Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
La curva di domanda definisce l’insieme delle coppie prezzo quantità disponibili per l’impresa. È il
vincolo del problema di massimizzazione. L’impresa fronteggia un trade-off. Può incrementare le
proprie vendite (Q) ma solo accettando un prezzo di vendita (P) inferiore. Come sceglierà quanto
produrre? Ipotizziamo voglia massimizzare il profitto . Profitto = ricavi totali – costi totali, dove i
ricavi totali sono uguali a prezzo quantità, mentre i costi totali da costo unitario quantità.
Ipotesi provvisoria. Il costo unitario (il costo di una libbra di cereali) di produzione è costante e = 2$
→ costo totale = 2Q$. Perciò:
profitto = P Q$ - 2Q$ = (P – 2) Q$ → = f(P,Q)
Il profitto è una funzione crescente sia del prezzo sia della quantità (per P > 2). Le curve di livello
𝜋̅ = 𝑓(𝑃, 𝑄) dette curve di iso-profitto, sono decrescenti. Se aumento il prezzo di vendita il profitto
resta costante solo se riduco la quantità venduta.
Se mi sposto verso curve più in alto a destra il profitto aumenta. Vendo di più a prezzi maggiori e
costi unitari fissi a 2$. Nota che per P = 2$ il profitto si annulla indipendentemente dalla quantità
prodotta.
Il grafico mostra le curve di
isoprofitto relative al
mercato dei Cheerios,
costituite da punti che
corrispondono allo stesso
livello di profitto. La curva
più lontana dall’origine
indica tutte le possibili
combinazioni associate ad
un profitto di 60.000 $. È
possibile realizzare 60.000 $
di profitto vendendo 60.000
libbre a 3 $, 20.000 a 5 $, 10.000 a 8 $, e così via. Le curve di isoprofitto più vicine all’origine sono
associate a livelli più bassi di profitto. Il costo di una libbra di Cheerios è di 2 $, per cui il profitto è
uguale a (P – 2) × Q. La curva di isoprofitto sarà decrescente: infatti, per realizzare un profitto di
10.000 $ con una quantità Q minore di 8.000 serve un prezzo P sufficientemente elevato, ma se Q =
80.000 è possibile ottenere lo stesso profitto con un P più basso. La linea orizzontale in
corrispondenza di un prezzo pari al costo unitario indica le scelte di prezzo e quantità associate ad un
profitto nullo.
L’impresa cercherà di raggiungere la più alta curva di isoprofitto compatibile con la curva di domanda
che determina le combinazioni
di prezzo e quantità possibili.
Ciò avverrà nel punto di
tangenza tra curva di domanda
e curve di isoprofitto, il punto
E. Il manager sceglierà una
combinazione di $P$ e di $Q$
nell’insieme possibile che gli
consente di raggiungere la
curva di isoprofitto più elevata.
Il manager sceglierà una
combinazione di prezzo e
quantità lungo la curva di domanda. Un punto al di sotto di essa, è una combinazione possibile, ma
non è ottimale perché si potrebbero conseguire profitti maggiori offrendo la stessa quantità ad un
prezzo più alto. Il punto dell’insieme delle combinazioni possibili dove si raggiunge la curva di
isoprofitto più elevata è E. In corrispondenza di E, la curva di isoprofitto e quella di domanda sono
tangenti. Il manager sceglierà dunque P = 4,40 e Q = 14.000 libbre.
La pendenza della curva di isoprofitto indica la riduzione di prezzo che si può accettare in cambio di
un incremento unitario della quantità venduta mantenendo il profitto invariato → SMS (in questo
caso dell’impresa piuttosto che del consumatore). La pendenza della curva di domanda indica la
riduzione di prezzo che l’impresa deve accettare per incrementare le vendite di un’unità (SMT).
L’ottimo si ottiene in SMS = SMT. Se SMT > SMS, punti alla destra di E, riducendo la quantità
prodotta (e venduta), l’impresa aumenta il prezzo di vendita più di quanto necessario a mantenere i
profitti costanti.
Formalmente
𝑑𝑅𝑇 𝑑(𝑃𝑄)
= = 𝑃′ (𝑄)𝑄 + 𝑃 < 𝑃
𝑑𝑄 𝑑𝑄
Ricordiamo P’(Q) < 0
La figura mostra come ricavare la curva
del ricavo marginale e come utilizzarla
per trovare il punto di massimo profitto.
CURVA DI DOMANDA
In generale, quando P è elevato e Q è
piccolo, RMg è elevato: il guadagno che
deriva dalla vendita di un’unità aggiuntiva
compensa la perdita dovuta al minor
prezzo; al crescere di Q, invece, RMg
diminuisce fino a diventare, oltre un certo
livello, addirittura negativo. Perciò
muovendosi lungo la curva di domanda, P
e RMg scendono. Nel punto D, il
guadagno dalla vendita di un’automobile
in più non compensa la diminuzione di
prezzo: il ricavo marginale è negativo.
CURVA DI RICAVO MARGINALE
La curva del ricavo marginale si ottiene
unendo i punti nel grafico di mezzo. RMg
e CMg si intersecano nel punto E, dove Q
= 32. Invece, per Q minore di 32 si ha
RMg > CMg: il ricavo dalla vendita di
un’altra automobile è maggiore del suo
costo, dunque conviene aumentare la
produzione. Quando Q > 32, RMg < CMg: il ricavo dalla vendita di un’automobile aggiuntiva è
minore del suo costo, quindi conviene ridurre la produzione.
L’ultimo grafico rappresenta il profitto dell’impresa per tutti i valori lungo la curva di domanda.
Quando P è alto e Q è bassa il primo effetto domina. RMg è positivo e alto, invece quando P è basso
e Q è alta il secondo effetto domina. RMg è basso o addirittura negativo → Per questo l’andamento
della curva di RMg come funzione di Q è decrescente.
Perciò:
▪ Quando P è alto e Q è bassa il primo effetto domina. RMg è positivo e alto;
▪ Quando P è basso e Q è alta il secondo effetto domina. RMg è basso o addirittura negativo
Per questo l’andamento della curva di RMg come funzione di Q è decrescente.
Confrontando il RMg con il CMg capiamo cosa succede al profitto quando aumenta la quantità
prodotta. Ricordiamo che:
• Profitto = ricavi totali – costi totali, da cui
• Profitto marginale = RMg - CMg
• Se RMg > CMg il profitto marginale è positivo e il profitto totale aumenta aumentandola
produzione
• Se RMg < CMg il profitto marginale è negativo e il profitto totale si riduce aumentandola
produzione
Per questo il profitto è massimo quando RMg = CMg.
Formalmente. L’impresa sceglie Q per massimizzare (P,Q) = PQ – C(Q) sotto il vincolo P = P(Q).
Sostituendo il vincolo nella funzione obiettivo trasformiamo il problema in una massimizzazione
libera di (Q) = P(Q)Q – C(Q). La quantità che massimizza il profitto deve essere un punto stazionario
per : ’ (Q*) = 0. Da cui: P(Q*) + P’ (Q*)Q* - C’(Q*) = 0, ovvero RM(Q*) = CMg(Q*).
ESEMPIO NUMERICO
Dati P(Q) = 16 – 2Q e C(Q) = 3 + 2Q2, trovare la quantità che massimizza il profitto
Metodo 1: (Q) = P(Q)Q – C(Q) = (16 – 2Q)Q – 3 – 2Q2 → 16Q – 2Q2 – 3 – 2Q2
Ora effettuiamo il calcolo della derivata prima: ’ (Q*) = 16 – 4Q* – 4Q* = 0
Da cui 16 – 8Q* = 0 → 8Q* = 16 → Q* = 2
Metodo 2: RM(Q*) = P(Q*) + P’ (Q*)Q* - C’(Q*) → 16 – 2Q* - 2Q* - 4Q* = 0 → 16 – 8Q* = 0 →
Q* = 2
7.7 – i vantaggi derivanti dallo scambio
Lo scambio in questo caso consiste nell’acquisto da parte dei consumatori della quantità che l’impresa
decide di produrre per massimizzare i profitti. Analizziamo le rendite economiche delle due parti:
▪ Per il consumatore esiste una rendita economica positiva se il prezzo che paga per l’acquisto
è inferiore alla sua disponibilità a pagare. È misurato dalla distanza tra la curva di domanda e
il prezzo che si stabilisce nel mercato;
▪ L’impresa ha una rendita
economica positiva su ogni unità
venduta il cui costo marginale è
minore del prezzo di vendita. La
distanza tra il prezzo e il costo
marginale.
Se l’impresa sceglie la
combinazione ottima P* = 5.440 $
e Q* = 32, il 32° consumatore, la
cui disponibilità a pagare è 5.440
$, sarà indifferente tra acquistare o
no, e il suo surplus sarà nullo. Altri
consumatori sarebbero disposti a
pagare di più: il 10° consumatore, che pagherebbe fino a 7.200 $, realizza un surplus di 1.760 $,
rappresentato dal segmento verticale. Il surplus del consumatore, ottenuto sommando i surplus
individuali, è rappresentato dall’area del triangolo tra la domanda e il prezzo P*. Il costo marginale
della 20ª automobile è di 2.000 $: vendendola a 5.440 $, l’impresa realizza un guadagno di 3.440 $,
rappresentato dal segmento verticale tra 𝑃∗ e la curva del costo marginale. Il surplus del produttore,
dato dalla somma dei surplus per ogni singola automobile, è rappresentato dall’area ombreggiata
color porpora. L’impresa realizza un surplus sull’automobile marginale, visto che il costo marginale
della 32ª vettura è inferiore al prezzo.
L’area arancione rappresenta il surplus del consumatore. Ogni unità acquistata genera una rendita
diversa perché diversa è la disponibilità a pagare quelle unità, mentre il prezzo è sempre lo stesso.
L’area viola è il surplus del produttore. Ad ogni unità venduta è associata una rendita diversa perché
il costo marginale di ogni unità è diverso (crescente) mentre il prezzo di vendita è lo stesso.
Profitto = surplus – costi fissi (il costo fisso è sostenuto indipendentemente dallo scambio, produrre
la prima unità con P > CMg genera un surplus dello scambio positivo e permette di iniziare a ripagare
i costi fissi).
Efficienza dello scambio
Il punto E è efficiente (in senso paretiano)? No.
È possibile generare dei miglioramenti paretiani (Un cambiamento dal quale almeno un individuo
trae beneficio senza che peggiori la condizione degli altri individui) in quanto alcuni consumatori
sarebbero disposti ad acquistare ad un prezzo inferiore a quello di mercato, ma superiore al costo
marginale. Questo genererebbe un surplus positivo sia per l’impresa (il prezzo di vendita è superiore
al costo di produzione) sia per i consumatori (il prezzo è inferiore alla sua disponibilità a pagare).
L’allocazione efficiente è
rappresentata dal punto F, in
corrispondenza del quale la curva
del costo marginale interseca la
curva di domanda. Rispetto a tale
punto non sono possibili
miglioramenti paretiani. Nel punto
E, nel quale l’impresa massimizza i
profitti, vi sono spazi per ulteriori
guadagni dallo scambio.
Supponiamo che l’impresa scelga
F: qui il prezzo P0 è uguale al costo
marginale. Questa allocazione è
efficiente perché non sono possibili
ulteriori guadagni per entrambe le parti: per aumentare il surplus del consumatore l’impresa dovrebbe
diminuire il prezzo portandolo al di sotto del costo marginale, ma ciò porterebbe ad una diminuzione
del surplus del produttore. Il surplus del consumatore è maggiore in F che in E. Il surplus del
produttore è minore in F che in E, ma il surplus totale è maggiore.
In E c’è una perdita secca, ossia la perdita di surplus totale dovuta al fatto che non è stata selezionata
un’allocazione Pareto-efficiente, pari all’area individuata dal triangolo bianco compresa tra la curva
di domanda, quella del costo marginale e la retta verticale per Q = 32.
Attenzione. Non si arriva in F perché il miglioramento paretiano richiederebbe all’impresa di vendere
agli ulteriori consumatori a uno stesso prezzo minore di p* (a meno sia possibile discriminare il
prezzo). Ma deve vendere a tutti allo stesso prezzo fissando un prezzo unico a tutti gli acquirenti. Se
riducesse il prezzo per tutti il suo surplus si ridurrebbe.
Il margine di profitto e il mark-up sono più bassi dove la curva di domanda è più piatta e dunque
l’elasticità è maggiore. Di fatto, in equilibrio il mark-up è uguale all’inverso dell’elasticità. In un
∆𝑃 𝑃−𝐶𝑀𝑔
punto di ottimo, la pendenza della curva di domanda e isoprofitto sono uguali: ∆𝑄 = − 𝑄 , ma
∆𝑄 𝑃 ∆𝑃 𝑃 1 1 𝑄 𝑃 − 𝐶𝑀𝑔 𝑃 − 𝐶𝑀𝑔
𝜀= − → = − → = =
∆𝑃 𝑄 ∆𝑄 𝑄𝜀 𝜀 𝑃 𝑃 𝑃
Minore è l’elasticità, maggiori sono le perdite di efficienza e l’appropriazione del surplus da parte
dell’impresa.
Sappiamo che, nel punto di massimo profitto, l’inclinazione della curva di isoprofitto e quella della
domanda sono uguali e che la pendenza della domanda è collegata all’elasticità:
𝑃 1
𝜀= − ×
𝑄 𝑝𝑒𝑛𝑑𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑑𝑜𝑚𝑎𝑛𝑑𝑎
da cui
𝑃 1
𝑝𝑒𝑛𝑑𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑐𝑢𝑟𝑣𝑎 𝑑𝑖 𝑑𝑜𝑚𝑎𝑛𝑑𝑎 = − ×
𝑄 𝑒𝑙𝑒𝑠𝑡𝑖𝑐𝑖𝑡à
Sappiamo che
𝑃 − 𝐶𝑀𝑔
𝑝𝑒𝑛𝑑𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑐𝑢𝑟𝑣𝑎 𝑑𝑖 𝑖𝑠𝑜𝑝𝑟𝑜𝑓𝑖𝑡𝑡𝑜 = −
𝑄
Nel punto di ottimo questo sono identiche:
𝑃 − 𝐶𝑀𝑔 𝑃 1
= ×
𝑄 𝑄 𝑒𝑙𝑎𝑠𝑡𝑖𝑐𝑖𝑡à
Da qui otteniamo la formula del markup
𝑃 − 𝐶𝑀𝑔 1
=
𝑃 𝑒𝑙𝑎𝑠𝑡𝑖𝑐𝑖𝑡à
7.10 – fissazione del prezzo, concorrenza e potere di mercato
L’elasticità della curva di domanda misura il potere di mercato di un’impresa perché indica quanto
perde in termini di vendite se aumenta il prezzo. Tanti meno concorrenti producono beni percepiti dai
consumatori come sostituti, tanto maggiore è questo potere. Perciò definiamo il potere di mercato
come la capacità di un’impresa di fissare un prezzo alto per il proprio prodotto senza doversi adeguare
al prezzo dei concorrenti, agendo quindi da price-setter invece che da price-taker.
I costi di efficienza e disuguaglianza legati ad alto mark-up giustificano le politiche per la
concorrenza, che cercano di limitare il potere di mercato delle imprese. I proprietari dell’impresa ci
guadagnano si determina una perdita secca. Si cerca di impedire a imprese singole di occupare quote
estremamente ampie della produzione di un bene in modo da non avere concorrenti. Se un’impresa
acquisisce una posizione dominante in un mercato di rilevo, il governo può intervenire per
promuovere la concorrenza.
Il monopolio naturale
La natura monopolistica di un mercato può dipendere dalla struttura dei costi. Se ci sono economie
di scala, ovvero costi medi decrescenti, aumentando la dimensione d’impresa si riducono i costi di
produzione continuamente (succede ad esempio in presenza di grandi costi fissi).
In questo contesto un’impresa singola riesce a soddisfare l’intero mercato a un costo medio più basso
di quanto farebbero due (o più) imprese. Abbiamo un monopolio naturale. Se CM decrescente,
CMg < CM. Per non produrre in perdita, P > CMg necessariamente. Second best P = CM>CMg.