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All’inizio dell’estate del 1720, Johan Sebastian Bach passò tre mesi in compagnia del

suo “protettore”, Principe Leopold di Anhalt-Köthen, al Bohemian spa di Karlsbad.


Durante il suo ritorno verso Köthen, Bach ricevette l’inaspettata notizia della morte di
sua moglie, Maria Barbara (1684 – 1720), che era stata sepolta all’incirca una settimana
prima, il 7 Luglio.
Questo evento viene narrato nel Musicalische Bibliotek di Lorenz Milzer: “Avendo
spento tredici anni di felice matrimonio con lei, la sua prima moglie, Bach soffrì di una
grave angoscia nel scoprire, al suo ritorno da Cöthen da un viaggio nel 1720, che era
deceduta ed era stata seppellita, pur avendola lasciata in piena salute alla sua partenza.
La prima notizia della sua malattia e poi della sua morte lo raggiunsero solo quando
varcò le mura domestiche.
La firma della prima pagina del suo Sei solo è datata 1720. La carta del manoscritto era
stata fatta in un mulino situato a Joachimstal , vicino a Karlsbad, il che suggerisce che
Bach si era portato a casa la carta proveniente dal suo viaggio. Giudicando dalla
filigrana questo questo tipo di carta è unico nella produzione di Bach. Possiamo quindi
presumere che la la copia finale del “brano a 6 violini” ebbe origine dopo la morte di
Maria Barbara, e che solo dopo furono aggiunte le “sonate delle 3 chiese”
accompagnate dalle tre “paritas”.
La Seconda Partita, in D minore (BWW 1004), finisce con la Ciaccona come finale
movimento e faceva coppia con la Seconda Sonata in A minore, comunemente
chiamata “Passion Sonata” (BWW 1003). Entrambi i lavori sono basati su impercettibili
citazioni corali. Il tema (segreto) comune a entrambi la Sonata in A minore e la
Ciaccona sono la morte e risurrezione.
La morte di Maria Barbara deve aver dato a Bach l’immediato impeto di comporre
questo straordinario movimento. Bach ha inciso il suo nome (quello di Maria Barbara)
in forma criptografica all’inizio della Ciaccona. Molti esperti suggeriscono che questo
“ballo” fu scritto come un “tombeau” – un epitaffio in musica – per Maria Barba Bach,
dedicato in sua memoria.
Le virtù Cristiane dei defunti sono evidenziate con citazioni dalla liturgia e da numerosi
riferimenti al Vecchio e Nuovo Testamento, accompagnato da preghiere che potranno
esserle d’aiuto al Giudizio Universale, a nome dei parenti ancora vivi.
Dalla prima all’ultima nota, tutte le variazioni in pezzo tripartito impreziosiscono le
melodie corali. L’inno pasquale di Martin Luther “Christ lag in Todesbanden” divide
l’intero movimento, facendolo finire con il duplice “Hallelujah” che conclude ogni strofa
del corale, come espressione di speranza nella risurrezione e nella vita eterna.
È facile discernere “Christ lag in Todesbanden” (Cristo giace nella schiavitù della morte)
nelle prime quattro battute della Ciaccona: 37 altezze (frequenza fondamentale di una
nota musicale o suono che viene percepita) contengono il nascosto cantus firmus e,
allo stesso tempo, fanno riferimento al monogramma di Cristo “XP” la cui somma delle
lettere è 37 (X = 22 e P = 15, usando l’ordine dell’alfabeto latino). In questo caso le
citazioni corali fanno riferimento al numero di altezze (37). Le quattro battute
successive si aprono nello stesso modo delle prime quattro e rivelano, in una sola
battuta, la melodia dell’ultimo verso della stessa strofa, the “Halleluja”.
Le otto battute che concludono la prima sezione abbelliscono gli stessi versi del corale,
questa volta in una sequenza alterata di accordi. Le voci più basse affermano il nome di
B -A-C-H (in tedesco la notazione delle lettere di altezza B-piatto A, C, B-naturali) in
discesa cromatica, accompagnate da una progressione di sei note delle voci alte,
anch’esse in discese cromatica. Le due voci fuori dal coro, invece, riflettono il affectus
tristiae (l’influenza del dolore).
“Christ lag in Todesbanden” e il duplice “Hallelujah” formano anch’essi un corale
canuts firmus alla fine della terza sezione della Ciacciona.
La seconda strofa dell’inno pasquale, “Den Tod niemand zwigen kunnt” (quella morte
che nessuno può sottomettere), forma un cantus firmus segnato nelle variazioni iniziali
da ritmi frizzanti e punteggiati, probabilmente facendo riferimento all’inesorabilità
della vita:
La morte che nessuno può sottomettere
Sopra tutti i bambini del genere umano;
Questo è stato tutto causato dal nostro peccato,
Alcuna innocenza è stata poi trovata.
Da questo arrivò poi la morte, così velocemente
E prese potere su di noi,
Ci tiene nel suo reame come prigionieri
Halleluja!
Anche qui le lettere del nome di Bach occorrono con lo stesso simbolo di sofferenza,
con la figura di discesa cromatica D-C#-C-B-A, e unito con le parole “morte, morte”
(den Tod, den Tod), ora si divide in sottounità motiviche D-C#-B-A (mm. I – 48). Bach
tratta queste parole del corale come se fossero in un duetto per soprano dalla sua
precedente cantata “Christ lag in Todesbanden” (BWW 4).
“Wo soll ich fliehen hin” (Dove io possa trovare rifugio) si alterna a “Befiehl Du Deine
Wege” (Raccomando a tutti i miei percorsi). Il rapido movimento di fuggita (fliehen) è
rappresentato nella 32esima nota, che dona l’impressione di un’improvvisa rapidità, tra
il cambiamento del legato e non-legato.
Un chiaro cambiamento di carattere efficace occorre all’inizio del grandioso arpeggio
passaggio nella battuta 88. La prima citazione, la melodia di “Jesus, meine Frude”, è
riconoscibile nelle alte discese, armonizzata con arpeggi e accordi che ritraggono
l’effetto della gioia. Tra lo spazio di una singola battuta, la parola “Freude” (gioia) è
trasformata nella figurazione di note di valore più breve.
L’effetto della gioia domina anche le successive citazioni corali di due versi, “Auf
meinen lieben Gott trau ich in Angst and Not” (Nel mio amato Dio ripongo fiducia nella
paura e nel bisogno), seguito dal motivo “Gib uns Geduld in Leidenszeit” (Garantiscici
pazienza in tempi di sofferenza). La parola “Geduld” (pazienza) è accompagnata dai
toni ascendenti A-B-B-A. In questo modo persino le parole inaudibili sono “implicitate”
dalla figurazione in questa musica senza-parole, puramente strumentale, la quale
contiene anche l’onnipresente stile di Bach.
Le due sezioni in D minore fiancheggiano una sezione centrale in D maggiore. Questa
sezione è dominata, al suo interno, da variazioni nelle quali ottoni simili a bugle (il più
semplice degli ottoni, simile ad una piccola tromba naturale senza pistoni) risuonano in
triadi in chiara D maggiore, accompagnate da ripetute percussioni.
Questo potrebbe essere un riferimento al reame del paradiso; potrebbe anche riferirsi
a Lui che verrà a giudicare i vivi, i morti e quelli che regnano, come Giudizio Universale,
e sarà anch’esso annunciato da fanfare.
La nostra attenzione è ora distolta dai “tempi di sofferenza” e diretta verso la
sofferenza di Cristo: “Jusu Deine Passion will ich jetzt bedenken” (Gesù, questa tua
passione, lascia che ora io ne tenga conto) e “In meines Herzens Grunde Dein Nam’ and
Kreuz allein funkelt all’Zeit and Stunde, drauf kann ich fröhlich sein” (Tra le fondamenta
del mio cuore, il tuo nome e la tua croce da soli, risplendono forti ogni giorno e ogni
ora, perché io possa rallegrarmi). Il verso del corale finale nella sezione maggiore è una
svolta trasformata nella figurazione di accordi a quattro voci arpeggiati, aumentando
l’effetto e “delizia”.
Come finale dossologia possiamo udire “Dem Höchsten sei Lob, Ehr’ und Preis” (Lode,
onore e gloria appartengono all’altissimo). La terza e finale sezione della Ciaccona,
ancora una volta in D minore, si apre con il verso “Num lob, mein Seel’, den Herren”
(Ora loda la mia anima, il Signore) e ripete le citazioni corali della prima sezione: “Dein
Will geschen Herr Gott, zugleich auf Erden wie im Himmelreich” (Sia fatta la tua
volontà, così in cielo così in terra).
Infine, Bach ritorna all’inno pasquale che supporta l’intera Ciaccona, il suo “tombeau”
per la morte di Maria Barbara Bach:
Cristo giace nella morte della schiavitù;
Per tutti i nostri peccati fu dato;
Ancora una volta è risorto
Ed ora ci avrà portati alla vita autentica;
Per questo dovremmo essere gioiosi,
A Dio che da lode e gratitudine,
E cantando Halleluja
Halleluja!

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