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Riassunti di Microeconomia

6 La tecnologia dell’impresa
La tecnologia è lo stato delle conoscenze dei processi produttivi attraverso i quali l’impiego di alcuni fattori
produttivi (input) si trasforma in beni e servizi (output) che l’impresa mette poi sul mercato.

L’insieme di tutti i processi produttivi tecnicamente realizzabili dall’impresa costituisce l’insieme di


produzione, ma sono di interesse i soli processi produttivi definiti efficienti, ovvero quei processi attraverso i
quali, a parità di impiego di input non è possibile ottenere una maggiore quantità di output ed a parità di
output non è possibile impiegare una minore quantità di input.

L’insieme dei processi produttivi efficienti è descritto da una funzione di produzione che associa ad ogni
combinazione di n ≥ 1 input il massimo di livello di output realizzabile data la tecnologia a disposizione
dell’impresa. Assumiamo che la funzione di produzione rispetti alcune proprietà:

• La produzione richiede l’impiego di almeno un input in quantità strettamente positiva.


• La produzione aumenta se aumenta il livello di input impiegati (ovvero la funzione di produzione è
monotona crescente).
• La funzione di produzione è caratterizzata da derivate prima e seconda continue rispetto ad ogni suo
argomento.
• La funzione di produzione è strettamente quasi concava.

Se assumiamo, per semplicità, che l’impresa possa impiegare solo due fattori produttivi, lavoro (L) e capitale
(K), la funzione di produzione può essere definita come:

𝑞 = 𝑓(𝐿, 𝐾)
Dove q (la quantità prodotta) è una funzione del vettore [L,K]. Le derivate parziali della funzione di produzione
rispetto ad L e rispetto a K sono rispettivamente il prodotto (o produttività) marginali del lavoro (PMaL) e del
capitale (PMaK), ed esprimono la variazione nell’output (q) associata ad una variazione infinitesima di quel
fattore.
𝜕𝑞
= 𝑝𝑟𝑜𝑑𝑜𝑡𝑡𝑜 𝑚𝑎𝑟𝑔𝑖𝑛𝑎𝑙𝑒 𝑑𝑒𝑙 𝑙𝑎𝑣𝑜𝑟𝑜 (𝑃𝑀𝑎𝐿)
𝜕𝐿
𝜕𝑞
= 𝑝𝑟𝑜𝑑𝑜𝑡𝑡𝑜 𝑚𝑎𝑟𝑔𝑖𝑛𝑎𝑙𝑒 𝑑𝑒𝑙 𝑐𝑎𝑝𝑖𝑡𝑎𝑙𝑒 (𝑃𝑀𝑎𝐾)
𝜕𝐾

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Definito un livello di produzione 𝑞0 , l’insieme delle combinazioni di L e K il cui impiego consente di produrre
𝑞0 costituisce l’isoquanto associato al livello di produzione 𝑞0 . In altre parole, un isoquanto è il luogo
geometrico delle combinazioni dei fattori produttivi che consentono di generare il medesimo livello di
produzione.

Le caratteristiche della funzione di produzione possono essere sintetizzate dall’insieme degli infiniti
isoquanti, detto mappa degli isoquanti. Il fatto che gli isoquanti siano negativamente inclinati dipende
dall’ipotesi di monotonicità: se la quantità prodotta lungo un dato isoquanto deve rimanere costante,
l’aumento nell’impiego di un fattore deve essere controbilanciato da una riduzione nell’impiego dell’altro
fattore. Sempre dall’ipotesi di monotonicità della funzione di produzione ne deriva che presi due isoquanti
qualsiasi, l’isoquanto associato ad un livello di produzione maggiore giace a destra dell’altro.

La pendenza di un isoquanto indica la variazione di K necessaria a compensare un aumento nella quantità di


impiego di L al fine di mantenere invariato il livello di produzione e “restare” sullo stesso isoquanto. L’opposto
di tale inclinazione è definito tasso marginale di sostituzione tecnica (TMST). Il TMST valutato in un punto ci
indica quindi come l’impresa può sostituire capitale al lavoro per mantenere costante il livello di produzione.

Si dimostra che il TMST è il rapporto delle produttività marginali dei fattori. Infatti, se un isoquanto è il luogo
geometrico delle combinazioni di L e K che soddisfano la condizione:

𝑓(𝐿, 𝐾) = 𝑞̅
Formalmente, possiamo differenziare totalmente la funzione di produzione e imporre che il differenziale
totale sia uguale a zero:
𝜕𝑞⁄
𝜕𝑞 𝜕𝑞 𝑑𝐾 𝜕𝐿 = − 𝑃𝑀𝑎𝐿 ;
𝑑𝑞 = 𝑑𝐿 + 𝑑𝐾 = 0 ; 𝑑𝑎 𝑐𝑢𝑖 𝑠𝑒𝑔𝑢𝑒: =−
𝜕𝐿 𝜕𝐾 𝑑𝐿 𝜕𝑞⁄ 𝑃𝑀𝑎𝐾
𝜕𝐾
𝑃𝑀𝑎𝐿
𝑒𝑠𝑠𝑒𝑛𝑑𝑜 𝑖𝑙 𝑇𝑀𝑆𝑇 𝑙 ′ 𝑜𝑝𝑝𝑜𝑠𝑡𝑜 𝑑𝑖 𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑝𝑒𝑛𝑑𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑎𝑏𝑏𝑖𝑎𝑚𝑜: 𝑇𝑀𝑆𝑇 =
𝑃𝑀𝑎𝐾

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Casi particolari sono quelli di perfetta sostituibilità e perfetta complementarità tra i fattori.

• Perfetta sostituibilità:
𝑎
La funzione di produzione è di tipo lineare 𝑞 = 𝑎𝐿 + 𝑏𝐾 da cui segue 𝑇𝑀𝑆𝑇 = 𝑏
. Essendo il TMST
una costante gli isoquanti sono rappresentati da rette con pendenza uguale a −𝑇𝑀𝑆𝑇 . Ne segue che
l’impresa può sostituire capitale ad un rapporto costante, una unità di lavoro può sempre essere
𝑎
sostituita da unità di capitale.
𝑏
• Perfetta complementarità:
I due fattori non possono essere sostituiti tra loro perché devono essere impiegati insieme in
1 1
proporzioni fisse. In queste situazioni la funzione di produzione è del tipo 𝑞 = min{𝑎 𝐿 , 𝑏 𝐾)
(nell’ipotesi che debbano essere impiegate a unità di lavoro ogni b unità di capitale). Ne segue che il
prodotto marginale dei fattori è nullo, infatti a parità degli altri fattori, l’aumento nell’impiego di un
fattore non genera una produzione maggiore se non è associato ad un aumento nelle giuste
proporzioni anche degli altri fattori. Queste situazioni generano degli isoquanti dalla forma ad “L” in
cui l’unico processo utilizzabile è rappresentato dai punti angolosi degli stessi in quanto è l’unico
punto in cui sono rispettate le proporzioni di impiego dei fattori. La retta che congiunge l’origine e
gli spigoli degli isoquanti ha pendenza pari alla proporzione fissa in cui il capitale deve essere
𝑏
impiegato rispetto al lavoro ovvero 𝑎
.

Un importante aspetto dalla tecnologia è rappresentato dai rendimenti di scala, che rappresentano l’effetto
di variazioni nella scala di impiego dei fattori produttivi. In altre parole, come varia la produzione se si
moltiplicano i fattori produttivi per la medesima costante? La risposta a questo interrogativo ci fornisce una
dimensione ottimale dell’impresa.

Una funzione di produzione presenta rendimenti di scala costanti se:

𝑞(𝜆𝐿, 𝜆𝐾) = 𝜆𝑞(𝐿, 𝐾) ; 𝜆 > 0

Ovvero se moltiplicando tutti i fattori produttivi per la medesima costante 𝜃 > 0 l’output aumenta nella
stessa proporzione. Assumendo l’omogeneità della funzione di produzione, questo coincide con
l’omogeneità di grado 1. Nel caso di rendimenti di scala costanti, la dimensione ottimale dell’impresa è
indifferente.

Una funzione di produzione presenta rendimenti di scala crescenti se:

𝑞(𝜆𝐿, 𝜆𝐾) > 𝜆𝑞(𝐿, 𝐾) ; 𝜆 > 1

Ovvero se moltiplicando tutti i fattori produttivi per la medesima costante 𝜃 > 1 l’output aumenta più che
proporzionalmente. Assumendo l’omogeneità della funzione di produzione, questo coincide con
l’omogeneità di grado r > 1. Nel caso di rendimenti di scala crescenti, la dimensione ottimale dell’impresa è
quello della grande impresa, e perciò rendimenti di scala crescenti sono incompatibili con un mercato
perfettamente concorrenziale in cui tutti gli operatori sono piccoli rispetto alle dimensioni del mercato e non
detengono potere di mercato (sono perciò price-takers).

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Una funzione di produzione presenta rendimenti di scala decrescenti se:

𝑞(𝜆𝐿, 𝜆𝐾) < 𝜆𝑞(𝐿, 𝐾) ; 𝜆 > 1


Ovvero se moltiplicando tutti i fattori produttivi per la medesima costante 𝜃 > 1 l’output aumenta meno che
proporzionalmente. Assumendo l’omogeneità della funzione di produzione, questo coincide con
l’omogeneità di grado 0 < r < 1. Nel caso di rendimenti di scala decrescenti, la dimensione ottimale
dell’impresa è quello della piccola impresa, e perciò rendimenti di scala decrescenti sono compatibili con un
mercato perfettamente concorrenziale.

Se definiamo un orizzonte temporale piuttosto breve, nel quale l’impiego di alcuni fattori non è modificabile
come breve periodo ed un orizzonte temporale abbastanza lungo tale che l’impiego di tutti i fattori sia
modificabile come lungo periodo, le funzioni di produzione viste finora (nelle quali sia la quantità di lavoro
che di capitale impiegati fossero modificabili) sono funzioni di produzione di lungo periodo. Se assumiamo
che nel breve periodo la quantità di capitale impiegabile dall’impresa non sia modificabile e perciò sia
rappresentata da una costante, la funzione di produzione di breve periodo può essere definita come:

̅ ) ; 𝑐ℎ𝑒 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑛𝑑𝑜 𝐾
𝑞 = 𝑓(𝐿, 𝐾 ̅ 𝑢𝑛𝑎 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒, è 𝑓𝑢𝑛𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑠𝑜𝑙𝑜 𝑑𝑖 𝐿 𝑒 𝑝𝑒𝑟𝑐𝑖ò: 𝑞 = 𝑔(𝐿)

Si assume che la funzione di produzione di breve periodo può assumere quattro configurazioni principali:
crescente e concava (a); crescente e lineare (b); crescente e convessa (c); prima crescente e convessa e poi
crescente e concava (d).

a) b) c)

d)

Nel caso di funzione di produzione di breve periodo crescente e concava (a), la sua caratteristica
fondamentale è che la sua derivata prima (che altro non è che il prodotto marginale del lavoro PMaL), è

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strettamente positiva e decrescente. Ovvero, all’aumentare dell’impiego del fattore lavoro la variazione nella
produzione è positiva (si produce di più) ma ad un aumento di L pari a dL è associata una variazione positiva
dq via via minore all’aumentare di L. La forma convessa è data da derivata seconda strettamente negativa.
Il fatto che Il contributo dell’ultimo lavoratore alla produzione sia via via minore all’aumentare di L è indice
della prevalenza di effetti di congestione. Questa legge è nota come legge dei rendimenti marginali
decrescenti.
𝑔(𝐿)
In questo caso sia il prodotto marginale del lavoro (PMaL) che il prodotto medio del lavoro ( 𝐿
= 𝑃𝑀𝑒𝐿)
sono decrescenti ed essendo PMeL decrescente, 𝑃𝑀𝑎𝐿 < 𝑃𝑀𝑒𝐿 .

Nel caso di funzione di produzione di breve periodo crescente e lineare (b), all’aumentare dell’impiego del
fattore lavoro la produzione aumenta in maniera costante ed indipendente dal livello di impiego di L. Questa
configurazione presenta quindi derivata prima positiva e derivata seconda nulla. In questo caso il prodotto
marginale del lavoro e il prodotto medio del lavoro sono costanti e coincidenti.

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Nel caso di funzione di produzione di breve periodo crescente e convessa (c), all’aumentare dell’impiego
del fattore lavoro la variazione nella produzione aumenta in maniera crescente. Ovvero ad un aumento di L
pari a dL corrisponde un aumento di q pari a dq via via maggiore quanto maggiore è il livello di L. In questa
configurazione prevalgono effetti di team, infatti, la contribuzione alla produzione dell’ultimo lavoratore è
tanto maggiore quanto più alto è il livello di lavoratori impiegati. Derivata prima e derivata seconda sono
entrambe positive mentre PMaL e PMeL sono crescenti, periò 𝑃𝑀𝑎𝐿 > 𝑃𝑀𝑒𝐿 .

Nel caso di funzione di produzione di breve periodo dapprima crescente e convessa e poi crescente e
concava (d) possiamo dire che per bassi livelli di impiego del fattore lavoro (fino a 𝐿̅) prevalgono effetti di
team, mentre per alti livelli di impiego del fattore lavoro (maggiore di 𝐿̅) prevalgono effetti di congestione.
Perciò il prodotto marginale del lavoro è crescente fino a 𝐿̅ per poi diventare decrescente, mentre il prodotto
medio del lavoro è crescente fino al suo punto di massimo (che è maggiore di 𝐿̅) per poi diventare
decrescente. Questo vuol dire che PMaL interseca dall’alto PMeL nel punto di massimo di quest’ultimo.

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La funzione dei requisiti di lavoro è definita come la funzione inversa della funzione di produzione di breve
periodo ed indica, per ogni livello di produzione la quantità di lavoro necessaria a raggiungerlo, dato il
capitale.
̅ ) 𝑐ℎ𝑒 𝑎𝑏𝑏𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑑𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑒𝑞𝑢𝑖𝑣𝑎𝑙𝑒 𝑎 𝑔(𝐿)
𝑞 = (𝐿, 𝐾
𝑙𝑎 𝑠𝑢𝑎 𝑖𝑛𝑣𝑒𝑟𝑠𝑎 𝑠𝑎𝑟à 𝑙𝑎 𝑓𝑢𝑛𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝐿 = 𝑔−1 (𝑞)
𝑐ℎ𝑒 è 𝑙𝑎 𝑓𝑢𝑛𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑟𝑒𝑞𝑢𝑖𝑠𝑖𝑡𝑖 𝑑𝑖 𝑙𝑎𝑣𝑜𝑟𝑜.
La funzione requisiti di lavoro ha due possibili interpretazioni geometriche:

La prima è la riflessione rispetto alla retta bisettrice del primo quadrante della funzione di produzione di
breve periodo.

La seconda interpretazione geometrica ha a che vedere con la mappa degli isoquanti. Se l’ammontare di
capitale è fisso e si rappresenta la retta orizzontale associata a tale livello di impiego del capitale, per ogni
livello di produzione la quantità di lavoro da impiegare è l’ascissa del punto di intersezione tra la retta del
capitale e l’isoquanto associato a quel livello di produzione.

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ESERCIZI:
1⁄ 1
𝑞(𝐿, 𝐾) = 𝐿 2 𝐾 ⁄2

• Calcolare il tasso marginale di sostituzione tecnica


• Calcolare il prodotto marginale ed il prodotto medio del lavoro
• Stabilire che rendimenti di scala ha questa funzione di produzione

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1⁄
̅) = 𝐿
𝑞(𝐿, 𝐾 ̅
3𝐾

• Determinare l’andamento della funzione di produzione di breve periodo assumendo che il capitale
impiegato nel breve periodo sia pari a 9 e rappresentarla graficamente
• Determinare l’andamento delle funzioni del prodotto marginale e del prodotto medio del lavoro e
rappresentarli graficamente sullo stesso grafico
• Determinare la funzione dei requisiti di lavoro

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7 I costi dell’impresa
Come abbiamo visto, la tecnologia a disposizione dell’impresa può essere rappresentata da una mappa di
isoquanti. In particolare, sullo stesso isoquanto giacciono i punti (processi efficienti) che hanno come
coordinate le combinazioni dei fattori che permettono di produrre la quantità assegnata allo specifico
isoquanto. Ora si pone il problema di quale processo, tra tutti quelli su un isoquanto, sarà la scelta
dell’impresa per produrre quella specifica quantità. Ebbene questo problema viene risolto tramite una
minimizzazione della funzione di costo.

Se ipotizziamo che l’impresa utilizzi n fattori produttivi nelle quantità 𝑧𝑖 ; 𝑖 = 1, … , 𝑛 il cui costo pagato
dall’impresa per ciascuna unità di ciascun fattore produttivo sia 𝑤𝑖 ; 𝑖 = 1, … , 𝑛 , allora l’equazione di costo
dell’impresa è rappresentata da:
𝑛

∑ 𝑤𝑖 𝑧𝑖 ; 𝑖 = 1, … , 𝑛
𝑖=1

Se per semplicità ci limitiamo al caso in cui l’impresa utilizzi solo due fattori produttivi (lavoro e capitale) e
indichiamo con w la retribuzione del lavoro e con r la retribuzione del capitale il costo supportato dall’impresa
sarà rappresentato da:

𝐶 = 𝑤𝐿 + 𝑟𝐾
L’equazione indica come il costo complessivo supportato dall’impresa dipenda dall’ammontare dei fattori
impiegati. Se l’impresa sopporta un costo 𝐶0 , l’impresa potrà acquistare tutte le combinazioni di lavoro e
capitale il cui costo complessivo è pari a 𝐶0 .

𝐶0 = 𝑤𝐿 + 𝑟𝐾
Se esprimiamo l’equazione in funzione di K:
𝐶0 𝑤𝐿
𝐾= −
𝑟 𝑟
Ci rendiamo conto che le combinazioni di L e K il cui costo complessivo è pari a 𝐶0 sono rappresentate da una
𝑤 𝐶0 𝐶0
retta sul piano (L,K) con pendenza − 𝑟 e con intercetta orizzontale 𝑤
ed intercetta verticale 𝑟
.
Tale retta è definita isocosto ed è il luogo geometrico delle combinazioni dei fattori produttivi che comportano
il medesimo costo per l’impresa. L’insieme di tutti gli isocosti è definito mappa degli isocosti. Ovviamente,
presi due isocosti qualsiasi, l’isocosto che corrisponde a costi maggiori per l’impresa giace a destra dell’altro.

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Se ora riconsideriamo la funzione di produzione e la rispettiva mappa degli isoquanti, se una impresa desidera
produrre una quantità 𝑞̅ . Tale quantità può essere prodotta mediante diverse tecniche a costi differenti, la
soluzione ottima per l’impresa, tuttavia è produrre tale quantità con il costo minore possibile, ovvero
utilizzando la combinazione di L e K che giace sull’isocosto più a sinistra possibile che sia associato al livello
di produzione 𝑞̅ .

È evidente che la soluzione ottima ha due proprietà:

• Deve appartenere all’isoquanto


• In corrispondenza della soluzione ottima la pendenza dell’isoquanto e dell’isocosto devono
coincidere:
𝑤 𝑤
− = −𝑇𝑀𝑆𝑇 ; 𝑐ℎ𝑒 𝑒𝑞𝑢𝑖𝑣𝑎𝑙𝑒 𝑎 ∶ = 𝑇𝑀𝑆𝑇
𝑟 𝑟
Formalmente la soluzione ottima può essere individuata risolvendo il sistema di 2 equazioni in 2 incognite:
𝑞0 = 𝑓(𝐿, 𝐾)
{ 𝑤
= 𝑇𝑀𝑆𝑇
𝑟

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Risolvendo il sistema rispetto ad L e K, Le soluzioni sono le funzioni di domanda condizionata dei fattori:

𝐿 = 𝐿𝐸 (𝑤, 𝑟, 𝑞)
𝐾 = 𝐾𝐸 (𝑤, 𝑟, 𝑞)
Che rappresentano la quantità ottima (quella che comporta il costo minore) di lavoro e capitale dato il costo
dei fattori ed il livello di produzione.

Congiungendo i punti di ottimo per ogni possibile livello di produzione si ottiene il sentiero di espansione
dell’output. Questo è l’insieme delle combinazioni di fattori che impongono il minimo costo al variare della
quantità prodotta.

Definita la funzione di costo e le domande condizionate dei fattori, per determinare il minimo costo sostenuto
dall’impresa per ogni quantità prodotta è sufficiente sostituire le domande condizionate dei fattori nella
funzione di costo:

𝐶(𝑤, 𝑟, 𝑞) = 𝑤𝐿𝐸 (𝑤, 𝑟, 𝑞) + 𝑟𝐾 𝐸 (𝑤, 𝑟, 𝑞)


La funzione di costo così definita consente all’impresa di conoscere il minimo costo da sostenere per ogni
livello di produzione dato un input ottimo dei fattori di produzione. Permette inoltre di definire il costo medio
ed il costo marginale.

La funzione di costo medio indica per ciascun livello di quantità prodotta il costo medio sostenuto
dall’impresa per la produzione di ogni unità a quel livello complessivo della produzione:
𝐶(𝑤, 𝑟, 𝑞)
𝐶𝑀𝑒(𝑤, 𝑟, 𝑞) =
𝑞
La funzione di costo marginale è la derivata della funzione di costo rispetto a q ed indica la variazione nel
costo complessivo associato ad una variazione infinitesima della quantità prodotta.
𝜕𝐶(𝑤, 𝑟, 𝑞)
𝐶𝑀𝑎(𝑤, 𝑟, 𝑞) =
𝜕𝑞
Le funzioni di costo per come sono costruite, ci consentono di cogliere gli aspetti fondamentali della
tecnologia a disposizione dell’impresa anche senza conoscere l’espressione analitica della funzione di
produzione. Partendo dall’assunto che un aumento della produzione richiede necessariamente un aumento
nell’impiego dei fattori e quindi un aumento nei costi (le funzioni di costo sono crescenti in q), sono riportate
4 possibili configurazioni della funzione di costo:

Funzione di costo crescente e lineare:

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Questa configurazione della funzione di costo ci indica che la tecnologia dell’impresa è caratterizzata da
rendimenti di scala costanti. Infatti, all’aumentare della quantità prodotta il costo sostenuto aumenta nella
stessa proporzione. In questo caso il costo medio ed il costo marginale sono costanti e coincidenti.

Funzione di costo crescente e convessa:

Questa configurazione della funzione di costo ci indica che la tecnologia a disposizione dell’impresa è
caratterizzata da rendimenti di scala decrescenti. Infatti, all’aumentare della quantità prodotta i costi
sostenuti dall’impresa aumentano più che proporzionalmente. In questo caso il costo medio ed il costo
marginale sono entrambi crescenti e 𝐶𝑀𝑎 > 𝐶𝑀𝑒 .

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Riassunti di Microeconomia

Funzione di costo crescente e concava:

Questa configurazione della funzione di costo ci indica che la tecnologia a disposizione dell’impresa è
caratterizzata da rendimenti di scala crescenti. Infatti, all’aumentare della quantità prodotta i costi sostenuti
dall’impresa aumentano meno che proporzionalmente. In questo caso il costo medio ed il costo marginale
sono entrambi decrescenti e 𝐶𝑀𝑎 < 𝐶𝑀𝑒 .

Funzione di costo prima crescente e concava e poi crescente e convessa:

Questa configurazione della funzione di costo ci indica che i rendimenti di scala della tecnologia a disposizione
dell’impresa sono crescenti per bassi livelli della produzione 𝑞 < min 𝐶𝑀𝑎 per poi diventare decrescenti per
alti livelli della produzione 𝑞 > min 𝐶𝑀𝑎 . In questo caso il costo marginale è decrescente fino a 𝑞 =
min 𝐶𝑀𝑎 per poi diventare crescente, mentre il prodotto medio è decrescente fino a 𝑞 = min 𝐶𝑀𝑒 per poi
diventare crescente. Ne segue che la curva del costo marginale interseca dal basso la curva del costo medio
in 𝑞 = min 𝐶𝑀𝑒 .

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Riassunti di Microeconomia

Nel breve periodo, data la presenza di alcuni fattori il cui livello di impiego e fisso, la funzione di costo può
essere espressa come segue:
̅ ) = 𝑤𝐿(𝑞) + 𝑟𝐾
𝐶𝑏𝑝 (𝑤, 𝑟, 𝑞, 𝐾 ̅
̅ rappresenta una costante, mentre il primo addendo è la quantità ottima di lavoro necessario
Si noti che 𝑟𝐾
a produrre una determinata quantità. Perciò il primo addendo della funzione di costo di breve periodo non è
nient’altro che la funzione dei requisiti di lavoro moltiplicata per il prezzo di impiego del lavoro.

Siccome 𝑤𝐿(𝑞) rappresenta una variabile che dipende dalla quantità mentre 𝑟𝐾̅ è una costante indipendente
dalla quantità prodotta, la funzione di costo di breve periodo può essere riscritta come somma dei costi
variabili e dei costi fissi.
̅ ) = 𝐶𝑉𝑎 + 𝐶𝐹
𝐶𝑏𝑝 (𝑤, 𝑟, 𝑞, 𝐾
Il costo medio di breve periodo può essere definito come:
𝐶𝑉𝑎 𝐶𝐹
𝐶𝑀𝑒𝑏𝑝 = + = 𝐶𝑀𝑒𝑉𝑎 + 𝐶𝑀𝑒𝐹
𝑞 𝑞

Il 𝐶𝑀𝑒𝑏𝑝 rappresenta il costo medio che l’impresa sostiene nel breve periodo per la produzione di una singola
unità a quel livello complessivo della produzione. Si può notare che il costo medio fisso è una funzione
decrescente di q, mentre non si può concludere nulla per il costo medio variabile senza conoscerne
l’espressione analitica.

Il costo marginale di breve periodo è definito come:

𝜕𝐶𝑀𝑎𝑏𝑝 𝜕𝐶𝑉𝑎
𝐶𝑀𝑎𝑏𝑝 = =
𝜕𝑞 𝜕𝑞
Il costo marginale di breve periodo rappresenta la variazione nel costo sostenuto dall’impresa nel breve
periodo associato ad una variazione infinitesima della quantità prodotta. Coincide con la derivata dei costi
variabili rispetto a q, essendo che i costi fissi non dipendono da q.

Siccome non vi è motivo di assumere che nel breve periodo, data la quantità prodotta, l’impiego dei fattori
fissi sia ottimale, possiamo assumere che l’impiego di questi fattori nel breve periodo, rispetto al lungo

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Riassunti di Microeconomia

periodo, è subottimale. Ne deriva perciò che nel breve periodo l’impresa sostiene dei costi maggiori per
produrre una generica quantità e la differenza nei costi rispetto al lungo periodo è dato dall’impiego
subottimale dei fattori fissi.

𝐶𝑏𝑝 ≥ 𝐶𝑙𝑝
Dove l’uguaglianza si ha nel caso in cui, per data quantità, l’impiego dei fattori fissi nel breve periodo è uguale
a quello che sarebbe stato se l’impresa ne avesse potuto ottimizzare il livello di impiego come nel lungo
periodo.

Volendo rappresentare graficamente la funzione di breve periodo, partiamo dal legame esistente tra questa
e la funzione di produzione di breve periodo. Abbiamo detto che la funzione di costo di breve periodo è
composta da due addendi:
̅ ) = 𝐶𝑉𝑎 + 𝐶𝐹
𝐶𝑏𝑝 (𝑤, 𝑟, 𝑞, 𝐾
Essendo 𝐶𝐹 una costante, in tutti i casi questa è rappresentata da una retta orizzontale sul piano. Essendo
però 𝐶𝑉𝑎 la funzione requisiti di lavoro moltiplicata per la costante w, ed essendo la funzione dei requisiti di
lavoro la funzione inversa della funzione di produzione di breve periodo, possiamo distinguere quattro casi a
partire dalle considerazioni fatte sulla funzione di breve periodo (capitolo 6):

• Se la funzione di produzione di breve periodo è crescente e concava, la funzione dei costi variabili di
breve periodo sarà crescente e convessa.

• Se la funzione di produzione di breve periodo è crescente e lineare, anche la funzione dei costi
variabili sarà crescente e lineare.

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Riassunti di Microeconomia

• Se la funzione di produzione di breve periodo è crescente e convessa, la funzione dei costi variabili
sarà crescente e concava.

• Se la funzione di produzione di breve periodo è dapprima crescente e convessa e poi crescente e


concava, la funzione dei costi variabili sarà dapprima crescente e concava e poi crescente e convessa.

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Riassunti di Microeconomia

Volendo ora rappresentare il costo medio totale, il costo medio fisso ed il costo medio variabile, possiamo
dire:

• Il costo medio fisso è rappresentato da una curva che tende a più infinito per q tendente a zero da
destra e tendente a zero per q tendente a più infinito. In altre parole, come ci si aspetta, i costi medi
fissi diminuiscono all’aumentare della quantità prodotta.

• Se la funzione di produzione è crescente e concava e la funzione di costo di breve periodo crescente


e convessa con intercetta verticale positiva in CF. La presenza di costi fissi fa sì che il costo medio
totale di breve periodo sia decrescente fino a 𝑞̅ per poi diventare crescente, mentre il costo medio
variabile è crescente ed inferiore al costo medio totale. Il costo marginale di breve periodo è
crescente ed inferiore al costo medio totale di breve periodo fino a 𝑞̅, che rappresenta il minimo del
costo medio.

• Se la funzione di produzione di breve periodo è crescente e lineare, e la funzione di costo totale di


breve periodo crescente e lineare con intercetta positiva in CF, il costo medio totale di breve periodo
è decrescente mentre la funzione di costo medio variabile e la funzione di costo marginale di breve
periodo sono costanti e coincidenti. Il costo marginale di breve periodo sarà inferiore al costo medio
totale di breve periodo.

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Riassunti di Microeconomia

• Se la funzione di produzione di breve periodo è crescente e convessa e la funzione di costo totale di


breve periodo è crescente e concava con intercetta positiva in CF, Sia il costo medio di breve periodo,
il costo medio variabile ed il costo marginale di breve periodo saranno decrescenti con il costo medio
variabile minore del costo medio totale di breve periodo ed il costo marginale di breve periodo
minore del costo medio variabile.

• Se la funzione di produzione di breve periodo è dapprima crescente e convessa e poi crescente e


concava e perciò la funzione di costo totale di breve periodo è dapprima crescente e concava e poi
crescente e convessa con intercetta positiva in CF il costo medio totale di breve periodo sarà
dapprima decrescente fino a 𝑞1 = min 𝐶𝑀𝑒𝑏𝑝 per poi diventare crescente. Il costo marginale di
breve periodo sarà decrescente fino a 𝑞0 = min 𝐶𝑀𝑎𝑏𝑝 con 𝑞0 < 𝑞1 per poi diventare crescente. Il
costo marginale di breve periodo interseca dal basso il costo medio totale di breve periodo nel suo
punto di minimo 𝑞1 . Il costo medio variabile sarà decrescente fino a 𝑞2 = min 𝐶𝑀𝑒𝑉𝑎 per poi
diventare crescente con 𝑞0 < 𝑞2 . Il costo marginale interseca dal basso anche il costo medio
variabile nel suo punto di minimo.

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Riassunti di Microeconomia

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Riassunti di Microeconomia

ESERCIZI:
1⁄
̅) = 𝐿
𝑞(𝐿, 𝐾 ̅ 1⁄4
4𝐾

• Costruire la funzione di costo totale supponendo che il capitale impiegato nel breve periodo sia pari
a 16 e che la remunerazione de lavoro sia pari a 2 mentre la remunerazione del capitale sia pari a 1.
• Calcolare il costo medio di breve periodo ed il costo marginale di breve periodo

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Riassunti di Microeconomia

𝑞(𝐿, 𝐾) = 2√𝐿𝐾

• Calcolare le funzioni di domanda condizionata dei fattori.


• Costruire le funzioni di costo totale di lungo periodo, costo medio e marginale supponendo che la
remunerazione del lavoro sia pari a 24 e quella del capitale sia pari a 6.
• Discutere la relazione tra rendimenti di scala della funzione di produzione e le caratteristiche delle
funzioni di costo totale, medio e marginale.

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Riassunti di Microeconomia

8 I profitti dell’impresa
Risolta la questione del come produrre (la determinazione della tecnica da utilizzare dato il costo dei fattori
capitale e lavoro) è necessario per l’impresa decidere quanto produrre. Ovvero, dati i costi, determinare la
quantità ottimale da produrre e vendere sul mercato per massimizzare il profitto. Proprio la massimizzazione
del profitto è l’obiettivo dell’impresa.

Il profitto è semplicemente definito come la differenza tra i ricavi ed i costi. I costi li abbiamo già definiti e
sono rappresentati dalla funzione di costo. I ricavi sono rappresentati dal rapporto tra la quantità venduta ed
il prezzo di mercato del bene che, essendo l’impresa price-taker, è considerato come un dato.

Nel caso in cui l’impresa disponga di due soli input, lavoro e capitale, nel lungo periodo i costi sono definiti
̅ ). Possiamo quindi definire le funzioni
come 𝐶𝑙𝑝 (𝑤, 𝑟, 𝑞) e nel breve periodo sono definiti come 𝐶𝑏𝑝 (𝑤, 𝑟, 𝑞, 𝐾
di profitto di lungo e breve periodo come:

𝜋 𝑙𝑝 (𝑤, 𝑟, 𝑞) = 𝑝𝑞 − 𝐶𝑙𝑝 (𝑤, 𝑟, 𝑞)


̅ ) = 𝑝𝑞 − 𝐶𝑏𝑝 (𝑤, 𝑟, 𝑞, 𝐾
𝜋 𝑏𝑝 (𝑤, 𝑟, 𝑞, 𝐾 ̅)

Guardando con attenzione le funzioni di profitto, sappiamo che i prezzi dei fattori, w ed r, sono dati, come è
dato p (il prezzo del bene). Quindi, l’unica variabile che vi compare è q. Il problema di ottimo dell’impresa si
riduce quindi a determinare la quantità ottimale per massimizzare la funzione di profitto.

Nel breve periodo, l’impresa deve massimizzare la funzione di profitto rispetto all’unica variabile: la quantità.
Tale problema si risolve innanzitutto derivando la funzione di profitto di breve periodo e ponendo la sua
derivata prima uguale a zero. Questo implica che la quantità ottima è rappresentata da:

𝑝 = 𝐶𝑀𝑎𝑏𝑝
Ovvero, la quantità ottima da produrre per l’impresa è rappresentata dal valore di q in corrispondenza del
quale il costo marginale di breve periodo eguaglia il prezzo di mercato. Chiameremo tale quantità q*.

Per stabilire se effettivamente tale quantità rappresenta il punto di massimo profitto per l’impresa, la
condizione di secondo ordine di un problema di massimo ci impone che in corrispondenza di q* la derivata
seconda della funzione di profitto di breve periodo deve essere negativa.

𝜋 ′′ (𝑞∗ ) < 0
Che corrisponde a:

𝜕𝐶𝑀𝑎𝑏𝑝
− <0
𝜕𝑞
Che è vera se è solo se il Costo marginale di breve periodo è crescente rispetto a q in q*. Perciò, la nostra
quantità ottima può trovarsi solo sul tratto crescente della curva di costo marginale di breve periodo.

Un secondo problema è rappresentato dall’incentivo dell’impresa a produrre la quantità individuata. Infatti,


nel breve periodo l’impresa sostiene dei costi fissi per la produzione che sono indipendenti dalla quantità
prodotta. Se l’uguaglianza tra prezzo e Costo marginale di breve periodo avviene al di sopra del minimo del
costo medio totale di breve periodo, allora i profitti dell’impresa per unità venduta sono superiori ai costi
medi supportati per la produzione di ogni unità. In questo caso, l’impresa realizza profitti positivi (ricavi
maggiori dei costi) ed è sicuramente incentivata a produrre la quantità q*.

Se l’uguaglianza tra prezzo e costo marginale di breve periodo si realizza al di sotto del minimo del costo
medio variabile, l’impresa sostiene comunque i costi fissi, ed in più sostiene i costi medi variabili legati alla
quantità q*. I profitti, negativi, non sono in grado di coprire nemmeno i costi medi variabili. In questo caso

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Riassunti di Microeconomia

l’impresa è incentivata a non produrre e sostenere la sola spesa dei costi fissi. Quindi, se q* giace al di sotto
del minimo dei costi medi variabili, la quantità ottima da produrre per l’impresa è nulla.

Se q* giace al di sopra del minimo del costo medio variabile e al di sopra del minimo dei costi medi, i profitti
conseguiti dall’impresa sono negativi, ma i ricavi possono comunque coprire i costi variabili assieme a parte
dei costi fissi. Perciò l’impresa è incentivata a produrre nonostante i profitti negativi (non produrre
comporterebbe dei profitti ancora più negativi uguali ai costi fissi)

Riassumendo, la quantità ottima nel breve periodo viene individuata mediante 3 condizioni:

• Si cerca la quantità in corrispondenza della quale 𝑝 = 𝐶𝑀𝑎𝑏𝑝


• Si verifica che tale quantità sia sul tratto crescente della curva del costo marginale di breve periodo
• Si verifica che il prezzo non sia inferiore al minimo del costo medio variabile: 𝑝∗ > 𝑀𝑖𝑛 𝐶𝑀𝑒𝑉𝑎

Se tutte queste 3 condizioni sono rispettate dalla quantità q*, allora per l’impresa tale quantità e quella
ottima da produrre per la massimizzazione del profitto. Se l’ultima condizione non è rispettata, la quantità
ottima da produrre è zero. Sostanzialmente, la quantità ottima può solo appartenere ad un punto della curva
di costo marginale di breve periodo evidenziata in rosso:

Nel lungo periodo, la quantità ottima da produrre viene individuata massimizzando la funzione di profitto di
lungo periodo. Tale problema di ottimo viene risolto ponendo la derivata prima della funzione di profitto di
lungo periodo uguale, che si risolve come:

𝑝 = 𝐶𝑀𝑎𝑙𝑝
Ovvero, la quantità ottima da produrre, anche nel lungo periodo, è quella in corrispondenza della quale il
prezzo eguaglia il costo marginale. La condizione del secondo ordine, ovvero che la derivata seconda sia
negativa in corrispondenza della quantità ottima, ci impone anche in questo caso che q* si posizioni sul tratto
crescente della cura del costo marginale di lungo periodo.

Per quanto riguarda l’incentivo dell’impresa di produrre la quantità q*, sappiamo che nel lungo periodo
l’impresa non sostiene costi fissi, perciò nel caso di profitti negativi (costi maggiori dei ricavi), deciderebbe di

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Riassunti di Microeconomia

non produrre. Tale scenario avviene se l’uguaglianza tra prezzo e costo marginale di lungo periodo avviene
al di sotto della curva di costo medio di lungo periodo. In tal caso la quantità ottima da produrre è nulla.

Riassumendo, l’individuazione della quantità ottima nel lungo periodo avviene in 3 stadi:

• Si individua il punto in cui 𝑝 = 𝐶𝑀𝑎𝑙𝑝 .


• Ci si accerta che tale punto sia sul tratto crescente della curva di costo marginale di lungo periodo.
• Si verifica che in corrispondenza di tale quantità, il prezzo sia maggiore del minimo del costo medio
di lungo periodo: 𝑝∗ > 𝑀𝑖𝑛 𝐶𝑀𝑒𝑙𝑝

Se tutte e 3 le condizioni sono rispettate, la quantità ottima da produrre per l’impresa è q*. Se l’ultima
condizione non è rispettata, la quantità ottima da produrre è pari a zero, in quanto i ricavi non sarebbero
sufficienti a compensare i costi medi ed avere profitti nulli è migliore per l’impresa di profitti negativi. La
quantità ottima da produrre deve quindi trovarsi sul tratto della curva di costo marginale evidenziato in rosso:

Ottimizzando invece la funzione di profitto rispetto all’impiego dei fattori possiamo sostituire, nella funzione
di profitto, a q la funzione di produzione ed ai costi la loro espressione analitica. Le funzioni di profitto di
breve e lungo periodo possono essere riscritte come:
̅ ) = 𝑝𝑓(𝐿, 𝐾
𝜋 𝑏𝑝 (𝑤, 𝑟, 𝐿, 𝐾 ̅ ) − (𝑤𝐿 + 𝑟𝐾
̅)
𝑙𝑝 (𝑤,
𝜋 𝑟, 𝐿, 𝐾) = 𝑝𝑓(𝐿, 𝐾) − (𝑤𝐿 + 𝑟𝐾)
In queste funzioni di profitto, le variabili di scelta rispetto alle quali l’impresa deve ottimizzare la funzione di
profitto, sono l’impiego dei fattori variabili nel breve periodo e l’impiego di tutti i fattori nel lungo periodo.

Nel breve periodo la massimizzazione della funzione di profitto rispetto al fattore variabile L si formalizza
come:
𝜕𝑓(𝐿, 𝐾)
𝑝 −𝑤 =0
𝜕𝐿

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Riassunti di Microeconomia

Tale condizione può essere riscritta come:


𝜕𝑓(𝐿, 𝐾)
𝑝 =𝑤
𝜕𝐿
Il membro a sinistra è il valore monetario del prodotto marginale del fattore variabile (in questo caso il lavoro)
ed il membro a destra è la remunerazione del lavoro. L’interpretazione economica di tale condizione è che
l’impresa, dato il prezzo di mercato e dell’impiego dei fattori, la quantità ottima da impiegare di ciascun
fattore è quella in cui il valore monetario del prodotto marginale di quel fattore eguaglia il prezzo d’impiego
del fattore stesso. Praticamente, nel caso del lavoro, la quantità ottima di lavoro da impiegare è quella in cui
il valore monetario della contribuzione alla produzione dell’ultimo lavoratore (il marginale) eguaglia il prezzo
di impiego del fattore lavoro. Oltre questo punto l’assunzione di altri lavoratori non comporterebbe un
contributo alla produzione totale tale da ricompensare la spesa sostenuta per l’impiego di quei lavoratori
aggiuntivi.

Tale quantità ottima è rappresentata da 𝐿𝑑𝑏𝑝 (𝑤, 𝑝) che rappresenta la domanda incondizionata del fattore
lavoro nel breve periodo.

Nel lungo periodo, l’impresa massimizzerà la funzione di profitto rispetto all’impiego di tutti i fattori. Tale
condizione si formalizza ponendo in sistema le derivate parziali della funzione di profitto rispetto a ciascun
fattore pari a zero:
𝜕𝑓(𝐿, 𝐾)
𝑝 −𝑤 = 0
{ 𝜕𝐿
𝜕𝑓(𝐿, 𝐾)
𝑝 −𝑟 =0
𝜕𝐾
Da cui segue:
𝜕𝑓(𝐿, 𝐾)
𝑝 =𝑤
{ 𝜕𝐿
𝜕𝑓(𝐿, 𝐾)
𝑝 =𝑟
𝜕𝐾
Analogamente al caso di breve periodo, dato il prezzo di mercato e d’impiego dei fattori, la quantità ottima
da impiegare di ciascun fattore è quella in cui il valore monetario della produttività marginale di quel fattore
uguaglia il prezzo d’impiego del fattore stesso. Le soluzioni a tale sistema sono:

𝐿𝑑𝑙𝑝 (𝑤, 𝑟, 𝑝)
𝐾 𝑑𝑙𝑝 (𝑤, 𝑟, 𝑝)
Che rappresentano le domande incondizionate rispettivamente del fattore lavoro e del fattore capitale.

È facile notare che la domanda incondizionata di ciascun fattore dipende negativamente dal prezzo di quel
fattore ed in molti casi dipende positivamente dal prezzo del bene e dal prezzo degli altri fattori.

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Riassunti di Microeconomia

9 Relazioni tra le scelte ottime dell’impresa


Nel descrivere il comportamento dell’impresa concorrenziale abbiamo visto:

1. Che la minimizzazione dei costi per data quantità ci dava le funzioni di domanda condizionata dei
fattori, che associano ad ogni quantità la combinazione di lavoro e capitale che comporta minimi
costi da impiegare per la produzione di quella quantità. Abbiamo chiamato tali quantità domande
condizionate dei fattori:
𝐿𝑐 (𝑤, 𝑟, 𝑞)
𝐾 𝑐 (𝑤, 𝑟, 𝑞)
2. Che la massimizzazione del profitto rispetto alla quantità, dati il prezzo del bene e dei fattori
produttivi, ci dava come soluzione la quantità q*.
3. Che la massimizzazione del profitto rispetto all’impiego dei fattori produttivi, dati il prezzo del bene
e dei fattori produttivi, ci dava come soluzioni le funzioni di domanda incondizionata dei fattori.
𝐿𝑖𝑛𝑐 (𝑤, 𝑟, 𝑝)
𝐾 𝑖𝑛𝑐 (𝑤, 𝑟, 𝑝)
Che relazione esiste tra i 3 problemi e le rispettive soluzioni? La risposta è:

Se nelle funzioni di domanda condizionata dei fattori, viene sostituita a q la quantità ottima q* individuata
massimizzando il profitto rispetto alla quantità, si ottengono le quantità di L e K individuate massimizzando
la funzione di profitto rispetto all’impiego dei fattori produttivi, ovvero le domande incondizionate dei fattori:

𝐿𝑐 (𝑞 ∗ ) = 𝐿𝑖𝑛𝑐
𝐾 𝑐 (𝑞 ∗ ) = 𝐾 𝑖𝑛𝑐
Quindi, se per ogni quantità, i fattori domandati sono quelli individuati dalla minimizzazione della funzione
di costo, mentre la quantità prodotta è determinata massimizzando la funzione di profitto rispetto a q, viene
implicitamente rispettata la condizione per cui il valore monetario della produttività marginale di ciascun
fattore uguaglia il prezzo d’impiego del fattore stesso.

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Riassunti di Microeconomia

ESERCIZI:

𝐶(𝑞) = 16 + 4𝑞 2

• Calcolare la quantità prodotta nel breve periodo nel caso in cui il prezzo sia pari ad 8.
• Stabilire se l’impresa riterrà conveniente rimanere sul mercato e calcolare il valore dei profitti
conseguiti nel breve periodo.

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Riassunti di Microeconomia

𝐶(𝑞) = 20𝑞 2 + 10𝑞 + 10

• Calcolare la quantità prodotta nel breve periodo nel caso in cui il prezzo sia pari ad 50.
• Stabilire se l’impresa riterrà conveniente rimanere sul mercato e calcolare il valore dei profitti
conseguiti nel breve periodo.

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