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Aristofane e le sue sfumature

Aristofane nacque nel demo attico di Cidatene, ma non si è certi né sulla data di nascita né su
quella di morte. Egli sin da giovane si interessa dell’attività drammaturgica e a causa della giovane
età, Aristofane fece uso di un prestanome fino al 424 a.C., anno in cui mise in scena i Cavalieri.
Essendo Aristofane un cittadino, conosce perfettamente la città e i cittadini che vi si muovono, e di
conseguenza anche le dinamiche. Per questo motivo egli si mostra molto critico, anche se
attraverso il filtro della comicità, nei confronti di personaggi di rilievo ad Atene. Della vita di
Aristofane si conosce poco, ma possiamo seguire la sua lotta contro la guerra e la gestione della
politica. La produzione aristofanea è convenzionalmente divisa in tre fasi: la prima, dagli esordi
sino alla Pace del 421 a.C., durante la quale mostra un vivace impegno politico e a un’inesausta
satira del malcostume demagogico contemporaneo, con importanti accuse personali, come il
famoso onomastí komo(i)dêin, «sfottere per nome», e con un’assoluta prevalenza della tematica
civile. La seconda fase, che va dagli Uccelli alle Rane del 405 a.C., segna il progressivo prevalere di
tematiche fantastiche o apertamente utopistiche sull’originario realismo e sul programmatico
interventismo politico della commedia aristofanea. Ha così inizio quella poetica dell’evasione e del
disimpegno che darà i suoi frutti nella terza fase, posteriore al 405 a.C., con la sua rinuncia
definitiva all’impegno civile e il suo ripiegamento su soluzioni di comicità utopica o su trame
svincolate da ogni diretto contatto con la realtà contemporanea. Le tematiche affrontate da
Aristofane sono varie. Innanzitutto, è presente il contrasto tra gli Ateniesi che fanno vita di città e
quelli di campagna, che si sentono estranei dalla polis e la subiscono in caso di guerra, auspicando
una vicina pace. Il poeta si sofferma anche sul sistema giudiziario, criticato per la retribuzione dei
giudici popolari e per il moltiplicarsi dei processi, istituiti sulla base di false accuse dei sicofanti, che
porta chiaramente ad una vera e propria mania processuale. Aristofane inserisce anche l’universo
femminile. Questo sembra assumere tratti diversi. Oltre a presentare il personaggio femminile e il
suo mondo, lo mette a confronto con quello maschile, che si sente evidentemente a disagio,
perché confrontato con la società femminile. Egli, infine, giunge anche ad elaborare un’utopica
presa del potere delle donne contro il malgoverno degli uomini. L’autore critica la democrazia
della polis e la sua trasformazione in seguito ad una forte spinta da tendenze demagogiche, con
l’obbiettivo di ottenere consensi attorno a personaggi influenti, di entrare in guerra ogni costo e
generare guadagni facili. Diventa dunque evidente la critica da parte di Aristofane nei confronti
della democrazia e della demagogia, che affronta con comicità e satira. A questo proposito si parla
di παιδεία civica, ovvero della scena, che educhi a ridere di sé, dei propri limiti e difetti,
identificando la commedia come una palestra per criticare severamente la comunità. Possiamo
inoltre comprendere Aristofane in altra chiave, ovvero attraverso la parodia letteraria, che è
presenta il poeta non più come solo commediografo e autore, bensì anche come teorico e critico
della letteratura. Utilizzando la parodia, la citazione esplicita o l’allusione, egli richiama alla
memoria del pubblico versi epici, lirici e tragici, per attaccare o elogiare, deformandoli
comicamente. Per quanto riguarda l’aspetto scenico e quello linguistico, certamente la gestualità e
la dizione possono essere considerati elementi di imprescindibile importanza. La gestualità, infatti,
accompagnava la recitazione e la dizione stessa, anche se ad oggi non possiamo cogliere tutte le
sfumature delle tragedie di Aristofane, poiché la sola lettura non ci permette di ascoltare
l’intonazione delle parole, o intuire i gesti degli attori, che per certo accentuavano la comicità
dell’azione. L’autore, infine, adotta un linguaggio versatile, che può facilmente fare uso della
battuta scurrile, creare nomi parlanti, creare effetti sonori stravaganti e giocare con le parole
storpiandole e inventandole. Ma anche di utilizzare un linguaggio elevato e forbito o prendere in
giro quello oscuro degli oracoli.

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