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La storia moderna si apre nel 1492 e finisce con:

1. La rivoluzione americana (1775) o francese (1789), i quali sono i simboli della rottura
con il passato
2. Congresso di Vienna (1814)
3. 1848 anno di rivoluzioni europee (primavera dei popoli)
Dalla rivoluzione francese alla sconfitta definitiva di Napoleone, il mondo sembra esser stato
rivoluzionato, in ambito demografico, socio politico e culturale
➢ Modifica della carta geografica e politica
➢ Crollati tutti i principi assolutistici su cui l’europa si stava reggendo sin dall’epoca
moderna
➢ Riorganizzazione efficiente dello Stato francese da un punto di vista burocratico
➢ Napoleone, estendendo il suo impero per tutta l’Europa, aveva abbattuto le barriere e
eliminato le dogane, favorendo enormemente i borghesi impegnati nei commerci
nazionali ed internazionali, grazie inoltre a una nuova rete stradale, costruita su
comando di Napoleone stesso, per scopi militari
➢ L’importanza e il dominio dei nobili nella società viene minacciato dall’ascesa della
classe borghese, più’ intraprendente, imprenditoriale ed energica, consapevole,
grazie ai loro titoli di studio, del proprio potere economico e della struttura dello Stato
napoleonico, il quale, al contrario del periodo assolutistico, non favorisce solamente i
nobili.La classe borghese sa di trainare l’economia, sa come gestire i soldi, ma non
può intervenire nelle scelte del potere. In aggiunta, Napoleone confisca e vende gli
innumerevoli beni della Chiesa (soprattutto terreni), a basso prezzo, acquistati dalla
borghesia e non dalla nobiltà, in genere a favore della Chiesa
➢ Napoleone era riuscito ad abrogare alcune consuetudini di origine feudale che
limitavano la circolazione dei beni e quindi la diffusione delle ricchezze
➢ Con il termine Blocco Continentale (21 novembre 1806) fu denominato il divieto di
consentire l'attracco in qualsiasi porto dei paesi soggetti al dominio francese, alle
navi battenti bandiera inglese. Egli giustificò questa palese violazione del diritto
internazionale con l'esigenza di rispondere all'azione di blocco dei porti francesi già
operata dalla Gran Bretagna, la cui marina sequestrava da qualche tempo le navi
francesi (ed anche qualche nave neutrale). L’assenza dell’esportazione delle merci
provenienti dalla Gran Bretagna, grande potenza economica e marittima, sollecita un
grande sviluppo industriale - fino ad allora confinato in Inghilterra, la quale infatti non
possedeva concorrenti- di conseguenza le industrie francesi, della confederazione
germanica, della Prussia, del nord Italia, Austria etc, si evolvono ad aumentare la
loro produzione e diventare delle grandi industrie produttrici, sollecitate da nuove
infrastrutture, dall'abbattimento dei dazi, dalla campagna militare napoleonica, la
quale richiedeva un elevato numero di merci nell’ambito alimentare, tessile e bellico.

IL CONGRESSO DI VIENNA (1814-1815)


Le grandi potenze dell’epoca (Gran Bretagna, Austria, Prussia e Russia) si coalizzano per
sconfiggere Napoleone. Il congresso di Vienna chiude ed apre una nuova epoca storica , e
si occupa di disegnare il quadro europeo dopo la sconfitta di Napoleone, interrotto però da
un ritorno di quest’ultimo, poiché fuggì dal suo esilio all'isola d’Elba. Venne nuovamente
sconfitto, dopo il periodo storico dei 100 giorni (20 marzo- 8 luglio 1815), a Waterloo, e
mandato a Sant’Elena, nell’Atlantico. Il congresso presenta un elevato numero di stati
partecipanti, ma i più’ importanti risultano i seguenti:
● L’Austria: rappresentata dal principe, ministero degli esteri e cancelliere, Klemens
von Metternich (30 anni di carriera politica), nonché presidente del congresso, e dal
suo delegato Barone Wessenberg. (stato conservatore)
● Regno Unito: prima rappresentato dal ministro degli Esteri, il visconte Castlereagh;
dopo il febbraio 1815, dal duca di Wellington; e nelle ultime settimane, dopo che
Wellington se ne andò per affrontare Napoleone, dal conte di Clancarty. Ciò che
vuole trarre il paese dal congresso è la definizione della situazione post bellica,
affinché si potesse successivamente concentrare sull’ascesa del proprio impero.
● Prussia: rappresentata dal principe Karl August von Hardenberg, il cancelliere, e dal
diplomatico e studioso Wilhelm von Humboldt (stato conservatore)
● Russia: sebbene la delegazione ufficiale della Russia fosse guidata dal suo ministro
degli esteri, il conte Karl Vasil'evič Nesselrode, lo zar Alessandro I operò per lo più’
personalmente (stato conservatore)
● Francia: di Luigi XVIII era rappresentata dal ministro degli esteri Charles Maurice de
Talleyrand-Périgord. Viene definito lo stato perdente e causa di guerra, ma il ministro
cerca di difendere il proprio paese, affermando che la Francia fu la prima vittima
dell’impero napoleonico.
Le prime 4 gestiranno le sorti dell’Europa, ma il Regno Unito prende le distanze dagli scopi
dei 3 stati conservatori, anche grazie all’agrarian revolution, la quale elaborò l’idea che il
sovrano fosse scelto dai sudditi e non da Dio . Prussia, Russia e Austria detestano le idee
illuministiche e la definizione di Montesquieu de l'esprit de loi, per il quale il potere se deve
essere ben organizzato, deve essere suddiviso in 3 tipi: il potere legislativo (il principe o il
magistrato fa leggi e corregge o abroga quelle già fatte), il potere esecutivo (fa la pace o la
guerra, invia o riceve ambasciate, garantisce la sicurezza, previene le invasioni) e il potere
giudiziario ( punisce i delitti o giudica le cause tra privati). Le idee progressiste,elaborate nel
corso del 700, non furono mai avallate dai sovrani del tempo, poiché ancora fondati sul
principio di assolutismo, per il quale il potere del sovrano è senza confine e nessun
organismo è in grado di bloccare la sua volontà.

Ideali rivoluzionari trasmessi dalle armate napoleoniche in tutta l’Europa:


● Indipendenza (paese soggiogato allo straniero, per esempio la Polonia o la
confederazione germanica, suddivise tra altre potenze). L’idea di nazione libera e
indipendente rimane importante per la prima metà dell’800, ma degenererà a fine
800 nel nazionalismo, che sarà, a lungo andare, una delle cause della prima guerra
mondiale.
● Diritti naturali pronunciati dai filosofi francesi= sovranità del popolo, libertà personale

Sono 3 i principi fondamentali che il congresso di Vienna vuole restaurare:


1. Il principio di legittimità per ri-assegnare il trono ai ritenuti sovrani deposti durante il
periodo napoleonico. Infatti Napoleone aveva posto a capo degli stati conquistati
persone di fiducia. (politica interna)
2. Il principio di legalità : il potere del sovrano discende da Dio ed è quindi riconosciuto
direttamente dal trascendente. Una costituzione risulterebbe una negazione del
potere del sovrano. (politica interna)
3. Il principio di equilibrio: voluto maggiormente dalla Gran Bretagna; è stato concepito
con lo scopo di non concedere al alcun paese la supremazia territoriale in Europa,
ma, al contrario, di equilibrare le forze delle varie potenze europee, in modo che
nessuna di queste potesse prevalere sulle altre.(politica estera; organizzazione dello
scenario internazionale)

Contrapposizione di 2 ideali
RESTAURAZIONE ↔ LIBERALISMO ( dottrina politica per cui
inviolabili e inalienabili sono le libertà dell’uomo. I liberali appartengono
alla classe borghese e militare, tuttavia non sono interessati
nell’avere una Repubblica, ma di essere affiancati ai nobili
e nell’esistenza di un sovrano non assolutistico).

EUROPA DOPO IL CONGRESSO DI VIENNA

❖ Impero russo entra in territorio polacco


❖ Impero d’Austria occupa una vasta zona dell’Europa dell’est; cede all’Olanda una
parte dei Paesi Bassi
❖ Impero Ottomano (malato d’oriente) nella sua vastità aveva trovato la sua intrinseca
debolezza (Impero d’Austria e Impero Russo nutrono appetiti per l’area ottomana)
❖ Il regno Lombardo-Veneto fa parte dell’Austria
❖ Regno del Portogallo
❖ Regno di Spagna
❖ Regno di Francia
❖ Regno di Gran Bretagna
❖ Regno di Danimarca
❖ Regno di Norvegia
❖ Repubblica di Genova incomincia a far parte del Regno di Sardegna ( stato
cuscinetto; più piccolo dello stato da proteggere, ma non troppo piccolo da risultare
insignificante)
❖ Stati cuscinetto: devono bloccare il confine orientale della Francia onde evitare che ci
possa essere una fuoriuscita rivoluzionaria pericolosa come in epoca rivoluzionaria
(Regno dei Paesi Bassi, stati tedeschi della Confederazione germanica, Svizzera e
Regno di Sardegna)
❖ Confederazione Svizzera: garantita da tutte le potenze confinanti
❖ Regno di Prussia: perde una parte della Polonia, che va all’Impero russo, ma si
ingrandisce grazie alla Sassonia Settentrionale e anche alla Pomerania
❖ Cracovia: dal 1848 Repubblica indipendente
❖ Il Regno dei Paesi Bassi include il Belgio

Confederazione germanica: 39 stati / Impero d’Austria e quello Russo nutrono appetiti per
questa confederazione e temono la dominazione da parte dell’altro. In questa area i
borghesi liberali cercano l’imporsi di una Costituzione, ma anche l’indipendenza e una forma
nazionale che sia fuori dal mirino di piani espansionistici. La Germania nel suo insieme era
caratterizzata da disunità politica, da conflitti d'interessi tra nobili e mercanti, dal sistema
delle gilde, che scoraggiava concorrenza e innovazione. Questi fattori ritardarono il
progresso dell'industrialismo tedesco e portarono a un peggioramento dell’economia, che
raggiunse il culmine nel 1816-1817. Nel 1823 la riduzione a 3 unioni doganali (Lega del
Nord, Lega del Sud e Lega del centro) e non più’ 39, determina il superamento della crisi
economica, poiché ciò comportava a una circolazione più’ libera dei capitali, delle persone,
della merce, ma anche delle idee. Le 3 leghe erano improntate al liberismo, ovvero la
dottrina economica che corrisponde al liberalismo, e che supporta le libertà economiche e il
commerciare liberamente senza dazi o dogane. Il primo gennaio 1834 nasce lo Zollverein ,
un’unione doganale che favorisce e accelera lo sviluppo commerciale e industriale,
approfondendo l’aspirazione all’unificazione.
Si istituirono 2 tendenze all’unificazione:
- la Grande Germania, prevede tutti gli stati compresa l’Austria;
- la Piccola Germania con a capo la Prussia (non include l’Austria)

Impero Russo: di Alessandro I; stato reazionario dove non esiste la borghesia, ma vi sono i
militari che diffondono il liberalismo. La campagna di Russia, nel 1812, fu l'invasione
francese dell'Impero russo, terminata con una disastrosa sconfitta e con la distruzione di
gran parte delle truppe francesi, la quale segnò il punto di svolta della carriera di Napoleone
Bonaparte e delle Guerre napoleoniche. In Russia l'invasione francese è più conosciuta
come guerra patriottica, termine che evidenzia il carattere che assunse la lotta, di resistenza
nazionale e popolare russa contro lo straniero. I civili, dopo essersi battuti per lo Stato, in
particolare i liberali, pensano che il sovrano possa concedere l’abolizione della servitù della
gleba, in cambio dello sforzo presentato in battaglia. Ciò è fuori discussione per Alessandro
I. Si creano così 2 società segrete, la società del nord, la quale chiede l’adozione di una
costituzione e la limitazione del potere zarista, e quella del sud, la quale invece richiede non
solo la Costituzione, ma anche l’abolizione dello zarismo (entrambe contano pochi
partecipanti) . Alla morte dello zar Alessandro I (1º dicembre 1825), la guardia reale giurò
fedeltà al granduca Costantino, che però abdicò e venne sostituito da Nicola, con il risultato
di causare una situazione di temporaneo caos nella capitale. Società segrete si riunivano
per evitare che il giuramento a Nicola venisse portato a termine anche dagli altri leader
dell'esercito. Tutti questi sforzi culminarono poi negli eventi del 14 dicembre 1825. Alcuni
ufficiali dell'esercito imperiale appartenenti a società segrete, guidarono circa 3000 soldati in
un tentativo di rivoluzione per attuare in Russia una economia liberale, e disfarsi
dell'assolutismo nel quale l'Impero era costretto fino a quel momento, lottando anche contro
lo stato di polizia e la censura (MOTO DEI DECABRISTI). Questa rivolta ebbe luogo nella
piazza del Senato di San Pietroburgo: piazza che, nel 1925, per ricordare il centenario
dall'evento, venne rinominata con il nome di piazza dei Decabristi. La rivolta venne sedata
dallo zar Nicola I di Russia in persona, che era già a conoscenza del fatto che le truppe si
stavano ammassando nella piazza. Le sue guardie erano già preparate a circondare i ribelli,
dato anche il dilettantismo e l'approssimazione con cui le operazioni erano state preparate
ed organizzate. I principali organizzatori vennero impiccati, circa 600 persone furono esiliate
e condannate ai lavori forzati in Siberia e zone limitrofe, dove portarono la cultura e il
progresso educativo in una regione a quei tempi relativamente arretrata, e dove ancor oggi
sono molto stimati e godono di alta reputazione.

Regno Unito:
- In Inghilterra, dove esisteva da tempo un regime costituzionale, il merito della vittoria
contro Napoleone conferì ai conservatori un grande prestigio sociale e un saldo
potere politico. Si sviluppa il partito dei Tory ( conservatori) , il quale condusse la lotta
contro la Francia, ma è un movimento relativamente breve, poiché poco si sposava
con la tradizione liberale tipicamente inglese.
- I grandi proprietari terrieri (circa 2000 famiglie possedevano la metà dei terreni del
paese) dominavano le amministrazioni locali, controllando ogni aspetto della vita
politica e sociale.
- In ambito politico, godevano del diritto elettorale passivo (facoltà di essere eletti) e
attivo (facoltà di votare) coloro che possedevano un reddito elevato , ovvero una
minoranza ristrettissima, e in aggiunta il voto era pubblico, indulgendo a
intimidazioni.
- Le elezioni erano regolate da una normativa arcaica del 600 che non andava al
passo con i cambiamenti sociali e territoriali. Il Parlamento aveva una
rappresentanza di un numero limitato di zone appartenenti a circoscrizioni urbane (le
contee) mentre quelle rurali e periferiche (i borghi) erano numerose. Fino a metà
dell’epoca moderna le campagne erano molto abitate, poiché la ricchezza sussisteva
nel lavoro della terra, ma l’epoca industriale ribalta la situazione nazionale, causando
uno svuotamento delle periferie e un flusso migratorio verso le città, destinate a
diventare metropoli, MA il sistema elettorale ha ancora delle circoscrizioni basate sui
numeri precedenti. Questa situazione favorisce solamente i proprietari terrieri
(tories). Vi è il desiderio di una riforma elettorale, soprattutto da parte dei radicali, che
comprenda l’allargamento del diritto di voto per giungere a una rappresentanza più’
vasta , ma anche un mutamento, in senso democratico, dell’attività politica.
- Fu inaugurato un sistema protezionistico imperniato sul dazio sul grano (Corn Law)
che favoriva i produttori locali, ma rendeva precario il tenore di vita delle masse
popolari mantenendo alto il prezzo del pane. Le rivolte sociali che ne seguirono
furono represse sanguinosamente dall’esercito, come avvenne nell’agosto 1819 a
Manchester, quando un comizio convocato per chiedere la riforma elettorale fu
disperso dalla cavalleria, che fece 11 morti e centinaia di feriti (massacro di
Peterloo).
- Per un certo periodo fu anche sospeso l’Habeas corpus, antica norma a garanzia
delle libertà personali, e ristretto il diritto di riunione.
- Solo nel 1822, in concomitanza con l’avvento al potere di George Canning, ministro
degli esteri e poi primo ministro, e Robert Peel, ministro degli interni, tanto la politica
interna che quella estera inglese presero un atteggiamento più’ liberale.
- Nel 1824 furono abrogate le leggi che impedivano agli operai di associarsi tra loro
- Nel 1829, per merito dell’iniziativa di un uomo politico irlandese, Daniel O’Connell, il
governo deliberava per l’abolizione del cosiddetto atto di testimonianza, il quale
prevedeva che tutti i cattolici venissero esclusi da ogni edificio statale, eliminando
così le discriminazioni ancora esistenti e fu realizzata una reale parità dei culti di
fronte alla legge.

Francia: Luigi XIII è stretto da un lato dalla reazionaria intransigenza della nobiltà , guidata
dal fratello Carlo Luigi, re di Artois, arrogante sostenitore del ritorno all’Ancien Régime e
anche di una totale restituzione dei beni tolti ai nobili e al clero dopo la Rivoluzione; dall’altra
parte c’è la classe borghese, la quale è diffidente del ritorno al trono della dinastia dei
Borboni. L’equilibrio che Luigi XVIII deve rispettare trova un esempio nella concessione della
Costituzione (1814), rendendosi conto dell’impossibilità di ripristinare la situazione
antecedente e del bisogno di un abile compromesso per rafforzare la monarchia borbonica.
Il sovrano era dichiarato tale per diritto divino e non per volontà popolare, ma concedeva
spontaneamente una Carta costituzionale con la quale i sudditi ottenevano il riconoscimento
di talune libertà e garanzie conseguite con la rivoluzione francese. Era una delle costituzioni
octroyées, cioè concesse dall’alto e che contenevano norme che permettevano al sovrano di
intervenire nell’attività dei parlamenti, limitandone così i poteri e l’autonomia. Il tricolore
francese fu sostituito con la vecchia bandiera borbonica bianca dai gigli d’oro e fu adottato di
nuovo il titolo di Re di Francia e di Navarra per grazia di Dio (principio di legalità),e non più’
quello di re dei Francesi, ma fu istituito un Parlamento bicamerale, con la Camera dei pari
nominata dal Re e la Camera dei deputati eletta, sia pure su una ristretta base censitaria. Gli
eletti non avevano altro compito se non quello di approvare o respingere i testi legislativi
presentati dal sovrano. Furono ripristinati i vecchi simboli del potere, ma furono mantenute in
vigore istituzioni amministrative napoleoniche, come il principio di uguaglianza civile,
l’abolizione della suddivisione della società, la libertà di parola, culto e stampa, la libera
iniziativa economica e confermati in servizio furono gran parte dei funzionari imperiali. Dopo
l’uccisione del duca di Berry, il sovrano permise una modifica alla legge elettorale, che
prevedeva per i possessori dei censi più alti, il diritto di dare 2 voti a testa nelle elezioni. Ciò
non soddisfece gli aristocratici più reazionari (ultras), capeggiati dal futuro Carlo X, che
tuttavia, pur potendo contare su cospicui mezzi economici, non riuscirono a impedire la
politica moderata di Luigi XVIII.

LA SANTA ALLEANZA
La Santa Alleanza è una coalizione tra le grandi potenze monarchiche della Russia,
dell'Austria e della Prussia. Fu creata dopo la sconfitta definitiva di Napoleone e fu firmata a
Parigi il 26 settembre 1815. L'alleanza nasce inizialmente come alleanza militare
tipicamente difensiva e all'apparenza era stata formata per infondere il diritto divino dei re e i
valori della Cristianità nella vita politica europea, come perseguito dallo zar sotto l'influenza
del suo consigliere spirituale, che avrebbe contribuito in maniera determinante alla stesura
del testo, anche se non documentata, la baronessa Barbara von Krüdener. Circa tre mesi
dopo l'Atto finale del Congresso di Vienna, i monarchi di confessione ortodossa (Russia),
cattolica (Austria) e protestante (Prussia) promisero di agire sulla base di "giustizia, amore e
pace", sia negli affari interni sia negli esteri, in pratica la triplice alleanza si impegnava a
mantenere l’equilibrio Europeo intervenendo contro movimenti rivoluzionari (soprattutto in
Polonia o in Belgio, dove nasce il desiderio di nazione unita) e tentativi di rivincita da parte
della Francia. La santa alleanza vuole impedire che cambi qualcosa nello status quo, di
politica estera e interna, definiti al congresso di Vienna. Le potenze che aderirono a questa
alleanza, concordarono che i rappresentanti di questi Stati dovessero riunirsi
periodicamente, per trovare una linea comune per decisioni riguardanti il mantenimento della
pace. Nasceva così il «concerto europeo» ovvero un continuo dialogo volto a mantenere un
equilibrio pacifico.
Il 26 settembre 1815 i sovrani europei vi aderirono, eccetto: il Papa, avverso ad un’alleanza
che univa insieme cattolici, luterani ed ortodossi; il sultano della Turchia, che non era
particolarmente interessato ai princìpi cristiani;
Il ministro degli Esteri inglesi Castlereagh firmò con le potenze vincitrici (20 novembre 1815)
→ quadruplice alleanza.
Nel 1818 con l’ingresso della Francia diventa quintuplice alleanza → al congresso di
Aquisgrana, gli alleati, in cambio del pagamento delle riparazioni di guerra,ancorché ridotte,
approvarono il ritiro dei propri corpi di occupazione, stanziati in Francia sin da Waterloo. La
Francia di Luigi XVIII, inoltre, venne invitata ad aderire pubblicamente ad una pomposa
dichiarazione riguardo alla fraternità delle quattro potenze "cementata dai legami della
fratellanza cristiana"

Principio di intervento: stabiliva che Austria, Russia e Prussia si coalizzassero per


intervenire militarmente e reprimere ogni possibile insurrezione rivoluzionaria che avrebbe
potuto turbare l’ordine internazionale. L’inghilterra non avrebbe potuto accettare truppe
estranee nel loro paese, e sarebbe andata contro i principi della classe borghese, liberale, la
quale fomentava lo sviluppo della rivoluzione industriale.

LA RESTAURAZIONE IN ITALIA
Con la Restaurazione l'Italia tornò a essere, secondo la famosa frase di Metternich, nulla più
di una «espressione geografica». Direttamente o indirettamente, l'Austria dominava su tutti
gli stati della penisola, impedendo qualunque apertura in senso nazionale o indipendentista.
La paura della rivoluzione indusse, d'altra parte, tutti i sovrani restaurati a impostare un
rigido sistema di controllo poliziesco.

L'Austria governava direttamente nel regno Lombardo-Veneto, formato dall'unificazione dei


territori del ducato di Milano e della repubblica di Venezia. A capo del regno vi era
formalmente un viceré, ma il potere era nelle mani di due governatori, che risiedevano a
Milano e a Venezia, nominati direttamente dall'imperatore d'Austria. L'intento dell'Austria era
sfruttare a proprio vantaggio l'economia lombarda e veneta, togliere ogni aspirazione
nazionale agli abitanti e utilizzare il territorio del regno come ponte per effettuare interventi
più rapidi e repressivi negli altri stati italiani in caso di bisogno.
La Lombardia era da un paio di secoli la zona più progredita d'Italia dal punto di vista
economico e sociale, presentando una dinamica interna più politicamente moderata,
l’Austria infatti manteneva un controllo burocratico e amministrativo sul Regno, ma permise
una sorta di autonomia dal punto di vista socio economico. Nonostante gli impacci della
legislazione doganale e del pesante fiscalismo austriaco, la regione continuò a svilupparsi
anche in questi anni, grazie a un'aristocrazia locale impegnata nelle attività economiche e ad
una dinamica borghesia capitalistica.
Problemi:
- Dazi impedivano la circolazione dei beni per la classe borghese;
- tasse gravano sui bilanci prodotti;
- sistema di reclutamento militare:i cittadini del lombardo-veneto venivano dislocati
nelle terre più lontane dell’impero, mentre il regno lombardo-veneto, a sua volta,
veniva presidiato da altri soldati stranieri, affinché si possa evitare un’insurrezione e
una coalizione tra boemi e italiani.

Il pesante sfruttamento economico di Vienna e la mancanza di libertà politica condussero


però queste classi a una decisa insofferenza. Gli Italici Puri, movimento politico liberale,
capeggiato da Federico Confalonieri e costituito da esponenti della nobiltà e della borghesia
terriera, mirava a fondare, con l'aiuto inglese, uno Stato italiano monarchico costituzionale
indipendente dal dominio austriaco. La restaurazione austriaca provocò la dissoluzione del
movimento, dopo il 1817. Gran parte dell'aristocrazia liberale lombarda si raccolse attorno
alla rivista "Il Conciliatore" (idee di stampo romantico liberale), fondata da Silvio Pellico e
Giovanni Berchet nel settembre 1818, ma soppressa 1 anno dopo dal governo austriaco,
che ne temeva la propaganda delle idee liberali.

Nel regno di Sardegna di Vittorio Emanuele I, notevolmente rafforzatosi con l'annessione dei
territori della repubblica di Genova, la Restaurazione fu intesa in senso letterale. Alla
legislazione napoleonica fu sostituita quella precedente, furono rimessi in carica tutti i
funzionari pre rivoluzionari e allontanati tutti gli altri; nell’esercito erano stati allontanati tutti
gli ufficiali che avevano collaborato con i francesi e furono sostituiti da persone, talvolta, più
inadeguate; l'istruzione fu affidata completamente alla Chiesa e fu persino reintrodotta la
tortura.

Una politica analoga fu sperimentata nel ducato di Modena

Nel ducato di Parma, Piacenza e Guastalla, Maria Luisa d'Austria, moglie di Napoleone,
mantenne in vigore la legislazione francese e governò moderatamente. Tuttavia dopo la
morte di Maria Luisa, il ducato incomincia a far parte del Granducato di Toscana

La Repubblica di San Marino rimase invece indipendente.

Un'isola moderata era anche il granducato di Toscana, dove Ferdinando III di Lorena,
fratello dell'imperatore d'Austria, si rifece alla tradizione illuministica del Settecento.
Particolare attenzione fu dedicata allo sviluppo dell'agricoltura, base della ricchezza del
granducato. Anche la cultura fu lasciata relativamente libera e nel 1821 fu fondata la rivista
“Antologia”, che si occupava di economia, scienze naturali, diritto,storia e letteratura.

La Repubblica di Genova (la quale assumeva il titolo di Monarchia, con sovrana la


Madonna, adattandosi alla situazione europea politica del tempo) e di Venezia, indipendenti
dall’epoca medievale, tentano, piu volte, di erodere potere allo stato monarchico.

Nello Stato pontificio Pio VII affidandosi al segretario di stato, l'abile cardinale Ercole
Consalvi, intendeva modernizzare lo Stato,attribuendo anche cariche amministrative ai laici.
La dura opposizione che fu fatta da un gruppo di cardinali più legati al passato, impedì però
il raggiungimento di grandi risultati. Nelle province più progredite, come le Marche, la
Romagna e il Bolognese, questa situazione di immobilismo portò a un diffuso
anticlericalismo e allo sviluppo di sette segrete.

Il regno delle Due Sicilie, istituito nel 1816, tramite la fusione del regno di Napoli e il regno di
Sicilia, mantenne sostanzialmente la legislazione napoleonica, ma ripristinò tutti i privilegi
della Chiesa cattolica, abolendo la Costituzione concessa da Gioacchino Murat nel 1812.
Luigi de' Medici, ministro del re Ferdinando I, guidò con moderazione lo Stato, scontrandosi
tuttavia con i gruppi reazionari. Anche nel regno delle Due Sicilie si svilupparono le sette
segrete, sia reazionarie, come quella dei Calderari, sia rivoluzionarie, come la Carboneria,
che prese un notevole impulso, tanto che proprio a Napoli nel 1820 si ebbero i primi moti
rivoluzionari del Risorgimento.

Società segrete: dopo la Restaurazione molti sovrani revocarono le costituzioni concesse


durante il periodo rivoluzionario e soppressero le libertà di stampa e di associazione. In
questo clima fiorirono in tutta Europa le società segrete, il cui scopo era cambiare o
abbattere ‒ tramite congiure ‒ i governi esistenti, al fine di realizzare gli ideali di libertà e
d'indipendenza nazionale, confacendosi dunque anche allo spirito romantico del periodo.
Ciò costituisce la prima fase del liberalismo, la quale credeva nel processo di
costituzionalizzazione all’interno degli stati e il riconoscimento di alcune libertà dei cittadini.
Tuttavia si tratta solo di una fascia della popolazione, poiché le classi popolari non erano
considerate pronte ad entrare a far parte della vita pubblica e politica.
A livello europeo le società segrete con maggior successo furono la Massoneria, la quale ha
origini nella storia moderna, infatti si sarebbe diffusa durante il 700 illuministico, ma con il
passare degli anni comincia ad adeguarsi e ad aderire alla politica napoleonica, fino a
diventare uno strumento per il dispotismo napoleonico, e la Carboneria.
L'origine del nome Carboneria potrebbe derivare dal fatto che gli associati avessero preso
un pezzo di carbone come simbolo della loro ardente fede nella liberazione della patria, o
potrebbe derivare dal fatto che gli associati nelle loro relazioni usassero un linguaggio
altamente simbolico, che riecheggiava il linguaggio dei carbonai (Es. “lupi”= color che
vietavano la libertà; “foresta” = l’Italia) . La Carboneria aveva una struttura 'piramidale': al
vertice stava un ristretto numero di capi, la cui identità era segreta, mentre i membri dei livelli
inferiori non conoscevano né gli altri affiliati né i programmi dei livelli superiori. In tal modo si
pensava di garantire la sicurezza dell'organizzazione, perché in caso di arresto la maggior
parte dei carbonari aveva poco da rivelare alla polizia. I carbonari si chiamavano tra loro
'cugini' e i loro rituali erano di origine massonica.
La carboneria si riesce quasi subito a diffondere in Francia,Spagna, Germania, Regno di
Sardegna e delle Due Sicilie, dove la politica oppressiva di Ferdinando I rendeva necessaria
la possibilità di organizzarsi in società segrete.

Perchè i moti carbonari fallirono?


- L'ossessione per la segretezza non solo non riuscì a garantire la sicurezza delle
organizzazioni (perché l'arresto dei capi le rendeva incapaci di agire), ma rese assai
difficili i contatti al loro interno e all'esterno, comunicando difficilmente il fine ultimo
dell’associazione a tutti gli addetti e impedendo il coordinamento delle forze
rivoluzionarie.
- In secondo luogo, spesso i carbonari si illusero di poter coinvolgere nei tentativi di
riforma i sovrani stessi, andando incontro a clamorosi fallimenti.
- Come dirà Mazzini, i moti carbonari fallirono perché non oltrepassarono mai "il
cerchio di una casa, militare o borghese"; il popolo, "sola vera forza rivoluzionaria,
non scese mai sull'arena" e ciò accadde perché non fu mai coinvolto nelle
insurrezioni. Il panorama rivoluzionario tenderà cambiare con l'ingresso in scena,
infatti, di Giuseppe Mazzini, inoltre egli afferma che sia necessario distinguere agg
qualificativi “segreto” e “clandestino” poiché molti ideali in Europa restaurata sono
clandestini ma non possono essere segreti, poiché ,se sono tali, la popolazione non
riesce a capire e intervenire nella causa .

Accanto a queste società segrete ne esistono altre:


- i Federati a stampo liberal moderato, tendenti a istituzioni costituzionali ma su base
limitata, per dare il diritto di voto in base a un censo, i quali rispetto alla Carboneria
ebbero una diffusione geografica limitata al Piemonte e una parte della Lombardia,
perché ritenevano di dover unificare Piemonte e Lombardia, andando ad anticipare
l'idea della costituzione di un regno unico dell'italia settentrionale, e Casa Savoia,
avrebbe potuto detenere le chiavi di questo nuovo regno;
- gli Adelfi carattere giacobino ed egualitario, fondati da Filippo Buonarroti, costituti
dalla borghesia ligure, presentarono problemi nei metodi, particolarmente violenti,
spesso in conflitto con la parte della società che avrebbe potuto rinforzarli;
- sette a servizio delle forze della polizia per es. I Cavalieri della Fede

I MOTI DEGLI ANNI VENTI


Confederazione Germanica
Con fermezza il cancelliere austriaco Metternich represse le agitazioni degli studenti
tedeschi (1819), vietandone le associazioni. Mise poi sotto stretto controllo la stampa e limitò
le già moderate costituzioni degli stati tedeschi del sud. Nel 1820, infine, fece attribuire
all’Austria il diritto di intervento nelle questioni interne degli stati tedeschi, rafforzando la sua
influenza sulla Confederazione germanica ai danni della Prussia.

Moto rivoluzionario spagnolo


I primi veri e propri moti rivoluzionari scoppiarono però in Spagna il 1 gennaio 1820. Sin dal
tempo dell’occupazione napoleonica in Spagna, il popolo si era battuto in difesa per la
propria libertà e indipendenza. Fino all'invasione napoleonica della Spagna nel 1808,
Ferdinando VII regnò come monarca assolutista. Napoleone costrinse l'abdicazione di
Ferdinando e quindi pose suo fratello Giuseppe Bonaparte sul trono di Spagna. La
costituzione spagnola (Costituzione di Cadice o La Pepa) del 1812, simile a quella francese
del 1791, è emanata dalle Cortes, ovvero il parlamento iberico, in opposizione
all'occupazione napoleonica e al regime di Giuseppe Bonaparte. Questa carta viene data dal
popolo per il popolo stesso , perché il sovrano Ferdinando VII era prigioniero di Napoleone.
Il sovrano però fece sapere che una volta in patria, avrebbe rinunciato al potere legislativo e
avrebbe accettato la costituzione spagnola a sistema unicamerale. Nel Dicembre 1813,
Ferdinando VII ritorna, ma si rimangia la parola, e continua a governare come sovrano
assoluto, ordinando ai propri collaboratori conservatori di perseguire i patrioti che avevano
partecipato alla creazione della Costituzione e alla lotta di liberazione contro Napoleone. Ciò
crea l'opposizione liberale e una profonda indignazione della classe popolare,rinforzando
tutte le società segrete di stampo liberale. Gli aderenti appartengono a diverse dottrine
politiche, ma decidono di coalizzarsi per essere pronti, in un qualunque momento favorevole,
per ripristinare la Costituzione, e imporre la loro volontà al sovrano. La Spagna presenta, in
quel momento, un ulteriore elemento di malcontento, ovvero una crisi economica
gravissima, facendo in modo che anche coloro che erano ,apparentemente lontani dalla
politica, rientrassero nei ranghi di quelle società segrete contro il governo.

Dopo la conquista napoleonica della Spagna, i rapporti tra le colonie latine americane e la
madrepatria furono sostanzialmente interrotti, e quest’ultime, nel 1809, si erano dichiarate
indipendenti, perciò Ferdinando VII, al suo ritorno,sente il bisogno di dover re-inquadrare le
colonie all’interno del sistema coloniale spagnolo, ri-applicando la sua politica conservatrice.
Tra le truppe concentrate a Cadice, sotto la guida del colonnello Rafael del Riego, per
imbarcarsi per andare a reprimere l’insurrezione indipendentista dei coloni sudamericani, si
sviluppò una rivolta. La richiesta principale era il ripristino della Costituzione del 1812, che
Ferdinando VII aveva abrogato al momento del suo ritorno sul trono. Il movimento
insurrezionale si estese al resto della Spagna con il sostegno delle società segrete liberali e
degli ufficiali.
Le potenze europee, soprattutto quelle aderenti alla Santa Alleanza, cercarono di
organizzare una spedizione al fine di bloccare il moto spagnolo. Tuttavia questa decisione
avrebbe dovuto attendere, a causa della diffusione del moto, non solo in Spagna, ma anche
nell‘Italia meridionale, insulare e settentrionale. Il rapido diffondersi della rivoluzione indusse
il re ad accettare la Costituzione e a convocare le Cortes.

Moti rivoluzionari nel regno delle Due Sicilie


Esattamente 6 mesi dopo, la rivolta scoppia anche nel regno delle Due Sicilie, dove, oltre
alla sfavorevole situazione economica, era anche particolarmente dilagante il malcontento
nell'esercito, a causa delle discriminazioni praticate nei confronti di quei ufficiali che avevano
militato nell'esercito sotto Gioacchino Murat (regnato durante l’epoca napoleonica), tra cui
Guglielmo Pepe. Questi ufficiali avevano aderito in blocco alla carboneria.
Il segnale viene dato a Nola, da uno squadrone di cavalleria, che era a comando dei
sottotenenti Morelli e Silvati, i quali insorgono chiedendo la Costituzione. Da Nola i ribelli
incominciano la marcia verso la capitale del regno, Napoli (si accendono dei moti anche in
Puglia e Lucania, attuale basilicata).
Ferdinando I, preoccupato della piega che stavano prendendo gli avvenimenti, promise una
Costituzione, giurando, inoltre, sul Vangelo di rispettarla lealmente.
Anche a Messina e Palermo vengono cacciate le truppe borboniche, portando all’esistenza
di governo provvisorio,che si affretta e proclamare l'indipendenza dell’isola. Tuttavia ciò
causa una divergenza di interessi tra gli insorti continentali e insulari, poiché i primi puntano
sul concetto costituzionale e liberale, mentre i secondi affiancano alla costituzione il concetto
di indipendenza, ma l’indipendenza siciliana è una questione precaria e fragile, a causa dei
contrasti interni nell’isola: da un lato vi sono ceti legati alla nobiltà e che rivendicano la
vecchia Costituzione del 1812; ma dall’altra parte vi sono gli strati popolari, che invece
vogliono una Costituzione sulla scorta di quella spagnola, che proclama il
monocameralismo, evitando che una delle 2 camere possa finire nelle mani della nobiltà e
pesare sul ceto popolare. Furono allora gli stessi rivoltosi del continente, favorevoli all’unità
del regno, a mobilitarsi per la repressione del moto siciliano, che l'esercito napoletano,
guidato da Florestano Pepe, fratello di Guglielmo, (il quale però, una volta in Sicilia, non agì
di polso e venne sostituito da Pietro Colletta) domò facilmente.

I congressi di Troppau e Lubiana


Di fronte a questi avvenimenti l’Austria, nell’ottobre 1820, convocò un congresso a Troppau.
Quivi Austria, Prussia e Russia sottoscrissero una dichiarazione che attribuiva ai membri
della Santa Alleanza il diritto di intervenire con la forza negli stati in cui si fosse sviluppata la
rivoluzione. Francia e Gran Bretagna non aderirono alla dichiarazione.
Tre mesi dopo fu convocato a Lubiana un altro congresso, a cui fu invitato anche il re delle
Due Sicilie, Ferdinando I, grazie all’approvazione del Parlamento, affinché egli possa firmare
le decisioni prese durante il congresso. Il re, nonostante le promesse fatte a Napoli di
difendere la Costituzione, invocò a Lubiana il soccorso austriaco. Ancora una volta Francia e
Gran Bretagna si dissociarono, ma secondo il principio di intervento, non riescono a
impedire una spedizione austriaca, che entrò a Napoli il 23 marzo, dopo aver passato i
confini dello Stato Pontificio, governato da Pio VII, il quale permise, senza nessun problema,
il passaggio. A quel punto Ferdinando I abolisce la Costituzione, ri-stabilisce un ordine
assolutistico, e dà inizio a una ferocissima rappresaglia contro i liberali, i quali furono
imprigionati e altre figure importanti, come Morelli e Silvati, furono invece condannate a
morte. (=mancanza di sostegno del popolo verso l’esercito)
Gli ordini assolutistici vengono ri-stabiliti anche in Spagna e Portogallo (nell agosto 1820, i
militari avevano costretto il sovrano Giovanni VI di Braganza a concedere e rispettare
lealmente una costituzione)

Moti di rivoluzione nel regno di Sardegna


Nel frattempo (10 marzo 1821) era scoppiato un altro moto ad Alessandria, nel regno di
Sardegna. I rivoltosi, giovani ufficiali dell'esercito e nobili come il conte Santorre di
Santarosa, intendevano promuovere la formazione di un regno costituzionale, a schema
bicamerale (Camera dei deputati e Senato per favorire la partecipazione di alcune parti della
nobiltà), dell’Alta Italia sotto la dinastia dei Savoia, che si estendesse alla Lombardia e al
Veneto. Di fronte all’insurrezione il re abdicò a favore del fratello Carlo Felice, che si trovava
allora a Modena. In sua assenza la reggenza fu assunta dal giovane principe Carlo Alberto,
il quale per evitare una guerra civile, si lasciò convincere a proclamare la Costituzione (14
marzo 1821), ma fu sconfessato da Carlo Alberto e si dovette allontanare da Torino. Gli
austriaci, il cui intervento era stato invocato da Carlo Felice, entrarono in Piemonte,
sconfissero gli insorti a Novara (molti di esse scapparono in Francia, Svizzera, Inghilterra e
anche Spagna) e ripristinarono l’ordine.
I precedenti immediati dell insurrezione vanno ricercati in una sorta di sommossa
studentesca, l'11 gennaio del 1821, durante uno spettacolo teatrale, gli universitari avevano
dimostrato aperta solidarietà nei confronti del moto napoletano, e perciò vennero
imprigionati. L'indomani i loro compagni si erano riuniti nei locali dell'università ed erano
decisi a richiedere il rilascio dei compagni. Ma quest'ultimi vengono dichiarati una sorta di
assembramento, e ciò era illegale per l'epoca, poiché senza autorizzazione.
Negli anni successivi in tutti gli stati italiani, e non soltanto in quelli in cui si erano verificati i
moti, si sviluppò una reazione , ispirata dall’Austria, per eliminare l’opposizione liberale.
Condanne a morte e al carcere duro si susseguirono un po’ ovunque, ma specialmente nel
Lombardo-Veneto, nelle Due Sicilie, nel Ducato di Modena e in Piemonte. Tra i condannati,
vi fu Silvio Pellico, che pubblicò la sua esperienza nel libro “Le mie prigioni” , denuncia
dell’autoritarismo austriaco.

Moto dei decabristi

MOTI INDIPENDENTISTI
Coevi ai moti del 20-21

L’indipendenza dell’America Latina


Spagna e Portogallo, le due potenze che possedevano i territori dell'America centrale e
meridionale, avevano sempre perseguito una politica di saccheggio delle risorse locali.
Il potere politico nell’America centro-meridionale era rappresentato da funzionari provenienti
dalla madrepatria e preoccupati solo di perseguire gli interessi delle potenze coloniali. Il
commercio era sottoposto al monopolio della madrepatria, escludendo la possibilità per le
colonie di avere rapporti commerciali con altri stati. I creoli, in genere grandi proprietari
terrieri, volevano invece una maggiore indipendenza economica e politica e guardavano con
attenzione agli esempi forniti dalle rivoluzioni americana, che dopo il suo successo fomentò
il desiderio indipendente dell'America latina. Nella società coloniale erano poi presenti, oltre
agli indios, i meticci, nati da unioni di bianchi e di indios,attivi nel piccolo commercio e
nell’artigianato. In Brasile vi erano anche numerosi schiavi neri, importati dall’Africa per il
lavoro nelle piantagioni.
Dopo la conquista napoleonica della Spagna (1808), i rapporti tra le colonie americane e la
madrepatria furono sostanzialmente interrotti. Incoraggiati dalla Gran Bretagna,padrona dei
mari, la quale quale vuole allargare i suoi commerci ai mercati americani, e dagli Stati Uniti,
alcuni coloni dichiararono l’indipendenza dalla Spagna sotto la guida di Simon Bolivar
“Libertador do Nord” in Venezuela e di José de San Martín “Libertador do sud” in Argentina.
Ne scaturì una sanguinosa guerra civile tra coloro che erano rimasti fedeli alla Spagna e gli
indipendentisti.
Quando sul trono spagnolo fu restaurato Ferdinando VII (1814), egli sperava di ottenere un
consistente aiuto militare dalle potenze della Santa alleanza, poiché l’economia della
Spagna e del Portogallo si reggevano quasi esclusivamente sullo sfruttamento coloniale, ma
la Gran Bretagna si oppose a qualunque tipo di intervento internazionale contro gli insorti,
che nel 1818 riuscirono a liberare il Cile. L’insurrezione delle truppe spagnole che a Cadice
dovevano imbarcarsi per l’America (1820) condannò le speranze spagnole di una ri-
conquista dell’America latina.
Nel 1820 furono definitivamente liberati Venezuela, Colombia ed Ecuador, che avevano dato
vita agli Stati Uniti di Colombia. Nel 1824 ,infine furono eliminate le ultime resistenze
spagnole e fu liberato il Perù. Dalla liberazione del dominio spagnolo, non nacque però un
unico Stato latino-americano, come avrebbe desiderato Bolivar, ma molti stati caratterizzati
dalla forma repubblicana, dall'autoritarismo e da una notevole instabilità politica.
Nel frattempo si era sollevato anche il Messico (1821) sotto la guida di Agustin de Iturbide
,imperatore Agustin I, ma due anni dopo fu costretto ad abdicare e fu proclamata la
Repubblica.
Politicamente deboli, i nuovi Stati si trovarono per qualche tempo esposti al rischio di una
rinnovata conquista da parte delle potenze europee; i principali pericoli venivano sia
dall’Inghilterra, che in breve tempo riuscì a trasformare l’America del Sud in una periferia del
proprio sistema economico, sia dalla Francia, disponibile ad agire in alleanza con la Spagna.
Nel 1823, tali minacce spinsero il presidente degli Stati Uniti James Monroe a dichiarare i
principi che, per circa un secolo, avrebbero guidato la politica estera del suo Paese. Egli, da
un lato, dichiarò che gli USA non avevano alcuna intenzione di immischiarsi nei conflitti
politici europei; ma, nel medesimo tempo, con estrema fermezza Monroe affermò che gli
Stati Uniti non avrebbero tollerato intrusioni politiche nel continente americano: «L’america
agli americani, l’Europa agli europei» (dottrina Monroe). Gli Stati Uniti restarono fuori dalla
politica europea fino alla prima guerra mondiale, ma in America Latina, invece, la loro
politica si fece ben presto aggressiva, dapprima a spese del Messico e poi di altri Paesi della
regione centrale. La dichiarazione americana, ma soprattutto l'atteggiamento inglese (primo
paese europeo a riconoscere l’indipendenza dell’America latina), impedirono il progetto di
una spedizione franco-spagnolo per recuperare le colonie e fecero dissolvere l’antico impero
spagnolo, che in questo settore rimase limitato alle isole di Cuba e Puerto Rico.

A differenza delle colonie spagnole,il Brasile giunse all’indipendenza pacificamente: il


principe reggente del Portogallo, Joao VI, si era rifugiato in Brasile nel 1808 per sfuggire
all’invasione napoleonica. Quando tornò in patria nel 1821, il figlio Pedro rimase oltremare,
come reggente, e l’anno seguente proclamò l’indipendenza del paese, secondo il volere del
padre. Pedro si autoproclama imperatore e accetta di mantenere un collegamento
ufficializzato, anche con trattati scritti ,con la madrepatria. Tuttavia emana una costituzione e
vuole avere la piena sovranità del paese, di conseguenza non può più accettare la clausola
richiesta dal padre. Il Brasile diventa un impero costituzionale, basato sul lavoro degli schiavi
neri che coltivavano le grandi piantagioni di caffè e di cotone. Quest’epoca si chiude nel
1889 con una rivoluzione incruenta che abolisce il sistema imperiale, mentre nel 1991 nasce
una repubblica costituzionale su base federale.

(Toussaint L’ouverture era uno schiavo impiegato come cocchiere. Diventò uno dei capi della rivolta di
Haiti, alleandosi prima con gli spagnoli contro i francesi e poi con la Francia, che nel frattempo aveva
abolito la schiavitù. Combatté a fianco dei francesi per scacciare dall’isola spagnoli e inglesi e fu nominato
comandante in capo delle truppe. Nel 1800 proclamò l’indipendenza di Haiti e divenne presidente,
promuovendo numerose riforme e stipulando accordi commerciali con gli Stati Uniti e con la Gran
Bretagna. Quando le truppe napoleoniche riconquistarono l’isola, nel 1802, fu costretto ad arrendersi e
poco dopo morì. Francia concede l’indipendenza nel 1804.)

L’indipendenza della Grecia


Si inserisce nella “Questione d’oriente”.
L’impero ottomano (penisola balcanica, Turchia, Africa settentrionale) divenne oggetto delle
ambizioni delle potenze occidentali, in partic. l’Austria e la Russia, mentre la Francia e la
Gran Bretagna miravano alla sua conservazione. L'aspirazione all’indipendenza dei popoli
balcanici soggetti all’impero ottomano rese la questione d’O. uno dei temi più discussi dalle
cancellerie europee. Nel 1806, dopo una serie di insurrezioni in Serbia sostenute dalla
Russia, scoppiò una guerra contro i turchi che consentì all’impero zarista di ottenere (1812)
nuovi territori,che assicurarono alla Russia il controllo della costa del Mar Nero.

Ispirata dalla Filiki Eteria, un'organizzazione fondata nel 1814 da alcuni mercanti greci con lo
scopo della liberazione del proprio paese dalla dominazione ottomana, nel 1821 scoppiò
un'insurrezione di circa mille persone, guidati da Alexander Ypsilantis, nel Peloponneso, in
Moldavia. Sostenuta dalla Russia, sia in nome della comune religione ortodossa che per la
tradizionale ostilità nei confronti dell’impero ottomano dalla parte dell’impero zarista, che
ambiva a conquistare la zona degli stretti e con essa uno sbocco sul mare Mediterraneo, la
rivolta si propagò in altre parti della Grecia, provocando una sanguinosa risposta da parte
della Turchia.
Nel gennaio 1822 l’Assemblea nazionale greca, riunita a Epidauro, proclamò l’indipendenza
del paese, riscuotendo la simpatia degli ambienti liberali europei, indignati per le feroci
rappresaglie turche e per i massacri della popolazione, come quello di Chio. Si diffuse
largamente il Filellenismo, l’amore per la Grecia e la sua cultura, e non pochi furono gli
intellettuali e rivoluzionari che combatterono e morirono per la libertà del paese, tra i più noti
il poeta inglese George Byron e l’italiano Santorre di Santarosa, mentre il pittore francese
Eugene Delacroix trasse ispirazione dalle vicende greche per parecchi suoi quadri.
Preoccupato che la Russia potesse guadagnare importanti posizioni strategiche nel
Mediterraneo orientale, il primo ministro britannico George Canning promosse allora una
conferenza internazionale anglo-franco-russa a Londra (1827). Le tre potenze proposero un
armistizio tra i turchi e gli insorti e per imporlo inviarono una flotta a Navarino, nel cui porto vi
si trovava la flotta turco-egiziana. Forse per un malinteso, i due schieramenti si scontrarono
e la flotta turco-egiziana fu completamente sbaragliata. Il sultano fu costretto alla pace di
Adrianopoli (1829), con cui accettò la creazione di uno Stato greco tributario dell’impero
ottomano. In seguito, con la Convenzione di Londra del 1832, la Grecia divenne un regno
del tutto indipendente con a capo il re Ottone. (regime monarchico, autoritario, condizionato
dagli interessi dell'Inghilterra). La diversa posizione presa dalla Russia rispetto all’Austria e
alla Prussia di fronte alla questione greca incrinò la Santa alleanza, alimentando le speranze
di tutti coloro che intendevano modificare il sistema di Vienna in senso liberale o nazionale.
Si aprì così la strada verso le rivoluzioni del 1830, favorite anche da un periodo di crisi
economica che toccò quasi tutti gli stati d’Europa.

LE RIVOLUZIONI DEL 1830


Francia: In Francia nel 1824 era salito al trono Carlo X, capo degli ultras, parte più
conservatrice del cattolicesimo francese, infatti nel suo disegno politico si appoggia
esclusivamente ai nobili e alla parte più reazionaria. Dopo l'incoronazione sontuosa, mistica
e analoga a quelle dei re dell’Alto Medioevo, il nuovo re mise in atto una serie di tentativi per
riportare la situazione della Francia pre-rivoluzionaria, per esempio ri-attribuisce i beni
confiscati in epoca napoleonica, abolisce la Costituzione octroyées e il sacrilegio viene
punito con la vita. Le misure restrittive prese danneggiavano però l'alta borghesia della
finanza, che per il suo sviluppo non poteva fare a meno delle nuove libertà politiche.
Nel 1828 nel Parlamento riuscì ad essere eletta una maggioranza moderata liberale, dando
la possibilità di chiamare al governo un avvocato liberale, ovvero Martignac. Tuttavia Carlo X
trova un pretesto sia per sostituire Martignac con un altro principe, sia per modificare la
composizione del governo, in modo tale da potersi assicurare una fedeltà nobiliare e
reazionaria. Indice delle nuove elezioni per il 1830, con la speranza che l’esito sia diverso,
ma pecca di superbia, poichè viene eletta, nuovamente, una maggioranza ad orientamento
liberale. Allora il re cercò di effettuare un colpo di stato, emanando le cosiddette “ 4
ordinanze di luglio” (25 luglio 1830) che scioglievano la Camera, appena eletta e non ancora
insediata, modificavano in senso restrittivo la legge elettorale, in quanto ordina delle nuove
elezioni e si poteva essere eletti solo se proprietari terrieri, e soprattutto sospendevano la
libertà di Stampa. Di fronte a questi provvedimenti, Parigi (studenti, borghesi, operai)
insorse il 27 luglio 1830, e dopo tre giorni di combattimenti per le strade (Les trois
glorieuses) i rivoltosi trionfarono e Carlo X fuggi. La situazione restò tuttavia nelle mani della
borghesia moderata, che offrì la corona a Luigi Filippo d'Orléans (figlio di Filippo Égalité,
nobile noto per aver appoggiato le idee rivoluzionarie) , cugino del re, che confermò le libertà
scaturite dalla rivoluzione francese e fu proclamato “re dei francesi per volontà della
nazione” e non più “re di Francia per grazia di Dio". Luigi Filippo I, non segue più la dinastia
dei Borboni, ripristinò il tricolore,la religione cattolica non fu più la religione di Stato, ed
emanò una nuova Costituzione, che trasformò la monarchia francese da costituzionale a
parlamentare, vale a dire che il governo doveva rispondere del proprio operato al
Parlamento e ottenerne la fiducia. Il diritto di voto fu ampliato, ma rimase pur sempre limitato
all'1% della popolazione (abbassamento d’età per essere eletti, 30 anni e non più 40; gli
elettori potevano votare a 25 anni e non più a 30; viene diminuito il censo a 200 franchi).
Tuttavia non è ancora totalmente corretto chiamare Filippo I re dei francesi in quanto risulta
il rappresentante dell’ala non reazionaria dell’aristocrazia e dell’alta borghesia, e supportato
dai loro capitali → “monarca borghese”
Una volta assunto il nuovo potere, il sovrano si preoccupa di modificare radicalmente gli
orientamenti in politica estera:
● Stacca la Francia dalla Santa Alleanza a la avvicina all’Inghilterra
● Dichiarazione del principio di non intervento (1830): non è reputato corretto che gli
stati più forti impongano, con le armi, il loro volere agli stati più deboli. Ciò infonde nei
liberali d’Europa una speranza enorme, in quanto appoggiati da una grande potenza,
ma non ne è così felice Metternich, che minaccia di mettergli contro i sostenitori della
dinastia borbonica. Nel marzo del 1831 si ritrova costretto a imprimere un percorso
più moderato, lasciando una dichiarazione tramite il ministro degli interni, la quale
afferma che non avrebbe mai inviato truppe francesi fuori dal territorio nazionale e
che potessero essere a sostegno di eventuali moti rivoluzionari “il sangue dei
francesi appartiene solo alla Francia”, spegnendo gli entusiasmi dei liberali europei.
Svizzera: l’esempio della Francia dà origine a una serie di dimostrazioni, e anche proteste,
nei vari cantoni svizzeri. Si modificano le carte costituzionali, ispirate a principi fondamentali
dal punto di vista democratico (Es. l’uguaglianza civile; sovranità popolare; libertà di stampa)
→ senza necessità di violenza o armi

Belgio: la rivoluzione di Parigi ebbe un influsso sull'insurrezione del Belgio. Costretto


all'unione con uno Stato protestante, di lingua fiamminga, e dedicato ad attività commerciali,
con un sistema liberista, il Belgio cattolico, di lingua francese, impegnato in attività agricole
ed industriali,con un sistema protezionistico*, si riteneva per di più sacrificato agli interessi
politici ed economici dell’Olanda (stato assolutista, creato in maniera artificiosa dal
congresso di Vienna). Il Belgio era infatti molto più industrializzato e ricco, e mal sopportava
di vedere le proprie esigenze subordinate a quelle degli olandesi.
La rivolta, iniziata alla fine di agosto 1830 a Bruxelles, ebbe successo e si dilagò in tutto il
paese, fino a diventare indomabile, infatti nell'ottobre vi fu la proclamazione
dell'indipendenza del Belgio. Il re dei Paesi Bassi, Guglielmo I, chiese l'aiuto delle potenze
della Santa alleanza per reprimere la rivoluzione. Solo la Russia rispose positivamente, ma
la rivoluzione in Polonia impedì la partenza di un corpo di spedizione russo. La Gran
Bretagna, invece, si schierò a favore dell'indipendenza del Belgio per timore che la regione
venisse annessa alla Francia. Nel gennaio 1831 le grandi potenze, riunite a Londra, presero
atto del successo della rivoluzione e accettarono di riconoscere l'indipendenza del Belgio. Il
Belgio richiede anche la neutralità, ovvero il non voler e dover intervenire in nessun conflitto
europeo. Il regime costituzionale che fu allora instaurato divenne un modello per tutti i liberali
moderati del continente europeo. Nel luglio 1831 la corona del nuovo regno fu offerta a
Leopoldo di Sassonia-Coburgo (casa reale conservatrice). L'Olanda reagì con una
campagna militare che si rivelò un fallimento per l'intervento dell'esercito francese via terra e
inglese via mare, a sostegno dell'indipendenza del vicino paese. Fu solo nel 1839 che
l'Olanda riconobbe l'indipendenza del Belgio.

* se ho un'industria che sta nascendo, per far si che si sviluppi, devo far sì che possa vendere, per fare ciò devo fare
in modo che almeno i miei consumatori comprino quella merce, allora devo proteggere il mio mercato interno dalle
merci straniere → impongo dei dazi, affinchè il prezzo delle merci provenienti dall’estero sia più alto
L’agricoltura, al contrario, non ha il bisogno, talvolta, di essere protetta, poiché posso produrre sufficientemente un
alimento a livello nazionale, ma sentire il bisogno di esportarlo, ma ciò è un problema se vi sono i dazi, i quali non
causerebbero nessun guadagno → necessità di una politica liberista
Protezionismo ⇎agricolo
Liberalismo ⇎industriale

Polonia: In un insuccesso finì invece la rivoluzione in Polonia, che era insorta rivendicando
l'indipendenza dall'impero russo. Sotto lo zar Nicola I, infatti, anche quelle limitate autonomie
concesse da Alessandro I erano state eliminate. Un ruolo importante per spiegare la rivolta
ebbe anche la religione, che opponeva i polacchi cattolici ai russi ortodossi. Inoltre il fronte
rivoluzionario era diviso al proprio interno dai contrasti fra grandi proprietari terrieri,che sono
desiderosi di riconquistare antichi privilegi medievali, e una piccola nobiltà più sensibile alle
istanze liberali. L’insurrezione anche a causa della partecipazione numerica minore alla
rivolta, rispetto alle truppe russe. Austria, Prussia, ma anche Francia (poichè voleva
avvicinarsi all’alleato austriaco, dopo le minacce di Metternich) sostengono l’impero russo.
La reazione russa fu assai dura e moltissimi patrioti, specie intellettuali come il musicista
Chopin, dovettero abbandonare il paese.
Italia: nell’autunno del 1830 i preparativi di un’insurrezione costituzionale antiaustriaca si
intensificarono a Modena sotto la guida di Ciro Menotti e dell’avvocato Enrico Misley, i quali
avevano trasmesso, peraltro senza successo, al duca Francesco IV l’ipotesi di un
ingrandimento del suo Stato nelle Legazioni pontificie e forse anche in Lombardia,
appoggiando l’insurrezione carbonara. Quando però il 4 febbraio il moto scoppiò a Bologna
e a Parma, Francesco IV lo aveva già privato della sua guida politica più autorevole facendo
arrestare a Modena Menotti. La sollevazione dilagò tuttavia ugualmente, fino a coinvolgere
le Romagne, le Marche e l’Umbria e costituendo il governo delle Province Unite. Metternich
decise quindi l’intervento armato nell’Italia centrale e respinse le pressioni francesi anche a
rischio di una guerra europea. D’altro canto, facendo leva anche su un fallito tentativo
insurrezionale organizzato a Roma dai due fratelli Napoleone e Luigi Napoleone Bonaparte,
il futuro Napoleone III, Metternich insinuò nel sovrano francese l’idea che i rivoluzionari
dell’Italia centrale fossero in realtà bonapartisti. Le truppe Austriache si unirono all’esercito
pontificio per reprimere gli insorti e fu così che il 26 aprile 1831 fu ristabilito l’ordine iniziale.
La maggior parte dei ribelli fu condannata a morte e in ogni territorio si ri-stabilirono
ordinamenti e leggi precedentemente in vigore.

Europa centrale: il grande Impero d’Austria è composto da Ungheresi, Slavi, Italiani e


Tedeschi, i quali vivevano in uno stato di potenziali conflittualità, poiché cercavano tutte di
conquistare una propria autonomia, anche a danno degli altri.

Conseguenze moti del 1830-31:


● LA SCONFITTA DEFINITIVA DEL POTERE ARISTOCRATICO DA PARTE DELLA
BORGHESIA NELL’EUROPA OCCIDENTALE;
● NEI CINQUANT’ANNI SUCCESSIVI LA CLASSE DOMINANTE SAREBBE STATA
LA GRANDE BOURGEOISIE (GRANDE BORGHESIA);
● IL SISTEMA POLITICO PREVEDEVA ISTITUZIONI LIBERALI E UN MONARCA
COSTITUZIONALE;
● APPARIZIONE DELLA CLASSE OPERAIA O PROLETARIA COME FORZA
INDIPENDENTE E AUTOCOSCIENTE (IN SEGUITO ANCHE ALLE GRANDI
TRASFORMAZIONI AVVENUTE CON LO SVILUPPO ECONOMICO –
RIVOLUZIONE INDUSTRIALE, URBANESIMO, ECC.).

L’ITALIA DEGLI ANNI 30 E 40


A partire dal 1830 anche l’Italia conobbe un miglioramento delle condizioni economiche e di
conseguenza politiche ,grazie all’esordio della rivoluzione industriale, soprattutto in quelle
regioni settentrionali che, per motivi commerciali e geografici, erano più vicine all’Europa
occidentale. Il risveglio economico fu prevalentemente dovuto al settore agricolo (non
limitato alla produzione cerealicola, ma esteso all’allevamento del baco da seta, alla
produzione di foraggio e di riso), che al Nord e in Toscana già dal Settecento aveva
cominciato a modernizzarsi.
Un’attenta cura per la canalizzazione delle acque e l’introduzione delle tecniche di coltura
più recenti, per opera di proprietari borghesi e aristocratici che seguivano direttamente
l’andamento delle loro aziende agricole, permisero di ottenere elevati rendimenti, specie in
Piemonte, Lombardia e Toscana, dove ci sono grandi lavori di bonifica a Maremma, la
diffusione della mezzadria (contratto tra datore di lavoro e lavoratore per la gestione di un
determinato terreno) e la nascita anche delle prime scuole di agricoltura.
Al contrario i proprietari assenteisti dei latifondi meridionali, destinati alla produzione
estensiva del grano, lasciarono in stato di sostanziale abbandono i loro terreni. Dopo il 1830
ci fu una grande agricoltura e produzione di fibre vegetali da vendere poi a industrie del nord
ma ciò non eliminò i vari problemi e complessità.
Un embrione di industria tessile si sviluppò invece in zone molto ristrette del nord-Italia (in
Piemonte, a Biella; anche in Veneto, a Schio e in Lombardia)

Lo sviluppo delle industrie metallurgiche causò lo sviluppo delle ferrovie:

● linea Napoli-Portici è la prima ferrovia inaugurata nel 1839, poi venne anche
prolungata a Nocera e verrà adibita, oltre che al trasporto di persone, anche al
trasporto merci
● linea Milano-Monza in Lombardia nel 1840
● linea Livorno-Pisa in Toscana
● linea Torino-Moncalieri in Piemonte
● Stato Pontificio costruzione linea Roma-Frascati nel 1856

Allo sviluppo delle industrie faceva difetto la mancanza di capitali, i quali provenivano in
prevalenza dall’estero, e la ristrettezza di un mercato che, per la situazione politica dell’Italia,
raramente superava la dimensione regionale.

Lo scambio di merci agricole doveva essere rapido, di conseguenza venne costruita una
rete stradale per velocizzare le tratte, anche se la gestione non fu delle migliori migliori e
portò allo sviluppo del banditismo (fenomeno criminale e delinquenziale)

↓quindi

Si vuole un’UNIFICAZIONE ECONOMICA della penisola italiana, questo perché attraversare


i confini per scambi commerciali implica il pagamento di dazi doganali e si ricerca l’adozione
di una moneta unica per tutti. Tuttavia un’unificazione economica implica anche
un’UNIFICAZIONE POLITICA

Chi parla di unificazione italiana? Chi a favore di questa? Quali ideali?

1. Giuseppe Mazzini: in base al fallimento dei moti del 1830-31 e l’inadeguatezza della
Carboneria, Giuseppe Mazzini abbandonò questa società segreta e fondò nel 1831 a
Marsiglia la Giovine Italia, che aveva come programma l’italia unita, indipendente e
repubblicana. A differenza della Carboneria la Giovine Italia doveva mantenere quel tanto di
segretezza che garantisse l’incolumità dei soci, ma svolgere un’ampia azione di propaganda
per tenere desta la coscienza nazionale.

Vi è d’altra parte il programma dei moderati, i quali propugnavano l’introduzione di una serie
di riforme negli stati esistenti in Italia, in modo da trasformarli in regimi costituzionali. Era una
via intermedia tra reazione e rivoluzione, che avrebbe potuto avere anche benefici sulla
situazione economica con il graduale abbattimento delle barriere doganali esistenti.

2. Vincenzo Gioberti: egli vuole una confederazione (insieme di stati sovrani) presieduta dal
pontefice.
3. Cesare Balbo: per lui ogni tentativo di unificazione italiana sarebbe stato vano finchè
l’Austria non si fosse allontanata dalla penisola italiana. Cercò di risolvere il problema della
presenza dell’Austria nella penisola, suggerendo che la perdita del Lombardo-Veneto fosse
compensata dall'espansione dell’impero asburgico nei Balcani, come barriera cristiana
rispetto al musulmano impero ottomano.

Quando, nel 1846, Pio IX diventa Papa, a molti parve che si fosse trovato quel papa liberale
da tempo aspettato, in quanto concesse il perdono ai condannati politici, istituì la Guardia
civica e una Consulta di stato (si occupava dell’amministrazione della res publica dello stato
pontificio) e permise una limitata libertà di stampa. Le riforme introdotte nello Stato pontificio
indussero anche Carlo Alberto in Piemonte e Leopoldo II in Toscana a seguire l’esempio del
pontefice. Iniziavano i primi contatti per giungere a una lega doganale (1847) tra Granducato
di Toscana, regno di Sardegna e Stato pontificio.

Ferdinando II nel Regno delle 2 Sicilie concesse una Costituzione nel 1848

In seguito ai moti promossi dalle classi borghesi, cui talora partecipò anche l'aristocrazia,
nelle principali città del Regno di Sardegna, Carlo Alberto prese una serie di provvedimenti
di stampo liberale: nel 1837 emanò un codice civile, a cui seguì un codice penale nel 1839;
nel 1847 riformò la disciplina della censura (imposta da Vittorio Emanuele I), permettendo la
pubblicazione di giornali politici. Dopo la concessione di una Costituzione nel Regno delle 2
Sicilie, Carlo Alberto in fretta e furia fece redigere una dichiarazione di principi che saranno
alla base dello Statuto costituzionale Albertino ,che verrà completato e pubblicato il 4 marzo
1848. (1848-31 dicembre 1947)

Statuto Albertino: Dati costanti nello Statuto: il Re (il Re era e restava capo supremo del
paese e la sua persona rimaneva «sacra ed inviolabile», questo non significava che non
dovesse rispettare le leggi, ma solo che non poteva essere oggetto di sanzioni penali) e il
popolo

- Potere esecutivo → Capo dello Stato, eletto dal popolo secondo suffragio ristretto maschile
(censo+alfabetizzazione)

- Potere legislativo → Parlamento, eletto dal popolo, suddiviso in Senato e Camera dei
deputati

- Potere giudiziario → Magistratura

Se una di queste 3 parti cerca di invadere il potere degli altri due si verifica un colpo di stato.

2 giugno 1946 : primo suffragio universale (voto di uomini e donne) giorno delle elezioni del
Referendum tra monarchia e repubblica e giorno dell’elezione dei rappresentanti
dell’assemblea costituente italiana
LA PRIMAVERA DEI POPOLI
Liberalismo e nazionalità: tra gli anni Venti e Trenta dell'Ottocento, in Europa si diffuse in
molti strati sociali, e non più soltanto tra le élite intellettuali, l'idea che ogni nazione dovesse
riconoscersi in un proprio Stato indipendente. Nella concezione mazziniana, o latina,
dell'idea di nazione si considerava però essenziale anche la coscienza e la volontà di far
parte della nazione.
Con gli anni Trenta il principio di nazionalità cominciò ad affermarsi, come si è visto, in
Belgio e in Grecia, portando alle insurrezioni della popolazione che si ribellava al dominio
straniero. Il successo di tali rivolte era dipeso in gran parte da fortunate circostanze
internazionali: la rivoluzione scoppiata in Polonia aveva impedito l'invio di un corpo di
spedizione russo in Belgio; la Gran Bretagna aveva favorito l'indipendenza di quest'ultimo
per timore dell'espansionismo francese e quella della Grecia per timore dell'espansionismo
russo.
L'unione del principio di nazionalità e il liberalismo, e i primi movimenti sociali nei paesi in cui
la rivoluzione industriale aveva modificato i rapporti tradizionali tra le classi, fu alla base del
grande sconvolgimento che toccò l'intera Europa nel 1848, con l'eccezione della penisola
iberica, delle isole britanniche (già dagli anni 20/30 c’è un cammino verso le riforme es. I
Rotten Borough; nel 37 sale al trono la regina Vittoria, la quale trasformerà il paese in una
grande potenza coloniale) e della Russia. (dopo il moto dei decabristi rimane sorda ad ogni
istanza di rinnovamento, tuttavia vi è sempre la presenza di società segrete).
Lo scoppio delle rivoluzioni fu accelerato anche dalla grave crisi economica in atto. Gli scarsi
raccolti che a partire dal 1845 avevano caratterizzato la produzione agricola del continente
avevano ridotto alla fame intere popolazioni. Nell'Irlanda soggetta al dominio britannico tra il
1846 e il 1850 morì di stenti circa un milione di persone, mentre altrettante emigrarono negli
Stati Uniti. In tutta Europa l'aumento dei prezzi dei generi alimentari diminuì gli acquisti di
prodotti industriali, generando una forte disoccupazione nel settore. Anche i ceti sociali
meno consapevoli delle questioni nazionali erano pronti a ribellarsi all'ordine costituito per
sfuggire a un destino di sempre maggiore povertà.

Francia: origine rivoluzione; la grave crisi economica iniziata in Francia nel 1846 era stata
avvertita soprattutto dalla classe media e dai ceti più poveri, entrambi privi del diritto
elettorale, ma il malcontento nei confronti della monarchia di Luigi Filippo (debole politica
estera; attenzione particolare a favorire i ricchi finanzieri in politica interna, affinché lo
potessero aiutare a evitare una rivoluzione) si diffuse anche tra la borghesia commerciale e
delle professioni.
Louis Blanc, un economista socialista, vuole estendere il diritto di voto a tutti gli strati sociali,
e cerca di trovare una soluzione al dannoso problema della disoccupazione, ai salari
eccessivamente bassi e allo sfruttamento della manodopera da parte dei grandi industriali
borghesi. Di conseguenza egli propone gli atelier sociaux, ovvero cooperative di operai
finanziati dallo stato mediante grossi prestiti senza interessi, e il guadagno sarebbe stato
ripartito tra gli operai e usato per ripagare lo stato dell’investimento iniziale.
Il divieto da parte del governo francese di una riunione delle opposizioni parlamentari per
invocare radicali riforme politiche e soprattutto la riforma elettorale, provocó a Parigi, il 22
febbraio 1848, un'insurrezione guidata da repubblicani e socialisti che costrinse Luigi Filippo
ad abdicare il 24 febbraio (giorno in cui Karl Marx dà alle stampe il manifesto del partito
comunista) a favore del nipote Luigi Filippo Alberto. Sotto la pressione della folla, fu invece
insediato un governo provvisorio, comprendente liberali moderati, democratici radicali e
socialisti, che proclamò la repubblica, la seconda dopo quella del 1792. Il governo prese
subito alcuni provvedimenti democratici, come l'introduzione del suffragio universale
maschile e della libertà di stampa e associazione, l'abolizione della pena di morte per i reati
politici e l'istituzione di fabbriche finanziate dallo Stato (ateliers nationaux ,e non sociaux,
poiché la proposta risulta poco convincente per combattere la disoccupazione)
ateliers nationaux ⇎ateliers sociaux

Gli operai lavorano sotto lo Stato
Tra la primavera e l'estate 1848 la rivoluzione subì le prime determinanti sconfitte. La
borghesia conservatrice teme il sopravvento del proletariato e di conseguenza la formazione
di una repubblica socialista attraverso l’affermarsi di una nuova costituzione socialista,
dunque corre ai ripari cercando di trovare l’appoggio delle masse popolari e manovrando le
elezioni che vengono indette dal governo provvisorio per proclamare l'Assemblea
costituente, (necessarie per il passaggio da Monarchia a Repubblica), le prime tenute a
suffragio universale maschile. L’esito fu una maggioranza di repubblicani moderati e liberali
rispetto ai socialisti. Questi ultimi fecero appello agli operai per assaltare l'Assemblea, ma
senza successo. I capi dell'insurrezione furono arrestati e vennero allontanati gli esponenti
radicali (Louis Blanc si rifugia in Inghilterra) e da quel momento il governo guardò con
sospetto agli ateliers nationaux, considerandoli un centro di propaganda sovversiva. La
successiva decisione di chiuderli, anche perché dal punto di vista economico erano stati un
fallimento, provocó un ribellione (forze democratiche), domata sanguinosamente
dall'esercito sotto la guida del generale Louis-Eugène Cavaignac, ministro della guerra.(23-
26 giugno 1848). Ci furono alcune migliaia di morti, e decine di migliaia di arrestati, deportati
ed esiliati.
Il 4 novembre fu approvata la Costituzione, che:
- istituiva una repubblica guidata da un presidente eletto a suffragio universale per
quattro anni e non rieleggibile.
- Il potere legislativo era affidato a una singola assemblea di 750 membri eletta ogni
tre anni.
- Un meccanismo complicato rendeva quasi impossibile la modifica della
Costituzione.
Alle elezioni per il presidente della repubblica i candidati più accreditati erano il generale
Cavaignac, sostenuto dai repubblicani moderati, l'avvocato Alexandre Ledru-Rollin,
socialista moderato, e Luigi Napoleone Bonaparte, figlio di Luigi, già re d'Olanda e nipote di
Napoleone I. Prevalse quest'ultimo (10 dicembre), sostenuto dai nostalgici dell'impero
francese, dai legittimisti, dai cattolici, dalla borghesia e da molti operai e contadini che non
avevano dimenticato la repressione operata dal Cavaignac, con una maggioranza
schiacciante: il 74% dei voti contro il 20% di Cavaignac e il 5% di Ledru-Rollin. La neonata
repubblica francese si affidava così a un uomo che avrebbe ben presto restaurato l'impero.
(1851)

Confederazione germanica: Berlino il 16 marzo insorge e chiede la Costituzione, dunque il


re di Prussia Federico Guglielmo IV, intimorito, dovette concedere la libertà di stampa e
promettere una costituzione, un parlamento e il sostegno all'unificazione tedesca. L’esempio
di Berlino fu seguito ben presto negli altri stati tedeschi, e molti altri sovrani furono costretti a
fare concessione, tra cui quella di consentire la convocazione di un Parlamento tedesco. Il
18 maggio 1848 a Francoforte si raccolsero così i rappresentanti di tutti gli stati tedeschi in
un Parlamento che in realtà era una vera e propria assemblea costituente. L’assemblea optò
per l’organizzazione di una “piccola Germania” e la corona fu offerta a Federico Guglielmo
IV, che non la accettò, poiché offerta da “fornai e macellai”. Il gioco tornò nelle mani dei
sovrani tedeschi, i quali nel mentre avevano ri-acquisito fiducia e che revocarono le
costituzioni concesse, ponendo fine al periodo rivoluzionario. Trasferitasi a Stoccarda,
l’Assemblea fu sciolta per l’intervento delle truppe del re del Wurttemberg.

Austria: Vienna insorge il 13 marzo per chiedere la Costituzione e il licenziamento di


Metternich. Non riuscendo a domare l’insurrezione, l'imperatore d'Austria promise la
Costituzione e congedò Metternich (scappò verso l’Inghilterra), simbolo dell'antico ordine,
mentre all'Ungheria e alla Boemia furono lasciate sperare maggiori autonomie.
Lo scontento per la Costituzione concessa il 25 aprile causò tuttavia una seconda
insurrezione a Vienna (15 maggio). Ferdinando I abbandono prudentemente la capitale e si
trasferì a Innsbruck, dopo avere concesso l'elezione di un'Assemblea costituente a suffragio
universale. (→ che sia capace di accontentare le diverse popolazioni dell’Impero
multinazionale austriaco). Approffitando e seguendo l’esempio di Vienna, in Ungheria
(identità nazionale ben salda) si costituì un governo con a capo Lajos Kossuth
(rivoluzionario) e la vecchia Dieta fu trasformata in Assemblea costituente. Tuttavia sale al
trono l’imperatore Francesco Giuseppe, il quale risulta deciso a riprendere in mano la
situazione, grazie all’appoggio dei ceti reazionari e conservatori della corte e l’aiuto militare
della russia. Dopo una drammatica lotta, la ribellione viene soffocata in Austria e in
Ungheria.

Italia: in Italia il 1848 era iniziato con le dimostrazioni di Palermo (12 gennaio), dovute al
risentimento dei siciliani a seguito del rifiuto della monarchia borbonica di riservare le cariche
pubbliche ai nativi dell’isola. Un governo provvisorio ripristinò la Costituzione del 1812 in
Sicilia, mentre Ferdinando II, preoccupato delle insurrezioni scoppiate nel Cilento e a Napoli,
concesse lo Statuto (11 febbraio). Il suo esempio fu seguito da Leopoldo II di Toscana (17
febbraio). da Carlo Alberto di Sardegna (4 marzo) e dal pontefice Pio IX (14 marzo). Si
trattava di costituzioni octroyées, cioè concesse dall'alto, e che creavano regimi puramente
costituzionali e non parlamentari. Il governo era nominato dal sovrano ed era responsabile di
fronte a lui, non di fronte al Parlamento, che aveva solo funzioni legislative. Il suffragio
elettorale era poi assai ristretto, cosicché solo una parte minima della popolazione, quella
più ricca, poteva votare.
La rivoluzione di Vienna e la concessione delle costituzioni negli stati italiani spinsero alla
rivolta Venezia (17 marzo con la liberazione dalle carceri dei detenuti politici) e Milano (18
marzo), che riuscirono ad allontanare gli austriaci. Viene riconosciuta la Repubblica di San
Marco, una volta allontanato il governatore austriaco, figura chiave fu Daniele Manin. Si
ebbero insurrezioni anche nei ducati di Parma e Modena.

Per timore che la situazione portasse a esiti repubblicani, come era avvenuto in Francia,
Carlo Alberto decise di porsi alla testa del movimento nazionale italiano, dichiarando guerra
all'Austria (PRIMA GUERRA D’INDIPENDENZA) (23 marzo) ed entrando a Milano già
liberata. Dagli altri stati italiani giunsero truppe regolari e volontari (dal regno delle 2 Sicilie,
dal Granducato di Toscana e dallo Stato pontificio), che si unirono all'esercito sardo-
piemontese nella guerra federale contro l'Austria, mentre i duchi di Parma e Modena, di
fronte alle rivolte, abbandonarono i loro stati. Intanto l'abile condotta del comandante
austriaco, il maresciallo Josef Radetzky, rallentò le operazioni militari.
Dopo una prima sconfitta, chiuso nelle fortezze di Mantova, Peschiera, Legnago e Verona (il
cosiddetto quadrilatero) l'esercito austriaco attese rinforzi. Il 29 aprile Pio IX dichiarò che al
padre di tutti i cattolici non era lecito fare guerra a uno Stato cattolico come l'Austria, e
ordinò il ritiro delle truppe pontificie. Immediatamente Leopoldo II e Ferdinando II seguirono
l'esempio di Pio IX, lasciando il solo esercito piemontese, e i volontari rimasti, a proseguire
la guerra. Il 30 maggio, a Goito, Carlo Alberto viene sconfitto, ponendo fine alla prima fase
fortunata della guerra d’indipendenza. Giunti nel frattempo i rinforzi attesi, Radetzky
riconquistò tutte le città venete e affrontò l'esercito piemontese a Custoza (22-25 luglio),
sconfiggendolo definitivamente e duramente. Carlo Alberto rinunciò a difendere Milano e si
ritirò dietro il Ticino, mentre con l'Austria fu firmato a Vigevano l'armistizio di Salasco.

-Nel regno delle Due Sicilie, dopo un governo provvisorio, Ferdinando Il sciolse il
Parlamento e represse ogni opposizione (bombardando la città di Messina), dedicandosi poi
alla riconquista della Sicilia, in preda alle agitazioni dei contadini, che volevano la
distribuzione delle terre demaniali. Il popolo non si arrese facilmente e tramite l’Inghilterra
riesce ad ottenere una tregua d’armi.
-Nello Stato della Chiesa Pio IX affidò il governo a Pellegrino Rossi, che fu però ben presto
assassinato, poiché non aveva saputo dare una forma politica e democratica alle sue
riforme. Roma piombò nel caos e Pio IX il 24 novembre fuggì a Gaeta, mettendosi sotto la
protezione di Ferdinando II. Le elezioni tenute nel gennaio 1849 dettero una forte
maggioranza ai democratici, che proclamarono la decadenza del potere temporale dei papi
e si affidarono a un triumvirato formato da Carlo Armellini, Aurelio Saffi e Giuseppe Mazzini
(9 febbraio 1849).
-In Toscana si ebbero tumulti a Livorno nell'agosto 1848 contro il governo moderato di
Firenze guidato da Gino Capponi. Leopoldo Il affidò allora il governo ai democratici
Giuseppe Montanelli,Francesco Guerrazzi e Giuseppe Mazzoni. Spaventato dalla politica
ultra democratica dei due, Leopoldo II il 30 gennaio 1849 abbandonò Firenze per rifugiarsi a
Gaeta.
In Italia, come si è detto, i democratici erano riusciti a prendere il potere a Firenze a Roma,
mentre in Piemonte, dopo un periodo di instabilità governativa, la presidenza del Consiglio
era stata affidata a Vincenzo Gioberti (dicembre 1848). La sua idea era quella di stabilire
accordi con gli altri sovrani italiani per la costituzione di una confederazione e per la ripresa
della guerra all’Austria. Il progetto risultò impossibile per i profondi dissidi tra moderati e
democratici, tanto in Piemonte che negli altri stati. Carlo Alberto decise allora di rompere
l’armistizio con l’Austria e ricominciare la guerra (20 maggio 1849). L’esito fu disastroso.
Sconfitto a Novara, Carlo Alberto dovette chiedere nuovamente l’armistizio e abdicare a
favore del figlio Vittorio Emanuele II e andò in esilio in Portogallo.
All'inizio dell'estate 1849 in mano ai rivoluzionari restavano soltanto Roma, Firenze e
Venezia. Per ingraziarsi i cattolici francesi, Luigi Napoleone inviò un corpo di spedizione a
Civitavecchia per restaurare il potere temporale di Pio IX. Dopo un assedio di due mesi, ai
primi di luglio la Repubblica romana, tra i cui difensori vi era Giuseppe Garibaldi, fu costretta
a cedere e i francesi entrarono in Roma il 3 luglio.
In Toscana i moderati presero il sopravvento e invitarono il granduca a rientrare.
Con l'appoggio delle armi austriache, il 28 luglio a Firenze fu restaurato Leopoldo II.
L'Austria poté così concentrare i suoi sforzi contro Venezia, che ancora resisteva nonostante
i continui bombardamenti e un'epidemia di colera, e il 22 agosto 1849 la costrinse alla
capitolazione.
Con l'inizio di settembre tutte le acquisizioni dei moti dell'anno precedente erano state
cancellate. Una dopo l'altra, le costituzioni concesse nel 1848 furono ritirate e il sistema di
Vienna temporaneamente ripristinato.

QUESTIONE ITALIANA COLLEGATA ALLA QUESTIONE D’ORIENTE


La penisola italiana dopo la prima guerra d’indipendenza:
● Reazione nel Regno delle Due Sicilie (processi a carico di alcuni partecipanti agli
eventi mazziniani di Roma) , in Toscana (Leopoldo II sospese la Costituzione e tutto
il regime liberale), nello Stato Pontificio (Pio IX, che si era presentato come un papa
ampiamente liberale, compie un passo indietro e torna a disegnarsi come un
monarca ostile ad ogni manovra anti-austriaca) e nel Lombardo Veneto (si instaura
un regime di terrore: 961 esecuzioni capitali per chi fosse sospettato di sostenere
movimenti anti-austriaci)
Il Regno di Sardegna era l’unico Stato della penisola italiana ad aver conservato la
Costituzione concessa nel 1848. Quando la Camera dei deputati, formata in maggioranza da
democratici, frappose ostacoli alla ratifica del trattato di pace con l’Austria, Vittorio Emanuele
II la sciolse e indisse nuove elezioni, che tuttavia non cambiarono la situazione. La minaccia
del re di abrogare la Costituzione fece il suo effetto, e la Camera eletta ratificò il trattato.
Massimo d’Azeglio, che guidò il governo dal 1849 al 1852, iniziò un programma
moderatamente riformista, volto a modernizzare il Piemonte sabaudo → abolizione diritto
d’asilo per i criminali nelle chiese e conventi; abolizione foro ecclesiastico per cui i membri
del clero dovevano essere giudicati da appositi tribunali; diminuzione feste religiose, le quali
recavano danno all’economia; limitazione diritto della Chiesa ai beni immobili
Nel Piemonte di quegli anni cominciò a fare le sue prime esperienze un giovane uomo
politico, Camillo Benso conte di Cavour. Esponente del centro-destra, fu ministro
dell’agricoltura e poi delle finanze con D’Azeglio, dando un potente impulso all’opera di
ammodernamento del paese. Nel 1851 riesce a creare una situazione in cui le due fazioni
parlamentari (centro-destro e centro-sinistro, non molte differenze politiche tra i 2) riuscirono
a cooperare per raggiungere il cosiddetto “connubio”, cioè un accordo, e il sogno di andare a
costituire il Regno di Sardegna più ampio, senza influenze dell’Austria e recuperare il
Lombardo-Veneto (Cavour ancora non riflette sull’unificazione italiana, ma vuole liberarsi del
controllo soffocante dell’Austria). Ciò gli permise di diventare Consiglio dei ministri,
giovandosi di una amplissima maggioranza parlamentare.
Per potersi liberare dell’Austria, il Regno di Sardegna ha, tuttavia, bisogno di un alleato
potente tanto quanto l’impero asburgico, quindi Francia (Dal 1851 governata dall’imperatore
Napoleone III, il quale possiede un vasto esercito) o Inghilterra (l’attenzione degli inglesi è
focalizzata sull’impresa coloniale).

Guerra di Crimea: la guerra di Crimea fu uno dei tanti conflitti che caratterizzarono le
relazioni tra Russia e Turchia nel XVIII e nel XIX secolo.
A differenza dei precedenti, tuttavia, questo vide scendere in campo anche le potenze
occidentali a fianco dell'impero ottomano, per contrastare le mire imperialistiche dell'impero
russo. Nel 1833 la Russia, con il trattato di Unkiar-Skelessi, aveva ottenuto dalla Turchia la
chiusura degli stretti del Bosforo e dei Dardanelli alle navi non russe. Il vantaggio ottenuto
dalla Russia fu però cancellato con la Convenzione di Londra sugli stretti (1841), sottoscritta
da Gran Bretagna, Francia, Prussia, Austria e Russia, che impediva il passaggio alle navi da
guerra di tutte le potenze, togliendo così alla Russia l'accesso al Mediterraneo.
L’interesse della Russia era quello di avere uno sbocco sul mare (dalla Crimea). Aveva due
opzioni:
● Via mare: irrita l’impero ottomano
● Via terra: irrita la strategica alleanza con l’Austria, che aveva un interesse forte nello
estendere la sua influenza nei Balcani.
→Tutti i grandi stati europei hanno interessi, nascosti o palesi, nei confronti dell’Impero
Ottomano, che aveva al suo interno anche una spinosa questione egiziana la quale
interessava all’Inghilterra, per raggiungere l’India, e c’è la Francia interessata nel
Mediterraneo orientale.
→ Le popolazioni balcaniche vogliono diventare indipendenti.
→ Gerusalemme come città sacra per tutti e 3 i monoteismi, si trova nel cuore dell’Impero
Ottomano. (musulmani tutelati, ebrei non hanno uno stato protettore, cristianità più di un
protettore) La protezione dei cristiani nell’Impero Ottomano era sempre stata affidata allo
Zar, ma l’impero lo affida alla Francia, scontentando la Russia, che rispose occupando i
principati danubiani di Moldavia e Valacchia nel luglio 1853.
La Gran Bretagna, temendo un eccessivo rafforzamento della potenza russa, in accordo con
Francia, Austria e Prussia, invitò il sultano Abdulmecid a resistere alle pressioni russe.
Nell'ottobre 1853 il sultano dichiarò guerra alla Russia, non ascoltando i consigli delle
potenze occidentali che avrebbero preferito una soluzione diplomatica del conflitto. Cavour,
nonostante il parere contrario di una parte dei membri del suo governo, e dell'opinione
pubblica piemontese, acconsenti all'intervento nella guerra, per garantire al regno di
Sardegna un posto tra le grandi potenze al momento della conferenza di pace.
Le operazioni militari cominciano nel 1853 e terminano nel 1855, dove cadde la fortezza
russa di Sebastopoli. In dicembre l'Austria inviò un ultimatum alla Russia che cedette,
terminò così la guerra, costata più di 100.000 morti, sia per la cattiva condotta militare da
entrambe le parti, sia, soprattutto, per l'infuriare di una violenta epidemia di colera.

Nel 1856 si aprì a Parigi il congresso della pace:


- l’apertura del Mar Nero ai commercianti marittimi grazie alla smobilitazione della
flotta dello zar
- autonomia dei “principati danubiani”, ossia la Moldavia, alla quale viene annessa la
Bessarabia meridionale, e la Valacchia formalmente sotto il controllo turco.
- tra gli effetti collaterali del congresso di Parigi vi fu il successo ottenuto da Cavour
nel porre all'attenzione delle potenze la questione italiana, nonostante l'opposizione
austriaca. Il futuro assetto dell'Italia diventava da questo momento una questione
internazionale

La guerra di Crimea segnò la fine del sistema internazionale creato a Vienna nel
1815. L'accordo delle potenze della Santa alleanza si era definitivamente disfatto.
L'Austria accentuava la sua vocazione a espandersi verso l'Oriente europeo, entrando
con ciò in conflitto con la Russia, che dal canto suo non avrebbe dimenticato tanto
facilmente l'ingratitudine dell'Austria, che nel 1849 era stata aiutata dallo zar a reprimere
l'insurrezione ungherese. La Francia aveva recuperato un ruolo internazionale di
prim'ordine, quale non aveva più avuto dal tempo di Napoleone I.
Gran Bretagna e Francia consolidavano infine la loro egemonia sul Mediterraneo
orientale, bloccando le velleità russe. Tutte queste modificazioni nell'assetto internazionale
avrebbero di li a poco permesso la realizzazione dell'unità italiana e tedesca.
SUCCESSIVAMENTE NEI BALCANI
● Moldavia e Valacchia diedero vita alla Romania (1862)
● Insurrezioni in Bulgaria e Bosnia- Erzegovina, fomentate dalla Russia, facendo
scoppiare l’ennesimo conflitto russo - turco
● Trattato di Santo Stefano (1878) segna l’egemonia dello zar sull’Europa balcanica

L'UNITÀ’ NAZIONALE ITALIANA


La soluzione della questione italiana con l'unificazione della penisola, a esclusione del
Veneto e del Lazio, avvenne in un tempo brevissimo, tra l'aprile del 1859 e il marzo
del 1861. Tutto ciò fu reso possibile dalla nuova situazione internazionale che era
seguita alla guerra di Crimea.
I due principali paesi della Nuova Santa alleanza si erano trovati su fronti opposti: l'Austria si
era schierata a favore della Turchia con Francia e Gran Bretagna, ma in questo modo aveva
suscitato il risentimento della Russia, che pensava di poter contare sull'amicizia di Vienna
per averla aiutata a sconfiggere la rivoluzione ungherese nel 1849. La Francia di Napoleone
III, che aspirava a rafforzare il proprio ruolo internazionale espandendo la sua sfera
d'influenza all'Italia, era disponibile a offrire il necessario aiuto militare al regno di Sardegna
per modificare gli equilibri esistenti nella penisola e interferire quindi con il grande e potente
controllo degli austriaci.

Cavour capì che poteva utilizzare le mire espansionistiche dell'impero francese per
realizzare un ampliamento del regno di Sardegna nell'Italia settentrionale. Ad aiutare
involontariamente Cavour venne l'attentato compiuto da un ex mazziniano, Felice Orsini,
contro l'imperatore francese il 14 gennaio 1858. Napoleone III rimase illeso, ma l'attentato
destò una viva impressione in tutta Europa, poiché nacque e si diffuse la paura che le sette
segrete fossero in procinto di scatenare un'offensiva contro l'ordine costituito e che in
particolare la delicata situazione italiana potesse sfuggire al controllo delle forze moderate.
Napoleone III si convinse quindi che doveva assolutamente risolvere la questione
Italiana.
Nel luglio dello stesso anno, su richiesta di Napoleone III, Cavour si recò segretamente a
Plombières per incontrare l'imperatore e stipulare un trattato segreto che impegnava la
Francia a intervenire a fianco del Piemonte se questo fosse stato aggredito dall'Austria
(alleanza difensiva).
Nella cittadina termale francese dei Vosgi fu anche delineato il futuro assetto della
Penisola (dunque i francesi aiutano il Regno di Sardegna in una guerra di conquista) : l'Italia
settentrionale (Regno di Sardegna e Lombardo-Veneto) sarebbe toccata al re di Sardegna;
Toscana, Marche e Umbria avrebbero costituito il regno dell'Italia centrale, da assegnare
alla duchessa di Parma, Luisa Maria di Borbone ; il regno delle Due Sicilie non sarebbe stato
modificato, salvo la possibilità di sostituire alla dinastia dei Borbone il figlio di Gioacchino
Murat; Roma e il territorio circostante sarebbero rimasti al pontefice, che avrebbe assunto la
presidenza di uno Stato confederale italiano, comprendente i tre regni della penisola.
In cambio dell'aiuto militare e diplomatico, il regno di Sardegna avrebbe ceduto alla Francia
Nizza e la Savoia. La Confederazione italiana sarebbe divenuta facilmente uno Stato
vassallo della Francia, ma Cavour pensava che valesse la pena di correre il rischio per
allontanare l'Austria dalla penisola, con il quale concorda anche il sovrano Vittorio
Emanuele. Tra il dicembre 1858 e gennaio 1859 gli accordi di Plombières diventarono un
vero e proprio trattato di alleanza franco-sabauda, che sarebbe stato pubblicato su giornali
francesi e del regno di Sardegna.

Mentre Cavour si preparava alla guerra rafforzando l'esercito, la Gran Bretagna propone una
conferenza internazionale per risolvere la questione italiana per via diplomatica, alla quale
avrebbero partecipato i principali protagonisti, ovvero Austria, Francia e Prussia, escludendo
il Regno di Sardegna, provocando quindi proteste da parte di Cavour. Quest’ultimo vide
vacillare il suo piano. Era evidente che un congresso delle maggiori potenze europee
avrebbe ri-confermato l'egemonia austriaca in Italia.
Credendo di avere vinto, l'impero asburgico si spinse troppo oltre e il 25 aprile 1859 intimò al
Piemonte di smobilitare e congedare i volontari che erano giunti a Torino da ogni parte
d'Italia (tra cui Garibaldi e i suoi Cacciatori delle Alpi) in previsione della guerra all'Austria.
Cavour respinse l'ultimatum e il 27 aprile 1859 l'Austria iniziò la guerra. Era quello che
Cavour voleva, poiché il regno di Sardegna risultava aggredito e ciò permetteva alla Francia
di intervenire nella guerra.

La seconda guerra d'indipendenza : La prima parte delle operazioni belliche è in mano


all'esercito sabaudo, in quanto Napoleone III arriva in ritardo alla linea di confine. In un paio
di mesi le sorti del conflitto volsero a favore dei franco-piemontesi (Garibaldi e i suoi soldati
campagna militare sulle Alpi). Mentre la guerra era in corso, una serie di insurrezioni
rovesciarono i regimi esistenti in Toscana, nei ducati di Parma di Modena e nelle Legazioni
pontificie. I governi provvisori che vi furono instaurati manifestarono la volontà di annessione
al regno di Sardegna. La situazione, insomma, si stava evolvendo in modo non conforme ai
desideri di Napoleone III. In aggiunta l’esercito austriaco si rileva molto più abile e resistente
del previsto, e l’imperatore subisce troppe perdite, anche a causa dell’epidemia di tifo tra i
soldati.
Questi motivi, assieme all'andamento della guerra, più lunga e sanguinosa del previsto
(sarebbero potute intervenire Prussia e Russia in difesa dell’Austria), indussero Napoleone
III a chiedere all'Austria l'armistizio, che fu formato dall'imperatore francese e da Francesco
Giuseppe l'11 luglio 1859 a Villafranca, senza nemmeno preavvertire gli alleati piemontesi.
A norma dell'armistizio di Villafranca, l'Austria avrebbe concesso la Lombardia, con
esclusione delle fortezze di Mantova e Peschiera, alla Francia (l’Austria non parlerà mai
direttamente con il Regno di Sardegna) perché la trasferisse al regno di Sardegna. Negli
stati dell'Italia centrale sarebbero tornati i legittimi sovrani, mentre la Francia avrebbe
rinunciato a rivendicare Nizza e la Savoia. Cavour, vista l'impossibilità di proseguire la
guerra senza la Francia, si dimise due giorni dopo l’armistizio (sostituito da Alfonso la
Marmora).

Plebisciti: Francia, Austria e Regno di Sardegna firmarono il 10 novembre 1859 la pace di


Zurigo, che confermava le clausole di Villafranca. Era però ormai chiaro a tutti che era
impossibile restaurare gli antichi sovrani degli stati dell'Italia centrale. Cavour, tomato al
potere nel gennaio 1860, trattò allora con Napoleone III la cessione di Nizza e della Savoia
in cambio dell'annessione del granducato di Toscana, dei ducati di Parma e Modena e le
Legazioni pontificie, al regno di Sardegna. Due plebisciti, tenuti l'11 e il 12 marzo 1860,
dettero la sanzione popolare agli accordi diplomatici franco piemontesi e Toscana ed Emilia-
Romagna furono annesse al regno di Sardegna. (compensa il Veneto)

Conclusioni: non c’è la formazione di 4 regni; nuovo regno di Sardegna formato da


Piemonte, Liguria, Toscana, Lombardia, Emilia-Romagna e Sardegna; principio di non
intervento, poiché un conto è la difesa militare e un conto è intervenire per modificare gli
aspetti politici organizzativi territoriali degli Stati; principio di autodecisione dei popoli (Es.
plebisciti)

Spedizione dei mille (non formalmente un’impresa del Regno di Sardegna): la provvisoria
soluzione data alla questione italiana lasciò molti malcontenti. Non erano solo i democratici e
i mazziniani, che non avevano gradito l'iniziativa diplomatica dei Savoia, a lamentarsi, ma
anche i moderati. Questi ultimi biasimavano il modo rapido e persino brutale con cui le
istituzioni e gli ordinamenti piemontesi erano stati estesi ai territori conquistati. La cessione
di Nizza, poi, era parsa a molti, e soprattutto al nizzardo Garibaldi, una patente violazione
del principio di nazionalità.
Il malcontento dei democratici fu raccolto dal cosiddetto Partito d'azione (Mazzini; prevede il
coinvolgimento di tutta la popolazione a favore di una insurrezione finalizzata a una
Costituzione di un’Italia unita, repubblicana e democratica), che aveva come programma
l'insurrezione armata e la conquista dell'Italia meridionale, di Roma e del Veneto con le armi
e non attraverso l'azione diplomatica. Fu in questi ambienti che prese corpo la spedizione
dei Mille, dopo che un'iniziativa insurrezionale nei pressi di Palermo (rivolta della Gancia, 3-4
aprile 1860) si era diffusa in gran parte della Sicilia. Garibaldi, già in precedenza sollecitato
da Francesco Crispi, ha il consenso da parte di Vittorio Emanuele II e Cavour il 30 aprile
1860 (interesse nell’espandere il proprio dominio, ma timore dell’alleato francese) di
intervenire nell'isola, raccolse un migliaio di volontari (insieme al vice comandante Nino
Bixio) e la notte tra il 5 e 6 maggio 1860 partì da Quarto, presso Genova, alla volta della
Sicilia (per aiutare gli insorti siciliani; un numero più elevato di volontari sarebbe stato inutile,
se ci fosse stata l’assenza dell’aiuto popolare). Sbarcate a Marsala l'11 maggio, le Camicie
rosse di Garibaldi sconfissero l'esercito borbonico quattro giorni dopo. Il successo portò
nuove simpatie ai garibaldini, che il 27 maggio entrarono a Palermo. Garibaldi annunciò la
fine della monarchia borbonica e prese il titolo di “dittatore" (capo con un potere pro
tempore), affiancato da Francesco Crispi come segretario di stato.
Francesco II, re delle 2 Sicilie, per cercare di fermare l’espansione di queste insurrezioni,
concede una Costituzione liberale, la quale risulta tardiva e indebolisce il suo potere.
Senza praticamente combattere, il 7 settembre Garibaldi entrò in Napoli da trionfatore,
mentre Francesco II si ritirò nella fortezza di Gaeta.

I successi di Garibaldi preoccuparono Cavour e la diplomazia europea. Si temeva che


il capo delle Camicie rosse marciasse ora su Roma, provocando reazioni internazionali che
avrebbero potuto mettere a repentaglio quanto era stato ottenuto fino ad allora. Cavour,
ottenuto l'assenso di Napoleone III, fece penetrare l'esercito piemontese nelle Marche e
nell'Umbria per puntare su Napoli e impedire a Garibaldi ulteriori imprese. A Teano, il 26
ottobre 1860, Vittorio Emanuele II incontrò Garibaldi, che gli consegnò il regno delle Due
Sicilie (“ecco il re d’Italia”) e sciolse l'esercito garibaldino, ritirandosi nell'isola di Caprera.

Una serie di plebisciti sanzionò infine l'annessione dell'Italia meridionale e dell'Umbria e


delle Marche al regno di Sardegna (7 novembre 1860).

Proclamazione del Regno d’Italia: legge 17 marzo 1861, n. 4671; Vittorio Emanuele II re "per
grazia di Dio e volontà della Nazione”

Convenzione di Settembre: Accordo concluso tra il regno d'Italia e l'impero francese il 15


settembre 1864; prevedeva il ritiro delle truppe francesi che presidiavano Roma per
proteggere il papa in cambio dell'impegno dell'Italia a non invadere lo Stato pontificio e a
trasferire la capitale da Torino a Firenze (capitale più centrale). → Quando Napoleone III
cadrà, Roma verrà conquistata

Problemi dell’Italia unita


Il nuovo Stato aveva di fronte gravi problemi, a cominciare dal completamento dell'unità con
la conquista del Veneto e del Lazio. Vi erano innanzitutto da fondere sette stati e sette
società diverse, che non avevano avuto il tempo di amalgamarsi a causa della rapidità con
cui si era realizzato il processo di unificazione nazionale.
Tutto era differente: ordinamenti civili, penali e amministrativi, sistemi monetari,pesi e
misure, organizzazione degli eserciti e della marina. Perfino il modo di esprimersi creava
problemi, in quanto la grande maggioranza dei 22 milioni di italiani parlava e capiva soltanto
il proprio dialetto, mentre le classi colte usavano più spesso il francese che l'italiano.

❏ Centralizzazione: tra il 1850 e il 1865 si diede vita a un sistema politico e


amministrativo caratterizzato dall'accentramento dei poteri nel governo di Torino, che
li esercitava nelle varie province attraverso i prefetti. Questi ultimi avrebbero
controllato non solo la vita amministrativa, ma anche quella politica nelle diverse parti
del regno. Il regno d'Italia fu organizzato estendendo gli ordinamenti piemontesi al
resto della penisola. Anche lo Statuto albertino del 1848 non subì alcuna modifica
che lo rendesse più adeguato alla nuova situazione creatasi con l'annessione di
tante nuove province. Le richieste di coloro che invocavano un maggiore rispetto
delle tradizioni e degli ordinamenti locali, talvolta più avanzati di quelli piemontesi,
non trovarono ascolto. Si temeva che qualunque apertura in senso autonomistico
(decentramento=il trasferimento di funzioni e responsabilità delle funzioni pubbliche
dal governo centrale ad organi periferici= politiche diverse da zona a zona) avrebbe
favorito la disgregazione del nuovo Stato, ancora debole. Tra le nuove leggi
piemontesi:
- Libero scambio : permise l’ingresso nel paese di manufatti britannici a basso
costo; nel Sud ciò provocò la rovina di moltissimi artigiani e la chiusura di tutti
gli impianti industriali che il governo borbonico aveva tentato di attivare
- Coscrizione obbligatoria (25 000 giovani si diedero alla macchia, dopo il
1861, per evitare l’odiato servizio militare; dura ben 5 anni e sottrae braccia
valide al lavoro agricolo e altre attività di cui vivono i ceti popolari.)

❏ L'Italia che aveva raggiunto l'unificazione nazionale era un paese fondamentalmente


agricolo e con un modesto apparato industriale, situato, per la stragrande
maggioranza, nella parte nord-occidentale del paese. L'agricoltura settentrionale si
basava su aziende di piccole e medie dimensioni, ben organizzate. Nell'Italia
centrale prevaleva il sistema a mezzadria, mentre nell'Italia meridionale era presente
il latifondo e la monocoltura estensiva. Le condizioni di vita dei contadini erano in
generale misere e la denutrizione era la norma. Nel Sud poi era diffusa la malaria,
così come al Nord la pellagra, provocata dalla carenza di alcune vitamine dovuta alla
dieta a base di polenta di mais. Orari di lavoro lunghissimi, sfruttamento di donne e
bambini, condizioni igieniche e morali disastrose caratterizzavano poi il lavoro nelle
industrie.

❏ Brigantaggio: vivo nell'Italia meridionale, e provocato tanto dalla rivolta dei contadini
al nuovo Stato, visto come oppressore, quanto dall'esistenza di gruppi armati che
avevano mantenuto fedeltà ai Borbone ed erano da questi aiutati. Il governo dovette
imporre la legge marziale e impiegare nella guerriglia contro i briganti 120.000
uomini, circa la metà dell'intero esercito. Nel 1865 il brigantaggio fu eliminato, ma
l'incapacità di comprendere quanto di reale disagio economico e sociale vi fosse nel
problema del brigantaggio finì con il crescere le difficoltà di risoluzione della
questione meridionale. (Bronte, 1860 battaglia importante)

❏ Ad aggravare questa difficile situazione sopraggiunse l'improvvisa morte di Cavour (6


giugno 1861), l'unico uomo politico di statura europea della nuova Italia. La sua
successione fu presa dai moderati della Destra storica, i quali riuscirono a realizzare
l'unificazione della penisola sulla base degli ordinamenti amministrativi e giuridici
piemontesi. La Destra non era un vero e proprio partito, ma l'insieme degli uomini
politici eredi del "connubio" Cavour-Rattazzi, a cui si erano aggiunti esponenti delle
altre regioni annesse. Conservatori dal punto di vista sociale, ma decisi a difendere
la nuova compagine unitaria. I loro oppositori in Parlamento erano gli uomini della
Sinistra storica, professionisti che provenivano in genere dal Partito d'azione,
caratterizzati da un marcato anticlericalismo e fautori di moderate riforme sociali.

❏ Rapporti internazionali: rapporto di inimicizia con l’Austria, la quale va ad intaccare


quelle che possono essere le possibilità di intessere relazioni internazionali più
adeguate con altri paesi; rapporti amichevoli con la Francia, interessata ad osservare
prima il comportamento italiano.
GUERRA CIVILE AMERICANA (1861-1865)
“NO TAXATION WITHOUT REPRESENTATION” → uno slogan la cui traduzione è: “No alla
tassazione senza rappresentanza” che negli Usa durante gli anni 1750 e 1760 riassumeva
una lamentela primaria dei coloni britannici nelle Tredici Colonie , dovuta all’imporsi di tasse
sui francobolli e posta, che fu una delle cause principali della Rivoluzione americana.
Dopo l’indipendenza (4 luglio 1776), la Gran Bretagna riuscì comunque instaurare un
rapporto commerciale con l’ex colonia.
Le necessità materiali dell'espansione territoriale verso il "West” favorirono la creazione di
un'industria americana, che in breve tempo si sviluppò con ritmi notevolmente superiori
rispetto a quelli europei. L'industria si localizzò prevalentemente al Nord (non
particolarmente ricco, al contrario del Sud), dove esistevano fonti di energia (carbone) e
materie prime (ferro), assieme a un'abbondante manodopera che proveniva
incessantemente dall'Europa. Al Sud invece l'economia continuò a basarsi sull'agricoltura,
specie sulla coltivazione schiavistica del cotone (venivano esportati al paese industriale per
eccellenza per aumentare l’industria tessile= la Gran Bretagna). Sarebbero stati proprio i
contrastanti interessi che scaturivano dalle diverse situazioni economiche del Nord e del Sud
che avrebbero col tempo portato a conflitti insanabili, per sfociare infine nella guerra civile.
(guerra di secessione = all’interno di uno stato vi è una guerra per la creazione di 2 stati
separati = gli stati sudisti puntano a dividersi, al contrario di quelli del Nord)
Stati del sud politica liberoscambista, che facilitasse l’esportazione del cotone ⇆ Stati del
nord politica protezionistica che difendesse la produzione dalla concorrenza inglese “come
impostare la politica commerciale con l’estero?” → PROBLEMATICA FONDAMENTALE

La situazione di tensione tra stati schiavisti (sudisti per avere manodopera a costo 0) e
antischiavisti (nordisti) precipitò nel novembre 1860 con l'elezione alla presidenza di
Abraham Lincoln, esponente del Partito repubblicano, che era stato fondato nel 1854 per
opporsi all'estensione all'Ovest dello schiavismo.
Lincoln non aveva l'intenzione di abolire la schiavitù dove esisteva, ma intendeva opporsi a
qualunque tentativo di estenderla nei nuovi stati. La sua elezione fu comunque vista dai
sudisti come una provocazione. Essi reagirono sostenendo che avevano il diritto di
separarsi, cosa che il Nord rifiutava energicamente. La Carolina del Sud prese l'iniziativa
abbandonando l'Unione, seguita da altri stati, i quali dettero vita agli Stati confederati
d'America.
Il 12 aprile 1861 iniziò una guerra lunga, difficile e sanguinosissima, che portò alla morte di
più di 700.000 uomini in quattro anni. Il Nord, oltre ad avere una netta superiorità di uomini,
2milioni contro 900.000, cioè più del doppio dei confederati, era molto più potente dal
punto di vista industriale e poteva alimentare di continuo la macchina bellica; inoltre
controllava le vie di comunicazione e grazie all'assoluto dominio sui mari poteva
bloccare il commercio marittimo del Sud ed eventuali rifornimenti dall'Europa. Il Sud sperava
nell'appoggio della Gran Bretagna, interessata a mantenere le forniture di cotone, ma il
timore di una guerra con gli Stati Uniti indusse Londra a non andare al di là di una cauta
dichiarazione di neutralità. Il 1863, dopo le vittorie nordiste a Vicksburg e a Gettysburg, le
sorti del conflitto furono segnate, anche se la sanguinosa guerra durò ancora due anni.

Con la guerra civile si vanno a definire la 4 competenze della confederazione (centro,


Washington):
1. La politica estera ( si deve occupare della bandiera)
2. La politica di difesa (si deve occupare della spada)
3. La politica commerciale estera (si deve occupare della moneta)
4. La política monetaria (si deve occupare della moneta)

Tutto il resto è in capo agli stati federati.

Alla fine della guerra l'uccisione di Lincoln da parte di un fanatico sudista (1865) rese più
arduo il ritorno alla normalità e per molti anni il Sud fu sottomesso a un vero e proprio regime
di occupazione militare. Il principale risultato della guerra civile fu la conferma dell'abolizione
della schiavitù, già proclamata da Lincoln nel corso del conflitto (1° gennaio 1863) e
sanzionata ora dal XIII emendamento della Costituzione (18 dicembre 1865). Il XV
emendamento stabilì poi che il diritto di voto non poteva essere negato «per causa di razza
o di precedente condizione servile. Tuttavia con una serie di cavilli giuridici i neri furono man
mano emarginati dalla società civile, mentre negli stati del Sud si affermava il principio della
segregazione razziale. Per coloro che non intendevano adeguarsi a questa situazione
vi erano società segrete (come il famigerato Ku Klux Klan, fondato nel 1865) pronte
a intervenire con intimidazioni, pestaggi e, al caso, assassini.

UNIFICAZIONE TEDESCA
“L’unificazione tedesca si farà con il sangue e con le armi”
La coppia politica che guida l’unificazione tedesca → Guglielmo I (incoronato nel 1861) e
Otto Von Bismarck.
Nel 1862 il re di Prussia, Guglielmo I, nominò cancelliere il principe Otto von Bismarck.
Nella nuova carica di cancelliere del regno di Prussia, egli si adoperò per porre il suo paese
alla testa del movimento favorevole all'unificazione tedesca, combattendo gli analoghi
tentativi dell'Austria. Con una condotta politica tanto abile quanto spregiudicata, in pochi
anni riuscì a realizzare il suo progetto, escludendo dalla sua azione ogni considerazione
ideologica o sentimentale, ma fondandosi soltanto su una concreta valutazione della realtà
o, come si disse da allora, sulla Realpolitik.

Guerra con la Danimarca: per contrastare l'Austria, Bismarck cercò dapprima di isolarla
politicamente. Concluse un accordo di libero scambio commerciale con la Francia che di
fatto escluse l'Austria dallo Zollverein e legò alla Prussia i piccoli e medi stati tedeschi. Poi si
guadagnò il favore della Russia, appoggiandola contro i polacchi in rivolta (1863).
Successivamente coinvolse l'Austria in una guerra contro la Danimarca (1864) per sottrarle i
ducati dello Schleswig e dell'Holstein, abitati da tedeschi e che già nel 1848 avevano invano
tentato di ribellarsi al dominio danese.
La decisione del nuovo re di Danimarca, Cristiano IX, di limitare l'autonomia di cui godevano
in base a un trattato del 1852, fornì il pretesto per la guerra. Austria e Prussia sconfissero
rapidamente la Danimarca e si spartirono i ducati. La Prussia ebbe il controllo dello
Schleswig , mentre l'Austria s'impadronì dell'Holstein.

Il difficile accordo per l'amministrazione dei ducati fornì alla Prussia i pretesti necessari per
provocare una guerra contro l'Austria, grazie alla quale Bismarck si riprometteva di
conquistare l'egemonia sulla Germania settentrionale. Per aumentare le probabilità di
successo in una guerra contro l'Austria, Bismarck si garantì la neutralità della Francia di
Napoleone III e strinse un'alleanza offensiva con il regno d'Italia, che dalla guerra sperava di
ottenere il Veneto. La Russia, dal canto suo, non perdonava all'Austria la posizione presa
durante la crisi sfociata nella guerra di Crimea, e non sarebbe certo intervenuta a favore di
Vienna.

La guerra austro-prussiana: preparata con estrema cura sia dal punto di vista diplomatico
che da quello militare, la Guerra contro tro l'Austria si risolse in poche settimane con la
vittoria dell'esercito prussiano, molto meglio equipaggiato e organizzato. Gli italiani, invece,
furono sconfitti. Solo Giuseppe Garibaldi, che cercava di conquistare il Trentino, batté gli
austriaci, ma fu fermato nella sua avanzata dall'armistizio firmato tra Austria e Prussia. In
quell'occasione Garibaldi rispose con un laconico telegramma di una sola parola,
«Obbedisco», all'ordine che gli impediva di puntare su Trento. Alla conclusione di quella che
nella penisola fu chiamata la terza guerra d'indipendenza, l'Italia riuscì a ottenere il Veneto.
Con il trattato di pace, la Prussia assorbì alcuni stati tedeschi e costituì la Confederazione
della Germania del Nord.

Impero austro-ungarico: La sconfitta nella guerra del 1866 aveva inflitto un duro colpo
all'Austria. Persa ogni influenza nei territori tedeschi, ridotta la sua presenza in Italia ai soli
Trentino e Venezia Giulia, l'Austria cercò di rafforzarsi all'interno.Nel 1867 l'imperatore
Francesco Giuseppe dovette accettare il compromesso con gli ungheresi, la nazionalità più
numerosa dopo quella tedesca. L'Ungheria acquistava una posizione di parità con l'Austria
all'interno dell'impero, che da allora si sarebbe denominato austro-ungarico. Francesco
Giuseppe fu incoronato re d'Ungheria.

Per completare l'unificazione della Germania con l'acquisizione degli stati meridionali
occorreva un'impresa che risvegliasse lo spirito nazionale tedesco e unificasse l'opinione
pubblica di tutta la regione. L'occasione si presentò quando la corona di Spagna, rimasta
vacante dopo l'allontanamento della regina Isabella II dopo delle insurrezioni, fu offerta a
Leopoldo di Hohenzollern, principe della casa regnante prussiana (1869). La Francia si
dichiarò subito contraria, nel timore di trovarsi accerchiata. Il re di Prussia Guglielmo I
accettò il punto di vista francese e declinò, nella sua qualità di capo della casa, l'offerta
spagnola. Napoleone III non si ritenne soddisfatto, e pretese un impegno che vincolasse la
Prussia a non ripresentare la candidatura di un principe tedesco al trono di Spagna anche
per il futuro. La richiesta presentata dall'ambasciatore francese a Guglielmo I, che si trovava
nella località termale di Ems, fu respinta e comunicata a Bismarck a Berlino con un
telegramma il 13 luglio 1870. Bismarck riassunse il contenuto e diffuse il telegramma di
Guglielmo I senza alterarlo, ma levando tutte le normali espressioni diplomatiche di cortesia,
in modo tale che il rifiuto suonasse come un'offesa. Non appena il "telegramma di Ems” fu
conosciuto a Parigi, la Francia dichiarò guerra alla Prussia.

La guerra franco-prussiana :L'esercito prussiano era modernamente armato, si giovava di


tutte le innovazioni tecniche più recenti e, grazie a una rete ferroviaria ben sviluppata,
poteva usare il treno per il rapido spostamento delle truppe. Con queste premesse le armate
francesi furono ben presto sconfitte a Sedan (19 luglio- 2 settembre 1870), dove fu preso
prigioniero lo stesso Napoleone III. Appena giunta la notizia della sconfitta, a Parigi fu
proclamata la repubblica (4 settembre).
Nasce la Germania, II Reich (conquista Alsazia e Lorena)

La caduta di Roma: Nel 1870, appena iniziata la guerra franco-prussiana, la Francia fu


costretta a ritirare la sua guarnigione dal Lazio. Il governo italiano colse l'occasione per
occupare Roma, che cadde dopo una simbolica resistenza da parte delle truppe pontificie
(20 settembre 1870), ponendo fine al potere temporale dei papi. Poco dopo un plebiscito
sancì l'unione del Lazio al regno d'Italia. Nel luglio 1871 Roma fu proclamata capitale.

La Comune: il 28 gennaio 1871, dopo 132 giorni di assedio, la Francia chiese l'armistizio ai
tedeschi. Mentre si svolgevano le trattative per la pace con i tedeschi, il popolo di Parigi
insorse contro il governo provvisorio di Thiers, giudicato troppo arrendevole nei confronti dei
vincitori. Fu proclamato un governo municipale autonomo, la "Comune", che ebbe una
coloritura socialisteggiante (marzo 1871). Il governo Thiers, con l'aiuto dei prigionieri di
guerra appositamente liberati dai prussiani, soffocò nel sangue l'insurrezione nella settimana
sanguinosa tra il 21 e il 28 maggio, facendo quasi 10.000 morti. → Francia incomincia ad
accumulare rancori

L’ITALIA LIBERALE
Nel gennaio 1861 si tennero le elezioni per il primo parlamento unitario. Su quasi 22 milioni
di abitanti (non erano stati ancora annessi Lazio e Veneto), il diritto a votare fu concesso
solo a circa l’1,8% della popolazione italiana, quindi 400k persone. L’affluenza alle urne fu
del 57%
15 anni governati dalla Destra storica 1861-1876: espressione della borghesia liberal-
moderata; esponenti grandi proprietari terrieri e industriali, nonché militari.
20 anni governati dalla Sinistra storica 1876-1896: la matrice ideologica del raggruppamento
era liberale progressista, e, pur non avendo un precedente storico, si rifaceva alle idee
mazziniane, garibaldine e dunque democratiche.
(Quei 2 specifici allineamenti politici del Parlamento italiano all’indomani dell’unificazione italiana e fino a
fine secolo; entrambi di orientamento liberale)
Crise fine secolo → l'età giolittiana

Al momento dell'unificazione gli italiani erano poco meno di 22 milioni. La speranza di vita
alla nascita era di soli 35 anni e la mortalità infantile superava il 20%, anche a causa della
diffusione delle malattie infettive. L'analfabetismo era elevatissimo, attorno al 78% della
popolazione, ma con punte del 90% in Sardegna, Calabria e Sicilia.
Negli stessi anni la percentuale degli analfabeti era del 10% nei paesi nordici, del 31% in
Gran Bretagna e del 47% in Francia.

Destra Storica: Il Regno d’Italia era uno stato liberale fondato su una Costituzione (Statuto
Albertino), la quale divideva il potere in quello esecutivo (al re e ai suoi ministri), legislativo
(parlamento bicamerale →Senato di nomina regia; Camera eletta a suffragio censitario,
nella quale votava il 25% della popolazione) e potere esecutivo. Ciò crea una frattura tra il
paese regale (descritto nello Statuto Albertino) e quello reale, della quale fa parte non solo
l’aristocrazia o la borghesia.
Per organizzare lo Stato unitario non bastava estendere a tutta la penisola gli ordinamenti
amministrativi sardo-piemontesi, ma occorrevano anche provvedimenti molto costosi:
costruire strade e ferrovie per collegare in maniera rapida ed efficiente il paese, estendere e
migliorare alcuni servizi pubblici a tutto il territorio nazionale e risanare il bilancio statale,
aggravato dall'assunzione del debito pubblico degli stati preunitari e dalle guerre (guerre
1866 vs Austria per annessione Veneto, 1870 vs Stato Pontificio per annessione Lazio), e
portarlo al pareggio.
Provvedimenti:
1. La vendita dei beni immobili sequestrati alla Chiesa sulla base della legislazione
ecclesiastica piemontese non dette i risultati sperati e andò a vantaggio soltanto di
quei ricchi borghesi e aristocratici in grado di acquistarli a prezzi convenienti.
2. Viene istituita la nuova moneta, ovvero la lira
3. Vi è la creazione della banca centrale (Banca in Italia → attualmente Banca d’Italia)
4. Svendite di proprietà demaniali
5. I governi della Destra storica attuarono allora una politica di rigido fiscalismo,
colpendo i consumi essenziali delle classi più povere. Si scelse infatti di puntare
sull'imposizione indiretta (l’IVA), che gravava sui consumi dei ricchi come dei poveri,
piuttosto che su quella diretta, che avrebbe colpito in misura maggiore i ceti più
abbienti.
6. Caratteristica di questa politica fiscale fu anche la tassa sul macinato (ogni kg
doveva essere pagato in tasse), entrata in vigore nel gennaio 1869, che incide di
conseguenza sul prezzo pane e della pasta.

La Destra Storica dovette anche stabilire accordi con la chiesa, e lo fece attraverso la legge
delle guarentigie: atto unilaterale con il quale il governo italiano intese regolare i rapporti con
la Santa Sede dopo l’occupazione di Roma nel 1870. Emanata il 13 maggio 1871, mosse
dal concetto di assicurare al papa un insieme di condizioni che gli garantissero il libero
esercizio del potere spirituale. Ciò permise una pacifica coesistenza delle due potestà,
finché tali rapporti non furono regolati con i Patti Lateranensi del 1929.

Agricoltura: vengono aboliti vincoli feudali; istituzione di scuole agrarie per divulgare
aggiornati sistemi di coltivazione e innovazioni tecniche; realizzazione strade, canali, argini
fluviali; libero commercio dei cereali (LIBERISMO ECONOMICO) ; vengono abolite le
barriere doganali, e ciò penalizza le imprese del sud che non riuscivano ad essere
competitive

Nel 1876 fu finalmente raggiunto il pareggio del bilancio, oltre ad essere stata completata
l’unità nazionale e lo schiacciamento del brigantaggio. Due giorni dopo che il presidente del
consiglio Minghetti aveva annunciato questo risultato, il suo governo fu messo in minoranza
alla Camera dallo stesso Parlamento, che rifiutava la nazionalizzazione delle neonate
ferrovie, cosicché il primo ministro dovette dare le dimissioni ( rivoluzione parlamentare: per
la prima volta un capo del governo veniva esautorato non per autorità regia, bensì dal
Parlamento) . Il re, Vittorio Emanuele II, affidò l'incarico di costituire il nuovo ministero ad
Agostino Depretis, leader della Sinistra → ha bisogno della fiducia parlamentare, chiede ad
ogni parlamentare il loro voto
Sinistra Storica: Il limite maggiore della Destra era stato quello di non preoccuparsi a
sufficienza dei ceti più poveri e in particolare della situazione del Mezzogiorno. La Sinistra si
presentò invece al paese con un programma di riforme politiche, economiche e sociali che
avrebbero dovuto migliorare le condizioni di vita della popolazione.
Negli anni successivi i governi della Sinistra, riuscirono ad attuare molte delle riforme
promesse, servendosi della politica del "trasformismo", concedendo cioè incarichi ministeriali
anche a uomini della Destra, i quali avevano contribuito alla caduta del governo Minghetti,
consentendo così la formazione di effimere maggioranze parlamentari, a seconda dei
provvedimenti da approvare di volta in volta.

La prima riforma attuata dalla Sinistra storica riguardò il sistema scolastico (per migliorare la
situazione dell’analfabetismo): con la legge Coppino (dal nome del ministro della pubblica
istruzione Michele Coppino) del 1877 fu stabilita l'obbligatorietà dell'istruzione elementare
fino ai 9 anni di età e gratuita per i primi due anni, prevedendo sanzioni per le famiglie degli
inadempienti. Le spese per la scuola elementare restavano a carico dei comuni (come
affermato con la legge Casati), che non sempre avevano la possibilità di sostenerle. Benché
fosse prevista la possibilità, in casi particolari, di sussidi da parte dello Stato, le difficoltà
finanziarie dei comuni e la mancanza di aule e di personale insegnante resero in molte zone
problematico l'adempimento dell'obbligo scolastico. La funzione della scuola elementare era
in primo luogo quella di fornire un minimo bagaglio culturale a tutti e di amalgamare la
popolazione italiana, facendo acquisire alle masse popolari una coscienza nazionale e civile.

A partire dal 1879 l'impopolare tassa sul macinato fu progressivamente ridotta, fino alla
completa abolizione nel 1884. Fu però sostituita da numerose altre imposte sui consumi, di
modo che il peso sulle spalle dei contribuenti più poveri non diminuì di molto.

Più incisiva fu la riforma elettorale (legge Zanardelli) del 1882, che estese il diritto di voto a
tutti i maschi maggiorenni che avevano compiuto il corso elementare obbligatorio previsto
dalla legge Coppino. In questo modo, con il progredire dell'alfabetizzazione del paese,
anche il numero degli elettori sarebbe aumentato. Di fatto la percentuale di cittadini elettori
salì dal 2% al 7%.

La Sinistra Storica introdusse una nuova politica commerciale con l’estero, dopo il
liberalismo della Destra Storica: i grandi proprietari del Sud e gli industriali del Nord
iniziarono a chiedere misure protezionistiche, ma ciò danneggiò quegli agricoltori del
Meridione che avevano investito in prodotti da esportazione, come gli agrumi, il vino e l’olio,
ma anche il Nord, esportatore di seta → La Francia avrebbe risposto, anche a causa della
Triplice Alleanza, con l'adozione di misure protezionistiche contro le merci italiane dirette al
mercato francese → Crispi aumenta del 50% le tariffe sulle merci francesi in entrata →
guerra delle tariffe (1889) → grave danneggiamento

Nonostante la creazione di uno Stato moderno, i ceti popolari continuano a vivere in un


mondo non diverso che nell'Italia politicamente divisa del primo 800. Queste condizioni
erano più gravi al sud, data la situazione di maggiore arretratezza, infatti si tratta proprio di
una frattura netta, una vera barriera, che separava i ceti superiori dotati di istruzione, di un
reddito e di condizioni di vita civili, e le masse popolari. Qui ha le sue radici quel fenomeno
doloroso, che fu l’emigrazione di massa (soprattutto di braccianti del nord est e del sud)
verso le Americhe (bisogno di manodopera a basso costo)
Politica estera: Dopo la caduta dell'impero di Napoleone III, l'Italia conquistò una completa
indipendenza nel campo della politica estera, ma si trovò isolata e indebolita per l'aggravato
dissidio con la Santa Sede. Quando nel 1881 la Francia, impose il suo protettorato sulla
Tunisia, il lembo di terra africana più vicino all'Italia e verso cui si crea diretta una cospicua
emigrazione siciliana, il governo di Roma si rese conto della necessità di inserire il paese in
un sistema di alleanze, se si voleva contare qualcosa a livello internazionale. Il cancelliere
Bismarck cerca di creare un sistema di rapporti che renda impossibile alla Francia formare
una coalizione offensiva anti-tedesca fu così che si giunse alla conclusione della Triplice
alleanza, con Germania e Austria-Ungheria (1879 iniziale alleanza solo tra Germania e
Austria-Ungheria; 20 maggio 1882; trattato militare e difensivo = Germania e Austria
avrebbe difeso l’Italia in caso di attacco francese - l’Italia avrebbe difeso la Germania in caso
di attacco francese; dichiarazione ministeriale= gli impegni stabiliti non avrebbero potuto
intendersi diretti contro l’Inghilterra; Austria interessata ad avere alleati nel caso di un
possibile conflitto con la Russia a causa della penisola balcanica). Il trattato, che aveva una
marcata impronta anti francese, permise all'Italia di uscire dall'isolamento, ma a prezzo di
un'alleanza "innaturale" con l'Austria, la grande nemica del Risorgimento che ancora
deteneva terre abitate da italiani, come il Trentino e la Venezia Giulia. Il trattato di durata
quinquennale, fu rinnovato più volte tra il 1887 e il 1912 e fu denunciato dall'Italia soltanto
alla vigilia dell'intervento nella prima guerra mondiale.

FRANCESCO CRISPI
Alla morte di Depretis, nel 1887, gli successe Francesco Crispi, un siciliano e uno dei
protagonisti del Risorgimento, già mazziniano, poi divenuto strenuo difensore della
monarchia costituzionale dei Savoia. Nella prima fase della sua esperienza di governo
(1887- 1891) Crispi si dedicò a riformare a rafforzare l'apparato dello Stato:
- Riordinò la presidenza del Consiglio e istituì i sottosegretari, con il compito di
coadiuvare l'attività dei ministri.
- Accentuò il potere di controllo dei prefetti sugli enti locali, dando loro la presidenza
della Giunta provinciale amministrativa, organo preposto al controllo degli atti dei
comuni e delle province.
- Contemporaneamente affidò ai consigli comunali dei comuni superiori ai 10.000
abitanti l'elezione del sindaco, in precedenza nominato dal re
- Amplia l'elettorato amministrativo (1888).
- Promosse il nuovo Codice penale (1889), che prese il nome dal ministro guardasigilli
Giuseppe Zanardelli. Esso aboliva la pena di morte ed eliminava lo sciopero dal
novero dei reati.
- Fu anche approvato il testo unico di pubblica sicurezza che permetteva in certe
circostanze agli organi di polizia di limitare la libertà personale anche in assenza di
un provvedimento giudiziario.
- Crispi istituì anche la Direzione di Sanità pubblica presso il Ministero dell'interno, per
intervenire più rapidamente nelle emergenze, come le epidemie di colera che
periodicamente colpivano l'Italia.
- Istituì anche le Congregazioni di carità, sottraendo il controllo delle opere pie alla
Chiesa e trasferendole ai comuni.

Nei confronti della Chiesa cattolica Crispi tentò di arrivare a una conciliazione che
eliminasse la questione romana dai problemi dello Stato. Per l'opposizione della massoneria
e di molti liberali, di destra e di sinistra, che volevano difendere il carattere laico dello Stato
italiano, dei cattolici intransigenti e dei prelati francesi, che non desideravano il
rafforzamento di un'Italia liberata dalla questione romana, e il rifiuto della Chiesa di
abbandonare il potere temporale, il tentativo di conciliazione fallì (1887). Da quel momento
Crispi intraprese un'aspra politica anticlericale: destituì il sindaco di Roma, Leopoldo
Torlonia, perché si era congratulato, a nome della città, per il giubileo sacerdotale di Leone
XIII; volle poi l'erezione (1889) in Campo dei Fiori a Roma della statua di Giordano Bruno,
collocata là dove il filosofo era stato bruciato con l'accusa di eresia.
L’obiettivo di Crispi era quello di trasformare l’Italia in una grande potenza, sul modello
tedesco (stile autoritario di governo, ammiratore di Bismarck), rafforzando i legami militari
con la Germania ed entrando in contrasto con la Francia

La Politica coloniale di Crispi: l'aspetto più importante, però, della politica di Crispi fu
costituito dalle sue imprese coloniali, imprese sfortunate e costose che misero in difficoltà il
debole bilancio italiano, provocando fra l'altro la forte reazione delle sinistre.
Nel 1882 l'Italia aveva acquistato sul mar Rosso la baia di Assab, che già da tempo era una
base di rifornimento per le navi della compagnia Rubattino.
All'indomani dell'occupazione francese della Tunisia, il governo Depretis aveva deciso di
ampliare il punto d'appoggio di Assab con l'occupazione di Massaua (1885).
Non riuscì tuttavia agli Italiani il tentativo di avanzare in Etiopia nella regione del Tigrè,
perchè a Dogali (1887) una colonna italiana di 500 uomini venne assalita e distrutta da
preponderanti forze abissine. Al negus Giovanni era successo intanto il negus Menelik,
anche grazie all'appoggio degli Italiani.
Con molta abilità Crispi riuscì a convincere Menelik a sottoscrivere il Trattato di Uccialli
(1889), con il quale l'Italia pensò di avere ottenuto il protettorato sull'Abissinia, ma questo
risultava solo dal testo del trattato redatto in italiano, che era differente da quello redatto in
amarico. Menelik non volle accettare l'interpretazione italiana, accendendo infinite
controversie fino ad arrivare a una campagna militare, e ciò fu la radice dei futuri contrasti
tra Etiopia e Italia.
Fra 89 e il '90 Crispi riuscì a costituire la colonia Eritrea sul mar Rosso, e sulla sponda della
Somalia stabilì un protettorato italiano.

Che tipo di espansione italiana era quella attuata da Crispi? Convivevano due istanze negli
orientamenti della classe dirigente italiana: una di fare dell'Eritrea una colonia di
popolamento per l'esuberante manodopera italiana; l'altra di conquista militare (posizione
strategica). Significativo, in proposito, quanto sosteneva il grande industriale Alessandro
Rossi, amico di Crispi: l'Italia non doveva comportarsi in Africa come la Francia, che vi aveva
svolto una politica coloniale a base di eserciti. L'Africa avrebbe dovuto essere una valvola di
sicurezza della pressione contadina: «il polmone d'Italia», come egli diceva. D'altra parte, lo
stesso Crispi aveva dichiarato in un suo famoso discorso a Torino nel 1887: «Noi non
vogliamo avventure, non guerre di conquista che anzi condanniamo apertamente. Nostra
ambizione è che l'Italia si rifaccia e si espanda là dove spontaneamente vanno i suoi figli».
Fino a un certo momento la politica coloniale di Crispi sembrava volta al successo. Essa non
godeva però dell'appoggio dei repubblicani e dei radicali, che protestarono per le forti spese
militari. Ai malumori per la politica coloniale si aggiunsero quelli per le speculazioni edilizie e
bancarie, che in gran numero si verificarono sotto il governo Crispi. La voce di gravi scandali
che avrebbero compromesso anche il governo cresceva di giorno in giorno e Crispi credette
opportuno dimettersi (gennaio 1891)
La nascita del partito socialista: sciolto dal governo il Partito operaio nel 1886, alcuni suoi
dirigenti si iscrissero alla Lega socialista milanese, fondata da Filippo Turati nel 1889. Grazie
alla propaganda fatta dalle colonne della "Critica sociale”, la rivista di Turati a cui
collaboravano i migliori ingegni del socialismo italiano, si giunse nell'agosto del 1892 alla
convocazione a Genova di un congresso, dove sorge il primo partito di massa (si rivolge a
un target che non è solo nazionale, ma a tutti gli operai del mondo) il Partito Socialista,
guidato da Filippo Turati. Gli obiettivi di questo partito sono quelli di migliorare le condizioni
degli operai ed istituire uno stato che sia più’ vicino alle esigenze e alla fatica di questi. A
causa di questi obiettivi si originano 2 correnti, quello riformalista ( gli obiettivi sarebbero stati
facilmente raggiunti con delle riforme) e quello massimalista (gli obiettivi sarebbero stati
raggiunti con una rivoluzione proletaria).

1 GIOVANNI GIOLITTI
Nel maggio 1892, qualche mese prima che nascesse a Genova il Partito dei lavoratori
italiani (che in seguito sarà denominato Partito socialista), saliva per la prima volta alla
presidenza del Consiglio Giovanni Giolitti.
Giolitti era un uomo nuovo, un esponente della sinistra liberale, piemontese e fedele
monarchico. Era stato ministro del Tesoro con Crispi ed era particolarmente esperto di
questioni amministrative, ma la sua natura, estranea a ogni atteggiamento retorico, ne
faceva un anti-Crispi per eccellenza. Giolitti era poi il primo presidente del Consiglio del
giovane Regno l'Italia che non avesse avuto una parte nelle lotte del Risorgimento, il che gli
provocò le prime diffidenze e ostilità.

Crisi in Sicilia: Il suo compito apparve subito arduo. La politica di Crispi, e in particolare la
guerra doganale, avevano colpito in Sicilia la produzione del vino, della frutta e dello zolfo,
imponendo, specie ai contadini, grossi sacrifici, unita agli alti canoni di affitto delle terre
rendevano precarie le condizioni di vita e aumentavano il malcontento. Giuseppe De Felice
Giuffrida, a Catania, aveva organizzato i Fasci di lavoratori, un tipo di associazione che
stava tra il sindacato (organizzazioni che tutelano la condizione dei lavoratori) e la società di
mutuo soccorso (società di operai che si occupano di infortuni sul luogo di lavoro ed altri
problemi, in assenza di una legislazione italiana svolta a proteggere gli operai in questi
ambiti), aperta a tutte le forze di sinistra. Caratteristica di questa organizzazione era non
tanto la prospettiva politica, quanto la grande sete di giustizia sociale. Era facile trovare nelle
sedi dei Fasci i ritratti di Marx, Garibaldi e Mazzini assieme al crocifisso e alle immagini del
re e della regina.
I contadini siciliani chiedevano canoni d'affitto equi, salari più elevati, imposte più basse.
Nell'autunno 1893 il movimento assunse vaste proporzioni e l'agitazione si tramutò in una
vera e propria insurrezione, sfuggendo spesso di mano agli stessi organizzatori. Il Partito
socialista, poi, fu praticamente impotente e non riuscì ad assumerne il controllo. Furono
occupate le terre, assaltati e dati alle fiamme gli uffici delle imposte, a cui seguirono scontri
sanguinosi con la polizia. La classe dirigente siciliana venne presa dal panico e chiese la
violenta soppressione dei Fasci. Giolitti era pressato dalla Corona e dagli ambienti
conservatori, ma egli riteneva che le lotte economiche fra datori di lavoro e lavoratori
dovessero risolversi da sole, senza il diretto intervento dello Stato. La riluttanza di Giolitti a
usare la maniera forte scosse la fiducia del re nel presidente del Consiglio e determinò la
caduta del ministero, tanto più che Giolitti era coinvolto, nello stesso periodo, nello scandalo
cosiddetto della Banca romana.
CRISPI

Dopo le dimissioni di Giolitti, il primo impegno del nuovo governo Crispi fu la radicale
soluzione della questione siciliana. Il presidente del Consiglio passò alla maniera forte: il 3
gennaio 1894 proclamò in Sicilia la legge marziale, inviandovi 40 mila soldati. Seguirono
arresti in massa, un migliaio di persone inviate al confino senza processo, la limitazione
della libertà di stampa e di associazione; il capo dei Fasci siciliani, De Felice Giuffrida, fu
condannato a 18 anni di carcere. L'azione repressiva di Crispi non fu limitata alle sole zone
del disordine, infatti gli cercò di colpire il movimento operaio sul piano nazionale: furono
rielaborate le liste elettorali e 847 mila cittadini vennero privati del diritto di voto; nel
novembre 1894 il Partito socialista fu sciolto d'autorità e la stessa sorte toccò a ben 284
organizzazioni considerate sovversive. Con tale procedura Crispi intese ristabilire l'ordine
nel paese per potersi poi dedicare con più tranquillità ai suoi disegni di espansione coloniale.
Questa volta, tuttavia, la sua politica coloniale si concluse in un fallimento. Crispi, prima di
imbarcarsi nella nuova avventura, aveva concluso un accordo con il governo inglese, in
base al quale la Gran Bretagna riconosceva all'Italia una specie di diritto di prelazione
sull'Etiopia. Con questa preparazione diplomatica, Crispi ritenne fosse ormai giunto il
momento di porre tutta l'Etiopia sotto l'influenza italiana; ma la campagna militare, iniziata
nel 1895, terminò con il disastro di Adua (10 marzo 1896) dove morirono più di 5000 uomini
e più di 2000 furono fatti prigionieri

Crispi fu costretto a dimettersi e nel 1896 tornò al potere la Destra con Antonio di Rudinì.

RUDINI’

Il primo pensiero del marchese Antonio Starabba di Rudinì fu di liquidare la guerra d'Africa,
egli stipulò infatti con il negus il Trattato di Addis Abeba (26 ottobre 1896) che abrogava il
trattato di Uccialli, limitando le aspirazioni coloniali italiane alla Colonia Eritrea e alla
Somalia. In politica interna, Rudinì risentiva di certa impostazione autoritaria e anticlericale,
tipica dei vecchi esponenti della destra storica. Il socialismo, dopo la dura repressione di
Crispi, aveva ripreso a organizzarsi, tant’è che nel 1896 usciva a Milano il primo numero del
quotidiano «Avanti!», che divenne il portavoce ufficiale del partito, mentre la «Critica
sociale» di Turati assunse sempre più il carattere di guida ideologica e culturale e di
elemento unificatore del partito.

La crisi di fine secolo: Il 6 marzo 1898 un fatto nuovo e imprevisto venne ad aggravare la
situazione, ovvero Felice Cavallotti fu ucciso in duello dal deputato crispino Ferruccio
Macola. La morte di Cavallotti, popolare uomo politico radicale, letterato, chiamato il "bardo
della democrazia" per le sue memorabili battaglie parlamentari, scosse le coscienze di molti
italiani. Un malessere ancor più profondo agitava il paese in vari settori economici e
l'aumento del flusso migratorio era l'indice più evidente del disagio: gli emigranti passarono
dai 222 mila del periodo 1886-90 ai 310 mila del 1896-1900. Chi restava nelle proprie terre
sfogava spesso la sua protesta in insurrezioni isolate, ma violente. Il meridionalista Giustino
Fortunato (1848-1932) così descrisse questi moti popolari che periodicamente si
verificavano nei paesi e nelle campagne meridionali: «Assalto al municipio,poi arrivo dei’
carabinieri o de’ soldati, sassate della folla, scariche di fucili dalla truppa. La folla retrocede
imprecando, lasciando sul terreno morti e feriti. Dimissioni del sindaco, processo e
condanna degli arrestati. E la quiete ritorna. Passano settimane e mesi, ma, di un tratto, in
un altro comune è la stessa storia». Nel Nord, le più efficienti organizzazioni dei socialisti e
dei repubblicani spinsero gli operai al frequente ricorso allo sciopero per denunciare il
disagio economico. Il governo stava perdendo completamente il controllo del paese, mentre
la situazione economica andava sempre più aggravandosi: il raccolto del grano del 1897 era
stato disastroso in tutta Europa; 1898 la guerra ispano-americana aveva determinato
l'aumento dei noli marittimi (costo del trasporto), per cui il prezzo del grano salì a 37 lire il
quintale, rispetto alle 22,60 del 1896. Il governo, anziché abolire il dazio, lo ridusse in misura
limitata (da 7,50 a 5 lire il quintale) e quando, il 5 maggio 1898, decise di abolirlo, la
situazione non era più controllabile.
Negli ultimi giorni di aprile del 1898 un'ondata di dimostrazioni percorse il paese: dalla Puglia
all'Emilia alla Toscana alla Lombardia. A Milano il moto popolare toccò le punte di più acuta
tensione. Si trattò, come per parecchi dei moti scoppiati in Italia negli ultimi anni del XIX
secolo, di una rivolta che aveva molte delle caratteristiche di quei movimenti non ispirati da
particolari ideologie e che per il loro carattere di estrema mutabilità un'espressione inglese
definisce mob, cioè, per usare le parole di Hobsbawm, «movimento di tutte le classi
proletarie cittadine al fine di ottenere, mediante un'azione diretta (cioè mediante insurrezioni
e ribellioni), riforme di natura economica o politica». Il governo, impaurito e spaventato da
questa che fu chiamata "protesta dello stomaco", fece intervenire l'esercito. Il generale Bava
Beccaris, cui era stato affidato il compito di reprimere la rivolta, proclamò lo stato d'assedio e
affrontò a cannonate i dimostranti. Vennero arrestati non solo socialisti (i quali, del resto, non
avevano organizzato il moto, che fu spontaneo), ma anche repubblicani, radicali, cattolici e
perfino alcuni liberali indipendenti. Furono sciolte associazioni sindacali, Camere del lavoro,
cooperative,furono soppressi 50 giornali socialisti, 25 cattolici, 10 repubblicani, 3 anarchici e
altri di diverso orientamento. Tra gli arrestati vi erano i nomi di tutti i più importanti esponenti
dei movimenti d'opposizione come i socialisti Turati e la moglie Anna Kuliscioff. Di fronte alla
sanguinosa e dura repressione, il re concesse al generale Bava Beccaris la croce di grande
ufficiale dell'ordine di Savoia per i suoi servizi resi alle "istituzioni e alla civiltà".

Il nuovo governo, presieduto dal generale Luigi Pelloux, inasprì la situazione presentando
alla Camera progetti di leggi restrittive della libertà di stampa e di associazione. La
discussione alla Camera trovò la tenace opposizione delle sinistre, che introdussero per la
prima volta nella storia parlamentare la tattica dell’ostruzionismo (richiesta di parola
costante), mirante a ostacolare e dilungare la discussione. Il tentativo di Pelloux, inteso a
ridurre la forza delle opposizioni e i poteri del Parlamento a vantaggio del potere esecutivo e
della monarchia trovò la ferma opposizione non solo dell'estrema sinistra, ma anche delle
correnti più democratiche del liberalismo, capeggiate da Giolitti.

Le elezioni politiche del giugno 1900 segnarono la fine del gabinetto Pelloux.

Il re Umberto I, succeduto al padre Vittorio Emanuele II nel 1878, il 29 luglio 1900 venne
ucciso a Monza dall'anarchico Gaetano Bresci, che intendeva con il suo gesto vendicare i
morti del 1898. L'atto delittuoso fu l'ultimo tragico episodio della lunga crisi che aveva
travagliato la vita politica italiana negli ultimi dieci anni dell'Ottocento. Il governo Zanardelli-
Giolitti, formato all'alba del XX secolo, segnò l'inizio di un nuovo clima politico e di un nuovo
metodo di governo, che, pur tra inevitabili contrasti, durò sino alla vigilia della Prima guerra
mondiale, permettendo al paese di progredire sul piano economico e sociale.

COLONIALISMO E IMPERIALISMO

COLONIALISMO = fase extra-europea di conquiste coloniali

IMPERIALISMO = obiettivo di formazione di un Impero Coloniale

Genericamente parlando, per imperialismo si intende la tendenza di uno Stato, di una


nazione o di un popolo a espandere il proprio dominio territoriale, economico, politico o
culturale su un altro Stato, nazione o popolo. In questo senso si può parlare di imperialismo
per ogni periodo storico, dai tempi di Alessandro Magno a quelli dell'impero romano, da
Carlo V a Napoleone (colonialismo precedente eseguito esclusivamente per motivi
commerciali). Gli storici tuttavia usano parlare di “età dell'imperialismo" (dominio, comando=
lo stato colonizzato non ha lo stesso peso di quello colonizzatore) per il periodo che va
dall'unificazione tedesca alla prima guerra mondiale. Fu in questo periodo infatti che le
grandi potenze europee, il Giappone e gli Stati Uniti estesero il loro dominio su tutto il mondo
conosciuto. Non sempre si trattava di un dominio diretto, come nel caso della maggior parte
delle colonie africane, spesso era un predominio economico o politico. Si parla allora di
protettorato, basato normalmente su una convenzione che attribuiva allo Stato protettore la
gestione degli affari internazionali, lasciando allo Stato dominato una parvenza di
autogoverno negli affari interni. Per fare alcuni esempi, la Francia utilizzò lo strumento del
protettorato nel caso della Tunisia, del Laos e del Marocco. La Gran Bretagna lo adottò per
lo Swaziland, il Brunei e Zanzibar. La Germania per il Camerun.

I motivi economici: le grandi potenze industriali avevano accresciuto a tal punto le loro
capacità produttive che dovevano trovare nuovi sbocchi commerciali, non essendo più
sufficiente il mercato interno. Occorreva d'altra parte trovare anche nuove possibilità
d'investimento per i capitali accumulati con la produzione industriale, rivolgendosi a paesi
meno sviluppati. Infine la produzione doveva essere alimentata da materie prime: il caucciù,
il rame, il petrolio provenivano infatti dall'Africa, dall'Asia o dall'America Latina. Non si può
infine dimenticare anche l'importanza delle colonie per indirizzarvi l'eccesso di popolazione
che non trovava lavoro in patria.

Motivi strategici: Il controllo delle grandi rotte di navigazione richiedeva basi navali e punti
d'appoggio per rifornimenti e riparazioni. Ciò spiega l'interesse delle grandi potenze per
piccole isolette, prive di ogni risorsa, ma geograficamente collocate in posizioni
strategicamente importanti . È il caso delle isole dell'oceano Pacifico contese tra Francia,
Gran Bretagna, Germania e Stati Uniti.

Motivi politici: l'acquisto di territori coloniali aumentava il prestigio e la potenza di uno Stato,
diventava il simbolo della raggiunta maturità nazionale, dell'accettazione nel club" delle
grandi potenze” ( →NAZIONALISMO, ideologia autoritaria e aggressiva che afferma la
pretesa superiorità di una singola nazione su altre nazioni, la quale si espande in ogni paese
europeo → degenerazione del movimento nazionale tipico dei moti indipendentisti). Non
erano quindi soltanto gli stati più grandi e popolari a cercare uno sviluppo territoriale
oltremare, ma anche stati relativamente piccoli come il Belgio, interessato al bacino del
Congo.

Motivi ideologici: nazionalismo, razzismo, antisemitismo / I governanti facevano leva sui


sentimenti patriottici o su supposte "vocazioni imperiali" per legittimare le conquiste
territoriali. Portare la civiltà ai popoli che ne erano privi era, secondo l'espressione dello
scrittore inglese Kipling, «il fardello dell'uomo bianco, un imperativo morale a cui non ci si
poteva sottrarre. Ogni giustificazione per l'espansione coloniale cra utilizzata, anche quella
religiosa, infatti la passione di missionari mossi da sincero spirito religioso e umanitario servì
non di rado a coprire gli interessi politici economici degli stati imperialisti.

Ideologie dell’imperialismo: PANGERMANESIMO = si vuole l’unificazione di tutte le


popolazioni di lingua tedesca, che iniziò a diffondersi nel secolo XIX a seguito delle Guerre
rivoluzionarie francesi / PANSLAVISMO = si vuole l’unificazione di tutti coloro che
utilizzavano le lingue slave. E’ la Russia che utilizzò il panslavismo per andare a provocare
delle insurrezioni degli slavi in territorio austro-ungarico

L’imperialismo in Asia: L'espansione europea si manifestò anche nell'Asia orientale. Già al


tempo di Napoleone III la Francia aveva conquistato l'Indocina (Vietnam), mentre l'Olanda
aveva i suoi possedimenti in Indonesia (1799). La Gran Bretagna controllava l'immenso
subcontinente indiano (1858), la Malesia e vari punti strategici dell'oceano Pacifico, dove
pure erano presenti i tedeschi. Nel 1895 il Giappone strappa alla Cina la Corea e Taiwan. Le
Filippine erano uno degli ultimi resti dell'antico impero spagnolo, ma nel 1898, gli Stati Uniti
le occupano. L’unico Stato disinteressato al colonialismo in Asia è l’Austria-Ungheria, mentre
la Russia inizialmente presentava delle difficoltà a colonizzare il continente, ma che avrebbe
superato in maniera esaustiva.

GB, Francia, Olanda, Portogallo, poi Germania (subentra successivamente) sono gli stati
piu’ enormemente interessati al colonialismo nel continente asiatico, soprattutto i primi due, i
quali presentarono un'estensione maggiore e più vasta.
COLONIALISMO FRANCESE: l'indocina è occupata dai francesi fino al 1950, quando si
attivò il processo di decolonizzazione. In Indocina, dopo il 1950, ci fu una guerra civile,
territorio piuttosto turbolento a causa anche della Guerra Fredda scoppiata da poco tra
Unione Sovietica e USA. I francesi non riescono a reprimere la guerra, decidendo così di
chiedere aiuto agli USA → GUERRA DEL VIETNAM (1955)

COLONIALISMO INGLESE:

1. INDIA: tra la fine del 1757 e la prima metà dell'ottocento la Gran Bretagna si
impadronì dell'india pezzo per pezzo, fino ad arrivare al 1858, quando diventa
ufficialmente una colonia inglese, definita anche la perla dell’impero
2. CINA: la penetrazione inglese in territorio cinese avvenne in occasione delle due
grandi guerre dell’oppio, da cui ne uscì sempre vincitrice la GB.
L’oppio aveva una lunga storia in Cina come medicina popolare, ma i veri problemi
cominciarono nel momento in cui si cominciò a fumarlo. Se all’inizio il fumare l’oppio
era un vero lusso, la produzione in massa e il monopolio concesso dal governo
britannico alla Compagnia delle Indie orientali lo trasformarono in un vizio che si
potevano permettere tutti. A questo si deve aggiungere che con leggi sempre più
severe per proibire l’uso dell’oppio si va a creare un sottobosco di corruzione,
malavita e contrabbando difficile da estirpare, che aggravano sempre di più le
condizioni dell’ordine pubblico e dello stato di salute dell’amministrazione statale, che
si lascia infettare a più livelli. Il Re della Cina aveva notato anche che la maggior
parte dei cinesi, a causa dell’uso di oppio, era maggiormente deconcentrata sul
lavoro, maggiormente stanca e meno producente per la società, di conseguenza
decise di proibire alla GB di commerciare l’oppio con la Cina, il quale però avrebbe
presentato una grande perdita economica per la GB.

Fu infatti proprio questo il CASUS BELLI che portò la GB a dichiarare ben 2 guerre alla
Cina, le quali si conclusero poi con 2 trattati:

- TRATTATO DI NANCHINO (1842) concluse la Prima Guerra dell’Oppio (1839-1842):


in seguito a questo trattato, la GB impose alla Cina di aprire nuovi porti al
commercio estero e di cedere la penisola di Hong Kong al Regno Unito
- TRATTATO DI TIENTSIN concluse la Seconda Guerra dell’Oppio (1856-1860).
Successivamente si concluse poi con la firma dei TRATTATI INEGUALI, chiamati
così poichè l'impero cinese, e altri Paesi, non vengono considerati a pari livello di
sviluppo civile con gli Stati d'Europa, per cui le potenze coloniali ritengono di avere il
diritto di chiedere ai governi di tali Paesi numerosi impegni e garanzie, che non sono
tenuti a dare a loro volta. Il trattato ineguale affermava che se la Cina avesse mai
deciso di permettere delle condizioni commerciali agli altri Paesi d’Europa migliori
rispetto a quelle che aveva, la Cina avrebbe dovuto estenderle automaticamente
anche alla GB stessa.

Questi trattati, quindi, sarebbero stati firmati da TUTTI i Paesi Europei con i Paesi Orientali
(Cina + Giappone + Corea obbligati a firmare questi trattati perché estremamente inferiori
rispetto alle altre potenze europee dal punto di vista militare)

3. GIAPPONE: era considerato all’epoca come Paese chiuso ma la prima apertura


avvenne nel 1854 con il commodoro americano Matthew Perry che riuscì ad aprire
rotte commerciali dei Paesi europei con il Giappone. Tuttavia il Giappone diventa in
tempi relativamente brevi un paese colonizzatore, il quale mirava a:
- COREA (1895 sottratta alla Cina)
- MANCIURIA territorio cinese, il quale era stato ceduto però alla Russia. Tra il 1904-
1905 scoppiò dunque una GUERRA RUSSO GIAPPONESE per la conquista della
Manciuria, la quale causò la grossa sconfitta della RUSSIA (potenza europea perde
contro potenza extraeuropea )
L’imperialismo in Africa

L’Africa era meno soggetta a conquiste coloniali per via della presenza in territorio africano
della malaria. Grazie all’avvento del timino (1870-1880) l’Africa inizia ad essere una grande
colonia per gli europei, i quali una volta subentrati nel continente africano, trovarono Stati
piuttosto arretrati e deboli, che permisero di avanzare enormemente nei loro piani coloniali.
Tuttavia vi erano già stati degli episodi di colonialismo europeo nel nord-Africa a danno
dell’Impero Ottomano:

- ALGERIA 1830-1831 Impresa Algerina da parte della Francia


- TUNISIA gli italiani incitavano i siciliani ad emigrare in Tunisia per maggiori sbocchi
commerciali, ma poi la Francia subentra e impedisce di fare ciò agli italiani. Ciò ebbe
come conseguenza le imprese coloniali in Somalia ed Eritrea.

Colonialismo inglese :

1. 1881 EGITTO divenne una colonia inglese (interesse commerciale)


2. 1899 SUDAFRICA divenne una colonia inglese: gli inglesi dovettero circumnavigare
l’intero continente per raggiungere la perla dell’Impero, ovvero l’India, e avendo Cape
Town come colonia britannica avrebbe significato un territorio di sosta per le loro
navi. Successivamente con l’inaugurazione del CANALE DI SUEZ (1869) gli inglesi
poterono evitare di circumnavigare l’intera Africa (passando direttamente dal Mar
Rosso), e la distanza tra Estremo Oriente e Africa si accorciò. La colonizzazione
inglese in Sudafrica era dovuta anche dalla presenza di miniere d’oro e di diamanti
(specialmente in alcune zone che prima erano colonie olandesi ma che poi erano
diventate autonome). Ciò portò a 2 GUERRE ANGLO-BOERE (inglesi vs olandesi),
le quali terminarono con la vittoria della GB, che riuscì a proclamare l’UNIONE
SUDAFRICANA.
Da un punto di vista storico, sembrerebbe che la corsa alla colonizzazione dell’Africa sia
partita dal Re del Belgio, LEOPOLDO II. Egli era molto interessato all’Africa,infatti aveva
promosso missioni esploratrici volte a realizzare una colonia sua personale in CONGO, la
quale prese il nome di COLONIA CONGO-BELGA. Leopoldo II, usufruendo pienamente
anche del fiume Congo per i suoi scambi commerciali, spinse la FRANCIA a voler
colonizzare l’Africa, incaricando così un esploratore, PIETRO SAVORGNAN DI BRAZZA’ di
andare in Congo e stipulare un TRATTATO con la comunità locale. Tutta questa situazione,
però, porta Leopoldo II e lo Stato belga ad una reazione: nel 1884 scoppiò la GUERRA
FRANCO-BELGA, e proprio in occasione di questo conflitto, intervenne il cancelliere
tedesco BISMARCK, il quale tra fine 1884 -inizio 1885 apre a Berlino una CONFERENZA DI
BERLINO, con l’obiettivo di arrestare conflitti tra gli Stati europei per la conquista delle
colonie. In questa conferenza vengono prese delle decisioni:

- libero commercio in tutto il bacino del Congo e del Niger (sia uno che l’altro sono di
tutti, e non del Belgio né della Francia)
- impegno di combattere la tratta degli schiavi
- PRINCIPIO DI EFFETTIVITÀ’ il primo Paese europeo che arriva su un territorio
africano dove non c’è la presenza di nessun'altra potenza europea, avrebbe potuto
impossessarsi dello stesso attraverso l’emanazione di un trattato (in seguito a
questo, quel territorio poi diventa automaticamente di proprietà dello Stato che ne ha
fatto richiesta) = questo principio accelera la colonizzazione europea in Africa

Questo continuo avanzare e progredire della colonizzazione europea in Africa, come


abbiamo già visto con la contesa franco-belga, poi sedata da Bismarck, molto spesso mise a
repentaglio la pace europea: questo lo vediamo anche in un altro episodio, noto come
l’INCIDENTE DI FASCIODA (1898; cittadina del Sudan del Nord) dove ci fu un incidente tra
GB e FRANCIA

- GB voleva costruire la direttrice CAIRO-CAPO (nord sud)

- Francia voleva costruire la direttrice OCEANO ATLANTICO-MAR ROSSO (ovest est)

L’ esercito inglese e esercito francese si incrociarono e si fronteggiarono nella città di


Fascioda (durata alcuni mesi), combattimento che terminò però con la ritirata dell’esercito
francese.

Perchè? Quando il governo francese (governo repubblicano della Terza Repubblica) viene a
sapere di questo scontro tra inglesi e francesi a Fascioda, capisce che l’unico modo per
portare a termine il suo obiettivo maggiore (ovvero rivendicare la sconfitta francese contro i
tedeschi del 1870) è attraverso l’aiuto della GB, poichè quest’ultima aveva grossi rapporti di
inimicizia con la Germania (contese commerciali).

La Francia, ritirandosi, portò a casa un accordo che viene promosso col nome di “Entente
cordiale” ossia Accordo di INTESA CORDIALE (1904) ,chiamato così perché è come se i
combattimenti tra Francia e GB si fossero conclusi tra gentiluomini. Questa ‘intesa cordiale’
divenne poi, nel 1907, il nucleo fondante della Triplice Intesa.

Capiamo, così, quali schieramenti faranno da protagonisti nella Prima Guerra Mondiale:

- TRIPLICE INTESA GB, Francia, Russia

- TRIPLICE ALLEANZA Germania, Austria, Ungheria, Italia

Cause che portarono alla Prima Guerra: imperialismo, colonialismo, polveriera balcanica
LA POLVERIERA BALCANICA
Situazione di tensione in Europa:

- Germania: sentimento forte di nazionalismo (pangermanismo)


- Estremo attrito con la Francia→ revanscismo francese
- Germania vs Francia: crisi del Marocco = il Marocco era di estremo interesse
francese ma anche inglese. Guglielmo II offrì a questo paese una protezione tedesca
dalle minacce francesi. Le crisi furono superate perché i tedeschi decisero di non
insistere sul loro interessamento al Marocco.
- Questione balcanica:

o Nazionalismi

o Stati che vogliono rendersi indipendenti (dopo l’indipendenza greca)

o Austria vs Serbia

L’impero austro- ungarico e impero russo sono fortemente interessati all’area balcanica e ne
approfittano del declino dell’impero ottomano:

→ RUSSIA: protettrice dei popoli slavi, appoggia e incoraggia le spinte nazionalistiche di


questi; vuole uno sbocco diretto sul mare dalla Crimea → questo preoccupa Francia e
Inghilterra, in particolare quest’ultima che sta cercando di spostarsi sempre di più sul
Mediterraneo.

→AUSTRIA: avendo rinunciato definitivamente ad esercitare un ruolo egemone nel mondo


germanico, sposta il proprio baricentro ad est, con l’intento di allargare nell’area balcanica il
proprio impero multietnico (la cui esistenza è peraltro minacciata dal nazionalismo slavo).

→POPOLAZIONI AUTOCTONE: presenti in questi territori, vogliono diventare stati


autonomi.

Nazionalismo serbo: Metternich a fine mandato aveva suggerito agli Asburgo di prestare
attenzione a due territori che avrebbero potuto mettere in difficoltà la corona, Piemonte e
Serbia. Si intendeva prestare attenzione soprattutto al nazionalismo serbo, la cui idea era
quella di realizzare la Grande Serbia, uno stato unitario che comprendesse anche Bosnia,
Erzegovina, Montenegro, Kosovo, Macedonia, Grecia, Bulgaria, Croazia, Slovenia, Istria,
Dalmazia, Albania, Ungheria. Questi stati appartenevano sia all’impero Austro-Ungarico sia
a quello Ottomano, inoltre erano stati rivendicati anche da altre nazionalità. A questo
nazionalismo rispondono anche altri come quello bulgaro o rumeno → nessuno stato
vorrebbe diventare parte di un altro stato ma accetterebbe di diventare parte di una
federazione.

1903: colpo di stato, gli ufficiali dell’esercito uccidono il re Obrenovic e lo sostituiscono con
Pietro Karadjordjevic. Gli ufficiali non furono condannati perché appartenevano a ranghi alti
dello stato.

1908: annessione della Bosnia- Erzegovina all’Impero Austro-Ungarico; nascono in Serbia le


associazioni panserbe (Mano Nera), che portano avanti il nazionalismo serbo. La loro finalità
è creare uno stato nazionale su base nazionalista.

Guerre balcaniche: Bulgaria, Serbia, Montenegro e Grecia, sostenute dalla Russia,


costruiscono la Lega balcanica e nell'ottobre 1912 dichiararono guerra alla Turchia e la
sconfissero facilmente, costringendola alla pace di Londra (maggio 1913). I vincitori si
scontrarono però sulla divisione dei territori turchi e la Bulgaria dichiarò guerra agli ex alleati,
a cui si aggiunsero anche la Romania e persino l'impero ottomano. La seconda guerra
balcanica (giugno 1913) vide la sconfitta della Bulgaria. Il trattato di Bucarest (agosto 1913)
pose termine alla guerra, ampliando le acquisizioni di Serbia, Montenegro, Grecia e
Romania. Le due guerre balcaniche accentuarono i dissidi nazionalistici nella zona, che si
manifestarono ben presto con la prima guerra mondiale.

Ora, l’Austria- Ungheria prova fastidio nei confronti della Serbia che si sta espandendo in
quei territori interessati, tuttavia la Serbia sente di poter godere della protezione russa.

LA PRIMA GUERRA MONDIALE (1914-1918)


Dove? Europa Centrale e orientale, colonie

Protagonisti: Francesco Giuseppe (Imperatore dell'Austria-Ungheria), Francesco Ferdinando


(erede di Francesco Giuseppe). Gavrilo Princip (studente nazionalista serbo), Guglielmo II
(Imperatore di Germania), Gabriele d'Annunzio, Luigi Cadorna, Armando Diaz, Thomas
Wilson (presidente USA)

Perchè?

- In Europa si sono creati due blocchi di alleanze che, già all'inizio del secolo, rendono
tesi i rapporti fra nazioni, ovvero la Triplice Alleanza (20 maggio 1882) e la Triplice
Intesa (1907).
- La Russia prende le distanze dall'Austria-Ungheria che vuole espandersi nei Balcani
- La Francia ha un forte desiderio di vendetta (revanscismo) verso la Germania per la
sconfitta nella guerra franco-prussiana del 1870.
- La Gran Bretagna guarda con sospetto la rapida crescita economica della Germania
e si sente fortemente frenata nel suo progetto coloniale dalla grande colonia tedesca
nata in centro Africa che spezza in due i domini inglesi.
- L'Italia sopporta un'alleanza con l'antica nemica Austria per proteggere i suoi fragili
confini e con il sogno di ottenere in cambio di questa alleanza, i territori irredenti
(Trento, Trieste, Friuli).
- Nel 1914, il 28 giugno, l'erede al trono dell'Impero austro-ungarico, l'arciduca
Francesco Ferdinando, e la moglie Sofia vengono assassinati a Sarajevo da uno
studente nazionalista serbo, Gavrilo Princip.

I primi mesi del conflitto:

- l'Austria invia un ultimatum (con richieste che avrebbero minato, se accettate, la


sovranità serba) alla Serbia, considerata colpevole dell'assassinio dell'Arciduca e
consorte. La Serbia, che da sola non riuscirebbe, conta sulla protezione della Russia,
la quale convince di non accettare l’ultimatum. Nel momento in cui la Serbia riceve
l’ultimatum, tutti i paesi europei si preparano al grande conflitto (militarizzazione). 28
LUGLIO 1914: Austria dichiara guerra alla Serbia→ Russia dichiara guerra
all’Austria- Ungheria.
- La Francia, alleata della Russia, inizia la mobilitazione
- La Germania, col pretesto della mobilitazione russa, dichiara guerra all'impero degli
Zar ( 1 agosto) e dichiara guerra alla Francia (3 agosto), invadendola attraverso il
Belgio. Dopo un ingresso fulmineo l'esercito tedesco viene bloccato sulla Marna, a
pochi chilometri da Parigi e la guerra-lampo si trasforma in guerra di posizione sulla
Marna, sul Carso, nelle pianure dell'Europa orientale. I soldati combattevano in
trincea, sotto i colpi di bombardamenti, i gas asfissianti come l'iprite (sperimentata la
prima volta nella primavera del 1915 nella città di Ypres), i carri armati e gli attacchi
dal cielo degli aeroplani.
- Il Belgio era stato neutrale e della sua neutralità si era fatta garante la Gran Bretagna
che si vede costretta ad intervenire.

L'Italia dalla neutralità all’intervento: l'Italia inizialmente non intervenne nel conflitto
dichiarando che la Triplice Alleanza era un patto difensivo, quindi l'attacco dell'Austria alla
Serbia non ci obbligava a schierarci con gli alleati. L'Italia si trovò però divisa fra neutralisti e
interventisti: i neutralisti (socialisti, operai, contadini, cattolici, liberali giolittiani) non
vedevano la necessità dell'ingresso in guerra e temevano fortemente le ripercussioni del
conflitto sulla già fragile crescita italiana; gli interventisti (nazionalisti, repubblicani, socialisti
rivoluzionari come Benito Mussolini*, irredentisti) vedevano la necessità e il dovere di
intervenire in guerra, ma non tutti erano d'accordo su quale schieramento appoggiare.

*Benito Mussolini venne espulso dal partito socialista successivamente alla sua conversione
alla causa interventista

Nell'aprile 1915 il governo, appoggiato dal re Vittorio Emanuele III, firmò in segreto un patto
con i paesi dell'Intesa, il patto di Londra (verrà scoperto nel 1917-1918 dai bolscevichi), che
prevedeva l'intervento dell'Italia contro l'Austria in cambio di alcuni territori: Trentino Alto
Adige, Trieste, Gorizia, la Dalmazia,l'Istria e un protettorato dell’Albania. Il Patto di Londra
era molto difficile da far accettare al Parlamento (appoggio al governo liberale di Giolitti) e
soprattutto alla Santa Sede. Nel maggio del 1915 Gabriele D’Annunzio diede vita all’episodio
conosciuto come le “RADIOSE GIORNATE DI MAGGIO” dove si produssero numerose
agitazioni popolari tra interventisti e neutralisti. D’Annunzio infatti propose un infiammato
discorso attraverso il quale incitò l’opinione pubblica italiana a staccarsi dal liberalismo e
neutralismo di Giolitti e di porsi a favore dell’intervento italiano in guerra perché in questo
modo l’Italia si sarebbe andata a prendere i suoi territori. Di conseguenza il Parlamento
propone la richiesta di entrata in guerra dell’Italia, in quanto il governo voleva soddisfare la
popolazione. Il 24 maggio 1915 l'Italia entra in guerra e attacca l'Impero Austro-ungarico.
L'anno dopo, nel 1916, dichiara guerra anche alla Germania.

I fronti di guerra: nel 1915 ci sono 4 fronti: quello orientale fra Imperi Centrali e Russia;
quello occidentale fra Germania e Francia; quello meridionale fra Italia e Austria; un altro
fronte fu quello navale nel Mare del Nord, dove La Gran Bretagna attua il blocco navale
contro la Germania, che risponde abbattendo con i sottomarini ogni nave di passaggio (fra
cui la nave britannica Lusitania, che trasportava sia passeggeri sia merci e che causò la
morte di 1200 persone).

La mobilitazione mondiale: dopo le prime fasi convulse di intervento degli stati dell'Intesa e
dell'Alleanza altri paesi si schierarono:

- il Giappone entrò a fianco della Gran Bretagna (23 agosto 1914)


- la Turchia, che temeva la vicina Russia, chiuse gli stretti del Mar Nero (29 settembre
1914) ed entrò in guerra al fianco della Germania (12 ottobre 1914). La Gran
Bretagna tentò più volte di sfondare i blocchi per entrare nel Mar Nero e portare
rifornimenti alla Russia, ma venne bloccata. Favorì allora la ribellione delle
popolazioni arabe inviando agenti segreti che animassero la lotta (il più famoso fu
Lawrence d'Arabia). La violenza nazionalista che si accese in Turchia diede un
impulso decisivo nel genocidio degli Armeni, popolazione cristiana allora sottomessa
all'Impero Ottomano, la cui tragedia verrà conosciuta solo alla fine della guerra
mondiale.
- il Portogallo si schierò a fianco dell'Intesa e, pochi giorni dopo (27 agosto 1916 ) si
unì anche la Romania
- La Bulgaria si schierò con l'Austria (14 ottobre 1915), ed insieme invasero la Serbia,
conquistandola, mentre l'alleata russa era impegnata contro la Germania.
- Nel corso dei mesi e degli anni quasi tutti i paesi si schierarono con uno dei due
blocchi, a volte solo formalmente (come le isole caraibiche), altre in modo decisivo,
come gli Stati Uniti, entrati in guerra il 6 aprile 1917 per contrastare la guerra
sottomarina indiscriminata della Germania. Il presidente americano Woodrow Wilson
era stato rieletto nel 1916 sulla base di un programma pacifista. L'opinione pubblica
americana era contraria alla Germania, ma anche alla Russia zarista e nel
complesso decisamente favorevole alla tradizionale politica isolazionista. Il crollo del
regime zarista modificò la situazione, perché rendeva possibile una scelta
“ideologica" a favore delle potenze democratiche dell'Intesa contro gli autocratici
imperi centrali. Per di più gli ambienti finanziari americani temevano che la sconfitta
dell'Intesa avrebbe impedito il recupero degli ingenti prestiti concessi a Gran
Bretagna, Francia e Italia. Una vittoria tedesca, al contrario, avrebbe fatto della
Germania una potenza economica talmente forte da mettere in pericolo gli interessi
americani.

Fronte occidentale e meridionale:

- sul fronte occidentale la battaglia della Marna fu la prima occasione di scontro fra i
due paesi: fra il 5 e il 10 settembre 1914 i francesi bloccarono l'avanzata dell'esercito
tedesco che, non riuscendo in una rapida conquista della capitale, si ritirò.
- Sempre sul fronte occidentale la battaglia di Verdun si svolse fra il febbraio e giugno
1916. I Tedeschi cercarono di conquistare la fortezza di Verdun ma i francesi
resistettero e, dopo alterne vicende, i Tedeschi ritirarono l'esercito per schierarlo
contro la Romania. I francesi e tutta l'opinione pubblica presero la vicenda come una
vittoria morale contro il tentativo di conquista della capitale;
- battaglia della Somme dove furono usati per la prima volta i carri armati
- Seconda battaglia sul fiume Marna, luglio 1918

- La battaglia degli Altipiani si svolse fra Italia e austriaco/tedeschi fra maggio e giugno
1916 sugli altipiani vicentini. Gli austriaci organizzarono una "spedizione punitiva"
(Strafexpedition) contro gli ex alleati, conquistando inizialmente l'altipiano di Asiago
che venne però ripreso a giugno, a costo di gravi perdite.
- La battaglia di Caporetto fu la peggior sconfitta dell'esercito italiano sul fronte
meridionale. Fu la dodicesima battaglia svolta sull'Isonzo, ma si risolse in una totale
disfatta dell'esercito regio che il 24 ottobre 1917, anche a causa di una disastrosa
gestione del Generale Cadorna (sostituito con Diaz), perse migliaia di uomini e armi,
ritirandosi sul Piave. Diaz, al quale fu dato l'incarico di riorganizzare le truppe
moralmente distrutte dalle privazioni e dalla sconfitta. Qualche mese dopo Caporetto,
Diaz riprese con una controffensiva poderosa tutti i territori occupati, sbaragliando gli
austriaci a Vittorio Emanuele II entrò trionfalmente a Trento e Trieste.

Il fronte orientale: Sul fronte orientale all'inizio la Russia dominò, nonostante alcuni
cedimenti come la ritirata dopo la battaglia dei Laghi Masuri. Successivamente però gli
attacchi tedeschi portarono alla conquista di importanti città come Brest-Litovsk. Nel 1915 i
russi avevano perso metà del loro esercito.

Le sorti del fronte cambiarono quando in Russia scoppiò, nel febbraio 1917, una rivolta
interna che portò alla caduta dello zar e allo scoppiare della Rivoluzione Russa. Il governo
provvisorio firmò a dicembre l'armistizio con la Germania (pace di Brest Litovsk= la Russia
cederà ai Tedeschi Polonia, Finlandia, Ucraina e Paesi Baltici ; la Russia riconosce anche
l’indipendenza di quest’ultime) e una pace nel marzo 1918 togliendo la Russia dal conflitto
mondiale

La vittoria dell’Intesa e l’armistizio: nel settembre del 1918 furono le truppe dell'Intesa a
contrattaccare, utilizzando massicciamente i carri armati e l'arma aerea. Bulgaria (29
settembre) e impero ottomano (30 octobre) furono le prime potenze a chiedere l'armistizio.
Il 3 novembre 1918 il comando austriaco firmò l'armistizio di Villa Giusti, presso Padova,
mentre le truppe italiane occupavano Trento e Trieste. La monarchia asburgica, guidata da
Carlo I, erede di Francesco Giuseppe, cadde e venne proclamata la repubblica (11
novembre 1918) e Ungheria, Cecoslovacchia e Jugoslavia (regno dei croati, serbi, sloveni)
furono dichiarate indipendenti
La Germania fu travolta, all'inizio del 1918, da un'ondata di moti rivoluzionari di stampo
comunista e il Kaiser preferì abbandonare lo stato rifugiandosi in Olanda, mentre l'esercito,
dopo aver sedato i moti, si arrese all'Intesa e il 9 novembre fu proclamata la Repubblica di
Weimar. L'11 novembre la Germania firmò l'armistizio su un vagone ferroviario nella foresta
di Compiègne, ponendo così termine alla guerra. Si doveva ora provvedere al difficile
compito di assicurare la pace a un mondo che la Grande guerra aveva sconvolto. Le perdite
umane erano state immani: 10M di morti, di cui 600k italiani. Per di più la grande
maggioranza dei morti era compresa nelle classi di età tra i 20 ei 40 anni, con effetti negativi
che si sarebbero manifestati pienamente in seguito.

Il tavolo dei vincitori:

Il presidente Wilson presentò al Congresso degli Stati Uniti (gennaio 1918) un programma in
14 punti che avrebbe dovuto garantire lunga pace all'Europa e permettere ad ogni popolo la
possibilità di autodeterminazione.

Essi prevedevano l'abolizione della diplomazia segreta (trattati devono essere pubblici= il
patto di Londra non più valevole), la libertà degli scambi economici, libera navigazione dei
mari, la limitazione degli armamenti, la restaurazione della sovranità del Belgio e la
creazione di uno Stato polacco. Nel punto 6 Wilson parla dei territori occupati nelle prime
fasi della guerra, le zone prese nel periodo che si credeva la "Blitzkrieg", e che diventarono
occupate dalle trincee e dalla terra di nessuno. Wilson sostiene che tutte queste terre
dovranno essere evacuate da una parte e dall'altra. Così, la Russia, il Belgio e la Francia
dovranno avere il ritorno alle vecchie frontiere e tutto dovrà essere restaurato. Molti
sperarono che la sua iniziativa portasse a una pace negoziata e facesse terminare al più
presto la guerra. L'accordo prevedeva tra l'altro la nascita di una società delle Nazioni,
antenata dell'ONU, che riprendeva anche una parte delle proposte di Benedetto XV

I paesi europei in realtà si mostrarono più interessati a far valere i propri vantaggi, punirono
la Germania come artefice principale del conflitto, umiliandola oltremisura.

5 trattati di pace: Il 18 gennaio 1919 si aprì ufficialmente a Parigi la conferenza della pace,
alla presenza dei rappresentanti di una trentina di paesi che avevano partecipato alla guerra
dalla parte dell'Intesa, con protagonisti però i vincitori del conflitto: Francia, Inghilterra, Italia
e USA (Clemenceau, Lloyd George, Vittorio Emanuele Orlando e Wilson). La Russia non
partecipò perché impegnata nella guerra civile interna. I vinti non vennero invitati. Sono Loyd
e Clemenceau ad occuparsi della stesura del trattato, poiché gli Stati Uniti di Wilson
vengono considerati non di importanza tale da diventare protagonisti della conferenza,
lasciando la legalità politica dei 14 punti. Il Trattato di Versailles stabiliva che la Germania:

❏ Doveva restituire alla Francia le regione di Alsazia e Lorena


❏ Doveva lasciare alla Polonia un corridoio verso il mare del Nord (Corridoio di
Danzica)
❏ Doveva ridimensionare flotta ed esercito per almeno 15 anni
❏ Doveva pagare ingentissime somme alla Francia → pace punitiva (132 miliardi di
marchi d’oro) → i tedeschi sono costretti a stampare sempre più soldi, fino ad
arrivare a una situazione di inflazione negli anni successivi → colpì soprattutto
lavoratori a reddito fisso come operai e impiegati, creando invece immense fortune
per abili e spregiudicati speculatori
❏ Smembrarono l'Impero Austro-ungarico e l'Impero Ottomano
❏ Nascita della Società delle Nazioni: un’organizzazione intergovernativa con lo scopo
di arbitrare i conflitti tra le nazioni prima che si arrivasse alla guerra. Era strutturata in
tre organi amministrativi principali: il Segretariato, a capo del quale stava il segretario
generale, il Consiglio (composto dai rappresentanti dei 5 paesi vincitori e da altri 4
paesi non permanenti, scelti dall’Assemblea) e l’Assemblea. Qualsiasi disposizione o
risoluzione aveva bisogno del voto unanime dei membri del Consiglio e la
maggioranza dei voti dell’Assemblea.
Motivi che fecero percepire la Società delle Nazioni come un fallimento:

1. Non disponeva di forze armate. → venivano disposte multe, ma nel caso i paesi
non avessero voluto pagarle, questi avrebbero abbandonato la Società

2. Era richiesto il voto unanime, il che corrispondeva a un vero e proprio veto


generalizzato.

3. L’esclusione della proposta giapponese sulla clausola di eguaglianza razziale dal


patto della Società paralizzò, secondo molti storici, l’autorità morale della Società.

4. Alcune importanti nazioni non vi erano incluse. Gli Stati Uniti non ne fecero mai
parte, anche se il presidente Woodrow Wilson era stato uno dei promotori della sua
nascita: dopo il rifiuto di ratificare il trattato di Versailles,

5. Un consiglio e un’assemblea non permanenti rendevano lente le decisioni.

❏ Lo Schleswig settentrionale alla Danimarca (in seguito a un plebiscito);


❏ Gran parte della Posnania e della Prussia occidentale e parte della Slesia alla
Polonia;
❏ La città di Danzica venne resa Città libera di Danzica, sotto l’autorità della Società
delle Nazioni e della Polonia.
❏ Divieto di Anschluss (inclusione dell’Austria nella Germania)

Trattato di Saint Germain (1919) con impero austro-ungarico: venne stabilita la ripartizione
del dissolto Impero austro-ungarico e le condizioni per la creazione della repubblica
austriaca; Alcune delle clausole più rilevanti:

- Le parti del Tirolo comprendenti Cortina d’Ampezzo e le odierne Province Autonome


di Bolzano e di Trento furono annesse al Regno d’Italia.
- Viene ribadita la proibizione dell’Anschluss al Reich.
- Venne stabilito l’importo dei danni che l’Austria avrebbe dovuto risarcire.
- Si proibì la leva obbligatoria e si autorizzò la formazione di un esercito professionista
di 30.000 uomini.
- Le fabbriche di armi dovevano essere distrutte o riconvertite. In ogni caso doveva
cessare la produzione di armi.
- Gli armamenti dovevano essere distrutti

Trattato di Trianon (1920) con Ungheria

Trattato di Sevres (1920) con Impero Ottomano → Trattato di Losanna (1923) con Turchia

Fine degli imperi centrali e quello della Russia

Le questioni in sospeso:

- l'Italia non vide la vittoria completa perché non le furono assegnate la Dalmazia e
l'Albania (per questo esce dalla conferenza di Parigi). Si iniziò allora a parlare di
vittoria mutilata.
- La Germania dovette rinunciare a territori, armamenti, colonie, ricchezze e iniziò a
covare un sordo odio contro i vincitori che l'avevano umiliata.
- Gli USA, contravvenendo ai principi di Monroe (dottrina dell'isolamento) si
interessarono di nuovo delle sorti dell'Europa.
- Da ultimo il caos e le immense perdite umane in tutto il continente sembrarono
mettere in secondo piano il genocidio perpetrato dai Turchi contro gli Armeni.
- Paura dell’ampliamento della rivoluzione bolscevica
La sistemazione territoriale attuata a Parigi lasciò pesanti strascichi polemici. Si formarono in
tal modo due blocchi di potenze, quelle soddisfatte e quelle insoddisfatte, desiderose le
prime di mantenere e le seconde di sovvertire la situazione nata dai trattati di pace. A
rendere ancora più precaria la soluzione di Parigi era il fatto che la Russia bolscevica era
stata esclusa completamente dalle discussioni, come pure la Germania e i suoi alleati, a cui,
era stato soltanto sottoposto il testo del trattato di pace da firmare. La nuova Europa che
nasceva all'indomani della prima guerra mondiale era nel complesso ben più fragile
dell'Europa che un secolo prima era nata dal congresso di Vienna.

Società in Europa e nel mondo: il mondo era radicalmente cambiato. Le masse popolari,
mobilitate per le esigenze belliche, si rifiutavano ora di rientrare nell'ombra e volevano
restare protagoniste della vita politica. Le donne che avevano sostituito nelle fabbriche e nei
servizi gli uomini impegnati al fronte, avevano elaborato un diverso concetto della vita
familiare e rivendicavano una maggiore indipendenza. In diversi paesi, come in Gran
Bretagna e negli Stati Uniti, il nuovo ruolo della donna trovò un riconoscimento con la
concessione del suffragio elettorale. I combattenti si aspettavano che dalla guerra nascesse
un mondo più giusto, che garantisse un tenore di vita migliore, ma furono presto disillusi.
Tomati a casa, dovettero affrontare disoccupazione, inflazione e crisi economica.

Europa perde il suo ruolo centrale → ascesa Giappone e USA

LA RIVOLUZIONE RUSSA (1917)


L’Impero Russo nell’Ottocento era caratterizzato da:

- Un territorio immenso e multietnico (alcuni popoli rivendicavano l’autonomia e


l’indipendenza) retto da una monarchia assoluta che reprimeva ogni forma di
opposizione → Nicola II, dal 1894, reprime ogni dissenso
- Economia arretrata, basata prevalentemente sull’agricoltura
- Abolita la servitù della gleba solo nel 1861, ma la quale non migliorò la condizione
dei contadini
- il 90% della terra coltivabile era in mano a poche famiglie aristocratiche
- esportazione di cereali + disponibilità di risorse + capitali stranieri a fine Ottocento

sviluppo dell’industria, soprattutto quella pesante (siderurgica ed estrattiva) solo in


alcune zone (San Pietroburgo, Mosca, Kiev, Baku).

La condizione dei contadini trovò un sostegno nel movimento populista, il quale si diffuse a
partire dal secondo Ottocento e include nel suo pensiero il rifiuto dell’industrializzazione, i
contadini come protagonisti della rivoluzione, l'abbattimento dello Stato da sostituire con
comunità agricole e il terrorismo come metodo di lotta compiuto con atti individuali.

1898: in seguito allo sviluppo industriale nasce il Partito Socialdemocratico russo che si
dividerà in due correnti: Menscevichi (minoranza, riforme sociali e politiche accettando
l’alleanza della borghesia; elezioni politiche per raggiungere il potere); Bolscevichi
(maggioranza, rivoluzione violenta per creare una società comunista senza più divisioni in
classi, senza proprietà privata e con la collettivizzazione dei mezzi di produzione; pensiero
totalitario)

1905: sconfitta della Russia contro il Giappone → grave crisi → proteste e scioperi che si
trasformarono in un movimento di rivolta anti zarista→ a Pietroburgo fu creato il primo soviet
dei lavoratori. → lo zar concede un Parlamento (la Duma), che, però, non ebbe mai un ruolo
effettivo.
Prima guerra mondiale: Nicola II vuol parteciparvi per suscitare patriottismo nel
popolo e ridurre le tensioni interne concentrandosi sui nemici esterni. In realtà, la
Russia non può sopportare il peso di un conflitto del genere sul piano economico; le
condizioni della popolazione diventano sempre più drammatiche: le scorte di grano
scarseggiano, i contadini, infatti, sono in guerra e non possono coltivare i campi; sul
fronte i soldati disertano o si ammutinano.

La rivoluzione di febbraio 1917: il 23 febbraio gruppi di operai con i figli


organizzarono un corteo spontaneo a Pietrogrado (ex-San Pietroburgo) reclamando
pane e pace; il giorno dopo si unirono gli operai colpiti dalla serrata di una grande
industria metallurgica, e successivamente vi fu anche l’appoggio dell’esercito: lo zar
Nicola II abdica a favore del fratello Michele, ma quest’ultimo rifiuta e nasce la
repubblica. Chi la guida?

- un governo provvisorio presieduto dal principe Georgij L’vov e sostenuto dai borghesi
e favorevole a rimanere nel primo conflitto mondiale. Questo governo decreta il
suffragio universale, le libertà democratiche, la fine delle discriminazioni;
- i Bolscevichi formano i SOVIET, cioè consigli di operai, contadini e di soldati
che controllano direttamente il potere. Attraverso i soviet, sono le masse
popolari che governano, come forza rivoluzionaria. Si ha quindi una forma di
democrazia diretta. Al contrario del governo presieduto da Georgij i soviet
vogliono uscire dalla guerra.

Aprile 1917: Lenin, importante esponente bolscevico, fuggito in Svizzera dopo il 1905,
torna in Russia ed espone il suo programma (tesi di aprile):

- conclusione immediata della guerra;


- realizzazione di un nuovo sistema economico-sociale: abolizione della
proprietà privata, terre ai contadini, controllo dei mezzi di produzione agli
operai; abolizione delle classi sociali; soppressione della religione.

Durante l’estate 1917: in guerra continue sconfitte, molte perdite umane, molte diserzioni e
ammutinamenti

Rivoluzione d'ottobre 1917: i bolscevichi organizzarono la guardia rossa e il 25 ottobre


conquistarono il Palazzo d’Inverno. Con Lenin, prendono il potere e avviano le trattative per
uscire immediatamente dalla guerra (1918: pace di Brest-Litovsk).

Il nuovo governo rivoluzionario, ovvero il Soviet dei Commissari del popolo, confisca
latifondi e industrie; distribuisce terre ai contadini; affida il controllo delle industrie agli
operai; nazionalizza le banche; abolisce la proprietà privata MA…
…subito dopo: alle elezioni per l’Assemblea Costituente i bolscevichi ottengono solo
il 25% dei voti. Allora Lenin impone la dittatura del proletariato, cioè governano i
bolscevichi nonostante l’esito delle elezioni. Il Partito Comunista (bolscevico) diventa
l’unico partito in Russia; viene istituita la CEKA, la polizia politica con cui Lenin
represse ogni forma di opposizione.
1918-1921: guerra civile
- da una parte l’Armata rossa (cioè esercito bolscevico)
- dall’altra l’Armata bianca formata dai sostenitori dello zar, dai liberali, dai
menscevichi e dalle regioni che lottavano per ottenere l’indipendenza.
Il 3 settembre 1918 il governo ufficializzò il terrore (detto “piccolo” per distinguerlo da
quello di Stalin): i nemici del popolo furono arrestati, processati, fucilati, mandati in
esilio o nei campi di concentramento. Nel frattempo lo zar e la sua famiglia vengono
giustiziati (luglio 1918).

Il biennio rosso: tra la fine della Grande Guerra e il 1920, la dissoluzione degli Imperi
e l’esempio russo provocarono un’ondata di lotte popolari e l’affermazione dei partiti
socialisti in vari Paesi europei (Germania, Ungheria e Italia).

1921: per favorire la ripresa economica del Paese Lenin organizza la Nuova Politica
Economica (NEP): più spazio all’iniziativa privata di contadini e industriali; una parte
del raccolto andava allo Stato e una parte rimaneva a disposizione dei contadini;
controllo da parte dello Stato delle fabbriche che avevano più di 20 dipendenti. La
NEP riesce a risollevare l’economia e fa conquistare al governo l’appoggio delle
masse contadine. L’Intesa, preoccupata per una diffusione del comunismo, inviò
squadre navali a sostegno dei controrivoluzionari

L’armata rossa sconfigge l’Armata bianca, mentre


1922: nasce l’URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche), stato socialista
a struttura federale, in cui le singole repubbliche non godono di una vera e propria
autonomia.

1924: : Lenin muore = lotta per la successione tra Trockij e Stalin


1925 vince Stalin (età staliniana: 1924-1953) nonostante il Testamento di Lenin in cui lo
criticava. Stalin vuole realizzare una radicale trasformazione dello Stato e della società,
instaurando un regime totalitario particolarmente duro, detto Stalinismo, e sconfessando
così gli ideali di giustizia e libertà che erano stati alla base della Rivoluzione Russa.

CARATTERI DELLO STALINISMO:


1. L’economia è completamente assoggettata allo Stato
2. Lo Stato impone una propria concezione del mondo e dell’uomo senza lasciare
alcuna libertà di pensiero. Attraverso l’istruzione, i giovani vengono “indottrinati”,
infatti l’arte, la musica e la letteratura non sono libere, ma devono esaltare le grandi
opere di Stalin.
3. Viene lanciata una campagna di epurazione di massa contro “nemici del popolo”,
in ogni settore (Trockij espulso prima dal partito e poi dallo Stato, per poi finire
assassinato). L’accusa è quella di “deviazionismo”, cioè di essersi allontanati
dalle idee imposte dal Partito. Queste persone venivano mandate nei gulag.
4. Viene favorito un esasperato culto della personalità ( Stalin fa della propria persona
un mito, si presenta come il padre della patria, l’artefice della felicità e del popolo
sovietico)
5. Stalin opera la forzata “russificazione” di tutte le Repubbliche sovietiche, cioè
impone la cultura russa (lingua russa e alfabeto cirillico) a tutte le etnie dell’URSS,
ma soprattutto le sottopone ad un rigido controllo centrale, in quanto obbligate a
rispettare le direttive economiche e politiche di Mosca. I popoli sovietici perdono,
perciò, ogni autonomia e si sentono dominati dai Russi →
malcontento e rivendicazioni d’indipendenza.

Stalin vuole trasformare l’URSS in una potenza industriale, quindi


- abolisce la NEP (1928);
- lancia il primo piano quinquennale, piano in cui, nell’arco di 5 anni, si
devono raggiungere ad ogni costo alcuni obiettivi nel settore industriale
(soprattutto comparto siderurgico e metallurgico).

Nonostante le difficoltà l’URSS divenne negli anni Quaranta una delle maggiori potenze
industriali e militari del mondo. I crimini di Stalin verranno scoperti solo più tardi (Kruscev
1956).

L’EUROPA DOPO LA PRIMA GUERRA MONDIALE

- Nascita Unione Sovietica


- Polonia, Lituana, Estonia, Lettonia e Finlandia indipendenti
- Polonia accesso al mare attraverso il corridoio di Danzica, andando a separare la
Prussia orientale dal resto del territorio tedesco
- L’impero austro-ungarico cessa di esistere → nascono 3 paesi: Ungheria, Austria e
Cecoslovacchia
- Nei balcani: Regno dei serbi croati e sloveni → successivamente Jugoslavia
- 12 novembre 1920: Con il Trattato di Rapallo, l’Italia e il Regno dei Serbi, Croati e
Sloveni stabiliscono consensualmente i rispettivi confini. All'Italia vengono assegnate
Trieste, Gorizia, l’Istria e Zara. Fiume è dichiarata città libera (Stato libero di Fiume).
All'indomani della firma del trattato, Gabriele D'Annunzio, che facendosi interprete
dello scontento degli ambienti nazionalisti aveva parlato di "vittoria mutilata", partì
con un gruppo di nazionalisti ed ex combattenti per occupare Fiume. Nitti(successore
di Orlando) non accettò il colpo di mano e mobilitò l'esercito, ma parecchi ufficiali e
soldati si unirono invece a D'Annunzio, che alla testa di duemila "legionari" giunse a
Fiume il 12 settembre e ne proclamò l'annessione all'Italia.
- Tramonto dell’impero ottomano → nascita della Turchia e Armenia; negata
indipendenza Kurdistan; risistematizzazione dei territori arabi, nella maggior parte dei
quali sotto sotto protettorato e mandati della Società delle Nazioni
- URSS in isolamento politico

“Totalitarismo”: categoria storiografica per definire dittature diverse tra loro quali il fascismo
in Italia, il nazismo in Germania e la dittatura di Stalin in URSS.

La speranza dell'affermazione di regimi democratici in tutta Europa dopo la fine dei grandi
imperi autoritari fu ben presto delusa. Nel giro di pochi anni in molti paesi si affermarono
regimi autoritari a cominciare dall'Italia nel 1922.

Nel 1926 un colpo di stato militare rovesciò il debole regime repubblicano in Portogallo,
dando inizio alla dittatura più longeva della storia d'Europa, che durò fino al 1974. António
de Oliveira Salazar realizzò l’Estado novo, imitando il modello corporativo fascista.
Francisco Franco fu l'instauratore, in Spagna, di un regime dittatoriale noto come
franchismo, parzialmente ispirato al fascismo, grazie al quale governò la Spagna in un
periodo compreso dalla vittoria nella guerra civile spagnola del 1939 fino alla sua morte nel
1975. Verso la fine degli anni Venti, buona parte dell'Europa era sotto regimi autoritari di
destra, che guardavano all'Italia fascista e a Mussolini come a un riferimento da imitare. Gli
effetti della grande crisi economica del 1929 avrebbero ulteriormente aggravato la situazione
e ridotto a pochi i regimi democratici europei, limitati a Gran Bretagna, Francia, Belgio,
Olanda, Cecoslovacchia e paesi nordici.

Il dopoguerra in Italia

La guerra aveva sconvolto l'assetto economico e sociale dell'Italia. Il debito pubblico era
enormemente aumentato a seguito di ben sei prestiti nazionali per fare fronte alle necessità
della guerra e all'importazione di materie prime e di grano. Vi erano poi da rimborsare i
prestiti ottenuti dagli Stati Uniti e dalle altre potenze dell'Intesa nel corso del conflitto. Il
ricorso alla stampa di cartamoneta da parte delle banche di emissione aveva provocato
inflazione e aumento dei prezzi.

In parte diversa era la situazione degli operai: terminata la guerra, con scioperi e agitazioni
ottennero miglioramenti salariali e soprattutto realizzarono l'antica aspirazione delle otto ore
di lavoro. . Sembrò a molti che anche in Italia la rivoluzione sociale fosse imminente.
Scioperi e agitazioni erano continui. Le masse popolari, dopo l'esperienza della guerra, non
intendevano più tornare al ruolo subordinato che avevano avuto in precedenza ma volevano
essere protagoniste della vita politica. I contadini, tornati dal fronte, aspettavano con
impazienza di entrare in possesso della terra che era stata loro promessa nei momenti più
difficili del conflitto. Si parlò a questo proposito degli anni 1919-1920 come del "biennio
rosso". Le adesioni alla Confederazione generale del lavoro aumentarono da 238.000 nel
1917 a 2.220.000 nel 1920 e gli scioperi si moltiplicarono. Il Partito socialista ebbe difficoltà
a padroneggiare la situazione e si limitò a parole d'ordine massimaliste che non avevano
sbocchi concreti, ma radicalizzavano ancora di più i conflitti sociali.

La fine della guerra portò anche novità nel panorama politico: Il 18 gennaio 1919, in una
stanza dell'Hotel Santa Chiara di Roma, don Luigi Sturzo lanciò un appello a tutti gli uomini
liberi e forti annunciando la fondazione del Partito popolare italiano (PPI). Il 23 marzo 1919,
in piazza San Sepolcro a Milano, Benito Mussolini fondò i Fasci di combattimento, e due
mesi prima emanò il suo programma di San Sepolcro, che conteneva temi nazionalisti
mescolati con istanze tipiche della sinistra. (guidava le azioni dei fasci di combattimento). I
primi aderenti erano interventisti ed ex combattenti.

Le elezioni del novembre 1919 :la radicale modifica del sistema politico italiano si palesò
chiaramente alle elezioni del 16 novembre 1919. I partiti di massa trionfarono. Su 508
deputati, i socialisti ne ebbero 156 e i cattolici del PPI 101. Una lista fascista, presentata a
Milano, sofferse un clamoroso insuccesso e indusse Mussolini a modificare gli orientamenti
politici del movimento.

Gennaio 1921: nasce il partito comunista italiano e nello stesso anno nasce il partito
nazionale fascista (PNF; al congresso di Roma del 21)

Lo squadrismo: il fascismo rafforzò la sua presenza organizzando sempre più numerosi


gruppi armati paramilitari. Le prime imprese compiute dalle squadre fasciste (da cui il
termine “squadrismo") avvennero nella Venezia Giulia, dove potevano fare leva sui
sentimenti antislavi della popolazione italiana. Da allora le "spedizioni punitive" delle camicie
nere fasciste ai danni delle organizzazioni socialiste e popolari si moltiplicarono, finanziate
dai grandi proprietari terrieri, specie della bassa padana, di Emilia, Romagna, Toscana e
Umbria, intenzionati a togliere ai contadini e ai braccianti tutti i diritti che avevano
conquistato negli anni precedenti. Le bande armate fasciste giungevano all'improvviso,
spesso di notte, picchiavano, bastonavano e talvolta uccidevano gli avversari. In breve
tempo molti responsabili delle organizzazioni socialiste e popolari furono costretti a
interrompere ogni attività e in qualche caso a emigrare.

Dopo le elezioni del 21, che vide la salita al potere nel Parlamento di 37 fascisti, Giolitti si
dimise, mentre l'illegalismo fascista aumentò, nonostante un patto di pacificazione firmato in
agosto tra fascisti e socialisti. I deboli governi di Ivanoe Bonomi e Luigi Facta non seppero
far fronte alla violenza delle squadre fasciste.

«Il Ventennio fascista», dalla fine del 1922 (con la marcia su Roma) al 25 luglio 1943
(arresto di Benito Mussolini su ordine del re Vittorio Emanuele III)

La marcia su Roma: imbaldanziti dai successi riportati, nel 1922 i fascisti proseguirono le
violenze senza incontrare resistenze. A inizio ottobre marciarono su Bolzano, dove deposero
il sindaco di lingua tedesca, e su Trento. Al congresso di Napoli del PNF, Mussolini cercò di
tranquillizzare le classi dirigenti, dichiarando di accettare la monarchia, il capitalismo e il
liberismo, di rispettare la religione cattolica e di voler restaurare legge e ordine (24 ottobre).
Qualche giorno dopo, 25.000 camicie nere si diressero verso Roma, occupando sul proprio
cammino uffici telegrafici e postali, stazioni ferroviarie, prefetture. Il governo non seppe fare
uso della forza, e quando il presidente del consiglio Luigi Facta, un giolittiano di poco
spessore, chiese finalmente al re, Vittorio Emanuele III, di decretare lo stato d'assedio,
quest'ultimo si rifiutò. Il 28 ottobre 1922 i fascisti entrarono in Roma e il giorno successivo
Vittorio Emanuele III conferì a Mussolini l'incarico di costituire il nuovo governo (pur non
avendo una maggioranza parlamentare). Per lo Stato liberale era l'inizio della fine.

Mussolini propose una nuova legge elettorale che potesse garantirgli una maggioranza
all’interno del parlamento, la Legge Acerbo dal nome del deputato che la confezionò
(18.11.1923). Essa prevedeva che la lista con la maggioranza dei voti si sarebbe
accaparrata i 2/3 del parlamento. La legge Acerbo si dimostrò inutile, poiché alle elezioni del
1924 le liste fasciste ebbero quasi il 65% dei voti e 374 seggi. La campagna elettorale era
stata condotta dai fascisti all'insegna della violenza e non erano mancati brogli di ogni
genere. Il deputato socialista Giacomo Matteotti denunciò tale situazione in Parlamento e
preannunciò un altro discorso in cui avrebbe denunciato episodi di corruzione e di affarismo
dei fascisti. Il 10 giugno 1924 il deputato socialista fu rapito e ucciso da un gruppo di fascisti
molto vicini a Mussolini. L'odioso delitto non produsse altro che il ritiro delle opposizioni
parlamentari (esclusi i comunisti) dall'aula.

Nel 1925/1926 abbiamo l’approvazione delle leggi fascistissime o leggi eccezionali del
fascismo che modificarono tutto l’ordinamento giuridico in regime fascista:

- Il PNF era l’unico partito ammesso


- Il capo del governo doveva rispondere del proprio operato solo al re d’Italia e non più
al parlamento
- Il Gran Consiglio del fascismo (presieduto da Mussolini) era l’organo supremo del
partito fascista
- Tutte le associazioni di cittadini dovevano essere sottoposte al controllo della polizia
- Gli unici sindacati riconosciuti erano quelli fascisti
- Erano proibiti scioperi
- Tutta la stampa doveva essere censurata se aveva contenuti di critica verso il
governo.(Es. “Avanti”)

Le leggi fascistissime istituirono

- Il tribunale speciale per la difesa dello stato con competenza sui reati contro la
sicurezza dello stato (era prevista anche la pena di morte)
- L’OVRA (polizia segreta), organizzò un potente apparato repressivo
- L’obbligo di tutti gli insegnanti di iscriversi al Partito Nazionale Fascista (12
insegnanti universitari si opposero)
- Un unico libro di scuola fascista
- Il MinCulPop (Ministero della Cultura Popolare) → ciò che si occupava di
propaganda

L’Italia era una dittatura totalitaria definita imperfetta in quanto vi erano due possibili
contraltari al regime totalitario: lo stato della chiesa e la monarchia, poiché il capo di stato
rimaneva il sovrano. La conclusione dei Patti Lateranensi fu indubbiamente il più importante
successo politico di Mussolini negli anni Venti. Le trattative erano cominciate fin dal 1926 e
varie volte erano state interrotte per contrasti insorti tra lo Stato e la Chiesa. L'11 febbraio
1929 furono firmati da Benito Mussolini e dal cardinal Pietro Gasparri, segretario di stato
vaticano, tre documenti. Un trattato dava vita alla Città del Vaticano, attribuendole una
piccola porzione di territorio italiano attorno alla basilica di San Pietro. Una convenzione
finanziaria garantiva alla Santa Sede il pagamento delle indennità previste dalla legge delle
guarentigie del 1871, che non erano mai state riscosse. Infine un concordato regolava i
rapporti tra Chiesa e Stato. Pur di risolvere la questione romana e incassare un cospicuo
successo politico, Mussolini cedette ai desideri della Chiesa su parecchi punti, quali la
normativa sul matrimonio religioso, l'insegnamento della dottrina cattolica nelle scuole e il
riconoscimento di particolari privilegi agli ecclesiastici, come ad esempio l'esenzione dal
servizio militare.

Nei primi anni di governo il fascismo riuscì ad acquisire benemerenze presso la borghesia
patriottica eliminando scioperi e agitazioni e prendendo delle posizioni molto decise in
politica internazionale. Lo si vide nella questione sorta con la Grecia nell'agosto 1923,
quando la missione militare italiana incaricata di tracciare il confine tra Grecia e Albania fu
massacrata, probabilmente da banditi greci. Mussolini lanciò alla Grecia un ultimatum,
contenente alcune clausole che nessun paese avrebbe potuto accogliere. Di fronte alla
mancata risposta greca, Mussolini fece bombardare e occupare l'isola di Corfù. La Grecia si
rivolse alla Società delle Nazioni, che, temendo l'uscita dell'Italia dall'organismo, si dichiarò
incompetente. La questione fu poi risolta con un cospicuo risarcimento all'Italia da parte
della Grecia.

Mussolini affrontò poi la questione di Fiume, concludendo con il Regno dei serbi, croati e
sloveni il trattato di Roma (1924) con il quale l'Italia poté annettersi Fiume, a eccezione
dell'entroterra e dei sobborghi, soddisfacendo le aspirazioni di quegli italiani per i quali la
città istriana era divenuta un simbolo.

L’Italia in Etiopia: vi fu un conflitto armato tra Italia e Etiopia tra il 3/10/1935 e il 5/5/1936,
giorno in cui le truppe italiane entrarono nella capitale Addis Abeba. La guerra si concluse
dopo sette mesi con l'ingresso del generale Badoglio nella capitale etiopica, e la
proclamazione dell'Impero da parte di Mussolini. La guerra fu la più grande campagna
coloniale della storia, la mobilitazione italiana assunse dimensioni straordinarie, impegnando
un numero di uomini, una modernità di mezzi, e una rapidità di approntamento mai visti fino
ad allora. Il regime fascista impiegò una grande quantità di mezzi propagandistici, non si
badò a spese Con l'avvento del fascismo l'emigrazione italiana verso l'Eritrea e la Somalia
assunse i caratteri di un'immigrazione di massa. In Eritrea in particolare la comunità crebbe
fino a raggiungere il 10% della popolazione della colonia con una grande concentrazione
nella capitale Asmara, soprannominata la piccola Roma, dove gli italiani costituivano circa la
metà della popolazione. Al volgere degli anni trenta il numero di coloni presenti stabilmente
in Etiopia ammontava a circa 35.000 individui, principalmente di sesso maschile, a cui vanno
aggiunti circa altri 200.000 italiani che giunsero in Africa per la costruzione delle
infrastrutture (la maggior parte proveniva dall'Italia settentrionale) e come dipendenti
pubblici. Con la caduta del fascismo e la sconfitta dell'Italia, a cui fece seguito il processo di
decolonizzazione del continente africano, il numero di italiani in Africa Orientale si ridusse
drasticamente.

Italia in Albania: Mussolini, per rispondere all'accentuato dinamismo internazionale della


Germania, occupò nell'aprile 1939 l'Albania, già da tempo subalterna agli interessi italiani.
Dall’Albania attacca la Grecia ma a fine novembre ripiega; sfiducia nel paese (ci soccorre
Hitler nel 41)

Il dopoguerra in Germania

Superate le agitazioni sociali scoppiate all'indomani della fine della guerra, la Germania si
diede una Costituzione repubblicana, detta di Weimar dal luogo in cui si era radunata
l'Assemblea costituente, eletta il 19 gennaio 1919. Il Partito socialdemocratico (38%), il
cattolico Zentrum (19%) e il liberale Partito democratico tedesco (18%) ebbero la
maggioranza e formarono il governo (coalizione di Weimar), cui si opponevano due partiti di
destra e i socialdemocratici indipendenti, che guardavano con simpatia all'esperienza
bolscevica (presidente era Friedrich Ebert). La Costituzione di Weimar, approvata il 31
luglio, prevedeva:

- Il suffragio elettorale universale esteso alle donne;


- l'attribuzione dei seggi con il sistema proporzionale (ogni partito godeva di
rappresentanza);
- il presidente della repubblica era eletto dal popolo e restava in carica per sette anni;
- in caso di minaccia all'ordine pubblico poteva prendere misure eccezionali e
sospendere le garanzie costituzionali;
- il cancelliere presiedeva il governo ed era responsabile di fronte al Reichstag
(parlamento), che poteva sfiduciarlo costringendolo alle dimissioni;
- le regioni (Länder), corrispondenti ai vecchi stati dell'impero federale, godevano di
una larga autonomia ed erano rappresentate nel Reichsrat, che poteva opporsi alle
leggi approvate dal Reichstag

Perchè la Repubblica di Weimar è debole?

Toccò al governo della coalizione di Weimar e a Ebert firmare il trattato di pace. Larghi strati
della popolazione, irritati e delusi dalla decisione del governo di accettare e adempiere
lealmente agli obblighi imposti alla Germania da un trattato giudicato umiliante e ingiusto,
videro con pochissima simpatia la repubblica di Weimar, tanto che sorsero anche movimenti
nazionalisti anti francesi. L'indebolimento della coalizione di governo a seguito delle elezioni
e la conseguente instabilità favorirono il dilagare della violenza politica ( colpo di stato nel
1920; insurrezioni comuniste nella Ruhr; esponente del Zentrum, il partito cattolico, fu
assassinato nel 1921 da due ex ufficiali di estrema destra; stessa sorte toccò l'anno
successivo al ministro degli esteri,imprenditore di origine ebraica, fautore di una politica di
accettazione leale del trattato di Versailles, che fu assassinato anch'egli da due ex ufficiali
dell'estrema destra nazionalista). La situazione dell'economia, gravata dal problema delle
riparazioni, si fece drammatica, specie dopo l'occupazione della Ruhr (zona più sviluppata
economicamente) da parte di Francia e Belgio nel gennaio 1923 e la resistenza passiva
messa in atto dai lavoratori delle miniere di carbone. La continua emissione di cartamoneta
per le spese necessarie a sostenere la protesta fece precipitare a zero il valore del marco,
provocando la più’ grande inflazione della storia. Le spese maggiori le pagò il ceto medio, i
piccoli risparmiatori, furono favoriti invece i proprietari di immobili e i grandi imprenditori.

Per risanare l'economia, Stresemann (cancelliere) promosse una riforma monetaria,


introducendo il Rentenmark, rimettendo in sesto l’economia. Stresemann convinse anche
Francia e Belgio a ritirarsi dalla Ruhr, promettendo la ripresa del pagamento delle indennità
di guerra. In questo modo riuscì a fare uscire la Germania dall'isolamento riavvicinandosi
alla Francia. Il piano Dawes (1924, che diventerà il piano Yang successivamente), definì un
piano realistico e praticabile per le riparazioni della Germania, garantendole anche un
prestito, coperto da finanzieri americani. Nel 25, morto Ebert, viene eletto Presidente
Hindenburg, conservatore e da allora i fondi giunsero ancora più copiosi e l’industria si
riprese in fretta. Il rilancio economico tedesco si interruppe il 24 ottobre 1929 quando ‘il
giovedì nero’ travolse l’economia americana.

La sia pur provvisoria soluzione del problema delle riparazioni facilitò la conclusione del
patto di Locarno che stabilì l'intangibilità della frontiera occidentale della Germania con
Francia e Belgio (1925). Italia e Gran Bretagna se ne facevano garanti. Lo "spirito di
Locarno” permise alla Germania di essere ammessa alla Società delle Nazioni.

Declino della sinistra: Dopo la crisi del 1929, che colpì anche l'Europa, si andò alle elezioni
nel 1930, tenute in un clima di tensione sociale e di malcontento nei confronti della
democrazia parlamentare accusata di non essere in grado di affrontare e risolvere i gravi
problemi economici. I partiti estremi e il nazionalsocialista (NSDAP), ottennero un grande
successo. Dunque il potere dei sindacati e della sinistra (numero degli iscritti fra il 22 e il 27
si ridusse della metà) crollò, nonostante la Germania avesse la più vasta classe operaia
d’Europa (21 milioni) e il Partito Socialdemocratico di Germania era ormai emarginato dal
Governo.
L'esasperazione dei tedeschi, umiliati dal trattato di Versailles e spinti alla disperazione dalla
disoccupazione a seguito della crisi economica, trovò nell'ideologia nazionalsocialista, nel
mito del capo assoluto che dialogava direttamente con la folla e la faceva sentire partecipe
delle decisioni, indicando ebrei e comunisti come causa di tutti i mali, il suo punto di
riferimento, tanto che il partito nazista divenne il primo partito tedesco e il vecchio
presidente della repubblica Hindenburg nel 1933 conferì a Hitler il ruolo di cancelliere,
ottenendo anche la fiducia del Reichstag

Terzo Reich: Hitler sciolse immediatamente il Reichstag e convocò le elezioni per il 5 marzo.
Il 27 febbraio il Reichstag fu incendiato. Hitler accusò del fatto i comunisti, i cui capi furono
arrestati e processati. L'episodio offrì a Hitler il pretesto per ottenere un decreto che
eliminava la libertà di stampa, riunione e associazione e istituiva la censura sulle
comunicazioni. Il 23 marzo Hitler riuscì però a fare approvare la legge che gli assegnava
tutti i poteri.

Nel mese di luglio del 1933 tutti i partiti politici furono vietati e il NSDAP divenne partito
unico, a cui peraltro moltissimi tedeschi chiesero l'adesione, tanto da indurre il partito a
decretare il blocco delle iscrizioni. Anche i sindacati furono sciolti e fu costituito al loro posto
il Fronte tedesco del lavoro (Deutsche Arbeitsfront, DAF). Segui l'eliminazione dei dissidenti
interni al nazismo che facevano capo al leader delle SA, Ernst Röhm.Il 30 giugno 1934, nella
notte dei lunghi coltelli", le SA furono decimate, con l'accusa di voler attuare un colpo di
stato Dopo aver messo da parte gli elementi della destra Hitler ebbe nelle sue mani tutto il
potere: cancelliere, capo delle forze armate e, dopo la morte di Hindenburg (1934) anche
presidente della repubblica → NASCITA TERZO REICH (primo Sacro Romano Impero e
secondo Germania di Bismarck)

Caratteristico del regime tedesco fu la sostituzione dello Stato di diritto con il Führerprinzip,
cioè la volontà del capo, che prevaleva su qualunque norma giuridica e la ricerca del
consenso attraverso la propaganda, di cui si occupava maggiormente il ministro Joseph
Goebbels.

Le SS, guidate da Heinrich Himmler, e la Gestapo (polizia segreta di stato), la polizia


politica, controllavano rigidamente la situazione. Per gli oppositori del regime, ma anche per
coloro che venivano definiti asociali, degenerati o appartenenti a "razze inferiori", furono
organizzati campi di concentramento (il primo fu quello di Dachau nel 1933), malati di mente,
portatori di handicap, persone con malformazioni vennero sottoposti a operazioni di
eugenetica o semplicemente soppressi. Ricordiamo i Protocolli dei Savi di Sion, falso
documentale creato dalla Okhrana, la polizia segreta zarista, con l'intento di diffondere l'odio
verso gli ebrei facendo credere che essi volessero impossessarsi delle ricchezze europee.

Appena preso il potere Hitler fece approvare una legge che escludeva gli ebrei
dall'amministrazione dello Stato e dalle scuole. Il 15 settembre 1935 furono poi varate le
leggi di Norimberga:

- erano proibiti matrimoni e relazioni extraconiugali tra ebrei e ariani


- agli ebrei era vietato esporre la bandiera del Reich
- Agli ebrei era vietato avere al proprio servizio personale tedesco inferiore ai 45 anni;
- Agli ebrei venne loro tolta la cittadinanza e il diritto di voto e furono assoggettati alla
giurisdizione della Gestapo e non alla giurisdizione civile.
- Con regolamenti successivi furono introdotti altri divieti, tra cui quello di esercitare
professioni liberali.

Alla notizia di un attentato compiuto da un giovane ebreo a Parigi contro un diplomatico


tedesco, i nazisti si scatenarono con una serie di violenze contro sinagoghe, negozi e
abitazioni di ebrei. Fu la “notte dei cristalli", così definita per la rottura delle vetrine dei
negozi appartenenti a ebrei, i cui beni furono in larga parte sottratti e dati alle fiamme (9-10
novembre 1938).

Uscita dalla crisi con il rafforzamento della democrazia: Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti

Stati Uniti:gli anni 20 vengono definiti ruggenti, caratterizzati dallo sviluppo industriale e dei
consumi, dall’isolazionismo in politica estera (con lo slogan “l’America prima di tutto”) e dal
proibizionismo, ovvero l’insieme di provvedimenti volti a vietare la produzione, il commercio
e il consumo di bevande alcoliche. Il crollo della borsa di Wall Street nel 1929 portò alla
chiusura di molte industrie, di cui farà le spese soprattutto la Germania a causa degli
investimenti degli stati uniti nelle industrie automobilistiche ed elettriche. Nel 1932 si tennero
le elezioni presidenziali con la vittoria del democratico Roosevelt, che ebbe un totale di 4
mandati (fu succeduto da Truman alla sua morte, infatti non riuscì a portare a termine
l’ultimo mandato). Roosevelt fu il presidente del New Deal, ampio intervento statale in
campo economico che consente la ripresa dei settori produttivi dopo la Grande depressione.

Francia: vi era paura di una riscossa tedesca, dunque strinse nuovi accordi con Belgio,
Polonia, Cecoslovacchia, Jugoslavia, Romania. Nel 1928 i rappresentanti di 15 stati si
riunirono a Parigi, su iniziativa del ministro degli esteri francese, e firmarono un patto in cui si
impegnano a non ricorrere alla guerra come mezzo per risolvere le controversie
internazionali → Il patto Briand-Kellogg che verrà assunto anche dalla Società delle Nazioni.
Le iniziative di Hitler in politica estera spingono poi la Francia a costruire una serie di
fortificazioni difensive lungo il confine, la cosiddetta linea Maginot.

Inghilterra: il governo dovette avere a che fare con le mire indipendentiste dei popoli che
teneva sottomessi, come gli irlandesi (Irlanda riconosciuta stato libero nel 1921). L’Egitto
ottenne l’indipendenza nel 22 anche se la GB conservò il controllo del Canale di Suez. In
India cominciarono nel 1919 delle manifestazioni organizzate dal partito nazionalista
democratico guidato da Gandhi, che tramite una campagna di resistenza passiva e non
violenta forma le coscienze del proprio popolo. Australia/Canada/Nuova Zelanda/Sudafrica
ottennero lo stato di dominio che conferì loro autonomia. Nel 1931 venne creato il
Commonwealth che riunì le ex colonie britanniche e istituì accordi commerciali tra queste e
la ex madrepatria. La situazione politica interna prevede un intervento dello stato in
economia per prevenire un aggravarsi della crisi economica e in questo periodo vi fu il
declino del partito liberale riformista e la nascita di un partito laburista, appoggiato dalle
Trade Unions, ovvero i sindacati operai. I laburisti ottennero il potere nel 1924 e nel 1929,
mentre nel 1930 tornò ai conservatori con primo ministro Chamberlain, noto per la politica di
appeasement nei confronti della Germania, non condivisa da Churchill, infatti egli era
convinto che il soddisfacimento di alcune richieste di Hitler avrebbe indotto il Fürher a
collaborare con le potenze democratiche per il mantenimento della pace, ma al contrario
Hitler, vista l'arrendevolezza delle democrazie, fu indotto ad avanzare sempre nuove
richieste, mentre Churchill era convinto nel voler arrestare l’espansione tedesca, sebbene
questo avesse voluto dire andare in contro a una guerra.

La guerra civile spagnola

Nel 1931 il re Alfonso XIII abdicò a causa delle pressioni politiche dei partiti a lui ostili,
specialmente quello socialista. Nasceva così la seconda repubblica spagnola, guidata dai
socialisti con a capo Niceto Alcala Zamora. Nel dicembre fu approvata la Costituzione, che
istituiva un sistema monocamerale, sanciva la separazione della Chiesa dallo Stato e
concedeva una certa autonomia alla Catalogna e ai Paesi Baschi. Il governo spagnolo si
trovava di fronte a grandi problemi strutturali di un paese diviso tra un Nord dove vi era una
notevole attività industriale e mineraria, e un Sud caratterizzato da estesi latifondi posseduti
da un limitato numero di famiglie. Nel tentativo di modernizzare il paese con l'espropriazione
del latifondo e la laicizzazione dello Stato e dell'istruzione, il governo si scontrò con i
proprietari terrieri e con un clero potente e tradizionalista. La lotta politica si radicalizzò e
condusse a episodi di violenza.

Dopo la vittoria del centrodestra nelle elezioni del 1933, si iniziarono ad abolire parte delle
riforme che aveva fatto il governo di sinistra, soprattutto la riforma agraria. La Spagna
divenne un paese politicamente molto diviso. A sinistra erano sempre più popolari i
movimenti anarchici, socialisti, repubblicani e comunisti, mentre a destra diventava forte
l'opposizione monarchica, cattolica, e soprattutto i fascisti della Falange spagnola,
movimento che univa un po' tutte le correnti della destra e vicina ai militari e ai nazionalisti.
Improvvisamente iniziarono a scoppiare rivolte e scioperi operai in tutta la Spagna. Si
susseguirono varie crisi governative fino a quando, nel 1936, ritornarono al potere i socialisti
per circa 800.000 voti. Le sinistre, dopo le elezioni, si lasciarono prendere dall'euforia e
iniziarono ad assalire le chiese ed alcune sedi della Falange.

I fatti, però, degenerarono nell'estate del 1936: già in primavera si erano susseguiti scontri di
piazza tra falangisti ed anarchici. Ma il vero e proprio casus belli fu l'uccisione, il 13 luglio
1936, di Josè Calvo Sotelo, leader dell'opposizione monarchica, da parte di alcuni poliziotti
di simpatia socialista, a sua volta fatto come vendetta per l'uccisione dell'ufficiale di polizia
Josè Castillo, membro di un'organizzazione antifascista per militari. Il 17 luglio un gruppo di
ufficiali di stanza nel Marocco spagnolo, tra i quali Francisco Franco, si ribellarono al
governo repubblicano, sbarcando sul continente e installando a Burgos un proprio governo.
Nel dicembre i ribelli avevano già conquistato la parte occidentale del paese e controllavano
alcuni centri importanti come Siviglia, Toledo, Pamplona e Saragozza.

La guerra civile spagnola divenne ben presto una questione internazionale, benché le grandi
potenze avessero formato un patto di non intervento", infatti giunsero aiuti agli insorti da
parte dell'Italia fascista e della Germania nazista. La Gran Bretagna si attenne al non
intervento, come fece la Francia. L'Unione Sovietica si schierò dalla parte del governo
repubblicano, ma si mosse con estrema prudenza, inviando armi e soprattutto favorendo
l'organizzazione delle "brigate internazionali", a cui parteciparono volontari antifascisti di ogni
paese. Il consistente appoggio italo-tedesco agli insorti e le profonde divergenze della
sinistra portarono alla sconfitta del governo repubblicano. Il 28 marzo 1939 Franco entrò in
Madrid concludendo una guerra civile tra le più sanguinose e drammatiche dell'epoca
contemporanea, che fece circa 600.000 morti e lasciò strascichi per parecchi anni a venire.
La grande Germania

Hitler aveva tre obiettivi in politica estera:

- annullamento delle clausole del Trattato di Versailles


- accorpamento di tutti i tedeschi in uno stato unico annettendo l’Austria e il territorio
dei Sudeti in Cecoslovacchia (zona abitate da minoranze tedesche)
- creazione del Lebensraum, ovvero dello spazio vitale. Lo “Spazio Vitale” viene
concepito come espansione tedesca verso l’Europa dell’Est, ai danni dei Paesi e
delle popolazioni slave, i quali si sarebbero dovuti occupare del sostentamento e del
rifornimento di materie prime per la Grande Germania

Nel marzo del 1936 il Füher aveva preso la decisione di ri-militarizzare la Renania (seconda
violazione del trattato di Versailles, dopo la reintroduzione della leva obbligatoria l'anno
prima), la regione ricca di risorse carbonifere occupata da Francia e Regno Unito al termine
della prima guerra mondiale secondo le clausole contenute nel trattato di Versailles, che
avevano concesso lo sfruttamento del carbone della valle della Saar alla Francia. Le
clausole del trattato prevedevano che dopo quindici anni la popolazione avrebbe dovuto
esprimersi attraverso un referendum popolare, per decidere se il territorio avesse dovuto o
meno ritornare sotto il governo tedesco. Il 13 gennaio 1935 con circa il 90% di favorevoli, la
regione della Saar fu riannessa alla Germania, smilitarizzata, e ribattezzata “Westmark”. La
sostanziale inerzia delle democrazie indusse Hitler a perseverare nei suoi progetti di
espansione imperialistica, preparando il terreno allo scoppio della seconda guerra mondiale .

Anschluß: vietata dal trattato di Versailles; già dal 1933, dopo la sua presa di potere (ma
fallisce a causa di un intervento di Mussolini, il quale afferma che si sarebbe dimostrata una
mossa pericolosa per l’Italia stessa, che sarebbe stata al confine con un vicino un po’
ingombrante), Hitler aveva puntato le sue mire espansionistiche sull'Austria, abitata quasi
completamente da persone di etnia tedesca, veniva considerata tassello più che
fondamentale per il reich. Dal 25 al 29 settembre 1937 Mussolini fu in visita in Germania e
rimase grandemente impressionato dalle manifestazioni di potenza del nazismo tedesco.
Giustamente convinto che Mussolini questa volta non si sarebbe mosso e contando
sull'acquiescenza inglese e sull'inerzia del governo francese, Hitler dette il via all'annessione
dell'Austria nel marzo 1938. L'Italia, la Francia e la Gran Bretagna non reagirono e la
Germania poté assorbire l'Austria quasi senza colpo ferire. Un plebiscito, tenutosi il 10
aprile, dette una parvenza di legalità all'operazione

Questione dei Sudeti: poco dopo Hitler decise di occupare ed annettere il territorio dei
Sudeti, abitato in prevalenza da tedeschi, ma questo portò alla reazione dello stato
cecoslovacco. I cecoslovacchi protestarono presso i governi di Londra e Parigi, i quali
dimostrarono silenzio nei confronti della questione in quanto perseguivano la politica
dell’appeasement, infatti organizzarono una sorta di conferenza per porre fine alla questione
ma la conferenza fu organizzata a Monaco e la scelta di una città tedesca non faceva ben
sperare alla Cecoslovacchia. Alla conferenza di Monaco (29-30 settembre 1938) Gran
Bretagna (Chamberlain), Francia (Daladier), Italia (Mussolini) e Germania (Hitler) si
accordarono, concedendo i Sudeti alla Germania, senza che la Cecoslovacchia potesse
intervenire.

Hitler iniziò a rafforzare i legami con gli altri regimi totalitari:

- il 25/11/1936 fu stipulato il Patto Anticomintern (trattato di alleanza politica; questo


patto avrebbe uno scopo anticomunista per fronteggiare la minaccia bolscevica,
presentando due fronti, ovvero quello occidentale e orientale, poiché il comintern, o
terza internazionale, era l’ufficio che legava tutti i partiti comunisti) con il Giappone a
cui poi aderì anche l’Italia.
- Quest’ultima aveva rafforzato i legami con la Germania attraverso l’Asse Roma-
Berlino (asse immaginaria attorno alla quale doveva ruotare la politica europea) del
24 ottobre del 1936 che stabiliva avvicinamento tra i due paesi e l'obiettivo comune
di destabilizzare l'ordine europeo
- Patto d'Acciaio, siglato il 22 maggio 1939, accordo che prevedeva, in caso di
minacce internazionali e in caso di guerra (non si precisava se subita o provocata) il
reciproco e immediato aiuto e supporto militare. Ciano, che firmò il trattato con il
ministro degli esteri tedesco Joachim von Ribbentrop, non si curò di fare inserire una
norma che vincolasse gli alleati a non provocare una guerra prima di tre anni, tempo
ritenuto necessario da Mussolini per preparare il paese a un conflitto .
- Un ultimo patto importante fu il patto Molotov-Ribbentrop, trattato di non aggressione
(NON DI ALLEANZA) fra Germania e URSS che si impegnavano a non aggredirsi
reciprocamente, a non appoggiare potenze terze in azioni offensive e a non entrare
in coalizioni rivolte contro uno di essi. L'accordo definiva in base ad un protocollo
segreto anche le rispettive acquisizioni territoriali corrispondenti ai loro obiettivi di
espansione: l'URSS si assicurò l'annessione della Polonia orientale, i Paesi Baltici, la
Bessarabia e la Bucovina, mentre la Germania si vide riconosciute le pretese sulla
parte occidentale della Polonia. Questo patto mira ad allontanare l’attacco
dell’URSS, poichè il desiderio di Hitler era quello di non doversi battere su 2 fronti
allo stesso tempo.

L'ultimo atto dell'espansionismo tedesco fu la richiesta della restituzione di Danzica, città


libera sotto l'egida della Società delle Nazioni, e della concessione di una ferrovia e
un'autostrada che collegassero la Prussia orientale alla Germania attraverso il cosiddetto
"corridoio polacco" (ottobre 1938). In realtà Hitler mirava ad allargare lo "spazio vitale"
tedesco a oriente, anche a costo di una guerra con le potenze occidentali e il 1/09/1939
quando il corridoio di Danzica venne attraversato dai tedeschi, Inghilterra e Francia
rinunciarono alla politica dell’appeasement. Questo governo repubblicano che cadde trovò
rifugio a Londra dove venne ribattezzato governo dei polacchi di Londra. Invece nell’area
della Polonia orientale nell’URSS abbiamo l’istituzione del governo dei comunisti polacchi.
Quando la Germania avrebbe attaccato l’URSS anche la parte polacca comunista sarebbe
stata invasa e dichiarata fuorilegge, e costoro si rifugeranno a Lublino, quindi vi erano due
governi polacchi in esilio. Per quanto riguarda i Paesi Baltici, vennero invasi dall’URSS che
non restituirà loro l’indipendenza nemmeno al termine della guerra, essendo potenza
vincitrice per lei il Patto Molotov-Ribbentrop valeva ancora. Bessarabia e Bucovina (tra
Romania e Bulgaria) sarebbero servite ad Hitler per le risorse e perché costituirono un
accesso verso il Caucaso, ma egli non ebbe interesse nei loro confronti e furono assegnate,
naturalmente, all’URSS.

Garantita dall'accordo con l'URSS, il 1° settembre 1939 la Germania invase la Polonia. Due
giorni dopo Francia e Gran Bretagna scesero in campo, senza peraltro poter fornire alla
Polonia alcun aiuto concreto. Nonostante gli sforzi della diplomazia vaticana, che nell'agosto
aveva operato ansiosamente per impedire una nuova immane carneficina, la seconda
guerra mondiale era cominciata.

LA SECONDA GUERRA MONDIALE


La seconda guerra mondiale coinvolse in maniera massiccia non soltanto i militari impegnati
nei combattimenti, ma, in una misura mai sperimentata nel passato, anche la popolazione
civile dei paesi implicati nel conflitto. Fu la prima "guerra totale" della storia. Si calcola infatti
che i morti tra i civili siano stati soltanto di poco inferiori a quelli tra i militari.

Neutrali Spagna, Portogallo e Svizzera; anche Belgio e Olanda ma queste due vennero
invase

Cause determinanti: ordine di Versailles; le conseguenze di medio periodo della crisi


economica mondiale ; aggressività degli Stati a regime dittatoriale che rivendicano un ruolo
egemone → questi 3 paesi si sarebbero divisi il mondo in 3 macroaree : Germania in Europa
Centrale-Orientale; Italia nel Mediterraneo; Giappone in Estremo Oriente ma anche negli
Stati Uniti, avendo a che fare con il Pacifico → a guerra iniziata il legame tra le tre potenze si
chiude il 27 settembre 1940 con il patto tripartito per l’instaurazione di un “nuovo ordine
mondiale”. Il Giappone comincia la sua espansione verso la Cina, infatti dal 1937 fino al
1945, vi è una guerra sino-giapponese, e benché sia una guerra abbastanza autonoma,
viene inclusa nelle battaglie della Seconda Guerra Mondiale.

La distruzione della Polonia: dopo il 1 settembre, in pochi giorni le armate tedesche, grazie
all'uso dell'aviazione, utilizzata per preparare e proteggere l'avanzata della fanteria, e di
veloci carri armati, ebbero ragione dell'esercito polacco. Il 17 settembre l'Unione Sovietica,
senza colpo ferire, occupò la parte della Polonia che le era stata riservata dagli accordi presi
tra Hitler e Stalin nell'agosto, in seguito lievemente modificati con un nuovo trattato firmato il
28 settembre 1939, che attribuì alla sfera dell'Unione Sovietica anche la Lituania. Il 6 ottobre
gli ultimi contingenti polacchi si arresero ai tedeschi. Spartita tra Germania e Unione
Sovietica, la Polonia scomparve dalla carta geografica. Francia e Gran Bretagna,
impreparate militarmente, non furono in grado di realizzare alcuna controffensiva.

Aprile 1940: invasione Danimarca e Norvegia

Giugno 1940: invasione della Francia; sconfitto quello che restava dell'esercito francese
sulla Somme e l'Aisne, il 14 giugno le armate di Hitler entrarono a Parigi. Benché il primo
ministro Paul Reynaud volesse continuare la guerra, nel governo prevalse la decisione di
conferire il potere all'ottantacinquenne maresciallo Philippe Pétain, eroe della prima guerra
mondiale, che chiese l'armistizio ai tedeschi. Per l'occasione della firma (22 giugno 1940)
Hitler volle che venisse utilizzato il vagone ferroviario in cui la Germania di Guglielmo II
aveva dovuto firmare l'armistizio che poneva fine alla prima guerra mondiale. La Francia del
Nord e la costa atlantica furono occupate direttamente dai tedeschi e l'Alsazia e la Lorena
annesse al Reich, mentre nel Sud si installò il governo collaborazionista di Pétain, che pose
la capitale a Vichy. Il generale Charles de Gaulle, rifugiatosi a Londra, con un
radiomessaggio invitò i francesi a resistere all'invasore tedesco, organizzando le Forze
francesi libere, che poterono contare su alcuni contingenti militari delle colonie (18 giugno
1940).

Churchill al potere: in Gran Bretagna il 9 maggio 1940 Chamberlain fu costretto a dimettersi,


travolto dalle critiche per il modo in cui aveva condotto la vicenda norvegese. A Londra fu
costituito un governo di unità nazionale alla cui testa fu posto Winston Churchill, già primo
lord dell'ammiragliato, che incarnava la volontà di resistenza del paese di fronte
all'espansionismo tedesco, infatti Hitler nel proprio mirino, dopo la Francia, voleva
conquistare la Gran Bretagna. Re Giorgio era scettico nei confronti del nuovo Primo
Ministro, la cui campagna dei Dardanelli durante la Prima Guerra Mondiale era risultata un
fallimento. Dopo i continui bombardamenti nel giugno del 1940 della Luftwaffe su Londra,
Churchill organizzò un vero e proprio esodo, soprattutto per i bambini, che vennero fatti
emigrare in zone rurali.

L’Italia in guerra: allo scoppio della guerra Mussolini, consapevole dell'impreparazione delle
forze armate, aveva proclamato la "non belligeranza". Quando la Francia stava per
capitolare, il 10 giugno 1940 decise l'entrata in guerra dell'Italia, spiegando, con una buona
dose di cinismo, che gli occorrevano un migliaio di morti per potersi sedere da vincitore al
tavolo della pace.

22 giugno 1941: invasione URSS “operazione Barbarossa” ; ritenendo i russi una "razza
inferiore", Hitler pensava di conquistare con facilità e rapidamente uno spazio vitale ai danni
degli odiati "bolscevichi". In effetti l'esercito russo era impreparato e male equipaggiato.
Stalin non aveva utilizzato il tempo trascorso dallo scoppio della guerra per ristrutturare
l'esercito, che le purghe nei confronti dei militari avevano indebolito. Inoltre il dittatore
sovietico non aveva mai realmente creduto alla possibilità di un attacco tedesco, nonostante
le precise informazioni che gli erano pervenute. In queste condizioni la penetrazione della
Germania in territorio sovietico fu rapida e si arrestò solo alla linea Leningrado-Mosca-Mar
d'Azov. Nell'estate 1942 una nuova offensiva portò i tedeschi davanti a Stalingrado, al
confine tra Russia europea e Russia asiatica, importante centro industriale e nodo di
comunicazioni fluviali e ferroviarie. La direttiva di Stalin alla città di Stalingrado è “non un
passo indietro”, invitando la popolazione alla resistenza.

Pearl Harbour: l'imperatore Hirohito affidò il governo al generale Hideki Tojo, convinto
sostenitore della guerra agli Stati Uniti. Il 7 dicembre 1941, prima ancora di consegnare una
formale dichiarazione di guerra, il Giappone attaccò la base militare americana di Pearl
Harbour, nelle isole Hawaii, mettendo fuori combattimento gran parte della flotta
statunitense, tra cui quattro corazzate e una decina di altre navi da guerra. Forti della
sorpresa iniziale e garantiti alle spalle dal trattato di non aggressione con l'URSS, i
giapponesi avanzarono nel Pacifico.

Bombardamento di Coventry e la macchina Enigma: Enigma fu un dispositivo


elettromeccanico per cifrare e decifrare messaggi e gioca un ruolo fondamentale nei
bombardamenti di Coventry. I tedeschi inviarono diversi dispacci che menzionavano
l'intenzione di bombardare Coventry. Ma gli inglesi temevano che se avessero evacuato le
città sarebbe stato chiaro ai tedeschi che la funzionalità dell’Enigma. Churchill in persona
ordinò: " La città non sarà evacuata, e speriamo che il bombardamento non ci sia”. Il
bombardamento ci fu, e costò migliaia di vittime. Ma il segreto di Enigma restò tale.

L’entrata in guerra degli Stati Uniti: l'attacco giapponese a Pearl Harbour permise al
presidente Roosevelt di portare in guerra gli Stati Uniti al fianco della Gran Bretagna e
dell'Unione Sovietica, superando una forte corrente isolazionista. Nel marzo 1941 fece
approvare la legge Affitti e prestiti, con la quale il presidente degli Stati Uniti era autorizzato
a vendere, affittare o prestare armi, munizioni e aiuti alimentari a ogni paese che egli
ritenesse vitale sostenere per la sicurezza nazionale. Dal 9 al 13 agosto 1941, in un incontro
tra Roosevelt Churchill nelle acque di Terranova, fu formulata la Caria atlantica, un insieme
di principi liberal-democratici a cui Stati Uniti e Gran Bretagna si impegnavano a rispettare
dopo la sconfitta del nazismo per favorire la pace tra i popoli. Nell'occasione fu anche deciso
che la marina americana avrebbe scortato e protetto i convogli mercantili inglesi dagli
attacchi dei sottomarini tedeschi.

Carta atlantica:

- non ricercare conquiste territoriali


- distruggere la tirannia nazista
- garantire un ordine mondiale democratico basato sul principio di
autodeterminazione
- costituzione di una organizzazione internazionale di pace / agosto 1941= fallimento
Società delle Nazioni → nascita ONU (1945) → il consiglio di sicurezza dell’ONU è
formato da 15 componenti, 10 a rotazione, mentre gli altri 5 sono i membri
permanenti,Gran Bretagna, Stati Uniti, Russia,Cina e Francia, in quanto vincitori
della Seconda Guerra Mondiale, e hanno il potere di veto, ovvero il potere di
impedire, col voto contrario, la formazione di una deliberazione.

Anche l’URSS deve accettare la carta atlantica e usufruire della legge Affitti e prestiti, e gli
USA per normalizzare l’aiuto verso i bolscevichi avviano una propaganda di guerra contro la
Germania a favore dell’eroismo russo sul confine orientale contro le armate nazi-fasciste, e
Stalin ,per provare la sua buona volontà, scioglie il Comintern. Gennaio 1942 Inghilterra,
USA, URSS e Cina sottoscrivono l’Alleanza delle Nazioni unite → GRANDE ALLEANZA;
NUOVO FRONTE (1942-1943)

Gli eventi che capovolgono le sorti della guerra in Europa:

● ottobre 1942: fino alla fine dell'agosto 1942 italo-tedeschi e inglesi si fronteggiarono
nell'Africa settentrionale senza che gli uni riuscissero a prevalere sugli altri. In ottobre
il generale Bernard Law Montgomery costrinse Afrika Korps (una grande unità
dell'esercito tedesco a livello di corpo d'armata, che venne approntata e inviata con
lo scopo di sostenere le forze italiane) e italiani a ritirarsi fino alla Tunisia.
● novembre 1942: sbarco americano in Marocco e Algeria. Prese tra due fuochi, le
truppe italiane e tedesche in Tunisia furono costrette infine ad arrendersi
● Stalingrado, assediata nel 1942, resistette per cinque mesi. Nel febbraio 1943
furono i tedeschi, accerchiati a loro volta dai sovietici con una brillante operazione
militare (operazione Urano), a doversi arrendere. L'Armata rossa era ormai in grado
di tenere testa ai tedeschi e passare all'offensiva, che si sviluppò nel corso del 1943.
Il fronte fu allontanato da Mosca e nel gennaio 1944 anche Leningrado fu liberata
dall'assedio.
● 9 luglio 1943: le truppe anglo americane congiuntesi in Tunisia sbarcano in Sicilia
● 6 giugno 1944: occupazione Normandia e la Bretagna, superando le difese del vallo
atlantico (sistema di fortificazioni costiere). Il successo dello sbarco fu dovuto anche
a una brillante operazione di intelligence, che aveva convinto i generali tedeschi che
lo sbarco sarebbe avvenuto a Calais, dove quindi avevano concentrato le forze. Nel
frattempo truppe inglesi e della Francia libera si diressero verso il Nord e Il 25 agosto
Parigi fu liberata e il generale De Gaulle vi poté entrare da trionfatore. A metà
settembre i tedeschi abbandonarono il territorio francese, a eccezione della Lorena.

CONFERENZE INTERALLEATE

La conferenza di Teheran: da tempo Stalin chiedeva agli angloamericani l'apertura di un


secondo fronte in Europa, per allentare la pressione tedesca sull'URSS. Lo sbarco nell'Africa
settentrionale e il successivo sbarco in Italia non erano stati giudicati sufficienti. Quando
Roosevelt, Churchill e Stalin si incontrarono a Teheran, dal 28 novembre al 1° dicembre
1943, fu decisa l'apertura di un nuovo fronte sul continente europeo. In cambio l’URSS
avrebbe dovuto entrare in guerra contro il Giappone. Dopo lunghe discussioni, fu scelto di
effettuare lo sbarco in Normandia (operazione Overlord), là dove Hitler riteneva impossibile
superare le difese predisposte con il "vallo atlantico". Infine si tratta del problema dei confini
della Polonia.

La conferenza di Mosca: con l'avanzata degli Alleati su tutti i tronti, si pose il problema della
sistemazione post bellica dell'Europa e si intensificarono gli incontri fra i "tre grandi".
Nell'ottobre 1944 Churchill (Roosevelt malato) e Stalin si accordarono a Mosca sulle
rispettive zone d'influenza, con il cosiddetto "accordo delle percentuali” che indicava le loro
percentuali di influenza nei Balcani. Tenendo fede a tali accordi, l'Unione Sovietica si
astenne dall'intervenire quando i comunisti greci insorsero dopo la partenza dei tedeschi e
permise che le truppe britanniche soffocassero l'agitazione.
La conferenza di Yalta: dal 4 all'11 febbraio 1945 a Yalta, in Crimea, un incontro tra
Churchill, Roosevelt e Stalin decise la divisione della Germania in quattro zone di
occupazione e la sorte della Polonia (non si riesce a prendere una decisione), Fu anche
approvata la Dichiarazione sull'Europa liberata, che prevedeva la creazione di istituzioni
democratiche scelte autonomamente dai paesi liberati. Il problema fu il differente significato
attribuito al termine "democratico" dagli occidentali e dai sovietici. Vi è un assenso di Stalin
alla creazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e ottiene che le decisioni fondamentali
debbano essere prese all'unanimità [diritto di veto] dai cinque membri permanenti del
Consiglio di sicurezza.

1944-45: la fine della guerra in Europa; due mesi dopo l'incontro di Yalta, il 25 aprile 1945, le
truppe anglo americane e quelle sovietiche si incontrarono presso Torgau, sul fiume Elba.
Nello stesso giorno l'esercito tedesco abbandonava l'Italia settentrionale. Tre giorni dopo, il
28 aprile, Mussolini, catturato mentre cercava di fuggire assieme all'esercito tedesco in
ritirata, fu catturato e fucilato dai partigiani. Poco prima che l'Armata rossa conquistasse
Berlino, il 30 aprile Hitler si suicidò. Il 9 maggio la Germania sottoscrive la resa
incondizionata.

Conferenza San Francisco: conferenza per la costituzione dell'ONU (giugno 1945); firma
dello statuto della nuova organizzazione che sostituisce la Società delle Nazioni;vi fanno
parte inizialmente 51 nazioni: le 50 presenti a San Francisco più la Polonia

Conferenza di Potsdam (17 luglio-2 agosto 1945): mentre la guerra era ancora in corso in
Giappone, i "tre grandi" si incontrarono a Potsdam, un sobborgo di Berlino appena
conquistata. Gli Stati Uniti non erano più rappresentati da Roosevelt, scomparso il 12 aprile,
ma dal vice presidente Harry Truman, mentre Churchill partecipò solo alla prima fase dei
colloqui, venendo sostituito dal leader laburista Clement Attlee. Unico superstite delle
precedenti conferenze di Teheran e Yalta era Stalin. Dopo lunghe discussioni i "tre grandi"
conclusero che la Germania, divisa in quattro zone di occupazione, avrebbe pagato 20
miliardi di dollari di riparazioni, metà dei quali all'URSS. Furono decisi anche i nuovi confini
della Polonia, che veniva "spostata" verso occidente con l'acquisizione di Pomerania, Slesia
e Prussia orientale e con il conseguente trasferimento forzato di 10 milioni di tedeschi per
evitare di lasciare minoranze etniche nei nuovi confini polacchi. In tutta l'Europa liberata si
sarebbero tenute elezioni libere per garantire la formazione di governi espressione della
volontà popolare, e ci si accordo sulla denazificazione della Germania.

20 novembre,processo di Norimberga: si apre il processo contro i maggiori criminali di


guerra nazisti

La sconfitta del Giappone e fine della guerra: nel settore del Pacifico la resistenza a oltranza
dei giapponesi si prolungò ancora per qualche mese. Truman, che aveva informato della
cosa gli Alleati a Potsdam, decise di ricorrere all'uso della bomba atomica per porre fine a
una guerra che si prospettava ancora lunga. Gli americani sganciarono due bombe, il 6
agosto su Hiroshima e il 9 su Nagasaki, e lo stesso giorno l'Unione Sovietica dichiarò
guerra al Giappone, invadendo la Manciuria. Al Giappone non restò che arrendersi, dopo
aver ottenuto la garanzia che l'imperatore non sarebbe stato in alcun modo toccato. Il 2
settembre 1945, con la resa del Giappone e il 13 con l’armistizio, la guerra era finita.

VITTIME 54M (400K IN ITALIA), TRA CUI 6M DI EBREI: le condizioni dell’Europa erano
tragiche; i centri industriali erano stati in gran parte distrutti, così come le strade, i ponti, le
ferrovie, i porti; mancavano le materie prime; le città più importanti erano state sventrate dai
bombardamenti, alcune rase al suolo o rese inabitabili, i senza tetto erano moltissimi; la
mancanza di manodopera aveva portato al collasso anche l’agricoltura, con il conseguente
razionamento del cibo e l’aumento dei prezzi al mercato nero
L’ITALIA DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE
Nonostante la difficile situazione economica dopo il 29, il fascismo riuscì a mantenere un
buon consenso tra gli italiani, grazie anche a una capillare propaganda. Tuttavia l'opinione
pubblica muta, soprattutto a partire dal 1943: le incursioni dei bombardieri nemici avevano
poi fatto molte vittime e provocato danni a fabbriche e abitazioni; sconfitte e in particolare la
strage degli Alpini nel corso della ritirata di Russia; scioperi degli operai soprattutto nel
settentrione (chiedevano pane, salari più alti, ma specialmente libertà)

Lo sbarco in Sicilia: intanto, nella conferenza di Casablanca (14-24 gennaio 1943) Churchill
e Roosevelt, oltre a decidere che le potenze dell'Asse avrebbero dovuto accettare una “resa
incondizionata", si erano accordati per uno sbarco in Sicilia, che avvenne tra il 9 e il 10 luglio
1943. Di fronte all'invasione del suolo della patria e al primo bombardamento di Roma il 19,
Mussolini convocò il Gran consiglio del fascismo per il pomeriggio del 24 luglio

25 luglio: dopo ore di aspre discussioni, nelle prime ore del 25 luglio fu posto in votazione un
ordine del giorno per restituire al re il comando supremo delle forze armate, sottraendolo al
"duce". L'ordine del giorno, che suonava chiaramente di sfiducia nei confronti di Mussolini, fu
approvato, con il voto favorevole di gerarchi importanti, ma anche da Galeazzo Ciano,
genero di Mussolini. Nel pomeriggio del 25 Mussolini si recò a Villa Savoia da Vittorio
Emanuele III per illustrargli l'ordine del giorno. All'uscita fu arrestato. La carica di capo del
governo fu attribuita a Pietro Badoglio. Cadde così il ventennale regime fascista, fra il giubilo
della popolazione, che riteneva ormai prossima la fine della guerra. Per timore di
rappresaglie da parte della Germania, Badoglio affermò che la guerra sarebbe continuata a
fianco dell'alleato tedesco. Con il pretesto di rinforzare la difesa dell'Italia meridionale,
intanto giunsero nuove ingenti forze tedesche, che arrivarono a contare ben 21 divisioni.

L’armistizio: In dubbio sulle reali intenzioni italiane, americani e inglesi intensificarono i


bombardamenti sulle città della penisola, colpendo Milano, Torino, Genova e la stessa
Roma. Restando fermi sulla decisione presa nell'incontro di Casablanca tra Roosevelt e
Churchill del gennaio 1943 di richiedere alle potenze del Tripartito la resa incondizionata,
americani e inglesi costrinsero Badoglio ad accettare un pesante armistizio, che fu firmato il
3 settembre (annunciata l’8 settembre). Prima che si diffondesse l'annunzio dell'armistizio, il
re, il principe ereditario Umberto e una parte del governo fuggirono da Roma verso Brindisi,
mettendosi sotto la protezione degli Alleati. Lasciato senza direttive, l'esercito italiano si
sfaldò. Più di 800.000 militari furono deportati in Germania e utilizzati come manodopera a
basso costo. Si calcola che tra gli Internati militari italiani (IMI) i morti siano stati circa
40.000. Hitler dichiara guerra all’Italia, non più alleata e la invade.

Liberazione di Mussolini: Mussolini il 12 settembre fu liberato con un colpo di mano tedesco.


Da Monaco, dove era stato portato, annunciò la ricostituzione del fascismo. Il 23 settembre
fu proclamata la fondazione della Repubblica sociale italiana (RSI), detta anche Repubblica
di Salò, sotto la pesante tutela delle forze d'occupazione tedesche. Noto è il processo di
Verona, infatti esso vide sul banco degli imputati sei membri del Gran Consiglio del
Fascismo che, nella seduta del 25 luglio 1943, avevano sfiduciato Benito Mussolini dalla
carica di Presidente del Consiglio.

La cobelligeranza: dopo che Badoglio ebbe firmato a Malta il cosiddetto "lungo armistizio”
(29 settembre), che precisava e accentuava gli obblighi dell'Italia nei confronti degli Alleati, il
13 ottobre il governo italiano poté dichiarare guerra alla Germania, ottenendo il ruolo di
cobelligerante, ma non lo status di alleato.

La resistenza: già dalla caduta del regime si erano ricostituiti i partiti politici, che avevano
trasformato i Comitati delle opposizioni in Comitati di liberazione nazionale (CLN). Dopo
l'annuncio dell'armistizio, in varie parti d'Italia, ma soprattutto al Centro e al Nord, giovani
che volevano sfuggire al reclutamento nell'esercito della RSI, militari sbandati, antifascisti
rimasti nascosti negli anni del regime, ricorsero alla lotta partigiana contro i nazifascisti.
Sottoposti alle spietate rappresaglie dei tedeschi e dei fascisti della RSI, i partigiani
riuscirono in qualche caso a liberare intere zone dal nemico, costituendo repubbliche
partigiane di durata variabile, come quelle di Montefiorino o dell'Ossola. L'opposizione
popolare al fascismo, dai cattolici ai comunisti, ai socialisti, ai liberali, fu un importante
episodio dal punto di vista morale, anche se non si tradusse in un fenomeno di massa (alla
fine della guerra i partigiani accreditati risultarono essere poco più di 200.000) come
avvenne ad esempio in Jugoslavia, né modificò sostanzialmente l'andamento della
campagna d'Italia, Al Sud il suo compito era di fiancheggiare gli eserciti regolari, fare
attentati, sabotaggi e poco altro, mentre al nord il compito era molto + duro, poiché non
c'erano eserciti alleati, si combatteva da soli contro i nazisti, in montagna, nelle città, in
condizioni estreme, con azioni rapide che spesso provocavano eccidi (es. Sant’Anna di
Stazzerna; Marzabotto)

Vittorio Emanuele III abdica: Il Re il 12 aprile 1944 lesse un proclama alla radio (“proclama di
Ravello”): si ritira dalla vita pubblica e nomina suo figlio Umberto “Luogotenente del Regno”,
nomina che diventerà effettiva dopo la liberazione di Roma ( 4 giugno)

Svolta di Salerno: la situazione si bloccò per il rifiuto del re di abdicare e per il parallelo rifiuto
dei partiti antifascisti di collaborare con il governo in queste circostanze. La soluzione venne
con il ritorno del leader comunista Palmiro Togliatti da Mosca, dove era stato in esilio
durante il periodo fascista. Togliatti, sbarcato a Salerno nel marzo 1944, dichiarò che i
comunisti erano disposti a collaborare con Badoglio, dedicando ogni sforzo a combattere i
tedeschi e i fascisti.

Secondo governo Badoglio: la notizia sconcertò i comunisti non meno che gli altri partiti, che
dovettero accettare di collaborare con Badoglio. Il 21 aprile Badoglio costituì un nuovo
governo con la partecipazione di esponenti dei partiti del CLN: demolaburisti, liberali,
democratico-cristiani, azionisti, socialisti e comunisti.
La liberazione di Roma: il 4 giugno 1944 gli anglo americani entrarono a Roma. La risalita
della penisola era stata meno facile del previsto e i tedeschi avevano impegnato duramente
per mesi gli Alleati a Cassino. Nell'Italia meridionale, liberata dalle truppe angloamericane, i
partiti politici cominciarono a dibattere sulla “questione istituzionale”, se mantenere cioè la
forma monarchica dello Stato o passare alla repubblica.

IL SECONDO DOPOGUERRA
dalla fine della guerra ai primi anni novanta, caratterizzato dalla guerra fredda, la
decolonizzazione e l’integrazione europea.

LA GUERRA FREDDA (1947-1991)


Cause:

- Ragioni ideologiche (capitalismo ⇎comunismo)


- Politica di potenza
- Declino economico e militare dell’Europa (infatti solo gli interventi esterni sono riusciti
a sistemare la situazione → il sistema europeo degli stati si sfalda → emergono le
due superpotenze)
- Crescita del potere e prestigio dell’URSS
- Ritiro americano dall’Europa (richiesta statunitense all’Europa occidentale di potersi
tutelare da sola → processo di integrazione europea)
- Regimi comunisti nell’Europa dell’est (imposti secondo l’accordo delle percentuali)
- Il colpo di Stato in Cecoslovacchia del 1948 fu un'azione messa in atto dai comunisti
cecoslovacchi per mettere fine alla terza Repubblica Cecoslovacca del cui governo
erano già membri non maggioritari, instaurando in Cecoslovacchia un regime
comunista.

Con l’espressione “guerra fredda” (del giornalista Walter Lippmann) si indica la


contrapposizione politica, ideologica o militare che venne a crearsi nel 1945, soprattutto
nella conferenza di Yalta e di Potsdam, alla fine della seconda guerra mondiale, tra i due
blocchi internazionali Est-Ovest, e che avrebbe potuto sfociare in una nuova guerra
mondiale. E’ uno dei processi storici del secondo dopoguerra, ma non coincide con il
secondo dopoguerra.

Gli Stati Uniti e Unione Sovietica sono due grandi potenze con due diversi modelli di
sviluppo: da un lato il capitalismo il quale si base sulla libertà del singolo, dall’altro il
comunismo, che si basa sul non sfruttamento delle classi popolari e sul non arricchimento.
Pur definendosi “guerra” non assistiamo mai ad uno scontro diretto tra le due potenze:
questo conflitto infatti non può essere risolto militarmente poiché l’avvento di strumenti di
distruzione di massa come la bomba atomica (sperimentata con i bombardamenti su
Hiroshima e Nagasaki) rende impraticabile l’opzione militare, pena la distruzione mondiale.
Questo non impedisce però lo scoppio di una serie di guerre regionali, all’interno delle quali
le due potenze si schierano appoggiando l’uno o l’altro dei contendenti, in una continua
battaglia volta all’affermazione della propria egemonia. Il palcoscenico degli scontri indiretti
si trova soprattutto in Europa, ma vi sono anche delle guerre periferiche: Corea, Indocina e
Vietnam (processo di decolonizzazione; gli Stati Uniti vogliono impedire l’instaurarsi del
comunismo in Vietnam), Afghanistan.

1947: nasce in URSS il Cominform (erede del Comintern, sciolto da Stalin nel 1943 per
favorire l'alleanza di guerra con gli USA), l'Ufficio d'informazione di partiti comunisti. Rispetto
al disciolto Comintern, il Cominform rappresentava una forma di collegamento meno
impegnativa,limitata peraltro ai partiti comunisti europei. Funzionò sino al 1949 e fu
formalmente sciolto nel 1956.
12 marzo 1947: lo scoppio della Guerra civile greca, in cui i ribelli comunisti erano foraggiati
dalla Jugoslavia di Tito, e le pressioni sovietiche nei confronti della Turchia, per una
revisione del regime degli Stretti, stavano dissanguando le ormai esauste risorse britanniche
(Grecia e Turchia erano sotto la guida della Gran Bretagna). L'impossibilità di poter
provvedere alla sicurezza del tradizionale alleato greco unita alla difficoltà nel contenere
l'avanzata di Mosca verso i mari caldi inducevano Londra a rivolgersi all'alleato americano,
per evitare un avanzamento sovietico. In un discorso alle Camere in seduta congiunta,
l'allora Presidente USA Harry Truman si propone di combattere l'espansionismo sovietico
offrendo aiuto agli stati minacciati, primi fra tutti Grecia e Turchia, impiegando una quantità
notevole di risorse e denaro. → DOTTRINA TRUMAN

5 giugno 1947: (data di avvio guerra fredda) finanziamento dottrina Truman → secondo il
Piano Marshall, che prende il nome dal Segretario di Stato George Marshall che l’ha
elaborato,gli Usa avrebbero finanziato la ricostruzione dei paesi europei in funzione
antisovietica, a chi l’avrebbe richiesto (stanziamento di oltre 12,7 miliardi di dollari) , secondo
due condizioni:

1. Washington non si occuperà di trasferire i soldi, e per rendere anche più matura
l’Europa si forma l'Organizzazione per la Cooperazione Economica Europea (OECE),
istituita il 16 aprile 1948 per controllare la distribuzione degli aiuti statunitensi del
Piano Marshall e favorire la cooperazione e la collaborazione fra i Paesi membri
(Europa occidentale, tranne Spagna e Portogallo). Fu la prima organizzazione
internazionale a svilupparsi in Europa nel dopoguerra.
2. Tutti gli stati che vogliono usufruire degli aiuti americani devono preparare un
documento di bilancio, di analisi economica, del proprio paese (infattibile per l’URSS
e per i paesi sotto il controllo dell’URSS)

Dunque, sostanzialmente, il piano Marshall si rivolge solamente ai paesi dell’Europa


occidentale.

1948: Berlino fu il palcoscenico di un braccio di ferro tra le due superpotenze quando fu


deciso di unificare i territori della Germania sotto l’amministrazione inglese, americana e
francese e di attuarvi riforme economiche dando vita a uno stato tedesco integrato nel
blocco occidentale (la Repubblica Federale Tedesca con Bonn come capitale). La Russia,
che creò per tutta risposta la Repubblica Democratica Tedesca con capitale Berlino Est,
considerò questo atto come un attentato alla propria sovranità e bloccò ogni accesso a
Berlino (giugno 1948 - maggio 1949), anche perché la parte amministrata dalle potenze
occidentali era circondata dal territorio sovietico. Gli Americani, allora, organizzarono un
ponte aereo (Berlin airlift) per rifornire Berlino di viveri, medicinali e altri beni di prima
necessità a due milioni di berlinesi.

1949: Gli Usa, i principali paesi dell'Europa occidentale e il Canada firmarono il Patto
Atlantico (aprile 1949) e si unirono in un’alleanza militare, la Nato (Organizzazione del
trattato del Nord Atlantico), guidata dagli Stati Uniti e alla quale aderirono poi anche la
Grecia e la Turchia (1951) e la Germania federale (1955). A questa iniziativa risposero i
paesi dell’area comunista con il Patto di Varsavia (1955)

1949: L’URSS si arma della bomba atomica, aumentando la tensione fra le due
superpotenze, poiché Washington non risulta più’ l’unica potenza al mondo la quale giova di
tale armamenti → concezione di deterrenza

1950: guerra di Corea, conflitto caldo; dopo la sconfitta del Giappone, la Corea era stata
divisa tra sovietici e americani in due zone d'occupazione, che nel 1948 si trasformarono in
due stati divisi: la Corea del Nord sottoposta a un regime comunista guidato da Kim Il-Sung
e quella del Sud con un governo filo-occidentale. Nel giugno del 1950 i nordcoreani invasero
la Corea del Sud, rivendicando la sovranità su tutta la penisola. In assenza del delegato
sovietico, che non partecipava alle riunioni per protesta contro la presenza della Cina
nazionalista e non di quella comunista, il Consiglio di sicurezza dell'ONU condannò
l'aggressione e gli Stati Uniti poterono inviare in Corea un cospicuo contingente di truppe
sotto bandiera ONU, a cui si affiancarono truppe di altri paesi occidentali. Nell'ottobre i
nordcoreani furono costretti a ritirarsi al di là del 38° parallelo, inseguiti dagli americani fin
quasi al confine cinese. Furono allora i cinesi a intervenire, con l'invio di "volontari", che
respinsero gli americani al di là del vecchio confine tra i due stati. Nell'aprile del 1951 il
presidente americano Truman aprì con la Corea del Nord le trattative che durarono fino al
1953, quando ci si accorda per il ritorno al confine precedente la guerra. Dopo tre anni di
guerra e 2 milioni e mezzo di morti tutto ritornava come prima.

1953: Stalin muore → gli succede un debole Malenkov e successivamente Kruscev nel
1956, il quale riesce a ristabilire un rapporto pacifico tra le due superpotenze e avviare una
destalinizzazione. Al XX congresso del Partito comunista dell'Unione Sovietica (14-26
febbraio 1956) Chruščëv, in un rapporto segreto che però venne presto a conoscenza di
tutto il mondo, denunció i crimini di Stalin, attribuendoli non al sistema comunista, ma al
culto della personalità instaurato dal dittatore georgiano. In seguito, nell'aprile, Chruščëv
abolì il Cominform che era stato creato nel 1947, e migliorò rapporti con gli stati satelliti,
lasciando loro una maggiore autonomia. In tale prospettiva furono ristabiliti amichevoli
rapporti con la Jugoslavia, dopo la rottura del 1948.

1956: la denuncia da parte di Chruščev dei crimini di Stalin fu un duro colpo per i comunisti
di tutto il mondo e molti intellettuali abbandonarono il partito. Reazioni popolari si ebbero in
Polonia. Le reazioni maggiori alla denuncia di Chruščev si verificarono però in Ungheria. Il
23 ottobre 1956 a Budapest furono abbattute le statue di Stalin. Imre Nagy, già presidente
del consiglio tra il 1953 e il 1955, ma poi costretto a dimettersi ed espulso dal Partito, fu
richiamato al potere. L'annuncio che l'Ungheria avrebbe lasciato il patto di
Varsavia,abolizione della polizia segreta, fine del monopartitismo, libere elezioni e il
contemporaneo inizio della crisi di Suez indussero Chrušcëv a decidere per la repressione,
anche per il timore che le rivolte si propagassero ad altri paesi dell'orbita sovietica. Il 4
novembre l'Armata rossa entrò a Budapest e represse sanguinosamente la rivolta, facendo
circa 2500 morti, Nagy venne arrestato e successivamente ucciso.

- Cortina di ferro
- Jugoslavia, Finlandia (l’unico stato al mondo che non ha debiti verso altri paesi),
Albania (espulsa dalle organizzazioni sovietiche poiché non accetta la
destalinizzazione) → paesi non allineati
Il movimento dei paesi non allineati: Il NAM (Non-Aligned Movement) iniziò a prendere forma
nel 1956 su iniziativa di Tito (Europa), Jawaharlal Nehru (India) e Gamal Abd el-Nasser
(Egitto) per proteggere gli Stati che non volevano schierarsi con le due superpotenze della
guerra fredda (Stati Uniti e URSS) o che non volevano esserne influenzati. Membri principali
furono l’India, l’Egitto, il Brasile e, per un certo periodo, la Cina. Il primo vertice si tenne a
Belgrado nel 1961, con la partecipazione di 25 membri, che dichiararono la loro opposizione
a colonialismo, imperialismo, e neocolonialismo. Il Vertice successivo si tenne al Cairo nel
1964, tra 46 nazioni, molte delle quali erano stati africani che avevano appena raggiunto
l’indipendenza; tra gli argomenti principali di discussione ci fu il conflitto arabo-israeliano. Il
Vertice del 1969 a Lusaka fu uno dei più importanti, con la realizzazione di una struttura
permanente su temi economici e politici.

Conferenza di Bandung (1955): vi parteciparono in tutto 29 Paesi del "Sud del mondo" allo
scopo di cercare una coesione fondata sui caratteri comuni di povertà e "arretratezza" e di
riunire tutti i paesi contrari alla colonizzazione. I paesi partecipanti a questa conferenza non
possono definirsi "non allineati" perché alcuni di essi appartenevano alla sfera bipolare.

1961: attorno ai confini di Berlino Ovest inizia la costruzione del Muro di Berlino.

1962: crisi dei missili di Cuba / A Cuba, il capo di stato Batista instaura la dittatura. L'isola
diventa un luogo privilegiato per gli investimenti della mafia americana, un porto franco per
la prostituzione, il gioco d'azzardo e il traffico di droga. Il degrado e lo sfruttamento delle sue
risorse da parte dei criminali favoriscono l'emergere di un movimento rivoluzionario guidato
dal giovane avvocato Fidel Castro e dal fratello Raul. Fidel Castro entra a Cuba e la libera
dalla dittatura di Di Battista. Castro decide di nazionalizzare le piantagioni di barbabietole da
zucchero (comunismo) , per allontanare i latifondisti americani. Il presidente degli Stati Uniti
Eisenhower sta cercando di imporre il boicottaggio dell'isola che, rivolta all'URSS, sta
intraprendendo la strada del comunismo, della nazionalizzazione delle aziende e della
pianificazione delle attività economiche. La Russia, che acquista zucchero cubano a un
prezzo superiore a quello di mercato, garantisce alla repubblica armi e beni di prima
necessità. Questa situazione costituisce una minaccia per gli Stati Uniti: nel 1961, il
presidente americano John Fitzgerald Kennedy organizzò una spedizione di esiliati cubani,
che avrebbe dovuto rovesciare il governo, ma l'operazione fallì (sbarco alla Baia dei Porci).
Gli americani usano quindi la strategia di un embargo economico; Nel 1962, il presidente
russo Chruščёv ha sostenuto la costruzione di basi missilistiche a Cuba, che ha minacciato
da vicino il territorio americano (crisi missilistica cubana). Gli americani hanno quindi
organizzato un blocco navale per impedire qualsiasi mezzo di spostamento verso l'isola. Il
mondo è sull'orlo di un'altra guerra, questa volta con le armi nucleari. Ma il conflitto è evitato:
Chruščёv, in cambio dell'impegno americano a non tentare di rovesciare il governo di
Castro, ordina alle sue navi di tornare indietro e accetta di smantellare le basi missilistiche;
gli Stati Uniti smantellano le basi missilistiche in Turchia. Nel 1963, i due presidenti
firmarono un trattato sul divieto dei test nucleari. Nel 1964 il presidente russo, considerato
troppo sconsiderato per aver rischiato la terza guerra mondiale, fu sostituito da tre membri
della dirigenza, tra cui il segretario generale Leonid Brezhnev.

1970: Germania Occidentale e URSS firmano il primo di una serie di accordi che portano a
una distensione dei rapporti fra Est e Ovest.

La Conferenza di Helsinki (1975): la preparazione della conferenza iniziò nel 1972 con la
partecipazione di tutti i paesi europei, a eccezione dell'Albania, ma compresa la Città del
Vaticano, più Stati Uniti e Canada, e si concluse a Helsinki nel 1975. Fu approvato allora un
Acto finale composto di tre "panieri": il primo ribadiva il principio dell'intangibilità dei confini
europei; il secondo prevedeva misure per favorire un sempre maggiore interscambio
commerciale tra i paesi europei; il terzo impegnava i firmatari al rispetto dei diritti umani.
L'URSS accettò controvoglia quest'ultimo punto, ma l'implicito riconoscimento della
Germania Est parve un risultato che ne compensava l’accettazione, inoltre si limitavano gli
armamenti.
Charta 77: movimento di opposizione cecoslovacco che prende il nome dal Manifesto reso
noto nel gennaio 1977 con il quale si chiedeva al governo l'applicazione degli accordi firmati
nell'Atto finale di Helsinki sul rispetto dei diritti umani.

1979: l’Unione Sovietica invade l’Afghanistan intervenendo militarmente contro il governo di


Hafizullah Amin, considerato amico degli americani.

A partire dagli anni 80: La scheda elettorale era quella del partito comunista e venivano
indicati i nomi già scelti dal partito, l’elettore doveva solo depennare quelli che non lo
convincevano, dunque la candidatura avveniva all’interno del partito. Questo aveva creato
molti scioperi come quello operaio in Polonia, dove nel 1980 nacque per la prima volta un
sindacato di estrazione cattolica, generando fastidio al partito comunista. Nel 1977 in
Cecoslovacchia, nel capodanno tra il 76 e 77 fu organizzato un concerto rock dei The Plastic
People of the Universe e molti giovani cecoslovacchi parteciparono, portando la polizia ad
irrompere compiendo arresti (manifestazione non consentita), generando molte proteste.

1985: a dare il colpo di grazia fu l’elezione dell’ultimo segretario del partito comunista
sovietico Gorbačëv, durante un periodo di crisi. Con i suoi 54 anni, Gorbacev rompeva con
la tradizionale gerontocrazia, si proponeva di riprendere i rapporti con gli Stati Uniti, porre
fine all'avventura afghana e affrontare con riforme coraggiose i problemi interni. Molto più
popolari furono però i termini di glasnost (liberalizzazione, apertura, trasparenza) e
perestrojka (ricostruzione), che dovevano sintetizzare il nuovo corso sovietico. Le prime
riforme concessero una maggiore indipendenza alle imprese statali, più ampie libertà ai
cittadini, compresa la libertà religiosa, e resero meno pesante l'intervento della censura sulla
stampa. Numerosi prigionieri politici e dissidenti furono liberati. Egli emanò una sua dottrina
(solitamente tipicamente americana), dove sosteneva che per salvare l’economia bisognava
tagliare le spese militari, aprendo una riconciliazione con l’Occidente e ridisegnando una
nuova immagine, piuttosto pacifica, dell’URSS. In ottobre incontra Reagan a Reykjavík per
discutere sulla eliminazione delle armi nucleari installate in Europa. In Unione Sovietica però
il partito comunista era contrario alla sua politica basata sulla glasnost (trasparenza). Una
parte degli oppositori voleva addirittura trasformare l’Unione Sovietica in qualcosa di diverso
dal comunismo e l’immagine politica occidentale (es. Fama della First Lady sovietica) non
entusiasma l’opinione pubblica.

1989: elezioni politiche e il partito comunista non ottenne la maggioranza. L’Ungheria sarà la
prima a passare da partito comunista a democrazia. Lo stesso successe in Cecoslovacchia
(dove vi fu un referendum per dividere gli stati della Repubblica di Slovacchia e della
Repubblica Ceca), in Polonia, Germania Orientale (1989 abbattimento muro; si gettano le
basi per la riunificazione delle due Germanie), Bulgaria, Romania (transizione violenta
perché Ceaușescu non intendeva accettare il cambiamento).

1991: Nel giugno del 1991 Boris Nikolaevic El'cin, leader della tendenza riformistica più
radicale, fu eletto presidente della Repubblica russa, nonostante i tentativi degli elementi
conservatori di ostacolarlo. In accordo con lui, Gorbačev cercò di evitare la dissoluzione
dell'URSS negoziando un nuovo trattato di unione con le repubbliche che ne facevano parte.
Quando Gorbačëv andò in Crimea, approfittando della sua assenza, a Mosca elementi
conservatori del Partito, delle forze armate e dei servizi di sicurezza prepararono un colpo di
stato. Il Partito comunista dell'Unione Sovietica fu sciolto, mentre una dopo l'altra le
repubbliche sovietiche dichiararono l'indipendenza. Dopo due colpi di stato e decaduto il
Patto di Varsavia, i presidenti di Russia, Ucraina e Bielorussia firmano la dissoluzione dello
Stato Sovietico e dichiararono la nascita della Comunità degli stati indipendenti (CSI), a cui
aderirono tutte le repubbliche a eccezione di Lituania, Lettonia, Estonia e Georgia. Il 25
dicembre Gorbačëv rassegna le sue dimissioni da Capo dello Stato, e il giorno successivo
l’Unione Sovietica viene dichiarata ufficialmente sciolta dal suo stesso parlamento, il Soviet
Supremo.
INTEGRAZIONE EUROPEA: va a costruire un modello politico di organizzazione
che non rappresenta uno stato, ma nemmeno una semplice organizzazione, poiché ha dei
settori sovranazionali, ovvero la sovranità statale viene demandata a livello dell’UE. Con
integrazione europa si intende dunque un processo all’interno del quale si verificano
cooperazioni in campo economico, sociale e politico degli stati aderenti, tuttavia esiste
anche la clausola opting out (secondo cui quando un paese non vuole associarsi agli altri si
può astenere).

9 maggio 1950: Dopo il fallimento della CED (progetto di collaborazione militare tra gli stati
europei proposto,sostenuto e successivamento scartato dalla stessa Francia), la ripresa del
processo di integrazione europea fu piuttosto lenta. Poco per volta si comprese che non ci si
doveva limitare all'integrazione di singoli settori economici, ma procedere verso
l'integrazione di tutta l'economia europea. Il ministro degli esteri francese Schuman (con
l’aiuto del consigliere Monnet) propose alla Germania occidentale, e ai paesi europei che
intendevano partecipare, l'integrazione delle industrie del carbone e dell'acciaio. I paesi che
si aggiunsero, per necessità economica o per ‘ripulirsi’ da un passato ingombrante, furono
Belgio, Olanda, Lussemburgo e Italia (per riprendersi dai danni della seconda guerra
mondiale e per rientrare accanto alla cerchia delle grande potenze, soprattutto dopo aver
pugnalato la Francia alle spalle negli anni 40).

1951: Italia, Francia, Belgio, Germania occidentale, Lussemburgo e Olanda firmarono il


Trattato di Parigi che sancì la nascita della CECA (Comunità Europea del Carbone e
dell’Acciaio).

25 marzo 1957: firmarono anche il Trattato di Roma che sancì la nascita della CEEA o
Euratom (Comunità Europea dell’Energia Atomica) e della CEE (Comunità Economica
Europea), anche chiamata MEC (Mercato Comune Europeo). Quest’ultima ha permesso la
realizzazione di un mercato unico generale, di tutte le merci, servizi, persone, capitali. L’altra
libera circolazione imposta fu quella dello spazio Schengen, per la sicurezza del movimento
delle persone (aderirono anche paesi extraeuropei come la Svizzera; dopo gli attentati del
Bataclan la Francia non ne usufruì più).

Gli obiettivi della CEE erano:

- l’abolizione dei dazi e delle misure limitative degli scambi


- l’adozione di misure dirette alla libera circolazione di beni, servizi, persone e capitali
- l’armonizzazione delle normative nazionali
- l’adozione di una politica comune in campo agricolo e dei trasporti.

1973: abbiamo il primo ampliamento, entrarono Irlanda, Gran Bretagna e Danimarca.

1979: venne eletto a suffragio universale il Parlamento Europeo. Tra le istituzioni


fondamentali:

- Corte di Giustizia (si occupa di divergenze tra stati membri o istituzioni,


maltrattamento di un cittadino e produce sentenze, le quali diventano legislazione)
- Consiglio dei Ministri (riunisce i ministri a seconda del tema che deve essere
discusso)
- Consiglio Europeo (riunisce i capi di stato e di governo; motore dell’UE)
- Commissione Europea (organo esecutivo; composta dai commissari europei divisi
per materia)
- Parlamento Europeo (composto da europarlamentari eletti ogni cinque anni dalla
popolazione, prima era composto da deputati delegati dai rispettivi parlamenti
nazionali).
Anomalie del parlamento europeo:

1. Non esiste una legge elettorale europea


2. Non formula leggi, ma si limita a proporre

1981: abbiamo l’ampliamento alla Grecia (uscita da una dittatura)

1986: ampliamento alla Spagna e Portogallo (uscite da dittature); a Lussemburgo


viene modificato il trattato di Roma ed elaborato un Atto unico europeo, il cui
obiettivo era quello di avere un mercato unico entro il 1993, ovvero uno spazio senza
frontiere in cui è assicurata la libera circolazione delle persone, dei servizi e dei
capitali.

7 febbraio 1992: venne firmato il Trattato di Maastricht con il quale abbiamo:

1. L'istituzione dell’UE
2. Istituzione della cittadinanza europea
3. la fissazione di tappe per l’unione monetaria (Banca centrale europea e moneta
unica)
4. impegno per una politica estera e di sicurezza comuni
5. l’introduzione del principio di sussidiarietà (secondo cui, nei settori che non sono di
competenza dell’Unione, essa interviene solo se gli stati non sono in grado di
realizzare gli obiettivi proposti).

Ad oggi il Trattato di Maastricht è stato sostituito dal Trattato di Nizza, che riguarda le riforme
istituzionali da attuare in vista dell'adesione di altri Stati. I pilastri dell’UE sono
CEE+CECA+CEEA, PESC (Politica Estera e di Sicurezza Comune) e la Cooperazione
Giudiziaria e di Polizia in Materia Penale.

1995: ampliamento Austria, Finlandia Svezia (I norvegesi con un referendum dicono no


all’ingresso nell’Ue per la seconda volta)

1 Gennaio 1999: entra in vigore l'Unione Economica e Monetaria tra gli undici paesi che
soddisfano le condizioni necessarie per l'adozione della moneta unica (Germania, Francia,
Italia, Spagna, Paesi Bassi, Finlandia, Belgio, Lussemburgo, Irlanda, Austria e Portogallo;
nel giugno 2000 viene ammessa la Grecia)

2002: dal 1° gennaio 2002 le banconote e le monete in euro cominciano a circolare e a


sostituire le monete nazionali

2004: ampliamento Estonia, Lettonia, Polonia, Slovacchia, Malta, Cipro, Lituania, Rep.
Ceca,Slovenia e Ungheria

2007: ampliamento a Bulgaria e Romania; con il trattato di Lisbona viene creata la figura del
Presidente Ue con carica di due anni e mezzo; viene ridotto il numero dei membri della
Commissione; vengono aumentati i poteri del Parlamento europeo; venne inserita la
clausola di uscita

2013: ampliamento a Croazia

Brexit (1 febbraio 2020): è stato il processo che ha posto fine all'adesione del Regno Unito
all'Unione europea, secondo le modalità previste dall'articolo 50 del Trattato sull'Unione
europea, come conseguenza del referendum sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione
europea, in cui il 52% ha votato per lasciare l'Unione mentre il 48% ha votato per rimanere
nell'UE, il governo britannico ha formalmente annunciato il ritiro del paese a marzo 2017,
avviando i negoziati Brexit.

27 MEMBRI DELL’UE OGGI


L’ITALIA REPUBBLICANA
2-3 giugno 1946: nascita repubblica Italiana, dopo referendum

1 gennaio 1948: entrata in vigore della Costituzione italiana

18 aprile 1948: si tennero le elezioni per eleggere il primo parlamento della Repubblica,
dopo l’entrata in vigore della Costituzione; i principali partiti presenti alle elezioni sono la
Democrazia Cristiana e le sinistre, guidate dal Partito Comunista Italiano; numero votanti
92%, il quale indica l’entusiasmo di partecipare alla vita politica dopo la tragedia del regime
fascista; la Democrazia Cristiana si aggiudicò la maggioranza relativa dei voti e quella
assoluta dei seggi, caso unico nella storia della Repubblica

Dal 1958 al 1968: abbiamo il miracolo economico grazie al contributo degli industriali
(nascita grande industria chimica italiana, fiat, edison, sviluppo economia, olimpiadi ospitate
da Roma).

Tra il 1968 e il 1978: anni di piombo; sono gli anni della contestazione studentesca e
operaia per la richiesta di riforme sul piano sociale. In Italia si apre anche la stagione delle
‘forze extraparlamentari’, organizzazioni come le Brigate Rosse di sinistra e gruppi di
estrema destra (ricordiamo il bombardamento di Milano all’interno della Banca Nazionale
dell’Agricoltura). Questi sono anche gli anni delle riforme, ricordiamo la legge sul divorzio e il
compromesso tra Berlinguer (Partito Comunista) e Moro (Democrazia Cristiana).
Quest’ultimo, a causa del compromesso, venne sequestrato dalle Brigate Rosse e
assassinato.

Dagli anni 80 in poi: crollo della prima repubblica, anche a causa dell’esplicitazione dei
delitti e crimini di stampo mafioso ( Giovanni Falcone e Paolo Borsellino guidano le indagini
del pool anti mafia) e Tangentopoli o Mani pulite è il nome giornalistico dato ad una serie di
inchieste giudiziarie, condotte nella prima metà degli anni novanta da parte di varie procure
giudiziarie, che rivelarono un sistema fraudolento ovvero corrotto che coinvolgeva in
maniera collusa la politica e l'imprenditoria italiana. → CROLLA LA PRIMA REPUBBLICA;
SI SCIOLGONO PARTITI COME LA DC E LA PSI

2007-2008: i partiti tradizionali scompaiono a favore di veri e propri movimenti

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