Anche se al momento non esiste una cura efficace, sono state proposte diverse
strategie terapeutiche per tentare di influenzare clinicamente il decorso della
malattia di Alzheimer. È inoltre opportuno integrare interventi psicosociali,
cognitivi e comportamentali, che hanno dimostrato effetti positivi, sinergicamente
all'uso dei presidi farmacologici, nel rallentamento dell'evoluzione dei sintomi e
nella qualità della vita dei pazienti e dei caregiver. In primo luogo, basandosi sul
fatto che nell'Alzheimer si ha diminuzione dei livelli di acetilcolina, un'ipotesi
terapeutica è stata quella di provare a ripristinarne i livelli fisiologici. Gli agonisti
colinergici invece avrebbero effetti sistemici e produrrebbero troppi effetti
collaterali, e non sono quindi utilizzabili. Si possono invece usare gli inibitori
della colinesterasi, l'enzima che catabolizza l'acetilcolina: inibendo tale enzima, si
aumenta la quantità di acetilcolina presente nello spazio intersinaptico. Le forme
di trattamento non-farmacologico consistono prevalentemente in interventi
comportamentali, di supporto psicosociale e di training cognitivo.
LA PROGNOSI
Le fasi iniziali della malattia di Alzheimer sono difficili
da diagnosticare. Una diagnosi definitiva è posta
solitamente una volta che si verifica una significativa
compromissione cognitiva e una percepibile riduzione di
capacità di svolgere le attività della vita quotidiana,
anche se la persona è ancora in grado di gestirsi
autonomamente.