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ANALISI E GESTIONE DEI COSTI

L’attività di direzione e il sistema di misurazione dei costi


Dirigere un’impresa significa prendere decisioni di reperimento allocazione e impiego di risorse
per garantire efficacia (massima resa con minimo impiego: misura di economicità) ed efficienza
(capacità di ottenere un target) ai processi che connotano la sua combinazione produttiva
generale.

L’attività di direzione è composta da:


1. Pianificazione e programmazione degli obiettivi aziendali
2. Organizzazione delle risorse e delle responsabilità organizzative
3. Guida verso la realizzazione dei piani, programmi e obiettivi
4. Controllo del grado di conseguimento di piani, programmi e obiettivi.

Ciclo di pianificazione e controllo:


 Formulazione di piani a lungo e breve termine (pianificazione)
 Attuazione dei piani (direzione e motivazione)
 Misurazione della performance (controllo)
 Confronto fra la performance effettiva e quella pianificata (controllo)

Il sistema informativo a supporto dell’attività direzionale:


Input: dati elementari non immediatamente utilizzabili ai fini gestionali
Processi di elaborazione: insieme organizzato di strumenti, procedure e risorse informatiche
Output: dati selezionati o ordinati secondo le esigenze conoscitive dell’utilizzatore e i problemi da
risolvere.

Finalità di conoscenza:
Strumenti a supporto della conoscenza:
 I sistemi di misurazione analitica dei costi di tipo tradizionale
 I sistemi di misurazione analitica dei costi basati sulle attività.
Procedure informatiche in relazione alle specifiche esigenze conoscitive.

Finalità di responsabilizzazione:
Strumenti a supporto della responsabilizzazione:
 I sistemi di misurazione dei costi a valori preventivi
 L’assegnazione degli obiettivi economici nell’ambito del budget di responsabilità.
Procedure organizzative, in relazione a specifiche esigenze di responsabilizzazione.

La contabilità direzionale offre informazioni ai manager, i quali dirigono e controllano le operazioni


all’interno di un’organizzazione.
La contabilità generale offre informazioni agli azionisti, ai creditori e a terzi esterni
all’organizzazione.

Costo di produzione: il valore monetario delle risorse impiegate per la realizzazione dei processi di
produzione economica messi in atto dalle aziende
Costo di acquisto: la quantità che ha origine in uno scambio monetario posto in essere per
acquisire un fattore produttivo a date condizioni di negoziazione.

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Costi elementari o originari: derivano dalle variazioni nel patrimonio numerario
Costi di acquisizione dei fattori produttivi: aggregazione dei costi elementari in relazione ai fattori
produttivi
Costi di impiego dei fattori produttivi: valore delle risorse consumate (ricchezza assorbita)
utilizzando i fattori produttivi
Costi di produzione: valore risorse consumate per ottenere una determinata produzione (beni e
servizi)

Gli oggetti di calcolo del costo di produzione


L’oggetto del costo di produzione è l’entità a cui viene riferito il calcolo del costo: esso può essere
costituito da un’attività produttiva o da un risultato fisico tecnico parziale di un’attività produttiva.

Elementi di costo: componenti che concorrono a determinare il costo dell’oggetto di analisi


Configurazione di costo: scelta degli elementi di costo da attribuire all’oggetto; in base a diverse
classificazioni dei costi.

Contabilità generale: classificazione dei costi che privilegia la natura dei fattori produttivi che li
generano
Contabilità analitica: classificazione dei costi che privilegia la destinazione del fattore produttivo.

Costi di produzione: risorse consumate nei processi di fabbricazione, ovvero necessari per
realizzare il prodotto/servizio
Costi commerciali, amministrativi e generali: risorse consumate nei processi di vendita,
amministrativi o relativi all’organizzazione generale dell’impresa
Costi diretti: fattori produttivi direttamente e oggettivamente attribuiti ad uno specifico oggetto;
possibile, opportuno e conveniente effettuarne l’assegnazione direttamente ai rispettivi oggetti di
costo (procedimento diretto)
Costi indiretti: fattori produttivi che devono essere attribuiti ai singoli oggetti attraverso una base
di ripartizione; non possibile, non opportuno e non conveniente effettuarne direttamente
l’assegnazione ai rispettivi oggetti di costo (procedimento indiretto)
Costi variabili: valori espressivi di un fattore produttivo il cui consumo complessivo varia in misura
proporzionale al variare del volume di produzione
Costi fissi: valori espressivi di un fattore produttivo il cui consumo complessivo non varia al variare
del volume di produzione

Costo diretto/pieno
Costo per materie prime (c’è una lavorazione), componenti (non c’è una lavorazione)
= Costo primo
+ Costi per manodopera e costi per servizi industriali diretti (costi diretti di trasformazione)
= Costo diretto di produzione
+ Ammortamenti produttivi, manodopera indiretta, utenze produttive (quota costi indiretti di
produzione)
= Costo pieno di produzione
+ Costi indiretti commerciali, costi indiretti amministrativi e generali (quota costi indiretti non di
produzione)
= Costo pieno aziendale

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Costo variabile/pieno
Costi per materie prime, componenti
= Costo primo
+ Costi per manodopera diretta, costi per servizi industriali diretti (costi diretti di trasformazione)
= Costo diretto di produzione
+ Energia elettrica per produzione, materiali di consumo indiretti (costi indiretti variabili di
produzione)
= Costo variabile di produzione
+ Provvigioni ad agenti, spese di spedizione (costi variabili commerciali e amministrativi)
= Costo variabile aziendale
+ Costi fissi industriali e commerciali, costi fissi amministrativi e generali (quota costi fissi di
produzione e non)
= Costo pieno aziendale

I diversi metodi di calcolo del costo di produzione


La natura del valore prescelta per valutare il costo:
1. Passati
2. Attuali
3. Futuri (costi standard o normalizzati)
I metodi di valorizzazione dei fattori produttivi:
1. Procedimento diretto
2. Procedimento indiretto

Gli scopi di calcolo del costo di produzione


Tre differenti scopi:
 Valutazione delle rimanenze
 Supporto decisionale
 Controllo dell’efficienza operativa
Ogni differente scopo conoscitivo, in stretta aderenza all’esigenza di elaborazione che discendono
dallo scopo stesso, impone di:
 Adottare una particolare configurazione di costo (parziale o completa)
 Alimentare il sistema di rilevazioni del costo con valori di natura differente (consuntivi vs
preventivi)
 Scegliere tra diverse modalità di rilevazione dei valori (contabile od extra contabile)

Altre classificazioni dei costi


Costi di prodotto: costi allocati ai prodotti, con vari procedimenti a seconda della configurazione di
costo prescelta; concorrono a formare il costo del venduto o la valorizzazione dei magazzini
Costi di periodo: costi non allocati ai prodotti, che vengono spesati in maniera indistinta nel conto
economico del periodo; non transitano nel costo del venduto, né nella valorizzazione dei
magazzini.

Costi specifici: costi riferiti a fattori produttivi i cui processi di impiego/utilizzo possono attribuirsi
in via esclusiva all’oggetto di calcolo preso in considerazione
Costi comuni: costi riferiti a fattori produttivi i cui processi di impiego/utilizzo, in ragione delle
scelte di assetto e di organizzazione del sistema aziendale, non possono attribuirsi in via esclusiva
all’oggetto di calcolo preso in considerazione.

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Costi comuni: fattori produttivi utilizzati in modo discrezionale per ottenimento contemporaneo o
alternativo di più prodotti
Costi congiunti (non dosabili): processi produttivi tecnicamente congiunti. Non possono utilizzare
la capacità produttiva in maniera discrezionale.

Costi eliminabili: sono specifici di un determinato prodotto; se non produco più il prodotto elimino
anche il consumo del relativo fattore produttivo
Costi ineliminabili: costi non specifici di un determinato prodotto; se non produco più il prodotto
continuerò a sostenerli (costi COMUNI ad altri prodotti/oggetti).

Costi e ricavi differenziali: costi e ricavi che differiscono fra le alternative dipendono se si cessa o si
crea una nuova produzione.

Costi sommersi: non sono costi differenziali e dovrebbero essere ignorati nel processo decisionale;
non possono essere modificati da alcuna decisione.

Costi figurativi: non sono costi realmente sostenuti, ma sono rilevanti in alcune alternative.

Costi opportunità: il beneficio potenziale a cui si rinuncia quando si sceglie un’alternativa rispetto a
un’altra (non sono effettivamente dei costi)

Le strutture portanti del sistema di misurazione dei costi:


 L’articolazione in relazione agli oggetti di calcolo e alla configurazione di costo:
articolazione orizzontale e articolazione verticale
 L’orientamento in relazione agli scopi di calcolo: valutazione del magazzino semilavorati o
prodotti finiti; controllo dei costi; decisioni tra diverse alternative d’azione
 Le modalità di funzionamento in relazione alla natura dei valori e alle implicazioni
comportamentali: valori consuntivi vs valori preventivi e implicazioni comportamentali
connesse all’uso di tali informazioni
 L’assetto tecnico-contabile in relazione al sistema di rilevazione: sistema contabile unico
integrato o duplice integrato oppure sistema extra-contabile, in forma statistico-tabellare
denominato duplice misto.

Il calcolo del costo unitario di prodotto


Costi diretti: i costi diretti sono attribuiti all’unità di prodotto mediante la valorizzazione.
Prezzo di acquisto fattore produttivo*quantità fattore produttivo consumata dall’unità di prodotto
=costo diretto attribuito all’unità di prodotto
Materie prime, componenti, manodopera diretta sono esempi di fattori produttivi.

Costi indiretti: è necessario individuare una base di ripartizione in grado di esprimere il nesso di
casualità che lega il costo indiretto ai singoli prodotti.
Costo indiretto (base di ripartizione) = coefficiente di attribuzione
Coefficiente di attribuzione*quota della base di ripartizione consumata dall’unità di prodotto
=quota di costo indiretto attribuito all’unità di prodotto

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Per calcolare il costo unitario di produzione, bisogna definire la configurazione del costo di
prodotto:
 Direct cost: il costo di prodotto è costituito da soli costi diretti la cui imputazione non
necessita di alcuna base di ripartizione
 Full cost (o costo pieno): il costo è composto dai costi diretti e da quote di costi indiretti
attribuiti utilizzando delle basi di ripartizione
 Variable cost: in questo caso ho una configurazione di costo parziale che include i costi
variabili (diretti e indiretti); per arrivare al full cost dovrò aggiungere pertanto i costi fissi.

Le configurazioni di costo: direct cost


Ricavo unitario – Costo primo = Valore aggiunto lordo
Ricavo unitario – Costi diretti di produzione = Margine di contribuzione industriale
Ricavo unitario – Costi diretti aziendali = Margine di contribuzione

Le configurazioni di costo: full cost


Ricavo unitario – Costo primo = Valore aggiunto lordo
Ricavo unitario – Costi diretti di produzione = Margine di contribuzione industriale
Ricavo unitario – Costo pieno industriale = Margine lordo
Ricavo unitario – Costo pieno aziendale = Reddito operativo

L’imputazione dei costi indiretti all’unità di prodotto: il metodo orientato alle risorse
L’impostazione tradizionale di attribuzione dei costi indiretti al prodotto si basa sulla ricerca di un
legame di consumo tra i fattori produttivi e l’unità di prodotto. Tale legame può essere espresso in
due diversi modi:
1. Tutti i costi indiretti sono attribuiti all’unità di prodotto utilizzando un’unica base di
ripartizione.
2. Utilizzo di diverse basi di ripartizione: i costi indiretti sono raggruppati in classi omogenee
di costi e per ciascuna classe si definisce un criterio di ripartizione appropriato. È possibile
individuare due orientamenti: un orientamento ai fattori produttivi e un orientamento
funzionale.
Il metodo orientato alle risorse può risultare adeguato in situazioni aziendali caratterizzate da un
grado di complessità molto basso nelle quali prevalgono i costi diretti rispetto ai costi indiretti, e
questi ultimi sono prevalentemente di natura industriale e facilmente riferibili all’unità di
prodotto. In altre parole, il metodo è adatto in un contesto nel quale i processi produttivi delle
imprese sono caratterizzati dal ruolo fondamentale svolto dalla manodopera diretta, rispetto agli
altri fattori produttivi.
Il contesto descritto è coerente con le finalità di valutare le rimanenze di prodotti finiti e di
determinare il prezzo di vendita.

Metodo orientato alle risorse vs centri di costo


Per gestire la complessità, almeno a livello dei processi produttivi è necessario portare
l’informazione di costo nel luogo fisico in cui le risorse sono consumate dai prodotti.
L’articolazione dei processi di produzione impedisce l’individuazione di relazioni dirette tra
impiego dei fattori e risultati (metodo orientato alle risorse), ne consegue la necessità di impostare
la misurazione per livelli intermedi, rappresentati dai centri di costo.
Con il sistema basato sui centri di costo il processo di ripartizione dei costi indiretti ai prodotti si
articola in due fasi: i costi sono localizzati nelle unità operative in cui gli stessi sono generati,
successivamente sono imputati all’unità di prodotto.

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I centri di costo sono la minima unità contabile di raggruppamento dei costi; destinazione
intermedia nel processo logico di calcolo del prodotto. Spesso corrispondono ad unità tecnico-
organizzative.
L’individuazione dei centri di costo avviene sulla base di:
 Certo ammontare di risorse assegnate
 Omogeneità della tecnologia impiegata
 Omogeneità di risultati.
Se il centro di costo corrisponde a unità organizzativa con a capo un responsabile, allora coincide
con un centro di responsabilità.

Le fasi del sistema di misurazione dei costi basato sui centri di costo
1. Individuazione dei Cdc e localizzazione dei costi nei Cdc
2. Gerarchizzazione dei Cdc
3. Allocazione dei costi dai Cdc intermedi ai Cdc finali
4. Imputazione dei costi dai Cdc finali all’unità di prodotto.

Fase 1
Individuazione: costruzione del piano dei centri di costo
Localizzazione: misurazione delle risorse consumate dai singoli centri
Attribuzione di costi che riguardano la gestione economica caratteristica, concorrono a
determinare il risultato operativo, si riferiscono a fattori produttivi i cui processi di impiego
risultano connessi alle operazioni svolte da uno o più centri di costo.
I costi localizzati nei centri di costo possono essere costi specifici di centri di costo, oppure costi
comuni se si riferiscono a risorse consumate da più centri di costo (necessità di basi di riparto).

Fase 2
Evidenza delle relazioni intercorrenti tra centri di costo, previa classificazione degli stessi
Centri di costo finali: relazione diretta con gli oggetti di costo
Centri di costo intermedi: non in relazione diretta con prodotti

Fase 3
Metodo di allocazione dei costi dei centri intermedi:
 Metodo diretto
 Metodo per passaggi
 Metodo reciproco
Base di ripartizione dei costi dei centri intermedi:
 Indicatori di impiego
 Indicatori di attività
 Indicatori di capacità
costi totali centro intermedio
Coefficiente di allocazione=
quantità totale base di riparto

Fase 4
Basi di ripartizione: in grado di rappresentare la diversa intensità con cui ciascun prodotto assorbe
la capacità produttiva di ciascun centro di costo finale.

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I limiti del sistema basato sui centri di costo
 Focalizzazione sulla produttività
 Scarsa attenzione strutture di servizio
 Logica di controllo budgetario
 Utilizzo di criteri basati su volumi
 Concetto limitato di variabilità dei costi
 Coincidenza Cdc con unità organizzative funzionali (no processi)
 Mancata correlazione con il valore per il cliente
 Visione contabile e non strategica dei costi
 Scarsa correlazione con cause effettive di variabilità dei costi
 Non permette di gestire la complessità e la flessibilità

La catena del valore di Porter


Le attività generatrici di valore che possono distinguersi sul piano tecnologico o economico sono
quelle necessarie per creare un prodotto valido per i clienti.
Si distinguono in attività primarie e attività ausiliarie.
Attività primarie: sono quelle che concorrono direttamente alla creazione di valore per la clientela.
Attività ausiliarie: sono quelle che svolgono una funzione di supporto nei confronti delle attività
primarie.

Sistema ABC
L’assunto su cui si basa è che i prodotti, i servizi, i clienti, consumano le attività del processo
produttivo, e queste ultime utilizzando i vari fattori produttivi generano costi.
Caratteristiche: visione per processi, focalizzazione sulle attività, cause di variabilità dei costi
indiretti (non i volumi, ma le transazioni), migliore allocazione dei costi delle strutture indirette.
Fasi per l’attuazione dell’ABC:
1. Individuare e definire le attività
2. Assegnare i costi delle risorse alle attività
3. Assegnare i costi delle attività agli oggetti di costo

Differenze tra Cdc e ABC:


Il riferimento alla struttura organizzativa (manca nell’abc);
La dimensione dell’aggregato intermedio (maggiore nei Cdc)

L’individuazione delle attività


Attività= insieme di azioni o compiti elementari
 Realizzati da un individuo o da un gruppo
 Che partono da un certo numero di input
 Che permettono di ottenere un output
 Destinati ad un cliente interno o esterno
 Che rispondono ad un know-how specifico
 Omogenei in rapporto ai loro comportamenti di costo e performance
Quando separare due attività distinte:
1. Percentuale significativa dei costi aziendali
2. Cost driver diversi
3. Ciascuna delle due attività è fonte distinta di differenziazione per l’azienda

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L’individuazione dei processi
Processo= insieme di attività correlate, che generano un output globale unico, rivolto ad un cliente
interno o esterno, e generalmente sono trasversali all’organizzazione gerarchica dell’impresa.
La rappresentazione di un’azienda in processi fornisce una descrizione delle attività svolte:
 Diversa da quella organizzativa che generalmente viene espressa in termini di ruoli e
responsabilità funzionali e divisionali
 Che non subisce modificazioni per effetto dei cambiamenti della struttura organizzativa
formale
 Che incorpora le finalità strategiche perseguite; i processi gestionali traducono gli obiettivi
e le criticità strategiche in sistemi di attività, metodologie e procedure ad essi coerenti.

L’attribuzione dei costi alle attività


Le risorse comuni a più attività sono attribuite utilizzando i resource drivers: sono misure del
consumo delle risorse da parte delle attività e servono per attribuire i costi delle risorse alle
attività.

L’imputazione dei costi delle attività ai prodotti


Activity driver= basi di ripartizione che consentono di esprimere il legame di consumo delle attività
da parte dell’oggetto di calcolo considerato.

Tipologie di activity driver:


 Legati al volume: livello di produzione, costo del lavoro diretto, costo del materiale diretto..
 Legati all’efficienza: tempi di attrezzaggio, tempi di collaudo
 Legati alla complessità: numero di parti componenti di un prodotto, numero di
movimentazioni in entrata e in uscita, numero di interventi nelle diverse fasi produttive.

Gli oggetti di imputazione dei costi


Gli oggetti di costo tipici per un’azienda sono i prodotti, i servizi che offre, i clienti, altri oggetti
significativi:
 Componenti
 Mercati di sbocco
 Canali commerciali
 Tecnologie
 Competenze

Le determinati di costo influenzano il comportamento dei costi all’interno di un’attività, e


dovrebbero esprimere i fattori della complessità organizzativo gestionale che condizionano lo
svolgersi di una specifica attività.

Vantaggi ABC:
Diverso concetto di costo variabile
Valorizzazione dei costi di prodotto più accurata
Utilizzo dei costi in chiave strategica
Controllo dei processi organizzativi

ABM: per activity based management si intende l’uso dei dati forniti dall’ABC per migliorare le
prestazioni di un’impresa e per orientare e guidare la gestione verso la ricerca della competitività e
dell’eccellenza aziendale.

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Ha come obiettivi: aumentare il valore per i clienti e migliorare i profitti aziendali.
Fasi ABM:
1. Identificare le attività che aggiungono valore e quelle che non ne aggiungono
2. Reingegnerizzare l’azienda
3. Fare benchmarking sulle attività che aggiungono valore
4. Sviluppare un sistema di misure per il miglioramento continuo.

La misurazione dei costi di prodotto in differenti contesti produttivi:


produzioni su commessa e processi a flusso continuo
La produzione su commessa si distingue in:
 Produzione per singola unità: l’oggetto della produzione è costituito da unità identificabili e
fisicamente/logicamente distinguibili dalle altre (ponti, strade, immobili, ecc.)
 Produzione per lotti: l’oggetto della produzione è costituito da un insieme di prodotti
fisicamente individuabili a livello unitario, realizzati in modo discontinuo da quelli di altri
lotti, ma non da quelli dello stesso lotto (capi di abbigliamento, libri, prodotti tipografici …)

La produzione per processo invece si divide in:


 Produzione in serie: la produzione, realizzata con continuità, ha per oggetto prodotti
fisicamente individuabili a livello unitario, ma non distinguibili dagli altri della stessa
tipologia (elettrodomestici, computer, componenti elettriche …)
 Produzione per processo a flusso continuo: si tratta di prodotti fisicamente non
individuabili a livello unitario, almeno fino ad una fase avanzata del processo di produzione
(bevande, prodotti chimici, petroliferi, siderurgici, tessili)

Le aziende che operano su commessa hanno un basso grado di continuità del flusso di produzione
ed un’elevata possibilità di distinzione dei prodotti singoli.
Il costo unitario è il costo specifico/costo medio di commessa.

Le aziende che realizzano produzioni per processo hanno un alto grado di continuità del flusso di
produzione e una bassa possibilità di distinzione dei prodotti singoli.
Il costo unitario è il costo medio.

La determinazione dei costi nelle imprese che operano su commessa


Tutti i costi sono accumulati in uno specifico documento denominato Scheda di Commessa
Costi diretti di commessa: sono costi specifici direttamente attribuiti alla commessa.
Le problematiche generali dei costi diretti sono l’individuazione dei fattori suscettibili di essere
misurati analiticamente; i criteri di misurazione dei volumi di fattori o servizi impiegati; criteri di
valutazione consumi.
I documenti elementari relativi ai costi diretti di commessa sono:
 Il modulo prelievo materiali: vi vengono annotati il tipo, la quantità e il prezzo di acquisto
dei materiali prelevati e la commessa di riferimento.
 Il cartellino dei tempi: vi viene rilevata la ripartizione generale dei tempi di lavoro di ciascun
dipendente e sono indicate le commesse di riferimento.

Costi indiretti di commessa: sono costi comuni a più commesse riferibili alla singola commessa
attraverso il Coefficiente di Allocazione (CDA)
Costi indiretti
CDA=
Unità totali base di allocazione

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Costi indiretti di commessa= CDA X Unità base di allocazione
Problematiche di allocazione dei costi indiretti:
 Scelta della configurazione del costo pieno (di fabbricazione o completo)
 Modalità di aggregazione dei costi indiretti (base unica, base multipla, centri di costo,
attività)
 Scelta delle basi di allocazione
 Metodologia di calcolo del CDA (effettivo o predeterminato)

Il coefficiente di allocazione predeterminato (CAP) viene usato per applicare i costi generali alle
commesse; viene determinato prima dell’inizio del periodo.
Costi generali di produzione totali stimati per il prossimo periodo
CAP=
Unit à totali stimate nella base di allocazione per il prossimo periodo
Costi generali applicati= CAP X Attività effettiva
Attività effettiva: Quantità effettiva di base di allocazione, come unità prodotte, le ore di
manodopera diretta o le ore macchina, sostenuta nel periodo.

La determinazione dei costi nelle imprese che realizzano produzioni per processo
I costi di produzione sostenuti nel periodo sono accumulati nei reparti
Per ogni reparto è calcolato un costo unitario medio di produzione
Quando un prodotto è completato in un reparto i costi vengono trasferiti al reparto successivo
sulla base del costo unitario medio di reparto.
Il costo medio di prodotto corrisponde al costo medio unitario dell’ultimo reparto.
Costitotali di reparto
Costo unitario medio di reparto=
Unità prodotte
La presenza di differenti stati di avanzamento dei prodotti e di disomogeneità nell’immissione dei
fattori rende necessario il riferimento alle Unità Equivalenti di Produzione (UEP)
UEP: unità interamente trasformate che potrebbero essere ottenute a fronte della quantità di
fattore produttivo immesso.
UEP= numero unità X % avanzamento processo
Le unità equivalenti sono parzialmente complete e fanno parte del magazzino Semilavorati. I
prodotti parzialmente completati sono espressi in termini di unità completate.
Due prodotti completi per metà sono equivalenti a un prodotto completo.
Le UEP complessive di ciascun fattore corrispondono alla somma delle UEP relative a ciascuna
categoria di prodotto.
Costi( fattore)
Costo unitario medio (fattore)=
UEP complessive(fattore)

Il metodo MEP (media ponderata)


Si utilizza nei contesti produttivi nei quali risulta impossibile l’individuazione del lotto di acquisto
dei fattori produttivi incorporati nell’output di reparto e del periodo in cui la produzione è stata
realizzata.
Si utilizza quando non si registrano variazioni rilevanti nei costi dei differenti periodi.
È prevista la determinazione di un costo medio ponderato per ciascun fattore produttivo utilizzato
nel reparto, prescindendo dalla distinzione analitica dei costi di produzione dei differenti periodi.
Per il calcolo del costo medio ponderato al numeratore vengono posti tutti i costi sostenuti (a
prescindere dal periodo di produzione) e al denominatore le UEP complessive (a prescindere dal
periodo di produzione)
Il costo medio ponderato non è un costo medio di periodo.

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Le fasi del metodo MEP:
1. Calcolo % di utilizzo per ciascun fattore, per rimanenze finali e scarti
2. Calcolo UEP per ciascun fattore come somma di UEP di ciascuna categoria di prodotto
3. Calcolo costo unitario medio per ciascun fattore e totale di reparto.
4. Calcolo costo prodotti, rimanenze finali e scarti (UEP X costo unitario medio per fattore)

Il metodo FIFO
Si utilizza nei contesti produttivi nei quali i prodotti, pur essendo identici, possono essere distinti in
base al periodo in cui la produzione è stata realizzata
Si utilizza quando si registrano variazioni rilevanti nei costi dei differenti periodi
Si ipotizza che i primi fattori produttivi pervenuti siano i primi ad essere impiegati nel processo
produttivo e che le prime unità lavorate siano le prime ad essere completate.
Le unità completate sono valorizzate ai costi di produzione più remoti.
Le unità vengono distinte tra unità avviate nel periodo (valorizzate al costo medio ponderato di
periodo) ed unità avviate nei periodi precedenti (valorizzate in parte al costo medio ponderato di
periodo e in parte ai costi dei periodi precedenti)

Fasi del metodo FIFO


1. Calcolo % di utilizzo per ciascun fattore, per rimanenze iniziali, rimanenze finali e scarti
2. Calcolo UEP per ciascun fattore come somma UEP di ciascuna categoria di prodotto
(prodotti – RI + RF + scarti)
3. Calcolo costo unitario medio per ciascun fattore e totale di reparto (solo costi di periodo)
4. Calcolo costo rimanenze finali, scarti e prodotti completati:
per rimanenze e scarti: sommatoria UEP fattore X costo unitario medio per fattore
per prodotti completati: per le RI sommatoria (q.tà RI X % completamento del periodo X
costo unitario medio); per prodotti iniziati e completati nel periodo n. prodotti
(completati – RI) X costo unitario medio di reparto

I processi congiunti
La produzione di più prodotti avviene attraverso il medesimo processo produttivo
Le differenti tipologie di prodotto non sono identificabili fino ad un determinato punto del
processo, detto punto di split-off.
Le differenti tipologie di prodotti posseggono un proprio mercato.

Prodotti congiunti in senso stretto: sono prodotti che presentano valori di vendita relativamente
comparabili
Prodotti principali e sotto-prodotti: sono prodotti che presentano valori di vendita non comparabili
(si individuano prodotti principali e sotto-prodotti)

Metodologie di allocazione dei costi dei prodotti congiunti in senso stretto


 Il metodo basato sulle quantità vendute: i costi comuni vengono ripartiti in base ai volumi
di produzione
 Il metodo del valore di vendita: i costi comuni vengono ripartiti in base ai ricavi di vendita
 Il metodo del valore netto di vendita al punto di split-off: i costi comuni vengono ripartiti in
base ai ricavi di vendita al netto dei costi delle lavorazioni successive.

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Metodologie di allocazione dei costi dei prodotti principali/sotto-prodotti
 Al prodotto principale sono attribuiti tutti i costi congiunti
 Al prodotto principale sono attribuiti i costi congiunti al netto del valore di vendita dei
sotto-prodotti
 Al prodotto principale sono attribuiti i costi congiunti al netto del valore di vendita dei
sotto-prodotti meno i costi dopo il punto di split-off.

Il sistema di misurazione dei costi a valori preventivi


Costo standard
I costi standard sono parametri-obiettivo che riflettono condizioni operative, normali o ideali, di
acquisizione e di impiego dei fattori produttivi.
La definizione di costo standard abbraccia due significati:
 Costo standard come termine di confronto per formulare giudizi sulla grandezza dei costi
effettivi
 Costo standard come meta da raggiungere
I costi standard possono essere:
 Pratici, se fanno riferimento a condizioni operative normali, cioè che prescindono da
fenomeni di carattere eccezionale;
 Teorici, se fanno riferimento a condizioni operative ideali che ipotizzano l’assenza di
qualsiasi circostanza sfavorevole

Le funzioni dello standard costing:


 Funzione di programmazione: la misurazione degli standard consente di determinare
analiticamente le risorse da acquisire ed impiegare
 Funzione di controllo: gli standard sono un parametro di riferimento che rappresenta
aspettative di performance con cui confrontare le performance attive
 Funzione motivazionale: attraverso la definizione di parametri-obiettivo si orienta il
comportamento degli operatori aziendali, favorendo il raggiungimento di livelli di efficienza
più elevati
 Funzioni contabili: la misurazione degli standard permette la valutazione delle rimanenze e
la semplificazione del sistema delle registrazioni di contabilità industriale

Le tecniche di determinazione dei costi standard: Cs= Ps*Qs


Il prezzo standard (Ps) indica il prezzo di acquisto unitario del fattore produttivo
La quantità standard (Qs) identifica la quantità di fattore produttivo necessaria ad ottenere una
unità di prodotto finito.
Il costo standard (Cs) rappresenta il valore del fattore produttivo incorporato in una unità di
prodotto finito.

Fattori produttivi diretti: materie prime, manodopera diretta


Prezzo standard:
 Materie prime: prezzo unitario di acquisto al netto di sconti e abbuoni, maggiorato degli
oneri accessori. Si determina tenendo conto dei trend storici e delle caratteristiche dei
mercati di approvvigionamento
 Manodopera diretta: tariffa oraria che comprende la retribuzione di base, quella differita,
gli oneri sociali ed eventuali fringe benefits (auto a disposizione, borse di studio etc..). Si

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determina sulla base dei contratti collettivi di lavoro e delle specifiche condizioni
retributive dell’impresa.
Quantità standard:
 Materie prime: viene determinata con criteri che si basano su leggi fisiche, chimiche e delle
scienze applicate
 Manodopera diretta: viene definita analizzando tempi e metodi di lavoro e cicli di
lavorazione.
Specifica di output= quantità di fattore presente in una unità di prodotto
Specifica di output= quantità standard * (1-%materiale /lavoro improduttivo)

Fattori produttivi indiretti: manodopera indiretta, materiali sussidiari, energia, combustibili,


ammortamenti.
Approccio analitico: prevede la disamina di dettaglio dei processi produttivi aziendali, al fine di
stabilire le quantità di risorse necessarie per realizzare la produzione. Per ciascuna tipologia di
costo è necessario esplicitare un doppio standard fisico:
 Quantità standard di fattore produttivo per unità di fattore che funge da collegamento con
il prodotto
 Quantità standard del fattore di collegamento per unità di prodotto
Cs= Ps*Qs(fattore produttivo)*Qs(fattore di collegamento)
Approccio statistico: la previsione viene basata sull’analisi dei dati storici; si perviene direttamente
alla determinazione del costo standard senza la necessità di definire il doppio standard fisico.
L’applicazione della metodologia statistica si casa sulla seguente funzione di costo:
CIT= CIF + civ * Q
Dove:
CIT= Costi indiretti totali
CIF= Costi indiretti fissi
CIV= Costi indiretti variabili
civ= costo standard unitario variabile
Q= quantità prodotta
I principali metodi statistici sono:
 Metodo della perequazione grafica
 Metodo del massimo e del minimo
 Metodo dei minimi quadrati

Metodo del minimo


Costo massimo−Costo minimo
civ=
Volume costo max−Volume costo min

Il costo di budget è un costo complessivo. Quindi dipende dal livello di produzione programmato. I
costi di budget possono anche essere costi stimati.

Un costo standard è un costo unitario. Esprime un certo livello di efficienza. Spesso si usano i costi
standard nella preparazione dei budget.

I costi standard di reparto


L’analisi delle relazioni input-output alla base della definizione degli standard è più efficiente se
condotta a livello di reparto
I costi standard di reparto, infatti:

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 Consentono di perfezionare il calcolo dei costi indiretti, basandosi sulle specifiche
condizioni operative di reparto
 Permettono di sensibilizzare il management sulle condizioni di efficienza operativa con cui
operano i diversi reparti produttivi perché è a livello di reparto che si governa meglio
l’efficienza.

L’analisi degli scostamenti


L’analisi degli scostamenti si basa sul confronto tra valori preventivi e valori consuntivi.
L’analisi si articola in tre fasi:
1. Rilevazione degli scostamenti globali per ciascuna categoria di fattore produttivo
2. Rilevazione degli scostamenti elementari per ciascuna categoria di fattore produttivo
3. Interpretazione degli scostamenti al fine di definire le azioni correttive e di valutare le
eventuali responsabilità

Costi variabili
Scostamento globale= Costi di budget totali – Costi effettivi totali: (Qs*Ps*Vp) – (Qe*Pe*Ve)
Scostamento di volume= Costo standard*(volume programmato – volume effettivo):
(Ps*Qs)*(Vp-Ve)
Scostamento di efficienza= Prezzo standard*(quantità autorizzata – quantità effettivamente
impiegata): Ps*((Qs*Ve) – (Qe*Ve))
La quantità standard autorizzata indica la quantità di fattore produttivo che sarebbe stata
necessaria alla realizzazione dei volumi effettivi sulla base delle condizioni operative di impiego
standard.
Scostamento di prezzo= quantità effettivamente impiegata*(prezzo standard – prezzo effettivo):
(Qe*Ve)*(Ps-Pe)

Scostamenti nei fattori indiretti variabili


Solitamente per i costi indiretti:
Quantità= base di allocazione, quindi efficienza è nell’impiego della risorsa usata come base di
allocazione, non nella risorsa che genera i costi indiretti
Prezzo/costo= coefficiente di allocazione predeterminato (Ps) o effettivo (Ps)
Ps= costi indiretti variabili preventivi/unità tot previste base di allocazione
Pe= costi indiretti variabili effettivi/unità tot effettive base di allocazione
Solo se ho determinazione costi standard indiretti con metodo analitico posso avere veri
scostamenti di prezzo e efficienza.
Pezzo: Qei*(Ps – Pe)
Efficienza: Ps*(Qsa – Qei)
Dove:
Qsa= Qs(fattore produttivo)*Qe(fattore di collegamento)*Ve
Qei= Qe(fattore produttivo)*Qe(fattore di collegamento)*Ve

Costi fissi
Scostamento globale= costi fissi assorbiti – costi fissi effettivi:(Ps*Qs*Ve) – (Pe*Qe*Ve)
I costi fissi assorbiti indicano l’ammontare dei costi fissi addebitati alla produzione realizzata sulla
base dei valori preventivati
Scostamento di volume= Costo standard*(volume effettivo – volume programmato):
(Ps*Qs)*(Ve – Vp)
Scostamento di spesa= Costi fissi di budget – Costi fissi effettivi: (Ps*Qs*Vp) – (Pe*Qe*Ve)

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Normal costing
Il normal costing è un sistema ibrido che accoglie sia valori preventivi che consuntivi
I valori consuntivi si usano per i fattori diretti
I valori preventivi, usati per i fattori indiretti, non sono standard, ma stimati.
Nei sistemi normal costing si possono verificare differenze tra i costi indiretti effettivi e i costi
indiretti allocati:
Costi indiretti effettivi > costi indiretti allocati: Sotto – assorbimento
Maggiori costi indiretti; quantità di allocazione effettive < quantità previste
Costi indiretti effettivi < costi indiretti allocati: Sovra – assorbimento
Minori costi indiretti; quantità base di allocazione effettive > quantità previste
Le differenze hanno natura diversa dagli scostamenti dei costi standard, e a fine periodo vanno a
rettificare i costi dei prodotti venduti e in rimanenza.

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I sistemi di misurazione a costi diretti e variabili e le condizioni di rischio operativo
La configurazione a direct costing
Il costo unitario di prodotto è costituito da soli costi diretti, la cui attribuzione non necessita di
alcuna base di ripartizione.
Nel caso in cui l’oggetto di calcolo non sia il prodotto, bensì un determinato volume di produzione
ottenuto in un certo reparto, il direct costing impone di considerare anche i costi dei fattori
produttivi di tipo strutturale utilizzati in via esclusiva per la produzione in questione.
Si tratta di costi fissi specifici e, in quanto tale, riferibili nella loro totalità, e con metodo diretto,
alla produzione in oggetto.
In una configurazione di direct cost, i costi fissi specifici non vanno mai riferiti all’unità di prodotto,
in quanto questo passaggio imporrebbe il ricorso al metodo indiretto del costo, in contradizione
con la definizione data di costo specifico.

La configurazione a variable costing


È possibile configurare differenti livelli di costo unitario variabile:
+ costo primo
+ costo diretto di trasformazione
+ costi indiretti variabili di produzione
= costo variabile industriale (o di produzione/fabbricazione)
+ provvigioni
+ costi variabili di trasporto
= costo variabile commerciale
+ eventuali altri costi variabili di altra natura
= costo variabile aziendale

Le diverse configurazioni di margine di contribuzione


Prezzo unitario
- costi unitari MOD e materie prime
- costi indiretti variabili di produzione
= Margine di contribuzione unitario industriale

Prezzo unitario
-costi variabili unitari commerciali
= Margine di contribuzione unitario commerciale

Prezzo unitario
- costi variabili unitari industriali
- costi variabili unitari commerciali
- costi variabili unitari aziendali
= Margine di contribuzione unitario aziendale

Il Margine di contribuzione unitario è dato dal prezzo unitario del prodotto al netto dei costi
variabili unitari. Esso misura, in valore assoluto, la capacità del singolo prodotto di contribuire alla
copertura dei costi fissi aziendali. È particolarmente utile per valutare, in ottica comparata, la
convenienza economica di diversi prodotti.

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Il Margine di contribuzione totale è riferito ad un dato volume di produzione. Esso è di 1° livello se
include solo i costi variabili totali, di 2° livello se include anche i costi fissi specifici. Questo valore
assume significato in situazioni caratterizzate da una capacità produttiva scarsa.

Il Margine di contribuzione percentuale è dato dal rapporto tra il margine totale (o unitario) e il
valore del fatturato totale (o prezzo unitario di prodotto). Esso rappresenta una misura di
redditività parziale di prodotto che può essere utile per interpretare l’economia di un’impresa e
individuare le principali determinati della sua redditività operativa.

Il rischio operativo è il rischio che l’impresa corre di generare delle perdite, a livello di reddito
operativo, per effetto di variazioni nei livelli di attività connessi alla gestione caratteristica.
Per apprezzare le condizioni di rischio operativo cui l’azienda si espone in presenza di variazioni nei
livelli di attività è importante conoscere le relazioni che si instaurano tra i costi, i ricavi, i volumi e i
risultati economici.
I più noti algoritmi di valutazione del rischio operativo sono la break even analysis, il margine di
sicurezza e la leva operativa.

La Break-Even Analysis (BEA)


Il punto di pareggio (BEP) rappresenta il livello di attività in corrispondenza del quale i costi totali
aziendali coincidono con i ricavi totali di vendita.
Il livello di attività, nel punto di pareggio, può essere espresso in quantità (volumi di produzione) o
in valore (ricavi di vendita).
Per determinare il punto di pareggio occorre mettere in relazione tra loro i costi, i ricavi, i volumi di
attività e i risultati economici che ne scaturiscono.
L’analisi del punto di pareggio è altrimenti nota con il termine di analisi costi-volumi-risultati

Il margine di sicurezza è la distanza che separa un determinato livello di attività e il punto di break
even. Tale distanza, espressa, in termini relativi, misura la variazione percentuale che i livelli di
attività di un’impresa possono subire prima che la stessa maturi delle perdite.

L’effetto di leva operativa è la variazione percentuale che subisce il reddito operativo, in un


intervallo di tempo definito, come conseguenza di una variazione percentuale nei volumi o nei
valori di vendita, riferiti al medesimo periodo.
La leva operativa è un moltiplicatore che determina la sensibilità del reddito operativo alle
variazioni delle quantità vendute.

Le informazioni economiche a supporto dei processi decisionali di breve periodo


Decisioni operative:
Non richiedono un impegno permanente di risorse; possono essere modificate facilmente, avendo
il carattere della reversibilità; possono essere cambiate in tempi veloci; prendono a riferimento un
orizzonte temporale di breve periodo, convenzionalmente pari o inferiore all’anno e coincidente
con l’orizzonte del budget; pongono enfasi sull’efficiente impiego dell’assetto delle risorse
disponibili, dati i vincoli di capacità e risorse definiti in sede di pianificazione strategica.
Sono decisioni mediante le quali i manager si assicurano che le risorse siano acquisite ed utilizzate
in maniera efficace ed efficiente, per conseguire le finalità aziendali.
Convenienza economica valutata sulla base di valori reddituali, ignorando il valore finanziario del
tempo e del rischio.

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Decisioni strategiche
Richiedono un impegno permanente di risorse; non possono essere modificate facilmente, sono
irreversibili; non possono essere cambiate in tempi veloci; prendono a riferimento un orizzonte
temporale di medio-lungo periodo, convenzionalmente superiore all’anno e coincidente con
l’orizzonte di pianificazione; pongono enfasi sulla definizione dell’assetto delle risorse strategiche
definito a seguito di decisioni di investimento.
Sono decisioni mediante le quali i manager definiscono gli obiettivi e i cambiamenti negli obiettivi
dell’impresa, le risorse da impiegare per raggiungere tali obiettivi, le modalità di acquisizione,
impiego e allocazione di tali risorse ai vari programmi strategici.
Convenienza economica valutata sulla base di valori finanziari (flussi di cassa attualizzati).

L’analisi differenziale si fonda sull’identificazione degli elementi del profitto rilevanti per valutare
la convenienza della particolare decisione oggetto di analisi e valutazione.
Un’informazione è rilevante quando:
 Si riferisce ad accadimenti che si manifesteranno nel futuro
 È specifica delle alternative in esame, cioè si riferisce solamente a una precisa alternativa
decisionale
 È differenziale, cioè varia nelle diverse alternative decisionali
 È incrementale o eliminabile, se riferita a una specifica decisione.
Non sono mai rilevanti le informazioni passate o storiche. Tali costi e ricavi infatti possono
rappresentare una guida per la previsione degli eventi futuri, ma non influenzano la convenienza
dei corsi alternativi futuri.

Il costo opportunità è la misura del sacrificio che si sopporta per il fatto di non avere scelto
l’alternativa migliore o il mancato beneficio economico che si sarebbe conseguito se le risorse
fossero state impiegate per un altro scopo più redditizio.
In altri termini è il beneficio differenziale di un’alternativa più redditizia, alla quale si rinuncia per
scegliere quella meno profittevole.
I costi opportunità non sono rilevati dai sistemi di misurazione dei costi, ma sono spesso rilevanti
in tutte le decisioni operative alla scelta tra più alternative d’azione.
I costi opportunità possono essere, a seconda della specifica situazione ricavi, costi o margini di
contribuzione.
Esiste un costo opportunità solo per le alternative peggiori, rispetto a quella più conveniente.

Processo decisionale in condizioni di:


 Certezza: ambiente deterministico, caratterizzato da una situazione di informazione
perfetta
 Incertezza: assenza o insufficienza di informazioni rispetto a una situazione futura, che non
consente di determinare delle probabilità, poiché non si conoscono risultati ed eventi
 Rischio: a supporto dei processi decisionali possono essere impiegate informazioni
rappresentate attraverso distribuzioni di probabilità, dato che non si conoscono con
certezza i valori esatti.

Decisioni in condizioni di certezza


Le informazioni sono disponibili ed hanno un costo sostenibile; è possibile individuare un paniere
completo di alternative d’azione; è possibile ipotizzare tutti gli stati di natura e la loro probabilità
di manifestarsi; sono disponibili algoritmi di calcolo dei risultati attesi di ogni alternativa.

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In un ambiente certo è possibile per il decisore attuare decisioni razionali in senso assoluto, basate
sulla conoscenza perfetta delle relazioni causa-effetto.
I tipi di decisioni in condizioni di certezza sono:
1. Convenienza economica ad eliminare o aggiungere un segmento
2. Convenienza ad accettare un ordine speciale
3. Convenienza tra produzione interna (make) ed acquisto da un fornitore esterno (buy)
4. Convenienza ad effettuare lavorazioni successive
5. Decisioni in merito all’impiego di risorse scarse

1.Convenienza economica ad eliminare o aggiungere un segmento


Introduzione di un nuovo segmento: questa decisone risulta conveniente dal punto di vista
economico se tale segmento genera un risultato economico positivo, in termini di margine a
copertura dei costi variabili e dei costi fissi specifici incrementali, e contribuisce all’incremento del
risultato operativo aziendale.
Eliminazione di un segmento: in questo caso bisogna confrontare il margine di contribuzione che
verrà perso con l’eliminazione del segmento coi costi che potranno essere risparmiati.

2.Convenienza ad accettare un ordine speciale


La decisione relativa alla convenienza ad evadere un ordine speciale si riferisce solitamente alla
vendita di un prodotto a un cliente a condizioni particolari in termini di tempi di evasione, qualità,
personalizzazione richiesta e prezzo da applicare.
Essa richiede di valutare la fattibilità tecnica dell’accettazione dell’ordine, cioè verificare se esiste
la capacità produttiva inutilizzata impiegabile per evadere l’ordine, oppure se la capacità
produttiva è già utilizzata per la produzione normale e si rende necessario valutare la convenienza
all’allocazione della capacità scarsa dell’ordine speciale, invece che alla produzione normale.
In secondo luogo, bisogna valutare la convenienza economica ad accettare l’ordine, considerando i
ricavi e costi incrementali.
La valutazione di convenienza economica cambia a seconda che si sia in presenza di capacità
produttiva abbondante e scarsa.

3.Convenienza tra produzione interna (make) ed acquisto da un fornitore esterno (buy)


Si tratta di decisioni relative alla produzione interna di un componente o semilavorato, piuttosto
che al suo acquisto all’esterno, che non comportano investimenti e cambiamenti nella struttura
del capitale investito.
Le considerazioni di tipo quantitativo richiedono di considerare i costi incrementali o eliminabili, la
disponibilità di capacità produttiva per la produzione dei componenti, i costi o benefici
opportunità derivanti dall’uso della capacità e delle risorse per scopi alternativi.
La valutazione di convenienza richiede di comparare i costi eliminabili dell’alternativa make, in
caso di esternalizzazione della produzione, rispetto ai costi incrementali dell’alternativa buy.

4.Convenienza ad effettuare lavorazioni successive


Tali decisioni tipiche di un’azienda con processi produttivi integrati, si riferiscono alla convenienza
tra la vendita immediata di un semilavorato, che ha raggiunto una fase intermedia di lavorazione,
dove non esiste un mercato esterno di riferimento, oppure la continuazione della sua lavorazione
all’interno per trasformarlo in un altro prodotto.
La convenienza relativa dei due tipi di decisioni va valutata considerando i ricavi e i costi
incrementali della fase di lavorazione successiva.

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Le decisioni relative alla convenienza ad effettuare lavorazioni successive si pongono tipicamente
in presenza di produzioni congiunte, quando si deve valutare se vendere al punto di separazione i
prodotti realizzati nella fase di produzione congiunta o procedere ad ulteriori lavorazioni.
La convenienza ad effettuare lavorazioni successive deve essere valutata comparando il ricavo
incrementale generato dalla lavorazione successiva, dato dalla differenza tra il valore di vendita
del prodotto dopo la trasformazione successiva e il suo valore al punto di separazione, coi costi
incrementali della fase di lavorazione successiva.

5.Decisioni in merito all’impiego di risorse scarse


Quando alcune risorse impiegate nel processo produttivo sono disponibili in quantità limitata
rispetto alle necessità, esse limitano la possibilità dell’azienda di soddisfare appieno la domanda e
sono definite scarse. Queste rappresentano un vincolo alla possibilità di realizzare appieno gli
obiettivi e i programmi aziendali.
In presenza di risorse scarse non sono rilevanti i costi fissi in quanto il loro ammontare non varia al
variare del mix di produzione e vendita, essendo la capacità produttiva scarsa e comunque
saturata.
Il problema è utilizzare tale capacità per realizzare il mix di produzione che massimizza il reddito
operativo aziendale, in quanto impiega al meglio la risorsa vincolo.

Decisioni in condizioni di rischio


Il rischio fa riferimento alla potenziale variabilità di un risultato futuro dovuto ad incertezza e si
può esprimere in termine di probabilità del risultato.
L’assunzione di decisioni in condizioni di rischio prevede che possano essere impiegate
informazioni rappresentate attraverso distribuzioni di probabilità, dato che non si conoscono i
valori esatti.
Criterio del valore atteso:
1. Individuazione degli eventi e assegnazione a ciascuno di questi di una probabilità
2. Calcolo del valore atteso di ciascuna alternativa decisionale, in termini di margine di
contribuzione medio ponderato
3. Scelta dell’alternativa alla quale corrisponde il valore atteso maggiore

Decisioni in condizioni di incertezza


L’incertezza è l’assenza o l’insufficienza di informazioni rispetto ad una situazione futura, che non
consente di determinare delle probabilità, poiché non si conoscono risultati ed eventi.
A ciascuna alternativa decisionale o azione si associano più possibili eventi in termini di volumi di
vendita.
Criteri utilizzabili per identificare l’alternativa migliore
 Criterio del maxmin: porta a preferire l’alternativa che ha il profilo più alto, tra i profitti
peggiori
 Criterio del maximax: porta a preferire l’alternativa che ha il profitto più alto, tra i profitti
maggiori
 Criterio del sacrificio maximax: porta a scegliere l’alternativa che minimizza il costo
opportunità o sacrificio
Matrice dei payoff: considera il payoff marginale incrementale di ciascuna combinazione
azione-evento. Le azioni rappresentano le alternative decisionali, mentre gli eventi le alternative in
termini di volumi di vendita ipotizzabili.

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GUARDARE LEZIONE 6 PIZZAMIGLIO PER ESERCIZI ESAME

RIPRENDERE LE SLIDE, QUELLO CHE SCRIVO DOPO SONO APPUNTI

Costo del venduto diverso dal costo d’acquisto


Azienda commerciale= costo del venduto è variabile
Azienda industriale= costo unitario di produzione ha al suo interno anche costi fissi
Costi Fissi
Per avere il reddito operativo pari a 0 bisogna fare la seguente formula
Incidenza marginedi contr .

Conto economico direct costing


Ricavi
Costi diretti totali
Margine di contribuzione
Costi variabili
Costi fissi
Reddito Operativo

Conto economico a variable costing


Ricavi
Costi diretti totali
Costi variabili
Margine di contribuzione
Costi fissi
Reddito operativo

Margine di Contribuzione
Leva operativa= la leva operativa è massima nel punto del BEP
RedditoOperativo

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Esempio Ce a margini contribuzione
Ricavi
Provvigioni
Costo mat. Prime
Materiali di consumo
Costi indiretti
Costo mod
Tot. Costi variabili
1°margine di contribuzione

Amm.
Manodopera ind.
Product manager
Tot. Costi fissi specifici
2° margine

Responsabile di reparto
Direttore commerciale
Spese trasporto
Direttore produzione
Struttura amm.
Direzione gen.
Tot. Costi fissi comuni

Reddito operativo

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