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propria casa
− picture sign”: la televisione come “ vissuto concreto” con cui il paziente
si misura ed interagisce
•Fenomeno del “sundowning”: caratterizzato dal peggioramento della
sintomatologia al tramontare del sole e comunque in tutte le situazioni di
passaggio da una buona illuminazione ambientale ad una illuminazione
scarsa. E’ legato ad alterata percezione ambientale che provoca aumento
della confusione fino a generare illusioni e allucinazioni.
•Vagabondaggio (wandering): è il continuo girovagare senza meta tipico dei
malati di AD. Questi pazienti camminano per moltissime ore, anche per
l’intera giornata, incredibilmente senza mostrare mai segni di stanchezza.
In istituto, se vi sono reparti appositamente allestiti per ospitare pazienti
con demenza, sono predisposti ampi spazi privi di ostacoli e pericoli che
permettano al paziente di girovagare agevolmente. Non si conoscono le
cause del wandering, ma questo comportamento, se permesso in spazi
protetti, non è pericoloso né nocivo. Questi comportamenti possono anche
essere interpretati come una modalità di autostimolazione fisiologica.
Potrebbero, inoltre, avere la valenza di occupazione o di scarica dell’ansia.
VAGABONDAGGIO: COSA FARE
Per le persone con demenza è spesso difficile vestirsi, a causa della perdita
di memoria (ad es. non ricordano in che ordine indossare gli indumenti) e
di problemi fisici (ad es. difficoltà a maneggiare i bottoni). Talvolta, per
l'assenza di motivazione, perdono interesse a vestirsi bene o addirittura si
rifiutano di cambiare i loro indumenti. Questo atteggiamento può
amareggiare il familiare, tanto più quando il malato era una persona che
teneva al proprio aspetto esteriore. Inoltre, è probabile che ci voglia sempre
più tempo per aiutarlo a vestirsi e questo può interferire con i nostri
impegni quotidiani.
Come aiutare il malato a vestirsi
Ambienti ben illuminati, colori tenui alle pareti, mobili e oggetti di colore
contrastante, spazi organizzati in modo semplice; cartelli ed effetti
personali che facilitino l’orientamento, luci notturne, togliere gli specchi,
evitare televisore e radio. Evitare luoghi o stanze disordinate affollate e
rumorose; eliminare le fonti di pericolo, semplificare al massimo
l’ambiente e la disposizione degli oggetti (inclusa la tavola in cui si
mangia), svitare o ridurre al minimo i cambiamenti (cambiare
disposizione ai mobili oppure ai quadri può comportare problemi; lo
spostamento del letto, ad esempio, può favorire la comparsa di
incontinenza poiché il paziente non riesce a trovare la via per il bagno).
Eliminare le chiavi dalle porte, utilizzare fornelli a gas con sistemi
automatici di controllo.
APPROCCIO COMPORTAMENTALE
comportamento?
Conseguenze: il risultato del comportamento sia sul malato sia
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la competenza emotiva
la competenza a comunicare
la competenza a parlare
la competenza a contrattare
la competenza a decidere
La competenza a comunicare si esprime anche con il paraverbale e non
verbale.
La competenza a parlare, cioè a produrre e scambiare parole,
indipendentemente dal loro significato.
La competenza emotiva, cioè provare emozioni, riconoscere quelle
dell’interlocutore e a condividerle.
La competenza a contrattare e a decidere sulle attività della vita
quotidiana. Si pensi ai comportamenti ‘oppositivi’, cioè la persona che non
vuole mangiare, non vuole alzarsi dal letto, non vuole lavarsi, ecc.
Certo questi comportamenti sono disturbanti, tuttavia sono l’estrema
manifestazione della competenza a contrattare di una persona che
purtroppo non può decidere più nulla.
●
La competenza a decidere anche in presenza di deficit cognitivi. I
comportamenti oppositivi, di chiusura relazionale e di isolamento
possono essere letti come espressioni estreme di questa ridotta
competenza di libertà decisionale”.
Mediante l’Approccio capacitante si impara ad accompagnare gli ospiti nel loro
mondo, a riconoscere le loro competenze, a ascoltare la loro voce interiore
(voice). Questa consuetudine all’ascolto della voice, ha trasformato
lentamente ma radicalmente il nostro approccio: prima era
prevalentemente tecnico – sanitario, poi si è progressivamente indirizzato
verso l’ascolto della parola e l'osservazione dei messaggi corporei degli
ospiti. i.
In sintesi, gli obiettivi dell’Approccio capacitante sono:
- che l’anziano con demenza possa parlare, così come può e che si senta
ascoltato;
- che si senta riconosciuto come persona, come interlocutore valido;
- che si possa realizzare una Convivenza sufficientemente felice tra i
parlanti nel qui e ora della conversazione.
“Il ricorso agli interventi capacitanti significa, in pratica, porsi in
un atteggiamento sperimentale: cercare di evitare le parole che
producono risultati sfavorevoli (chiusura della
conversazione,segni di disagio) e scegliere, invece, le parole che
producono risultati favorevoli (il proseguimento della
conversazione, una Convivenza sufficientemente felice)”
Vigorelli, 2015
APPROCCIO CENTRATO SULLA PERSONA (PCC)
Tom Kitwood
PCC = V + I + P + S
V = valorizzazione della persona con demenza
I = tenere conto della sua “individualità”
P = “prospettiva” della persona con demenza
S = ambiente sociale “supportivo” ed inclusivo
L’obiettivo verso cui verte la PCC è di riconoscere le persone affette da
demenza nella loro umanità e globalità, dove l’assistenza riguardi la
PERSONA e non la sua malattia.
Se enfatizziamo meno la funzione cognitiva e ci concentriamo sulla
persona intera, riusciremo a vedere la possibilità di una gamma di
relativi stati di benessere anche in una persona con demenza.
La cura si basa sulla relazione. Attraverso la relazione viene
supportata la personhood.
Kitwood propone la sua concezione di demenza come risultato
dell’interazione di 5 elementi:
Demenza = NI+H+B+P+SP (T. Kitwood, 1997; D. Brooker, 2007).
• Danno neurologico (Neurological Impairment), che può essere dato da
alterazione della struttura cerebrale o della funzione cerebrale. Sono
presenti problemi di memoria, di linguaggio e di comprensione, di
eseguire le attività di vita quotidiana…
• Salute fisica (Helth and physical fitness), è importante prestare
attenzione al benessere fisico di una persona con demenza.
• Biografia (Biography or life history), la storia di vita di ciascun
individuo è la struttura iniziale della personalità.
Personalità (Personhood); definita come “una posizione o grado che è
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Moyra Jones, terapista occupazionale canadese, alla fine degli anni Novanta
partendo dalla propria esperienza personale e professionale ha creato e
promosso il Metodo Gentlecare per la cura delle persone con demenza.
La metodologia “Gentlecare” ha lo scopo di promuovere il benessere del
malato, ottimizzando il suo stato funzionale e consentendo una buona
qualità di vita rispetto al declino causato dalla demenza. Questo modello
aiuta i caregivers a sviluppare strategie che migliorano i disturbi
comportamentali ed eliminano lo stress, offrendo sostegno ai malati e a chi
si prende cura di loro.
L’approccio protesico, termine coniato dalla stessa Jones, riguarda
qualsiasi intervento che tenta di compensare il deterioramento cognitivo
del malato di demenza attraverso l’adattamento dell’ambiente non solo
fisico, ma anche interpersonale, per ridurre le conseguenze della sua
inabilità e per dare il massimo supporto alle capacità ancora presenti.
Il personale e i famigliari devono:
• identificare gli elementi di stress nell’ambiente del malato (e della
famiglia) e sviluppare metodi e programmi efficaci e creativi per
rendere la vita di questi pazienti più confortevole
• capire chiaramente i processi e le implicazioni cliniche delle demenze
• Integrare attività quotidiane con programmi utili e stimolanti che
sfruttano le residue capacità del malato per sviluppare schemi
assistenziali efficaci.
•Suggerire tecniche di comunicazione.
La formula Gentlecare
Adattamento ambiente
domestico per persone con demenza
che vivono a casa
Stimolazione cognititva
Training cognitivi
ROT
La riabilitazione cognitiva
Facciamo chiarezza....
gusti e passioni della persona. Per far questo è utile confrontarsi con la
famiglia in modo da conoscere più a fondo gli interessi passati
dell’anziano.
Non avere fretta ma calibrare il ritmo con cui si propongono le attività al
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orientamento temporale
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orientamento spaziale
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orientamento sociale
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attenzione
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memoria
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linguaggio
sensoriali
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prassici motori
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calcolo
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•La Cognitive Stimulation Therapy (Spector, 2003): E’ un
trattamento psico-sociale validato e strutturato in sessioni a tema per
stimolare diverse funzioni cognitive. Nasce in Gran Bretagna ad opera
di Aimèe Spector e dei suoi collaboratori nei primi anni del 2000. Si
tratta di un trattamento di gruppo (5/6 perosne) basato sull’evidenza,
indirizzato a persone con demenza di grado lieve e
moderatoL’approccio sviluppato alla University College of London
consiste in incontri due volte alla settimana per 45 minuti, per un totale
di 14 incontri.
All’inizio di ogni sessione viene ricordata la data, il luogo in cui ci si
trova, eventuali ricorrenze al fine di stimolare l’orientamento nei
partecipanti, attraverso metodi impliciti che non demoralizzino la
persona. Ogni incontro è caratterizzato da un tema specifico intorno al
quale ruota l’attività principale:
SESSIONE 1: giochi fisici
SESSIONE 2: suoni
SESSIONE 3: infanzia
SESSIONE 4: cibo
SESSIONE 5: notizie di attualità
SESSIONE 6: facce/scene
SESSIONE 7: associazione di parole
SESSIONE 8: creatività
SESSIONE 9: categorizzazione
SESSIONE 10: orientamento
SESSIONE 11: utilizzo di denaro
SESSIONE 12: giochi con i numeri
SESSIONE 13: giochi con le parole
SESSIONE 14: quiz a squadre
Ciascuna sessione è così articolata:
Introduzione (10 minuti)
Attività principale legata al tema caratterizzante l’incontro (25minuti)
Conclusione e saluti (10 minuti)
Tra i numerosi interventi esistenti, la Terapia di Stimolazione Cognitiva
(CST), è l’unico intervento per anziani con demenza lieve-moderata
con evidenze di efficacia. Studi randomizzati hanno osservato,
attraverso l’utilizzo di vari strumenti tra i quali il Mini-Mental State
Examination (MMSE) e l’Alzheimer Disease Assessment Scale-
Cognition (ADAS-cog), notevoli miglioramenti sia nel funzionamento
cognitivo globale sia nella qualità della vita delle persone con demenza,
inoltre si è notato il miglioramento delle funzioni cognitive globali e la
qualità della vita tramite ripetute stimolazioni multisensoriali, riducendo
la tendenza all’isolamento e favorendo il livello di autostima.
Programma di mantenimento della Terapia di Stimolazione
Cognitiva (MCST)
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Reminiscenza
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Counselling, supporto
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Validation Therapy
Reminiscenza
Nasce a Monaco di Baviera, in Germania, nel 1932, cresce nella casa per
anziani di Montefiore di Cleveland, nell’Ohio, dove suo padre era
direttore e sua madre a capo del servizio sociale. Laureata alla Columbia
University dello Stato di New York non è soddisfatta degli approcci che
comunemente vengono utilizzati nella relazione con i grandi anziani, in
particolare con gli anziani con deterioramento cognitivo, che
comunemente venivano isolati, o ignorati, perché troppo disturbanti e la
relazione era considerata inutile, una perdita di tempo.
Il suo contatto continuo con quegli anziani intrappolati in un mondo
parallelo, apparentemente distante ed incomprensibile, le darà
l’opportunità di capire che a nulla serve trattenerli nella realtà, così
come la concepiamo.
Costruisce così il metodo “Validation”, che deriva dal verbo to validate
in inglese, legittimare, riconoscere che i sentimenti di una persona sono
autentici.
La terapia di validazione si fonda sul rapporto empatico fra operatore e
paziente laddove, tramite l’ascolto, il terapista cerca di immedesimarsi
e penetrare nella realtà distorta del paziente (il cui deficit mnesico
può portarlo a vivere, ad es. nella sua giovinezza), al fine di creare
contatti relazionali ed emotivi significativi. Tale terapia aumenta le
capacità comunicative, riduce ansia e stress, diminuisce la necessità di
ricorso sedativi e contenzione. Ritenuto adatto anche in fase avanza di
malattia. Inoltre i benefici influiscono sul personale di assistenza e sui
famigliari.
Metodo
Paul Watzlavick
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Tecniche di gestione del comportamento centrati sul
comportamento individuale del paziente; durano nel tempo (mesi).
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Psicoeducazione del caregiver intesa come modificazione del suo
comportamento; è efficace e il risultato dura nel tempo
Terapia contestuale (Milieu Therapy)
Terapia occupazionale
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Touch therapy
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Aromatherapy
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Disabilità cognitive
Autismo
Esiti da ictus e trauma cranico
Turbe psichiatriche
Disturbo da stress post-traumatico
Demenza/Parkinson
Controllo del dolore acuto e cronico
Durante gli ultimi quindici anni, SNOEZELEN é cresciuto in un
movimento universale in più di 30 paesi con migliaia di installazioni, una
fondazione che organizza conferenze nazionali e internazionali e progetti
di ricerca internazionali. Tuttavia, siamo ancora all'inizio
dell’esplorazione di applicazioni per questa metodologia straordinaria ed
efficace e della comprensione dell’insieme delle risposte e dei benefici
delle persone con invalidità e con altre condizioni limitanti a questi
ambienti sensoriali stimolanti e affascinanti.
Il nuovo Ospedale S. Agostino-Estense di Modena è tra i primi in Emilia-
Romagna a essersi dotato della ‘stanza morbida’(2016). L’intervento
viene somministrato da personale formato tre volte alla settimana per 40
minuti e consiste nella la stimolazione del paziente attraverso attività
semplici, che coinvolgono sempre i cinque sensi. Ad esempio, guardare
filmati, ascoltare musica, annusare aromi, avvolgere gomitoli, toccare un
peluche, piegare pezze di stoffa e così via. La snoezelen room non è
dunque solo una stanza, ma un vero e proprio modo di lavorare e di
assistere. Obiettivi di questa metodica sono la riduzione dell’uso di
farmaci sedativi, il miglioramento del ritmo sonno-veglia, lo sviluppo di
competenze assistenziali nei familiari attraverso percorsi formativi.
Potrà quindi capitare di vedere Luigi che, mentre riceve la terapia
antibiotica per via endovenosa, ascolta la sua canzone preferita e ne
scrive a macchina il testo, di vedere Carla impegnata a stirare delle stoffe
o di trovare Gianna che accudisce una bambola per tenere la maschera a
ossigeno. Creme per massaggi, aromi e profumi, video, immagini, luci,
musica, ma anche gomitoli, carte da gioco, giornali e libri diventano
alleati degli operatori nella cura dei pazienti ricoverati.
Protocollo per sedute individuali
Molti studi non sono sperimentali, non tutti hanno gruppi di controllo e
mancano di rigore metodologico
2006
TERAPIA DELLA BAMBOLA
La terapia del treno, ideata dal professore Ivo Cilesi, simula un viaggio
immaginario, ma che sul piano delle emozioni e delle sensazioni è
vissuto come reale e dunque in grado di stimolare la memoria affettivo-
emozionale e, quando possibile, anche le capacità cognitive residue
delle persone malate. Pensata per dare sollievo ai pazienti affetti da
Alzheimer, la treno terapia fa riaffiorare ricordi ed emozioni, calmando
le persone e placando i tipici stati di agitazione della malattia. Un
viaggio virtuale di 45 minuti in una sala allestita come un vagone del
treno con poltrone e un finestrino attraverso il quale guardare le
immagini di un paesaggio in movimento.
La terapia inizia in una finta sala d’attesa retrò, curata nei dettagli, dove
i pazienti possono vivere una situazione realistica che riporta a momenti
già vissuti del loro passato. Si prosegue poi spostandosi nel vagone
dove uno schermo riproduce le immagini di paesaggi in movimento che
fanno riaffiorare emozioni e ricordi, calmando, ma anche stimolando le
relazioni tra le persone presenti. Presente in sempre più strutture RSA
(ma si usa anche con i bambini con autismo o con persone che soffrono
di depressione) risulta da subito evidente, riuscendo a calmare le
persone affette d’Alzheimer, cancellando il senso di ansia e agitazione.
Gli obiettivi