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Ho donato al vento d’autunno
le calde giornate d’estate,
le notti di luna piena,
le goliardiche risate
e il canto dei grilli e delle cicale,
l’odore di fieno bruciato…
Ho donato al vento d’autunno
sogni, illusioni portate lontano
dalla spuma di un’onda di mare…
Il tempo passa,
le stagioni mutano,
l’esperienza, la vita ci cambia;
ma ad ogni strappo ricomincio da capo,
ostinata e testarda.
Ho bisogno d’amore,
ho bisogno di credere,
ho bisogno di illudermi,
per continuare.
Il vento d’autunno mulinella le foglie,
le disperde, le raccoglie…
Così, come foglia d’autunno,
mi perdo e mi ritrovo
ad ogni angolo di strada.
Enza Mazzola
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Ho scelto l’orologio perché mi richiama la vita:
infatti noi viviamo ogni secondo al ticchettio del
tempo. Il simbolo dell’orologio ha per me un
significato molto profondo, anche se molti
potranno dire che è strano. Per me L’orologio è
una metafora: il tempo ci segue… non siamo noi a
far muovere le lancette dell’orologio; noi siamo
semplicemente degli ingranaggi di un unico
meccanismo. Tutti dobbiamo aiutarci l’un l’altro,
perché tutto si realizzi nel migliore dei modi.
Quando un ingranaggio gira, trasmette
movimento all’altro… Ci sono ingranaggi piccoli
ed ingranaggi grandi, ma tutti hanno lo stesso valore, come le persone,
perché insieme contribuiscono a dare ritmo ed armonia alla vita.
Proprio come le melodie che cantiamo; infatti hanno un ritmo scandito dal
il tempo. E’ il tempo a farci crescere e a renderci passo dopo passo,
responsabili. Ognuno di noi ha il suo tempo, scelto e donato da Dio.
Luca Santarelli - classe I A
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sono il simbolo della gioia del Paradiso. Questa vita bellissima è di
estrema importanza, perché puoi contare sempre sulla presenza di Gesù,
se hai fede.
L’immagine che ho scelto è una stradina attraversata da alcune mamme
con i loro bimbi; sullo sfondo c’è una luce fortissima con alberi e
paesaggio. Secondo me, l’immagine vuole simboleggiare la vita spirituale.
Questa grande luce, che domina tutto, è lo scopo della nostra vita. Essa
rappresenta Gesù che si mostra a noi e ci fa capire che nonostante le
montagne o la strada impervia, c’è Lui ad illuminarci e ad indicarci la via
giusta da seguire. Attraverso questa luce Gesù parla al nostro cuore, dice
di convertirci e ci invita a camminare lungo la scia luminosa, se vogliamo
essere suoi discepoli.
Lorenzo Sacchi - classe I A
Il mio nome è Michele. I miei genitori mi hanno detto molte volte che
porto un nome molto importante. Quando ero un po’ più piccolo mi
dicevano:
Non fare i capricci, San Michele non sarebbe contento!
Io , curioso, chiedevo:
Chi è San Michele?
Essi, prontamente mi rispondevano:
San Michele non è un Santo, ma un
Arcangelo!
Ancora incalzavo:
Chi è un Arcangelo, mamma? Ella mi
spiegava con amore:
Ci sono tanti tipi di Angeli: l’Arcangelo è
uno di questi. Infatti ci sono: gli Angeli, gli
Arcangeli, i Serafini, i Cherubini…
L’Arcangelo è il “fidato di Dio”
Io, pieno di gioia, ripetevo:
Evviva! Io sono l’Angelo “fidato” di Dio!
La mamma continuava:
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Non c’è solo un Arcangelo, ce ne sono tre: Gabriele, il messaggero;
Raffaele, l’accompagnatore; Michele, il guerriero.
Un giorno i miei genitori, in un negozio di articoli sacri, mi hanno comprato
una bellissima immagine di San Michele che io tengo sempre nel mio
portamonete. Mi fa compagnia e mi accompagna sempre. Mi dà coraggio e
tanta pace interiore.
Per me, San Michele dovrebbe essere più conosciuto da tutti, ma
soprattutto da chi guida le sorti di uno Stato: è un esempio di vita molto
importante.
Michele Fraternale - classe I A
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Al centro, c’è l’immagine di Santa Cecilia: la patrona della musica e la
protettrice dei musicisti. In testa ha un velo molto leggero e sulle spalle
scendono i suoi meravigliosi capelli ondulati. La veste che indossa è
alquanto scollata ed intorno al collo è ricamata in oro. La veste è vaporosa
e dà l’idea che sia di seta, riflette la moda del suo tempo. Nella foto viene
inquadrata mentre suona il mandolino,
con due angeli che sembra
l’accompagnino. Il mandolino è uno
strumento molto simile alla chitarra,
ha il manico più corto e si suona
senza chiavetta. La Santa è tutta
concentrata a pizzicare le corde. Il
suo volto è pieno di mistero: gli occhi
sono seri, ma le sue labbra
nascondono un sorriso. Sembra felice
di suonare per Gesù, di lodarlo. La
sua fede è stata causa della sua
morte, perché i pagani l’hanno
martirizzata. Il suo atteggiamento
suscita ammirazione e trasmette
emozione. Sul tavolo, davanti a lei, c’è
lo spartito musicale che sta suonando: mi sembra di udire la stupenda
melodia.
Ho scelto questa immagine perché porto il suo nome e mi sento veramente
onorata. Anch’io, come lei, ho un forte interesse per la musica e suono il
flauto traverso.
Cecilia Fraternali - classe I A
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La vita è opportunità: coglila
La vita è bellezza: ammirala
La vita è beatitudine: assaporala
La vita è sogno: fanne una realtà
La vita è una sfida: affrontala
La vita è dovere: compilo
La vita è un gioco: giocalo
La vita è preziosa: custodiscila
La vita è ricchezza: conservala
La vita è amore: godine
La vita è mistero: scoprilo
La vita è promessa: adempila
La vita è tristezza: superala
La vita è un inno: cantalo
La vita è lotta: accettala
La vita è croce: abbracciala
La vita è avventura: rischiala
La vita è felice: meritala
La vita è vita: difendila
Madre Teresa di Calcutta
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La vita è un argomento molto trattato da vari
autori ed in occasioni diverse. Molte volte la vita
ti offre delle opportunità che troppo spesso
sprechi. Questo deve far riflettere e portarti a
difendere la vita. Infatti, è necessario essere
sempre coscienti e pazienti, soprattutto per non
lasciarti sfuggire ciò che la vita ti chiede
attraverso il cuore. Chi ascolta il cuore e Dio
segue la strada giusta.
La vita si presenta sotto tanti aspetti: come
dono, come gioco, come divertimento... ma
anche come inganno. E’ difficile capire quale sia
la strada giusta per incontrare ed essere nella
luce, invece che nell’oscurità. Quando la vita si
presenta come gioco, coglila al volo, se al
contrario si presenta come trappola, scansati e
cerca di capire dove hai sbagliato. Impariamo
dagli esempi concreti e sani a vivere scegliendo
sempre ciò che ci costruisce e non ciò che ci distrugge.
La vita si può cogliere come un fiore, ma è l’essenza del fiore che ci far star
bene; infatti è proprio l’essenza della vita che veramente conta. Mi domando
spesso: “Che cosa devo fare per cogliere ogni attimo l’essenza della vita?”
Credo che sia molto importante accorgerci di chi ci sta vicino e aiutarlo. In
giro ci sono tanti barboni e danno la sensazione che hanno perduto il vero
senso della vita, ma, in realtà, non è così . Facciamo tutti parte di una grande
famiglia, quella dei figli di Dio e ci dobbiamo amare come fratelli. Anche i
barboni hanno una vita e un’anima, e credono in una ricompensa divina che
non inganna nessuno.
La vita per me è un dono prezioso, è un mistero che man mano si manifesta e
si fa conoscere. Ognuno di noi ha uno scopo ben preciso nella sua vita e deve
cercare di realizzarlo per il bene dell’umanità.
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Nessuno si è mai chiesto: “Come mai Gesù ci ha dato la vita?” La risposta è
semplice: “Perché lui ci ama!” Ne abbiamo anche le prove: si è fatto
crocifiggere per noi. La vita, però, è una continua lotta contro il male, per
questo dobbiamo resistere alle tentazioni del demonio. Ognuno di noi infatti
deve accettare di lottare e, nello stesso tempo, amare per guadagnarsi il regno
dei Cieli. Per lotta, però, non intendo quella con le armi ma con il cuore e con
la forza di volontà. Nella preghiera di Madre Teresa di Calcutta ci sono, tra le
altre, alcune espressioni molto forti, come: “La vita è un’opportunità:
coglila!” cioè bisogna sempre captare le mille opportunità che il Signore ti dà;
“La vita è bellezza: ammirala!” bisogna ringraziare Dio per le cose belle che
ci fa contemplare. “La vita è beatitudine: assaporala!”. Come è grande questo
concetto: sapere di poter vivere nella beatitudine di Dio. “La vita è una sfida:
affrontala!” Non è facile superare le difficoltà e gli imprevisti che la vita stessa
ogni giorno ci fa incontrare. “La vita è un dovere: compilo!” Ognuno di noi ha
un compito speciale da realizzare per il bene di tutti, il non farlo significa
togliere qualcosa a noi e agli altri. “La vita è amore: godilo!” Ognuno di noi
deve essere felice dell’amore che riceve, prima di tutto da Gesù e poi dai
genitori e da tutti quelli che ti sono vicini. Non bisogna lamentarsi se
qualcuno di noi riceve meno amore, perché nel mondo c’è tanta gente, tra cui
molti bambini, che vive nel dolore e nella sofferenza.
Per me la vita è come un albero che dalle radici succhia i sali minerali e
cresce: rami, foglie, fiori e frutti. Perciò ognuno di noi deve far fruttificare i
doni che il Signore ci ha regalato, per rendere migliore la vita. Non sempre,
però, la vita è presa dal verso giusto; molta gente desidera non essere mai
nata per le tristi condizioni in cui si trova a vivere: terrorismo, guerre,
soprusi... Per me, il mondo dovrebbe essere più sereno e in pace, per poter
avere una vita più “pura”.
La vita è un dono prezioso e unico che ci è stato donato da Dio. La vita è come
una strada, bisogna percorrerla e, talvolta, in essa si possono trovare degli
“ostacoli” da superare o “vie” da scegliere. Ognuno di noi deve essere capace
di superare gli ostacoli o le difficoltà e seguire le vie o le scelte più giuste. La
vita è piena di momenti piacevoli o tristi, è piena di gioia e di dolori, anche
difficili da sopportare. I momenti difficili, purtroppo, capitano a tutti e
ognuno deve disporre della giusta forza per superarli ed andare avanti.
Molte persone sacrificano la propria vita per qualcosa a cui tengono molto,
per esempio, i militari italiani che stanno nei paesi dove c’è la guerra, alcuni
di loro vengono uccisi e diventano un “modello” per tutti, perché si sono
sacrificati per il bene di quei popoli e per la pace.
La vita può essere intesa in tanti modi. Madre Teresa di Calcutta ne sottolinea
alcuni in modo veramente originale e con messaggi molto forti e significativi.
La frase che mi è piaciuta di più e mi ha fatto maggiormente riflettere è la
seguente: “La vita è un’avventura: rischiala!”. Secondo me, queste parole
vogliono dire che bisogna vivere la vita da persone coraggiose, tentando di
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cimentarsi in nuove esperienze… Bisogna anche vivere sereni e tranquilli,
senza farsi influenzare dai giudizi e dalle opinioni della gente, spesso gelosa e
invidiosa.
Io spero di vivere la mia vita pacificamente insieme agli amici e ai parenti a
cui voglio molto bene. Vorrei anche essere amica di tutti e fare le giuste scelte.
Questa poesia è stupenda, perchè ti dice come vivere la vita: nella vita
si deve rischiare, perchè se non rischi non combini nulla! Non si
riuscirebbe nemmeno ad uscire di casa. La vita devi difenderla e,
come dono, accettarla e renderla meravigliosa, non buttarla via come
fanno molti, che si drogano, rubano...
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La prima frase: “La vita è un’opportunità, coglila!” fa capire che nella
vita di opportunità non ce ne sono in abbondanza e quelle che hai, le
devi prendere al volo. Se il Signore ti chiama, tu devi lasciare tutto e
seguirlo: non puoi rispondere “aspetta un secondo” o “prendo ciò che
mi serve, poi arrivo”, perchè poi non ripassa!
“La vita è una sfida, sfidala!”. Quante volte veniamo messi alla prova
da Dio e nemmeno ce ne accorgiamo! La maggior parte delle volte le
superiamo con un cattivo esito. Ad esempio: se uno sta molto male, se
la prende con Dio, stando ancora peggio e non pensa: “Mi sta
mettendo alla prova per farmi capire qualcosa che nella vita, fino ad
ora, ho tralasciato”. In tutto ciò che ci accade c’è sempre un motivo e
ogni minuto della nostra vita è un minuto da vivere per cercare la
felicità vera, altrimenti Dio non l’avrebbe creata!
“La vita è un mistero!”: perchè anche i bambini si domandano: “Ma
perchè io ci sono?” o “Cosa devo fare nella vita?” “A cosa mi chiama
Gesù?”. È davvero un mistero da scoprire e quelli, che rimangono più
bambini dentro, sono coloro che “entrano” di più in questo mistero;
sono coloro che vogliono capire e conoscere, poiché i bambini essendo
appena arrivati al mondo sono molto curiosi e chi resta così, bambino,
è davvero una persona che ha la volontà.
La frase più bella per me è: “La vita è un inno, cantalo!” perchè ti fa
capire l’allegria e la bellezza della vita.
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Grazie a Madre Teresa ora sappiamo che la vita bisogna viverla
pienamente, così impariamo ad apprezzarne il vero dono e il vero
significato.
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Passa il giorno
e la pena degli uomini,
solo l’eco rimane,
sonora, splendida, arcana,
unica presenza
pone sé alla storia
e la storia in Dio,
per un fluire eterno.
Ma il fiore della costa
freme nella fuga
d’una serie d’istanti,
una donna lo coglie
e lo diserra
in un amore denso di vita.
Teresa Mazzarella
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È sbocciato un fiore... Io sono stata il primo piccolo fiore a
sbocciare nella mia famiglia, dove poi ne
sono fioriti altri tre (i miei fratelli).
E’sbocciato un fiore, nel giardino di Dio, è stato creato per diffondere pace e
fratellanza nel mondo.
Il suo profumo ha portato gioia nel cuore dei suoi familiari ed allegria in tutti
quelli che gli vogliono bene e che lo amano così com’è.
Si è aperto al dono della Grazia con il Battesimo e ha fortificato questa gioia
con la prima Comunione che lo ha reso più forte.
Ha irrorato ed espanso la sua corolla con l’educazione, senza ostacolare gli
altri e con i principi dell’amicizia e della grazia si è espanso ed ha portato con
sé petali colorati e profumati, espandendo gioia, pace e serenità.
E’ parte vitale di un grande giardino: il mondo...che lo aiuterà ad esprimersi e
a occupare un posto significativo nel grande giardino della vita.
Quali colori vorresti far rifulgere dal tuo fiore?... Vorrei far risplendere l’amore,
la pace, l’amicizia e la fraternità, aiutando chi ha spento i suoi colori a
riaccenderli e a farli rifulgere.
Anastasia Carlotta Pesce - classe II A
Quando sono nato non vedevo, non parlavo e non capivo, ero piccolo,
piangevo spesso: era per quel buio che mi perseguitava. Ero felice solo di
una cosa: il calore del sole che riscaldava la mia superficie e il vento che mi
cullava rilassandomi, facendomi dormire.
La mia presenza in famiglia ha portato allegria e felicità, ma soprattutto
responsabilità e attenzione. Tutti mi coccolavano, mi accarezzavano, mi
toccavano; avevo affetto, ero una ragione per cui vivere.
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Crescendo a mano a mano ho iniziato a capire, a vedere la luce, ad essere
felice, a giocare, a parlare. Era una sensazione straordinaria, ero libero, mi
sentivo libero: era fantastico!
Crescevo sempre di più; la mia corporatura si ingrossava, ero più forte,
riuscivo a muovermi , a giocare, a divertirmi con gli altri.
Sono diventato parte vitale di un giardino quando ho ricevuto i sacramenti
che mi hanno fatto crescere e capire, quanto siano importanti le cose che mi
circondano e ad osservare tutto questo con più attenzione.
Spero di diventare qualcosa di grande, una persona a cui si deve portare
rispetto e di cui ci si possa affidare.
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Adesso Gigliola è diventata grande ed è pienamente sbocciata, tutti possono
vederla. Un giorno si è aperta soprattutto alla grazia e cosi ha donato a Gesù
una cosa molto bella: la sua fiducia con il battesimo.
Un giorno vedendosi, era tutta sporca e brutta e così decise di pulirsi bene
come la sua mamma faceva quando era piccola. Pulendosi le macchie era
pronta per la sua prima comunione
Dopo un po’ si accorse che era circondata da molti altri fiori e cosi fu felice di
avere molti vicini, rendendo il giardino più bello, facendo cose buone e giuste
per il giardino e per se stessa.
Quali colori vorresti far rifulgere dal tuo fiore?
Gigliola, aperti molto bene i suoi petali, doveva scegliere i colori da
esprimere: il rosso sinonimo d’amore, il giallo segno dell’amicizia; il verde
simbolo della salute ed infine il bianco per dimostrare che crede in Dio.
E’ sbocciato un fiore nel cuore del deserto del Sahara; è un fiore particolare
che ha viaggiato molto tra erba e sabbia, fino ad arrivare a fianco di due
palme inseparabili. Il suo profumo ha in sé le tre fragranze più importanti cioè
quella dell’amore, della dolcezza e della speranza. Il più bel giorno della sua
vita è quando una signora che tornava dal pozzo, gli versò un po’ di quel
liquido in testa fino a che gli tolse tutta quella malta che gli si era accumulata
addosso. Qualche mese dopo, l’orchidea uscì allo scoperto ammirando i suoi
primi raggi ultravioletti che lo faranno diventare sempre più bello e forte. Il
secondo giorno vide di nuovo la stessa donna con la brocca, che lo prende e
lo regala al suo carissimo amico, il re che lo trapianterà nel suo grande
giardino immenso. Il fiore diventò sempre più grande alto e bello: dopo tanti
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giorni si staccò dalle due palme, trovando un fiore della sua stessa specie e
facendo germogliare altri fiori simili.
Alessio Pinocchi - classe II A
Lungo una prateria che più verde non si può nacque tempo fa un fiore. Si
chiamava Marco ed era un piccolo tulipano. Era rosso come il calore, giallo
come il sole, blu come il cielo di primavera e bianco come le nuvole. Marco
era nato colorato e profumato. Il suo profumo ha
addolcito tutti i cuori dei fiori vicini, che lo
riempivano, espandendo i loro colori e il loro
affetto delizioso.
Marco era amichevole e man mano che
cresceva acquisiva tutto il polline che
trasmetteva alle api più piccole e più giovani.
Maturò con gli insegnamenti di Dio che apprese
e approfondì confessandosi tramite margherite
sapienti che lo perdonarono con la grazia di
Gesù. Fece conoscenze con gli altri fiori giovani
e simpatici come lui. Era diventato un fiore carico
di linfa.
Marco, ora, sta trasmettendo tanto affetto di fiore
in fiore e ha trovato tante viole e margherite
simili a lui con cui convivere.
Si è ambientato meravigliosamente in questa grande distesa colorata e ogni
giorno sboccia in lui qualche piccolo germoglio che lo aiuterà a vivere.
Vorrei far risplendere nel miglior modo possibile i colori di questo fiore e
caricarlo di linfa e polline affinché i fiori più giovani ne possano fare un buon
uso indispensabile nel loro lungo cammino di vita.
Un giorno nel bel mezzo di una città molto grande nacque un fiore. Esso
portò la pace e la felicità alla città perchè in essa non c’era mai stato un fiore.
Il suo profumo ha reso felice tutta la gente e la città divenne molto più bella.
La gente ogni giorno lo andava ad annaffiare per evitare che esso si
seccasse.
Il fiore ricevette il battesimo, quando, in un giorno di sole, caddero delle
gocce su di esso. La comunione invece avvenne quando delle molliche di
pane speciale caddero sul fiore.
Col tempo il fiore è riuscito a crescere molto, fino a toccare il cielo. Lì
conobbe una verità, lui era fiero di conoscerla.
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Diventando grande scoprì, guardando dall’ alto, che lui non era solo, ma
apparteneva ad un giardino grandissimo.
Il fiore stanco allora decise di donare la sua vita per insegnare al fiore più
giovane tutte le cose belle che lui aveva vissuto, e soprattutto che non era
solo, ma era parte di un grande giardino.
Quali colori vorresti far Crescendo, vorrei che questo fiore diventasse
rifulgere dal tuo fiore... forte, coraggioso, bello ed ammirato da tutti,
tenace e capace di resistere alle intemperie della
vita, ma anche gentile e generoso con i suoi
simili.
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Quando ne sfiora
i petali la carezza del sole
il grande fiore d’oro
si ridesta alla vita,
e lento,
grato del suo tepore,
si volge alla sua luce
nell’estasi dolcissima
d’amore…
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Quest’anno sono andata a fare una vacanza con altri ragazzi ad Arabba, in
provincia di Bolzano, organizzata da Comunione e Liberazione, insieme
anche a due miei cugini, senza i genitori, ma con degli adulti che ci
accompagnavano.
Le montagne: Il luogo dove siamo stati era quasi incantevole, con grandi
montagne e splendide valli e di fronte a quello spettacolo che esprimeva la
grandezza di Dio, mi sentivo estremamente piccola.
Le riunioni: La sera ci si riuniva in una grande sala, quasi 200 ragazzi di
tutte le Marche. Era un momento bellissimo, sempre guidati da adulti in
gambissima. Ci hanno spiegato e fatto capire, tra le altre cose, che Dio ci
aveva fatto tanti doni.
L’insegnamento: Ci hanno detto che tutto quello che vedevamo, era lì, per
noi, per farci vedere quanto Dio ci amava. Ci ha amato talmente tanto da
dare Suo Figlio per la nostra salvezza.
Dolci ricordi: Grazie a quel viaggio ho potuto capire una cosa importante
per la mia vita cioè che il Signore ci vuole davvero un gran bene. Comunque
lì ho incontrato amici fantastici con cui mi sono divertita un sacco. E’
stato un lungo viaggio, ma ne è valsa la pena.
Benedetta Bruni - classe III A
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Giordania le scuole iniziano il 26 Agosto, non a Settembre come noi!
Quindi io per tre anni ho iniziato la scuola il 26 Agosto.
Saluto agli amici: Dopo la classe dovevo andare a salutare i miei amici più
cari, è stato bello ma anche molto triste salutarli per l’ultima volta. In
ogni caso ci siamo promessi che ogni tanto andrò da loro e poi loro
verranno da me. Quindi mi aspettano molti viaggi in futuro!
Ritorno in Italia: La mattina successiva siamo andati in aeroporto per
prendere l’aereo che ci ha riportato nella nostra amata Italia, pronti per
questa nuova esperienza in Ancona.
Alessandro Raffaele - Classe III A
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L’arrivo: Arrivammo per l’ora di pranzo e mentre sistemavo la mia valigia
pensavo ai miei amici, lasciati in Ancona al mare.. e a che cosa stessero
facendo. Poi mia madre mi chiamò perchè era pronto il pranzo.
Le amiche del posto: Dopo pranzo, intorno alle quindici del pomeriggio,
mi vennero a chiamare davanti casa le mie vecchie amiche della scorsa
estate, fui molto felice di rivederle e credo anche loro. Presi la mia bici e
insieme ci dirigemmo verso la piazza dove ci aspettava il resto del gruppo.
Tutti in bici!: Arrivate nella piazza del paesino c’erano gli altri amici che
mi salutarono.
Il nostro gruppo locale era composto da 20-25 ragazzi più o meno della
stessa età. Giravamo sempre in bici per i sentieri di montagna e ci
divertivamo moltissimo tutti insieme.
Ritorno in Ancona: Ormai erano passate due settimane e il tempo era
volato, nelle belle giornate eravamo sempre in giro e quando pioveva ci
radunavamo a casa di qualcuno a vedere un film. Ma purtroppo, terminate
le vacanze, dovetti tornare ad Ancona e salutare tutti gli splendidi amici
che mi avevano fatto vivere una vacanza magnifica..!!
Camilla Ippoliti - classe III A
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Abrcrombie: E’ il negozio più bello, popolare e famoso di Londra, dentro
c’è musica a tutto volume con una grande passerella dove sfilano le
modelle, ballando per farti vedere i vestiti, questo negozio ha tre piani,
dentro è quasi buio con qualche luce colorata, è fantastico.
Giorgia Vignoni - classe III A
La partenza: Nel giorno in cui stavo andando al luogo indicato ero molto
emozionato, perchè questa era la prima volta che uscivo per una settimana
da casa. Siamo partiti tutti insieme, accompagnati dai nostri genitori.
All’arrivo, da quando ero preso, non ho neanche salutato i miei genitori.
I Salmi: La mattina, quando ci siamo alzati, abbiamo trovato il parroco
sotto la veranda che ci aspettava. Insieme abbiamo letto un paio di salmi
che mi sono piaciuti un sacco. E’ stato bello contemplare il Signore,
attraverso le parole dei salmi in mezzo alla natura.
La camminata: Il terzo giorno siamo partiti tutti per recarci sul Monte
Petrano. Ci siamo divertiti molto, abbiamo pranzato al sacco e abbiamo
giocato a calcio. Io ed un paio dei miei amici siamo saliti sulla cima del
monte, vicino all’antenna della radio.
Il bagno nel fiume: Il quinto giorno ci siamo diretti al fiume per fare il
bagno. All’inizio mi vergognavo, ma alla fine mi sono lasciato andare ed ho
fatto un bel bagno in quell’acqua gelida, ma rigenerante.
Il ritorno: Il giorno del ritorno è stato il più brutto perché avrei voluto
continuare a stare lì, c’ero stato troppo bene sia a livello spirituale che
materiale. I giochi ci hanno maggiormente uniti e fatti sentire ancora più
amici. Mi ero veramente divertito in quella settimana e non volevo tornare
a casa. Anche se non vedevo l’ora di tuffarmi sul mio comodissimo letto e
di rivedere i miei parenti.
Joshua Epstein - classe III A
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amiche che mi davano sostegno e appoggio e poi... ”mal comune mezzo
gaudio”
Il bello della compagnia: Tutte insieme salivamo,ma la stanchezza ci
pervadeva. Eppure è strano perchè mi sentivo tanto bene, il mio cuore era
leggero e gioioso, ricolmo dell’affetto delle mie compagne. Ero libera dai
pensieri pesanti e fastidiosi, perchè avevo intorno a me solo la natura e le
mie compagne.
L’arrivo: Dopo molto tempo di cammino riuscimmo ad arrivare fino in
cima. Ci fermammo e ci rifocillammo con il cibo e l’acqua che avevamo
portato con noi. Dopo un po’ di riposo ci accingemmo a ripartire per
tornare a casa.
Considerazioni: Uno potrebbe pensare che io abbia fatto una banale
passeggiata, ma non è così perchè mi ha lasciato dentro qualcosa di bello e
di grande come quando una signora passa e lascia la scia di profumo
dietro. Ho capito cosa vuol dire amicizia e quanto è importante nella vita.
Maddalena D’Amico - classe III A
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grande stanza con un armadio e una scarpiera a sinistra e due letti singoli
e un letto a castello a destra. Andando sempre dritti c’era una finestra
che dava sui campi da tennis, era un posto meraviglioso, perchè circondato
dalla natura. Io mi sono subito scelta il letto singolo vicino alla finestra.
Nuovi amici: Ero venuta con un enorme valigia e un borsone (entrambi
stracolmi). Mentre cercavo invano di far entrare i vestiti nell’armadio,
sono arrivate le mie compagne di stanza. All’inizio forse mi sembravano
antipatiche, ma dopo poco sono diventate le mie migliori amiche. Quella a
cui ero più legata era Giulia, ha la mia stessa età, però viene da Sulmona e
suo padre era il direttore. Poi c’erano Ludovica, Vittoria, Simon, Leonardo,
Francesco e Marco.
Un’esperienza bellissima: Il giorno dopo siamo andati in un campo da
tennis per fare la cerimonia di apertura (e a me è toccato leggere un
discorso di due pagine). Poi, di pomeriggio, abbiamo giocato a tennis,
c’erano 4 gruppi: racchetta azzurra, per chi inizia a giocare a tennis;
racchetta gialla, per chi gioca abbastanza bene; racchetta verde, per chi
gioca bene; racchetta rossa, per chi fa agonismo. Io visto che ho fatto
solo un anno di tennis stavo nella racchetta verde. I maestri erano
simpaticissimi, il “capo”, Luca Strascini, veniva da Ancona. L’ultimo giorno
mi hanno dato la medaglia d’argento perchè ero arrivata prima. E’ stata
un’esperienza bellissima, spero di tornarci il prossimo anno!
Spiana Daloisia Priante - classe III A
Il 7 luglio 2010 insieme ad altri ragazzi sono partita per andare a fare
una vacanza ad Arabba, in Trentino Alto Adige. Arabba è un piccolo
paesino tra le montagne trentine.
Il viaggio: Dopo cinque ore di viaggio abbiamo raggiunto Arabba che mi è
piaciuto molto. Durante il tragitto di andata stavo seduta vicino ad una
mia amica che non rivedevo da quattro anni: Giuliana che vive in Sicilia.
Arrivo ad Arabba:Quando sono arrivata ad Arabba, mi sono ritrovata in
camera con le mie compagne di classe Elena, Giuliana e Alba. Durante la
notte facevamo un gran baccano e ci addormentavamo verso l’una di notte.
Le passeggiate e divertimenti
Per tutta la settimana ogni giorno facevamo una passeggiata diversa,
tranne quando ci mettevamo a giocare in squadre e ci divertivamo un
mondo.
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Ritorno: Dopo tutti questi giorni di grande divertimento, è giunto anche il
momento di ritornare a casa alla nostra vita di sempre. Riabituarsi alla
routine quotidiana non è stato semplice dopo tutte le avventure
straordinarie vissute insieme. Questa vacanza mi resterà sempre nel
cuore. Silvia Marcelletti - classe III A
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hanno lasciati liberi di andare nelle camere a sistemare le nostre cose. Ci
svegliavamo la mattina alle 7.15, facevamo colazione, ci vestivamo e ci
dividevamo nelle classi e cominciavamo le lezioni di inglese, dopo 4 ore di
studio arrivava l’ora del pranzo e ci radunavamo di nuovo nella grande sala
del ristorante. Il cibo era molto buono. Dopo pranzo avevamo un’oretta di
free time e potevamo stare in camera, giocare a ping pong o fare ciò che
preferivamo. Il pomeriggio iniziavano gli sport: piscina, pallavolo e infine
tennis. La sera una doccia veloce, l’ora di conversazione e infine la cena.
Finita anche quest’ultima arrivava la parte più divertente della giornata...
il divertimento in camera.
Le camere: Avevamo a disposizione camere da due, tre, quattro, cinque
posti. Io stavo in camera con Ginevra e Giulia e assieme ci divertivamo
tantissimo!! La camera non era molto grande e noi non eravamo proprio
molto ordinate... In definitiva c’era un caos di vestiti e oggetti sparsi,
ovunque.
La sera: Di solito la sera, dopo cena andavamo in camera tutte euforiche
a prepararci per la serata e subito, nel nostro corridoio, si formava un via
vai infinito. Noi e le stanze limitrofe ci incontravamo e ci prestavamo
oggetti, trucchi e vestiti e poi, prontissime, ci dirigevamo al gazebo dove
facevamo festa!... Le serate erano tutte diverse tra loro, facevamo cose
come Ciao Darwin, Monte Copiolo s got talent o serate a tema in
discoteca... ci divertivamo tantissimo!!!
Gli amici: La parte migliore però sono state le amicizie. Io andavo
d’accordo con tutti, eravamo tanti e da tante parti diverse d’Italia, ma
stavamo benissimo insieme. Penso che mi mancheranno tutti, ma almeno ho
la speranza di rivederli il prossimo anno... non li dimenticherò mai, perchè i
ricordi tengono unito ciò che il destino separa
Sofia Fioranelli - classe III A
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quell’hotel c’era già stato con la mamma. Da quella lontana volta era un po’
cambiato, sia nella struttura che nel servizio.
Un giro in città: La città era molto bella anche perché ovunque c’erano
fiori dai mille colori, c’erano eleganti edicole, supermercati... All’ora di
pranzo eravamo andati in un ristorante all’aperto, chiamato Gino Capogiro.
Poi ci siamo diretti in spiaggia per un bel tuffetto. Lì il mare era
bellissimo, c’era un’acqua cristallina, una sabbia di tipo vulcanica , fatta
con delle pietre .
Un caso strano: Durante la vacanza avevamo preso una specie di trenino
che doveva portarci per tutto il paesetto. Alla fine del giro la polizia ha
fermato l’uomo che guidava il treno, perchè era una persona implicata in
affari sporchi.
Fine della vacanza: Ormai la settimana era conclusa ed era ora di
tornare a casa, nella nostra fatidica Ancona. Tranne quel fatto spiacevole,
era stata una bella vacanza e un modo molto bello e significativo di stare
con i miei genitori.
Alessandro Messi - classe III A
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nonna ho salutato tutti. E’ stata una grande emozione da parte mia e di
tutti i miei parenti.
La campagna: Due giorni dopo l’arrivo sono andato in campagna, dove mia
nonna ha una casa stupenda, in cui mi sono trovato molto bene e proprio lì
ho passato la maggior parte del tempo a giocare con mio cugino Dmitar.
Il ritorno: Quando sono tornato a Berane per gli ultimi giorni prima di
partire, ho preparato le valigie e ho salutato a tutti. Il giorno dopo mi
sono svegliato alle quattro di mattina e sono tornato in Ancona dopo un
altro stressante ed allucinante viaggio.
Riccardo Ioannacci - classe III A
Viaggio in Spagna: Sono partito per la Spagna per vivere delle belle e
indimenticabili vacanze estive. In questa meravigliosa nazione ho visto
numerose città: Cordova, Toledo, Barcellona, Granata.
In vacanza dai miei nonni: A luglio sono andato dai miei nonni a San
Severo per il loro anniversario di matrimonio, festeggiavano le nozze
d’oro. E’ stato molto bello perchè sono stato con i miei nonni.
Centro estivo: A giugno sono stato anche al centro estivo da don Enrico il
nostro parroco, ho fatto molte uscite al parco acquatico, al mare, al
Conero …
Visita di Roberta e Cristina: Ad Agosto sono venuti a trovarmi due amici
di Roma: Roberto e Cristina. Abbiamo trascorso insieme una bella vacanza.
Visita dei miei nonni: A settembre, per la mia cresima, sono venuti a
trovarmi i miei nonni Alfonso e Lucia. Ho trascorso una giornata
indimenticabile.
Alessandro Leone - classe III A
Stati Uniti: Quest’anno negli Stati Uniti sono stato davvero bene.
Soprattutto a New York, dove ho visto tante pubblicità lungo la strada.
Mi ha colpito il posto, molto divertente e pieno di taxi gialli con la
Bandiera a scacchi. E’ stata una bellissima vacanza, il posto era fantastico.
Canada: Anche in Canada si stava tanto bene, ci siamo stati molto di più
rispetto agli Stati Uniti. In qualche posto abbiamo anche visto che nel
1812 è scoppiata una guerra tra gli Stati Uniti e il Canada. É stato
magnifico soprattutto andare in Canoa.
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Marcelli: Da quasi 12 anni vado in vacanza al mare a Marcelli. Come al
solito mi diverto sempre a fare i bagni e andare a prendere il gelato con i
miei amici del mare. Marcelli è un posto fenomenale.
Olanda: Anche l’Olanda è stato un posto bellissimo perchè era pieno di
olandesi comici. Lì ci siamo divertiti più di tutti gli altri posti.
Amsterdam: La capitale Amsterdam è famosissima, c’ero già stato
un’altra volta, ma è stato fantastico vedere la casa di Anna Frank.
Questo è stato il quarto posto che ho visto. Tutti veramente belli e
originali.
Lorenzo Bontempi - classe III A
Partenza: Siamo partiti insieme alla mia famiglia per il Trentino per
andare a trovare i parenti. Per arrivare abbiamo fatto otto ore di
macchina, sono state divertenti perchè stuzzicavo mia sorella.
L’arrivo: Appena giunti a Riva abbiamo dovuto aspettare in macchina per
il traffico. Arrivati in campagna, siamo andati subito a salutare gli zii: che
gioia rivederli!!!
Gita al lago: Il giorno seguente insieme alla mia famiglia siamo andati giù
al lago a fare una passeggiata. Abbiamo visitato la torre nella piazzetta
vicino al mercato. Mentre salivo, avevo le vertigini, arrivati in alto, mi
tenevo forte alla ringhiera perchè avevo paura di cascare, ma con un po’ di
coraggio sono andata a vedere cosa c’era di sotto. Con questo ho superato
la paura che avevo.
La partenza e l’arrivo: Dopo cinque giorni di vacanza in Trentino siamo
andati a Genova a vedere l’acquario e a trovare i cugini di lì. Arrivati a
Genova abbiamo girato tre volte la stessa strada per trovare l’hotel, alla
fine lo abbiamo scovato. Abbiamo posato le valigie e siamo subito andati a
vedere l’acquario. Bellissimo!! Non c’erano occhi sufficienti per vedere
tutto. Ci sono pesci di ogni genere e particolarità. La cosa che più mi è
piaciuta è quella di aver toccato le varie razze, sono viscide e rugose, ma
suscitano una sensazione unica. Dopo nel pomeriggio abbiamo visitato il
museo del mare con Danilo il cugino di papà con la moglie e la figlia, mia
cugina. Visitare il museo all’inizio non mi ispirava, ma proseguendo c’erano
cose più belle.Ero molto contenta di stare in loro compagnia.
Ritorno a casa? No, in campagna: Appena sveglia (ancora a Genova) con
la mia famiglia abbiamo deciso di partire, durante il viaggio abbiamo
deciso di fermarci a Lucca, una città carina piena di chiese e di torri.
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Dopo Lucca dovevamo ritornare a casa, ma non fu così, perchè mio nonno
ci aveva chiesto se andavamo a festeggiare il ferragosto in campagna a
Urbino e noi abbiamo accettato la sua proposta. Mia nonna per pranzo ci
ha fatto il pollo arrosto, che buono!
Il lunedì siamo ripartiti. È stata una vacanza piena di emozioni.
Marta Renzi - classe III A
L’inizio: Come tutte le estati sono andato a giocare sotto casa a pallone.
Mentre stavo divertendomi un mondo, mi sono sentito come una pugnalata
arrivare ai miei polmoni, in quel momento i miei amici si sono spaventati
tutti quindi hanno chiamato i miei genitori
Ambulanza: I miei genitori hanno chiamato l’ambulanza e mi hanno
portato al pronto soccorso e in quel momento ho conosciuto i dottori che
lavoravano in quel reparto.
I miei genitori: Mia madre era salita con me in ambulanza, mio padre era
a Milano per lavoro e i nonni sono venuti subito a trovarmi.
L’uscita e le visite: Io e mia madre siamo usciti dall’ospedale alle tre di
notte. La mattina dopo sono tornato in ospedale per sapere cosa mi era
successo e per conoscere quali medicine dovevo prendere.
Due mesi: I dottori mi hanno raccomandato di rimanere dentro casa e
nello stesso tempo bombardarmi di medicine. Tutto questo è stato
causato dall’alternaria cioè una muffa che c’è da Giugno a Settembre. E’
stata sicuramente un’esperienza negativa, ma mi ha permesso di scoprire
a che cosa sono allergico, quindi è stata la mia salvezza.
56
5.
57
Sulla via principale della città
c'era un negozio originale.
Un'insegna luminosa diceva:
DONI di DIO.
Un bambino entrò
e vide un angelo dietro al banco.
Sugli scaffali c'erano grandi
contenitori di tutti i colori.
Cosa si vende? chiese incuriosito.
Ogni ben di Dio!
Vedi, il contenitore giallo
è pieno di sincerità,
quello verde è pieno di speranza,
in quello rosso c'è l'amore,
in quello azzurro la fede,
l'arancione contiene il perdono,
il bianco la pace,
il violetto il sacrificio,
l'indaco la salvezza.
E quanto costa questa merce?
Sono doni di Dio e i doni di Dio non costano niente!
Che bello! Allora dammi: dieci quintali di fede,
una tonnellata di amore, un quintale di speranza,
un barattolo di perdono e tutto il negozio di pace ...
L'angelo si mise a servire il bambino.
In un attimo confezionò un pacchetto
piccolo piccolo, come il suo cuore.
Ma come? Così poco?
Certo, nella bottega di Dio non si vendono
i frutti maturi,
ma i piccoli semi da coltivare.
Vai nel mondo e fai germogliare
i doni che Dio ti ha dato.
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Il Signore ci ha fatto tanti doni. Per vederli basta guardarci intorno: il
mondo, le piante, gli animali...
Questi sono doni che Egli ha dato a tutta l’ umanità, ne ha dati alcuni per
ognuno di noi, come quelli che il bambino vede nel negozio “Doni di Dio”. I
doni più grandi che Egli ci ha fatto sono, però, la vita ed il Suo amore.
Analizzando la mia vita, scopro tantissimi doni che Dio mi ha fatto, come,
ad esempio, la famiglia. Questi doni, come dice l’Angelo, sono gratuiti, non
costano niente appunto perchè sono doni, regali e questo non vuol dire che
siano meno importanti, anzi lo sono di più perchè vengono direttamente da
Dio. Il bambino, chiede tonnellate di doni all’Angelo, ma il pacchetto è
piccolo quanto il cuore del giovane.
“Nella bottega di Dio non si vendono frutti maturi”...
Infatti sono solo piccoli semi da coltivare e che bisogna far fruttificare.
In altro modo questi doni non servirebbero a niente, rimarrebbero solo lì
e basta. Chi li riceve, infatti, prende come un impegno, quello di utilizzarli
per fare del bene al prossimo. Se ognuno coltivasse i propri doni, allora
tutto il mondo sarebbe diverso.
Credo che io debba imparare meglio a interrogarmi su ciò che possiedo e
su come coltivarlo per fare del bene agli altri e devo ringraziare il
Signore per tutto, tutto ma proprio tutto.
Infatti, a volte, siamo intrattabili e scontrosi, chiusi in noi stessi e siamo
egoisti, non ci importa niente degli altri ma, credo che dobbiamo essere
più aperti e, anche se abbiamo tanto, non volere ancore di più, ma
guardare ciò che il Signore ci ha dato e rendergli grazie in ogni momento.
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Nella poesia ‘’Ho tanti doni…’’ ho avuto diversi stimoli di vita ed ho capito
che Dio mi ha dato doni preziosi, come l’amore, la pace, la gioia e
soprattutto la salvezza. I doni di Dio non costano nulla, provengono dalla
generosità senza limiti di Dio, che desidera solo che noi li facciamo
germogliare, crescere, portare a frutto. Per il fatto che non costano
nulla, non vuol dire che sono meno importanti: essi vanno conservati nel
cuore.
Nella bottega di Dio non si vendono frutti maturi, ma semi da far nascere,
crescere, custodire, coltivare, far fruttificare… Nel mio profondo mi
sento risuonare: “Vai nel mondo e fai germogliare i tuoi doni!” Il mondo è
grande, c’è spazio per tutti per portare amore, pace, fratellanza, gioia…
L’invito più forte è quello di andare incontro al fratello che si trova nel
bisogno e tendergli la mano, con senso di accoglienza e benevolenza.
La poesia mi ha richiamato l’esempio della parabola dei talenti: la storia di
un uomo ricco che chiamò a raccolta i sui servi e a ciascuno diede dei
talenti secondo le capacità.
I doni di Dio che nella parabola erano i talenti devono essere fatti
fruttare, infatti chi aveva ricevuto cinque talenti ne aveva ricavato altri
cinque, colui che ne aveva due ne portò altri due, mentre chi ne aveva uno
pensò che sarebbe stato meglio sotterrare il talento.
La parabola mi ha fatto capire che Dio secondo le capacita da dei doni,
questi doni bisogna farli germogliare e non gettarli nel vuoto, come aveva
fatto il servo fannullone .
Alessandro Leone - classe III A
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dovrebbe sprigionare, emanare, essere di ogni colore citato nella poesia: il
verde, giallo, azzurro, bianco, violetto ed indaco.
Secondo me il mio cuore potrebbe contenere l’arancione, il rosso,
l’azzurro e un pizzico di violetto.
Se esistesse davvero quel negozio farei il pieno di bianco, d’indaco, di
giallo e di verde.
Alessio Vinci - classe III A
Ora che ci penso, Dio mi ha fatto veramente tanti doni! Il primo, che
magari può essere scontato, è proprio la vita. Da questo regalo spontaneo
poi il Suo bene si ramifica in ogni cosa. Ad esempio, oggi a scuola i
professori ci parlavano di libertà. Non è forse un dono? Addirittura
nell’ottocento in Italia i patrioti si suicidavano per questa mancanza.
Questa non è che una minima citazione. Possiamo anche ricordare la
libertà di parlare, di pubblicare le proprie idee , ma anche di pensare e di
credere. Per questo dovremmo ringraziare Dio molto spesso, ma talvolta
non ci si pensa. Chiaramente ogni cosa che ci da Lui, non ha un costo in
soldi, ma in convinzione e in fede da parte nostra. Dopotutto noi viviamo
per crescere, e non solo in età: tutti gli spunti che ci suggerisce il Vangelo
dobbiamo farli maturare dentro di noi. Ogni giorno, ogni ora che passa è
per imparare, per colmare il nostro desiderio di felicità che è alla base
della nostra vita. Qualche volta, quando gioco, ascolto la musica, o studio,
mi accorgo che queste cose non possono rendermi davvero felice se non
penso:- Dio mi ha regalato un corpo sano! Posso giocare a calcio! Mi ha
dotato di una mente, posso studiare e quindi crescere! Ogni istante della
vita è concepito affinché ci si possa rendere conto che solo ed
unicamente grazie a qualcosa che non possiamo spiegare con la ragione, noi
siamo felici. Anche questa felicità è un dono.
Come sappiamo Dio ha dato ad ognuno dei doni... C’è chi ne ha alcuni e c’è
chi ne ha altri ed io penso che non per questo noi dobbiamo essere gelosi
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di altre persone, solo per il semplice motivo che non abbiamo le loro
stesse doti. Magari,anzi sicuramente, noi ne abbiamo altri. A me Dio ha
dato il dono di essere una ragazza a posto, carina e brava nello sport, ad
esempio lo sci, ne sono fiera e molto contenta, non mi lamento che gli altri
sono meglio di me o più belli!! Infatti rifletto e penso: ”IO HO ALTRE
DOTI”. Una cosa che mi dispiace molto e di cui vorrei aver avuto il dono,
da parte di Dio, di andare bene a scuola e, ad esempio, leggere una pagina
di storia e capirla... ma purtroppo non ci riesco. Riguardo a questo ho
parlato con i mie genitori che mi hanno aiutato molto perchè mi hanno
fatto capire che anche se non ero bravissima a scuola, ero brava nello
sport, però loro mi ripetono sempre che l’importante è che mi impegni a
scuola e che prenda un sette meritato e frutto d’impegno. Devo
ringraziare molto i miei genitori per avermi fatto capire che Dio mi ha
dato altre cose, perchè così ho riconquistato un po’ di più di fiducia in me
stessa, mentre prima soffrivo un po’ perchè non ero molto sicura.
Comunque i doni di Dio per fortuna non costano nulla, intendo: non
dobbiamo fare nulla per meritarli e non dobbiamo pagarli, ma essi sono
dentro noi, fin dalla nascita Dio ha deciso per ognuno quali doni ci poteva
dare... Una cosa è certa che a nessuno ha dato tutto, ognuno ha doni
diversi... Devo ammettere che ne sono contenta. Il dono più bello che ho
ricevuto è stato avere una famiglia stupenda che mi vuole bene e che ogni
mattina si sveglia pensando a me, accertandosi che sto bene, questa cosa
mi fa molto piacere perchè come sappiamo ci sono genitori che lasciano i
propri figli dai nonni il sabato e la domenica per uscire e divertirsi...
Mentre io e i miei tutti fine settimana facciamo cose insieme per stare
uniti e non perdere il rapporto che abbiamo acquistato durante questi
anni.
Giorgia Vignoni - classe III A
Analizzo attentamente la mia vita e scopro che Dio mi ha dato tanti doni.
Il più grande è sicuramente quello di avere una mamma ed un papà
fantastici che mi vogliono tanto bene. Un altro dono di Dio è stata la mia
scuola nelle medie delle Pie Venerini. Le suore e gli insegnanti mi hanno
aiutato a maturare e adesso mi sento un ragazzo migliore.
Lo scorso 23 maggio 2010 Dio mi ha dato un dono meraviglioso con il
Sacramento della Cresima: lo Spirito Santo. Quando l’Arcivescovo mi ha
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unto con il Crisma e ha invocato su di me lo Spirito ho provato una forte
emozione e mi sono sentito invadere dall’amore di Dio. Dio mette dentro
di noi i semi della sincerità, della speranza, dell’amore, della fede, del
perdono, della pace, del sacrificio e della salvezza. Questi semi non
costano nulla e noi dobbiamo averne molta cura per farli germogliare.
“Nella bottega di Dio non si vendono i frutti maturi” vuol dire che noi
dobbiamo far crescere i semi con il colore dell’amore affinché possano
diventare frutti.
Amici, teniamoci per mano, scaldiamo i semi che Dio ha messo nel nostro
cuore, facciamo fiorire l’amore, perdoniamo chi ci ha offeso, speriamo che
nel mondo ci sia la pace, pensiamo alla salvezza del nostro pianeta,
facciamo qualche sacrificio per aiutare chi ha bisogno. Allora vedremo
germogliare i semi che diventeranno frutti maturi, succosi con i quali noi
potremo nutrirci.
Lorenzo Bontempi - classe III A
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Per il momento mi servirebbe tanta pazienza per superare le difficoltà
tipiche della mia età, ma non c’è problema perchè “chiedete e vi sarà
dato“.
Maddalena D’Amico - classe III A
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I doni di Dio non costano niente perchè sono doni per il nostro bene, lui
vuole che noi siamo sinceri, fedeli e leali, quindi ci regala i beni per noi! Mi
ha molto colpito quando il bambino entra in una stanza e vede gli scaffali
con tutti i colori: il contenitore giallo è pieno di sincerità, quello verde di
speranza, quello rosso di amore, quello azzurro di fede.
Penso che quando questo bambino vede tutti questi colori con il dono
prezioso dentro, sia rimasto entusiasta. Infatti, nella bottega di Dio non
si vendono frutti maturi, ma semi da coltivare, perchè si parte dalle cose
più piccole, così almeno i piccoli semi, poi, con i doni di Dio germoglieranno,
renderanno bella la nostra vita!
Leggendo questa poesia mi sono resa conto dell’importanza dei doni che
Dio mi ha dato. Nella mia vita infatti non metto completamente in atto
tutti i miei doni, ovvero non sfrutto completamente i miei pregi.
Ad esempio a scuola io non do il meglio di me stessa, ma mi accontento
della media del sette; oppure potrei dedicarmi di più agli altri e avere più
pazienza con le persone che hanno un carattere diverso dal mio. Ho capito
che tutti questi piccoli semi che Dio mi ha dato devono essere coltivati
con amore per farli maturare e per poi dare frutti maturi anche ad altri,
perchè se io sono la prima a fare del bene, anche gli altri prima o poi lo
faranno. Tutti noi abbiamo dei doni solo che non tutti sappiamo farli
germogliare. I doni che Dio ci ha dato non costano niente perchè Dio ce li
ha dati “gratis” ed è anche per questo che se non li usiamo, sprechiamo
una grossa occasione e sarebbe un peccato. Io personalmente penso che i
doni di Dio non siano usa e getta ma da tenerli per sempre.. da coltivare
pian piano per poi sfruttarli al meglio, questo dovrebbe essere uno dei
nostri scopi principali. Il regalo più grande che Dio ci ha fatto è proprio la
vita, con i suoi lati positivi e negativi, ma è comunque la cosa più bella che
ci sia. Vorrei anch’io andare in un negozio in cui portare altre persone in
modo da far vedere e capire quanto amore Dio ci ha messo nel creare
l’uomo. Vorrei comprare soprattutto tanto amore, pazienza e soprattutto
tanta PACE.
Camilla Ippoliti - classe III A
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Nel testo ‘’ Ho tanti doni ‘’ ho imparato molte cose, come il ragazzo che
era nel negozio e aveva visto i barattolini dei doni del Signore, lui voleva il
dono della fede, della sincerità, dell’amore e l’angelo gliene fece
prenderne quante ne voleva.
Il ragazzo gli chiese il costo dei doni e l’angelo gli disse che non costavano
niente. L’angelo gli diede un pacchettino con tutti i doni dentro e il bimbo
gli disse che era molto piccolo per tutto quello che aveva chiesto e
l’angelo gli rispose che in quel negozio si vendevano solo semi. Era
necessario andare in giro per il mondo e farli germogliare.
La morale è che Dio da dei doni molto preziosi, che però dobbiamo farli
germogliare.
Geri Prence - classe III A
Dio mi ha regalato tanti doni, ma questi non sono maturi, solamente la mia
volontà deve farli germogliare, crescere e diventare frutti. Ogni giorno è
buono per coltivare i semi che il Signore ci ha donato. Noi dobbiamo farli
crescere in ogni parte del mondo per donare sincerità, speranza, amore,
fede, perdono, sacrificio e salvezza. Dio mi ha dato tanti doni preziosi,
non devo sciuparli. Tutti questi doni non sono facili da scoprire al
momento, ma col passare dei giorni, mesi e anni mi potrò rendere conto.
Ho anche scoperto che i doni di Dio non costano nulla perchè vengono dal
cuore di Dio e poi vanno a finire nel cuore di tutti noi. Non sono meno
importanti perché non si devono pagare con i soldi, ma sono molto più
importanti perchè vengono dal cuore grande di Dio, che ci ama di amore
senza confini. Nella bottega di Dio non si vendono frutti maturi significa
che Dio ci da i semi, che sono già un primo passo verso la meta che sono i
frutti. Prima bisogna coltivarli, farli germogliare e fruttificare. Io vorrei
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che la mia vita faccia fruttificare tutti i semi che mi da ogni giorno il
Signore. Io appena nata sono un minuscolo essere, crescendo, divento più
responsabile ed impegnata. Quando sarò grande potrò andare a portare i
doni che il Signore mi ha dato. Il Signore ci offre i suoi doni non per farci
restare nanetti, ma per diventare grandi e maturi, per capire quello che
facciamo e farci portatori di sincerità, speranza, amore, gioia, altruismo...
Ognuno deve far germogliare i propri doni e irradiarli nel mondo. Io vorrei
coltivare i semi nelle parti del mondo più povere e nella mia famiglia
Dio mi ha donato tante cose che non sono materiali ma sono, anche se
astratte, importanti per la mia vita e per chi vive intorno a me. Questi
doni: l’amore, la speranza, la fede, la pace, la sincerità e via discorrendo...
non hanno un costo, ma sono molto più preziosi dei doni materiali perchè
sono le fondamenta del carattere di una persona.
I doni di Dio non sono frutti maturi, ma li dobbiamo coltivare, dobbiamo
farli crescere insieme a noi perchè il loro valore dipende da come li
facciamo germogliare. Sono credente, Dio mi ha dato tanta fede e in
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alcuni momenti di difficoltà, solo quella riesce a ritirarmi su il morale. Un
altro dono che Dio mi ha dato è quello della sincerità specialmente con i
miei genitori perchè non riesco a dire bugie a quelle persone a cui voglio
bene. Io sono molto grato a Dio per ciò che mi ha dato e se io sono in vita,
devo il merito a lui
Riccardo Ioannacci - classe III A
Il primo e più importante dono è la vita, per questo motivo la vita non va
“sprecata” in cose sciocche e futili, ma va vissuta con gioia, entusiasmo e
sincerità, cercando di avere sempre speranze e di trasmettere sentimenti
positivi agli altri. Quando poi si ha la fortuna di ricevere in dono anche
una bella famiglia e la salute, il nostro compito dovrebbe essere ancora di
più quello di aiutare gli altri nelle difficoltà, di condurli attraverso un
cammino di fede fino alla luce di Dio, che come buon Pastore accoglie tutti
coloro che cercano la speranza in Lui e che in Lui la trovano. Noi siamo
ancora dei ragazzi e nel nostro cuore abbiamo ancora dei piccoli
“germogli”, dei piccoli sentimenti. Dovremmo giorno per giorno adoprarci
affinché questi germogli non si secchino perchè non curati per colpa di
cattivi esempi, ma ogni giorno possano crescere “innaffiati” dall’amore,
dalla speranza e dalla fede.
Seiana Daloisia Priante - classe III A
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Dio mi ha regalato molti doni importanti per saper vivere insieme agli
altri, tra cui l’amore, l’intelligenza, il senso della pace, ma anche quello del
perdono. Io in questi miei dodici anni di vita, ho cercato di farli
germogliare, però in alcuni episodi non ci sono riuscito, perchè delle volte
ho litigato con dei miei amici di scuola. I doni di Dio non costano niente
perché, secondo me, lui è molto contento se noi riuscissimo a propagarli in
tutto il mondo. In Iraq lottano contro gli Americani che stanno cercando
di portare pace e stanno continuando a fare attentati e ad uccidere
persone innocenti. I doni di Dio sono sempre importanti per tutti noi, però
non ce ne accorgiamo; per me sono alla base della nostra convivenza nel
mondo. I doni di Dio non sono usa e getta, ma sono da conservare per
sempre dentro il nostro cuore. Dei suoi doni non bisogna tenere i semi, ma
bisogna farli germogliare, facendoli diventare delle grosse piante. Nella
bottega di Dio non si vendono frutti maturi, ma egli ci regala i semi che
noi, con l’impegno, li dobbiamo far germogliare ed espanderli nel mondo.
71
6.
72
Quando rimasi incinta del
mio terzo figlio, vivevo
assieme a Carlo un
periodo spiritualmente
stupendo. Era diverso
tempo che ci eravamo
abbandonati all'opera
creatrice di Dio nella
nostra vita matrimoniale,
e non prendevamo nessun
tipo di precauzione.
Covavo dentro di me una
sorta di gestazione ideale… Quel giorno di Natale ebbi la percezione che qualcosa
di stupendo per la mia vita iniziasse a prendere forma. Eravamo così felici...
Insomma, una vera festa... Era quella sorta di abbandono filiale nei confronti di
un Padre che aveva provveduto in ogni momento, al nostro matrimonio a
renderci tranquilli era la cieca sicurezza, la completa fiducia in questo Padre che
avrebbe agito meglio di noi… A chiunque tentava di terrorizzarci, costringendoci
a prevedere il futuro economico dei nostri figli, rispondevamo: "Dio provvede".
Tutte le mamme si avvicinano all’ecografia con un po' di apprensione. Quel
giorno vennero anche Carlo e Priscilla.. . La dottoressa della Asl fece entrare
prima me soltanto, con gran disappunto di tutti noi. Quando il suo esame
raggiunse la mezz'ora, cominciai ad entrare in ansia. E poi...
appena entrarono Carlo e Priscilla, esordì: "C'è qualche problema". Io sentii una
morsa allo stomaco e, mentalmente, rividi tutto l'esame. La testa sembrava delle
dimensioni giuste, aveva due mani, due piedi... cosa poteva essere che non
andava? La dottoressa iniziò a spiegare, cercando di descrivere ciò che vedeva: il
bambino aveva una vescica enorme, ureteri dilatati, reni dilatati, non c'era più
traccia di liquido amniotico… C'era qualche malformazione di tipo urinario... Ci
consigliò di andare in un centro di secondo livello, per una diagnosi più precisa.
Dolore, sgomento, terrore. Perchè? Che cos’ha? Si può risolvere?...
Arrivò quel mattino. Andammo io e Carlo, accompagnati spiritualmente dalle
numerose preghiere della nostra comunità di fede. Viviana, una giovane sorella
di comunità, laureanda in pediatria proprio nel presidio in cui avrei fatto quegli
accertamenti, sarebbe venuta a dare un'occhiata. Quando arrivò, mi buttai
singhiozzando tra le sue braccia. Avevano confermato tutto. "Signora, le
consiglierei di abortire,... Il medico parlava, ma quello che diceva, per me, non
aveva senso. Aborto... il mio bambino è vivo e non sa di essere un condannato a
morte. Il mio bambino è vivo! E' vivo, respira. Il mio bambino non ha bisogno di
una mamma che lo faccia smettere di vivere. Io voglio che il mio bambino muoia
dentro di me, nel posto migliore dove morire, non in una sala operatoria…
Carlo, ti prego, andiamo a casa". Abbiamo pianto, pregato molto… Lo porto
avanti, a costo di morire con lui.
Al 23mo giorno (ero ormai arrivata alla fine del 6° mese) richiamai il professore.
Lui si stupì enormemente, di sapermi ancora in quello stato. Pensava fosse tutto
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finito. Mi chiese di andare il giorno dopo, voleva capire cosa fosse mai successo.
Andammo, pieni di curiosità e speranza. Non troppa, a dire il vero…
Come d’abitudine, facemmo le lodi in macchina. La lettura del giorno era
estratta dal “libro di Giuditta”… Giuditta, proprio il nome che avremmo dato al
bambino se fosse stata una femmina: ci sembrò come un segno. Lessi la lettura
ad alta voce, mentre Carlo era alla guida: “Ricordatevi che i vostri padri furono messi
alla prova per vedere se davvero temevano il loro Dio. Ricordate come fu tentato il nostro
padre Abramo e come proprio attraverso la prova di molte tribolazioni egli divenne l’amico
di Dio. Così pure Isacco, così Giacobbe, così Mosè e tutti quelli che piacquero a Dio furono
provati con molte tribolazioni e si mantennero fedeli”. Ammutolimmo, stupiti…
parlava a noi il Signore? Quella Parola sarebbe diventata carne nella nostra vita?
Arrivammo al “Gemelli”. All’ingresso c’era sempre quel quadro meraviglioso di
Breccia, che ha come titolo “Resurrexit”… Ebbi un brivido. Ci dirigemmo al
reparto Day Hospital e salutammo il professore. Mi fece stendere e iniziò a farmi
l'ecografia. Io e Carlo eravamo abituati a vedere immagini molto scure, a causa
del liquido presente nell’addome del bambino. Erano immagini tristi e le
avevamo purtroppo già memorizzate. Stavolta vedevamo immagini chiare, simili
alle ecografie delle altre figlie. Si vedeva l'addome, si distinguevano le parti scure
corrispondenti alla vescica… reni… stomaco… cuore... Ci siamo guardati, in
silenzio Ma quando il professore, spalancando gli occhi, ha detto: "E che è
successo qua? Da dove viene tutto 'sto liquido amniotico?", siamo scattati come
molle. "Professore, che succede?". "Non lo so, è quello che sto cercando di
capire…” il professore continuava a guardare lo schermo e ad esplorare con
un'aria felice e sbalordita, sussurrando: "Dio, quanto sei grande! Quanto sei
grande, mio Dio...". Cominciò a chiamare le infermiere, i colleghi, gli studenti...
"Ti ricordi della signora? Ricordi in che condizioni era questo bambino? Guarda,
guarda ora!"... Tutti sgranavano gli occhi, tutti coloro che erano stati presenti al
drenaggio, all'intervento precedente esclamavano… “Che cosa meravigliosa”.
Poi all’improvviso: "E' un maschio." "Giona. Si chiamerà Giona. Come il profeta
salvato dalle acque". E' la sua storia di fede... La sua storia di vita. Ho rafforzato
la mia convinzione che Dio solo è l'Autore della Vita e che i figli si fanno in tre.
Il 25 agosto del 2004, Giona ha compiuto un anno; in novembre ha iniziato a
camminare da solo ed è diventato un folletto vivacissimo e affettuoso.
Attualmente è un bambino perfettamente in linea con i suoi coetanei. Ha uno
sviluppo neuropsicomotorio nella norma. Soprattutto è un bambino felice,
sereno, riflessivo, pieno di gioia di vivere. Ed è anche bellissimo! Questo è il
premio per ciò che in passato abbiamo affrontato insieme. Vogliamo ringraziare
con tutto il cuore le persone che hanno avuto un ruolo fondamentale nella vita di
Giona e di tutti noi. I medici e gli infermieri che abbiamo in seguito scelto come
collaboratori, per il grande valore umano, professionale, e spirituale nell'animo di
ognuno di loro... Tutte queste persone hanno fatto, e fanno tuttora, parte del
nostro mondo e del nostro vissuto familiare. Sono persone delle quali si parla in
casa, che vediamo spesso durante i controlli frequenti che Giona fa. E' grazie a
loro che, quando vado in ospedale, mi sento come se tornassi a casa...
Breve sintesi dalla testimonianza scritta da
Sabrina Pietrangeli Paluzzi
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La testimonianza, che ci ha letto Suor Maria in classe, mi ha davvero colpito e
mi è proprio “entrata dentro”. Ho potuto sentire la forza di questa donna che con
un brivido mi ha scosso e mi ha toccato il cuore; mi sono dedicata
completamente a questo ascolto, cercando di immedesimarmi in Sabrina (la
mamma). Mi sono sentita piccola e forte allo stesso tempo e ho capito quanto
grande e buono sia Dio. Mi è rimasto molto impresso quel momento in cui
Sabrina afferma che il posto migliore in cui il bambino possa morire sia il suo
grembo; oppure quando dice alla figlia che la creatura che porta in pancia “è di
Dio”. Ho capito il bene immenso e intenso che vuole una mamma al proprio
figlio, anche quando esso è solo nel suo grembo e non è ancora nato. Questa
grande donna ha difeso con tutto il cuore le sue idee, andando addirittura contro
i pareri dei medici o dei familiari che le consigliavano di abortire. Da questo
racconto ho capito quanto io sia fortunata; “soffrire serve perchè la verità non si
cristallizzi in dottrina”. È la risposta che ho trovato alla mia domanda: “perchè
Dio permette che soffriamo?”. La parte che mi ha più colpito è stata quella in cui la
madre dice di aver visto la figlia pregare con le guance rigate di lacrime, il rosario
in mano e le dice: “Mamma è vero che Gesù ascolta le preghiere dei bambini?...”
In questo pezzo del racconto ho sentito le lacrime pungermi gli occhi per la
bellezza che esso conteneva, mentre in altri pezzi gli occhi erano lucidi per la
tristezza.
Poi, alla fine, quando tutto sembrava rovinato, si compie il miracolo e il bambino
rinizia a vivere. È stata una testimonianza stupenda e piena di emozioni.
Questo racconto è stato molto particolare; è stata la prima volta che ho sentito e
capito un testo così pieno di emozioni, speranze, insegnamenti e molti spunti di
riflessione. Questo brano mi ha fatto riflettere che non bisogna disperarsi e
mollare, quando le difficoltà ti vengono incontro; bisogna avere solo speranza e
fede nelle conseguenze. Questo brano suscita molti sentimenti perché ci sono
decisioni importanti da prendere: speranze, delusioni, preoccupazioni e molto
altro, che mi hanno aiutato a capire quanto sia importante essere fiduciosi e non
scoraggiarsi mai in momenti difficili, perchè può capitare che poi tutto vada a
finire bene. Le parti che mi hanno colpito di più sono quando la mamma ha fede
nella sopravvivenza del figlio, mostrandosi molto forte e saggia. Mi è dispiaciuta
la parte in cui la famiglia suggerisce alla donna di lasciar perdere, di non
preoccuparsi più del bambino e di ascoltare il dottore che la invita ad abortire,
dal momento che le sue condizioni sono molto gravi.
Mi sono molto emozionata quando tutto è finito per il meglio: il bambino nasce
sano. La madre orgogliosa di aver affrontato e superato poi nel migliore dei modi
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tutti quei problemi: le sofferenze, le preoccupazioni, e gli scoraggiamenti causati
dalla famiglia.
Mentre leggevamo il brano, ero curiosa di come sarebbe andato a finire; pensavo
che il bambino non ce l’avrebbe fatta, ma alla fine tutto si è risolto con la fede e la
speranza. Mi è servito leggere questa storia reale, perchè ha avuto momenti
molto significativi e ha avuto molti stimoli di vita; spero di continuare a leggere
testi simili, così scoprirò sempre più a fondo “i segreti della vita”. Per adesso
continuo ad imparare altro, ciò che riguarda la mia vita di adolescente e ho
capito una cosa molto bella: non si finisce mai di imparare, anche se si è adulti.
Questa storia vera parla di una madre incinta che, purtroppo, scopre che suo
figlio è in pericolo per la mancanza di liquido amniotico. La donna incomincia a
pregare, ma il bambino sta sempre peggio; prova con un intervento, ma non
cambia niente. Un giorno, durante l’ecografia, si vede con sorpresa che il
bambino è immerso di nuovo nel liquido amniotico. Il dottore al parto poi dice:
“E’ nato con la camicia!”. Questa storia è bellissima perchè esprime tutti i
sentimenti di una madre verso il proprio figlio, è anche commovente perchè si
sente tantissimo amore nelle parole della donna che rimane straordinariamente
ottimista e forte anche di fronte alla possibilità della morte del figlio e di se stessa.
Pur cercando, in tutti i modi di far vivere il bambino, i risultati all’inizio erano
sempre negativi e sembrava che non ci fossero davvero speranze. Anche la madre
della donna diceva di abortire, ma la donna continuava ad insistere, dicendo che
se il bambino doveva morire, il suo grembo era il posto più sicuro per lui. La
donna era così speranzosa in Dio che pregava il rosario. Persino la figlia
maggiore, di sette anni, ha pregato con lei, perchè Dio ascolta prima le richieste
dei bambini. Non perse la fede neanche un secondo perchè sapeva che Dio non
l’avrebbe abbandonata. Ogni giorno il Signore le era vicino. Adesso il bambino
cresce sano e la famiglia è felice.
Questo racconto parla di una donna che è già madre ed aspetta un altro bambino.
Purtroppo il bambino incomincia ad avere dei problemi di crescita nel grembo
materno, ma la madre fa di tutto per aiutarlo a continuare a vivere. Grazie alle
preghiere e alla fede in Dio il bambino si salva.
Questa storia mi spinge a fare tante riflessioni: come sia doloroso per una madre
sapere che il proprio figlio non ha speranza di vita, invece di farlo morire in un
ospedale, preferisce farlo morire dentro di sé, al sicuro. L’ amore che prova
questa donna è immenso, così grande da prendersene cura lei stessa,
continuando a tenerlo con sé, come se fosse vivo e sano e avesse solo bisogno di
tanto affetto. Il racconto mi ha trasmesso amore, ma, allo stesso tempo, tanta
tristezza e malinconia. Io mi sarei comportata come questa mamma: invece di far
morire il bambino, avrei lasciato anch’io continuare la sua vita.
L’ unica cosa che a me non è piaciuta molto è l’aver trascurato, durante questo
periodo difficile della gravidanza, le altre due figlie, anche loro avevano bisogno
della propria madre.
Olimpia Zeiler
Le emozioni più belle di questa storia sono quando la donna sente che il bimbo
inizia di nuovo a muoversi dopo essere sopravvissuto a quel terribile problema
dell’assenza di liquido amniotico. Quel feto viveva nella pancia della mamma
senza muoversi; tutti dicevano che doveva morire fuori dalla pancia, ma la
madre era del parere contrario: la morte di suo figlio doveva avvenire solo nel
suo grembo e per volontà divina. Ho provato sensazioni di gioia e di dolore,
leggendo questa storia. Gioia, quando ho saputo che il bimbo sarebbe nato; ma
prima ho sofferto quando i medici dicevano che sarebbe morto. La donna,
secondo me, ha avuto speranza e fede nell’aspettare che il liquido amniotico si
ristabilisse. Il bimbo infatti nasce sano e senza alcun problema. Gli insegnamenti
che mi ha trasmesso questa storia sono stati: non arrendersi mai, non mollare
mai, ascoltare il proprio cuore e la voce del Signore, che ci guida sempre.
Questo racconto mi è piaciuto molto perchè non avevo mai sentito una storia del
genere. Parla di una mamma che aveva due bambini, più uno nella pancia; però
il bambino che aspettava era in pericolo di vita. La mamma fece di tutto per farlo
crescere e vivere anche se tutti dicevano che ormai era morto. Infatti, dopo poche
settimane il bambino era ancora vivo e cresceva nel grembo materno; nacque e lo
chiamarono Giona, perché anche lui fu “salvato dalle acque”. Leggendo questo
racconto, ho provato delle forti e ho capito che ognuno di noi deve fare quello
che gli dice il cuore, non sentire il parere degli altri, ma credere in se stessi; ho
capito anche che dobbiamo credere in quello che facciamo e non fare le cose così,
tanto per farle o per accontentare gli altri! Quando suor Maria ha iniziato a
leggere, io speravo tanto che quel bambino nascesse. Se io fossi una mamma e
sapessi che mio figlio avesse questo problema, non saprei proprio cosa fare; però
è giusto quello che ha fatto quella mamma: ci ha creduto, è andata avanti, Gesù è
stata sempre vicino a lei e l’ha aiutata. Gesù ci vuole “un bene dell’anima” e noi
al contrario certe volte non lo ricambiamo con lo stesso bene.
Il brano letto in classe narra la storia di una signora, di nome Sabrina, incinta di
un bambino con gravi malformazioni che molto probabilmente non riuscirà a
nascere. Nonostante tutto, la donna non abortisce e spinta dalle sue figlie a
continuare a vivere, spesso si reca dal medico per aggiornarsi sulle condizioni del
feto. Sabrina trascorre gran parte del suo tempo recitando il rosario che le porta
pace e serenità; anche se ormai è “distrutta” a causa delle pessime notizie
ricevute riguardo la salute di suo figlio, continua a pregare nella speranza di un
miglioramento. Tuttavia la donna è consapevole della situazione e annuncia alle
figlie che il loro fratellino potrebbe dirigersi verso il cielo. Successivamente la
povera signora torna dal dottore che rimane meravigliato nel vedere, tramite
l’ecografia, il bambino vivo e salvo.
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Secondo il mio parere, questo brano è meraviglioso, perchè suscita moltissime
emozioni ed è ricco di insegnamenti. Nel brano è evidenziato il coraggio di
questa mamma che, grazie alla fede in Dio, riesce ad andare avanti, non
mostrando mai la sua grande sofferenza alle figlie.
Inoltre, grazie alla preghiera e a lunghi periodi di riflessione, cresce in lei sempre
più la speranza nella nascita del bambino.
La donna supera brillantemente “il test di fede” al quale viene sottoposta dal
Signore; infatti decide di accettare suo figlio a tutti i costi, nonostante sappia che
potrebbe non venire alla luce o potrebbe nascere con gravissime malformazioni.
Un grande insegnamento che questa mamma ci dona è la sua convinzione
nell’affermare che un feto possa morire solamente nel grembo materno e non in
una sala operatoria.
Uno dei punti, che mi ha particolarmente colpita, è il momento in cui la madre
dice alle proprie figlie che il loro fratellino sarà “Un bambino del cielo e non della
terra”, perchè fortemente voluto da Dio.
L’insegnamento che questa storia ha voluto dare è sicuramente l’importanza
della vita, un dono prezioso che nessuno ci può togliere.
Il racconto parla di una donna che stava per ricevere il suo terzo figlio, ma
durante le analisi quest’ultimo presenta un’anomalia. La signora prega ogni
giorno, ma senza effetti per lungo tempo. Grazie all’incoraggiamento e alla
fiducia in Dio, il bambino non presentava, all’ultima visita prima del parto,
nessun difetto; così nacque sano. Mi è piaciuto questo testo perchè ho molto
ammirato la forza della madre, nel volere che il suo bambino o nascesse oppure
dovesse morire nel suo grembo. Ma è anche da notare il dolore che le hanno
dato i parenti, per spingerla ad abortire. Ho apprezzato il suo coraggio, perché
era in pericolo di vita anche lei e a casa aveva già due figlie. Credo che il fatto di
sentire dentro di lei qualcosa di molto speciale l’abbia spinta a continuare.
Questo fatto si doveva mostrare al mondo intero. Di certo, ognuno può sognare
un’avventura come questa, per poi raccontarla a tutti, senza pensare, però, che si
rischia di andare incontro alla morte. Ciò mi ha riportato in mente una poesia,
che diceva: “le emozioni allungano la vita”.
Questo racconto mi piace perché parla di una donna, Sabrina, che abita insieme
con il marito, Carlo, e con le loro prime due figlie e stanno aspettando la nascita
del terzo. Le emozioni, che mi suscita la storia, sono stupore e meraviglia perché
si parla di una donna che sta aspettando con tante difficoltà un bambino e Dio
l’aiuta in questa impresa difficile.
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Questo testo mi da anche delle sensazioni di felicità, perché questa donna incinta
parla alle figlie di questa nuova creatura; quindi le bambine sono molto ansiose
proprio come lo ero io quando stavo aspettando la nascita delle mie cugine:
Giorgia e Giulia. Credo che questa nascita sia avvenuta grazie alla speranza in
Dio. E’ stato lui a regalarmi queste due cuginette.
Questo racconto, per me, ci insegna che, se crediamo in Dio, ciò che vogliamo si
può realizzare.
Emilio Galletti - classe II A
Ascoltando questa storia, ho provato una grande emozione. Mi sono messo nei
panni della giovane sposa e ho pensato allo sforzo e alla buona volontà di
decidere non per se stesso, ma per un altra vita che doveva venire alla luce. La
situazione di questa ragazza era molto triste, ma è stata coraggiosa la scelta della
madre di tenere il bambino dentro di sé, pur sapendo quali rischi stesse correndo.
Questo gesto da un buon
insegnamento: non fermarsi
davanti agli ostacoli, perché se
crediamo che quello che stiamo
facendo sia giusto e dignitoso,
bisogna provare a superare le
difficoltà, anche se gli altri non
approvano i nostri tentativi o le
nostre scelte. Secondo me,
questa ragazza è andata avanti,
ha avuta una grande forza e
una grande speranza: il
bambino presente in lei era il
suo sostegno. Perciò aver
difeso quella piccola vita è
stato un gesto che ha restituito
un senso vero alla vita di
questa donna.
81
7.
82
Benedetto XVI domenica 20 Dicembre 2009
ha autorizzato la Congregazione delle cause
dei santi a promulgare il decreto che rende
Giunio Tinarelli nuovo servo di Dio.
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A me non capita di solito di soffermarmi a riflettere su tutti i doni che
Dio mi ha dato come ad esempio la natura, se però ci penso e la guardo, mi
rendo conto di quanto sia grande e potente, come ad esempio i fulmini e i
tornadi che sono capaci di radere al suolo un intera città, anche molto
grande. Uno dei doni molto importanti che ho ricevuto in questa vita è una
famiglia che mi vuole bene e che mi aiuta in tutti i settori, compreso
quello della scuola. Quando non ci penso, a me sembra una cosa normale
avere una famiglia, ma se sento tutte le notizie nel telegiornale, mi rendo
conto di essere un ragazzo fortunato. Questo non sono solo io a pensarlo,
ma questa cosa me la ripetono sempre i miei genitori. Un altro dono molto
importante è l’intelligenza, io quasi ogni giorno vedo dei ragazzi con
l’handicap ed altri che sono nati con malattie alle gambe e questo non
permette loro di camminare. Sono, perciò, costretti a passare tutta la
loro vita in carrozzina a rotelle. Quando vedo queste orribili cose, mi
rendo conto di essere fortunato al 100%. Io ringrazio il Signore per tutto
quello che mi ha dato e soprattutto che non mi ha ridotto come quelle
persone che vedo in giro. Invito tutti i ragazzi, che hanno ogni possibile
dono, a ringraziare Dio per tutto quello che ci ha dato.
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soli, ma Dio è sempre con noi, ci consola, ci ama, ci indica la strada da
seguire e ci rende felici .
Alessandro Messi - classe III A
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Secondo noi, il punto più forte e significativo del brano è l’ultima parte del
testo, perchè è la più bella. Essa contiene parole con un significato
profondissimo e bellissimo.
E’ la fede che dà una possibilità alle persone come Giunio, che non si
possono muovere per via di una bruttissima malattia, di avere una bella vita
vissuta in comunione con Gesù.
E grazie a questo, molti malati riescono a vivere bene la malattia: grazie
all’enorme fede che hanno, la quale dà sempre una spinta in più per andare
avanti.
Giunio ha fatto cose straordinarie, perchè ha vissuto tutta la sua vita come
“Operaio della Croce” e ha vissuto sempre in unione con Dio.
Chi soffre per molti anni sia fisicamente che moralmente per via di una
malattia ha bisogno di un sostegno sovraumano che solo Dio Nostro Creatore
può dare e proprio per questo dobbiamo ringraziarlo. Noi siamo fortunati e
abbiamo l’opportunità di vivere bene la nostra vita, ma molte volte ci
scordiamo del nostro Padre e se Giunio lo ha ringraziato, nonostante le
poche possibilità che aveva di recarsi in chiesa o di fare pellegrinaggi, noi
dovremmo impegnarci molto di più.
Noi possiamo muoverci facilmente, dovremmo fare molte più cose di quel
minimo indispensabile che facciamo normalmente e trarre esempio da Giunio
Tinarelli.
La vita di Giunio è stata vissuta nel dono totale di sè a servizio degli altri e di
Dio. Noi da questa lettura abbiamo colto moltissimi input per vivere bene la
nostra vita a disposizione del prossimo, dei più bisognosi e di Dio.
Questo brano è molto toccante e significativo, perché Giunio è rimasto
paralizzato a 25 anni, ma ha capito che la vita non è composta solo dalla
felicità anzi per lo più da mali e problemi, con questo Giunio ha capito che la
vita riserva molte sorprese e molte anche negative, ma non si è mai abbattuto
ed ha continuato a vivere nel migliore dei modi, onorando e beneficando Dio.
Questo per noi deve essere solo d’esempio, perchè quest’uomo ha assunto
un comportamento esemplare per tutte le persone della nostra età. Giunio fu
un vero “apostolo” della sofferenza, per questo si è dato molto da fare per
creare un gruppo di persone con il suo stesso problema dando loro la
possibilità di compiere pellegrinaggi a Lourdes e in altre città.
Per questo noi cercheremo di comprtarci come queste fantastica persona
qual’era Giunio Tinarelli.
La vita con le sue ricchezze, che ogni giorno scopro, è un dono prezioso di
Dio. Il Signore ci ha fatto un grandissimo ed importantissimo dono, che tutti
devono sfruttare al meglio.
Tutto il mondo deve apprezzare questa verità e deve viverla al meglio.
Leggendo questa testimonianza di vita, mi è tornata in mente la parabola dei
talenti: i servi che hanno fatto fruttare i loro talenti sono potuti entrare nella
reggia, mentre il servo che ha sotterrato il talento è stato ripudiato e non è
potuto entrare nella reggia.
Noi dobbiamo far fruttare il dono che Dio ci ha fatto, così saremo ammessi al
Regno dei Cieli e chi non lo farà sarà ripudiato. Questa è una verità
incoraggiante e ricca di speranza, perchè mi invoglia a fare del mio meglio
nella mia vita per diventare una brava persona.
Joshua Epstein
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Secondo me questo titolo “ho
delle ortiche nelle orecchie” mi fa
capire che le perone non ascoltano
mai le cose più importanti. La
gente di oggi è molto egoista,
perché a volte fa valere soltanto
la propria opinione. Oggi esistono
poche persone che ascoltano cose
veramente importanti. Io ho
conosciuto anche persone molto
egoiste che chiudono mente e
cuore ad ogni relazione esterna. E’ vero, quando sono arrabbiato, mi
chiudo in me stesso e non parlo con nessuno. Quando mi passa
l’arrabbiatura, mi spiego con i genitori o con i miei amici e torna tutto
sereno
Valerio Romagnoli - classe III A
Per me noi abbiamo delle ortiche nelle orecchie, perché non ci vogliamo
aprire a Dio e non ascoltiamo la Sua Parola. Noi non abbiamo problemi di
udito, ma ci chiudiamo dentro noi stessi e non apriamo le nostre orecchie
né a Dio, né ai fratelli. Secondo me, questo non si deve fare, perché Dio ci
vuole bene e manda la Sua voce fino a noi. Io ascolto la parola di Dio ed
essa mi aiuta a vivere in modo migliore. I miei amici mi vogliono dare molti
consigli, ma io, a volte, non ascolto, quindi potrei anche io avere delle
ortiche nelle orecchie. In futuro cercherò di estirpare definitivamente
queste ortiche e cercherò di interiorizzare il senso dell’ascolto.
Alessandro Leone - classe III A
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Questo racconto mi ha fatto capire che molto spesso anche noi ragazzi
abbiamo le orecchie chiuse, vi si sono annidate le ortiche, quindi non
ascoltiamo. Ogni tanto ci proviamo, soprattutto quando siamo tristi, ci
capita di sentire la voce di Dio che parla attraverso la nostra coscienza,
ma non lo riusciamo ad ascoltare bene. Quando eravamo più piccoli era più
frequente pregare, soprattutto se si pensava alla morte e alla povertà.
Abbiamo sempre paura, ma oggi non vogliamo più parlare con Dio anche se
ogni tanto ne abbiamo proprio bisogno.
Il pezzo che mi è piaciuto di più è quello in cui dice che Dio ci ha dato due
orecchie per ascoltare la Sua parola ed una lingua da non usare in malo
modo dicendo parolacce o bestemmie. Questo brano mi ha fatto ragionare
e riflettere profondamente sul significato delle ortiche nelle orecchie.
Ognuno di noi ha delle erbacce da estirpare in tutto il corpo dalle
orecchie fino alla parte più importante: il cuore. Un giorno, molto vicino,
chiamerò un giardiniere esperto delle ortiche nelle orecchie e nel cuore e
mi farò curare.
Alessio Vinci - classe III A
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Secondo noi la frase più significativa è: “Ho
perso un po’ di tutto, ma non la fede. Da
giovane ho fatto parecchie stupidaggini, ma
mi sono fermato in tempo.”. Tutto il
messaggio si può riferire a qualche giovane
come noi perché siamo nella fase della
crescita e dobbiamo scegliere la via della
nostra vita e se imboccassimo quella
sbagliata ce ne pentiremmo per tutta la
vita. Dobbiamo ascoltare la parola di Dio
per intraprendere la strada giusta. Ognuno
di noi potrebbe cadere in tentazione e
quindi pianterebbe le ortiche nelle sue
orecchie.
Nella vita i testimoni per me sono quelle persone che ogni giorno
conoscono sempre di più la Parola di Dio e familiarizzano con Dio:
sono come angeli che vivono sulla terra. Ogni momento della vita è
buono per cercare un testimone che ti accompagnerà nella giusta via.
Per me Matilde ha fatto bene a diventare suora, perché così potrà
conoscere più a fondo la fede in Dio e tutte le persone che lui vuole
far diventare suoi figli.
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La preghiera e la pienezza di Dio serve ad evangelizzare tra la gente
e soprattutto tra i poveri. Il coraggio di suor Maria Matilda è
veramente ammirevole, lei con l’aiuto di Dio ha raggiunto la giusta via
della vita ed inoltre è anche riuscita a scoprire il vero scopo della sua
esistenza. Credo che ne sia rimasta molto contenta, perché tutti noi
dobbiamo scoprire quello che siamo veramente. Spesso ci troviamo
nella situazione della confusione assoluta, ma pian piano, crescendo e
scoprendo nuove cose, riusciamo a comprendere quello che vogliamo
veramente dalla vita e siamo liberi anche di credere in quello che
riteniamo più giusto.
Io sono sicura che tutti noi spesso abbiamo delle crisi di identità, ma
lei nonostante tutto è riuscita ugualmente ad andare avanti e
superare tutto nel bene e nel male, perché era quello in cui credeva
ed ha lottato per difenderlo.
Secondo me Sr Maria Matilda ha fatto la cosa giusta convertendosi e
diventando suora, perché io penso che se noi teniamo davvero tanto
ad una cosa, dobbiamo cercare di farla diventare realtà anche se
spesso è un po’ difficile; ma l’importante è lottare e non farsi
influenzare dalle persone e dalle cose che ci vengono dette.
In questo caso lei è sempre voluta diventare suora e finalmente ha
raggiunto il suo sogno,e ce l’ha fatta!
All’inizio è stata un po’ dura per lei perché
credeva nell’ideologia marxista e nel comunismo e
i suoi modi di pensare, di reagire, di fare erano
diversi. I cambiamenti sono un po’ duri all’inizio,
ma, come si superano le altre cose, basta un po’
di forza d’animo e si vincono anche quelli; infatti
Sr Maria Matilda è stata molto fiera e
soddisfatta della sua scelta, in fondo era quello
che voleva!
Io sinceramente penso che al suo posto avrei fatto la stessa identica
cosa, avrei lottato ed avrei messo tutta me stessa per comprendere
quello che volevo davvero essere, avrei combattuto e lottato finché
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non ci fossi riuscita perché sono convinta che tutto è possibile anche
le cose che potrebbero sembrare irrealizzabili.
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Io ammiro molto Sr Maria Matilde perché ha avuto molta fede e ha
creduto con tutta se stessa in Dio e nella sua bontà senza limiti.
All’inizio tutto questo le sembrava strano, era incerta e confusa, ma
la mano divina di Dio l’ha portata sulla retta via e l’ha presa per
mano.
Personalmente io in un momento così di “crisi” non sarei riuscita a
dedicarmi a Dio e a fare tutto quello che ella ha fatto, ovvero di
lottare per ciò che voleva. Tutto questo è un grandissimo segno di
amore e devozione a Dio. Questa è una testimonianza veramente
profonda, ma soprattutto contemporanea.
Per cui la riflessione che la testimonianza della ragazza mi ha fatto
fare è che ognuno di noi ha uno scopo nella vita e lei è riuscita a
trovare il suo ed anch’io, come lei, sono decisa a dare un significato
alla mia vita e voglio che nel mio percorso ci sia anche Dio ad
aiutarmi, come ha fatto con Matilda.
Il Signore è sempre presente intorno a noi, anche nei piccoli gesti,
senza che noi ce ne accorgiamo e questa testimonianza ce lo ha
dimostrato.
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Questa testimonianza è davvero molto profonda e significativa. Dopo
averla letta ho subito provato un senso di ammirazione per quell’uomo.
È un esempio da seguire perché nella sua vita ha fatto cose molto belle
che richiedono sacrifici anche grandi. Non tutti avrebbero voglia di
andare in un luogo sconosciuto, con una lingua sconosciuta…Egli aveva dato
tutto ciò, grazie all’ aiuto di Dio che lo ha assistito in ogni momento. Era
riuscito ad affidarsi completamente al Signore.
Il punto più significativo per me è quando dice che ha fatto diventare il
Giappone la sua terra. Non so se al posto suo ci sarei riuscita. Mi sarei
sentita estranea, in tutto un altro mondo. Il cuore di un cristiano non
dovrebbe avere limiti o barriere, ma spesso non è così.
Il pregiudizio ci impedisce di fare alcune cose gentili e giuste, perché non
ci fa vedere il buono negli altri. Felix era riuscito a sconfiggere e
superare tutto ciò, andando in un altro mondo, ripartendo da zero.
Con la società di oggi è molto difficile che si verifichi un episodio del
genere. Io stessa cercherò di impegnarmi di più prendendo come modello
anche Felix.
Benedetta Bruni - classe III A
98
8.
99
LA FESTA DEL NATALE
Il Natale è come una canzone,
con un suo ritmo ed un suo tempo.
Ci fa riflettere e rientrare in noi,
con un invito ad essere più buoni
e teneri, come quel Bambino.
NATALE…
Non disobbedire più
Amare tutti, anche chi non vuole
Testimoniare impegno e serietà
Avere un cuore aperto e attento a chi non ha
Liberare l’anima da ogni male
Essere un alunno solare e trasparente
Vitalik Pannelli - classe II A
IL NATALE E’
Il natale è come una melodia,
di note, gioia ed allegria.
A natale nasce Gesù
che è più dolce di un bambù!
Per questo evento arriva Babbo Natale,
con tanti doni da scartare.
Il natale è una festa mondiale
e l’albero tutto luccicante,
fa gioire grandi e piccini.
Il natale è anche per cantare
in compagnia di tutta la famiglia.
Natale è qualcosa di meraviglioso,
spinge ad aiutare chi ha bisogno
e a donare tanto affetto
con un sorriso che abbracci il mondo.
Giovanna Bello - classe II A
L’ABETE
Sento il fruscio degli aghi dell’abete,
insieme allo scrosciare delle cascate,
mentre la neve cade sulle nostre case
ed espande tenerezza e pace.
Brillan le luci armoniose e pazze,
rallegrano i cuori
e riempiono gli animi di felicità.
Natale è già, splendido e favoloso.
Christian Barone - classe II A
100
NEVE
Neve candida che porta allegria
Neve bianca come angeli del cielo
Neve fresca che porta sollievo
Neve natalizia che dona gioia ed armonia
Neve allegra che irradia nel mondo
tanta serenità e infinita bontà
Neve radiosa che sa rallegrare i cuori
e donare tanta pace ed infondere allegria.
Olimpia Zeiler - classe II A
NATALE
Natale è amore,
Natale è melodia.
Preparando il presepe e l’albero
si aspetta ansiosi il 25 dicembre
per la nascita di Gesù.
Tutti insieme si gode
un momento meraviglioso:
è la festa di Gesù,
ma anche quella di tutti noi.
Diletta Perilli - classe II A
LA NEVE
How the sun shine we don’t know so
Just let’s watch the snow that fall.
Vola in cielo e cadi giù,
101
come un fiore bianco sei tu,
fredda ancor di più,
ma chi sei tu?
Bianca sei tu,
ma anche fredda come te
forse non c’è più altro
Calda non sei,
un color non hai tu,
come i petali di un fiore bianco sei tu,
felicità dai, ma un po’ di freddo fai.
Dimmi sei tu Natale?
Dolce e candida sei,
come zucchero sei,
ma tu sapor non hai:
sei la neve sai?
Quando scendi qui,
ci resti per un dì,
porti gioia a serenità.
Kirian Pileta Monier - classe III A
COLOMBA BIANCA
Ave Maria,
che in grembo tu porti
la pace,
la vita,
la salvezza,
che nasce portando con sé
la bellezza
e, in ogni istante passato
in amarezza,
paura,
entra un pianto
di felicità
di un Bambino
che fa dimenticare ogni negatività,
donando pace,
colomba dal colore bianco puro
Lucia Romani - classe II A
NATALE E’
Il Natale
è come una melodia,
ci riempie il cuore di gioia,
ci dà forza, felicità ed allegria.
Il Natale
è una festa mondiale,
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arriva Babbo Natale,
porta i doni ai ragazzi,
che sono stati buoni.
Ai cattivi, invece, il carbone.
Babbo Natale guarda il cuore
di ogni bambino
ed apre il suo sacco
con amore.
Emilio Galletti - classe II A
OCCHI
Occhi verdi di speranza
Occhi rossi d’amore
Occhi lucidi di dolore
Occhi blu di un bambino,
felice e birichino
Occhi di ghiaccio di terrore
di un uomo accecato dall’errore
Occhi colorati di immenso
che sognano Dio.
Olimpia Zeiler - classe II A
NATALE IN ALLEGRIA
Il Natale è un giorno prezioso,
è il giorno in cui è nato
Gesù, nostro Salvatore.
Natale, un giorno di allegria,
un giorno in cui tutti ricevono
un dono:
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Maria aveva ricevuto come dono,
suo figlio, Gesù.
Il dono più prezioso è la famiglia.
L’albero di Natale è
solo un segno di felicità:
le decorazioni, le luci vogliono
esprimere, al nostro posto,
l’allegria, che diamo a Gesù
in festa per il suo compleanno.
Maria Florinbell Castro Alfonso - classe II A
LIMPIDA E’ LA SOGLIA
Muta crebbe,
una limpida goccia,
che percepì codesto evento.
Per sempre una
mantenne andatura elegante.
Caduta su un palmo,
emozioni trasmette
dal semplice freddo,
al complicato calore.
Scigliendosi
si dirama, si libra, s’allunga!
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Ma tal calore è vincente,
come Icaro, la scoperta
e la tentazione, diventano peccato.
Sorti una volta al mondo,
ne lasciano le gesta.
Gianni Battista Sardone - classe II A
CARO GESU’
Caro Gesù,
perdona i miei peccati,
aiutami nel bene,
proteggimi dal male.
Fammi credere, come non mai,
aiuta la speranza, a non morire mai.
Fammi perdonare da chi mi vuole male,
così che a Natale nel mio cuore
si accenda una lanterna,
rossa di amore,
verde di speranza,
blu di amicizia
così che ogni giorno sia una letizia.
Sarah Olimpia Sardone - classe II A
IL PRANZO DI NATALE
Nonni, figli, nipotini,
amici, zii e cugini, tutti insieme, felici.
Rosso, oro, argento,
le luci dell’albero, la tavola imbandita.
Una fiammella d’amore nel cuore:
è un dono di Gesù Bambino.
E’ un giorno speciale: è Natale!
NATALE
A Natale nasce il Pargoletto Divino,
arrivano subito i pastori
con latte, agnellino e frutta,
con tanta felicità nei loro cuori.
Finalmente è nata una stella,
figlio di Giuseppe e Maria bella,
è venuto al mondo nella piccola Betlemme,
vicino alla grande Gerusalemme.
Si è incarnato per noi nel grembo di Maria
e dopo nove mesi è in una stalla che respira.
Gesù piangeva e tendeva le sue manine,
mentre Maria con Giuseppe sorrideva.
I Re Magi molto belli
si incamminano con i loro cammelli,
seguendo la stella cadente
e videro la grotta splendente.
Mirra, incenso ed oro, doni preziosi,
Maria e Giuseppe molto ringraziarono,
i Magi si inchinano, hanno capito quel Bimbo
speranza di un mondo pieno di odio ed intolleranze.
Riccardo Grilli Cicilioni - classe II A
PURO E’ IL SILENZIO
Puro è il silenzio,
il gemito delle capre,
chiuso tra due montagne,
riempie quella muta risposta.
Consolidato in una cupa città,
emozioni, fede, eucaristia,
saziano l’animo di ogni fedele.
Nella credenza di un nuovo giorno
spettante e il gran passo
per mutare ciò che rimane.
Gianni Battista Sardone - classe II A
LA BUONA NOVELLA
Ascoltate la novella
che portiamo a tutto il mondo:
è di tutte la più bella,
è fiorita dal profondo.
Nella stalla, ecco, ora è nato
un dolcissimo bambino.
La Madonna l’ha posato
sulla paglia: poverino!
Ma dal misero giaciglio
già la luce si diffonde,
già sorride il divin Figlio
ed il cielo gli risponde.
Quel sorriso benedetto
porti gioia ad ogni tetto
Alessio Vinci - Classe III A
ECCO DICEMBRE
Ecco Dicembre… viene bel bello…
E’ vero porta neve e ventaccio…
Ma quanti doni sotto il mantello!
Sì, raffreddori, qualche malanno…
Ha pure in sé tanta dolcezza
con la più cara festa dell’anno!
E già si sente nel cuoricino
un qualcosa di più buono,
perché tra poco, nasce
a Betlemme Gesù Bambino.
Camilla Ippoliti - classe III A
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E’ NATALE
E’ una notte di pioggia,
i Re Magi arrivano da Oriente
per donare e ricevere gioia.
E’ Natale, puntuale come sempre.
E’ Natale per tutti,
per chi crede e chi non spera,
per chi è solo o in compagnia.
E’ Natale per chi lo aspetta,
ma anche per chi ha fretta.
E’ Natale per ogni uomo
con il cuore ricco di amore
Simone Gambini - classe III A
UN NATALE SPECIALE!
A Natale noi ricordiamo l’amore
e il nostro cuore si riempie d’ardore
Sono la gioia e l’altruismo
le nostre emozioni,
che ci riempiono
di tante buone intenzioni.
Pensando a Gesù, nato per noi,
ci ricorda il tempo
in cui stava con i suoi.
Nella stalla al freddo e al gelo
c’era Gesù coperto solo da un velo.
Mentre la stella cometa
nel cielo viaggiava,
il bambino dal freddo tremava.
Il bue con il suo fiato lo riscaldava
e Maria sul fieno riposava.
Ogni Re Magio un dono portava,
e dinanzi a Gesù si prostrava.
Caterina Sabbatini e Seina Daloisia Priante – classe III A
UN NATALE COSI’
Il vero Natale,
anche solo un minuto,
è quando porgi la mano
e dai il tuo aiuto.
Natale così
con o senza Babbo Natale,
non finisce lì:
è un momento speciale
che dura nel tempo.
La famiglia, la condivisione
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è abituale, ma ciò che conta
è la decisione di voler vivere
un Natale nell’amore.
Francesco Tansella - classe III A
IL NATALE
A Natale, l’inverno,
copre di bianco tutto il creato.
Il gelo si irradia sull’erba
e chiusi in casa
il sentimento degli altri si scopre.
Il fuoco ci scalda e inebria il cuore.
Tutto questo è il nostro natale
che ci rallegra e fa ricordare
La santa notte che amore
e concordia su di noi ha fatto posare.
Joshua Epstein - classe III A
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