Psicologa Esperta in
Neuropsicologia
Il concetto di Riserva
A partire dalla fine degli anni ’80 numerosi studi hanno infatti dimostrato
come i cambiamenti patologici nella demenza di Alzheimer non producano
necessariamente manifestazioni cliniche. La non diretta relazione fra il grado di
severità del danno cerebrale – sia esso acquisito, o dovuto all’invecchiamento,
o all’insorgenza della patologia degenerativa – e le sue manifestazioni
cliniche, ha portato a proporre e a adottare la nozione di riserva.
La riserva cerebrale o «soglia» indica la quantità del danno che il cervello può
accumulare prima di tradursi in espressione clinica. Questo modello presuppone
l'esistenza di un limite fisso che, una volta raggiunto, inevitabilmente annuncia la
comparsa delle manifestazioni cliniche. Una sorta di resilienza del nostro cervello.
Il primo studio in cui si utilizzò il termine di «riserva», risale a Katzman et
al. (1988). Gli autori, esaminando post-mortem il cervello di 137 anziani,
hanno trovato che c'erano alcuni individui con una discrepanza tra i danni
patologici presenti e la loro manifestazione clinica.
Si notò che individui senza manifestazione clinica avevano un cervello più
pesante e una più grande quantità di neuroni. Questo risultato ha portato gli autori
a proporre che l’assenza di manifestazione clinica poteva essere dovuta a una
maggiore «riserva» grazie alle dimensioni del cervello e alla maggior presenza di
neuroni. Quindi individui con una circonferenza cranica più larga, un volume
cerebrale più ampio, una più forte densità sinaptica manifestano più tardi i deficit
associati ai processi degenerativi rispetto ad individui con valori inferiori rispetto
ai suddetti indicatori, grazie a un substrato neurale sufficiente per supportare un
funzionamento non patologico.
La riserva cognitiva fa riferimento a differenze di natura qualitativa rispetto
a come l’individuo gestisce le sue risorse. Si tratta dell’abilità del cervello
di improvvisare e trovare modi alternativi per completare un lavoro. La sua
capacità di compensare i danni per poter funzionare in modo adeguato. Due
individui a parità di riserva cerebrale possono infatti distinguersi nel modo
di reagire ai danni cerebrali. In altre parole, se due individui hanno una
medesima quantità di riserva cerebrale, l’individuo con più riserva cognitiva
può tollerare delle lesioni più estese prima che appaia un disturbo clinico
rispetto all’altro individuo.
Molta di questa riserva cognitiva è influenzata da fattori ambientali che possono
essere sviluppati e ampliati nel corso della vita.
Gli aspetti che influenzano la nostra riserva cognitiva sono:
- LIVELLO DI SCOLARITA'
- LA SOCIALITA'
- STILE DI VITA
- ATTIVITA’ FISICA
Cosa succede nel cervello a livello anatomico?
E' possibile osservare nell’età senile alcune turbe comportamentali, tra cui le più
frequenti sono rappresentate da alterazioni del ritmo sonno-veglia, labilità emotiva e
tendenza alla depressione. Contrariamente a quanto comunemente si pensa, la durata
totale del sonno nel corso delle 24 ore si modifica di poco: gli anziani dichiarano di
dormire poco durante la notte, ma in genere compensano con alcuni sonnellini durante
il giorno.
Si modifica invece più sostanzialmente la struttura del sonno, con riduzione e
frammentazione del sonno REM.
Aspetto motorio
ORECCHIO
Sotto il profilo funzionale si osserva:
- una ridotta sensibilità alle alte frequenze
- una ridotta percezione acustica (specie in presenza di rumore di fondo: effetto
“cocktail party”)
- una ridotta capacità di localizzazione dei suoni
- si manifestano inoltre disturbi posturali ed insicurezza ed instabilità specie nei
movimenti al buio.
OCCHIO
Sotto il profilo funzionale:
- la lacrimazione si riduce,
- la pressione endo-oculare aumenta
- la elasticità del cristallino diminuisce
- la percezione dei colori può essere alterata
- difficoltà di adattamento nel passaggio da ambienti luminosi ad ambienti bui
- ridotta discriminazione visuo-spaziale
Queste alterazioni morfologiche e funzionali favoriscono la comparsa di
tipiche patologie quali presbiopia, glaucoma, cataratta e degenerazione
maculare.
CUTE
- Le cellule del sistema immunitario agiscono in modo più lento. Queste cellule
identificano e distruggono le sostanze estranee come i batteri, altri microbi
infettanti e probabilmente le cellule tumorali.
- Alcune infezioni, come la polmonite e l’influenza, sono più comuni tra gli
anziani e provocano la morte con maggiore frequenza
- Con il rallentamento del sistema immunitario, le malattie autoimmuni diventano
meno comuni.
- I sintomi di allergia possono diventare meno gravi.
L'immaginazione
egocentrismo
labilità emotiva
ferita narcisistica
Lutti
“Nido Vuoto”
Riduzione dell’autonomia
Isolamento
Ristrettezze finanziarie
La relazione con i nipoti
http://www.bluemax.me/2019/07/26/video-del-giorno-sposami/
LA MEMORIA
La memoria è la capacità degli esseri viventi di ricordare
ciò che si è appreso
PROCESSO DI MEMORIZZAZIONE
Il ricordo dell'olfatto e del gusto sono i due più evidenti ignorati dalla
memoria sensoriale
2. MEMORIA A BREVE TERMINE
- MBT verbale
PROCEDURALE O IMPLICITA
Si manifesta in modo automatico, senza necessità di un
laborioso richiamo (camminare, ballare, andare in bici,
MEMORIA A LUNGO sciare..)
TERMINE
DICHIARATIVA O ESPLICITA
Necessita di uno sforzo attentivo per essere evocata
SEMANTICA
Conoscenza delle parole e dei concetti. I significati.
Le informazioni sul mondo, le nostre conoscenze.
La memoria del sapere.
EPISODICA
Conoscenza di fatti o eventi cui si è partecipato. Eventi
specifici (consente di rispondere a domande del tipo:
“qual'è l'ultimo film che hai visto al cinema?” “Cosa hai
fatto ieri sera”?)
Memoria Autobiografica
Si è riscontrato che gli anziani ricordino con maggior vigore episodi del
passato, soprattutto in età adolescenziale, piuttosto che episodi recenti.
Il ricordare con più facilità episodi accaduti quando avevano tra i 10 e i
30 anni, viene definito reminiscence bump. Tale aspetto è condizionato
dalla buona capacità di memorizzazione che si aveva quando era
avvenuto l’evento, in un momento, quindi, in cui il sistema cognitivo
era al massimo della sua efficienza.
La variabile significativa che stimola i ricordi è il fatto che fino all’età
adulta la vita è caratterizzata da eventi importanti e positivi in termini
di sviluppo sociale, relazionale e lavorativo, stimolando la
memorizzazione di determinati ricordi.
1. LO STRESS, LA STANCHEZZA
➢ Calo poco significativo nella capacità della MBT: Gli studi hanno dimostrato che
la riduzione è strettamente legata al tipo di compito proposto: laddove si richiede
una ricerca attiva in memoria (compiti di rievocazione) le prestazioni sono
sicuramente peggiori rispetto ai compiti di riconoscimento. Ciò ha indotto alcuni
autori a pensare che le difficoltà amnestiche dell’anziano si situino a livello di
recupero dell’informazione e non di codifica. Numerose sono le variabili che
possono influire sulle prestazioni mnestiche: il livello di istruzione, il tipo di
professione, lo stile di vita, l’esercizio relativo a quella funzione, il tipo di compito
(artificiale oppure legato a situazioni di vita quotidiana), il contenuto del compito.
➢La WM presenta un funzionamento peggiore (Craik et al., 1990).
➢ La MLT per eventi vicini peggiora (m. episodica), la MLT per eventi lontani è
preservata;
(A .Mazzucchi)
L'attenzione è quella funzione che permette di indirizzare la maggior parte
dell'energia che ci permette di elaborare l'informazione verso un solo
stimolo. In questo modo si evita di disperdere energia per analizzare
materiale non rilevante, e si migliora l'elaborazione del materiale di
interesse. Sappiamo bene tutti, per esperienza personale, che non è
sempre facile mantenere a lungo l’attenzione su qualcosa; che ciò
diventa tanto più difficile quanto più numerosi sono gli stimoli, ma
anche quando gli stimoli sono poco attraenti e interessanti.
L’attenzione su uno stimolo ha comunque sempre una durata limitata
(circa 20 minuti) e, man mano che si invecchia, questo tempo di
concentrazione si abbrevia fisiologicamente e diventa sempre più
difficile filtrare gli stimoli quindi si diventa più “distraibili”.
L'attenzione può essere:
- Sostituzione
- Stereotipi
LA PERSONALITA'
« Faber est suae quisque fortunae »
http://labi.psy.unipd.it/sites/default/files/Vademecum
%20buone%20prassi%20invecchiamento%20LAB-I.pdf
<<Non occorre alcuna abilità per invecchiare, ma
occorre abilità per saperla affrontare>>.
“Ci sono alcune cose che dovremmo ricordarci di fare quando la vita ci porta
anche solo per un attimo dinanzi ad una persona con demenza: guardarla
negli occhi con tenerezza, tenerla vicina, darle la mano, sorriderle,
sondare...ma non la memoria cronologica, la memoria dei fatti, dei nomi e dei
numeri, che angoscia e lacera il cuore, ma la memoria vissuta, la memoria
involontaria, la memoria emozionale, dalla quale rinascono i ricordi, le
schegge dei ricordi, che hanno dato un senso alla vita, alla propria vita e a
quella degli altri...”
Cortometraggio
Ti ho incontrata domani
Di Marco Toscani
https://www.youtube.com/watch?v=vwzoE6RKGrQ
Maurice Ravel, pianista e compositore francese, autore del famosissimo
"Boléro", sviluppo una forma di demenza precoce. I primi sintomi
comparvero a 52 anni e colpirono principalmente il linguaggio ma Maurice
continuò ancora per anni a comporre e suonare. Le ultime opere risalgono al
1933, 6 anni dopo l'esordio dell'afasia.
Di lui scrisse l'amico Igor Stravinsky "I suoi ultimi anni furono crudeli, perché
stava gradualmente perdendo la memoria e alcune delle sue capacità di
coordinamento e ne era del tutto consapevole."
IL PAZIENTE HM
Esistono varie classificazioni delle demenze: in base alla sede della lesione
Corticali/Sottocorticali
Demenze primarie/secondarie
https://www.youtube.com/watch?v=pk4SWqYJXMg
ALZHEIMER
La Malattia di Alzheimer rappresenta la metà circa di tutti i casi di demenza ed è
seguita, come frequenza, dalla demenza vascolare (VD).
La scoperta della malattia di Alzheimer, risale all’inizio del 1900 quando il dr. Alois
Alzheimer e il dr. Gaetano Perusini descrissero per la prima volta il caso di una
donna, Auguste D., ricoverata a Francoforte presso un ospedale psichiatrico per una
sindrome in cui a disturbi di tipo psichiatrico si associava un quadro di demenza. Alla
morte della signora l’autopsia evidenziò delle particolari alterazioni nel cervello, mai
osservate in precedenza (i medici le definiscono “placche amiloidi” e “gomitoli
neurofibrillari”).
Perusini morì durante la Prima Guerra Mondiale dopo aver descritto, insieme ad
Alzheimer, altri casi simili a quelli di Auguste D; da allora una malattia senza nome,
ovvero inserita nell’ambito delle demenze, cominciò ad essere chiamata dapprima
malattia di Alzheimer-Perusini, in seguito più semplicemente malattia di Alzheimer.
Le caratteristiche della signora erano: una forte gelosia verso il marito,
persecuzione, allucinazioni uditive, perdita della memoria e disorientamento
nello spazio.
26 NOVEMBRE 1901
Sintomi cognitivi
• difficoltà ad imparare cose nuove
• difficoltà di memoria, soprattutto per episodi recenti
• disorientamento temporale (confondere i giorni della settimana)
• disorientamento spaziale (perdersi fuori casa)
• anomia (difficoltà nel reperimento delle parole)
• difficoltà nell’eseguire compiti complessi
Sintomi non cognitivi
• ansia e depressione,
●
negazione di malattia
• apatia, abulia (mancanza di volontà)
• irritabilità
●
deliri (generalmente di tipo persecutorio)
Deficit funzionali
• necessità di supervisione o minimo aiuto nel vestirsi e nell’igiene
personale
• difficoltà nello svolgimento delle attività lavorative e nella vita
sociale
• difficoltà nelle attività domestiche (es. far funzionare gli
elettrodomestici)