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Il saggio prende corpo da una storiella ebraica, una delle solite barzellette
degli ebrei sugli ebrei.
Storiella ebraica
È questo il mondo originario prima del male e prima di Eva, della “nostalgia
dell’essere una sola cosa con Dio”. In questo modo “non potremo far
andare male le cose, avere desideri sessuali, ingannare, sedurre, tentare,
imbrogliare, incolpare, confondere, nascondere, fuggire, rubare, mentire,
rovinare il creato […]”
“L’uomo è traditore. La parola non è più forte della vita”. Il padre dice al
figlio: “Ti ho tradito come tutti siamo stati traditi nella natura traditrice della
vita creata da Dio. L’iniziazione del ragazzo alla vita è l’iniziazione alla
tragedia dell’adulto”.
Anche Gesù alla fine viene abbandonato da Dio ed è proprio in quel
momento che diventa definitivamente umano patendo sulla croce con il
fianco ferito dal quale sgorgano sangue ed acqua, la sorgente ora
liberata della vita, del sentimento, dell’emotività”. Quando si spezza la
fiducia originale il puer muore e nasce l’uomo. Questa è una
trasformazione radicale per l’universo maschile. “Solo dopo che il fianco di
Gesù tradito e morente è stato trafitto, diventa possibile l’amore”.
Hillman delinea cinque pericoli, sei modi disfunzionali di reagire alla ferita
che il tradimento porta con sé.
La vendetta
Occhio per occhio, dente per dente. Male per male, dolore per dolore.
Per alcuni è un atteggiamento naturale e se è fatta come un gesto di
verità emotiva può servire al massimo a scaricare la tensione ma non
produce risultati dal punto di vista psicologico. Se poi è procrastinata si
trasforma in macchinazione mentale, ossessione; è starsene in disparte
aspettando l'occasione buona per farla pagare. Dal punto di vista
psicologico è un restringimento della coscienza, la sua messa a fuoco
limitata. La vendetta “sposta la messa a fuoco dall’evento del tradimento e
dal suo significato alla persona del traditore e alla sua Ombra”. Chi è
tradito tradisce.
La negazione dell’altro
Cinismo
Negazione di se
Scelta Paranoide
Chi tradisce, come il padre del racconto, evita di rendere conto di sé, a
significare che la soluzione deve venire dalla parte offesa. “Questo a mio
avviso, è lo stimolo creativo presente nel tradimento: è l’individuo tradito a
dover trovare il modo di risorgere, a dover fare un passo avanti dandosi da
sé un’interpretazione dell’accaduto. Ma l’esperienza del tradimento può
essere creativa solo a patto che egli non cada nei pericoli che abbiamo
descritto e che vi rimanga fissato”.
Se si rimane fissati nel trauma, nelle ferite, nel dolore, pieni di rancore si
rimane tagliati fuori dall'amore, isolati nella pozza della nevrosi (per usare
una elegante definizione che Jung da della sofferenza nevrotica), nella
solitudine, tagliati fuori dalla vita.
Fino a che si alberga nella sofferenza non c'è via di uscita. Per risolvere un
problema, infatti, ci vuole un tipo di pensiero di ordine superiore. Si tratta di
rispondere tradimento con un “dono” e non con un calcolo.
E il “per-dono” può solo arrivare da una “grande mente” per usare una
metafora presa in prestito dalla filosofia zen, dal punto di vista di chi non
ragiona come il burocrate, ma è connesso, radicato alla sorgente
dell’essere che è “amore” e riesce a concepire la gratuità e il senso della
grazia. Questo perché “quando l’io è stato offeso non può perdonare solo
perché ‘dovrebbe’ […] L’io rimane vitale solo grazie al suo amor proprio, al
suo orgoglio e senso dell’onore. Non posso perdonare direttamente, ma
solo chiedere, o pregare, che i peccati siano perdonati. A volte,
desiderare che il perdono arrivi e attendere che arrivi è l’unica cosa che
possiamo fare. Per chi non ha provato che cosa vuol dire essere umiliati o
essere offesi nel profondo, perdono e umiltà sono solo parole.”
Per chi è stato condotto, come quel figlio entusiasta, di gradino in gradino
a saltare da una posizione sempre più alta, in un punto in cui la fiducia era
massima, con il tradimento si aprono le porte alla propria ombra:
negazione di sé, difese paranoidi (cioè proiezioni sull’altro della propria
delusione e rabbia), cinismo e vendetta.
Torniamo così alla domanda iniziale: Che senso ha il tradimento nella vita
psicologica? “Senza l’esperienza del tradimento, né fiducia né perdono
acquisterebbero piena realtà”. Il tradimento è il lato oscuro della fiducia e
del perdono, ma ciò che li rende possibili.
“Questo spiega come mai nelle religioni, il tema del tradimento, sia così
importante. Forse il tradimento è la porta attraverso la quale gli esseri
umani possono arrivare alle più alte esperienze religiose del perdono e
della riconciliazione”. Gesù sulla Croce è tradito dal Padre, Giacobbe
tradisce Esaù. Pietro e Giuda tradiscono Gesù. Il tradimento in queste
vicende è inevitabile.
James Hilman sottolinea che “il perdono da parte del tradito, richiede
l’espiazione da parte del traditore”, dove per espiazione, viene
sottolineato, non è un modo per mettersi a posto la coscienza, ma “è una
forma di riconoscimento dell’altro”.
Gianluca Minella
Liberamente tratto da: James Hillman, Puer auternus, Adelphi, Milano, 1999