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Eschilo è l’autore con cui, a causa delle perdita di tanti testi precedenti, inizia per noi la tragedia antica.
Alcuni dati biografici si collegano a tematiche e momenti importanti della sua produzione.
Nel 525 a.C. nasce ad Eleusi, sede dei culti misterici di Demetraimportanza della religione e tema
dell’ereditarietà della colpa nel ghenos;
Nel 480-490 a.C. partecipa alle battaglie di Salamina e di Maratona ispirazione per la stesura dei Persiani,
esortazione alle virtù civiche e militari;
Della vasta produzione eschilea sono giunte a noi solo 7 tragedie integre e numerosi frammenti di tragedie
e drammi satireschi:
la massiccia presenza della cultura arcaica: divinità mostruose; apparizioni dall’oltretomba; arcaici
rituali religiosi; problemi legati all’etica arcaica, come il conflitto tra colpe ereditarie del ghenos e
libertà di scelta;
la densità intellettuale, che ne fa un teatro di idee più che un teatro di personaggi o di situazioni: le
motivazioni dei personaggi corrispondono alle idee e ai problemi su cui il tragediografo vuole
riflettere.
I Persiani sono l’unica tragedia di argomento storico giunta integra fino a noi: adottando il punto di vista di
Serse e dei Persiani sconfitti, celebrano la vittoria ateniese a Salamina (480 a.C.). Tra sogni e presagi la
regina Atossa e i dignitari attendono notizie sulla spedizione di Serse; preceduto da un messo, che riferisce
l’esito della battaglia di Salamina, il re torna e si discutono le cause della sconfitta; dopo l’apparizione del
defunto re Dario coro e attori intonano un threnos. I temi sono:
responsabilità della sconfitta: secondo Serse si deve allo phthònos theòn (invidia degli dèi), secondo
Dario alla hybris di Serse (che ha aggiogato e frustato l’Ellesponto e ha dato alle fiamme i templi
ateniesi) e al nesso colpa-rovina.
I Sette contro Tebe occupavano l’ultimo posto di una trilogia legata, ossia incentrata su uno stesso mito,
quello dei Labdacidi: le prime due tragedie erano il Laio e l’Edipo. Eteocle, re di Tebe, deve difendere la città
dall’attacco degli Argivi, con i quali si è alleato il fratello Polinice, che rivendica il trono di Tebe; dopo aver
affidato ognuna delle sette porte a un eroe tebano, lasciando l’ultima per sé, Eteocle affronta Polinice: i due
la trasmissione di una colpa da una generazione all’altra del ghenos: il doppio fratricidio è
l’espiazione della colpa di Laio;
la lacerazione interiore di Eteocle, diviso tra un ethos eroico (che ne fa un buon sovrano nella prima
parte) e il demone del ghenos.
Le Supplici erano probabilmente il primo dramma di una trilogia legata, seguite dagli Egizi e dalle Danaidi;
in esse il coro agisce come un personaggio, anzi costituisce il vero protagonista dell’azione. Le figlie di
Danao rifiutano di sposare i loro cinquanta cugini figli di Egitto e cercano rifugio ad Argo; il re della città,
Pelasgo, concede asilo alle donne, che minacciano di suicidarsi; l’assemblea cittadina ratifica la sua
decisione e Pelasgo si prepara a difendere le supplici contro gli Egizi. I temi sono:
esaltazione della democrazia ateniese, attraverso l’importanza che assumono ad Argo le decisioni
assembleari;
due nuclei tragici: la decisione di Pelasgo, che deve decidere se: consegnare le Danaidi agli Egizi,
offendendo Zeus protettore degli ospiti, o proteggere le Danaidi e coinvolgere Argo in una guerra
con gli Egizi; e la condizione delle Danaidi, che si trovano invece di fronte a un dilemma etico-
religioso: accettare il matrimonio con i cugini, causando la morte del padre, rifiutare il matrimonio
(atto di hybris contro un’istituzione sacra) o sposare i cugini per poi ucciderli (la via prescelta).
Tre le ragioni che sostengono le Danaidi nel loro rifiuto delle nozze:
L’Orestea (Agamennone, Coefore, Eumenidi) è l’unica trilogia completa giunta fino a noi: in essa
confluiscono i grandi temi etico-religiosi, sociali e politici del teatro eschileo. La prima tragedia della trilogia è
l’Agamennone. Agamennone ritorna ad Argo, conducendo con sé da Troia come concubina la profetessa
Cassandra; la moglie Clitennestra, apparentemente lieta e devota, in realtà medita vendetta contro il marito
per l’uccisione della figlia Ifigenia; con la complicità dell’amante Egisto uccide sia Agamennone che
pathei mathos, “apprendimento attraverso la sofferenza”: la sofferenza è lo strumento con cui Zeus
avvia gli uomini alla saggezza;
riflessione sulla responsabilità: nessuno dei personaggi è portatore di una colpa individuale piena;
riflessione sul divino: sul ghenos degli Atridi incombe un demone vendicatore (dal terzo stasimo in
poi).
Le Coefore costituiscono una sorta di rovesciamento dell’Agamennone: con geometrica specularità i vecchi
carnefici (Clitennestra ed Egisto) diventano vittime e una delle vittime (Oreste) si fa giustiziere. Oreste,
rientrato ad Argo dal suo esilio, depone una ciocca di capelli sulla tomba di Agamennone; Elettra, che guida
le Coefore, la riconosce e i due fratelli si incontrano e si abbracciano; dopo un kommòs Oreste,
accompagnato da Pilade, si reca alla reggia per uccidere la madre ed Egisto, secondo l’ordine di Apollo. I
temi sono:
tentativo di ristabilire, con il matricidio, l’ordine violato: Oreste agisce per mandato di Apollo e per
vendicare il padre;
inadeguatezza di tale tentativo: anche Oreste è coinvolto nella catena di colpa ed espiazione (la
persecuzione delle Erinni).
Le Eumenidi chiudono la trilogia e contengono lo scioglimento della vicenda: l’assoluzione morale di Oreste
e la trasformazione delle Erinni in divinità tutelari. Oreste è a Delfi, circondato dalle Erinni assopite; Apollo gli
conferma la sua protezione e gli profetizza la liberazione ad Atene. Oreste vi si reca, supplice di Atena; la
dea ascolta le sue ragioni e quelle delle Erinni, quindi affida all’Areopago la decisione. Il verdetto è di
assoluzione. I temi sono:
Il passaggio dal diritto familiare al diritto della polis, esemplificato dalla vicenda dagli Atridi, sembra
collegare gli ambiti tematici più significativi della trilogia:
la colpa viene presentata non piùsoltanto come frutto di una maledizione atavica, ma anche come
prodotto della responsabilità individuale;
al principio della vendetta familiare si sostituisce il diritto positivo esercitato attraverso le istituzioni;
le divinità olimpiche, che operano in armonia con le istituzioni della polis, superano le divinità
primigenie (Erinni), riassorbite nel nuovo ordine dello stato (Eumenidi).
Il Prometeo è la tragedia più problematica tra quelle attribuite a Eschilo; gli studiosi ne hanno messo in
dubbio la paternità, per ragioni metriche, stilistiche, lessicali. Zeus ha incatenato Prometeo a una rupe per
punirlo del furto del fuoco; a Oceano e alle sue figlie il Titano ricorda l’aiuto prestato al dio contro Crono e i
molti benefici resi agli uomini. Dopo un colloquio con Io, Prometeo rifiuta di rivelare a Ermes la profezia
relativa alla fine del regno di Zeus. I temi sono:
la figura di Zeus: secondo alcuni studiosi Zeus viene presentato come un tiranno e Prometeo
sarebbe il campione dell’autodeterminazione; secondo altri Zeus sarebbe giusto signore di ogni
cosa, pertanto le sue leggi devono essere accettate e l’uomo deve agire con moderazione.
Con Eschilo la tragedia divenne solenne e grandiosa (Aristotele), anche grazie a numerose innovazioni
sceniche e drammaturgiche:
uso della trilogia legata, per seguire vari episodi e personaggi di una stessa saga mitica e poter
indagare il tema della colpa in varie generazioni della stessa famiglia.
Già nelle Rane di Aristofane (405 a.C.) Eschilo viene presentato come il maestro morale e la guida della
polis. Gli aspetti qualificanti della sua riflessione etica sono:
riflessione sul rapporto tra responsabilità individuale e determinismo teologico: per spiegare la
sofferenza si passa dal modello dell’invidia degli dèi a quello di una colpa individuale che opera
attraverso le generazioni;
il valore pedagogico della sofferenza, di cui Zeus si serve per istruire l’uomo.
Nel teatro eschileo è possibile individuare vari riferimenti alla prassi democratica di Atene e a fatti di attualità
politica: sembrerebbe che Eschilo nutrisse simpatie democratiche.
Nei Persiani, rievocando la battaglia di Salamina (II guerra persiana), Eschilo riporta il pensiero a
Temistocle, capo democratico e artefice della vittoria di Atene viene presentata come salvatrice
della Grecia e faro di libertà (temi della futura propaganda periclea).
Nelle Supplici, l’assemblea popolare viene presentata come padrona di ogni decisione (esaltazione
del modello democratico); Argo, alleata di Atene, viene presentata positivamente come la città che
non teme la guerra con gli Egizi pur di compiere un atto di giustizia.
Nell’Orestea, c’è l’allusione alla riduzione del peso politico dell’Areopago, ridotto a tribunale
competente per i delitti di sangue (riforma di Efialte).