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L’invecchiamento è un processo graduale e continuo di mutazione naturale che

inizia nella prima età adulta. Durante i primi anni della mezza età, molte funzioni
corporee cominciano un declino graduale.
Non si diventa vecchi o anziani a un’età specifica. Tradizionalmente, l’inizio della
vecchiaia è stato associato all’età di 65 anni, ma la motivazione ha base storica,
non biologica.
Le persone anziane hanno tendenzialmente capacità rigenerative limitate e sono
più sensibili a disagi, sindromi, lesioni e malattie in genere rispetto agli adulti più
giovani. Questo può accadere soprattutto ad un anziano fragile. L’anziano fragile e’
una persona che viene definita a rischio e a cui viene associato il concetto di
fragilità: dunque si tratta di una persona di età avanzata che presenta più
patologie croniche, che ha uno stato di salute generale instabile e,
frequentemente, anche disabilità e/o difficoltà di tipo socio-economico e
socio-ambientale.
La fragilità è una sindrome fisiologica caratterizzata da ridotta riserva funzionale e
da una ridotta resistenza agli stress, causata da un declino progressivo dei
meccanismi fisiologici, con conseguente progressiva instabilità clinica.

La fragilità può essere:

● Sociale, secondaria a difficoltà legate al contorno familiare e sociale


● Biologica, secondaria a condizioni biologiche e psichiche

La fragilità sociale è spesso correlata ad una condizione di povertà o comunque


ad una carenza di risorse economiche o materiali, che può comportare anche
l’esclusione da benefici e servizi. La fragilità biologica è invece una fragilità
organica, che richiede un supporto assistenziale medico ed infermieristico.

Le malattie più comuni nell’anziano sono: diabete, osteoporosi, artrosi,


insufficienza venosa cronica, trombosi, arteriosclerosi, demenza, depressione,
malattia di Alzheimer.

Si definisce “demenza” una sindrome clinica caratterizzata da difficoltà di


memoria, disturbi del linguaggio, modificazioni psicologiche e comportamentali e
talora sintomi psichiatrici, difficoltà di vario grado nell’esecuzione delle attività
quotidiane.

● Progrediscono in modo tale che le persone non riescono più a svolgere le


attività e diventano completamente dipendenti dagli altri.
● Il medico basa la diagnosi sui sintomi e sui riscontri dell’esame obiettivo e
sugli esami dello stato mentale.
● Il trattamento si concentra sul mantenimento della funzione mentale il più
a lungo possibile e sul sostegno fornito quando i pazienti peggiorano.

La demenza si manifesta essenzialmente nelle persone di età superiore ai 65 anni.


La demenza, in particolare il comportamento distruttivo che spesso la
accompagna, è la causa di ricovero in case di riposo per più del 50% dei casi.

● La demenza inizia solitamente gradualmente e non ha un punto di


inizio definito.
La demenza interessa il 20% della popolazione sopra gli 80 anni.

La malattia di Alzheimer è una perdita progressiva della funzione mentale,


caratterizzata dalla degenerazione del tessuto cerebrale, con perdita di cellule
nervose, accumulo di una proteina anomala la beta-amiloide e sviluppo di intrecci
neurofibrillari. La manifestazione iniziale più frequente di malattia di Alzheimer è

● Perdita di memoria a breve termine ( primo stadio)


Altri deficit cognitivi tendono a coinvolgere molteplici funzioni, compresi i
seguenti:
● Ragionamento deteriorato, difficoltà nella gestione di attività
complesse e scarsa capacità di giudizio (p. es., prendere decisioni
finanziarie scarse) (secondo stadio)
● Disfunzione del linguaggio (p. es., difficoltà a pensare parole comuni,
errori di pronuncia e/o di scrittura) (terzo stadio)
● Disfunzione visuospaziale (p. es., incapacità di riconoscere volti o
oggetti comuni)(terzo stadio)

La malattia di Alzheimer progredisce gradualmente ma può esservi una fase di


stabilizzazione per lunghi periodi di tempo. Sono frequenti disturbi
comportamentali (p. es., vagabondaggio, agitazione, urla, idee di persecuzione).
Le cause della malattia di Alzheimer non sono note, ma il fattore genetico svolge
un ruolo importante: circa il 5-15% dei casi ha carattere ereditario. Si presenta di
più nel sesso femminile.

Per “depressione” si intende un disturbo psichico caratterizzato da abbassamento


del tono dell’umore, perdita di interesse e di piacere nelle attività (anedonia),
scarsa cura di sé, perdita di speranza per il futuro, pensieri tristi che possono talora
giungere fino a desideri di morte. La depressione nell’anziano può essere
accompagnata da sintomi d’ansia, che appaiono molto simili a quelli della
depressione, sia rispetto ai sintomi somatici, come la tachicardia e le palpitazioni,
sia in relazione al vissuto di preoccupazione per la propria salute. All’origine della
depressione senile ci possono essere diverse cause. il disturbo può essere
provocato dal senso di solitudine e dalla lontananza dai propri cari, o anche un
lutto improvviso può portare a una forte instabilità emotiva. A questa età avviene,
inoltre, la fase del pensionamento, che rappresenta un cambiamento importante
nella vita di un individuo, che può essere vissuto come una perdita del proprio
ruolo all’interno della società e del proprio prestigio, oltre a imporre un
riadattamento e un cambiamento delle proprie routine.

Per affrontare i problemi del paziente fragile, l’approccio deve essere


multidisciplinare e deve prevedere un tipo di intervento globale definito
bio–psico-sociale. L'UVG realizza l'integrazione tra sfera sociale e sanitaria sia nella
fase di valutazione dell'anziano sia in quella di programmazione del piano
d'intervento individuale connesso ai bisogni rilevati. È un'equipe di professionisti
composta dal medico geriatra, dall'infermiere professionale, dal responsabile
dell'assistenza sanitaria territoriale o suo delegato, dall'assistente sociale, da un
medico fisiatra e eventualmente dal medico di base o da altri specialisti qualora si
ritenga necessaria la presenza.

-attua la valutazione multidimensionale,


-appronta un piano di interventi socio-sanitari coordinato e personalizzato;
-individua e attiva le risorse umane e i servizi più appropriati;
-programmazione e controllo di qualità delle cure sanitarie.
Questa equipe ha il compito di valutare l'anziano e il suo contesto socio-familiare
e di elaborare un piano terapeutico assistenziale completo e individualizzato, deve
cioè essere in grado di calibrare il tipo di intervento più idoneo sul soggetto
anziano o invalido nel rispetto dei bisogni espressi e rilevati. La richiesta può
essere fatta dal diretto interessato, dalla sua famiglia, dal suo medico curante.

il Caregiver: un familiare che occupa un ruolo informale di cura, supporto e di


vicinanza e che è partecipe dell'esperienza di malattia del malato e che si
impegna nelle attività quotidiane di cura della persona. Può usufruire della legge
104, che consiste nel poter avere dei permessi dal lavoro per aiutare il familiare.

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