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POMPEIANI, Stili
di H. G. Beyen - Enciclopedia dell' Arte Antica (1965)
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VOCABOLARIO
stile
POMPEIANI, Stili. - Circa ottanta anni fa, A. Mau mise ordine nella massa informe stilo
delle pitture pompeiane, raccogliendole in quatto gruppi ben distinti: i) stile ad stilo stilo m. [dal lat. stĭlus (v. stile e
stelo); in alcuni sign. con influsso del gr.
incrostazione (adesso per lo più chiamato "stile strutturale"); ii) stile architettonico; στῦλος «colonna», a cui si era già
iii) stile ornamentale; iv) stile fantastico (chiamato semplicemente "ultimo stile" dal raccostata la voce latina, come attesta la
variante grafica stylus]. – 1. a. Lo
Mau). Questa suddivisione tipologica è stata poi estesa a tutta la pittura romana strumento scrittorio per eccellenza
degli...
anteriore al 79 d. C.
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Questo stile fu chiamato "primo", dal Mau, perché era il più antico da lui trovato a
Pompei. In verità non è lo stile di decorazione parietale più antico esistente nel
mondo greco-romano. È preceduto dallo stile "a zone", fiorente nel IV sec. a. C. e
trovato principalmente nelle tombe della Russia meridionale. Parecchie decorazioni
di questo stile sono pubblicate nel grande libro di M. Rostovtzev (bibliografia sulla
pittura della Russia meridionale). Fu probabilmente impiegato in tutto il mondo
ellenico durante il IV sec. e in parecchie regioni del mondo ellenizzato anche nel III
sec., quando mancando ordinariamente il rilievo, era la pittura il mezzo unico di
espressione decorativa.
Anche lo stile ad incrostazione era uno stile usato per tutto il mondo ellenistico,
come è provato dai ritrovamenti posteriori al tempo del Mau (esempî nell'Attica,
Delo, Priene, Thera, Egina, Dura-Europos; nell'Italia meridionale, ecc.).
Nelle decorazioni della parte orientale del mondo ellenistico lo stuccatore si limita a
porre alla base una stretta banda lievemente arretrata. Si differenzia inoltre lo stile
"ad incrostazione" a P., e verosimilmente in tutta l'Italia, per un'accentuazione delle
verticali, specialmente mediante la presenza frequente di pilastri in stucco. Nei casi
che presentano questi pilastri, essi si posano direttamente in terra (diversamente dal
ii stile).
Questo periodo è quello delle grandi domus pompeiane con facciate ed altri elementi
decorativi di tufo, per esempio la Casa del Fauno.
2. Stile architettonico (II stile). - A P.: 80 a. C.fine del I sec. a. c.; a Roma: 90 a. C. circa
- fine del I sec. a. C.
Al principio del I sec. si realizza nella parte occidentale del mondo classico una
rivoluzione nel modo di decorare le pareti dell'interno degli edifici. Vediamo un
rifiorire della pittura murale, ma con forme che portano in sè tutta la tradizione
ellenistica. Colla prospettiva si dà l'illusione che la parete piana si risolva e che si
aprano in essa vedute architettoniche o - più tardi - paesaggistiche. Questa
rivoluzione è la conseguenza di un cambiamento fondamentale nell'attitudine
mentale degli artisti e del pubblico. Invece dello spirito filosofico e razionale nasce
da una parte uno spirito piuttosto pratico e materialistico, d'altra parte una tendenza
visionaria e mistica (H. G. Beyen, Wanddekoration, i, p. 13 ss.).
I motivi del II stile sono, oltre a quelli del I stile (imitazione dell'incrostazione e della
parete a blocchi squadrati): architetture con composizione paratattica o - schema
più sviluppato - ritmica; piccole pitture con finti quadri (trittici e polittici); grandi
pitture nel centro della composizione (schema ancora più sviluppato); statue, figure
umane, oggetti diversi e animali, dispersi nella composizione architettonica.
Fase I a. La parete chiusa (a Roma 90-75 a. C. circa; a P. 80-70 circa a. C.), Casa dei
Grifi, Roma.
Fase II a. Il ritorno del quadro non illusionistico posto nel centro della decorazione;
il paesaggio illusionistico (a Roma 50-30-25 a. C. circa; a P. 40-25 a. C. circa). Casa
delle Nozze d'Argento, Casa del Criptoportico, Casa del Sacello Iliaco, Casa del
Menandro, Casa degli Epigrammi, Casa di Cesio Blando; a Roma, Paesaggi
dell'Odissea.
Si può constatare nel corso della prima fase del II stile lo sviluppo da uno stile
architettonico-plastico ad uno stile plastico-pittorico; poi, nella seconda fase, a causa
di un movimento di parziale reazione, ad uno stile pittorico-decorativo e finalmente
ad uno stile decorativo-ornamentale.
4. Stile fantastico (IV stile). - A Roma: 35 d. C. sino alla fine del I sec. d. C.; a P. 45
circa - 79 d. C. Roma: Domus Transitoria (prima del 64 d. C.) e Domus Aurea (64-
68 d. C.); P.: Casa dei Vettii, Casa dei Dioscuri, Macellum, Casa degli Amanti, Casa
di Pinario Ceriale, Casa dei Cei, Casa del Menandro, Casa di Quartione (o di Loreio
Tiburtino).
A questo stile, l'ultimo, in ogni modo, dei quattro "stili", appartiene il maggior
numero di pareti. Per la più grande parte queste si datano dopo il terremoto del 62-
63 d. C. A prima vista il IV stile sembra avere i suoi fondamenti tanto nel secondo
quanto nel terzo stile, e questa impressione non è del tutto errata. Più avanti si
tornerà sull'argomento della relazione tra il IV e il II e III stile e si tratterà
dell'evoluzione interna del IV stile, questioni ambedue più o meno problematiche. Il
carattere misto si esprime nell'alternarsi di piani larghi e di prospetti stretti.
Il IV stile ha il carattere irreale del III e procede più oltre sulla via del fantastico,
magari dell'illogico. Si distingue dal III comunemente perché impiega effetti
atmosferici e quasi impressionistici fatti per essere guardati da una certa distanza, in
contrasto col III stile, i cui ornamenti miniaturistici debbono essere esaminati da
vicino. L'effetto del IV stile è più caldo, e con ciò si connette anche una minore
policromia. Un certo gruppo del IV stile (Macellum a Pompei) fa pensare, a causa
delle architetture abbastanza pesanti, alle forme tarde del II stile.
Come caratteristiche del III stile da una parte e del IV dall'altra si possono osservare:
a) il colore d'oro delle architetture del IV stile e il colore bianco di quelle del III.
Anche le cornici orizzontali del III stile sono per lo più dorate, benché talvolta le
cornici bianche del III stile con ornamenti policromi piani sono imitate in maniera
grossolana nel IV;
B) Rapporti fra i varî "stili". - Secondo la teoria del Mau i quattro stili si succedono in
ordine cronologico e a questa successione cronologica corrisponde, secondo lui, una
successione stilistica sino alla fine dello stile ornamentale (III stile). Col IV stile la
situazione cambierebbe: dal punto di vista dello stile (effetti impressionistici,
colorito caldo) e delle forme (composizione, motivi) il IV stile non avrebbe origine
nel III, ma deriverebbe dal II. Tuttavia sarebbe separato da questo, in Italia almeno,
da un mezzo secolo. A questo vacuum "riempito" dal III stile - il Mau dette la
spiegazione seguente: nella prima metà del I sec. d. C. il II stile - che sarebbe
originario dell'Asia Minore (o della Siria) - avrebbe il suo sviluppo ulteriore
nell'Oriente e in questa fase più matura sarebbe importato un'altra volta in Italia,
come uno stile nuovo (il IV).
Qui non si può rispondere a queste obbiezioni che sommariamente. Come tante
altre parole, la parola "stile" si è sviluppata in sensi diversi. Lo stile può essere
l'espressione purificata, la sintesi formale ed espressiva dei sentimenti, delle idee di
una personalità, di un'epoca. Ma in più di una lingua moderna la parola può anche
significare - e ciò è spesso il caso nelle arti applicate: nell'architettura e nelle arti
cosiddette industriali - un determinato sistema artistico, che non esprime
direttamente un'attitudine mentale specifica (per esempio dorischer Stil = ordine
dorico). Gli stili pompeiani (come gli stili Louis nel Settecento) non sono riflessi
diretti di personalità artistiche, ma pure non sono meri "schemi decorativi" ai quali
manchi ogni rapporto colle tendenze delle epoche nelle quali nascevano; tutt'altro.
Perciò conviene mantenere, in questo caso il termine "stili". Qui tuttavia si tratta
soprattutto di chiarire il problema che occupa coloro che si potrebbero chiamare i
"protestanti" in questo campo di ricerche: l'Ippel, il Curtius ed altri, che "credono"
negli stili pompeiani, ma rifiutano la soluzione proposta dal Mau riguardo alla loro
relazione cronologica, e in più di un rispetto anche riguardo alle loro relazioni
stilistiche (v. bibl.).
Questi studiosi difendono le tesi, che in Italia il V stile segue il II, non soltanto
stilisticamente, ma anche cronologicamente. Dunque in Italia il III stile e il IV
sarebbero quasi contemporanei (Curtius, Ippel). Inoltre questo sviluppo
contemporaneo avrebbe la sua origine - almeno secondo la maggioranza di questi
studiosi - a Roma e avrebbe avuto luogo soltanto in Italia e nelle parti occidentali
dell'Impero Romano (Pagenstecher). E in realtà la pittura parietale dell'Oriente
greco non ha conosciuto, a quanto sappiamo, una fioritura né del II, né del III, né
del IV stile.
Però, esiste una terza possibilità: che il Ii stile sia seguito in Italia dal III, il III dal IV
tanto cronologicamente che stilisticamente, e che questo sviluppo si fosse realizzato
quasi esclusivamente nella parte occidentale del mondo classico. Il Pagenstecher fu il
primo a diffondere la tesi dell'origine italico-romana degli ultimi tre stili;
mantenendo l'ordine cronologico tradizionale; non espresse però chiaramente la
tesi che il IV stile si originava nel III. G. Rodenwaldt (Kunst der Antike, p. 24) segue
il concetto del Mau anche dal punto di vista stilistico. Il Wirth e il Maiuri (v. bibl.)
parlano soltanto della successione cronologica.
Esaminiamo gli argomenti del Curtius, dell'Ippel e dei loro "seguaci". Le seguenti
decorazioni di II stile sarebbero "punti di partenza" importanti per il IV stile: Ippel:
I) la Villa di P. Fannio Sinistore (Ippel, 3. Stil); 2) la Casa del Criptoportico (Mau-
Ippel, Pompej6, p. 130-1). Curtius: 3) la Villa della Farnesina (v. bibl.); Grimal: 4) la
cosiddetta Casa di Livia (cosiddetto tablinum; P. Grimal, Les jardins romains, p. 250,
n. 4).
3) e 4). Casa detta di Livia e Casa della Farnesina (Fase ii b). Le pitture della Casa di
Livia presentano molti contatti stilistici e formali col gradino precedente. Nelle alae
si trovano (per la prima volta nella pittura di tipo pompeiano) i monstra vituperati
da Vitruvio come una novità detestabile (De arch., vii, 5, 3, pubblicata fra 30 e 20 a.
C.), cioè le architetture fantastiche e le immagini combinate di diversi elementi.
L'Auditorium di Mecenate è dipinto in III stile puro. L'edifizio stesso sembra essere
effettivamente più antico della data di morte di Mecenate, 9-8 a. C. L'inizio del III
stile a Roma sarà da collocare intorno al 15 a. C. (Per i termini ante quos di pareti di
III stile a Pompei: v. A. Mau, Gesch. d. Wandm. in Pompeji, p. 406 ss.).
I monumenti qui sopra aggruppati formano una base cronologica abbastanza solida
per la ricerca dell'inizio e dell'origine del IV stile.
Lo stile del pannello si potrebbe chiamare "di transizione" fra il III e il IV stile. Le
edicole aggiunte posteriormente sono decorate con rilievi di stucco eseguite nel IV
stile (datate dalla Van Deman ancora nell'epoca tiberiana tarda).
Se possiamo provare che il III stile per qualche tempo era il solo stile di pittura
parietale che esisteva, o che almeno predominava nell' arte romana, avremo trovato
qui il momento della nascita del IV stile in Roma: cioè la fine del regno di Tiberio.
I dati ottenuti a Roma di per sè non bastano. P. invece, città importante per la
cronologia relativa e la ricerca della relazione stilistica e formale, ci ha fornito molti
esempî sicuri per la successione cronologica: ii-iii-iv stile e, ancora più frequenti
quelli che mostrano la posteriorità del IV al III. Invece veri esempî della posteriorità
del III rispetto al IV mancano finora (l'esempio dato dal Maiuri, Villa dei Misteri, p.
203 ss. è da rifiutare, perché la parete del cosiddetto IV stile è di semplice ma vero
III stile. Abbiamo dunque due decorazioni susseguenti del III stile).
Le ricerche pompeiane ci danno una ancora più ricca serie di dati a riguardo della
relazione stilistica e formale. Dall'analisi dell'abbondante materiale risulta che, con
qualche eccezione di importanza secondaria, il IV stile si è originato nel III. Poi
gradualmente si effettua una specie di rinascimento del II stile (età flavia). Si
constata un'influenza crescente della "scenografia" nel senso proprio. È da supporre
che in questa almeno sopravvissero dei motivi e forme di composizione del Il stile.
Così si spiega il fatto che il IV stile tardo, nelle sue forme più ricche almeno, sia piu
vicino al II del IV ai suoi inizi.
Qui non si possono esporre tutti gli argomenti per questa affermazione. Bastino
pochi esempî. Il registro mediano della parete di IV stile (il mittlere Wandteil) è
composto d'ordinario da larghi campi decorativi, senza alcun effetto spaziale,
alternati spesso irrazionalmente con piani stretti, nei quali sono disposte prospettive
con architetture fantastiche. Non di rado l'effetto è quello di una serie di paraventi,
fra i quali siano state lasciate strette aperture.
Dove si deve cercare l'origine di un tale sistema decorativo ? Nel II o nel III stile?
Risulta dunque che la vera composizione con "paraventi" alternati con prospetti
stretti architettonici, nasce nel III stile; ma solo nel IV diviene la forma prediletta. I
prospetti architettonici del IV stile, dapprima semplici e senza rapporti col II stile,
diventano sempre più ricchi e anche più larghi: la scenografia architettonica si
intercala. (Nella scenografia la tradizione della pittura architettonica alla maniera del
II stile fu meglio conservata). Le architetture fantastiche, finalmente, invadono
anche i larghi campi decorativi: nascono imitazioni di scaenarum frontes complete.
Lo stesso risultato si ottiene con l'analisi della struttura generale della decorazione e
di tutti gli altri elementi che qui non possiamo discutere: il fregio, il registro
superiore, lo zoccolo. Gli elementi del II stile nel IV e specialmente quelli che
sembrano quasi copiati dal II, sono elementi isolati, inseriti in un sistema che
proviene dal III. Soltanto la "fase finale" del IV, le scaenarum frontes complete del IV
stile, fanno eccezione.
Si deve notare, però, che il III stile non è così limitato nel suo repertorio quanto
spesso si pensa: esso mostra, piuttosto, dei contrasti. Non è puramente classicistico,
ma, per esempio, nei paesaggi, e non solo in essi, sviluppa un impressionismo di
maggiore finezza di quella dell'impressionismo dello stile fantastico. Non mancano i
prospetti, vengono mantenuti non pochi elementi del II stile tardo, che formano
buoni punti di partenza per i pittori del IV stile.
Ora notiamo bene, che le stesse forme del II, III e IV stile, che si trovano a P., si
trovano, con variazioni senza importanza, in tutta l'Italia. Quanto si conclude
quindi, per P., vale anche per Roma; anche qui il IV stile si sviluppa dal III. E non
sarà un caso, che nel Colombario di Pomponio Ila il IV stile segue il III. Possiamo
dunque concludere con la supposizione che veramente il IV stile nasce alla fine del
regno di Tiberio.
Nella pittura parietale, dunque, durante i primi decenni del I sec. d. C., c'era unità di
stile. La scenografia, sarà stata diversa quanto alle composizioni e ai motivi, ma non
come stile.
A causa dello sviluppo graduale e ininterrotto dal II stile al III e poi al IV stile che
abbiamo visto, è molto improbabile che lo stile ornamentale avesse la sua origine in
Alessandria o il IV stile in Antiochia. Può darsi che, in ambedue questi stili, molti
elementi fossero importati dall' Oriente; ma il sistema si afferma col suo
svolgimento, avviene senz'altro in ambiente romano. Ciò si deve anche concludere
per le forme più sviluppate del II stile. Ma possiamo andare anche oltre: una grande
parte degli elementi ornamentali provengono dall'Italia meridionale e, quanto allo
stile ornamentale, erano diffusi anche in Etruria. Soprattutto la ricchezza
architettonica degli stili "pompeiani" è proprio occidentale. Esisteva anche nella
parte orientale del mondo classico una pittura architettonica, ma molto modesta.
Solo nell'arte romana i pittori romperanno i limiti delle pareti e, per il fascino
dell'illusionismo, trasformeranno in un sogno la vita reale nella casa borghese o nel
palazzo imperiale.
Bibl.: A. Mau, Geschichte der decorativen Wandmalerei in Pompeji, Berlino 1882; id.,
Pompeji in Leben und Kunst (2a ed.), Lipsia 1908, p. 481 ss.; G. Rodenwaldt, Die
Komposition der pompejanischen Wandgemälde, Berlino 1909; A. Ippel, Der dritte
pompejanische Stil, Berlino 1910; R. Pagenstecher, Alexandrinische Studien, in
Sitzungsberichte der Heidelb. Akad. d. Wiss., Philol.-hist. Klasse, 1917, p. 24 ss.; H.
Diepolder, Untersuchungen zur Komposition der römisch-kampanischen Wandgemälde, in
Röm. Mitt., 41, 1926, p. i ss.; F. Wirth, Der stil der kampanischen Wandgemälde im
Verhältnis zur Wanddekoration, in Röm. Mitt., 42, 1927, p. i ss.; L. Curtius, Die
Wandmalerei Pompejis, Lipsia 1929; P. Marconi, La pittura dei Romani, Roma 1929;
G. E. Rizzo, La pittura ellenistico-romana, Milano 1929; A. Maiuri, La Villa dei Misteri,
Roma 1931 (2a ed., 1947); H. G. Beyen, Die pompejanische Wanddekoration vom 2. bis
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Tradizione ellenistica e gusto romano nella pittura pompeiana, in La Critica d'Arte, N. S.,
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Grimal, Les jardins romains à la fin de la république et aux deux premiers siècles de
l'empire, Parigi 1941, pp. 479 ss., 518, 519 ss.; C. M. Dawson, Romano-Campanian
Mythological Landscape Painting, in Yalle Classical Studies, IX, New Haven 1944; O.
Elia, Nota per uno studio nella decorazione parietale a Pompei, in Pompeiana, raccolta di
studi per il 2° centenario degli scavi di Pompei, Napoli 1950, p. 198 ss.; H. G. Beyen, The
Workshops of the "Fourth Style" at Pompeii and its Neighbourhood, in Mnemosyne, IV, 4,
1951, p. 235 ss.; M. M. Gabriel, Masters of Campanian Painting, New York 1952; K.
Schefold, Pompejanische Malerei. Sinn und Ideengeschichte, Basilea 1952; A. Maiuri, La
peinture romaine (Skira), Ginevra 1953; K. Schefold, Die Wände Pmpejis, Berlino
1957; H. G. Beyen, Das stilistische und chronologische Verhältnis der letzten drei
pompejanischen Stile, in Antiquity and Survival, II, 1958, p. 349 ss.; M. Borda, La pittura
romana, Milano 1958; H. G. Beyen, Die pompejanische Wanddekoration, II, i, L'Aia
1960 (con bibl. più elaborata, p. 3, n. 4). Prospettiva: H. G. Beyen, Die antike
Zentralpespektive, in Arch. Anz., 1939, p. 47 ss.; J. White, Perspective in Ancient
Drawing and Painting, Londra 1956; D. Giosefi, Pespectiva artificialis, Trieste 1957,
parte I. Tecniche: A. Eibner, Entwicklung und Werkstoffe der Wandmalerei vom
Altertum bis zur Neuzeit, Monaco 1926; S. Augusti, La tecnica dell'antica pittura pomp.,
in Pompeiana, 1960, p. 313 ss.; id., La technique de la peinture pompéienne, Napoli 1957;
M. Cagiano de Azevedo, Tecniche della pittura parietale antica, in Atti del 7° Congr. Int.
di Arch. Class., I, Roma 1961, p. 154 ss.
(H. G. Beyen)
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