life Cycle
Perspective • Ricerca e innovazione tecnologica • Collaborazioni.

«La misura della circolarità rappresenta per Eni uno strumento essenziale per il controllo, la gestione, la
trasparenza e la credibilità degli obiettivi e degli impegni assunti verso i propri stakeholder nel percorso di
transizione verso un modello di economia circolare.» Al riguardo la funzione Eni HSEQ (Health, Safety,
Environment, & Quality) col supporto della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ha sviluppato un Modello di
misurazione della circolarità, validato da Certiquality, ente terzo di certificazione, basato su principi
riconosciuti a livello internazionale. Il modello è stato applicato a diversi contesti aziendali tra cui siti
operativi, processi e unità di business consentendo, attraverso il monitoraggio di specifici indicatori tra cui
quelli HSE, la rilevazione sia del livello di circolarità attuale sia dell’effetto delle opportunità di
miglioramento individuate.

Per garantire l’oggettività del modello di valutazione, si è partiti da un’analisi approfondita dei principi
generali cardine dell’economia circolare riportati nella letteratura di riferimento ampiamente consultata1
Tra tutti i principi identificati ne sono stati selezionati 8 che rispondessero alle due seguenti fondamentali
condizioni: 1. Non sovrapposizione tra gli stessi, per evitare possibili doppi conteggi; 2. Operatività e
adeguatezza. A marzo 2020 il modello Eni di valutazione è stato validato da parte dell’ente terzo di
valutazione Certiquality in quanto rispetta tutti i criteri di verifica presi a riferimento per la validazione:
completezza, rilevanza, accuratezza, coerenza e trasparenza.

Long list 200 indicatori  Sulla base di questo framework di principi di economia circolare si è proceduto a
mappare una long-list di circa 200 KPI relativi all’economia circolare (CE-KPI), riconducibili agli 8 principi
individuati ed espressi sulla base di diverse fonti di riferimento (Ellen MacArthur Foundation, Association
Française de Normalisation, World Business Council for Sustainable Development, British Standard
8001:2017; Global Reporting Initiative, Commissione europea, Ministero italiano dell'ambiente e della
tutela del territorio e del mare, Modello S.Anna-Bocconi, letteratura scientifica e grigia con oltre 70
documenti scientifici e tecnici, Checklist Eni a dottata per le analisi di circolarità di sito).

Short list 33 indicatori  Dalla long list di indicatori CE-KPI è stata stilata una short list di 33 CE-KPI
selezionati sia avendo in mente i siti operativi come specifica categoria organizzativa del vasto mondo Eni,
sia a seguito di un’attività di testinginfield in un sito operativo aziendale, che ha portato al processo di
affinamento del Modello stesso.

Associazione indicatori ai principi  A ognuno degli 8 principi


sono associabili quindi uno o più CE-KPI che forniscono una
misura di circolarità rappresentativa di quanto descritto dal
principio stesso.

Il calcolo del punteggio di circolarità avviene: - Calcolando i KPI per ognuno degli 8 principi e facendone la
media - Si ottiene un punteggio in percentuale per ogni singolo principio (max. 100%) - Facendo la media
per gli 8 principi si ottiene il valore percentuale complessivo - NB La media non è pesata, poiché si assume
che tutti i principi abbiano pari importanza.

H&M  I contenuti del report: • 100% Guidare il cambiamento: - Promuovere e scalare l'innovazione -
Guidare la trasparenza • 100% equo e solidale: - Fornire posti di lavoro equi per tutti - Promuovere
l'inclusione e la diversità • 100% Circolare e positivo per il clima: - Adottare un approccio circolare a come i
prodotti sono fatti e usati - Usare solo materiali riciclati o altri materiali sostenibili - Creare una catena del
valore positiva per il clima.

Il report è fortemente orientato al tema dell’economia circolare: - Nella lettera del CEO il tema della
circolarità e citato 4 volte - Nel report in generale il richiamo diretto alla circolarità avviene in oltre 120 casi
Il focus sull’economia circolare è sui seguenti temi: - Definizione dei risultati principali raggiunti - Approccio
all’implementazione di una strategia di circolarità - Design dei prodotti - Scelta dei materiali - Microfibre -
Consumi di acqua - Uso di prodotti chimici - Packaging - Costruzioni - Minimizzazione rifiuti -
Massimizzazione ciclo di vita - Analisi dei dati chiave - Correlazione con SDGs.  Per ognuno di questi temi
affrontano: -Progressi -Learnings -Focus futuri.
Kering  «Stiamo riprogettando la nostra attività per continuare a stimolare e ad accrescere la sostenibilità
nel futuro, contribuendo al tempo stesso alla trasformazione del settore del Lusso e dando il nostro
apporto per vincere le importanti sfide sociali e ambientali della nostra generazione». François-Henri
Pinault CEO di Kering.

• Dal 2018 Kering è partner di La Réserve des Arts, un’ONG che raccoglie materiale di scarto e ritagli dalle
aziende e le istituzioni culturali nella regione di Parigi, e dal 2020 di Marsiglia, per permettere ai
professionisti di riutilizzarli. • Kering sostiene Tissons la Solidarité dal 2019, una rete che offre formazioni di
upcycling alle cucitrici nell’ambito di programmi di reinserimento professionale. • Il Gruppo ha dato prova
delle sue ambizioni anche attraverso altre iniziative come la partnership strategica con ECONYL® per
produrre e distribuire nylon prodotto da scarti di plastica. Grazie a questo progetto, Kering riusa gli scarti
producendo nylon all’interno di una supply chain interamente tracciabile. • A luglio 2020, Gucci ha lanciato
Gucci Off The Grid, la prima collezione del circuito circolare del brand nata grazie alle innovazioni di design
circolare. La collezione promuove la rigenerazione di materiali e tessuti per sprecare meno e ridurre l’uso di
nuove risorse. Gucci Off The Grid fa uso di materiali riciclati, biologici e derivati da biomassa, come
ECONYL®. Per permettere un ciclo continuo di questo tipo di attività, gli scarti di ECONYL® vengono
recuperati dalle catene di produzione di Gucci Off The Grid e riciclati per creare nuovi materiali ECONYL®
nell’ambito del programma “GUCCI-ECONYL® Preconsumer Fabric Take Back”. Anche gli scarti delle pelli
della collezione vengono recuperati e introdotti in processi di upcycling nell’ambito del programma Gucci-
Up. • Il Gruppo collabora inoltre con la start-up Worn Again, che ha sviluppato una soluzione per separare i
polimeri di poliestere dalla cellulosa dei tessuti non riutilizzabili e trasformarli in nuovi tessuti. Il processo
può essere applicato anche alle bottiglie e alle confezioni di plastica. Kering è stato uno dei primi investitori
in questa soluzione, nata nel 2015, pertanto usufruisce dei prodotti in PET e cellulosa circolari di Worn
Again. • Nel 2020 Kering ha contribuito al lancio del progetto pilota The Circular Polybag, un’iniziativa multi-
brand gestita da Fashion for Good e sostenuta dal Gruppo dal 2017. Si tratta del primissimo tentativo del
mondo della moda e del lusso di trovare una soluzione circolare ai sacchetti di plastica che punti a facilitare
la produzione di sacchetti interamente riciclati. La soluzione avvicina sempre di più Kering all’obiettivo di
creare un sistema di riciclo a circuito chiuso. • Kering è alla continua ricerca delle soluzioni più efficaci per
ridurre e ottimizzare l’uso degli scarti di tessuto e di altre materie prime come il nylon, la pelle e il
cashmere. Ad esempio, gli scarti vengono riciclati per creare nuovi materiali, che possono essere utilizzati
per le collezioni e gli arredi dei negozi e degli uffici del Gruppo. • Kering partecipa attivamente a molteplici
programmi che riutilizzano, introducono nei processi di upcycle e riciclano in maniera efficace i materiali, i
prodotti e i packaging. Parallelamente, il Gruppo collabora con attori pubblici e privati per rafforzare le
relative attività. Kering si è unita all’iniziativa Full Circle Textiles Project - Scaling Innovations in Cellulosic
Recycling di Fashion for Good per sostenere e accelerare lo sviluppo delle infrastrutture industriali adibite al
riciclo. Il progetto pilota per il riciclo chimico riunisce gli attori dell’industria della moda e punta a convertire
gli scarti tessili di cotone e misto cotone per produrre nuove fibre di cellulosa sintetiche usando tecnologie
all’avanguardia. • Kering e le sue Maison hanno creato diverse partnership per raccogliere gli scarti e i
ritagli di tessuto dei processi di produzione e delle sfilate di moda allo scopo di riciclarli e riutilizzarli. Dal
2015 la divisione ready-to-wear di Novara lavora a stretto contatto con le scuole e le accademie di moda
locali. Nel 2019 sono stati condivisi 5.100 metri di tessuto tra nove diverse scuole europee.
Finanza ed economia circolare: il contesto e gli strumenti

Per avere un’idea concreta della stima del mercato potenziale per le attività di beni e servizi che sono
strettamente connessi all’economia circolare, in uno dei più famosi report sul tema, pubblicato da
Accenture nel 2015, tale cifra raggiunge i 4.5 trilioni di dollari, che secondo la scala di misura anglosassone
è uguale a 4.5 x 1012 dollari, o ancora in altre parole, 4.500 miliardi di dollari. In prospettiva europea
invece, si stima che le aziende europee abbiano bisogno di almeno 320 miliardi di euro entro il 2025 per
poter permettere all’economia europea di rispettare il Green Deal introducendo le innovazioni di
prodotto/processo/modelli di business che sono necessarie per passare da una condizione di business-as-
usual ad una in linea con gli obiettivi europei. Per fare questo occorre che in Europa si abbattano
determinate barriere di accesso al credito e si studino meccanismi di finanziamento alternativi a quelli
tradizionali per sostenere la transizione delle aziende realmente sostenibili.

Strumenti di credito: Un esempio è il plafond da 6 miliardi di euro di Intesa Sanpaolo ha destinato allo
sviluppo dell’economia circolare, con l’obiettivo di sostenere le migliori aziende del territorio nel perseguire
piani di crescita responsabile e promuovere la loro capacità progettuale. Si evidenziano, inoltre, il
finanziamento di 1 miliardo di euro da parte di ABN Amro e i programmi di prestito dedicati di ING e
Rabobank. Finanza di progetto: La Banca europea per gli investimenti (BEI) ha messo a disposizione quasi
2,5 miliardi di euro di credito per progetti circolari e 100 milioni di euro a favore del Fondo europeo per la
Bioeconomia Circolare. Inoltre, ha lanciato, insieme a cinque delle più grandi banche e istituzioni di
promozione nazionali europee, tra cui Cassa Depositi e Prestiti, un'iniziativa di prestito e investimento da 10
miliardi di euro dedicata all'economia circolare (Joint Initiative on Circular Economy – JICE), sostenendo così
lo sviluppo e l’attuazione di progetti per accelerare la transizione verso un’economia circolare all’interno
dell’Unione europea entro il 2023. Emissione di obbligazioni societarie per il finanziamento di attività di
economia circolare (Alphabet, Daiken Corporation, Henkel, Intesa Sanpaolo, PepsiCo, Philips, ecc.)
coinvolgendo primarie banche d'affari tra cui Barclays, BNP Paribas, ING, Morgan Stanley, ecc. Lancio di
fondi di public equity dedicati all’economia circolare (gestiti, ad esempio, da BlackRock, Credit Suisse,
Goldman Sachs). Sebbene nel 2017 non esistesse alcun fondo di questo tipo, a metà del 2020 erano 10 le
realtà che dedicavano i propri investimenti interamente o parzialmente all’economia circolare,
movimentando un patrimonio aumentato di sei volte solo nei primi otto mesi del 2020 (da 0,3 a oltre 2
miliardi di dollari).

Il concetto di finanza sostenibile comprende investimenti che integrano la dimensione della convenienza
economica con criteri ambientali, sociali e di governance (criteri ESG) arricchendo le scelte di investimento
con considerazioni riguardanti aspetti di sostenibilità. • La politica UE di finanza sostenibile mira a sostenere
la realizzazione degli obiettivi del Green Deal europeo incanalando gli investimenti privati nella transizione
verso un'economia a zero emissioni climalteranti, resiliente agli eventi climatici estremi, efficiente sotto il
profilo delle risorse. • Il processo di transizione, necessita investimenti superiori ai fondi del bilancio UE e ai
fondi pubblici disponibili: il fabbisogno supplementare si stima pari a 180 miliardi di euro l'anno. Per
superare il funding gap si riconosce il ruolo del sistema finanziario: è necessario creare un quadro
normativo adeguato, attinente anzitutto il cosiddetto ecosistema dell’informazione. • La finanza sostenibile
è concepita come importante meccanismo di trasmissione delle politiche ambientali europee
nell’economia.

Il principale strumento in tal senso è il Piano d’azione per finanziare la crescita sostenibile, (CE marzo 2018),
al fine di creare un sistema finanziario che supporti la crescita sostenibile e un'economia più efficiente sotto
il profilo delle risorse. Il Piano d’azione, che intende realizzare gli obiettivi fissati dall'Agenda 2030 delle
Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile (adottata nel 2015) e dall'Accordo di Parigi, intende perseguire tre
obiettivi:

Nell'ambito del piano d'azione dell'UE, la Commissione ha adottato un pacchetto di misure che include: •
Regolamento (UE) 2019/2088: relativo all'informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari
(ESG Disclosure Regulation). Obiettivi: rendere omogenei rischi di sostenibilità (lato investitori) e
promuovere fattori ESG, prevenire il greenwashing negli investimenti. Il Regolamento è entrato in vigore il
10 marzo 2021. • Regolamento (UE) 2019/2089: aumenta la trasparenza e la divulgazione delle
informazioni sulla sostenibilità, semplificando il confronto dei diversi prodotti finanziari. Gli atti delegati
sulle nuove regole che stabiliscono i requisiti tecnici minimi per la metodologia dei benchmark da applicare
ai portafogli finanziari riguardo agli obiettivi di decarbonizzazione e al progresso rispetto agli obiettivi
dell’accordo di Parigi sono entrati in vigore il 23 dicembre 2020 • Direttiva 2014/95/UE: sulla
comunicazione di informazioni di carattere non finanziario (Non-Financial Reporting Directive – NFRD).
Aziende di maggiori dimensioni, incluse le banche e le assicurazioni, devono includere nei bilanci annuali un
rapporto sugli aspetti non finanziari (ambientali, sociali, questioni legate al personale, corruzione, ecc.)
delle proprie attività. È stata proposta una revisione sulla NFRD con una nuova direttiva sulla
comunicazione della sostenibilità aziendale (Corporate Sustainability Reporting Directive – CSRD). •
Regolamento (UE) 2020/852: (ESG Taxonomy Regulation) sulla tassonomia. Al fine di incrementare la
trasparenza del mercato e la fiducia degli investitori, orientando un maggior volume di investimenti in
progetti sostenibili, il Regolamento fornisce un quadro per la creazione di un sistema di classificazione
unificato a livello dell'UE per le attività economiche sostenibili dal punto di vista ambientale. L'obiettivo è
creare un linguaggio comune e una metodologia per gli investitori per determinare le attività economiche
applicando considerazioni ambientali. Ciò consentirà agli investitori di identificare, classificare e
confrontare le credenziali di sostenibilità delle società e degli strumenti finanziari, incanalando così i flussi
di capitale verso la finanza sostenibile. Il regolamento è entrato in vigore il 12 luglio 2020. La tassonomia
europea per la finanza sostenibile è uno strumento di trasparenza per le imprese e gli investitori il cui scopo
è discriminare tra le imprese sostenibili e quelle non sostenibili. Essa comprende una lista di attività
economiche accompagnate da criteri tecnici, definiti da atti delegati adottati dalla Commissione, che ne
misurano l’impatto ambientale in base alla possibilità di contribuire a sei obiettivi ambientali identificati. Gli
obiettivi ambientali sono:

Le attività aziendali definite eco-compatibili dovranno pertanto contribuire in maniera significativa ad


almeno uno dei sei obiettivi, non producendo impatti negativi su nessun altro obiettivo (Do Not Significantly
Harm spesso usato con l’acronimo DNSH) ed essere svolte rispettando delle garanzie sociali minime (come,
ad esempio, le regolamentazioni delle Nazioni Unite sui diritti umani e universali, o le raccomandazioni
dell’OCSE).

La Tassanomia è quindi stata concepita per essere uno strumento chiaro per tutte le attività economiche
mappate fino ad oggi, e che possa definire limiti/soglie oppure ancora interazioni specifiche con gli altri
obiettivi ambientali. Per essere considerata ecosostenibile un’attività deve rispondere ai seguenti requisiti:
• Contribuire in modo sostanziale al raggiungimento di uno o più obiettivi ambientali; • Non arrecare un
danno significativo a nessuno degli altri obiettivi ambientali; • Rispettare le garanzie minime di
salvaguardia; • Rientrare tra le attività incluse nella tassonomia (low carbon; in transizione; abilitanti); •
Essere conforme ai criteri tecnici di vaglio.

Al fine di informare il suo lavoro sul piano d'azione, anche sulla tassonomia dell'UE, la Commissione
europea ha istituito un gruppo di esperti tecnici (TEG) sulla finanza sostenibile nel luglio 2018. Il TEG ha
sviluppato raccomandazioni per i criteri tecnici di screening per le attività economiche che possono dare un
contributo sostanziale alla mitigazione e all'adattamento ai cambiamenti climatici, evitando al contempo
danni significativi agli altri quattro obiettivi ambientali. • Il 9 marzo 2020, il TEG ha pubblicato la sua
relazione finale sulla tassonomia dell'UE. La relazione contiene: • raccomandazioni relative alla
progettazione generale della tassonomia dell'UE, • un'ampia guida all'attuazione su come le aziende e gli
istituti finanziari possono utilizzare e divulgare rispetto alla tassonomia dell'UE. • un allegato tecnico che
contiene Criteri tecnici di screening aggiornati per 70 attività di mitigazione del cambiamento climatico e 68
attività di adattamento al cambiamento climatico, compresi i criteri per non danneggiare in modo
significativo altri obiettivi ambientali • Una sezione metodologica aggiornata a sostegno delle
raccomandazioni sui criteri tecnici di screening • Degli strumenti in excel per aiutare gli utenti della
tassonomia ad implementarla nelle loro attività.

INTRODUZIONE AI MODELLI DI BUSINESS CIRCOLARI

Applicare questo nuovo paradigma significa per le imprese adottare i principi di circolarità e implementare,
con un processo di transizione su diversi livelli, quelle che sono le strategie (le 10R).

1.1.Principi e sfide

Cause che hanno condotto i policy maker a realizzare grandi strategie congiunte anche a livello EU come
quella del New Green Deal

Il modello di produzione e consumo orientato alla massimizzazione del profitto non considera due
elementi, fondamentali per il funzionamento dei nostri ecosistemi:

- L’ambiente, ovvero il capitale naturale;


- L’uomo, le persone, ovvero il capitale umano e il suo valore sociale, comunitario.

Con questa consapevolezza, nel 2019 è stata varata la strategia del Green Deal, dove sono stati messi sul
tavolo 1 trilione di € per finanziare la transizione vs la circolarità. Questo pacchetto strategico prevede al
proprio interno un piano d’azione specifico per l’economia circolare.

Gli obiettivi del Green Deal  Macro-obiettivo: Essere in grado di agire senza compromettere i bisogni delle
generazioni future.

1. Neutralità climatica entro il 2050;


2. Disaccoppiare la crescita economica esponenziale rispetto agli effetti nefasti legati allo
sfruttamento delle risorse;
3. Fermare il superamento dei limiti planetari e riportarli nella zona safe;
4. Creare delle norme, delle regole standard che consentano comparabilità e attività di benchmarking
per definire se un prodotto è sostenibile;
5. Garantire l’impiegabilità trasferendo le competenze di quelli che saranno i futuri ruoli professionali.

I driver che hanno portato alla messa in campo di queste iniziative

- Popolazione che sta aumentando esponenzialmente (10.2 miliardi nel 2060);


- Aumento del benessere per la classe media (“pericolosi in ottica di aumento dei consumi di risorse
naturale”);
- Tasso di estrazione di materie prime vergini che sta aumentando esponenzialmente.

Nel 2015 la Ellen Macarthur Foundation aveva già iniziato a formulare tre importanti principi sull’economia
circolare

1. Design out of waste & pollution  Eliminare il concetto di spreco e scarto partendo dalla fase di
design/di progettazione dei componenti dei prodotti e dei materiali considerando l’intero ciclo di
vita di queste componenti/materiali fino al loro fine vita;
2. Mantenere il più a lungo possibile in uso i prodotti/materiali favorendo le attività che preservano
il valore sotto forma di energia, lavoro, materiali per scopi diversi. Ciò significa progettare sin dalla
creazione per la durata e non per l’obsolescenza per il riutilizzo, la rigenerazione, riciclo per
mantenere materiali e componenti in circolo (looping);
3. Preservare e rigenerazione il capitale naturale (Diagramma della farfalla: ciclo biologico e ciclo
tecnico; sono due cicli nei quali tutto ciò che è biologico deve tornare nella biosfera, tutto ciò che è
tecnico deve trovare una modalità attraverso delle strategie di riutilizzo, rigenerazione, di up cycling
ecc...).
ESIGENZA DI INNESTARE QUESTI PRINCIPI E STRATEGIE IN AZIENDE CHE FINO AD OGGI HHANO
ADOTTATO UN MODELLO DI BUSINESS LINEARE. COME? ATTRAVERSO NUOVI MODELLI DI BUSINESS O LA
MODIFICA DI MODELLI DI BUSINESS PREESISTENTI.

I processi di transizione vs la circolarità possono durare anni. L’obiettivo rimane quello di immaginare nuove
forme di valore.

3 definizioni sull’economia circolare

Le strategie delle R

Esistono tre categorie, a seconda della lunghezza del ciclo delle risorse necessarie per chiudere il cerchio. La
lunghezza del ciclo è inversamente proporzionale alla capacità del ciclo stesso di catturare il valore rimasto
del prodotto/materiale e rimetterlo in circolo. Più è largo il cerchio, meno valore viene catturato (e
vicerversa).

I cicli molto corti avvengono in prossimità del consumatore con il supporto di qualche refurbisher.

I cicli di media lunghezza prevedono la rielaborazione del prodotto attraverso il ripristino, il


ricondizionamento, il rimpiego. In questo caso troveremo soggetti che fanno manutenzione, riparano e
ricondizionano.
Nei cicli più lunghi troviamo forme di riciclo e recupero dei materiali ed energie.

Rehome = Up cycling di scarti.

Le implicazioni per il business

Contesto e scenario di riferimento = I mega trend. Le fonti di vantaggio competitivo che influenzano la
riconfigurazione delle strategie nel settore manifatturiero.

1. Sostenibilità;
2. Rivoluzione dei settori;
3. Regionalizzazione della produzione;
4. Trasformazione in individualizzazione di massa;
5. Populismo crescente;
6. Digitalizzazione.

La competitività passa dalla generazione di profitto ad una competitività che si basa sulle sfide appena viste.

Questi mega trend ci portano alla conclusione che il business as usual non è più un’opzione attivabile  Il
valore in gioco vs la transizione di modelli circolari è pari a 4.5 trilioni di dollari entro il 2030.

4 categorie di spreco

Le 4 categorie di spreco (risorse sprecate, sottoutilizzo della capacità produttiva, cicli di vita sprecati,
componenti di valore sprecati) rappresentano il punto di partenza per iniziare a pensare di innestare
un’estrazione di valore dalle stesse. Allungamento della catena del valore, con l’aggiunta di due funzioni:
Riciclo a fine utilizzo e la logistica inversa.

Un modo diverso di vedere le 4 categorie di spreco è quello di rappresentare una catena lineare dove si
ripercorrono le funzioni aziendali. A ciò che abbiamo visto prima si aggiunge un ulteriore spreco che è
trasversale…

 Unexploited customer engagements  La parte di marketing/vendite deve essere in grado di


capire quali sono le esigenze effettive del consumatore, che diventa sempre più centrale nelle
strategie. Il consumatore dà sempre più importanza all’esperienza che un prodotto è in grado di
offrirgli.
3 elementi che abilitano il cambiamento vs la circolarità

Esempio  Rolls Royce: motori per navi e aerei. Cambio di paradigma. Dalla vendita del motore alla
soluzione (vendita di un servizio di navigazione – canone di utilizzo sulla base dell’utilizzo).

Vantaggio competitivo

La tecnologia fa la differenza, è fattore abilitante. Senza tecnologia diventerebbe difficile tracciare i flussi di
materiali/prodotti/dati/informazioni. Tecnologie = digitali, fisiche e biologiche.

1.2.Approcci/soluzioni operative/prassi aziendali adottabili

Che cos’è un modello di business circolare

Meccanismo logico applicato da un’azienda (o da un ecosistema più ampio di aziende) per creare,
distribuire, catturare valore implementando strategie che vengono chiamate slowing (rallentamento),
closing (chiusura), narrowing (ridefinizione dei flussi di risorse e di dati) e rigenerazione degli ecosistemi
(capitale naturale e capitale umano).

Quindi un modello di business è un insieme di decisioni strategiche che stabiliscono come un’azienda vuole
creare, trasferire e acquisire valore, in relazione alle attività interna e alle relazioni.

Il business model canvas  9 blocchi divisi in 3 macro blocchi/aree (la parte centrale è la proposta di valore
che si fa al cliente, a destra troviamo il valore che viene trasferito al cliente, a sinistra come vengono create
le attività che mettiamo in campo).
Le grandi 4 strategie

Cycling = Looping = chiusura dei cicli.

La transizione vs la circolarità può avvenire in modalità diverse; un’azienda può avvicinarsi alla circolarità
attraverso un’innovazione, ma con modalità diverse.

Le 4 forme di innovazione nel modello di business


1. Trasformazione interna che cambia il modo di
essere (CBM transformation). (interna e
radicale)
2. Avvicinarsi a processi di circolarità attraverso
la creazione di un’entità esterna che
normalmente è una start up. Il cambiamento
viene sperimentato attraverso l’utilizzo di una
start up. (esterna e radicale).
3. Diversificazione (interna e incrementale) 
L’attuale modello di business rimane business
as usual, con un’aggiunta complementare di
strategie di circolarità che sono parziali (ad
esempio utilizzo energia pulita ma continuo
ad utilizzare materie vergini).
4. Acquisizione ed integrazione di una realtà
esterna che queste strategie le ha già
applicate (esterna e incrementale)
Questi modelli di business circolari rientrano in un processo di cambiamento di innovazione, ma che in
termini di tempo, di investimento e di coinvolgimento di soggetti interni ed esterni e di impatto, può essere
incrementale o radicale. Se parziale l’impatto ambientale sarà maggiore. Un cambiamento radicale, che
implica un cambiamento strutturale anche dell’ecosistema, richiederà più tempo e risorse ma avrà minor
impatto ambientale.

I modelli di business

L’adozione dei cinque modelli di business circolari è stata disomogenea fra le diverse aree geografiche,
settori, tipologie di prodotto e imprese di dimensioni con strutture differenti.

Questi modelli sono complementari. Generano il massimo impatto quando operano in concerto. Tre
modelli sono più focalizzati sulla produzione (Input circolari, estensione dell’uso del prodotto e recupero
delle risorse) mentre gli altri due (piattaforma di condivisione e prodotto come servizio) si occupano del
consumo e del rapporto fra prodotto e consumatore. I modelli ricoprono l’intera catena del valore della
circolarità.

Input circolari

Prevede l’impiego di input rinnovabili, riciclati o altamente riciclabili nel processo di produzione, il che
consente l’eliminazione parziale o totale di spreco e inquinamento.

Rientrano in questa categoria le risorse rinnovabili (energia rinnovabili), i materiali rinnovabili bio-based
(bioplastiche), i materiali rinnovabili creati dall’uomo.

Estensione dell’uso del prodotto

L’utilizzo viene esteso volutamente attraverso accorgimenti progettuali, riparazioni, ricondizionamento di


componenti, upgrade e rivendita sui mercati dell’usato.
Prodotto come servizio

L’impresa mantiene la proprietà del prodotto e ne vende i benefici in base a un modello di servizio,
mantenendo la responsabilità della manutenzione del prodotto e del suo trattamento a fine utilizzo.

Piattaforme di condivisione

I tassi di utilizzo di prodotti e asset vengono ottimizzati dalla condivisione di proprietà, accesso e utilizzo,
abilitata in genere dalle tecnologie digitali. Mette i proprietari in condizione di massimizzare l’utilizzo degli
asset; fa nascere una community e consente ai clienti di accedere a determinati prodotti e servizi. Modello
che si è focalizzato su categorie ad alto valore, come veicoli e alloggi. Condivisione sia BtoB che BtoC.

Recupero delle risorse

Il valore dei materiali o dell’energia incorporati in beni agricoli e industriali viene estratto attraverso la
raccolta, l’aggregazione e la lavorazione alla fine dell’utilizzo del prodotto, tramite infrastrutture e pratiche
di riciclo, upcycling o downcycling.

Il nuovo modello di business canvas


III Unità Didattica

Nel processo di sviluppo di nuovi modelli di business circolari con l’adozione di alcune delle strategie
combinate di circolarità si innestano delle attività e dei processi che prima non venivano presi in
considerazione come blocchi, ad esempio, nel bmc (es. la logistica inversa: contempla la valutazione dello
stato di usabilità dei prodotti, la redistribuzione e il riuso e si affianca spesso ad un’attività di re-
manufacturing o recycling. Queste attività si aggiungono o si sostituiscono a quelle tipiche attività
imprenditoriali che si inseriscono normalmente in un modello di business lineare richiedendo però l’utilizzo
di nuove tecnologie o capabilities competences.

Framework ReSOLVE

Regenerate: rigenerazione ristorativa del capitale;

Share: es. piattaforme di sharing, condivisione di un bene o di un servizio o di dati e informazioni;

Optimize: ottimizzare i sistemi (produttivi o di acquisizione); similitudine con la strategia di ottimizzazione


delle risorse input in entrata (processo di efficentamento);

Loop: chiusura di alcuni cicli con cicli corti, di lunghezze intermedie o cicli lunghi;

Vitualise: vitualizzazione (l’avevamo chiamata dematerializzazione quando si vende un servizio);

Exvhange: le due frecce ci dicono che questo scambio di risorse può dare luogo a quel processo di
upcycling. (es. fatti: H&M e Acquafil).
Altro approccio di modello di business circolare, anche se cambiando l’etichetta non cambia l’essenza che ci
siamo detti inizialmente, è quello teorizzato da Bocken nel 2016 che si riferisce ai cicli delle risorse.

In questo approccio distinguiamo 4 tipi di strategie che fanno circolare i flussi.

1. Narrow  ridurre l’utilizzo delle materie prime (efficientare le risorse naturali). Sarebbe il circular
supply chain
2. Slow  ridurre i tempi, non dare un fine vita determinato. Prolungare la vita utile di un bene.
Essere in grado di rinnovare il bene attraverso servizi di manutenzione o riparazione rivolgendosi a
terzi.
3. Close  far circolare prodotti e materiali all’interno di cicli che possono essere più o meno corti,
fino ad arrivare alla fase di rigenerazione.
4. Regenerate  fase di rigenerazione che ha un impatto sull’ambiente e sulle materie prime vergini
positivo. Cioè contribuire ad arricchire il patrimonio iniziale da cui si traggono questi elementi

Spiegazione Model Canvas (non esame ma utilizzare nel caso studio)  Concludo con un Canvas un po'
diverso al business Model Canvas anche se prevede una suddivisone a bocchi. Questo che sto descrivendo è
un toolbox di Circulab che ha disegnato questo canvas che è il più utile e di grande supporto nel momento
in cui si analizza un caso di studio, per seguire passo passo gli elementi che è importante analizzare e
andare ad identificare nei processi di transizione alla circolarità.

Com’è fatto?  Nella parte centrale abbiamo un cuore che è la value proposition che è legata alla strategia
di circolarità. Questa value proposition va ad identificare immediatamente quelli che sono gli utilizzatori
(user) e il contesto (contest) a cui viene proposta questa value proporsition.

Gli user & contest  gli user saranno da un lato i consumatori, ma anche quei soggetti che a monte o valle
si affacciano nei collegamenti sul recupero di prodotti all’interno del proprio settore e/o modello di
business.

Quindi la value proprosition deve contenere alcune strategie basi, in cui si decide di investire il proprio
vantaggio competitivo in termini di circolarità, gli user & contest sono da un lato i clienti dall’altro quei
soggetti riferiti ai cicli che vengono chiusi fuori dal confine aziendale.

Sulla destra vi è una parte che viene chiamata Next Use che riguarda a quali sono i programmi i programmi
di progettazione e design. Prendere in considerazione e programmare cosa si farà di quei prodotti o
materiali una volta che avranno attraversato la fase di consumo.

La distribuzione riguarda la logistica in entrata, in usita, inversa. Bisogna tenere conta di questi 3 tipi di
logistica e i canali di come viene realizzata.

Nella parte a sinistra, parte legate Value Creation, la parte a destra si riferisce Value Delivery.

Dobbiamo prendere in considerwzione in quelle che sono le Key Resources la distinzione tra risorse
natuarali o biologici, quelle tecniche e quelle energetiche, per avere contezza di quanta parte siamo in
grado di utilizzare in modo rinnovabie e rigenerabile.

Poi abbiamo i Partner e i Key activity. I partner sono le comunità cittadine gli istituti finanziari e imprese del
terzo settore…

Cosa c’è di nuovo? La parte in giallo che riguarda la valorizzazione economica che va identificata sulla base
dei blocchi in verticale. Esempio i key activity e partner daranno luogo da un lato a delle revenue e dall’altro
a dei costi e così via. Quindi ogni singolo blocco verticale può generare dei ricavi e dei costi. La differenza
rispetto ad un modello di business Canvas, che là c’era un generico ricavi e generico costi.

Che cos’ha in più questo Canvas? La mission e la Vision aziendale che danno un assetto definito alle
strategie che devono essere indicate nella value proposition. E nella parte in alto abbiamo gli out-camp che
sono i risultati in termini ambientali sociale sia negativi che positivi.

Nel saggio finale che andrete a presentare in team vorrei che utilizzaste questo modello circular canvas per
cercare di andare a identificare le strategie che il caso applica, partendo dalla mission e vision. Sarebbe
interessante riuscire ad intervistare chi gestisce questa realtà provando a rispondere alle domande quali
sono le attività chiave, le risorse tecniche ecc

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