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Corso sulla critica e metodologia d'arte, come una radiografia: quali sono i principi
della storia dell'arte? Dati certi e interpretazioni (critica) che viene poi tramandata.
Durante il corso tratteremo con un approccio contemporaneo.
• Quando nasce la critica d'arte?
• Che cos'è?
• Quali sono i metodi?
L'arte prima si svolge: c'è un cambiamento (la critica sancisce questo cambiamento)
-Metà del '700 → nasce la critica d'arte → gli artisti avevano esigenza di far parlare
delle loro opere.
Arte ufficiale
L'arte rispetta i canoni accademici (colori, figure ecc), ma con Coubert (realismo) e
l'impressionismo si ha una rivoluzione: vengono rifiutati dai Salon e aprono i propri:
Salon dei rifiutati.
• Agli artisti interessa guardare al presente (no miti, no soggetti comuni) e si
ritrae la frenetica vita parigina: avevano bisogno di una critica che avallasse le
loro opere: intellettuali, poeti che vivevano la loro stessa energia.
• La critica d'arte nasce da esigenze concrete.
• In questo stesso momento nasce il sistema dell'arte (vendita delle opere)
• nascono anche le prime figure del mercante d'arte: Durand Ruel primo
gallerista/mercante crea la scuderia degli artisti
° Durand Ruel:
• crea dei contratti per gli artisti
• ha delle esclusive con gli artisti
• organizza periodicamente delle mostre
• sarà la stessa borghesia a recarsi alle mostre e a comprare le opere
Ruel sa molto bene che è necessaria una comunicazione esterna alla mostra →
diventa editore (crea delle riviste dove si scrive degli artisti che lui rappresenta.)
• Critica militante: una critica che agisce nel momento in cui l'artista lavora: si
forma insieme all'opera dell'artista
• non è una critica storica
• lavora a stretto contatto con l'artista vedendo l'evoluzione dell'opera
• è una critica contemporanea stretta (mesi, giorni)
• il testo è figlio del mio rapporto con l'opera e l'artista
• Manifesti: Statement
• Filippo T. Marinetti
• qual è la visione del mondo degli artisti
• il rapporto tra loro e il passato e il presente dell'arte
• come si esprime il loro lavoro
• lo scrive un membro del movimento
• autoaffermazione
• Il critico deve partire dal manifesto e se critica deve sottolineare le discrepanze
tra il manifesto e il lavoro effettivo dell'artista.
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Tendenzialmente:
• Storia dell'arte: fornisce alla critica la base per elevare un giudizio collettivo.
Per il critico:
• conoscere la storia dell'arte
• trovare dei riferimenti come altri artisti, opere
• contestualizzare l'opera/artista
• formulare il suo giudizio partendo dal gusto e dai suoi ideali estetici
La storia dell'arte ha bisogno della critica per mantenersi viva, ragionare su sé stessa e
continuare ad essere figlia di quell'analisi introspettiva.
secondo Warburg → la storia dell'arte doveva basarsi sull’analisi dei simboli e dei
contenuti, che possono essere interpretati soltanto a partire dalla cultura generale
che ha prodotto quell’opera. Con Warburg assistiamo alla rottura delle barriere tra
discipline.
• L' Illuminismo ha categorizzato lo scibile
• il passaggio successivo è quello che fa Warburg:
creare un’interdipendenza tra discipline, non c’era bisogno di sistematizzare ma
anche il bisogno di rompere le barriere.
Warburg pur non essendo uno storico d’arte puro, è uno studioso del rinascimento,
nello specifico di quello fiorentino, e secondo questo processo che porta al metodo
iconologico, l’analisi dell’opera d’arte deve compiersi attraverso tre fasi.
• Individuazione delle fonti letterarie, che hanno ispirato
quell’iconografia. (i libri sacri)
• Interpretazione dell’iconografia. Una volta identificata la fonte letteraria
avremo delle iconografie, (uomo trafitto da frecce sappiamo che è S.
Sebastiano)
Una volta riconosciuta l’iconografia
• trovare dei modelli figurativi. Questi modelli vengono recuperati dal
conoscitore dal passato, ma possono evolversi nel tempo e quindi di
conseguenza bisogna riconoscerlo dal passato e se possibile
riconoscerne l’evoluzione nel presente.
• Lo studio della committenza e della funzione dell’opera, fondamentale per
capire i simboli e contenuti dell’opera.
Così rielaborato questo metodo ci fa capire come i significati dell’opera, siano
stratificati e complessi, come se un’opera d’arte fosse testimone di una memoria
sociale, perché figli di un processo complesso.
La storia dell’arte può essere definita come una storia culturale per immagini, la
cultura è strutturata da tantissime discipline, è complessa e va studiata a partire da
un’interdisciplinarità.
Un altro progetto di Warburg è l’atlante della memoria:
• rappresenta una serie di album nei quali associa una serie di immagini variate,
le immagini stanno vicine poiché cerano delle concordanze di simboli. È uno
dei temi che nella ricerca degli artisti contemporanei è star menzionato, tanti
artisti si ispirano al processo teorizzato nell’atlante della memoria. Il concetto
di memoria sta a cuore, poiché tra le materie che studia c’è la psicologia, in
particolare Jung che ispirerà quest’opera.
° Il significato del simbolo non può essere basato solamente su ragioni razionali,
oggettive o storiche, ma il simbolo è frutto della memoria collettiva e degli aspetti
psicologici, che non sono del singolo ma è una mente collettiva. L’interpretazione
del simbolo è figlia di processi memoriali e mentali, che si evolvono nel tempo e si
strutturano in una società. È la memoria sociale che ci fa interpretare quel simbolo il
quel modo.
17 Marzo
Negli anni 40 e 50, assistiamo all’arrivo sulla scena artistica di figure di storici e
critici d’arte, che definiamo inizialmente militanti ovvero dei critici che scrivono
dei testi, argomentano le loro riflessioni e pubblicano volumi a partire dallo
studio di artisti a loro contemporanei.
Le figure fino ad ora analizzate sono collocate in Europa → prima durante e dopo la
Seconda guerra mondiale il centro dell’arte si sposta dall’Europa agli stati uniti,
questo spostamento avviene per ragioni pratiche perché questo paese non aveva
vissuto la guerra e ne era uscito vincitore.
Nel periodo del secondo conflitto mondiale, molti intellettuali scapparono per
sfuggire alle persecuzioni fasciste e naziste per rifugiarsi in America. Mentre
l’Europa era devastata dalla guerra si svuotava dei contenuti artistici che andando in
America favoriranno la nascita delle avanguardie americane.
Non avevano quella memoria che invece aveva l’Europa, veniva vista come la terra
delle infinite possibilità libera e democratica; la nuova generazione di artisti non
aveva il peso di secoli di arte e patrimonio culturale.
In America durante la guerra arrivano gli artisti che avevano creato le avanguardie
storiche europee; dall’altra parte in America negli anni 40 c’è una nuova generazione
di artisti (si crea un connubio perfetto poiché i giovani artisti americani entrano in
contatto con la storia dell’arte europea). Motivo per il quale le Avanguardie storiche
le collochiamo in Europa, mentre le Neoavanguardie del secondo 900 le troviamo in
America (pop art, new dada, arte concettuale); il centro si sposta da Parigi a New
York. Terreno fertile per la critica d’arte, gli artisti iniziano ad essere sostenuti da
collezionisti privati e grandi mecenati dell’arte (Peggy Guggenheim).
Peggy Guggenheim:
• è figlia di banchieri ebrei; sin giovane dedica la propria vita all’arte del proprio
tempo, motivo per cui si sposta dall’America e va in Europa prima della guerra
e conosce gli artisti delle avanguardie storiche di cui acquisterà le opere e
alcuni li porterà negli stati uniti.
• fonderà Art of this century e sarà la prima a realizzare la mostra degli artisti
surrealisti, portando l’arte europea in America.
• Sarà anche la prima a investire e sostenere la giovane arte americana del suo
tempo, l’espressionismo astratto.
Rockfeller uno dei banchieri più importanti d’America, la sua collezione è il nucleo
iniziale del Moma di New Yorke oltre ad investire per la nascita del museo.
Una figura dalla quale è possibile partire, per la critica d’arte, è Clement
Greenberg (figura di passaggio per parlare del modernismo per arrivare al
postmoderno che evidenzia i punti deboli del modernismo).
Greenberg:
• non è uno storico né un critico, però si avvicina al mondo dell’arte da
autodidatta.
• È una figura che nella storia della critica d’arte è controversa: alcuni lo hanno
osannato e sin da subito compreso l’importanza del suo pensiero, altri hanno
giudicato come passatista come qualcuno che non sia stato in grado di leggere
l’arte del suo tempo (in particolare l’arte degli anni 60).
Tra i primi argomenti trattati da Greenberg e che poi confluiranno nel suo saggio
AVANGUARDIA E KITSCH:
• secondo il critico, la cultura a lui contemporanea era divisa in due filoni
• il primo era l’avanguardia
• il secondo il kitsch (sarà anche il primo ad utilizzare questo termine).
Avanguardia:
Il primo filone riguardava le avanguardie storiche del 900, in particolare a figure
come Picasso e Braque, ma anche a scrittori come James Joice; era una cultura alta e
che affondava le proprie radici in tempi lontani.
Kitsch
Il kitsch invece era la cultura bassa, quella che era non solo popolare ma anche
borghese che non aveva substrato culturale e che riteneva essere cultura il cinema
Hollywoodiano, le soap opera; una cultura NON cultura che stava infettando la massa
ma anche il modo di fare arte degli artisti. Tanto che Greenberg ritiene che il kitsch
siano artisti come Jasper Johns, Rauschenberg e gli artisti della Pop art; che fanno del
concetto di simulacro la base della loro ricerca.
→ Per il critico era inaccettabile che l’arte potesse svolgersi attraverso azioni di
Redi-made, decontestualizzando l’oggetto e proclamarlo opera d’arte; impensabile
era che l’arte potesse avere come soggetto e oggetto il mondo della pubblicità, dello
spettacolo come fatto dalla Pop Art. Ciò che colpisce è che considera l’arte
accademica come kitsch.
→ Secondo il critico l’avanguardia non è una tendenza di rottura con il passato, c’è
un atteggiamento storicistico e significa che ogni avanguardia è l’evoluzione
naturale della precedente (surrealismo è l’evoluzione del dadaismo).
Nell’affermare ciò dirà che l’espressionismo americano la neoavanguardia del
secondo dopoguerra, è parte integrante dell’evoluzione.
• Il formalismo -- oltre al fatto che l’arte debba essere interpretata a partire dal
risultato (forma), nel momento in cui affermiamo che l’arte vada analizzata e
interpretata dalla forma che è il risultato delle scelte dell’arista (come
l’interpretazione il gusto, la sensibilità), affermiamo anche che quella forma
esprime un contenuto. Ciò significa che nel modernismo, ad ogni forma
corrisponde un contenuto; questo metterà in crisi tendenze artistiche che hanno
creato un corto circuito tra forma e contenuto:
• Duchamp nel redi-made
• Fontana la forma non corrisponde con il contenuto che è di tipo concettuale e
assume altri significati.
La teorizzazione del modernismo serve per suffragare l’espressionismo americano,
artisti che avevano bisogno di essere riconosciuti e di una critica che li sostenesse.
Una figura rappresentativa del passaggio tra modernismo e postmodernismo è la
critica Rosalind Krauss.
Rosalind Krauss
Rosalind Krauss è:
• critica d’arte militante
• curatrice statunitense
• professoressa di Storia dell'Arte alla Columbia University.
• È una figura di critico militante che di fatto non solo studia, osserva e scrive
dei testi sulle avanguardie storiche, ma soprattutto guarda l’arte del suo tempo.
• È una delle massime teoriche della fotografia, i suoi scritti sulla fotografia
concettuale. Il suo discorso critico deriva da quello di Greenberg, inizialmente
parte come sua seguace per i primi approcci teorici e critici, per poi
distaccarsene;
• parte dal modernismo escludendo e riformulando alcune cose, parte di un
ingranaggio che porterà ad un necessario allontanamento dal modernismo.
Nasce negli anni 40 a Washinton, insegnerà alla Columbia e negli anni ‘70 è membro
della direzione di Art Forum; fino al 1985 anno di abbandono della rivista A.F. a
favore della fondazione di October.
Il suo obbiettivo era di creare un ponte tra critica militante e quella accademica
(riferito al modernismo più che all’accademismo ottocentesco), si occuperà di una
critica alle avanguardie storiche.
Alcuni dei suoi saggi sono delle pietre miliari, soprattutto per la fotografia e per
alcuni concetti come:
• l’informe o inconscio ottico
• scultura del campo allargato
• sono delle teorie che hanno aiutato la formalizzazione di una nuova critica
d’arte in riferimento agli artisti/e degli anni ’60-70 dell’Novecento.
• METODO
Per compiere il superamento del modernismo, così come aveva fatto Greenberg
nel suo metodo, anche la Krauss imposta dei nuovi strumenti e metodi critici
che servono per la definizione di una nuova analisi critica dell’arte:
• GRIGLIA: uno dei primi concetti che conia è quello di griglia che per lei
appartiene al modernismo; è una struttura, un campo in cui agisce molta
pittura modernista, uno spazio che non ha gerarchie né centro (concetto di
piattezza). La griglia investe tutto il piano pittorico all’interno della quale
agisce la pittura modernista; rendendo l’artista autonomo, libero di agire in
tutti i punti della griglia e gli consente di arrivare a delle forme pure, assolute,
geometriche e astratte (caratteristica delle avanguardie).
Questo concetto è paradossale per la Krauss, poiché da una parte la griglia
libera rende autonomo l’artista dalla necessità di essere figurativo, avere
rispetto del centro e della periferia del quadro; ma allo stesso tempo la
griglia è una gabbia, poiché ha consentito all’artista di espandere il suo
campo e di arrivare all’astrazione assoluta e alla purezza, in realtà lo ha
costretto a quella condizione per cui non può più tornare indietro, è un
qualcosa limitante concettualmente.
Se il concetto di griglia nel modernismo ha portato a Mondrian, che parte
dalla figurazione con il processo evolutivo dell’albero, che parte
dall’espressionismo e alla scarnificazione del soggetto, fino a diventare
traccia e linee verticali e orizzontali nere, con riquadri dipinti da colori
primari; l’artista si è imbrigliato nella griglia, fossilizzandosi,
raggiungendo termini di purezza che non può più andare avanti.
L’analisi del concetto di griglia procede, poiché può essere applicabile
all’arte minimale degli anni 50 e 60 americana. Sta facendo delle
considerazioni metodologiche, ciò significa che questi movimenti,
tendenze e movimenti possono essere interpretate attraverso la logica
della griglia.
• INDICE O INDICALITÁ
All’interno del metodo introduce il termine di indice e indicibilità.
(Secondo la Tassonomia di Peirce; Indice, quando il segno è naturale,
non è frutto di convenzione e non assomiglia al concetto espresso che si
intende rappresentare.)
• CAMPO ALLARGATO
“Tutto quello che ho capito della scultura aveva a che fare con
l'esteriorizzazione di un'armatura interna che viene messa in tensione
dal rapporto tra peso e gravità, con l'armatura interna che resiste al
peso e alla gravità, ed è quello che ho visto nell'opera di Richard Serra.
In effetti, ho visto il suo lavoro agganciarsi alle più importanti tradizioni
della scultura rinascimentale. Ho pensato che l'ostilità di Clem nei suoi
confronti non fosse appropriata, non per me.”
Il concetto di scultura nel campo allargato serve per spiegare la Land art
e per elaborare la riflessione rispetto ai nuovi approcci degli artisti a lei
contemporanei, sul rapporto tra opera e spazio (ricerche artistiche di
Walter De Maria, Robert Smithson, Gordon Matta-Clark, Donald Judd e
altri).
Il Campo allargato è una categoria critica che Rosalind Krauss utilizza
per analizzare le sculture emerse negli anni ‘60 negli Stati Uniti, le opere
della Minimal Art e della Land Art. La critica storicista e modernista di
Greenberg, aveva difficoltà a inquadrare le opere della Minimal art e
della Land art come sculture, perché andavano al di là della specificità
mediali categorizzare da Greenberg. La scultura secondo il modernismo
doveva avere la caratteristica della tridimensionalità e soprattutto doveva
essere una forma chiusa; in opposizione c’è la Land art che ha una forma
aperta, il cui significato e senso esistono solo se collocate in relazione
con quel luogo specifico. Siamo di fronte a un’autentica rivoluzione
nell’ambito della scultura e la lettura di questo fenomeno fornita da
Krauss costituisce un superamento della sensibilità modernista di
Clement Greenberg. La Krauss non inserisce queste opere fra la
categoria dell’installazione, c’è un passaggio ulteriore del campo
allargato, nel quale parla di sculture che esprimono pura negatività (cubo
di R. Serra, è una scultura nel campo allargato, hanno senso solo
relazione con quello spazio; elemento di sottrazione che sottrae spazio
allo spazio in cui è collocato), ovvero riduzione al grado zero delle
forme e dei contenuti, è assenza ontologica.
23/03/2022
LA krauss come figura ponte cercherà di definire un nuovo metodo per interpretare
questa nuova arte, e abbiamo visto come l’opera critica della Krauss può essere
schematizzata attraverso 3 parole:
• Concetto di modernismo
• Concetto di metodo
• Concetto di medium
• La griglia
• Il concetto di indice
Mondrian oltre alle linee e colori primari è come se avesse già raggiunto
l’apice, ingabbiato. Mondrian tornerà indietro -> esclude la linea obliqua = non
pura. Quando mondrian si sposta negli Usa torna indietro, inizierà ad accettare
il colore non primario, la linea obliqua, torna alla figurazione ecc.
- campo allargato: lo esplicita nel saggio sculture nel campo allargato ->
concetto di scultura nel campo allargato è fondamentale per aprire la strada
quelle che poi verranno chiamate installazioni o installazioni Ambientali, site
specific, che naturalmente rompono con l’idea della scultura modernista che
doveva essere una forma chiusa autonoma indipendente rispetto al luogo in cui
veniva collocata. Il concetto che più rompe con la scultura modernista. Il
campo allargato concorre alla creazione e al significato di quella scultura. Vedi
la land art.
La krauss - > ritiene che ci sia necessità di proporre un nuovo modo di intendere il
medium perché questo deve essere basato su specificità che non sono calate dall’alto,
ma possono essere costantemente reinventate dall’artista – per spiegare questo
concetto della reinvenzione del medium: la Krauss prende in esempio due artisti che
secondo lei nella loro opera sono stati capaci di reinventare il medium che hanno
utilizzato e non è un caso che il primo artista che lei analizza:
-Pollock che era stato tanto caro anche a Greenberg (lo aveva interpretato come figlio
del modernismo, parte integrante del discorso storico sul modernismo) La Krauss fa
un’interpretazione di Pollock completamente diversa: è stato colui che ha rotto con il
modernismo reinventando il medium pittorico. Di Pollock ne parla all’interno della
reinvenzione del medium – capitolo: la crisi della pittura da cavalletto- prende in
analisi le opere dell’action painting di Pollock (40 – 50) per arrivare a dare una sua
definizione dell’opera di Pollock, la Kraus fa un percorso di critica dell’opera di
Pollock: quali sono i critici che prima di lei si sono interessati alla sua opera? In che
modo è stata interpretata?
- Il primo critico è Pepe Carmel -> critico americano, nei suoi saggi analizza le
opere di Pollock e nelle opere dell’action painting, nell’astrattismo vorticoso Carmel
ci ritrova la figurazione umana, parla dell’uso controllato del disegno e della linea e
avvicina l’opera di Pollock nel pieno dell’ action painting a quell’illusionismo
prospettico del rinascimento – Pollock come disegnatore, colui che è stato in grado di
definire la figura umana nella sua pittura, cosi come la definivano gli artisti del
rinascimento .
Questa visione conservatrice si scontra con chi ritiene che il lavoro di Pollock sia
rivoluzionario.
• Greenberg: a differenza di Carmel era stato quello che di fatto aveva detto che
Pollock era stato rivoluzionario, e la sua rivoluzione risiedeva nel fatto che
l’opera di Pollock andava al di là della pittura da cavalletto. All over: pittura
decentralizzata, polifonica dove c’era l’eliminazione dei contrasti di valore
(chiaroscuro) e non ha margini. Rivoluzione all’interno delle specificità
pittoriche: bidimensionalità, all’interno del modernismo. La crisi della pittura
da cavalletto è l’idea che l’opera abbia un centro, si agisce ancora nella
verticalità dell’opera, non è perché Pollock mette la tela per terra
• Pollock viene accostato agli Happening contemporanei a lui, alle danze ecc…-
> per l’elemento performativo, la traccia sulla tela è figlia della gestualità del
movimento, che secondo la critica, era fondamentale per interpretare l’opera di
Pollock: lui si muove intorno e sopra la tela. Carattere indicale: il gesto che
lascia la traccia. L’opera di Pollock è indice di un’azione che viene svolta
dall’artista stesso per arrivare alla stratificazione del colore.
-Scultura informe per la Krauss: in feltri di Robert Morris che sono l’anti forma per
eccellenza, in base a come lo posiziono nello spazio la forma cambia perché soggetta
alla gravità.
La Krauss lo scrive negli anni ’90.
(Per la Krauss anche Richard Serra è riuscito a reinventare il medium della scultura
partendo dall’orizzontalità. Lui occupava lo spazio espositivo gettando del piombo
fuso negli spigoli dello spazio, aspettava che il piombo si solidificasse e staccava
queste forme che venivano posizionate all’interno dello spazio.)
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La specificità mediale
-La Krauss imposta il suo metodo critico di reinvenzione del medium per contrastare
la crisi dei criteri dell’arte contemporanea : crisi che stava vivendo l’arte a lei
contemporanea (50- 60) crisi data dal fatto che le neoavanguardie non rientravano nel
formalismo modernista , motivo per il quale nel suo concetto di reinvenzione del
medium non fa riferimento agli attributi materiali del medium, il medium viene
affrontato come se fosse un linguaggio , il linguaggio è composto da una
grammatica -> così come si studia il linguaggio, così vanno interpretati i medium
dell’arte visiva, non per le loro caratteristiche formali tecniche e materiali ma vanno
interpretati come sistemi discorsivi come procedimenti legati alla comunicazione , al
linguaggio e come tali muniti di regole logiche grammaticali .
• Gli artisti concettuali indagano il senso di arte come filosofia, come idea,
oggetto ecc.… in termini non più materiali ma concettuali e ideali
• Joseph Kosuth: padre arte concettuale, artista concettuale e teorico. Arte come
linguaggio, il superamento dell’estetica modernista dipenderà dalla sua
riconquistata configurazione come linguaggio. (One and three chairs) – opera
che serve a spiegare l’arte concettuale dal punto di vista semiotico, studio dei
segni e del linguaggio. [3 stadi di conoscenza: traduzione di stato della sedia da
quello reale, rappresentativo e descrittivo. Ognuna ha una specificità diversa]
Predecessore di Kosuth- Magritte- predecessore Duchamp che dichiara “questa
è arte” arte come processo di autodichiarazione = concetto
Il concetto di oggetto nello spazio fisico -> fa sì che lo spazio espositivo diventi la
matrice dell’oggetto: forte legame tra spazio, oggetto dunque opera, per cui lo
spazio in quanto scena in cui appare l’oggetto diventa essenziale per l’esistenza
stessa dell’oggetto. La Krauss nell’ambito del suo discorso dell’ambito
concettuale inserisce la fotografia concettuale; quel genere di fotografia che
piuttosto che essere descrittiva del reale, lo trascende e utilizza quella
rappresentazione per descrivere un’idea un concetto, che porta anche
all’astrazione
Anche la fotografia concettuale include lo spazio reale come contesto degli oggetti
che gli artisti riproducono in fotografia(es le foto dei coniugi Baker, serie di
polittici, cicli di foto allestiti a polittici dove vengono rappresentati degli edifici di
contesti differenti che hanno una traccia similare : periferie, industrie,
ecc.…questa presenza fisica viene ad essere contestualizzata nell’ambiente, il
contesto in cui vengono calati questi oggetti è sempre uguale, sfondo bianco,
come se queste foto fossero fatte in una giornata uggiosa, galleggiano in un cielo
bianco grigio) la fotografia concettuale ragiona sulla presenza dell’oggetto nella
terza dimensione.
Artista che viene analizzato dalla Krauss che racchiude tutto questo è Edd Ruscha,
nella storia dell’arte viene inserito nella pop art, il fronte della pop art della West
coast, i suoi quadri sono iper realistici nei quali lui indaga il paesaggio della west
coast, gasoline, deserto, territori desolati con strade lunghe, colori giallo e rosso,
tramonto -> questo è l’Edd Ruscha pop
Oltre ad essere pop produce lavori di arte concettuale: tra gli artisti degli anni 60
che realizza dei libri d’artista, si occupa anche di grafica
Ed Ruscha realizza una serie di libri d’artista che hanno come soggetto la città di
LA.
In particolare, realizza un libro 34 parking lots: Libro fatto solo da foto aeree o di
altro tipo, dei parcheggi di Los Angeles, parcheggi di auto senza la presenza di
auto, dell’uomo. Le foto sono immagini trouvèe o scattate dall’artista, lui associa
all’interno del libro 34 foto fatte da lui o ritrovate, questo è significativo di
quell’aspetto che l’artista si svincola dal fare (appropriazione è tipica del
postmoderno) manifesta il suo disinteresse per la fotografia classica: scattare.
Altro libro simile che realizza è 26 gasoline station, foto messe insieme che vanno
oltre la mera rappresentazione del paesaggio ma servono a portare avanti un
discorso di fotografia concettuale, secondo la Kraus questo procedimento è stato
in grado di ridefinire il medium che l’artista utilizzava (libro d’artista, fotografia)
L’interesse di Ruscha per il medium prende piede dal suo interesse per il metodo.
Edd Ruscha realizza anche quadri, opere nei quali l’artista fa un mix di media,
colori ad olio, sperimenta anche altri materiali: sangue, iodio, crea una mescolanza
insita all’interno del medium pittorico. In Ruscha il medium è sia i materiali che
utilizza che il supporto -> in questo suo mescolamento e reinvenzione ci descrive
in maniera molto chiara quanto siano complesse e stratificati i modi con cui agisce
la parte artistica contemporanea, secondo la Krauss nell’ epoca post mediale tutto
può essere usato come medium, ma è necessario che ci sia un susseguirsi di
regole.
Il medium è reinventato nel momento in cui l’artista è in grado di riscrivere la
grammatica, l’idea linguistica dotata di norme, che possono essere riscritte e applicate
dall’artista diventando così matrici. Solo in questo modo l’invenzione si trasforma in
reinvenzione, questo discorso non vale solo x i medium tradizionali, mail concetto di
specificità mediali in senso linguistico, appartengono anche a media di artisti non
convenzionali: Coleman e Kentridge
Cinema e diapositiva
L’artista deve essere in grado di creare delle regole e delle norme che rendano
standard l’utilizzo di quel medium nella pratica anche di altri artisti.
30 Marzo 2022
30.03.2022
La Krauss è a tutti gli effetti un critico militante perché elabora la sua teoria a partire
dalla conoscenza degli artisti del suo tempo, e dalla sua capacità di analizzare gli
artisti e costruire un metodo intorno alla produzione artistica.
Infatti lei elabora la sua teoria partendo dall’analisi di un artista specifico.
• All’ interno del suo testo “La reinvenzione del medium” dedica due saggi a
due artisti specifici: James Coleman e William Kentridge.
• Sono artisti che secondo la Krauss sono stati in grado di operare una
reinvenzione dei medium che hanno utilizzato.
Secondo la Krauss quindi James Coleman e William Kentridge, il primo attraverso
l’uso delle diapositive, il secondo attraverso la realizzazione di animazioni che
partono dal disegno sono stati in grado di riformulare dei medium che sono
tradizionali o riferivano a contesti non legati all’arte ma legati più al mondo della
comunicazione e della pubblicità.
James Coleman:
• reinventa il medium delle diapositive in sequenza e sincronizzate con una
colonna sonora registrata, mezzo che ancora in arte non era stato utilizzato, ma
che era comunque un linguaggio familiare a tutti facendo parte della cultura
dello spettacolo e della comunicazione pubblicitaria.
• riconosce questa funzione passata della proiezione di diapositive ma inventa
un’altra regola, ovvero il «Doppio fronteggiare».
• I personaggi di Coleman, pur essendo dei personaggi che interagiscono fra
loro, guardano sempre fuori campo, lo spettatore o la telecamera, ponendosi
allineati lungo il campo visivo
• È stato capace quindi di adottare questo linguaggio passato e dotarlo di nuove
regole, rendendolo così un medium espressivo dotato di regole e rendendolo
una tecnica utilizzabile anche da altri artisti.
William Kentridge:
• di origini africane, considerato tra i disegnatori più bravi degli ultimi tempi.
• I suoi film d’animazione che partono dal disegno e trattano i problemi
dell’apartheid in Africa.
• Kentridge è un artista che ha inventato una serie di regole all’interno del
medium disegno. Una di queste è la cancellazione.
• Ogni linea è un segno che può essere modificato e ogni modifica è registrata in
un fotogramma del film. Questa regola produce delle sequenze e una narrativa.
• Kentridge converge sulla grammatica della pittura modernista (il disegno) ma
lo reinventa e ne crea nuovi significati concettuali.
• Uno dei suoi lavori che la Krauss studia è Seeing for Oneself. Sono delle storie,
dei racconti per immagini. La sua ispirazione è quella del fotoromanzo
Italiano degli anni 60.
Secondo Duchamp, questa seconda componente era il luogo in cui si verificava una
sorta di lotta (non negativa ma energetica) tra l’osservatore e l’artista.
Per Bourriaud questo coefficiente artistico è un ulteriore passo verso la relazione,
perché ci dice che l’opera e i suoi significati si costruiscono anche a partire da ciò
che interpreta l’osservatore. Il fruitore aggiunge significato.
Questo è particolarmente importante dal momento che è la base per una nuova
cultura dell’interattività tra l’osservatore e l’artista
• L’artista si concentra sui rapporti che il suo lavoro creerà con il pubblico,
o sull’invenzione di modelli di partecipazione sociale. Questa produzione
specifica determina non solo un campo ideologico, ma anche nuovi ambiti
formali.
• Le figure di riferimento della sfera dei rapporti umani sono diventate appieno
delle «forme artistiche: meeting, ritrovi, manifestazioni, in breve l’insieme dei
modi d’incontro e d’invenzione di relazioni rappresentano oggi degli oggetti
estetici suscettibili di essere studiati in quanto tale.
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06.04.2022
Maurizio Cattelan
Citato da Bouriaud anche se la sua è un estetica complessa, non può essere
definita solo come estetica relazionale, è un artista Pop, post Pop, concettuale che
si muove nell’ambito di molti media (scultura, installazione, fotografia, ecc.).
Anche il suo rapporto con la Critica d’arte è complesso, c’è chi lo considera un
genio e chi lo considera un millantatore. Il suo è un lavoro che anche oggi si
inscrive perfettamente nel sistema dell’arte, lavora con i galleristi più famosi al
mondo. A volte il giudizio su Cattelan è un giudizio superficiale, ci si ferma alla
forma senza andare a rintracciare significati più profondi. Questi significati spesso
si dividono in aspetti autobiografici e a temi più collettivi, che vanno ad incidere
su dei principi e ad una contestualizzazione più generale.
La sua carriera parte a tutti gli effetti quando si trasferisce a New York, dove
comincia a stringere rapporti lavorativi con critici, galleristi, ecc. le sue capacità di
pubbliche relazioni, unite ad un tipo di lavoro particolare e accattivante, lo ha reso
uno tra gli artisti più celebri del mondo.
VISIONE DEL DOCUMENTARIO “Be right back”- fatto nel 2016, nel quale
attraverso una serie di interviste si ripercorre il lavoro e la carriera di Cattelan. L’
elemento particolare è che lui si presenta al pubblico facendo fare le sue veci a
Massimiliano Gioni (Critico d’arte italiano, che più di tutti ha lavorato con
Cattelan), pratica che fa spesso anche ad eventi dal vivo. Massimiliano Gioni
parla appunto come se fosse Cattelan (idea della sparizione dell’artista, va a
stuzzicare l’odio e il disturbo nel fruitore). La critica che si fa spesso a Cattelan è
legata alla sfida che lui fa al sistema dell’arte pur essendo inserito molto bene
all’interno di questo sistema. Il documentario ci fa entrare anche nella sfera un po’
più intima del suo lavoro (ad esempio grazie alle interviste della sorella, dell’ex
fidanzata) che spesso non viene considerata o non traspare.
Mostra al Guggenheim molto ambiziosa perché già l’edificio è una presenza molto
maestosa e crea uno scontro spazio/opere. E lui decide di sfidarlo appendendo
tutte le sue opere fatte nella sua intera carriera al soffitto.
L’intervista alla sorella ha aumentato l’aspetto autobiografico del suo lavoro e
soprattutto il suo lato drammatico, in contrasto con quello ironico che tutti
colgono.
Idea di non essere mai soddisfatto del proprio lavoro lo spinge a produrre sempre
di più. Il fatto che sia Massimiliano Gioni che parla facendo finta di essere
Cattelan ci fa allontanare sempre di più da lui, perché Gioni è comunque il suo
curatore e un critico con un suo pensiero, per cui non sapremo mai quali sono i
veri pensieri e le vere parole di Cattelan, perché vengono sempre filtrate da altri.
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Ci sono vari tipi di modi in cui si può definire la relazione: diretta (azioni
performative che l’artista mette in campo e che di fatto prevedono il coinvolgimento
diretto del pubblico); simbolica (delle opere che parlano di incontro, relazione,
comunità ma è evocato attraverso un oggetto, un’installazione, una scultura ecc.
Parlano ma non c’è il coinvolgimento diretto del pubblico)
Altri artisti che non vengono nominati da Bouriaud perché più recenti, le cui opere
partono da questo concetto di estetica relazionale:
Marinella Senatore
Artista italiana, ormai conosciuta a livello internazionale. La sua pratica è supportata
da una metodologia, una delle sue opere principali ( le sue sono opere itineranti) si
chiama “school of narrative dance”. È un progetto di scuola che l’artista attiva
insieme ad un team di operatori, che si muove con lei, composto da diverse figure:
performer, psicologi, coreografi, attorei, registi ecc.
L’artista arriva nel luogo e comincia a fare un’analisi dei gruppi di comunità
all’interno del territorio in cui si trova, coinvolgendo poi questi gruppi all’interno dei
suoi progetti. Coinvolge scuole di ballo, di canto ( di varie età) e crea una comunità di
comunità, facendo con loro dei trainer coinvolgendo il suo team. Il risultato di questa
azione è una vera e propria festa/sfilata che si svolge per le strade della città, dove le
persone che partecipano si muovono all’interno dello spazio urbano e vanno a
relazionarsi fra di loro e con il pubblico che assiste a queste parate. Il pubblico oltre
che assistere diventa parte integrante dell’opera, diventano partecipi di questa festa.
Qui il concetto di estetica relazionale di Bouriaud si incarna proprio in una
performance di relazioni dove esiste e sussiste lo stato di incontro fra le persone e
l’artista che è presente e coordina queste parate.
Bianco-Valente
Duo artistico ( Giovanna Bianco e Pino Valente), la loro pratica relazionale, a
differenza della Senatore, consiste nel creare delle opere dove il concetto di
comunità, di relazione, condivisione è il tema fondante. Molte loro opere si traduco in
frasi.
L’opera “nessuno escluso” realizzata a Napoli nel 2020, nella zona costiera che
collega il centro storico alla periferia. Questa rotonda è interpretata dagli artisti
proprio come un luogo di confine tra la città e la periferia. La loro opera è la scritta
“nessuno escluso” mentre la struttura era stata realizzata dal comune perché doveva
sostenere dei manifesti pubblicitari. Gli artisti sono stati chiamati dal comune a
realizzare un intervento che coinvolgesse anche questa struttura già realizzata. La
scritta si vede da entrambe le direzioni. È un invito all’accoglienza, che messo in un
luogo di confine diventa ancora più simbolico, e non si riferisce soltanto al comune di
Napoli ma a tutta la società ad essere più accoglienti.
Quindi qui Il tema della relazione è evocato piuttosto che performato.
“Relational”, 2009, Museo Madre di Napoli, è un opera dove simbolicamente,
attraverso questi cavi luminescenti, va a creare questa sorta di toponomastica, una
sorta di groviglio di strade, in maniera simbolica vanno a rappresentare i rapporti fra
le persone e di come le relazioni e l’incontro tra le persone può essere generativo di
nuovi transiti. Nei punti di incontro delle linee i punti sono rossi. Come se ogni
incrocio fosse un opportunità di scelta.
Irena Haiduk
Artista di origini serbe che ha realizzato nel 2017 in occasione della Documenta di
Kassel il lavoro “Nine hour Delay”. Questo lavoro è abbastanza complesso e
stratificato; la relazione in questo caso la abbiamo tra l’opera e il pubblico che è
invitato a partecipare ad un azione. Ci sono due spazi: uno in cui c’è una passerella su
cui sfilano delle modelle che indossano un particolare tipo di scarpe, che negli anni
80/90 era stato imposto alle operaie della Serbia che lavoravano in una fabbrica.
Secondo il governo serbo queste erano delle scarpe ortopediche che consentivano alle
donne di lavorare per un lungo periodo in piedi. Nello spazio affianco invece c’era
uno spazio di vendita, dove potevi provare i diversi numeri di scarpe e poi
acquistarle. Per acquistare il commesso ti sottoponeva ad un test che consisteva in un
foglio con delle domande a cui rispondere e soprattutto dovevi specificare che lavoro
facevi, quanto guadagnavi e quante ore lavoravi. In base alle tue risposte il commesso
ti diceva il costo delle scarpe, quindi in base alle risposte il costo variava. Una volta
che tu decidevi di comprare queste scarpe dovevi sottoscrivere una sorta di contratto
dove ti impegnavi ad indossare le scarpe soltanto in orario di lavoro.
Vanessa Beecroft
Artista Italiana. Performance realizzate negli anni 90 in cui polemizza sullo stereotipo
della bellezza, sulle modelle estremamente magre, che devono conformarsi ad un tipo
di atteggiamento. Realizza performance in cui enfatizza questi concetti, attraverso
delle modelle che lei veste e rende immobili come delle statue, delle bambole, oppure
le costringe a trascorrere un lungo intervallo di tempo all’interno dello spazio
espositivo, ridicolizzate facendogli indossare la stessa parrucca, slip e calzettoni. In
questo caso il pubblico assiste alla performance da fuori, non c’è un interazione tra
pubblico e le donne, ma c’è un interazione tra le donne performer che ritrovandosi in
questa situazione di ingabbiamento sono portate a relazionarsi l’una all’altra.
Carsten Höller
Realizza opere legate ai giochi, con questa attivazione del display che si crea a partire
dal coinvolgimento del pubblico che di fatto entra nel Dispaly e lo rende vivo, lo
attiva. “Test site” Questo doppio scivolo esposto per la prima volta alla Tate Gallery
di Londra, l’elemento caratterizzante di relazione in quest’opera e in altre sue opere è
la creazione della fila, volutamente coinvolgono il pubblico folto che si mette in fila
per fruire dell’esperienza. La fila è da sempre momento di relazione, lo stare in fila
vuol dire trascorrere una parte del proprio tempo in relazione con le persone che sono
prima e dopo di te, e spesso si instaurano delle conversazioni, in maniera
inconsapevole crei delle situazioni di confronto con l’altro. Fila come stato di
incontro.
Accoppiamento e coabitazione
Altro suo tema, concetto di accoppiamento e coabitazione. Tema iniziale è quello
della coppia e della dualità. Suo concetto di coppia non è mai 1 +1 ma parte già da 2,
il singolo è il 2 – 1, l’unità di misura base è il 2, quindi c’è sempre la mancanza, la
perdita. Lui produce la sua arte per Ross, spettatore è secondario. L’idea del duo si
manifesta in molte opere, es. coppia di orologi che segnano lo stesso orario; come
due cuori che hanno lo stesso battito e vanno a ritmo. Es. ciclo di lavori con
lampadine, esposte in vari modi, due file di lampadine, forme semplici ma molto forti
e poetiche, luci che rappresentano la
gioia e la felicità di stare assieme,
quindi la luce per lui è vita, due file
possono essere due corpi che
splendono assieme, Altra opera con
filo di luci aggrovigliate, che si
intrecciano, tema dello stare assieme e
dell’accoppiamento, luminosità e
felicità dello stare assieme. Es.
coabitazione; costruire una vita assieme, condividere la propria quotidianità, per
questo sceglie oggetti d’uso quotidiano e domestici, come gli orologi da cucina.
Questo si vede anche in opere come quella del letto, il loro letto che hanno condiviso
prima che Ross morisse e che rende ben visibile il peso fragile del corpo malato. Foto
del letto esposta su maxischermo pubblicitario a New York per condividere e rendere
collettivo il dramma.
Es. 21 days of bloodwork-steady decline
Polittico con forme geometriche minimali, ritorna il foglio millimetrato, serie di
foglio confezionati con cornice e allestiti su una cornice, fogli tutti uguali con una
linea obliqua dal basso verso l’alto, linea che descrive la conta dei globuli bianchi che
in 21 giorni aumentano vertiginosamente, vuole fare una “statistica” quindi carta
millimetrata. Forme assolute dove la tragicità del fatto la conosciamo soltanto nel
momento in cui conosciamo il pensiero ed il lavoro dell’artista, da un punto formale
queste opere restano minimali, non c’è una volontà di mostrare il dramma in maniera
palese, ma viene mostrato ed enfatizzato con una forte poetica.
Secondo Borriaud questo è l’esempio perfetto di concetto di relazione, la relazione
che sussiste è quella del duo. Duo che non deve essere solo quello di due persone,
anche tra l’opera e il fruitore, l’artista e l’opera,.. stato di incontra tra un duo.
Spesso accade che artisti dopo l’atto partecipativo creino anche oggetti fisici d’arte
per il collezionismo, per collezionisti privato o per musei.
La critica che spesso viene fatto verso questi progetti, è l’atteggiamento da
colonialista; artista che va in questi luoghi, mette in piedi il suo progetto o azione
performativa, assorbe il significato, il contesto e poi se ne va lasciano tutto com’era,
non creando così il così detto effetto secondario della Bishop. L’artista e l’arte non
devono risolvere problemi politici o di vario tipo nel mondo, non deve prendere il
posto dei governi e svolgere il loro lavoro. Il compito dell’arte è quello di accendere
il riflettore su una determinata situazione e offrire una chiave di lettura diversa e
trasmettere un senso di consapevolezza maggiore.
Questo libro riesce a stimolare un dibattito oltre l'Estetica relazionale di Nicolas
Bourriaud che ha dominato a livello di riferimenti teorici saggi, temi e interventi dei
convegni, anche un po’ le produzioni e le opere degli artisti.
è interessante che Bishop riesce a non chiudere le definizioni, a non proporre una
soluzione, ma a tenere invece gli argomenti aperti in modo che possano servire a un
dibattito politico per storici, per critici e anche per artisti.
Pratica di artisti di questo tipo divise in due: casi in cui artisti svolgono azioni di
buona pratica o azioni negative.
1. Fare delle azioni di buona pratica vuol dire rendere partecipe delle comunità
in azioni positive per il loro contesto sociale, per migliorare una condizione
negativa. (coinvolgere in azioni positive e creative bambini in situazioni difficili,
criminali).
2. Artista agisce secondo la logica di negativo + negativo si annulla (= positivo) ,
insistendo su una negatività. Es. Vanessa Beecroft per polemizzare la stereotipazione
del corpo della donna attraverso copri di modelle, donne oggetto che quindi
attraverso una doppia negazione la annulla.
La Performance per delega: l’autenticità in appalto
L’atto di ingaggiare non professionisti o specialisti di altri campi per intraprendere un
lavoro che comprenda la presenza e l’azione in un tempo e in un luogo particolari per
conto dell’artista e sulla base delle sue istruzioni. Non è più il corpo dell’artista al
centro, l’artista diventa regista.
Questo tipo di performance che si sviluppa negli anni ‘90 differisce dalle azioni della
body art degli anni ‘60 e ‘70 poiché in queste ultime il corpo dal vivo dell’artista era
il medium e il materiale dell’opera. In questi anni gli artisti cercano di smaterializzare
le loro opere usando quindi il corpo, come forma e contenuto dell’arte (corpo diventa
materia artistica).Per sfuggire ad un mercato desideroso di opere per il collezionismo
e quindi alla vendita. Questo è anche il periodo che delle agitazioni politiche,
contestazioni studentesche, emancipazione femminile, acquisizione di diritti sociali.
Questi fattori portano molti artisti, soprattutto donne, a lavorare col proprio corpo per
veicolare i propri messaggi artistici, Sfidando i limiti del proprio corpo.
Come le performance degli anni ’60 erano contestualizzate e tematizzate, anche negli
anni ’80 ed oggi sono, come afferma Borriaud delle bolle, dei momenti che spiazzano
all’interno di una condizione quotidiana. Sono azioni che se negli anni ’60 nascevano
come protesta contro il sistema dell’arte, le performance per delega degli anni ’90
sono perfettamente inserite nel sistema, hanno un mercato, output concreti e pronti
per essere venduti, perfettamente istituzionalizzate, spesso avvengono proprio nei
luoghi istituzionali come fiere, musei…
Inside the White Cube. L’ideologia dello spazio espositivo (traduzione italiana di I.
Inserra e M. Mancini, Johan and Levi editore, Milano 2012, pp. 146, € 20). Lui non è
un critico d’arte ma un artista, ma occupa anche un ruolo nella critica dato che fin
dagli anni ’70 scrive e pubblica articoli sulla rivista Arforum delle sue considerazioni
teoriche.(Rivista su cui aveva scritto anche la Krauss) Una delle riviste più
importante sulla critica.
Questo volume raccoglie e traduce per la prima volta in italiano i saggi pubblicati
dall’artista irlandese sulla rivista Art forum a partire dal 1976.
Lui analizza il concetto del white cube.
Persone che frequentano gallerie, musei moderni sono abituati a vedere e fruire opere
d’arte contemporaneamente all’interno del white cube, cioè la stanza bianca e vuota e
vedono questo come spazio o luogo espositivo miglio per le opere.
Oggi non solamente l’arte contemporaneamente viene esposta in spazi come questi,
anche alti musei es. d’arte antica vengono sempre più organizzati secondo le regole
del white cube.
Il white cube è lo spazio espositivo per le opere d’arte contemporanea
affermatosi negli anni cinquanta negli Stati Uniti e, a seguire, nel resto
dell’emisfero occidentale.
Relazione tra opera d’arte contemporanea e spazio, relazione su cui hanno riflettuto
molto gli artisti, non è solo una relazione spaziale di allestimento dell’opera
(proporzioni architettoniche), ma questa relazione influisce anche sui contenuti
dell’opera.
Vengono realizzate opere chiamate site specific o content specific che hanno una
relazione con lo spazio sia dal punto di vista architettonico formale che dei contenuti,
lo spazio che la contiene contribuisce a costruire significati e contenuto all’opera
stessa.
Queste relazioni hanno origine nella postmodernità, a partire dagli anni ‘60/ ’70.
• Brian O’Doherty ripercorre le tipologie diverse di un’unica vicenda, quella che
porta alla definizione modernista dello spazio bianco e ipertecnologico delle
gallerie espositive, dove i legami effimeri di temporalità e località vengono
aboliti a favore di un’idea platonica di assolutezza che astrae dalla vita e si
proietta nell’eternità.
• Lui si afferma soprattutto dagli anni ’50 e ’60 negli USA, per poi coinvolgere
anche l’occidente, EU.
• Il white cube è il “grado zero dello spazio” che “trasforma senza essere
sottoposto al cambiamento”.
• Segna il momento in cui la galleria passa “da contenitore di oggetti a oggetto in
sé”. Un salto cui contribuiscono, secondo O’Doherty, tre elementi: la parete, il
pavimento e il collage.
- Il primo comporta l’eliminazione della cornice;
- il secondo l’eliminazione del piedistallo;
- il terzo l’eliminazione della profondità del piano pittorico.
Decisivo il ruolo del collage. Il collage s’identifica con
quella fase in cui “i molteplici punti di fuga del dipinto
cubista si riversano nella stanza con l’osservatore”, in cui il
piano pittorico bidimensionale esplode invadendo lo spazio
reale: “Lo spazio non è solo il luogo in cui avvengono le
cose: sono le cose a far nascere lo spazio [...] Se il piano
della tela definiva la parete, il collage inizia a definire
l’intero spazio”.
Merce fra le merci, l’arte, pur sempre espressione del particolare fenomenico, ha
dovuto accaparrarsi fette ingombranti di valore assoluto; alla desacralizzazione del
mondo ha risposto con la sacralizzazione di sé.
Se ogni elemento che intralcia la contemplazione estetica va soppresso, si ha presto
l’impressione che ad essere di troppo è la nostra stessa presenza. Per evolvere in
questo spazio autonomo consacrato all’Arte dovremmo insomma annientarci, liberare
lo sguardo da quello scarto organico, da quel “manichino cinestetico” che è il nostro
corpo.
Eppure la situazione che oggi appare uno standard consolidato e inscalfibile proprio
perché si è innervata in un punto nevralgico del sistema artistico, ha una storia fatta di
grandi deviazioni e tentativi di eversione.
Marcel Duchamp, 1200 sacchi di carbone, International
exhibition of surrealism, new york, 1938
Studio e galleria. Il rapporto fra il luogo in cui l’arte si crea e lo spazio in cui viene
esposta.
L’artista seicentesco Vermeer si mette in scena, di spalle, invitando a identificarsi con
il suo sguardo, con il suo vedere, entro la rassicurante cornice del dipinto da
cavalletto, all’interno di un microcosmo pieno di particolarità, per quanto veniamo
sempre tenuti a debita distanza.
Bacon e Rothko ci immettono nel pieno e nel vuoto della loro creazione, chiedendoci
innanzitutto di essere spettatori del gesto, capaci di vivere il loro spazio a misura
assoluta del mondo, anche se disagevole.
Francis Bacon
Mark Rothko, studio
• Lo spazio si è dilatato nell’arte contemporanea fino a coincidere con il luogo
fisico tout court (studio d’artista, installazione, museo, galleria).
La galleria diventa una propaggine dello studio, che il luogo d’esposizione e il luogo
di produzione si sovrappongono.
“il contesto come contenuto”
Guggenheim di Bilbao progettato da Frank Gehry
Relazione tra arte e spazio; analisi del concetto di contesto che diventa a tutti gli
effetti contenuto, che appartiene sia al contesto stesso, ma anche all’arte ovvero il
contesto che contribuisce a creare contenuto dell’arte stessa.
• Concetto di W.C. che si sta allargando nel testo, rientra anche il contesto inteso
come museo, luogo istituzionale e tradizionalmente deputato all’arte.
All’interno di questa tematica, negli ultimi anni si è discusso molto in termini
di museologia, anche Claire Bishop se ne occupa in un testo “museologia
radicale” che tratta i nuovi approcci espositivi in un contesto contemporaneo.
• Riguardo al macro tempa di come il museo accoglie e recepisce le opere e
come l’artista deve approcciarsi all’istituzione museale. Questo tema si
intreccia ai nuovi modi in cui vengono costruiti architettonicamente i musei
d’arte contemporanea
Mario Merz
Nascita, vita e crescita degli organismi viventi, spirale
di Fibonacci come crescita. Installazione e relazione
con lo spazio anche legato all’energia, natura come
fonte da dove vedere questi processi che sono energia,
natura è simbolo di energia, vitalità
Jannis Kounellis, Cavalli 1969, Galleria L’attico,
Roma. Installazione con cavalli vivi, evidente concetto
di arte-spazio, contesto come contenuto e specificità
sono ben presenti
Critico d’arte che ha indagato anche recentemente la relazione tra arte, spazio e
architettura è Hal Foster qualche anno fa scrisse il libro “Il complesso arte
architettura” . Una parte in cui analizza architetti che si sono relazionati con
l’arte(Zaha Hadid, Gehry, Foster…Archistar) che hanno lavorato al limite tra
l’architettura e l’arte, seconda parte artisti che si sono relazionati con lo spazio,
creando opere a partire dalla relazione con lo spazio (Dan Flavin, Richard Serra).
Analizza Richard Serra tra i più radicali che hanno lavorato con la relazione tra arte
e spazio, Anche in interviste Serra afferma che le sue opere non possono essere
spostate, nascono per quel posto, tolte dal loro contesto perdono significato. ES.
“snake” R. Serra Guggenheim di Bilbao, inserita nel museo prima che fosse
completato a causa della grandezza.
Richard Serra, Tilted Arc, Federal Plaza, New York 1981-1989
Opera site specific per la piazza, committenza
pubblica su suolo pubblico, finanziamenti pubblici,
intervento minimale, forme minimali di queste lastre
in ferro…nonostante siano minimali sono site specific
ovvero le loro dimensioni e forme sono frutto di uno
studio e riflessione attenta dello spazio che le circonda
e contiene. Studio di forme, misure, distanze a
architettura. Opera non accettata dalla comunità, è un
rischio dello spazio pubblico, opera che viene rigettata
dalla comunità, nel ’89 opera viene rimossa, al suo
posto panchine che fanno vivere in modo più attivo la
piazza. Entra in gioco il concetto e l’importanza del
monumento, il ruolo del monumento nella
contemporaneità,(concetto tradizionale di monumento:
opera con forme più o meno tradizionali che deve
celebrare o una personalità o un evento. Sempre per un fatto positivo. Simbolo
celebrativo ad una vittoria. Anche se per un singolo esprime valori collettivi, identità
collettiva, nazionale).
Opera di Serra nella piazza non ha un valore di monumento è volutamente un
DEMONUMENTO, non rappresentativo di un’identità, un orgoglio collettivo e
nazionale, questo genera la critica, artista contemporaneo agisce con intenti non
monumentali. Entra in crisi il meccanismo del monumento.
27 Aprile
Per capire le leggi interne del sistema dell’arte non basta leggere il libro di Poli ma
bisogna viverlo. Se non si frequentano le grandi gallerie d’arte contemporanea, se
non si è visitata una manifestazione d’arte contemporanea importante come la
Biennale di Venezia o non è mai vista una fiera o un’asta è difficile coglierne tutte le
dinamiche e tutti gli aspetti del sistema.
- Per comprendere affondo il sistema d’arte contemp. bisogna da una parte studiarlo e
dall’altra frequentarlo, soltanto attraverso lo studio, l’analisi e la critica, ma al
contempo la visione e frequentazione dal vero si possono capire tutte le situazioni e
dinamiche.
Il sistema dell’arte ha due anime: una materiale una immateriale
Quella materiale è il Mercato dell’arte cotemp.
Quella immateriale o culturale è relativa ai valori culturali che vengono messi in
campo, quindi il valore artistico culturale di un artista o/e di un opera d’arte.
Queste due sfere sono fuse tra di loro, l’una influenza l’altra.
Quali sono gli attori del sistema dell’arte contemporanea? (tutti hanno differenti
livelli)
• Artisti
• Critici (attività di scrittura e analisi)
• Curatori (attività di produzione di esposizioni)
• Musei pubblici
• Istituzioni private (Fondazioni)
• Gallerie
• Fiere
• Aste
• Editoria (libri, riviste e cataloghi)
• Riviste specializzate
• Comunicazione(uffici stampa specializzati)
• Grandi manifestazioni internazionali(Biennali, Manifesta,
Documenta,....)
• Accademie
La “mappa” del Sistema dell’Arte (Fonte: A. Zorloni)
• Il sistema dell’arte nasce, ha origine tra la fine del ‘800 e gli inizi del ‘900.
In questo periodo la figura dell’artista cambia, non essendo più a servizio delle
corti gli artisti espongono ai Salon o nelle fieri espositive che nascono in quegli
anni, così si iniziano a strutturare logiche che sono a metà tra il valore artistico
delle opere ed il mercato.
Durand Ruel: primo gallerista moderno, primo ad investire in arte
emergente, a quell’epoca impressionisti. Crea una sua rivista su cui invita
critici a scrivere su artisti che poi invita nella sua galleria.
Sistema dell’arte nasce nel momento in cui artista diventa libero professionista
e ha bisogno di vivere del proprio lavoro e quindi vendere le proprie opere.
Così fin dall’inizio il valore artistico culturale delle opere e quello economico
sono strettamente connessi.
a) L’interesse per la valorizzazione di una nuova pittura che non aveva ancora
Mercato (impressionismo).
b) L’accumulazione di opere in magazzino degli artisti da lui seguiti. Questo gli
consentiva di avere il monopolio e imporre le quotazioni e la stipulazione di
contratti con i suoi artisti (anche se solo tramite accordi orali).
c) L’organizzazione di mostre collettive nelle sue gallerie. Dal 1883 organizzò
anche mostre personali, cosa che era un’assoluta novità.
d) L’apertura di gallerie all’estero e l’organizzazione di mostre anche in altri
spazi espositivi diversi da Parigi, come Londra, Bruxelles, Rotterdam e
Boston.
e) La valorizzazione critica della nuova arte attraverso la fondazione di riviste,
in particolare Revue International de l’Art et de Curiosité (1890) e l’Art dansles deux
mondes (1891)
GALLERIE
-Differenti livelli (qualitativo, valori già riconosciuti o nuovi valori)
-Primo e secondo mercato
-Gallerie per mostre a pagamento e sfruttamento di artisti dilettanti
-Gallerie di importanza minore
-Il mercato dei valori consolidati: le grandi gallerie a livello nazionale e
internazionale
-Il mercato internazionale delle nuove tendenze. I mercanti innovatori
Gallerie private che hanno come obiettivo principale la compravendita delle opere.
Esistono vari livelli del sistema dell’arte e quindi ci sono anche vari tipologie, livelli
di gallerie:
Galleria non galleria(livello 0): spazi espositivi che chiede agli artisti di esporre sotto
pagamento, bisogna pagare per esporre. Molto sbagliato, gli artisti devono essere
pagati non viceversa. Il gallerista essendo imprenditore deve investire lui soldi per la
mostra dell’artista, si deve occupare lui delle spese di pubblicità, chiamare la
stampa…spese che poi gli rientreranno dopo la vendita delle opere (se tutto va bene).
Così un gallerista da valore al lavoro dell’artista. Ma se paga un artista vuole dire che
nessuno sta investendo su di lui e questo fa perdere valore, non da valore
all’esposizione, opere e all’artista. Anche pagare per una critica in un catalogo per
esempio non va bene.
Gallerista non deve solo esporre le opere, ma si deve anche occupare della parte
comunicativa, molto imp. è qui il comunicato stampa. Testo nel quale si scrivono le
info più importanti della mostra e una spiegazione sintetica, descrizione del progetto.
Testo poi spedito alla stampa (stampa locale e nazionale, stampa specializzata,..).
Comunicato stampa anche inviato a collezionisti o pubblico attraverso i contatti della
galleria. Quindi è il primo documento per comunicare l’inaugurazione di una mostra.
Poi anche utilizzato come foglio di sala, pubblico che lo legge vedendo la mostra.
Può essere scritto e poi divulgato dalla galleria o da uffici stampa specializzati in arte.
Obiettivo: far scrivere della mostra,...più recensioni e articoli vengono scritti sulla
mostra e meglio è.
Obiettivi della mostra sono 2: vendere a collezionisti che vengono a vedere la mostra
e che poi forse comprano delle opere, e attirare l’attenzione di curatori, critici,
curatori e direttori di musei e di fondazioni che potrebbero accrescere il valore
culturale dell’opera, personaggi che potrebbero iniziare l’artista a mostre o eventi
successivi e così accrescere le proprie conoscenze e così i propri contatti della rete
dell’arte.
Gallerie sperimentali, che fanno primo mercato, oltre a vendere nella propria sede,
vendono anche nelle fiere (miarte, artissima, artefiera,artverona...).
Nelle fiere non possono partecipare i singoli artisti, ma sono le gallerie che
partecipano con la loro scuderia.
FIERE
Ci sono anche vari livelli di fiere: in Italia; fiera più imp. è Artissima a Torino, MiArt
a Milano, Bologna,....ci sono fiere d’arte in tutto il mondo.
Fiere di rilevanza internazionale sono es. Art Basel a Basilea, Miami e Hong Kong,
più imp. al mondo. All’interno le fiere sono divise in sezioni: gallerie con più anni,
gallerie che trattano design, gallerie d’arte emergente. Le gallerie devono presentare
il proprio progetto, i propri artisti al bando della fiera. Fiere sono oggi organizzate
come vere mostre e quindi gallerie devono presentare progetti come se stessero
presentando una mostra, Con tutti i criteri di un’esposizione. Una volta selezionata la
galleria deve pagare una somma consistente per poter partecipare(come un affitto per
lo stand), più la fiera è imp. più i costi saranno elevati. Es. ad Art Basel non si
possono portare opere di valore basso, perché si deve rientrare nei costi e
guadagnarci, quindi per le gallerie d’arte emergente è più difficile partecipare a fiere
di un certo livello.
Ci sono casi in cui artisti emergenti iniziando ad avere successo portano la piccola
galleria d’arte emergenti a crescere con lui e quindi crescere anch'essa di prestigio e
accogliere artisti di fama maggiore. Così cresce la fama della galleria, con cerchio
maggiore di collezionisti, critici, direttori di musei. Oppure l’artista cresce, ma la
galleria non riesce a stare al passo, non riesce a sostenere le esigenze dell'artista,
anche economiche, di produzione delle opere, quindi spesso accade che l’artista si
deve staccare dalla galleria per sceglierne una più “forte”, importante, che lo possa
sostenere, sia per l’organizzazione che per aspetti economici.
Galleria mercato (2. mercato): Rivende opere che sono già state vendute. Nella loro
scuderia posso avere artisti a metà della loro carriere, quindi conosciuti a livello
nazionale e internazionale. Quindi gallerie che non trattano o non solo artisti
emergenti.
Gallerie internazionali(vere e proprie aziende): es. Hauser & Wirth, hanno punti
vendite, gallerie, in tutto il mondo, fanno mercato di 1. livello ma in ambito
internazionale, trattando nomi come Cattelan, Damien Hirst, Anish Kapoor,...
Galleria Continua a San Gimignano è una galleria così imp. e internazionale, con sedi
in tutto il mondo.
ASTE
Le grandi case d’arta internazionali e nazionali hanno assunto un’importanza cruciale
nell’ambito del sistema dell’arte contemporanea e rappresentano le strutture
finanziariamente e strategicamente più potenti e organizzate nell’ambito dell’attività
del mercato secondario dei valori artistici affermati.
Le vendite all’asta sono gli indicatori più chiari dell’andamento quantitativo del
mercato
Le maggiori case d’asta internazionali sono Sotheby’s e Christie’s
COLLEZIONISTI
Come ci sono vari livelli di gallerie, fiere, aste, ci sono vari livelli di collezionisti.
3 livelli di fruizione dell’arte:
1. Indiretto; le riproduzioni(libri, cataloghi),
2. Fruizione diretta; andare in galleria o museo e fruire dal vivo di una mostra,
3. Possesso, un’ulteriore fruizione diretta, da parte del collezionista.
La critica istituzionale
Con il termine critica istituzionale si è assistito alla messa in scena di opere che,
dentro l’istituzione, hanno cercato di mostrare la finzione delle narrazioni e degli
investimenti ideologici dei loro mecenati (per es., Daniel Buren, Hans Haacke,
Marcel Broodthaers), di esaminare il linguaggio della rappresentazione e il valore
dato all’originalità (Barbara Kruger, Louise Lawler) o, nel caso di artisti come
Andrea Fraser o Antoni Muntadas, di lavorare nelle stesse istituzioni forzandone i
limiti di resistenza dall’interno.
Direttori di museo:
• competenze che deve possedere: essere uno storico dell'arte o affine (beni
culturali)
• deve avere una conoscenza del sistema dell'arte (gallerie, musei internazionali)
• rete di contatti e relazioni che mi consentono di muovermi agilmente in questo
sistema
• deve avere delle capacità manageriali, found raising, deve ragionare come un
CEO di un'azienda, deve badare sia alla programmazione, ma anche a quelli
che sono gli aspetti legati all'attività di gestione di un'azienda
• un'altra figura importante nel sistema dell'arte: I CURATORI (di arte
contemporanea):
• due tipologie di curatori: freelance indipendente, e curatore che lavora per
un'istituzione
indipendente → può proporre i suoi progetti a più soggetti, musei ecc
quello che lavora per un'istituzione → come un impiegato per la stessa azienda.
a fianco alla coppia artista -curatore, le mostre sono accompagnate dai cataloghi
(elemento importantissimo, guarda Poli) sono un importantissimo segmento del
sistema dell'arte.
Catalogo:
• oggetto, complemento della mostra
• una volta finito il periodo di mostra temporanea non c'è più niente a parte il
catalogo → testimonianza di quella mostra
• ci sono cataloghi e cataloghi, sono frutto di un editore (Electa, Schirà, Rizzoli,
Feltrinelli)
• ci sono tantissime case editrici, ci sono anche le case editrici che sono
specializzate nella produzione di cataloghi di mostre: ogni casa editrice ha una
linea editoriale, la cura che bisogna avere nel concepire un catalogo d'arte è
diversa dalla cura nello scrivere un libro, un saggio: perché → ci sono le
immagini che devono accompagnare il corso del testo ecc... L'editore certifica i
codici BSBN, se non li ha non ha valore.
• Cataloghi ragionati: è un catalogo che si realizza tendenzialmente alla fine
della carriera di un artista o quando muore, racchiude l'opera omnia dell'artista,
Anche nel testo di Poli viene inserito tra i capitoli uno dedicato all'artista, è l'ultimo
capitolo. Sembra quasi una polemica poiché tutto il sistema fino ad ora analizzato
pare essere governato da tutta una serie di attori (galleristi, collezionisti, musei) e
sembra mettere un po' da parte l'artista
Sembra quasi che l'artista e le sue opere siano una sorta di pedine, nelle mani degli
attori che fanno il buono e il cattivo tempo. Se la ricerca di un artista è accettata dal
sistema, o se l'artista riesce a entrare nella galleria giusta, potrà trovare il “successo”.
AL contrario → se l'artista non riesce a intercettare una galleria migliore che possa
instradarlo, l'artista non avrà il successo che merita.
Detta in questi termini la ricerca sembra essere suscettibile a fortuna, del caso.
• L’artista fino a un certo punto ha il controllo del suo lavoro e della sua opera.
• Il processo di alienazione avviene quando l'opera si stacca dal suo creatore ed
entra nel sistema, in una collezione privata, esposta in uno spazio istituzionale
Alienazione= artista perde il controllo dell'opera
Per esempio:
l'artista fa un'opera contro le multinazionali, e l'opera viene venduta, allestita in uno
spazio di una multinazionale.
Secondo mercato → l'artista non ha idea del percorso che fa l'opera dopo che è stata
venduta a un privato.
Quindi → questo concetto di Alienazione ha a che fare sia con i valori culturali
dell’opera, (non sai l'opera che fine fa) e relativa a valori economici, in caso di
vendita perdi i diritti.
Alienazione che rientra in queste logiche del sistema dell'arte nel quale il buono e il
cattivo tempo dell'artista non sono completamente nelle sue mani.
Una cosa che nel testo di Poli andrebbe attualizzata SONO LE FIERE, non sono solo
degli stand ma sono delle vere e proprie mostre con direttori, concept temi,
performance, rigore scientifico anche nelle fiere.
in questo caso il concetto di critica è riferito al lavoro degli artisti: artisti che non
sono outsider, ma insider, ne criticano i meccanismi, alcuni criticano i giochi di
potere che si costruiscono all'interno del sistema, il ruolo del museo
Il sistema dell’arte: Collezione museo al centro, da cui si ramificano gli attori che ci
lavorano.
• Ci sono anche dei precedenti: rapporto tra arte spazio (Merzbau di Kurt
Schwitters), il luogo sacro dell'artista si trasforma in luogo espositivo/
installazione ambientale (studio), annullando il ruolo del museo; Duchamp: i
sacchi di carbone posizionati nello spazio, i fili che vanno a intersecarsi
creando degli inciampi → mette in crisi la canonica fruizione esposizione delle
opere. Sempre Duchamp fa i famosi baffi alla gioconda, non sono uno
sberleffo contro Leonardo, ma una critica a un sistema, quello museale, che ha
auto eletto a simbolo assoluto dell'arte rinascimentale la Gioconda → non è più
che un grande ritratto. Duchamp vuole distruggere il simbolo di
un’autocelebrazione museale attraverso questo gesto di immissione dei baffi.
Tutti gli artisti che abbiamo citato sono tutti artisti insider, che appartengono al
sistema dell'arte. Il loro linguaggio è figlio anche del marketing, e del mondo della
comunicazione → estetica della pubblicità
-Guerrilla Girls → collettivo anonimo, indossano una maschera da scimmia, La loro
critica istituzionale è una critica femminista: opera del 1988 “le donne devono essere
nude per entrare nei musei?” Cartelloni pubblicitari.
-Artista afroamericano Fred Wilson → nei suoi lavori insiste polemizzando sugli
stereotipi dei musei occidentali che si aspettano dagli artisti esteri un certo tipo di
poetica (componente etnica, vita disagiata), viene criticata esponendo esattamente ciò
che ci si aspetta: una serie di opere di oggettistica (come i souvenir che si prendono in
africa ecc)
• Pistoletto: si pone il problema della libertà di linguaggio e distrugge l’autorialità dello stile,
infatti realizza gli “Oggetti in meno”, oggetti tutti diversi tra loro, azioni performative come
“Scultura da passeggio”: palla che viene fatta rotolare per la città.
“Così Pistoletto (come Warhol, Mari e Grotowski) si è posto sin dal 1964 il problema della
libertà del linguaggio non più legato al sistema, alla coerenza “interiore”, e ha realizzato nel
1966 opere estremamente “povere”, un presepe, un pozzo di cartone con tele spaccate al
centro, una bacheca per vestiti, una struttura per parlare seduti, un tavolo fatto di cornici e
quadri, una foto gigante di Jasper Johns, una lampada a luce di mercurio. Un lavoro teso alla
registrazione “dell’irrepetibilità di ogni istante” (Pistoletto), che presuppone il rifiuto di ogni
sistema e di ogni aspettativa codificata. Un libero agire, invincolato e imprevedibile (nel 1967
un sarcofago, una casa dipinta con estrema libertà cromatica, una sfera di carta di giornali
pressata, un corpo ricoperto di mica), un frustrare l’aspettativa, che permette a Pistoletto di
rimanere sempre al confine tra arte e vita.”
• Giulio Paolini: indaga l’azione dell’artista e dell’opera d’arte, dunque crea un’arte che
riflette su sé stessa (Giovane che guarda Lorenzo Lotto, in cui lo spettatore diventa Lotto) e
parla dell’arte stessa, a partire dal grado zero del fare artistico come linea, colore ecc.
“Così Paolini esalta il carattere empirico e non speculativo del suo lavoro, sottolinea il dato di
fatto, la presenza fisica dell’oggetto e il comportamento del soggetto in rapporto al sistema
“pittura”. La sua sovrapposizione tra idea e immagine lo porta alla prise de pouvoir degli elementi
strumentali, non ancora direzionati e sistematicizzati, quali la tela, il colore, lo spazio (diventato
ora spazio del mondo). Le componenti linguistiche ritornano così in campo quali paradigmi,
primigeni, aniconici, liberi da ogni sistema di collocazione iconologica. Elementi di un farsi, che
non si vincolano all’immagine da realizzare, ma si presentano per “fingere” se stessi.”
• Pascali: prima realizza dei giganti animali in piuma e pelo e poi realizza delle armi
giocattolo: il suo è un immaginario vivido ed eclettico
• Kounellis: si circonda di elementi banali ma naturali e tutto si riduce a un conoscere
concreto, esalta la vitalità e l’energia di ogni cosa e essere.
“Il sensismo comportamentistico sale sull’altare con Pascali e Kounellis. La realizzazione
immediata di una sensazione conduce in pochi anni Pascali a passare dai busti di donna ai muri,
ai cannoni, agli animali mitici, alla barca, al mare, alle pozzanghere, ai cubi di terra, al campo
arato. Il suo libero atteggiamento si evidenzia, perché vincolarsi a un solo prodotto? Ogni
elemento è infatti sineddoche naturale del suo vivere e del suo esistere percettivo e plastico,
perché diventare paradigma? Così Kounellis, colpito dalla ricchezza del suo esserci, recupera il
suo gesto artistico col dare il becchime agli uccelli, con lo staccare le rose dal quadro, ama
circondarsi di elementi banali, ma naturali quali il carbone, il cotone, un pappagallo. Tutto si
riduce a un conoscere concreto che lotta con ogni riduzione concettuale, l’importanza è
focalizzare, per Kounellis, che Kounellis vive, il mondo vada in malora.”
• Piero Gilardi crea degli habitat faunistici in poliuretano e così recupera la manualità del
fare contadino.
“Un’urgenza all’esserci che ha condotto Gilardi, soffocato dai suoi tappeti-natura, e dal
poliuretano, a realizzare nel 1966 (mostra “Arte abitabile”, Sperone) degli oggetti che sono la
concretizzazione, non più mediata e mimetica, del suo agire strumentale e funzionale, ed ecco il
basto, la carriola, la sega, la scala. Per chi conosce “l’operoso” Gilardi, questi sono i suoi
“simboli”.
• Luciano Fabro si serve della tautologia: vuole sviscerare il sistema e nelle sue opere
vengono analizzati in modo essenziali una serie di elementi architettonici in cui la
pesantezza dell’opera fa da contraltare all’equilibrio precario che identificano gli elementi
architettonici interstiziali(angolo, spigolo, pavimento). Sperimenta anche con materiali non
poveri ma i temi sono poveristi perché legati alla società, come l’Italia capovolta: cambiamo
la situazione🡪 nord capo e sud fanalino di coda: gesto simbolico ma molto poetico.
“La tautologia è il primo strumento di possesso sul reale, eliminando le sovrastrutture si riinizia a
conoscere il presente e il mondo. Così Fabro concretizza in un anno, due o tre atti di possesso sul
reale. La difficoltà di conoscere, come possesso, è enorme; i condizionamenti non permettono di
vedere un pavimento, un angolo, uno spazio quotidiano e Fabro ripropone la scoperta del
pavimento, dell’angolo, dell’asse che unisce soffitto e pavimento di una stanza, non si preoccupa di
soddisfare il sistema, vuole sviscerarlo.”
• Alighiero Boetti reinventa le invenzioni dell’uomo ed è forse l’artista più concettuale e
complesso tra quelli dell’arte povera, anche se tutti lo sono perché producono oggetti
effimeri e smaterializzati. Boetti apre un hotel a Kabul che oggi è diventato un luogo
leggendario e altri artisti sono andati alla ricerca di questo senza trovarlo. È un hotel per gli
ospiti (viaggio complesso particolarmente per l’epoca). Egli inizia anche a firmarsi come
Alighiero e Boetti, sdoppiandosi in due personalità.
“Parimenti Boetti “reinventa le invenzioni” dell’uomo. I suoi gesti non sono più un accumulo, un
incastro di segni, ma i segni dell’accumulo e dell’incastro. Si pongono come apprendimento
immediato di ogni archetipo gestico, di ogni invenzione primitiva. Sono gesti univoci che portano
con sé “tutti i possibili processi formativi e organizzativi”, liberati da ogni contingenza storica e
mondana.”
• Piacentino: viene poi allontanato dal gruppo, infatti ingressi ed esclusioni nel gruppo sono
fluidi come la tendenza stessa.
“L’autonomia domina incontrastata in Piacentino. Le sue “monumentali” composizioni
s’impongono sotto un’aperta sfida alle convenzioni di spazio, di ambiente, impossibile
organizzarle, collocarle, piegarle al codice spaziale abituale, seppur cromaticamente possedibili,
al punto da lusingare la percezione colta dello spettatore, esse sfuggono. Come la luce fugge, così
il mondo. Per possederli bisogna bloccarli nell’attimo in cui si incontrano.”
• Giovanni Anselmo esalta la precarietà, gli oggetti non sono immutabili , panni che
trattengono l’energia in potenza e che se si sciolgono potrebbero riattivare quell’energia
vitale in potenza.
“Più sottilmente “povera” l’azione di Anselmo. Qui la precarietà si esalta. Gli oggetti vivono nel
momento di essere composti e montati, non esistono come oggetti immutabili, si ricompongono di
volta in volta, la loro esistenza dipende dal nostro intervento e dal nostro comportamento. Non sono
rapporti autonomi, ma installabili, vivi in rapporto al nostro vivere.”
-Merz: crocifigge il sistema, linguaggio incisivo di Celant: è rivoluzionario, guerrigliero nei
confronti dell’ordine precostituito.
“Così Merz violenta gli oggetti e il reale con il neon. Il suo è un inchiodare drammatico che
atterrisce. È un continuo sacrificio dell’oggetto banale e quotidiano quasi novello Cristo (il culto
dell’oggetto è una nuova religione). Trovato il chiodo, Merz, da buon filisteo del sistema, crocifigge
il mondo.”
-Zorio: dialoga con la precarietà di ogni cosa. Più di tutti analizza i processi di trasformazione a
partire dai processi fisico-chimici e indagano la trasformazione della materia. Sono manifestazione
dell’energia, energia e vitalità che sono sempre al centro dell’attività degli artisti poveristi.
“Così la violenza dei tubi dalmine, dei colori, dei cementi, dialoga con la precarietà del tempo, con
la sottile instabilità del maglio che sta per cadere sulla “sedia”, con il graduale cristallizzarsi
dell’acqua salata, con la incredibile resistenza dell’elemento elastico rispetto alla struttura d’acciaio.
Un’imprevedibile coesistenza tra forza e precarietà esistenziale che sconcerta, pone in crisi ogni
affermazione, per ricordarci che ogni “cosa” è precaria, basta infrangere il punto di rottura ed essa
salterà.”
Il saggio si conclude dicendo che mentre il tempo passa e lui scrive questo testo, intanto altri artisti
stanno lavorando seguendo la tendenza dell’arte povera, anche perché l’Arte Povera non è un club
chiuso ma una forma aperta all’interno del quale l’artista può entrare, discostarsene, entrare solo per
un periodo ecc. “Siamo già alla guerriglia 🡪 di nuovo esalta la guerriglia, l’azione rivoluzionaria.
Celant riesce a connettere inoltre una tendenza italiana a internazionale (la maggior parte degli
artisti dell’Arte povera sono per la maggior parte morti ma quello dell’arte povera è un movimento
perfettamente inserito all’interno della storia dell’arte e del sistema dell’arte.
ACHILLE BONITO OLIVA 5 Maggio
Achille Bonito Oliva, chiamato anche con l’abbreviazione ABO.
(Caggiano, Salerno, 1939)
- Studia giurisprudenza e lettere
- Partecipazione come poeta al Gruppo 63
- Dal 1968 abita a Roma
- Diventa Critico d’arte e docente di Storia dell’arte contemporanea alla Facoltà di Architettura
della Sapienza
Oltre che per la Transavanguardia ricordiamo ABO nell’organizzazione di:
Mostre principali:
- 1970 Amore mio, Montepulciano
- 1970 Vitalità del negativo, Palazzo delle Esposizioni, Roma
- 1973 Contemporanea, Parcheggio sotterraneo di Villa Borghese (luogo e allestimento anomalo
per il tempo), Roma, cura questa mostra in collaborazione con l’associazione “incontri nazionali
d’arte” di Patrizia Leonardi Bontempi, una mecenate donna di cultura legata agli artisti degli anni
60. Lei affida ad Achille la cura di questa mostra.
- 1980 Aperto 80, Biennale di Venezia. Nel padiglione centrale dei giardini (dove stava in
padiglione Italia, oggi è stato spostato).
- 1993 Biennale di Venezia Punti cardinali dell’arte.
➔ Achille Bonito Oliva e Germano Celant sono i critici militanti più importanti del
tempo, che seguono e lavorano a stretto contatto con gli artisti.
➔ I critici si prendono la libertà di conferire veri e propri significati alle opere,
Inseriscono gli artisti nelle diverse correnti conferendogli ulteriore caratterizzazione
ed identità.
➔ Alcuni artisti dell’arte povera definiti da Celant e alcuni della transavanguardia
definiti da Bonito oliva infatti proveranno a rifuggire da queste etichette.
Scrittura espositiva: il critico curatore parte da una teoria, da un assunto teorico, che viene ad
essere confermato dalle opere d’arte esposte. Le opere vengono definite come pegni visivi, si
impegnano a confermare la tesi del critico. Diventando un insieme. La teoria del critico viene poi
ad essere confermata dalla opere nel loro insieme. Andando a definire così in concetto di mostra,
come opera d’arte.
Il concetto di mostra come scrittura espositiva si avvicina molto al concetto di mostra come
opera
in se, definita così da Achille, che è il primo a partire come artista, dalla poesia visiva.
Bisogna concepire il critico come creatore
I suoi saggi:
- Il territorio magico, 1971
- L'ideologia del traditore. Arte, maniera, manierismo, 1976, qui per la prima volta inizia a dare le
coordinate della transavanguardia. Identificando il concetto di traditore come l’artista del
manierismo.
- La Transavanguardia italiana, 1980, testo fondativi del movimento
- La Transavanguardia Internazionale, 1982, in questo lui cerca di esportare il concetto a livello
internazionale.
- L'arte oltre il 2000, 2002
Transavanguardia
Dalla fine degli anni Settanta del Novecento
Italia
• Teorizzato dal critico Achille Bonito Oliva “attraversamento della nozione sperimentale
dell’avanguardia” (ABO) “nomadismo” stilistico
• Recupero e commistione linguaggi diversi
• Sintonia clima internazionale: ritorno alla pittura, figurazione
Tra l’arte povera e la Transavanguardia c’è un decennio di distacco. Gli anni 70 sono definiti gli
anni della fine dell’ideologie, Che culmineranno nel 1989 Con la simbolica caduta del muro di
Berlino. Le contestazioni del 68, tra politica e economia, Vengono infrante dagli anni 70, perché le
ideologie si svuotano. Seguiti poi dagli anni 80 dov’è in Italia avviene un vero e proprio boom
economico fondato sul capitalismo. Le idee sociali e collettive degli anni 60 quindi decadono.
Contesto storico: Anni 70, anni di piombo, terrorismo.
• In questi anni Bonito oliva definisce la transavanguardia, Sono una ondata positiva per
l’economia e un’ondata di benessere per l’Italia (Coinvolgendo maggiormente più la medio -
alta borghesia)
.
In questo contesto sociale, così come aveva fatto Celant per l’arte povera, Bonito oliva teorizza la
transavanguardia attraverso un saggio su Flash Art, recuperando quell’idea di manifesto delle
avanguardie storiche come Filippo Tommaso Marinetti per il futurismo.
La scrittura di Bonito oliva e anche difficile da capire a pieno, Complessa ed a tratti criptica, Vista
la sua radice da poeta. Utilizza modi di dire, delle locuzioni, che sono estremamente poetici.
Significato di transavanguardia, È un neologismo.
Avanguardia: si inserisce all’interno dello spirito avanguardistico, rivoluzionario.
Trans: attraversamento, transito, attraverso le avanguardie.
Il concetto di transavanguardia trasporta Con se è quello di Nomadismo stilistico e culturale,
significa che gli artisti della transavanguardia sono liberi di attraversare le avanguardie e utilizzarne
stili diversi all’interno della stessa opera d’arte, Tutti provenienti da avanguardie diverse.
Si appropriano di stili del passato in modo libero, l’artista è un nomade all’interno dalla storia
dell’arte. Avviene una sorta di recupero ai linguaggi tradizionali, sopra la pittura.
La transavanguardia sancisce negli anni 80 il ritorno alla pittura, che era stata emarginata dall’arte
povera e dalla land art o la minimal. Il ritorno alla pittura non avviene solo nella transavanguardia
ma a livello internazionale, anche perché in Germania negli Stati Uniti c’è quello che viene definito
il Neo espressionismo, che riprende l’espressionismo tedesco dell’inizi del 900.
Transavanguardia, Ritorno alla pittura e alla figurazione.
La transavanguardia, Pubblicata su Flash Art 92 93 nell’ottobre novembre 1979.
Achille Bonito oliva individua subito i suoi artisti:
Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Nicola De Maria, Mimmo Paladino
L’avanguardia, per definizione, ha sempre operato dentro gli schemi culturali di una tradizione
idealistica tendente a configurare lo sviluppo dell’arte come una linea continua, progressiva e
rettilinea. L’ideologia sottostante a tale mentalità è quella del Darwinismo linguistico di un’idea
evoluzionistica dell’arte che afferma una tradizione dello sviluppo linguistico degli antenati
dell’avanguardia storica fino agli esiti dell’ultima ricerca artistica. L’idealismo di tale posizione
risiede nella considerazione dell’arte e del suo sviluppo al di fuori dei colpi e dei contraccolpi della
storia, come se la produzione artistica vivesse avulsa nella produzione più generale della storia...
[...]
Concetto Hegeliano del concetto dell’arte: crisi-morte dell’arte
"Gli artisti degli anni Sessanta cominciano a operare nel momento in cui cessa la coazione al nuovo,
nel momento di rallentamento produttivo dei sistemi economici, quando il mondo e attanagliato da
una serie di crisi che mettono a nudo la vertigine produttiva di tutti i sistemi ideologici. Finalmente
si è parlato e si parla di crisi dell'arte. Ma se per crisi intendiamo, secondo l'etimo, "punto di
rottura" "verifica" allora possiamo adoperare tale parola come angolazione permanente per
verificare il vero tessuto dell'arte. Due sono i livelli a cui rimanda la definizione della crisi dell'arte:
la morte dell'arte e la crisi dell'evoluzione dell'arte.”
"Hegelianamente , per morte dell'arte s'intende il superamento delle categorie del fare artistico da
parte della filosofia quale scienza del pensiero che comprende e assorbe l'intuizione artistica. Più
modernamente, la morte dell'arte rimanda alla constatazione che tale esperienza non riesce più a
intaccare i livelli della realtà. E se da una parte viene sottolineata l'impotenza della sovrastruttura
(l'arte) rispetto alla struttura (l'economia, la politica), dall'altra si afferma la caduta della produzione
artistica da qualità (valore) a quantità (merce). Oggi per crisi dell'arte in senso stretto s'intende
invece la crisi nell'evoluzione dei linguaggi artistici. La crisi appunto della mentalità darwinistica ed
evoluzionistica dell'avanguardia.”
Oltre a Hegel e Darwin ABO analizza anche Marx, le struttura della società, politica, leggi, ecc.. , e
le sovrastrutture della società, accessioni, che per Marx era l’arte. ABO Marx sottolinea il concetto
positivo di crisi dell’arte.
"Tale momento critico viene ribaltato dalla generazione artistica degli anni Settanta in termini di
nuova operatività. Essa ha smascherato la valenza progressista dell'arte, dimostrando come di fronte
all'immodificabilità del mondo l'arte non è progressista bensì progressiva rispetto alla coscienza
della propria e circoscritta evoluzione interna. Ora lo scandalo, paradossalmente, consiste nella
mancanza di novità, nella capacità dell'arte di assumere un respiro biologico, fatto di accelerazioni e
rallentamenti. La novità nasce sempre da una richiesta del mercato che ha bisogno della stessa
merce, ma trasformata nella forma. In questo senso negli anni Sessanta sono state bruciate molte
poetiche e i sottostanti raggruppamenti. Perché i raggruppamenti, attraverso le poetiche, permettono
di costituire quella nozione di gusto che, proprio per la quantità degli artisti operanti nella stessa
direzione, consente il consumo sociale ed economico dell'arte.”
Negli anni 70 Gli artisti smascherano la valenza progressiva dell’arte, atteggiamento che ha Anche
a che fare con l’arte nel sistema economico, al contrario dell’arte povera, Il quadro torna ad avere
una valenza come oggetto, si avvicina alla produzione e al consumo.
Achille questo lo ribalta, Riconosce che nell’arte povera molti artisti si somigliano, e che in Italia
Questo ha creato una moda, nonostante loro volessero sfuggire dal consumismo e da mercato.
Riconosci invece che nella transavanguardia gli artisti sono dei nomadi, Li rende liberi ed
accomunati solo dal ritorno della pittura figurativa, lontani dall’essere una moda.
"Finalmente le poetiche si sono diradate, ogni artista opera attraverso una ricerca individuale che
frantuma il gusto sociale e perseque le finalità del proprio lavoro. II valore dell'individualità,
dell'operare singolarmente, si contrappone a un sistema sociale e culturale attraversato da
sovrastanti sistemi totalitari, l'ideologia politica, la psicanalisi e le scienze, che risolvono all'interno
della propria ottica, del proprio progetto, le antinomie e gli scarti prodotti dalla realtà nel suo farsi.
[...]
Achille accusa all’arte povera di non aver sfidato il sistema, contrario a Celant
“Irriducibilità dell'arte a ogni sistema: "l'arte serve a spingere l'esistenza verso condizioni di
impossibilità"Arte anni Settanta: "deconcentrazione, bisogno di catastrofe, rottura del bisogno
sociale"
"[...] Solo l'arte può essere metafisica, in quanto riesce a spostare il proprio fine dal fuori al dentro,
attraverso la possibilità di fondare il frammento dell'opera come una totalità che non rimanda ad
altro valore esterno al proprio apparire. Sostanzialmente l'arte trova dentro di sé la forza di stabilire
il deposito da cui attingere l'energia necessaria per costruire le immagini, e le immagini stesse,
intese come estensioni dell'immaginario individuale che assurge a valore oggettivo ed accertabile
tramite l'intensità dell'opera. Perché senza intensità non si ha arte. L'intensità è la qualità dell'opera
di darsi, nell'accezione lacaniana, come domasguardi, come capacità di fascinazione e di cattura
dello spettatore dentro il campo intenso dell'opera, dentro lo spazio circolare e autosufficiente
dell'arte, che funziona secondo leggi interne regolate dalla grazia demiurgica dell'artista, da una
metafisica interna che esclude ogni rimando e ogni motivazione esterna. “
"Regola e motivazione dell'arte è l'opera stessa, che impone la sostanza del proprio apparire, fatta di
materia e di forma, di pensiero direttamente incarnato nel luogo della pittura e del segno, non si
presenta positivamente frantumata, disseminata in molte opere, ciascuna portante dentro di sé
l'intensa presenza della propria esistenza regolata da un impulso circoscritto alla singolarità
dell'opera creata. Così si delinea il concetto di catastrofe, intesa come produzione di discontinuità in
un tessuto culturale retto negli anni Sessanta dal principio dell'omologazione linguistica. [...]
'"All'apparente nomadismo dell'Arte Povera e delle esperienze degli anni Sessanta, basato sul
riconoscimento di affinità metodologiche e tecniche, gli artisti degli anni Settanta oppongono un
nomadismo diverso e diversiticante, giocato sullo spostamento progressivo della sensibilità e dello
scarto tra un'opera e un'altra. [...] Ora invece l'arte tende a rimpossessarsi della soggettività
dell'artista, esprimendola attraverso le modalità interne del linguaggio. Il personale acquista una
valenza antropologica, in quanto partecipa a riportare l'individuo, in questo caso l'artista, nello stato
di una ripresa di un sentimento che è quello del sé.[...]
Concetto di Soggettività, per Achille e la transavanguardia, è un concetto che riguarda il singolo
ma che è l’identità della collettività, legata all’italianità, di famiglia, di valenza antropologica.
"[...] un nuovo atteggiamento che non predica alcun primato se non quello dell'arte e della flagranza
dell'opera che ritrova il piacere della propria pittura Nina ice pro poto spessorei ode la a atesimoell2
ideologiche e da arrovellamenti puramente intellettuali. L'arte riscopre la sorpresa di un'attività
creativa all'infinito, aperta anche al piacere delle proprie pulsioni, di una esistenza caratterizzata da
mille possibilità, dalla figura all'immagine astratta. dalla folgorazione dell'idea al morbido spessore
temporali e gerarchie di presente e passato tipiche dell'avanguardia che ha sempre vissuto il tempo
alle spalle come archeologia e comunque come reperto da rianimare. [...]
5 maggio parte 2
Sandro Chia
Sandro Chia pratica, attraverso la pittura, la teoria di una manualità assistita da un’idea, dalla messa
in opera di un’ipotesi formulata attraverso la particolarità di una figura o di un segno. Se
l’immagine costituisce da una parte lo svelamento dell’idea iniziale, dall’altra è anche
testimonianza del procedimento pittorico che lo produce e ne svela l’interno circuito, la gamma
complessa di riflessi, le possibili corrispondenze, gli spostamenti e i rimandi fra le diverse polarità.
Attraverso scritti ed interviste sarà colui che si distaccherà maggiormente dalla transavanguardia.
Sviluppandola in maniera più personale rispetto agli altri, Andando anche a criticare l’inserimento
da parte di Achille Bonito oliva all’interno della transavanguardia.
“Ma nessuno capisce veramente il lavoro, talvolta non lo capisco nemmeno io. Voglio dire che il
lavoro è bene non capirlo troppo perché quale sia l’interpretazione il lavoro è di per se una cosa
misteriosa. Non ho, né voglio avere una chiave di lettura del mio lavoro, al contrario esso consiste
in qualcosa di imprendibile ed in continuo movimento”.
Sandro Chia, intervista a cura di Giancarlo Politi, in “Flash Art”, n. 121, giugno 1984
“Transavanguardia non mi ricorda niente perché non significa niente, come neoespressionismo non
significa niente. Purtroppo al lavoro dei pittori, pochissimi, assai meno di quelli menzionati sulle
liste convenzionali, non è corrisposto un adeguato lavoro per così dire teorico, ma ciò
probabilmente è anche una fortuna, perché così si è più liberi”.
Sandro Chia, intervista a cura di Giancarlo Politi, in “Flash Art”, n. 121, giugno 1984
Chia Sottolinea che aver circoscritto la transavanguardia in cinque artisti è limitante, per gli altri
artisti che non hanno avuto la giusta analisi teorica, anche se questo aspetto, Ovvero non avere un
critico che sta alle spalle che giudica in modo insistente ciò che fai, rende gli artisti della
transavanguardia molto più liberi, ma di minor numero.
Nella Collezione Maramotti di Reggio Emilia, coloro che possiedono il marchio Max Mara, Nasce
nei vecchi magazzini, una collezione con un altro numero di opere di Sandro Chia.
All’interno di questa collezione tra le opere si può notare il suo nomadismo stilistico, le opere tra
loro sono molto diverse, alcune più mistiche altre Invece richiamano grandi maestri come Cézanne.
Chia recupera anche il linguaggio della scultura, figurativa, autodeterminata, Dove il fruitore
diventa contemplatore passivo di un'opera che in sé è già finita.
Francesco Clemente
“Francesco Clemente opera attraverso la ripetizione e lo spostamento. Parte da un’immagine
preesistente che riproduce anche mediante la pittura. Ma ogni volta la riproduzione altera e sposta
ciò che è riprodotto, secondo variazioni tanto sottili quanto imprevedibili. Una certezza anticipata è
alla base dell’opera, che nella sua effettuazione implica uno scarto rispetto alla norma iniziale. Lo
spostamento avviene per linee oblique: segno tangibile della produzione di differenza”.
Clemente è più interessato al panorama internazionale, Infatti già dagli anni 80 si trasferisce in
America, New York, dove abita tuttora. Quindi dialoga con gli artisti internazionali.
Clemente riprende una serie di artisti “dimenticati” ed “emarginati” come Mario Sironi, Che
ricordiamo per i suoi dipinti e manifesti sul fascismo, sulla propaganda, sulla simbologia, che si
esprimeva attraverso la pittura murale. Emarginato perché accusato di propaganda per il regime.
Da Sironi riprende anche gli affreschi monumentali.
La transavanguardia pur essendo prettamente italiana oggi è considerato un fenomeno
internazionale, gli artisti hanno riconoscimenti internazionali.
Enzo Cucchi
“Enzo Cucchi accetta il movimento eccellente dell’arte, inscrivendo le cifre del proprio linguaggio
sotto il segno dell’inclinazione, dove non esiste stasi ma una dinamica di figure, segni e colore che
si attraversano e colano reciprocamente il senso di una visione cosmica. La pittura mastica dentro di
sé e assorbe nel microcosmo del quadro la collisione fra i vari elementi. Così microcosmo e
macrocosmo compiono insieme una traversata, in cui caos e cosmos trovano il deposito e l’energia
della propria combustione”.
Oltre al dipinto recupera anche il disegno, È il più legato al concetto del “Genius loci” o “genio
locale”, Legato alla cultura rurale e contadina, alla tradizione. Che si contrappone al consumismo
del periodo.
“Ma che cosa è la transavanguardia? Chiedetelo al critico che ne è responsabile, lui sa utilizzare
questo termine”.
Enzo Cucchi, Intervista di Gabriele Perretta, in “Juliet”, n. 39, dicembre 1988-gennaio 1989
Un’altra caratteristica degli artisti dell’avanguardia sono le dimensioni delle opere molto grandi.
“ L’artista viaggia nel vuoto più assoluto; Da cui si può uscire? Non deve uscire, Non deve essere
succube di ciò! L'artista deve semplicemente smetterla di stabilire un rapporto con l'esterno. Anche
perché nelle testimonianze ideologicamente più intense, pensa ai futuristi, si è solo continuato a
mantenere un rapporto con l'estero. Questo va interrotto. Un rapporto con l'interno forse non è mai
successo, ma oggi penso che sia necessario, perché se i segni sono tutti impazziti, la prima cosa che
mi viene in mente è che questi segni impazziti galleggiano in una giungla e li tu ti muovi da
clandestino, Cercando di portare fuori un segno senza stare a dire questo è buono e questo è cattivo”
Enzo Cucchi, Intervista di Gabriele Perretta, in *Juliet", n.39, dicembre 1988-gennaio 1989
Usa anche la Tecnica dell’encausto: encausto su cemento
Tecnica dell’affresco attraverso la cera, tecnica molto altica, ripresa dagli artisti della pop art, Jasper
Johns nei “bersagli”
Affresca una cappella Progettata dall’artista Mario botta in Svizzera, Questo per sottolineare che
non si ferma alla tela ma agisce anche nella spazialità.
Nicola de Maria
“Nicola De Maria opera sullo spostamento progressivo della sensibilità, praticato mediante gli
strumenti di una pittura che tende a darsi come esteriorizzazione di uno stato mentale e come
interiorizzazione di possibili vibrazioni che nascono durante l’esecuzione dell’opera. Il risultato è la
fondazione di un campo visivo, di una visione all’incrocio di molti rimandi, in cui le sensazioni
trovano un’estroversione spaziale fino a risolversi in una sorta di architettura interiore”.
Nicola de Maria e tra gli artisti della transAvanguardia che spazia nelle forme astratte. Rapporto tra
uomo e natura in termini trascendentali.
De Maria affresca una sala del castello di Rivoli, Più che per gli artisti della transavanguardia
Nicola de Maria si rapporta a quelli dell’arte povera. Operando a Torino, nel castello di Rivoli.
Mimmo Paladino
“Mimmo Paladino pratica una pittura di superficie, nel senso che tende a portare a emergenza visiva
tutti i dati sensibili, anche quelli più interiori. Il quadro diventa il luogo di incontro e di espansione
a vista d’occhio di motivi culturali e di dati sensitivi. Tutto è tradotto in termini di pittura, di segno
e
di materia. Il quadro è attraversato da temperature differenti, caldo e freddo, lirico e mentale, denso
e rarefatto, che affiorano alla fine della calibratura del colore”.
“Ogni mio lavoro è sempre e totalmente in equilibrio, nel senso che il movimento non è mai
dichiarato, né in un senso, né in un altro. Io mi considero un artista sospeso su un filo: posso cadere
da un momento all’altro, ma non voglio cadere da nessuna delle due parti. E il quadro è il prodotto
di quest’equilibrio”.
Mimmo Paladino, Intervista con Michele Buonuomo, in Terrae Motus, catalogo, Electa, Napoli,
1984
"[La discontinuità] originariamente non era un atteggiamento intenzionale, era piuttosto il disagio
Provocato dal nostro stesso lavoro nato da Instabilità, insoddisfazione, desiderio di libertà. Con il
tempo, purtroppo, si è ritornati allo “stile" ad un linguaggio identificabile. Il mercato, gallerie sono
state delle vere e proprie interferenze, in parte hanno smorzato la vitalità iniziale fatta di continua
fabbrica di misteri e di corti circuiti"
Mimmo Paladino, Intervista con Michele Buonuomo, in Terrae Motus, catalogo, Electa, Napoli,
1984
La Trans-avanguardia conclusione
"Ora fare arte significa avere tutto sul tavolo in una contemporaneità girevole e sincronica
che riesce a colare nel crogiolo dell'opera immagini private e della cultura. Tale
attraversamento significa anche non mitizzare il proprio lo, ma invece inserirlo in una rotta di
collisione con altre possibilità espressive, accettando cosi la possibilità di mettere la
soggettività all'incrocio di tanti incastri. "L'essere è il delirio di molti" (Musil). La
frantumazione dell'opera significa la frantumazione del mito dell'unità dell'lo, significa
assumere il nomadismo di un immaginario senza soste o punti di ancoraggio e di riferimento.
"Tutto questo rafforza la nozione di Trans-avanguardia, in quanto ribalta l'attitudine
dell'avanguardia di avere il privilegio di punti di riferimento. Ogni opera diventa una
peripezia che porta e ritorna nel luogo dell'opera, che attraversa campi di riferimenti
molteplici, che si serve di tutti pensa direttamente attraverso le immagini e si acquatta nel
fondo della visione, come una temperatura che fa da collante e permette ai frammenti
dell'opera di tenersi in una relazione mobile che non si serra mai e mai cerca riparo nell'idea
di unità.
"Non esiste alcuna regola demiurgica ma soltanto la pratica creativa dell'arte che rende
stabile ogni precarietà senza trasformarla in stabilizzazione e simbolica fissità. L'opera
conserva il flusso del suo processo, del suo essere operosa nei dintorni di una soggettività che
non tende mai a diventare esemplare ma semmai a conservare il carattere dell'accidentalità,
di un'apertura di campo che non significa 'ebbrezza romantica dell'infinito dell'avanguardia,
ma muoversi senza centro, lungo derive segnate da un'unica prospettiva, quella del piacere
mentale e sensoriale.”