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ECONOMIA DELLO SVILUPPO (6cfu)

● sviluppo → avanzamento condizioni di vita, sociale e culturale


● crescita (economica) → aumento di beni e servizi prodotti dal sistema economico in
un dato periodo di tempo
- sviluppo economico → processo di cambiamento quantitativo e qualitativo
dell’economia di una regione/un paese in più settori strategici (capitale umano,
infrastrutture critiche, competitività, sicurezza, salute…)
- paese in via di sviluppo → da economia di attività primarie (agricoltura e
sfruttamento delle risorse naturali) a economia prev. industriale e basata sui servizi
- sottosviluppo → assenza totale o parziale di sviluppo di determinati
parametri/indicatori (sotto-dimensionamento dello sviluppo)
- paese sottosviluppato = developing country / terzo mondo / sud del mondo / paesi
poveri o a basso reddito → alcuni indicatori di sviluppo sono “al di sotto” dei valori
ritenuti sufficienti ad indicare una situazione di sviluppo
- paese povero è in via di sviluppo (e viceversa) = povertà caratteristica
fondamentale del sottosviluppo
- caratteristiche del sottosviluppo (=paesi in via di sviluppo):
- fame, malnutrizione, carestia
- bassa aspettativa di vita (età media), alta mortalità infantile e materna - alta
diffusione di malattie infettive e croniche (look at cause di morte nei paesi in
via di sviluppo)
- mancanza di acqua e servizi igienici - mancanza di servizi sanitari (legame tra
sanità e sviluppo)
- mancanza di scuola e istruzione, analfabetismo (istruzione importante per lo
sviluppo)
- forme di inquinamento, deforestazione ed erosione dei suoli, desertificazione
(ruolo dell'ambiente, il cambiamento climatico e il riscaldamento globale)
- stati e istituzioni “fragili”, stato di diritto debole, guerre e conflitti interni
(legame tra fragilità e sviluppo)
- migrazioni e spostamenti di popolazione forzati interni ed esterni (legame tra
migrazione e sviluppo)

Come misurare lo sviluppo? → Misurando l’economia - ma come?


- economia = organizzazione dell'utilizzo di risorse scarse al fine di soddisfare al
meglio bisogni individuali o collettivi + sistema economico (=sistema di interazioni
che garantisce tale tipo di organizzazione)
- agenti economici
- produttori → creano valore
- consumatori → acquistano
- stato → ruolo normativo, servizi - offre e usa
- banche/assicurazioni/operatori finanziari → sistema creditizio e assicurativo
sono intermediari
- oggetti economici: prezzi, quantità, beni fisici e immateriali o servizi (→ bene
economico = bene privato), risorse, moneta e unità di scambio,
rischio-incertezza-decisioni-scelte-preferenze.
!!! relazioni tra soggetti NON hanno valore economico !!!
- mercato (dove avvengono transazioni)
- dove S e O si incontrano → se non si incontrano = fallimento di mercato
- allocazione di beni e servizi
- non è guidato da principi morali o razionalità, ma da interesse personale
- misurando economia possiamo capire quanto valore viene creato e scambiato, chi lo
possiede, quale l’influenza sul benessere delle persone
- ricchezza (=valore posseduto, è uno stock) + risorse di cui persone dispongono (e
come queste sono distribuite) = fondamentale per capire grado di sviluppo di
un’economia → storicamente determinato: dipende dal paese, dalla sua storia, dalle
sue istituzioni…
→ Prodotto Interno Lordo
quanto un Paese crea (= quanto un’economia produce): valore dei beni e servizi finali
prodotti in un certo intervallo di tempo sul suolo di un certo paese
- Prodotto: valore generato da tutte le attività
- Interno: valore generato da tutti i soggetti presenti (residenti) in un Paese
- Lordo: include quanto prodotto per sostituire i beni (di investimento) esistenti
- misura di flusso
- prodotto totale = somma di tutti i valori aggiunti ad ogni stadio della
produzione da tutti i soggetti produttori (ovvero, chi aggiunge valore)
- PIL si misura in valore monetario, perché ogni cosa ha un prezzo (valore)
- nella contabilità nazionale, produzioni distinte per settori
- agricoltura e settore minerario → produzione del settore primario
- industria → produzione del settore secondario
- servizi → tutte attività che non riguardano beni fisici
- pubblica amministrazione → tutte attività svolte da soggetti pubblici
→ quanto un Paese produce equivale al suo reddito (ricchezza)
- reddito prodotto da un paese, misurato anche come reddito ricevuto (Y) dai
soggetti (tasse, salari, ricavi, profitti…) → PIL = Consumi + Investimenti
- reddito ricevuto viene destinato al consumo (C) o risparmiato (S) → PIL = C + S
- se tutto il prodotto diventa reddito → PIL = Y; Y=C+S
- aggiungiamo importazioni (M) ed esportazioni (E) → PIL + M = C + I + E
- aggiungiamo le tasse (T) e quanto lo stato spende (G) → PIL + M + T = C + I + E + G
- se importazioni ed esportazioni si equivalgono e se governo spende solo ciò che
ottiene dal prelievo → PIL = C + I + (E-M) + (G-T) = C+I
- in equilibrio perfetto, tutti i risparmi dovrebbero essere destinati agli investimenti,
quindi S=I → (risparmio è un sacrificio del consumo presente, in vista di un maggiore
consumo futuro - risparmio accantonato da un’impresa è l’investimento)
- crescita pil quando aumento i risparmi

- investimento = acquisto di beni utilizzati per produrre altri beni (prendono il nome di
capitale)
- produzione: un’impresa, per produrre beni o servizi, utilizza altri beni (capitale) +
lavoro (bene immateriale, prestazione di manodopera, servizio del lavoratore)
- costo del capitale = si misura con suo rendimento (interesse)
- costo del lavoro = salario (stipendi, remunerazioni)
- investimento si valuta guardando al costo che avrebbe destinare i risparmi
dell’impresa ad altri usi (finanziari) → legato al valore futuro, quindi elemento di
incertezza (rischio) → tasso di remunerazione del capitale (interesse)
- capitale (beni durevoli acquistati per produrre altri beni) si deprezza (perde valore,
invecchia) → tenere conto dell’ammortamento
- parte dei risparmi dell’impresa accantonati solo per rimpiazzare capitale che si
deprezza per continuare a produrre
- impresa cresce quando aggiunge beni capitali nuovi (nuove
macchine/impianti…) = aumenta sua capacità produttiva e sua dimensione
- crescita dell’economia data da nuovi investimenti, nuove attività che generano nuovi
beni e servizi o nuovo valore aggiunto (miglioramento tecnologico)
- terra → non un capitale in senso stretto, ma ha un rendimento → rendita
- beni finanziari → titoli che generano reddito
- lavoro
- si misura in ore lavorate (tempo), numero di addetti (pdv delle imprese),
numero di occupati (pdv dei lavoratori)
- remunerato a seconda del grado di: qualificazione (capitale umano),
produttività (quanto produce un’unità per unità di prodotto o tempo),
tecnologia, sforzo dei lavoratori (connesso a condizioni di lavoro), salario,
organizzazione delle imprese… → produttività, investimenti e tecnologia sono
strettamente legati
- occupazione (condizione di impiego volontario), disoccupazione (mancanza di
impiego involontario), inattività (assenza di occupazione, volontaria)

- guardare al reddito prodotto da un paese (PIL) per capire quanta ricchezza produce,
quanto questa cresca di anno in anno, come reddito è percepito (ricevuto) dai suoi
cittadini → reddito prodotto da un paese è indicatore della ricchezza prodotta e
quindi del benessere (beni e servizi)
- paese destina parte del suo reddito a infrastrutture, scuole, ospedali,
abitazioni…
- benessere di un paese misurato da indicatori sviluppo umano:
- mortalità e morbilità, incidenza delle malattie
- igiene, infrastrutture, sanità e servizi alla persona
- abitazioni e abitabilità
- istruzione di ogni grado
- indicatori ambientali
- reddito prodotto (ricavo delle imprese) destinato a remunerare capitale e lavoro
- importante guardare a come reddito complessivo viene distribuito tra i cittadini →
indicatore del grado di minore o maggiore “concentrazione” del reddito stesso

Come uscire dal sottosviluppo?


- teorie dello sviluppo si dedicano a capire quali cambiamenti sono necessari per
sviluppare un paese
- sviluppo come modernizzazione → filosofia di fondo, all’origine: colonialismo,
imperialismo, supremazia, prevalenza (dominio) di un modello economico e sociale,
affermazione del capitalismo
- società europee agrarie sono uscite dal feudalesimo con industrializzazione che ha
portato l’urbanizzazione → concetto di modernizzazione

L’evoluzione storica dell’economia mondiale


- per capire sviluppo economico moderno, guardare evoluzione storica dell’economia
- molti studiosi si sono dedicati al tema:
- Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie
- Alfred Crosby, Imperialismo ecologico
- Yuval Noah Harari, Sapiens. Da animali a dei
- Harald Haarmann, Culture dimenticate
- David Graeber, David Wengrow, L’alba di tutto. Una nuova storia dell’umanità
- approcci diversi, però cercano di delineare una storia del mondo che vede il
“progresso” avanzare secondo un percorso lineare, in cui condizioni attuali sono
risultato inevitabile dei risultati passati → emerge che attuale affermazione della
civiltà industriale (capitalistica) è risultato di una supremazia che ha radici
antichissime
- in questi studi si parla di civiltà: storia vista come prevalere di una civiltà sull’altra,
grazie a superiorità (tecnologica/economica)
- non sempre cose andate come ci si aspetterebbe (Haarmann, Graeber, Wengrow)
- studiosi che si sono occupati degli aspetti economici hanno sottolineato importanza
della superiorità tecnologica
- David Landes, Prometeo liberato: trasformazioni tecnologiche e sviluppo
industriale nell'Europa dal 1750 ai giorni nostri
- David Landes, La ricchezza e la povertà delle nazioni. Perché alcune sono
così ricche e altre così povere
- varie interpretazioni sono discutibili e confutabili, perché non prendono in esame
aspetti politici, culturali, etnologici, che hanno dato luogo a dominio, imperialismo,
migrazioni

2000 anni di storia dell’economia


Rappresentazione schematica della storia economica del mondo proposta da Gregory Clark
(Farewell to Alms), le sue tesi:
- per 2000 anni, ogni miglioramento tecnologico (es. dalla zappa all’aratro) = aumento
popolazione → produzione lorda, disponibilità di cibo, e quindi reddito reale sono
rimasti costanti per secoli → poche persone stavano bene, ma comunque vivevano
malissimo (al freddo, malattie…) - la vita, una volta, era dura
- popolazioni preistoriche più egualitarie della società del 1800, dove c’erano pochi
ricchi e molti poveri → stratificazione ha portato aumento della disuguaglianza
- a inizio 1800 condizioni di vita peggiori rispetto a quelle dell’età della pietra
(struttura sociale, obbligazioni, servitù, malattie...)
- qualità vita rimasta immutata da epoca greco-romana fino all’800, poi da
inizio 1800 è peggiorata (per la maggior parte delle persone)
- nel passato, quello che Clark chiama “trappola malthus”
- ad un aumento produzione e disponibilità di alimenti poi sempre una
diminuzione
- ad un aumento popolazione poi sempre una diminuzione
- poi rivoluzione industriale → questo andamento secolare di produzione,
reddito e condizioni di vita mutua per sempre:
- aumento consumi (e dei redditi) genera miglioramento graduale delle
condizioni di vita per milioni di persone (non per tutti nella stessa
misura)

Evoluzione del reddito e del prodotto come indicatori del progresso economico: 2 approcci
1. La trappola malthusiana
- sopravvivenza di una popolazione (e quindi la sua crescita o diminuzione) dipende
da disponibilità di alimenti, natalità e mortalità e Malthus aggiunge che produzione
agricola (disponibilità di alimenti) non sufficiente a sostenerne la crescita
- natalità, mortalità, crescita e diminuzione del prodotto (quindi dell'alimentazione)
determinano andamento della popolazione che a sua volta determina
andamento della produzione → quando aumenta popolazione, aumenta
produzione (più braccia, più terreni messi a coltivazione)
→ quando diminuisce produzione, popolazione aumenta e si contrae in dipendenza
della disponibilità di alimenti
- popolazione aumenterebbe in continuazione, invece ci sono due fattori che
contrastano questo andamento: natalità e mortalità
- modello malthusiano spiega stabilità di lungo periodo della popolazione basandosi su
3 ipotesi
1. ogni società ha un tasso di natalità determinato da costumi e tradizioni che
regolano fertilità e nuzialità
2. tasso di mortalità in ogni società diminuisce man mano che standard di vita
aumentano
3. quando nati superano i morti, popolazione aumenta, produce di più, standard di vita
migliorano, però tendenza opposta → prodotto non aumenta, e quindi standard di
vita diminuiscono (meno disponibilità di alimenti da dividere tra tutti)

→ c’è un «equilibrio» di lungo periodo, con natalità e mortalità date

→ l’equilibrio cambia al cambiare di natalità e mortalità


- trappola malthusiana è controintuitiva:
- aumento mortalità, aumento standard di vita materiali (pro-capite)
- diminuzione mortalità (quindi miglioramento condizioni), però diminuzione
condizioni materiali di vita (pro-capite)
→ tutto questo a parità di condizioni tecnologiche
- effetto del cambiamento tecnologico → maggiore natalità e minore mortalità =
crescita popolazione
- poiché popolazione varia lentamente → effetto di breve periodo di un miglioramento
tecnologico era un aumento del prodotto pro-capite (e del reddito)
- però aumento reddito riduce tasso di mortalità (dato che migliorano condizioni di vita)
→ quindi nascite superano morti e popolazione cresceva
- in prospettiva storica, anche se reddito stabile e tenore di vita costante, questo non
era necessariamente modesto, perché era sopra il livello di sussistenza (è stato vero
per secoli in Europa e Medio Oriente: tenore di vita medio nelle società mediterranee
da Egizi e Sumeri fino alla caduta dell’Impero Romano è rimasto invariato e decente
→ sussistenza decente stata garantita per secoli per le grandi masse

- società agrarie pre-industriali: tassi di fertilità al di sotto delle possibilità biologiche →


non permettevano miglioramento delle condizioni di vita lungo i secoli
- nel tempo, rispetto all’Asia, Europa beneficia di 2 fattori: minore fertilità e
maggiore mortalità = tenori di vita mantenuti al di sopra del minimo di sussistenza
- perchè questi 2 fattori? → maggiore mobilità e condizioni geografiche meno
favorevoli (europei sempre stati meno stanziali e più mobili)
2. La rivoluzione industriale
- miglioramenti tecnologici ed espansionismo demografico europeo → portano a
colonizzazioni, accumulazione e miglioramenti produttivi, aumenti disponibilità di
alimenti fino alla rivoluzione industriale
- RI porta: aumento permanente della produzione pro-capite, stop della trappola
malthusiana, alla grande trasformazione epocale
- fondamentale contributo: Karl Polanyi, La Grande Trasformazione → non viene
condivisa da Clark
- RI segna inizio del capitalismo industriale

1600-1700, UK, rivoluzione industriosa


- standard di vita relativamente alti (dovuti a bassa fertilità, soprattutto dei poveri)
- spirito pratico, attitudine di applicare sviluppi e scoperte scientifiche alle attività
quotidiane e produttive
- rivoluzione inglese portò istituzioni a favorire certi processi → commercio
internazionale di prodotti tropicali consente approvvigionamento di materie prime a
basso costo e accumulazione di capitali grazie ai traffici
- periodo: era della rivoluzione scientifica in filosofia, Galileo (al centro l’uomo, non più
dio) → in francia illuminismo, in uk aumento interesse per la natura e le possibili
applicazioni di scoperte e intuizioni
- un secolo prima che scoperte e invenzioni trovassero applicazioni pratiche →
macchina a vapore (James Watt), che poi viene applicata al telaio per lavorazione
cotone → primo esempio di forza meccanica generata non da forza umana o animale
- dopo questa invenzione, innovazioni tecnologiche diventano motore della
rivoluzione industriale
- nella seconda metà del 1700: innovazioni tecnologiche applicate ai processi
artigianali portano gradualmente alla rivoluzione industriale → ovvero all’estensione
su larga scala di processi produttivi artigianali
- nascono le fabbriche = stabilimenti, macchinari, grandi quantità di manodopera,
produzioni di enormi quantità di prodotto → produzione su larga scala di manufatti
prodotti con macchinari (carbone per produrre vapore)
- prime industrie: tessili (lavorazione cotone) e per produzione di nuovi telai azionati
meccanicamente da motori a vapore
- di cosa c’è bisogno?: concentrazione delle macchine (capannoni, grandi officine…),
molta manodopera, materie prime (acqua e carbone), corsi d’acqua/mari e porti (per
trasporto), ferro e carbone (=acciaio per produrre macchinari) → prime industrie si
sviluppano vicino a luoghi dotati di acqua, ferro e carbone
- più manodopera → operai industriali salariati (nuovo gruppo sociale) → salari
operai >>> salario implicito di sussistenza dei lavoratori agricoli = illimitata
offerta di manodopera (esercito industriale di riserva)
- grandi movimenti di popolazione → nascono periferie industriali,
urbanizzazione (selvaggia e non regolata), abbandono campagne,
proletarizzazione = aumento povertà (no more lavoratori nelle campagne per
lavorare terra)
- per Polanyi, rivoluzione industriale porta a grande trasformazione
- nascita lavoro salariato
- 3 nuove classi sociali:
- capitalisti → proprietari del capitali
- redditieri → proprietari dei terreni dove installare fabbrica ed estrarre
carbone e ferro
- lavoratori salariati → forniscono forza-lavoro
- nascita del proletariato → famiglie dei lavoratori (di devono “mantenere da
sé" e hanno prole abbondante)
- nascita del mercato dei beni di consumo → mercato di ampio consumo che
poi consente sviluppo delle moderne economie di mercato, grazie a
interazione e scambio tra mercati agricoli e di prodotti industriali manufatti
- urbanizzazione ed espropriazione del lavoro agricolo bracciantile

- RI consente aumento del reddito nazionale complessivo


- inizialmente pochi industriali con enormi profitti
- poi necessità di mercati di sbocco per nuove produzioni (=deve crescere domanda)
- prodotti tessili: prezzo basso del prodotto artigianale = favorisce diffusione
- industria ha bisogno di esportare → infatti in UK libero scambio e abolizione di
dazi e tariffe doganali
- salari operai, più alti dei braccianti, ma comunque bassi → appena sopra livello di
sostentamento (e questo perché l’offerta di lavoro, nei primi tempi è molto alta)
→ aumento produttività e aumento produzione industriale → successiva diminuzione offerta
di manodopera → gradualmente aumentano salari e reddito della popolazione → tenori di
vita cominciano (lentamente) a migliorare → CI VUOLE TEMPO, 1 SECOLO ALMENO
- RI avvenne nei paesi dove dove condizioni naturali ed istituzionali consentirono avvio
di attività industriali basate sulle macchine a vapore e il cotone → UK e Paesi Bassi
perché erano potenze coloniali (= avevano carbone e ferro, tanta manodopera
agricola sotto-occupata disponibile)
- con procedere dello sviluppo industriale, fino a fine 1900 → aumenta distanza tra
paesi (industrializzati ricchi vs non ancora industrializzati poveri)
- con globalizzazione fine 1900 → distanze tra paesi hanno teso a diminuire, grandi
difformità al loro interno
- oggi → distanza tra paesi di nuovo in aumento (anche se ci sono più paesi intermedi)
+ polarizzazione all’interno dei paesi ricchi → rapporto tra redditi medi dei paesi ricchi
vs redditi medi dei paesi poveri = 50:1 → la GRANDE DIVERGENZA
- fattori della GRANDE DIVERGENZA:
- scambio diseguale tra materie prime e prodotti manufatti
- colonizzazione
- utilizzo di manodopera meno costosa dei paesi non industrializzati (→ grandi
migrazioni del 1899-1900)
Domande che si pone Clark, valgono ancora oggi:
- perché trappola malthusiana è durata così a lungo?
- perché RI è iniziata solo dopo metà del 1700?
- perché RI inizia in UK e poi Paesi Bassi, nelle Fiandre, in Vallonia, nella Francia
settentrionale e poi in certe zone della Germania?
- perché i redditi sono cresciuti, continuando ad aumentare, in certi paesi e non in altri
fino ad arrivare alla grande divergenza attuale?
- perché c’è stata e continua ad esserci la grande divergenza nei redditi?

Sviluppo economico in una prospettiva secolare


- sviluppo in prospettiva secolare → in esame evoluzione storica economica delle
grandi aree del mondo e la caratterizzazione della storia dello sviluppo in “epoche
economiche” secondo l’interpretazione proposta da Angus Maddison (L’economia
mondiale. Una prospettiva millenaria)
- lavoro di Maddison fondamentale per studi storici → ha permesso di dare un’idea
“quantitativa” dell’andamento dell’economia nel lunghissimo periodo
- ha ricostruito stima del prodotto e della popolazione per vari paesi e aree del
mondo da inizio era cristiana a oggi, basandosi su vasta quantità di studi e
fonti documentali
- dati stimati sul prodotto sono convertiti in dollari ai prezzi del 1990 → sono una
stima, però considerata dagli studiosi molto attendibile
- prodotto pro-capite è dato dal prodotto totale diviso per la popolazione
Maddison
Maddison considera 7 gruppi di Paesi
- gruppo A: Paesi Europa occidentale, Paesi nati da dominazione europea (i «rami» o
«discendenti», western offshoots), Giappone → paesi dove per primo si sviluppa
capitalismo industriale nel XIX secolo
- gruppo B: America Latina, Europa Orientale ed ex URSS, Asia (escluso Giappone),
Africa

- inizio Era Cristiana-1000 → popolazione aumenta di appena un sesto, prodotto


pro-capite medio mondiale è diminuito
- 1000-2000 → popolazione mondiale aumenta di 22 volte, a fronte di un aumento del
prodotto pro-capite di 13 volte
- 1000-1820 → lento aumento del prodotto pro-capite globale (non più del
50%), crescita estensiva, servì ad accomodare aumento popolazione di 4
volte tanto
- 1820-oggi → avviene la svolta: sviluppo mondiale molto più dinamico e
intensivo, prodotto pro-capite cresciuto più rapidamente della popolazione,
alla fine del XX secolo era 8,5 volte più alto che non nel 1820, a fronte di una
popolazione maggiore di 5,6 volte

→ Come si sono sviluppate le varie aree del mondo?


- sviluppo e andamento prodotto (e quindi del reddito) non è stato uniforme, notevole
disparità nella performance delle varie regioni del mondo nelle varie epoche
- gruppo più “dinamico”, paesi occidentali (Europa Occidentale, Canada, Stati Uniti
d’America, Australia, Nuova Zelanda e Giappone)
→ 1000-1820: prodotto pro-capite medio cresciuto circa 4 volte più rapidamente
rispetto al resto del mondo
→ 1820-1998: prodotto paesi occidentali cresciuto di 19 volte, a fronte di un aumento
di 5,4 volte per il resto del mondo
→ distanza in termini di prodotto pro-capite tra paesi occidentali e resto del mondo è
aumentata → gap molto più ampio oggi rispetto al passato (grande divergenza di
Clark)
- anno 0: reddito medio più o meno simile nei paesi occidentali e nel resto del mondo
- anno 1000: reddito medio paesi occidentali inferiore di quello del resto del mondo
(causa: effetti duraturi della caduta Impero Romano, a fronte di progresso economico
del mondo islamico, dei paesi Asia centrale e Cina) → Asia (escluso il Giappone)
produce più di 2/3 del PIL mondiale, Europa Occidentale meno del 9%
- 1000-1700: prodotto nei paesi occidentali gradualmente cresciuto, più che altrove
- 1820: paesi occidentali raggiunto livello circa doppio rispetto al resto del mondo
(sviluppo capitalistico) → questo divario ha continuato a crescere
- fine 1900: divario diventato in alcuni casi drammatico → però, reddito non è cresciuto
in modo uniforme (anche all’interno dei paesi occidentali) e ci sono stati cambiamenti
nella distribuzione del reddito tra le varie aree del mondo nel corso della storia

- paese leader economico nel corso dei secoli è cambiato di luogo e di caratteristiche
- città stato italia nord (rep di venezia), hanno dato il via al processo di crescita e
commercio mediterraneo post caduta impero romano; conquista araba, spagna e
portogallo hanno aperto rotte commerciali marittime verso americhe e asia
- Europa occidentale supera cina (economia leader in Asia) in termini di reddito
pro-capite nel XIV secolo → da allora, economia cinese e asiatica rimasta stagnante,
a causa delle istituzioni indigene e delle loro politiche, poi dal 1700 fu rafforzata da
sfruttamento coloniale
- Europa occidentale, nuova dimensione all’ascensione economica dal xvii secolo in
avanti: colonizzazione e appropriazione risorse naturali del nord e sud america,
migrazione coloni europei, sviluppo tecnologico e dell’organizzazione, spinta
economica del mercantilismo (commercio internazionale di materie prime),
sfruttamento delle colonie tropicali, rivoluzione industriale e affermazione del
capitalismo di mercato
- verso fine XIX secolo, Stati Uniti d’America già paese leader economico mondiale
- dominazione coloniale dell’America Latina: istituzioni spagnole e portoghesi meno
capaci di favorire sviluppo capitalistico, popolazione indigena molto numerosa fu
trattata come sottoclasse (no accesso a terra o istruzione), dopo indipendenza ordine
sociale non cambiò molto: aumento reddito pro-capite più contenuto rispetto a quello
del Nord America, anche se più rapido di quello asiatico o africano
- Giappone, eccezione asiatica: nel corso del 1600-1700-1800, Giappone supera Cina
in termini di reddito pro-capite → potere dei Meiji nel 1868 provoca cambiamento
istituzionale (scopo era raggiungere Occidente)
- Africa, reddito pro-capite nel suo insieme fu più basso nel 1820 che nel primo secolo
dell’Era Cristiana, da allora aumento molto più contenuto rispetto ad ogni altra parte
del globo, aumento popolazione 8 volte più veloce di quello europeo
> epoche economiche
→ tesi di Maddison: motore principale dello sviluppo è cambiamento tecnologico
(invenzioni, adattamenti progressivi delle tecniche e dell’organizzazione produttiva, per un
sempre maggiore sfruttamento delle risorse → RI accelerazione di tale processo)
- bene prodotto è il risultato dell’utilizzo di fattori di produzione (risorse
naturali+lavoro+capitale) lavorati e combinati secondo una certa tecnologia
→ storia dell’economia mondiale in una chiave evolutiva, dove fattori di produzione vengono
aumentati nel corso dei secoli dal progresso tecnologico e dal miglioramento qualitativo della
forza lavoro = epoche economiche per come i fattori di produzione si combinano (quante
risorse e forza lavoro sono necessarie per produrre una stessa quantità di prodotto, reddito,
mediante una certa tecnologia, ovvero insieme di tecniche e metodi)
→ 4 epoche, lungo ogni epoca, prodotto pro-capite (rapporto tra prodotto totale e
popolazione) resta +o- costante, quando prodotto pro-capite aumenta in modo permanente
si entra in un’altra epoca → è il cambiamento tecnologico che introduce un aumento
permanente della produttività e del prodotto totale (e quindi del prodotto pro-capite) che
diviene irreversibile:
1. epoca agraria (500-1500) → lunga stasi nello sviluppo tecnologico, prodotto
pro-capite +o- costante per lungo tempo, con oscillazioni, (trappola malthusiana di
Clark)
- dopo crollo impero romano, europa lunga stagnazione economica, economia agraria
con pochi commerci. Dopo circa un millennio, lieve aumento netto della popolazione
ed un aumento del reddito pro-capite complessivi
- fluttuazioni importanti: 2 declini importanti della popolazione → malattie epidemiche
nel VI e VII secolo, e peste bubbonica XIV secolo
- dopo declini, standard di vita migliorarono temporaneamente
- tuttavia, diminuzione popolazione aveva effetto di diminuire produzione agricola
(minore forza lavoro) e quindi diminuzione offerta di prodotti alimentari, che
peggiorava iniziale effetto negativo delle catastrofi demografiche, con conseguenti
effetti inflazionistici → fluttuazioni demografiche e degli standard di vita per lungo
tempo sono state antitetiche
- termina con scoperta delle Americhe e inizio del commercio transoceanico di beni →
cambiamenti tecnologici nei trasporti (navigazione) e nelle armi (polvere da sparo) e
quindi nelle tecniche di guerra e di dominio
- lenta crescita popolazione di pari passo con lenta crescita del prodotto totale (e
quindi della disponibilità di alimenti) – caratteristica delle fasi agrarie
2. epoca agraria avanzata (1500-1700) → maggiore produttività e aumento
popolazione
- tra 1500-1700 importanti cambiamenti nelle coltivazioni e nella produzione agricola
- prodotto pro-capite aumenta di poco, nonostante aumento, seppur poco, della
produttività
- commercio internazionale, importazione materie prime e prodotti tropicali favorisce
crescita di Olanda, e poi UK, Fra
- crescono di più i paesi che si basano su economie di commercio (venezia), o sulle
colonie (spa, port)

3. epoca del capitalismo mercantile (1700-1820) → aumenti popolazione e reddito


totale (ma non della produttività)
- sviluppo trasporti interni ai paesi, dei commerci inter-oceanici, nuovi mercati, anche
specializzati, per i prodotti coloniali (cotone, zucchero, legno, caffè, gomma, caucciù
e cacao), rapida crescita dei flussi di commercio internazionale, e con esso flusso di
oro e argento, come mezzi di pagamento
- paesi europei coloniali sfruttano superiore tecnologia nella navigazione, costruzione
navale ed negli armamenti per sviluppare commercio internazionale mediante
imprese commerciali monopolistiche (compagnie delle indie): Olanda, uk, fra →
benefici su capacità produttiva delle rispettive economie: aumento risorse capitale ed
espansione mercati
- mercantilismo (=importanza centrale del commercio nello sviluppo economico) si
stabilisce agli inizi dell’epoca moderna e coincide con emergere degli Stati-nazione,
delle potenze economiche moderne
- mercantilismo portò a prime forme di intervento governativo e di controllo
sulle economie di mercato
- m. favorì guerre europee e alimentò imperialismo europeo nella guerra delle
potenze europee per controllo delle risorse e dei mercati disponibili

4. epoca capitalistica (1820-oggi) → accumulazione di capitale e aumento continuo


della produttività
- passaggio da capitalismo mercantile a capitalismo avvenne grazie all’importanza
data alla produzione industriale, grazie al progresso tecnologico e RI (cambiamento
nelle tecniche e organizzazione della produzione su larga scala)
- differenze principali fra epoca capitalistica mercantile e quella capitalistica:
accelerazione del tasso di progresso tecnico, che richiede aumento nel tasso di
formazione del capitale fisso (necessario per la dotazione di macchinari) & con
capitalismo industriale, conomia di un paese non deve più svilupparsi a spese degli
altri (→ performance economiche di paese capitalistico non dipendono più da
politiche di sfruttamento e depredamento di altri paesi, no more
beggar-you-neighbor)
- sviluppo dello stock di capitale per lavoratore aumenta e tutti i tipi di capitali
(sostituzione, ampliamento, e miglioramento) vengono resi più produttivi perché
nuovi stock di capitale (nuovi macchinari) producevano sempre di più, grazie al
continuo e sostanziale sviluppo delle conoscenze tecniche
- aumento del livello di formazione, è stato anche di aiuto nello sviluppo dello stock di
conoscenza economica utile
- economie di scala e specializzazione continuato ad essere forze principali dietro alla
crescita della produttività nell’epoca capitalistica

Sviluppo capitalistico evoluzione nel corso del tempo (6 fasi)


Capitalismo o economia di mercato è un sistema economico il cui funzionamento si basa
sulla possibilità di accumulare e concentrare ricchezza in una forma trasformabile (denaro) e
re-investibile, in modo che tale concentrazione sia sfruttata come mezzo produttivo.
Si riferisce a una combinazione di pratiche economiche, che coinvolge il diritto da parte di
individui e gruppi di individui di comprare e vendere beni capitali (compresi terra e lavoro) in
un libero mercato (libero dal controllo statale).
- proto-capitalismo nasce nel 1500 con mercantilismo e con sviluppo di forme di
accumulazione di capitale di origine commerciale (non industriale), ovvero come
compenso o profitto sulle transazioni → suo sviluppo favorito da commercio
transoceanico e da sviluppo delle compagnie coloniali (primo paese fu Olanda)
- capitalismo nasce con la prima RI → processo di evoluzione economica, da sistema
agricolo, artigianale e commerciale porta all’industria (=sistema caratterizzato da uso
di macchine azionate da energia meccanica e da utilizzo di nuove fonti energetiche,
ie: combustibili fossili)
- capitalismo necessita di capitale e di forza lavoro in grandi quantità, nella fabbrica &
ha bisogno di mercati di materie prime e mercati dove vendere prodotti finali →
grandi quantità di prodotto generano grandi profitti che vengono re-investiti =
essenza del capitalismo

- 1 Rivoluzione Industriale (1760-1830) = riguardava settore tessile-metallurgico,


introduzione macchina a vapore (energia meccanica è il vapore)
- 2 RI (1850s) = rivoluzione nei trasporti, elettricità, prodotti chimici, petrolio e derivati,
fonti energetiche primarie diventano acqua (x elettricità), petrolio e derivati (x energia
meccanica), motore a scoppio sostituisce macchina a vapore
- 3 RI (1970) = introduzione elettronica e dell’informatica nell’industria
- RI comporta trasformazioni tecnologiche, organizzative e nel sistema produttivo
(fabbrica e macchine), nel sistema sociale (nascita classe operaia) e nel sistema
economico = questo porta a sviluppo del capitalismo, in cui profitto (surplus) viene
accumulato e poi investito

Ciò che contraddistingue le varie FASI:


- diverso tasso di crescita del prodotto e del reddito
- rapporto tra fattori di produzione (lavoro, capitale, risorse) che cambia tra fasi,
cambiano anche remunerazioni dei fattori
- diverso ordine internazionale, economico e politico: rapporti tra paesi, istituzioni
internazionali, logiche prevalenti (liberismo, protezionismo)
- tasso di progresso tecnologico diverso nelle varie fasi

1. fase nascente, da 1 RI a 1815 circa (fine era napoleonica)


- accumulazione di capitale iniziale favorita dal capitalismo mercantile, grandi capitali
accumulati grazie a commercio internazionale dai paesi coloniali → innovazioni
tecnologiche viste come un potenziale di extra-profitti
- con capitalismo industriale delle fabbriche: laissez faire (libero commercio senza
imposizioni di tasse, dazi e barriere), caratterizzato da lavoro salariato, divisione del
lavoro, sfruttamento, disponibilità quasi illimitata di manodopera e urbanizzazione
dovuta alla concentrazione industriale → grandi cambiamenti sociali (nascita classe
operaia e proletariato urbano)

2. fase del consolidamento, fino a inizio WW1


- fase della 2RI, età dell’oro del capitalismo e della sua espansione, in tutti i paesi
dove si sviluppa settore industriale
- emergere degli USA come fornitore di materie prime e potenza industriale + corsa
all'Africa e alle nuove colonie (bisogno di materie prime) + gravi crisi finanziarie e del
credito (=instabilità profonda del sistema capitalistico che molti tipo Marx, videro
come cronica e destinata a portare alla sua fine)
- corso dell'Ottocento sistema bancario e del credito cambia: si affermò capitalismo dei
grandi monopoli e oligopoli, l'era del capitalismo monopolistico (negli USA generò
controtendenza, leggi anti-trust)
- età dell'oro (gilded age) seguita poi dall'età progressiva

3. fase della crisi, 1914-1947 (da inizio ww1 a fine ww2)


- periodo di rottura del sistema di relazioni commerciali ed economiche internazionali
- precedentemente crescente protezionismo come reazione alla pressione della
concorrenza sui mercati internazionali → politica del libero commercio gradualmente
sostituita da politiche protezionistiche (dazi, tariffe per proteggere prodotti nazionali)
+ crescenti sentimenti nazionalistici che portano a ww1
- USA: età proibizionistica e poi età progressiva
- crisi finanziaria 1929, grande depressione, poi si avvia fase del New Deal di
Roosevelt, intervento pubblico in economia (creazione di reti di protezione sociale e
tutela), grande peso della spesa pubblica

4. fase del boom/sviluppo, 1948-1973


- nuova età dell’oro del capitalismo, dell'espansione e della piena occupazione
- crescita economica sostenuta con intervento pubblico in economia e welfare state
nei paesi più industrializzati
- livello internazionale, primo mondo (capitalistico) si contrappone al secondo (del
blocco sovietico a economia centralizzata)
- inizia lenta decolonizzazione e indipendenza dei paesi delle ex-colonie (terzo mondo)
- fase del boom caratterizzata da nuovo ordine economico internazionale, parte da
accordi di Bretton Woods + nascita sistema monetario internazionale (sostituisce
gold standard) + Istituzioni Finanziarie Internazionali (ie: Banca Mondiale e Fondo
Monetario Internazionale) + UN
- paesi del terzo mondo non vedono espansione desiderata, ma rimangono per lungo
tempo in via di sviluppo

5. fase della ristrutturazione, 1973-1989


- crisi petrolifera, aumento prezzi materie prime, rallentamento e riorganizzazione dei
sistemi economici delle economie avanzate, aumento debito pubblico mette in
discussione intervento pubblico in economia, rivincita monetarista liberista
(anti-keynesiana) porta a politiche della de-regolamentazione e delle privatizzazioni
- inizia de-localizzazione industriale (de-industrializzazione) → nei paesi in via di
sviluppo problema del debito, quindi politiche della Banca Mondiale e programmi di
aggiustamento strutturale

6. fase neo-liberista e della globalizzazione, 1990-oggi


- 1989 crollo muro di Berlino, fine sistema sovietico ad economia centralizzata e prezzi
amministrati
- nuova fase dello sviluppo capitalistico: quella della globalizzazione
- nuova età dell'oro → abolizione frontiere e conquista di nuovi mercati, fase
neo-liberista (com’era stata quella del consolidamento), mondializzazione, nuove
tecnologie della comunicazione, caduta virtuale di molte frontiere, aumento della
mobilità di lavoro e capitali, de-localizzazione che permette ricollocazione su scala
mondiale del capitale
- caratterizzata da aumento enorme del prodotto e della diseguaglianza nella
distribuzione del reddito e della ricchezza (dovuta da diminuzione dei redditi da
lavoro e da aumento dei redditi da capitale e dei profitti sulle attività economiche e
finanziarie - espansione di mercati finanziari)

Colonialismo (1° e 2°)


- è il dominio di un territorio da parte di un governo esterno, generalmente a scopo di
sottomissione, sfruttamento e inglobamento
- non tutte le dominazioni sono state colonizzazioni
Colonialismo moderno
- dominazione di un territorio da parte di un governo esterno a scopo di sfruttamento
- comincia con conquista da parte delle nazioni europee dei territori del nuovo mondo
(Americhe), Africa costiera, Asia e poi Oceania
- perché europei volevano espandersi? motivazioni economiche, ideologiche, risorse e
potere (trasformate in azioni militari e politiche)
- due tipologie di colonialismo
1. primo colonialismo 1492 - inizio 1800: sfruttamento, depredazione, rapina, ricerca
di oro e metalli preziosi (periodo di esplorazioni geografiche, scoperta America,
estensione dei domini coloniali di Spa, Port, UK, Fra, Olanda)
> colonialismo spagnolo → 1493-1808, interessò area mesoamericana, zone Nordamerica
sud-occidentale, Florida, Sudamerica (no Brasile e Guyana Francese), caratterizzato da
conquista di vasti territori da parte dei conquistadores al servizio della corona spagnola,
abbatterono imperi Aztechi, Maya, Incas e amministrarono terre conquistate, non tanta
emigrazione, stabilimento di borghesia-elite spagnola negli alti ranghi della società che
impose dominio su popolazioni locali, “spada, croce e fame” meccanismi fondamentali della
conquista coloniale (SPADA=armi da fuoco, supremazia militare) (CROCE=affermazione del
potere religioso contro potere politico locale, cristianizzazione) (FAME=popoli locali
sottomessi, sfruttati, ridotti alla fame, decimati), ricerca di materie prime (oro, legno,
minerali), colonie come bacino minerario e di risorse
> colonialismo portoghese → 1415-1815, interessò Brasile, Guinea, Angola, Mozambico,
India occidentale, Timor, Macao e isole dell'Oceano Atlantico, colonialismo di spada e rapina
(soprattutto in Brasile), emigrazione nelle fazendas brasiliane

> primo colonialismo francese → 1608-1815, interessò Québec, regione dei Grandi Laghi,
pianure del Mississippi, Louisiana, Saint-Domingue nei Caraibi, Guyana francese, isolette
caraibiche, India occidentale, diverso da colonialismo spagnolo perché territori colonizzati
scarsamente popolati e non ricchi di risorse sfruttabili, insediamenti francesi furono scarsi e
lento sviluppo coloniale, solo nel ‘600 comincia sfruttamento piantagioni nei Caraibi e
commercio con coste dell’Africa occidentale (=nascita Compagnia Francese delle Indie
Orientali e commercio di schiavi)

> colonialismo olandese → 1619-1949, interessò attuale Indonesia, isole delle Piccole
Antille, New Amsterdam (insediamento nell'isola di Manhattan), colonialismo commerciale,
basato su sfruttamento piantagioni e delle risorse minerarie

> primo colonialismo inglese → 1607-1783, interessò Nord America orientale, Nuova Scozia,
Terranova, Terra di Rupert, Bahamas, Giamaica, Belize, molte isole delle Piccole Antille,
colonialismo fondato sulla rapina (corsari) e sugli insediamenti coloniali a scopo di
sfruttamento, poi Compagnie delle Indie si dedicarono al commercio di schiavi e di materie
prime, rivalità con Spagna, poi con Paesi Bassi e poi con Francia

2. secondo colonialismo 1800s-1950 “imperialismo”: corsa all’Africa, nascita imperi


coloniali (UK, Fra, Ger, Olanda, Spa, Port, Ita), sfruttamento minerario e delle materie
prime agricole più intensivo principalmente in Africa, caratterizzato dallo sviluppo del
capitalismo industriale in Europa, necessità di materie prime a prezzi vantaggiosi,
aprire nuovi mercati per rafforzare industria e commercio internazionale
- Prima fase fino a ww1 → sfruttamento con relativo controllo politico e istituzionale
- Seconda fase da dopo ww1 → sistematica colonizzazione economica, istituzionale e
culturale, colonie diventano territori d’oltremare
Sostituzione del protezionismo doganale con politiche di libero scambio contribuisce ad
accelerare processo di colonialismo, aka “imperialismo” → espansione mercati internazionali
e nuovo capitalismo finanziario, trovano complemento nelle politiche espansionistiche dei
paesi in via di industrializzazione + trasferimento nelle colonie delle tensioni sociali e
politiche create nelle società europee; “missione civilizzatrice”, scramble of Africa
> secondo colonialismo inglese → 1753-1956, prima potenza coloniale, interessò
Bechuanaland (Botswana), Rhodesia nord (Zambia), Uganda, Kenya, Somalia
settentrionale, Egitto, Sudan, Nigeria, Costa d'Oro, Sierra Leone, Gambia, Yemen, Kuwait,
Birmania, Papua, Brunei, molti arcipelaghi polinesiani

> secondo colonialismo francese → 1830-1962, interessò Algeria, Vietnam, Guiana


orientale, Senegal, Gabon, Tahiti, Reunion, Senegal, Marocco, Africa occidentale sahariana,
Mauritania, Costa d'Avorio, Congo Belga, Madagascar, Laos, Cambogia e Nuova Caledonia

> colonialismo tedesco → 1870-1918, interessò Camerun, Namibia, Togo, Tanzania, alcune
isole dell'Oceano Pacifico (Papua Nuova Guinea e Arcipelago di Bismarck)

> colonialismo belga → 1885-1962, una unica grande colonia, il Congo Belga (76 volte +
grande del Belgio stesso), impero nasce come proprietà privata assicurata dalle altre
potenze coloniali al re del Belgio Leopoldo II (è sovrano sia del belgio sia del congo): re
monopolio assoluto delle risorse del territorio (avorio e caucciù) e dei minerali del sottosuolo

> colonialismo italiano → 1869-1943, interessò Eritrea, Somalia, Libia, Etiopia

→ Colonialismo in Africa
- colonizzazione inizia dalle fasce costiere e dai delta dei grandi fiumi, rete di
insediamenti commerciali in concorrenza per sfruttamento delle materie prime e per
commercio degli schiavi, poi viaggi degli esploratori

Algeria colonia Fra dal 1847


Marocco lottò per liberarsi da pressione straniera, però diventa
doppio protettorato
Tunisia diventa protettorato francese nel 1881
Libia colonia Ita da 1912
Egitto protettorato UK
Africa australe scoperta di ricchi giacimenti d'oro e di diamanti =
arrivo in massa di immigrati inglesi, poi seconda guerra boera,
nasce Unione Sudafricana (riuniva colonia uk del Capo + territori
delle repubbliche Boere, poi diventa Repubblica Sudafricana)
Africa occidentale, UK (Gambia, Sierra Leone, Costa d’Oro,
Benin), Fra (Senegambia, Costa d'Avorio)
Africa equatoriale, Fra (Gabon), UK (Sierra Leone)
Esistevano ancora stati e regni non colonizzati: regni nel bacino del Congo, regni nella
regione dei Grandi Laghi, regno Batutsi, Ruanda e stato del Buganda

→ Conferenza di Berlino per regolare la spartizione 1884-1885


- 12 stati europei, impero ottomano e Stati Uniti
- intenzione esplicita della conferenza: ogni territorio sarebbe diventato dominio
effettivo della colonia che si era impossessata di esso

UK: usano compagnie minerarie per penetrazione → +


importante compagnia di Cecil Rhodes (De Beers Mining
Company), appoggiato da milizie private, azioni brutali contro
rivolte, sfruttamento, scopo di creare grande impero coloniale
da Egitto (ceduto da fra) fino al Capo, colonie di sfruttamento,
modello dell’indirect rule
Belgio: re Leopold II azioni brutali e sfruttamento del Libero
Stato del Congo, totale controllo e segregazione
Portogallo: totale controllo e segregazione, colonie rimangono
con economia arretrata a bassa industrializzazione
Fra: usano esercito per penetrazione, sogna impero dal
Senegal al Sudan, cede Egitto ottiene Marocco, colonie in cui
veniva incoraggiata emigrazione europea, modello
assimilazionista “assimilation”

- dopo fase di presa di possesso, c’è insediamento governativo, istituzionale e legale


→ non sempre pacifico, nell’ex regno del Mali e stati della Nigeria violenta
opposizione alla colonizzazione
- solo dopo ww1 comincia colonizzazione vera e propria con sfruttamento esteso delle
materie prime agricole e minerarie e l’insediamento stanziale di popolazioni
- 1920-1960: si consolida idea dei territori coloniali come economie di sfruttamento
delle risorse → monocolture di coltivazioni tropicali (caffè, cacao, caucciù),
piantagioni, miniere = non venne favorito sviluppo locale

Atrocità su larga scala, 3 casi limite (Congo belga e francese),


Africa Sudoccidentale tedesca (attuale Namibia) e Sudafrica
→ dopo ww2 cominciano primi movimenti di resistenza
anti-coloniale e di liberazione armata → spinta autonomista
porterà a liberazione e a decolonizzazione
Decolonizzazione
- lungo processo di decolonizzazione, suddiviso in tre ondate:
- prima ondata: da fine ‘700 e lungo i primi decenni dell’Ottocento: i paesi
America Latina
- seconda ondata: dopo 1945 fino 1957, nei paesi del Sud-Est asiatico e del
Nord Africa
- terza ondata: dal 1957 al 1974, per la quasi totalità dei paesi dell'Africa
sub-Sahariana e l’Algeria

1. decolonizzazione dell’America Latina (da fine 1700 e primi decenni ‘800)


- guerra di indipendenza americana (1776), Gran Bretagna riconosce gli Stati Uniti
d’America (1783), su un territorio molto più ridotto dell’attuale, anche se vi sarà
ancora guerra fino ai primi dell’Ottocento
- rivoluzione francese (e americana) spingono alla rivolta le colonie: Haiti (1791-1804),
guerra napoleonica in Spagna spinge colonie spagnole a cercare indipendenza
- i Libertadores, Simon Bolivar e Jose de San Martin
- varie guerre d’indipendenza, nascita dell’Impero del Messico. USA iniziano
espansione verso West, espellendo i nativi (guerre indiane). Guerra Messico-USA
(1846-48), conquista della California (che è stato messicano). Indipendenza del
Brasile (1821-22), nascita dell’impero brasiliano, indipendenza dell’Uruguay (1828)
- guerra Spagna-USA (1898) pone fine alla dominazione spagnola nelle Americhe
(Cuba e Porto Rico)

2. decolonizzazione del terzo mondo (1945-1957)


- Filippine (1946); India (1947) e poi la sanguinosa «partizione» tra India e Pakistan;
Birmania e Ceylon (1948); Indonesia (1949-50); Libia (1951-52) ed Egitto (1952);
guerra (di liberazione dai francesi) in Indocina (1946-54) - si formano Vietnam del
Nord e del Sud, Laos (1954), Cambogia (1954) - nel 1955 inizia guerra tra Vietnam
Nord vs Vietnam Sud; Malesia (1957) - diverrà Malaysia (1963), con Singapore
indipendente; Marocco (1956) e Tunisia (1957); inizia guerra (di liberazione) in
Algeria (1954-62)

3. decolonizzazione e indipendenza dell’Africa (indipendenza in 3 fasi)


- 1° pacifica e negoziata dal 1957 al 1960: Costa d'Oro (1957), Guinea (1958), si apre
strada a decolonizzazione dei possedimenti francesi, termina con indipendenza delle
ex-colonie (Senegal, Mali, Costa d’Avorio, Alto Volta, Dahomey, Niger, Mauritania,
Congo Brazzaville, Gabon, Madagascar) e dei due territori sotto tutela del Togo e del
Camerun, Algeria indipendenza nel 1962
- 2° spesso non pacifica (1960-1965), decolonizzazione possedimenti britannici
dell'Africa Occidentale (Nigeria, Sierra Leone, Gambia), Orientale (Tanganica, Kenya,
Uganda) e Centrale (Nyasaland e Rhodesia)
- 3° lunga e conflittuale, inizia 1965 con proclamazione unilaterale d'indipendenza
della minoranza bianca della Rhodesia Meridionale. Prosegue con guerre di
liberazione dal dominio portoghese (dove al potere era un regime autoritario), Porto
non voleva cedere indipendenza alle proprie colonie Angola e Mozambico: lunghe e
sanguinose guerre, "Rivoluzione dei garofani" a Lisbona nel 1974, provvisoria fine
alle guerre e concessa indipendenza (nel 1975) per Angola, Mozambico, Guinea
Bissau e Capo Verde, Sao Tomè e Principe, Timor Orientale

Dec. e sviluppo mancato


- durante ww2 avvennero profondi mutamenti politici:
- sudditi africani parteciparono alla guerra come soldati negli eserciti coloniali
contro regimi fascisti in Europa e in Asia
- 1941 Carta Atlantica da Churchill e Roosevelt (si enuncia diritto
all'autodeterminazione di tutti i popoli, ciò sancisce diritto di un popolo
sottoposto a dominazione straniera ad ottenere indipendenza e poter
scegliere autonomamente proprio regime politico)
- guerra porta a indebolimento sul piano politico delle grandi potenze europee
che avevano colonie in Africa
- ideali di libertà diffusi dagli europei dopo ww2 aumentano il malcontento delle
popolazioni africane verso dominazione coloniale
- anni ‘50 spinta autonomistica delle popolazioni delle colonie africane: popoli indigeni
reclamavano diritto di essere indipendenti e di decidere del proprio destino =
insurrezioni, movimenti di protesta, rivendicazioni politiche, economiche e sociali
- opposizione degli indigeni al colonialismo guidata da élite culturali e politiche
africane (formatesi nelle capitali europee e americane) + ceto medio indigeno
(professionisti, imprenditori e agricoltori che avevano accesso al mercato
delle esportazioni) + ceti popolari africani
- ribellione contro colonialismo guidata da partiti politici che si ispiravano ai
principi di un “socialismo africano”, lontano dalle ideologie socialiste
occidentali, infatti socialismo come rifiuto del sistema economico capitalistico
portato dai colonizzatori, a favore dei valori tradizionali africani (senso della
comunità, famiglia, dignità del lavoro agricolo)
- colonie divennero stati africani indipendenti, con strutture politiche ed economiche
governate da un ceto dirigente indigeno europeizzato, problemi:
- confini artificiali stabiliti durante spartizione → mancanza di omogeneità
etnica e politica nei nuovi stati, dentro confini di un paese compresi molte
etnie diverse tra loro = tensioni interne a carattere etnico
- problemi interni legati all’impostazione delle colonie come territori di
sfruttamento, sviluppo era stato ritardato → economia non sviluppata, debole,
basata sul modello di sfruttamento delle risorse agricole e minerarie,
destinate all'esportazione, utili di piantagioni, miniere e imprese industriali
vanno a una limitata élite di privilegiati = ostacoli al pieno sviluppo
dell'economia africana in ogni settore e raggiungimento di un dignitoso tenore
di vita per la popolazione
- forti disuguaglianze sociali → massa povera e analfabeta di contadini nelle
zone rurali poco sviluppate, che con sviluppo urbano emigrano nelle città e
divengono manodopera operaia malpagata alle dipendenze delle grandi
imprese: povertà, fame, malattie e sovraffollamento
- arretratezza economica → bassa scolarizzazione nella popolazione, porta
all'arretratezza tecnica ed industriale e a difficoltà ad organizzare economia
moderna
- molti paesi adottarono politiche economiche con forte intervento dello Stato per dare
avvio allo sviluppo economico, redistribuire risorse e guidare lo sviluppo sociale →
queste politiche stataliste e le irrealistiche politiche di industrializzazione portarono
presto all'indebitamento pubblico
- = conflitti armati, rivolte, colpi di stato, con interventi anche non richiesti delle
potenze europee per “riportare l'ordine”, ma era un modo per gli europei di
garantire l'approvvigionamento di materie prime
- nel 1973 molti paesi videro peggiorare loro situazione economica e sociale,
con stagnazione del reddito, alti livelli di povertà, indebitamento pubblico ed
estero
- anni ‘80: Programmi di Aggiustamento Strutturale (Banca Mondiale) → riforme
economiche per stabilizzazione economica, liberalizzazione (economica, dei prezzi e
dei cambi), politiche di contenimento della spesa pubblica
- effetti disastrosi: povertà stagnante o in aumento, disuguaglianza in aumento,
scarsissima ripresa economica con pochissima base industriale,
privatizzazioni inefficaci = aumento debito pubblico ed estero di molti paesi,
che hanno dovuto rinegoziare il debito, pena la bancarotta
- 1996 istituito tavolo di negoziazione per gli Highly Indebted Poor Countries, iniziativa
che ha coinvolto 39 paesi debitori: paesi potevano aderire purché adottassero nuovo
tipo di piano di aggiustamento basato sul Documento Strategico di Riduzione della
Povertà (Poverty Reduction Strategy Paper, PRSP) → PRSP diventato strumento di
intervento principale per combattere povertà e ridurre debito
- tema della conditionality → esborso e pianificazione degli aiuti allo sviluppo
condizionati dall’adozione di politiche stabilite nel PRSP e approvate
dall’International Monetary Fund, Banca Mondiale e i paesi donatori

Sviluppo come modernizzazione


- convinzione è che: progresso sempre positivo e lineare, quindi una società moderna
è una società sviluppata e vice versa = idea della modernizzazione come sviluppo
- pensiero del 900: sviluppo e modernizzazione vanno di pari passo → sviluppo
industriale e progresso tecnologico motori fondamentali dello sviluppo economico e
sociale (es: USA e URSS)
- con indipendenza colonie problema del loro sviluppo: far partire economia,
infrastrutture, istituzioni, arretratezza industriale, analfabetismo
- dopo ww2, nei paesi sviluppati nasce dibattito sullo sviluppo dei paesi del terzo
mondo, affermando che per svilupparsi, i paesi del 3 devono fare come loro e
modernizzarsi → questo approccio è funzionale all’economia dei paesi ricchi, infatti
le loro economie si sono sviluppate perché si sono modernizzate, quindi se paesi 3
seguissero quel modello, si integrerebbero meglio con economie dei paesi già
sviluppati
- modernizzazione → insieme di processi di cambiamento su larga scala che
colpisce la società, mutandone le strutture, organizzazione sociale e alterna
in modo irreversibile stili di vita tradizionali, cultura, relazioni sociali, modelli
comportamentali e organizzazione della società
- M. caratterizzata da innovazione e cambiamento radicale e continuo
- per modernizzarsi un paese deve: superare valori tradizionali e vecchie
strutture di relazione e organizzazione sociale, aderire a mentalità e criteri di
comportamento moderni in senso economico, sociale, istituzionale e
culturale, credere nel progresso che viene dallo sviluppo tecnologico e
scientifico e che quindi porta progresso economico
- M. si può favorire nell’economia dei paesi arretrati con:
- sviluppo sistema industriale che applichi conquiste tecnologiche e ne
favorisca diffusione e ulteriore sviluppo
- abbandono agricoltura a favore di industria e servizi
- progressiva sostituzione della forza-lavoro manuale e animale con quella
meccanica
- divisione del lavoro che rifletta gerarchia di competenze specialistiche
acquisite durante processi di istruzione
- più esteso consumo e commercializzazione di beni e servizi
- M. ha dimensione sociale: porta cambiamenti nella demografia, a processi migratori
che danno vita a fenomeni di urbanizzazione, che altro non è che una conseguenza
dell’industrializzazione. Questo fenomeno di concentrazione urbana genera pluralità
culturale e società più eterogenee
- M. porta con se dinamiche demografiche naturali da situazione stagnante
(attraverso transizione demografica) a forte crescita che porta un calo della
natalità
- Problemi M.:
- anonimia e solitudine → perdita senso di comunità tradizionale
- mercato del lavoro dinamico ma instabile → rischi disoccupazione
- povertà urbana, alienazione, criminalità diffusa
- Teoria della modernizzazione:
- fattore trainante modernizzazione → società arretrate cercano di emulare
società “riuscite”
- idea darwinista di fondo e idea di superiorità del modello occidentale di
origine europea: europei sono più moderni perché sono più avanti, e questo
ha permesso loro di svilupparsi e farli diventare più ricchi, quindi se paesi
arretrati vogliono svilupparsi, devono diventare come i paesi sviluppati e
adottarne gli stessi modelli di sviluppo
- critica post coloniale: quest’idea cela nuovo colonialismo → P avanzati
aiutano P 3 a diventare come loro, ma li tengono sotto, perché tanto P
avanzati saranno sempre più avanti
> Rostow
- Rostow economista e sociologo statunitense, convinto anticomunista e grande fede
nell’efficacia del capitalismo e libero mercato → teorizzato idea dello sviluppo
economico come modernizzazione, “Teoria degli stadi dello sviluppo economico”
- teoria con impostazione storicistica e positivistica, afferma che
modernizzazione economica avviene attraverso 5 stadi, lineari e di durata
variabile, quindi anche teoria strutturalista dello sviluppo (ossia sviluppo
comporta trasformazione strutturale dell’economia)
secondo R.:
- settori avanzati tirano quelli più arretrati (diversamente da quanto postulato dalla
teoria della crescita uniforme in tutti i settori proposta da economisti marxisti e in
disaccordo anche con i teorici della crescita bilanciata)
- paese può avere bisogno di dipendere da esportazione di alcune materie prime per
finanziare sviluppo di settori manifatturieri che non abbiano ancora raggiunto
competitività
- sì ok concedere un certo grado di controllo dello stato sullo sviluppo interno

5 stadi:
1. società tradizionale di partenza → agricoltura predominante, no conoscenza
scientifica empirica, ma credenze diffuse in divinità e spiriti, equivalenza tra consumo
della popolazione e risorse cioè assenza di commercio (riprendendo Malthus),
epidemie e carestie con effetti devastanti, società in un circolo vizioso e destinata a
restare indietro, cambiamento può venire solo da esterno o da shock esogeni.
Critica: non tiene conto dei diversi tipi di società tradizionali
2. precondizioni per decollo industriale → periodo di cambiamento in cui si
accumulano capitali (economici e sociali), si formano capacità imprenditoriali,
creazione sistema di istruzione generalizzato, nascita sistema di commercio e di
transazioni per scambio di beni prodotti e dei servizi (leggi), incrementi produttività
agricola ma economia ancora agraria, diffusione istituzioni creditizie (ricorda quello
che avviene nella fase agraria avanzata e poi quella mercantile di Maddison)
3. decollo industriale (processo di crescita, inizialmente, deve essere guidato da un
numero limitato di settori) → in un breve periodo di tempo trasformazione
permanente del sistema economico, processo permanente, livello produttivo molto
più elevato rispetto a quello di partenza, anche se limitato da poche tecnologie
disponibili, industria diventa settore guida dell’economia (al posto dell’agricoltura) →
fase che attraversò UK con RI
4. maturità → stadio della diversificazione, industria si estende a tutto il paese,
industria dominante nell’economia, diffusione di innovazioni che favoriscono nascita
di nuovi settori, aumenta reddito pro capite grazie ad aumento del reddito da lavoro,
migliora distribuzione
5. società della produzione e dei consumi di massa → produzione su larga scala,
sempre più standardizzata per abbassare costi di produzione e allargare mercato,
spesa per consumo aumenta, consumi diventano di massa, fase boom economico
Critiche:
- far coincidere progresso economico con sistema di sviluppo lineare per stadi
- non vengono presi in considerazione paesi, come Russia zarista, che hanno avuto
“falsa partenza”, modello Rostow vale per UK, Ger, Fra
- riguarda principalmente paesi grandi, molto popolosi, con risorse naturali
- sviluppo non sempre lineare, in certi paesi diversi stadi coesistono

> teoria della dipendenza


- principale critica all’idea dello sviluppo come modernizzazione, contributi da studiosi
delle scienze sociali
- TdD postula che il mondo avanzato (capitalistico) si è sviluppato perché paesi ricchi
e sviluppati del centro hanno sfruttato risorse dai paesi poveri della periferia, al fine di
sostenere proprio sviluppo economico e rimanere ricchi, mentre paesi dominati sono
rimasti arretrati e sottosviluppati
- TdD critica alla teoria della modernizzazione secondo la quale sviluppo come
successione di stadi grazie a industrializzazione, urbanizzazione e modernizzazione;
TdD dice che questo è potuto accadere perché certi paesi sfruttavano colonie che
sono quindi diventate dipendenti dalle economie sviluppate
→ teorici della dipendenza hanno invocato rivoluzione sociale per provocare
cambiamenti nelle disparità economiche
- TdD nasce da intellettuali come l’argentino Prebisch, come reazione alle teorie
liberali del libero scambio negli anni ‘50
- Prebisch mise in discussione idea che economia coloniale e commercio
internazionali siano stati utili per sviluppo economico, dice che i paesi non
sono sottosviluppati, ma piuttosto sviluppati male, a causa del commercio
internazionale che rafforzava questo percorso di cattivo sviluppo
- secondo Prebisch paesi 3 mondo trascinati in uno stato di dipendenza da
paesi 1 mondo, diventando produttori di materie prime per sviluppo
dell’industria manifatturiera nel 1 mondo
- prezzi delle materie prime tendono a ridursi rispetto ai prezzi dei manufatti,
penalizzando economie dei paesi produttori in via di sviluppo = scambio
ineguale
- soluzioni proposte da Prebisch e altri teorici della dipendenza:
- promuovere industria manifatturiera interna dei paesi del 3 mondo in modo
che possano produrre propri prodotti e non solo esportare materie prime
- limitare importazioni di merci di lusso e dei manufatti che possono essere
prodotti all’interno del paese, si riduce flusso di capitale e di risorse che
fluiscono all’esterno
- proibire investimenti esteri in modo che aziende ed individui stranieri non
posseggano proprietà che prelevano risorse del paese
- nazionalizzare industrie vitali per mantenere profitti all’interno del paese
- critiche:
- industrie di proprietà statale generano un più alto tasso di corruzione delle
aziende private e i manager nominati dai politici sono tendenzialmente meno
efficienti
- manca concorrenza impedendo importazioni dall’esterno
- dipendenza è vista come una scusa, e viene affermato che le economie
potrebbero comunque svilupparsi autonomamente

> Teoria dei “sistemi-mondo”


- teoria di Wallerstein, ha un'impostazione più radicale e separata della teoria della
dipendenza
- concettualizzazione più articolata dell’idea che l’economia si è sviluppata a partire da
centri dominanti con periferie da questi dipendenti - col tempo, centri dell’economia
mondiale si sono spostati e nuove periferie sono nate, a questi funzionali

Approccio macroeconomico alla crescita economica


- indipendenza colonie, problema del loro sviluppo, governi adottano modelli di
sviluppo basati su intervento statale che puntino alla crescita economica
- approccio macroeconomico alla gestione dell’economia è tipicamente keynesiano:
interventi dello stato dal lato della domanda (spesa pubblica) con politiche fiscali,
monetarie ed industriali che favoriscano lato dell’offerta → politiche keynesiane e di
industrializzazione funzionano nei paesi occidentali post ww2 = ruolo attivo dello
stato nello sviluppo
- per aiutare paesi in via di sviluppo promosse politiche stataliste di aumento spesa
pubblica (sanità, istruzione, spesa sociale, industria pubblica, infrastrutture…) e
promozione e protezione dell’industria privata nazionale, imposizione tariffe su
importazioni, penalizzando settore agricolo a favore dell’industria
- post ww2 molti modelli di crescita di diverso tipo, caratteristica comune: si basano su
analisi keynesiana di investimento e risparmi
> modello di Harrod e Domar
- più semplice modello di crescita, risultato diretto della proiezione dell’analisi
keynesiana a breve termine nel lungo periodo
- modello inizialmente sviluppato da Harrod per analizzare ciclo economico di breve
periodo, e far tornare economia sulla strada di crescita, poi adattato da Domar per
spiegare crescita economica nel lungo periodo
- secondo mHD, 3 tipi di crescita: crescita garantita, effettiva e naturale
- tasso di crescita garantito: tasso di crescita al quale l’economia si espande
costantemente, senza né “esplodere” né entrando in recessione
- crescita effettiva: è l’aumento reale del tasso di crescita annuale del prodotto
o reddito (PIL) di un paese all'anno
- crescita naturale è crescita che un'economia richiederebbe per mantenere la
piena occupazione
- modello si basa su molte ipotesi che non è detto siano sempre verificate, es: niente
garantisce che economia cresca in modo bilanciato, offerta di lavoro è esogena;
crescita effettiva e garantita non è detto che coincidano

1. investimento è variabile centrale della crescita stabile e svolge duplice ruolo: genera
reddito e crea capacità produttiva (+ capitale e nuove macchine più produttive)
- crescita dipende da quantità di lavoro e capitale → + investimenti portano
accumulazione di capitale → con + capitale si ha + prodotto e quindi +
reddito = crescita economica
- capitale, che si accumula con investimento, è quindi altro fattore cruciale della
crescita economica. Si ha crescita costante grazie all’adeguamento
dell’offerta attraverso l’aumento del capitale
2. aumento della capacità derivante dagli investimenti può comportare aumento della
produzione o maggiore disoccupazione a seconda del comportamento del reddito
- modello applicato a paesi meno sviluppati, dove manodopera è tanta ma non
capitale fisico, si osserva rallentamento sviluppo economico: investimenti
generano nuovo capitale, investimenti proporzionali ai risparmi (I=S), però nei
paesi meno sviluppati redditi non abbastanza alti da consentire sufficienti
tassi di risparmio, di conseguenza basso accumulo di capitale fisico
attraverso investimenti
- modello implica che crescita economica dipenda da politiche che facciano
aumentare investimenti, aumentando risparmio e utilizzando questi
investimenti in modo più efficiente grazie al progresso tecnologico. Secondo
mHD, economia va aiuta con appropriate politiche economiche, perché non
va da sola verso piena occupazione e tassi di crescita stabili
3. condizioni relative al comportamento del reddito possono essere espresse in termini
di tassi di crescita, effettiva, garantita e naturale: solo l'uguaglianza tra i tre tassi di
crescita può garantire la piena occupazione del lavoro e il pieno utilizzo del capitale
- se conosciamo costante (k), propensione al risparmio (s) e tasso di
deprezzamento del capitale δ possiamo calcolare saggio di crescita garantito
di un paese
4. queste condizioni, tuttavia, portano solo ad una crescita stazionaria. Il tasso di
crescita effettivo potrebbe essere diverso dal tasso di crescita garantito, Harrod
analizzato situazioni in cui condizioni non soddisfatte, problema stato definito di
instabilità della crescita → equilibrio instabile e se si è fuori dai valori di equilibrio
nulla garantisce che sistema converga (equilibrio della lama di coltello: o si sta sul filo
del coltello oppure si cade)

- mHD è un modello e non una strategia di crescita, ma venne utilizzato come modello
prescrittivo per economie dei paesi in via di sviluppo
- mHD dice che tasso di crescita del PIL = quota risparmio diviso per rapporto tra
capitale e prodotto, quindi tasso di crescita in un’economia può essere aumentato
aumentando livello di risparmio o riducendo rapporto capitale/prodotto
- nei paesi meno sviluppati (tanta offerta di lavoro, poco capitale fisico),
aumentare investimenti genera crescita economica che fa aumentare livello di
reddito nazionale. Redditi più alti permetteranno a più persone di risparmiare
→ ipotesi cruciale: che risparmi si traducano in investimenti
Limiti e problemi
- non è facile aumentare rapporto di risparmio nei paesi a basso reddito → reddito
extra guadagnato spesso speso per aumentare consumi piuttosto che per
risparmiare
- mancanza solido sistema finanziario in paesi in via di sviluppo
- difficile ottenere in paesi 3 guadagni di efficienza che riducano rapporto
capitale/prodotto
- investimenti statali in ricerca e sviluppo spesso sotto finanziati
- accumulazione capitale aumenta se economia cresce in modo dinamico
- piena occupazione non è realistica e metterebbe in moto meccanismi inflattivi
- !!! risparmi e investimenti sono condizione necessaria ma non sufficiente per
accelerare il tasso di crescita economica !!!
- mHD vede sviluppo economico e crescita economica come la stessa cosa: crescita
economica condizione (necessaria ma non sufficiente) dello sviluppo; i poveri paesi
dovrebbero prendere a prestito per finanziare l’investimento nel capitale per
innescare il processo di crescita: problemi nella restituzione e indebitamento

- nonostante critiche a mHD, ancora oggi usato da economisti delle istituzioni


finanziarie internazionali per calcolare livello di investimenti necessario per ottenere
un certo tasso di crescita “obiettivo”: calcolano “deficit di finanziamento” tra gli
investimenti richiesti e risorse disponibili, colmando deficit (gap) con aiuti esteri.
Modello del gap finanziario ha due semplici previsioni: aiuti diventeranno
investimenti, relazione tra crescita e investimenti è lineare → dati respingono queste
due previsioni, esistono 2 gap
- gap tra risparmio e investimenti nell’economia
- gap tra esportazioni e importazioni

> teoria della grande spinta


- dopo ww2 nuovi modelli di crescita e sviluppo da applicare ai paesi in via di sviluppo,
cosa doveva favorire crescita? → crescita doveva essere sbilanciata (a favore di 1o+
settori) o bilanciata?
- TGS formulata da Paul Rosenstein-Rodan nel 1943; teoria del “big push” → alla
base idea che decisione delle imprese di investire sul proprio apparato industriale o
meno dipendesse dalla loro aspettativa di quello che faranno altre imprese, e quindi
da come sarà il mercato = mercato oligopolistico, condizioni affinchè 1o+ imprese
facciano grosso investimento
- TGS rileva, per paesi sottosviluppati, la necessità di ingenti investimenti per
intraprendere percorso di sviluppo economico per uscire da loro stato di arretratezza
→ investimento graduale è uno spreco di risorse, bisogna investire massicciamente
in un’industria o settore
- secondo Rosenstein-Rodan bisognerebbe creare e trattare l’industria come un’unica
grande entità, e non come tante piccole imprese separate, in questo modo
pianificando un gruppo di industrie insieme, in base ai loro prodotti marginali sociali, il
tasso di crescita dell'economia è maggiore di quanto sarebbe stato altrimenti
- è anche necessario investimento iniziale consistente in capitale fisico, sociale
e infrastrutture
- modello di RR presuppone vasto programma di industrializzazione, infatti nei mercati
piccoli dei paesi in via di sviluppo, la modernizzazione e aumento dell’efficienza di
una singola industria non hanno impatto su economia nel suo insieme, necessario
sviluppare contemporaneamente gran numero di imprese. Tutto ciò deve essere
sostenuto da enormi investimenti, che superano i mezzi del settore privato, e quindi
necessità dell’intervento statale, che è fondamentale per gli investimenti in capitale
sociale
Problemi
- teoria poco applicabile per via dell’enorme sforzo richiesto ai paesi sottosviluppati
- trascura importanza dei metodi di produzione nel sostegno alla formazione di
capitale e all’industrializzazione → non basta parlare di investimento (come Harrod e
Domar), ma bisogna vedere in cosa si investe
- nei paesi sottosviluppati c’è carenza di risorse e capitale necessario per fornire
grande spinta per un rapido sviluppo
- difficoltà nell’esecuzione e implementazione di grandi programmi di
industrializzazione
- poca capacità di assorbimento dell’offerta di prodotti = mercati, cieè domanda
interna, non sviluppati
- marginalizzazione del settore agricolo, anche in paese dove rimane fondamentale in
termini di input e output
- inesattezza storica: negli ultimi 2 secoli nessun paese ha avuto sviluppo grazie a
massicci programmi di industrializzazione, economie avanzate in crescita non si
sviluppano semplicemente facendo investimenti su larga scala nel capitale sociale

> teoria della crescita Sbilanciata


- crescita sbilanciata concetto proposto da Hirschman
- secondo Hirschman, paesi sottosviluppati caratteristiche comuni, che portano a
risorse scarse o infrastrutture inadeguate per sfruttare risorse: bassi livelli di reddito pro
capite, crescita lenta, grande disparità di reddito e povertà diffusa, bassi livelli di produttività, forte
dipendenza dall’agricoltura, struttura industriale arretrata, alta quota di consumi e bassi risparmi, alti
tassi di crescita della popolazione, alta disoccupazione e sottoccupazione, arretratezza tecnologica e
dualismo (co-esistenza di settori tradizionali e moderni)
- secondo Hirschman squilibrio deliberato dell’economia miglior modo per favorirne
sviluppo duraturo, infatti compito delle politiche di sviluppo è mantenere tensione,
sporporzioni e squilibri tra i settori in modo che nessuno ne soffra, ma ci siano
incentivi a crescere
- percorso di crescita squilibrata 3 fasi:
1. complementarietà → aumento produzione in un bene o servizio fa
aumentare domanda per altro bene o servizio = comporta a importazione o
maggiore produzione nazionale del secondo bene
2. investimenti indotti → complementarietà fa sì che investimenti in un settore
incoraggino investimenti in altri settori
3. economie esterne → nuovi progetti di investimento che si appropriano di
economie esterne
- strategia di crescita sbilanciata varia a seconda che servizi pubblici e capitale sociale
(SPCS) siano carenti o in eccesso; in entrambi i casi sinergia positiva tra SPCS e
attività produttive dirette (APD), e obiettivo principale dell’economia ottenere
aumento della produzione di APD
- Hirschman introduce concetto di backward and forward linkages: collegamento in
avanti creato quando investimento in un progetto incoraggia investimento nelle fasi
successive della produzione; collegamento all’indietro creato quando progetto
incoraggia investimento in strutture che consentano successo del progetto
- problema: economie sottosviluppate principalmente agricole, ma agricoltura,
soprattutto negli stadi arretrati, ha pochi collegamenti, quindi manca
interdipendenza
- Hirschman dice che schema della crescita sbilanciata dipende dai collegamenti tra
settori, quindi migliore strategia è industrializzazione indotta, perché crea
collegamenti in avanti e a ritroso

> teoria della crescita Bilanciata


- teoria crescita bilanciata introdotta da economista Ragnar Nurkse, ipotizza che
governo di qualsiasi paese sottosviluppato debba effettuare contemporaneamente
grandi investimenti in più settori per ampliare dimensioni del mercato, aumentare
produttività e fornire incentivo al settore privato per investire
- Nurkse idea di dover raggiungere crescita bilanciata sia nel settore industriale e
agricolo, in modo che il settore manifatturiero fornisca mercato per i prodotti agricoli
che a sua volta fornisce materie prime necessarie per sviluppo e crescita del settore
industriale → circolo virtuoso
- espandere dimensioni del mercato fondamentale per aumentare incentivo a investire
- Nurkse sottolinea che teoria keynesiana non dovrebbe essere applicata ai paesi
sottosviluppati perché non hanno problema di scarsità di domanda effettiva, ma
problema di vero potere d’acquisto a causa dei bassi livelli di produttività
- importanza della produttività come principale fattore determinante della
dimensione del mercato: aumento produttività aumenta flusso di beni e servizi
nell’economia, conseguentemente aumenta consumo → economie sottosviluppate
dovrebbero puntare ad aumentare livelli di produttività in tutti i settori dell’economia,
in particolar modo nell’agricoltura e industria
Critiche (principalmente Hirschman)
- paesi sottosviluppati scarseggiano di manodopera qualificata e tecnologia, quindi
irrealistico pensare che quei paesi possano intraprendere investimenti su larga scala
in molte industrie contemporaneamente
- teoria della crescita bilanciata implica creazione di una nuova economia industriale
moderna e autosufficiente, che si posa su economia tradizionale stagnante e
autosufficiente = no trasformazione, ma situazione con doppia economia dove i due
settori economici separati coesistono in un solo paese, differendo nei livelli di
sviluppo, tecnologia e tipologie di domanda = disuguaglianze nel paese

Lewis - teoria dello sviluppo economico


- the theory of economic growth (1955): teoria dalle ampie prospettive, capace di
comprendere molteplici aspetti, non solo economici, dello sviluppo di un paese -
teoria definisce caratteristiche, prerequisiti e dinamiche dello sviluppo di
un’economia, partendo da un modello teorico macroeconomico
- teoria di Lewis, che è un modello, spiega come favorire sviluppo industriale e
trasferimento di forza lavoro sotto-occupata dal settore agricolo a quello industriale,
ossia migrazione rurale-urbana indotta da industrializzazione
- modello di Lewis, economia formata da 2 settori, infatti chiamato sviluppo dualistico:
settore agricolo tradizionale convive con settore industriale moderno
- teoria di Lewis anche annoverata tra le teorie strutturaliste perché prevede che
sviluppo avvenga tramite cambiamento strutturale dell’economia: da agricola a
industriale
- Lewis critica impostazione degli economisti che presuppongono che sia in agricoltura
sia in industria il lavoro viene impiegato fino al punto in cui il suo prodotto marginale
è massimo; Lewis considera, come ipotesi di partenza, il salario come il prodotto
totale per lavoratore, cioè prodotto medio
- secondo Lewis vale la legge dei rendimenti decrescenti: all’aumentare dell’impiego di
fattori la produttività diminuisce, pertanto, prodotto totale del settore agricolo
aumenta all’aumentare del lavoro impiegato in modo meno
che proporzionale, per via dei rendimenti decrescenti, fino a
raggiungere un massimo. All’aumentare ulteriore del lavoro,
prodotto totale non aumenta più → al livello massimo quindi il
prodotto marginale di un coltivatore aggiuntivo è nullo per via
della legge dei rendimenti decrescenti
- settore agricolo caratterizzato da abbondante forza
lavoro, scarsissima produttività e salari “impliciti” molto
bassi, si dice che è caratterizzato da processi di
produzione intensivi di lavoro
- secondo Lewis, settore manifatturiero utilizza lavoro e capitale e assume i fattori in
modo ottimale, ossia fino al punto in cui il loro prodotto marginale è massimo =
settore industriale segue uno schema capitalistico
- quindi settore agricolo perde progressivamente forza lavoro allo svilupparsi del
settore industriale, aka meccanismo della crescita, → col tempo, nel settore
agricolo dimuirà prodotto totale e aumenterà salario agricolo, settore industriale
invece vede aumentare prodotto totale, occupando sempre più forza lavoro ad un
salario che gradualmente scenderà fino ad eguagliare il salario agricolo → risultato
che in equilibrio salario agricolo = salario nel manifatturiero, prodotto marginale del
lavoro agricolo = prodotto marginale del lavoro manifatturiero e non si hanno ulteriori
allargamenti del settore manifatturiero
- imprese capitalistiche del settore industriale hanno notevoli profitti, il capitale
investito è altamente remunerativo ed è per questo che viene reinvestito → si
avrà crescita finché c’è eccesso di manodopera e processo di accumulazione
degli investimenti e dei profitti procede nel settore industriale
- esistenza del surplus di lavoro è all’origine dell’accumulazione di capitale nel
settore moderno in quanto profitti non vengono influenzati da aumento della
quota salariale e surplus agricolo medio nel settore tradizionale viene
indirizzato verso settore moderno favorendone l’arricchimento di capitale
- per Lewis, investimenti motore dello sviluppo economico (come Harrod-Domar),
e quindi risparmi sono fondamentali (come Keynes), ma nel contesto dei paesi meno
sviluppati
- anche progresso tecnologico importante, perché favorisce aumento produttività
sia nel settore moderno che in quello tradizionale, in questo
modo libera più lavoro possibile per il trasferimento verso il
settore industriale

E è equilibrio “capitalistico”, corrisponde al prodotto marginale


massimo e al livello di produzione ottimale.
D corrisponde ad un livello di “disoccupazione nascosta”, ossia
inferiore a quello ottimale.
Forza lavoro EB è sotto occupata, prodotto medio minore del prodotto
marginale ottimale

Critiche
- modello presuppone che tutti i profitti realizzati dalle imprese industriale saranno
reinvestiti, il che non accade sempre
- reinvestimento avviene sotto forma di maggiore capitale fisso, ma se il capitale è
labor-saving, la domanda di lavoro diminuisce invece che aumentare
- modello presuppone ci sia eccedenza di manodopera nel settore agricolo che può
facilmente passare al settore manifatturiero, questo non sempre vero
- livelli di salari potrebbero non essere sempre corretti, ad esempio attraverso attività
sindacale si potrebbe verificare aumento salari, e quindi diminuzione dei profitti

Modello di Harris-Todaro
- nel 1970 Harris e Todaro cercarono di dare una spiegazione della migrazione
rurale-urbana anche in assenza della condizione di salario di equilibrio uguale tra i
settori agricolo e industriale (partendo dalla teoria dello sviluppo economico di Lewis)
- ipotesi principale: decisione sulla migrazione si basa su differenziali di reddito attesi
tra aree rurali e urbane piuttosto che su differenziali salariali effettivi → migrazione da
aree rurali a urbane può essere economicamente razionale anche se reddito urbano
atteso supera reddito rurale e migrazione può avvenire anche se la domanda
effettiva di lavoro in aree urbane non garantisce occupazione
- schema di partenza di Harris-Todaro stesso di Lewis: economia sottosviluppata
dualistica con settore agricolo tradizionale predominante, dove offerta di lavoro
praticamente illimitata, settore industriale moderno, verso cui forza lavoro si
trasferisce, rendendo possibile sviluppo; nel settore industriale produttività garantisce
salario maggiore rispetto a salario agricolo e in questo modo forza lavoro agricola in
eccesso (surplus) può trovare impiego nel settore industriale. Come nel modello di
Lewis, anche in quello di Harris-Todaro, allo svilupparsi del settore industriale e con
aumento della sua forza lavoro, i salari dei 2 settori si eguagliano, in quanto
produttività e salari in agricoltura aumenteranno mentre scenderanno prod e salari
nel manifatturiero
- nella realtà, salario industriale e agricolo non sono uguali, ed è improbabile che
prevalga unico tasso salariale perché una quota della FL può rimanere in agricoltura
(che non necessariamente diventa capitalistica), e salario industriale solitamente è
fissato a un minimo sotto il quale potrebbe non scendere, minimo che comunque è
superiore al salario agricolo implicito

- HT partono da situazione in cui lavoratori si muovono liberamente tra campagna


(settore rurale-agricolo) e città (settore urbano-industriale), situazione di salario
competitivo e capitalistico = persone si distribuirebbero in modo che salario tra i 2
settori sia uguale → salario di equilibrio teoretico
- però secondo HT, salario nel settore industriale non si stabilisce così e salario
di equilibrio è solo un valore teorico e non si verifica nella realtà
- a sto point, secondo HT, scatta un meccanismo per il quale lavoratori agricoli si
trasferiranno comunque in città anche se sanno che potranno trovare impiego solo
con una certa probabilità
- modello HT spiega perché, anche se non c’è certezza di trovare lavoro in città,
lavoratore agricolo sarà incentivato a lasciare settore agricolo fino a che il suo salario
urbano atteso sarà maggiore del suo salario agricolo effettivo
- migrazione rurale urbana crea disoccupazione, induce crescita del settore informale
(lavori in nero), ma comunque è un comportamento economicamente razionale e
massimizza utilità nel contesto del modello HT, che è uno schema utile a spiegare il
fenomeno della migrazione urbana nei paesi in via di sviluppo, anche quando questa
migrazione non risulta in aumento dell’occupazione nel settore urbano formale
Solow e Swan - teoria della crescita
- anni 50-60 attenzione degli economisti e studiosi verso tema della crescita
economica, si abbandona focus sullo sviluppo
- modello economico di crescita economica di lungo periodo, definito a partire da una
serie di ipotesi di impostazione neoclassica; vuole spiegare crescita economica di
lungo periodo osservando accumulazione di capitale, crescita della forza lavoro e
aumento della produttività, data dal progresso tecnologico
- modello Solow-Swan può essere considerato estensione del modello di
Harrod-Domar, che include nuovo termine: crescita della produttività
- modello di Solow e Swan assume che capitale e lavoro abbiano rendimenti
decrescenti: capitale si accumula attraverso investimento, che dipende dai risparmi
(keynesianamente parlando), ma lo stock è soggetto ad obsolescenza. Per far
aumentare stock bisogna aggiungere capitale nuovo in modo da sostituire quello che
si è deprezzato. A parità di lavoro, più capitale genera maggiore output →
investimento fa quindi aumentare rapporto tra capitale e lavoro. Tuttavia, a causa dei
rendimenti decrescenti del capitale, prodotto totale aumenta in modo meno che
proporzionale, quindi prodotto per unità di lavoro e capitale per unità di lavoro
raggiungeranno un livello in cui non aumenteranno più, investimento annuale sarà
appena sufficiente a sostituire il capitale obsoleto → aka stato stazionario
- produttività (prodotto per unità di lavoro) può aumentare grazie al progresso
tecnologico, quindi se progresso tecnologico è continuo, produttività continuerà ad
aumentare, e se aumenta a tasso costante, anche il prodotto per lavoratore
aumenterà a un tasso costante (stazionario)
→ in questo modello si ha: crescita (aggregata) aumentando investimento o
attraverso progresso tecnologico
- in questo modello il progresso tecnologico, che determina produttività del capitale,
considerato esogeno (vale a dire che non dipende dai livelli delle variabili del
modello), ed è uguale per tutti, quindi teoricamente il tasso di crescita che ne deriva
è uguale per tutti
- importante predizione del modello: convergenza condizionale → idea che paesi
poveri crescano più velocemente e raggiungano paesi ricchi, purché abbiano tassi
d’investimento, e di risparmio, simili e abbiano accesso alla stessa tecnologia
- infatti, nel modello SS paesi poveri hanno rendimento più elevato su
investimento a causa del minore stock e quindi hanno più alti rendimenti
iniziali del capitale. Di conseguenza, capitale per lavoratore e prodotto per
lavoratore mercato finanziario globale dovrebbero convergere allo stesso
livello in tutti i paesi
- critica: capitale finanziario non è confluito nei paesi con meno capitale per
lavoratore
- secondo modello SS, crescita del prodotto spiegata secondo due fattori:
accumulazione di capitale e aumento della forza lavoro, però prodotto cresce più
di quanto non crescano capitale e lavoro → crescita del prodotto non spiegata dai
due fattori precedenti, si chiama residuo di Solow = aumento esogeno, ossia non
spiegato, della produttività totale dei fattori (TFP) presi nel loro complesso in un certo
periodo di tempo
- aumento TFP spesso attribuito a progresso tecnologico, ma comunque
attribuibile a qualsiasi miglioramento permanente della produttività (es:
migliori pratiche di gestione nel settore privato o pubblico dell’economia)
Critiche
- modello SS non spiega perché produttività sia inferiore nei paesi poveri
- ipotesi della convergenza non è stata verificata, se non da pochi studi, però
introdotto concetto di convergenza condizionale
- es: Giappone e altri paesi poveri, si è verificato un aumento dei tassi di
risparmio ed è avvenuta quella convergenza di redditi previsti dal modello SS
- assenza fattore “attività imprenditoriale” → non bastano risparmio e non basta che
questi si traducano in investimenti
- assenza istituzioni
- non spiega come o perché accade progresso tecnologico

Teorie della crescita endogena


- teoria di SS non spiega perché si ha crescita economica, è stato quindi introdotto
concetto di “capitale umano” per spiegare produttività del fattore lavoro, che è data
da: conoscenza, competenze e grado di qualificazione
- capitale umano di ciascun lavoratore si accumula in proporzione all’investimento, se
capitale umano si accumula, anche valutazione dei rendimenti marginali e di scala
dei fattori cambia
- caratteristiche dei modelli di crescita endogena
- fattori continuano ad avere rendimenti marginali decrescenti
- rendimenti di scala sono costanti o crescenti
- avvengono effetti di ricaduta (spillover)
- rendimenti marginali del capitale sono costanti e a livello aggregato non
tendono a zero
- da un pdv delle imprese, rendimenti sono decrescenti, mentre a livello
aggregato sono costanti
- viene spiegato che si possono avere rendimenti di scala crescenti, dovuti a: cluster,
spillover, accumulazione di capitale umano attraverso il “fare imparando” (learning by
doing), concorrenza imperfetta, nella quale rientrano motivi di mercato e
regolamentazione (brevetti), varietà e diverse qualità dei beni
- se crescita è endogena, politiche che favoriscono ricerca e accumulazione di capitale
umano influenzano economia nel lungo periodo
- due approcci seguiti nelle teorie di crescita endogena

> modelli di concorrenza IMPERFETTA


- idea che mercati siano imperfetti, e questo di per sé può essere fattore che genera
rendimenti di scala crescenti, fondamentale per avere crescita
- importanza delle attività di Ricerca&Sviluppo, che sono rischiose perché innovatore
di successo ottiene monopolio, ossia dà luogo a rendimenti di scala crescenti
- attività di R&S sono incentivo all’innovazione e fonte principale del progresso
tecnologico
- teorie sulla concorrenza imperfetta che enfatizzano accumulazione di capitale, che
può essere tangibile (riproducibile e che ha rendimenti di scala non decrescenti a
livello aggregato), o intangibile (es: conoscenza, know-how, brevetti e innovazioni)
- differenze tra paesi nelle politiche portano a differenze permanenti nei tassi di
crescita del prodotto pro-capite
- modelli basati su adozione di nuove tecnologie, poiché adozione di una specifica
tecnologia piuttosto che un’altra è un’accumulazione di capitale intangibile

> modelli di concorrenza PERFETTA


- idea che mercati siano perfetti, senza frizioni, e quindi ci sia concorrenza perfetta, e
che le differenze tra paesi nei tassi di crescita siano dovute da diverse politiche
economiche
- teorie su concorrenza perfetta enfatizzano accumulazione di capitale fisico e umano,
ruolo dell’istruzione e ricerca, da cui si generano rendimenti di scala crescenti
Critiche
- non tengono conto di fatti che hanno caratterizzato sviluppo economico nella storia,
es: evoluzione della distribuzione del reddito mondiale
- enormi differenze nei tassi di crescita del prodotto tra paesi, tali differenza non sono
permanenti, e anzi, paesi poveri crescono allo stesso tasso di quelli ricchi, non più
velocemente → solo alcuni paesi poveri crescono più velocemente, ma forse non è
dovuto a rendimenti di scala crescenti in condizioni di concorrenza perfetta
- non si spiegano esempi di paesi “miracoli dello sviluppo” come Cina e Corea del Sud
Aiuti allo sviluppo
- fino da subito dopo inizio processo di decolonizzazione, affermato concetti di aiuti
allo sviluppo = finanziamenti esterni (esteri) che favoriscono crescita economica e
sviluppo
- Marshall Plan, primo grande programma di aiuti allo sviluppo da USA a paesi alleati
- modello di riferimento quello di Harrod-Domar, secondo i quali economia cresce se ci
sono investimenti, che sono per definizione aumento dello stock di capitale
- investimento è variabile centrale della crescita stabile e svolge duplice ruolo:
genera reddito e crea capacità produttiva
- questo approccio allo sviluppo enfatizza la crescita: se economia si espande,
paese di svilupperà
- se risparmio necessario per ottenere certo tasso di crescita non fosse
sufficiente, si può calcolare gap da colmare tra risparmio nazionale e
finanziamenti necessari → si colma con aiuti allo sviluppo (però non sono
sufficienti, bisogna avere condizioni endogene: imprenditorialità, mercato,
contesto economico e infrastrutturale favorevole…
- aiuti allo sviluppo possono essere sotto forma di prestiti, ossia debito estero per
paesi riceventi → idea che una volta che paese cresce, sia in grado di restituire
debito
- teoria dello sviluppo di Lewis, adottata come base per politiche di industrializzazione
e urbanizzazione, per favorire sviluppo industriale in economie dualistiche (settore
agricolo arretrato e settore industriale da favorire) → investimento nel settore
industriale aveva stessa radice: risparmio nazionale da colma con finanziamenti
esteri
- modello di Harris e Todaro, sottolineato danni prodotti da migrazione urbana e da
urbanizzazione causata dal potenziale sviluppo dell’industria, che spesso ha favorito
solo crescita di attività urbane informali, con povertà e disoccupazione urbana
- requisiti per sviluppo di economia di mercato minimamente funzionante: presenza di
incentivi individuali, logiche di mercato, e giuridiche definite, prezzi di equilibrio tra
domanda e offerta, assenza di economie di baratto o scambio

- World Bank, organizzazione multilaterale creata nel 1944 insieme al Fondo


Monetario Internazionale durante la Conferenza di Bretton Woods
- scopo di fornire prestiti a paesi membri finalizzati a sviluppo e ricostruzione
- problema con paesi 3 mondo: enorme crescita del debito pubblico
- anni ‘80 politiche di aggiustamento strutturale (SAP), poi Poverty Strategy Reduction
Papers (PSRP)
- UNICEF affermò che SAP della WB responsabili della riduzione dei livelli di
salute, nutrizionali ed educativi per decine di milioni di bambini in Asia,
America Latina e Africa

- aiuti allo sviluppo, aiuti finanziari, bilaterali (da un paese all’altro) o multilaterali (da un
paese, a organizzazione internazionale es WB o agenzie UN, che poi li
distribuiscono tra i paesi in via di sviluppo)
- ODA (Official Development Assistance) è una componente degli aiuti e trasferimenti
esteri effettuati dai governi e viene monitorata dal Development Assistance
Committee (DAC), che è stato creato nel 1969 e comprende i 34 maggiori paesi
donatori di aiuti
- finanziamenti esteri (che possono essere: aiuti militari, umanitari, ai fini dello
sviluppo), per rientrare nell’ODA, devono essere governativi, avere come obiettivo
quello di promuovere lo sviluppo (quindi non aiuti militari o umanitari), essere sotto
forma di prestiti concessionari e con donazione minima del 25%
- aiuti allo sviluppo come: finanziamenti a progetti o programmi, assistenza tecnica,
sector-wide approaches, aiuti alimentari

Cooperazione internazionale allo sviluppo


- cooperazione allo sviluppo forma di collaborazione tra stati, e tra stati e OI, cui
obiettivo è lo sviluppo del sistema globale
- strumenti della coop int: aiuti e assistenza allo sviluppo
- coop int avviene tramite OI
- OI governative e multilaterali
- economiche (finanziarie) → gestiscono ed erogano fondi sotto forma
di donazioni e prestiti
- non economiche → fanno assistenza allo sviluppo (principalmente
fanno capo a UN)
- non governative (organizzazioni di volontariato o private) ONG → org
indipendenti dai governi e da loro politiche, circa 3.7 milioni nel mondo,
(caritatevoli, legate ai servizi o partecipative), aka org del 3 settore/no
profit/org della società civile/attori non statali - problema accesso ai fondi
pubblici destinati allo sviluppo - critiche: faccia pulita degli aiuti allo sviluppo,
nuova forma di neo-colonialismo e neo-liberalismo economico
- ONG internazionali, no-profit, es: Amnesty international, oxfam, save the children,
action aid, medici senza frontiere, green peace…
- Ita ha agenzia per coop allo sviluppo, fa capo al Ministero degli Affari Esteri
ONG internazionali in Ita: devono ottenere riconoscimento da Ministero degli Affari
esteri

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