1.3. In epoca moderna: la liturgia come occasione di catechesi. I sacramenti (uno dei “pilastri” del
catechismo): mezzi di salvezza e dovere del cristiano
Si afferma il catechismo-libretto (catechismo è anche l’incontro e il contenuto trasmesso);
esso raccoglie, a domande-risposte, le verità certe della fede;
dette sempre più con linguaggio teologico (il catechismo si fa dottrina);
raccolte attorno a 4 “pilastri”: credo (fede) – comandamenti (carità) – preghiera (speranza) –
sacramenti; i 4 nuclei diventano “la” struttura ideale della catechesi (cf card. Ratzinger, 1983).
I 4 temi sono sempre svolti secondo due logiche o schemi fondamentali:
- il 1°: illustra i 4 “pilastri”, ma elencati in ordine vario (Lutero, Calvino, Canisio,
Trento, Bellarmino…, Casati [1765] antenato del Pio X del 1905…., CCC);
1
- il 2°: elenca illustra i doveri del cristiano (credere e osservare) e i mezzi per avere la
grazia di riuscirvi (preghiera e sacramenti): (catechismi giansenisti…, Napoleone
[1806]…, catechismi neoscolastici dell’800, Pio X del 1912 [domanda/risposta n. 27]).
Nel 2° schema i sacramenti sono detti chiaramente segni della grazia e mezzi di salvezza e
dovere dell’uomo; ma in sostanza tale idea è anche nel 1° (cf lo storico M. Venard: la
Controriforma, in polemica col protestantesimo, insiste sempre su ciò che l’uomo deve fare, sui
mezzi che deve usare…).
La presentazione dei sacramenti risente ovviamente:
- delle situazioni del momento (es.: la controversia con la Riforma inizialmente enfatizza
il sacramento; cf lo sviluppo della sacramentaria nel catechismo di Trento),
- delle teologie dei vari periodi (es.: Giansenismo e sacramento della Penitenza).
La presentazione, inoltre, sviluppa molto gli aspetti “giuridici: disposizioni per ricevere i
sacramenti, liceità/validità, capacità/incapacità, età della ragione/della discrezione, età per il
matrimonio, ecc.
Non si parta di liturgia in genere; quando nominata è l’insieme delle “cerimonie” della Chiesa.
La liturgia in genere è però sempre occasione e spunto di catechesi:
- es: l’omelia domenicale e festiva è spesso catechesi e prevede di essere completata
dalla recita delle preghiere più comuni, dell’elenco di sacramenti, comandamenti, ecc.
(es.: Rituale sacramentorum di Francesco di Sales 1612);
- i vespri domenicali e festivi: occasione di apposita catechesi per gli adulti (eccetto in
estate; da metà Settecento circa, si ha un uso generalizzato del testo di Trento);
- le messe domenicali e festive o i vespri sono anche il momento della specifica catechesi
dei ragazzi, voluta da Trento;
- l’anno liturgico (Quaresima) è momento di catechesi quotidiana per i ragazzi in vista
dei sacramenti (per gli adulti sono previsti i Quaresimali);
- idem per sacramentali e le svariate pratiche della pietà popolare.
In genere, però, su una catechesi di tipo “liturgico” prevale una catechesi di tipo “morale”.
- Varie le ragioni: la polemica antiprotestante che insiste sull’importanza delle opere; il
Giansenismo; l’ideologia politica di antico regime; l’azione a favore della “regolata
devozione” che insiste sulla morale piuttosto che su un culto a volte solo esteriore.
Non mancano però strumenti e momenti di una catechesi più liturgica:
- “tavole” o “indici” che raccordano i temi del catechismo di Trento ai Vangeli
domenicali;
- nelle “piccole scuole” (scuole popolari di prima alfabetizzazione, in Francia e Paesi
Bassi) la catechesi alla vigilia dei giorni festivi spiega il mistero che sarà celebrato.
- Catéchismes des fêtes:
* catechismi per adulti,
* spiegano il messaggio cristiano a partire dalle domeniche e feste liturgiche,
* illustrano anche i sacramentali, i segni e simboli liturgici, le pratiche popolari,
* il primo (?): Catéchisme de Paris (1659),
* più famosi quelli di Bossuet (1627-1704) e La Salle (1651-1719),
* hanno molte imitazioni e riproposizioni anche nei testi più “dottrinali”.
- Il metodo catechistico di St. Sulpice: ha un “tono” liturgico:
2
* nasce ad opera del can. Olier (1608-1657) a Parigi (parrocchia di St. Sulpice),
* il catechismo è atto religioso, da svolgere in una cappella della chiesa,
* il catechista è il sacerdote o chierico in abiti liturgici,
* oltre alla “dottrina” il metodo prevede: lettura del Vangelo, omelia, canti, ecc.
* metodo rilanciato nell’800 specie dal Dupanloup (1802-1878).
1.4. Il progressivo ricupero della liturgia nel movimento catechistico (dagli anni ’70 dell’800)
Il ricupero è anticipato episodicamente nei decenni precedenti dell’800:
- es.: con la Scuola di Tubinga: Hirscher (1788-1865): Katechismus (1842),
- es.: in Rosmini (1797-1855):
* il metodo catechistico ideale: quello storico (Agostino),
* pure valido quello “liturgico”: seguire l’anno liturgico, con Pasqua al centro,
* Catechismo disposto secondo l’ordine delle idee (1838).
Il movimento, a partire da Germania-Austria, rinnova anzitutto la catechesi nel metodo:
- suggerisce un metodo induttivo (dal concreto all’astratto): la liturgia allora è utile;
- tra le 2 guerre il mov. accetta l’Attivismo: si impara facendo, e nella liturgia “si fa”.
A partire dagli anni ’30 il movimento rinnova la catechesi nei contenuti: progressiva, piena
riscoperta della liturgia come contenuto della catechesi. Tra i fattori favorenti:
il movimento liturgico, specie i “liturgisti” del Belgio
- il benedettino Lefèbvre (1880-1996): messalini, riviste, sussidi, iniziative: Catéchisme
paroissiale liturgique (1923-1927), Croisade liturgique à l’école (dal 1933), Pour
comprendre la Messe…; sottolinea il legame liturgia-Bibbia-catechesi;
- il beato E. Poppe (1890-1924): tutta la catechesi è orientata alla Messa quitidiana e alla
Comunione; nel 1920 inizia la Croisade eucharistique.
- Dopo il Belgio, un forte impulso ad una catechesi liturgica viene dalla Francia:
Françoise Derkenne (1907-1997)
- Scopo della catechesi non è solo istruire ma porre in contatto con la persona di Gesù;
- la liturgia, è via privilegiata per questo: «Tutto il catechismo è nel Messale»; essa
permette di accostare Cristo secondo i ritmi dell’anno liturgico;
- perciò i testi catechistici della Derkenne vanno dalla festa di Cristo Re alla Trinità,
- e valorizzano i metodi dell’Attivismo.
Hélène Lubienska de Lenval (1895-1972), polacca, ma ha la Francia come terra d’elezione.
- Allieva, amica e collaboratrice della Montessori, ne valorizza il metodo.
- Quanto ai contenuti della catechesi: scopo della catechesi è portare dall’interesse su Dio
all’interesse per Dio.
- Lo scopo è raggiunto con una “pedagogia sacra” che valorizza liturgia e Bibbia.
- Sul piano metodologico, cura del “lavoro” individuale e del silenzio, della gestualità,
della “solennità”, della contemplazione e dell’ispirazione poetica.
A metà degli anni ‘30 il contributo decisivo della teologia (e catechesi) kerygmatica: J.A.
Jungmann (1889-1975)
- Costatazione della scarsa efficacia della pastorale;
- diagnosi: tra le cause, la cattiva predicazione che è divulgazione teologica;
3
- rimedio: conoscere dogma ma annunciare il keryma, con al centro Cristo, principio di
concentrazione e gerarchizzazione di tutte le verità (quindi catechesi biblica);
- Cristo, cuore di una storia di salvezza che viene attualizzata nella liturgia (quindi
catechesi liturgica);
Fino al Vaticano II progressiva diffusione della catechesi biblico-liturgica. Vari i fattori:
- la prima applicazione pratica “ufficiale”: il catechismo dei vescovi tedeschi del 1955,
tradotto e imitato ovunque (in Italia: La scoperta del Regno di Dio);
- in Italia: la catechesi dell’ACI animata dal CENAC;
- in Francia, contributo decisivo (condannato dall’alto, 1957) di Joseph Colomb (1902-
1979) che fonde armoniosamente Bibbia, liturgia e dottrina (le tre fonti della catechesi);
- anni ‘50/’60: la molteplice azione dei due centri: Lumen Vitae di Bruxelles e Institut
Supérieur de Pastorale Catéchétique (ISPC) di Parigi (corsi, convegni, testi, riviste);
- p. Hofinger, ex-allievo di Jungmann, diffonde ovunque la catechesi biblico-liturgica;
- 1a Settimana catechistica internazionale ad Eichstätt, presso Monaco (1960), da cui il
documento Il “credo” di Eichstätt: “lancio mondiale” della proposta.
1.5. Concilio
SC 14: la liturgia è «la prima e per di più necessaria sorgente dalla quale i cristiani possono
attingere un spirito veramente cristiano»: liturgia fons.
SC 33: la liturgia «contiene una ricca istruzione per il popolo fedele».
Necessità di una catechesi liturgica (SC 35/3) anche se il rito stesso è catechesi.
4
richiesta da Roma (in particolare dopo la conferenza del card. Ratzinger del 1983).
- In Italia: 3 Note della CEI sull’IC; Guida per l’IC dei ragazzi, ispirata alla 2a Nota.
- In Italia: CEI, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia 49.
Attenzione alla liturgia in sussidi ufficiali di linea più tradizionale
- CCC (1992-1997) - Compendio (2005) - Youcat (2011)
Rinnovata attenzione alla liturgia nell’attuale “clima” di ritorno ad una catechesi più
“kerymatica” (o “discendente”) e meno “antropologica” (o “ascendete”).
- È fatto evidente degli ultimi anni, a livello di magistero, ad. es., in Francia:
* Lettera dei vescovi ai fedeli: Proposer la foi (1997),
* Texte National pour l’orientation de la catéchèse en France (2006),
- Analogamente il magistero dei vescovi del Belgio:Devenir adulte dans la foi (2006).
- È un fatto evidente anche a livello di studiosi, specialmente all’ISPC di Parigi:
* H. DERROITTE, Théologie, mission et catéchèse, Montréal, Novalis – Bruxelles,
Lumen Vitae, 2002.
* Colloquio internazionale ISPC 2003: «La catéchèse dans un monde en pleine
mutation». Avanza le 4: “ipotesi” di una catechesi: 1/ di proposition, 2/ plus
liturgique, 3/ initiatique, 4/ di présentation organique du mystère chrétien.
* Colloquio internazionale ISPC 2011: «La catéchèse et le contenu de la foi»:
insistenza sulla liturgia come fonte, luogo e contenuto della catechesi.
5
4. OGGI: POTENZIALITÀ CHE NASCONO DA UN RIPENSAMENTO DEL “BINOMIO”
NB. Non una riflessione sistematica ma l’indicazione di alcuni punti (4) sui quali si potrebbe
lavorare sulla base di ragioni di vario genere oggi particolarmente evidenziate:
Una ragione teologica oggi sottolineata: la “priorità epistemologica” della liturgia (es: De
Clerck all’Eurocat, maggio 2011). Una priorità esprimibile in vari modi:
- è la lex orandi a determinare la lex credendi (cf anche CEI, Comunicare il Vangelo in
un mondo che cambia 49);
- SC 48: la penetrazione piena del mistero eucaristico (ma anche cristiano in genere)
avviene «per ritus et preces»;
- la liturgia è comunicazione efficace del deposito della fede (SC 33), perché in essa le
verità di fede si fanno evento (CCC 1071);
- la liturgia offre all’uomo l’unico linguaggio capace di esprimere autenticamente il
mistero di Dio: il rito (Bonaccorso).
Una rinnovata attenzione a questa “priorità” può favorire una catechesi meno sbilanciata sul
versante antropologico, più equilibrata:
- l’uomo può riconosce più facilmente l’iniziativa assolutamente gratuita di Dio,
- riconosce che un “già dato” lo definisce: “esisto per dono”, “sono un dono”, “donato a
me stesso”, “mi ricevo in dono”…;
- e la liturgia evoca questa realtà non tanto perché aiuta l’uomo a prenderne coscienza,
ma perché, più radicalmente, lo situa in questo dono (Currò).
Una ragione contingente (ma con riferimenti alla precedente): l’attuale emergenza educativa.
- Un aspetto fondamentale di questa emergenza: la crisi di “trasmissione” da una
generazione all’altra; una crisi di traditio (cf il sociologo Donegani).
- La liturgia è luogo per eccellenza della “tradizione” (Piazzi).; può dare un apporto
significativo al ricupero della dimensione “tradizionale” dell’atto educativo e
catechistico, per cui l’uomo prende coscienza di non essere “assoluto” ma inserito in
una storia di gratuità… (cf sopra).
Una ragione di ordine psico-pedagogico-didattico e, più radicalmente, antropologico, richiama
il tema del linguaggio, al quale oggi si è molto sensibili.
- Pur senza confondere linguaggio liturgico e catechistico, occorre riconoscere che il
linguaggio liturgico può aiutare la catechesi a uscire dalla sua perdurante impostazione
scolastica volta alla semplice “conoscenza” del messaggio cristiano.
- La liturgia può suggerire alla catechesi un linguaggio più “completo”, capace di
valorizzare una pluralità di codici linguistici che “parlano” più compiutamente
all’individuo, in quanto raggiungono le diverse componenti della sua personalità.
- In particolare si può lavorare sulla “sintonia” tra linguaggio del rito e psicologia del
bambino che è “naturalmente liturgico”: rito e bambino sono “ripetitivi”; il rito “mette
in relazione” in modo simbolico; il bambino cresce “mettendo in relazione” le cose
“entrandovi dentro” (Venturi).
Una ragione teologico-pastorale: il primo annuncio.
- La liturgia è indicata come momento, occasione privilegiata di primo annuncio.
Giuseppe Biancardi