Con l’avvento di Internet e lo sviluppo di nuove tecnologie come il web,
gran parte dell’umanità si è ritrovata a vivere in un “doppio mondo”, quello digitale, che connette milioni di persone con un semplice clic. Come nella realtà però, anche nel mondo digitale ci si imbatte in molteplici rischi e pertanto la soluzione è quella valida per entrambi: agire con massima prudenza. Conoscere bene il web oggi ci consente di essere definiti quali cittadini digitali. Ma a cosa si riferisce quest’espressione? Essere cittadini digitali significa avere diritti e doveri per navigare nella rete in sicurezza e fare uso dei servizi che essa ci offre, proteggendoci sempre però dai rischi che corriamo. D’altra parte, è un concetto in costante evoluzione e ampiamento, ad esempio negli ultimi tempi si è scinto, per mano del Consiglio d’Europa, in cittadinanza online e quella offline. Uno dei maggiori rischi che corriamo sul web è l’uso improprio dei nostri dati, a cui l’Unione Europea risponde con una lista di punti che ogni azienda digitale deve seguire. Ad esempio, la trasparenza è uno dei punti essenziali: è vietato l’uso illegale dei dati forniti da un utente; ad essa segue la minimizzazione: non vanno chiesti dati in più a quelli necessari per il servizio. I dati devono inoltre essere ben conservati, ma soprattutto nel tempo necessario per il servizio, con la possibilità di oblio, cioè di essere eliminati del tutto. Ovviamente sta anche a noi tutelare i nostri stessi dati e rispettare delle regole nell’uso dei servizi che dimostrano un comportamento responsabile: piccoli esempi sono, chiedere il permesso quando si tagga qualcuno sui social, commentare sempre nel rispetto delle idee altrui, escludere da gruppi chi non è gradito e molti altri. Di grande diffusione oggi sono i social network, alcuni dei più importanti servizi offerti dalla rete. Essi ci consentono di creare una rete di conoscenze attraverso “amici” e di condividere post. A volte però nella rete di contatti e fra le nuove persone che conosciamo sui social si nascondono malintenzionati che possono trarre numerose informazioni dai nostri post (date, indirizzi, geolocalizzazioni). Un'altra caratteristica dei social è il “like”, il pollice all’insù o il cuore rosso che indica approvazione nei confronti di un post condiviso. Ricevere un elevato numero di like rende la persona popolare e gratificata, ma spesso questa ricerca di visibilità può spingersi oltre, arrivando a diminuire l’attenzione dell’utente in ciò che condivide e pubblica. Vivere nel mondo digitale, pertanto, non è più semplice della realtà, anzi spesso alcune azioni risultano più gravi. Con il web il fenomeno del bullismo, ad esempio, si è tramutato in cyberbullismo, un qualcosa di peggiore, dato che la vittima si sente incapace di rispondere agli insulti e di difendersi perché spesso il colpevole si cela dietro un nickname. Anche il fenomeno della pedofilia, con il web prende il nome di grooming, “l’adescamento in rete”: malintenzionati entrano nel mondo digitale dei giovani attraverso videogiochi, social network e arrivano a fare richieste sempre più esplicite alla vittima. Il web ha inoltre apportato delle modifiche anche nell’ordinaria comunicazione, essa è diventata multidirezionale, oggi gli utenti sono fruitori di informazioni e cultura di ogni genere. Dal lato positivo, fonti che prima erano limitate solo agli esperti, oggi sono aperte a tutti e la cultura si diffonde più facilmente, sempre più utenti condividono le proprie opinioni, aprono dibattiti. Tuttavia non tutti sono in grado di creare e usare correttamente le informazioni: gli utenti del web spesso mostrano un calo di empatia nei confronti di altri, diffondono false notizie o addirittura usano l’hate speech, il linguaggio d’odio, parole violente. Il web era nato come un mondo libero, ma è poi diventato un covo di insidie. Inizialmente, indipendentemente dallo stato di appartenenza grazie all’anonimato ci si poteva esprimere liberamente, poi gran parte delle aziende ha cominciato a creare “aree chiuse”, addirittura alcuni Stati hanno severamente limitato l’accesso al web (il Great Firewall in Cina) o addirittura ne hanno creato uno tutto loro con radicati controlli come in Corea del Nord. In altri Stati invece il controllo dell’attività degli utenti è fondamentale per comprenderne la personalità, le abitudini, i gusti e di conseguenza influenzarle attraverso pubblicità o banner, cioè degli annunci personalizzati. E che dire del riconoscimento facciale o dell’impronta digitale, dati del genere sono così sensibili che l’uso illegale causerebbe severi danni. Pertanto, quando navighiamo su Internet, bisogna farlo da esperti. Essere esperti non significa solo cercare nel modo corretto le informazioni sui motori di ricerca (ad esempio con le parole chiave), ma significa saper riconoscere le notizie reali da quelle fittizie, le cosiddette fake news. A volte sono involontarie, ma in alcune occasioni sono utilizzate per manipolare l’opinione pubblica. Per smascherarle basta osservare: ci sono molti sponsor nella pagina? È una notizia clamorosa? Fa leva sulle emozioni? In tal caso la notizia sarà probabilmente falsa.