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Anno scolastico 2010/2011

Scuola Secondaria di i grado


PARITARIA
“Rosa Venerini”
Via Matteotti, 21 – Ancona
PUNTI OPERATIVI

1. OSSERVO E SCOPRO… (Classe Prima)

2. LA VITA E’… (Classi Prima e seconda)

3. E’ SBOCCIATO UN FIORE… (Classe Seconda)

4. UN’ESTATE ORIGINALE… (Classe Terza)

5. DONI GRATUITI… (Classe Terza)

6. SALVATO DALLE ACQUE… (Classe seconda)

7. ESEMPI DI VITA STRAORDINARI… Classe Terza)

8. NATALE SORGENTE DI VITA… (classi I - II – III)

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1.

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Ho donato al vento d’autunno
le calde giornate d’estate,
le notti di luna piena,
le goliardiche risate
e il canto dei grilli e delle cicale,
l’odore di fieno bruciato…
Ho donato al vento d’autunno
sogni, illusioni portate lontano
dalla spuma di un’onda di mare…
Il tempo passa,
le stagioni mutano,
l’esperienza, la vita ci cambia;
ma ad ogni strappo ricomincio da capo,
ostinata e testarda.
Ho bisogno d’amore,
ho bisogno di credere,
ho bisogno di illudermi,
per continuare.
Il vento d’autunno mulinella le foglie,
le disperde, le raccoglie…
Così, come foglia d’autunno,
mi perdo e mi ritrovo
ad ogni angolo di strada.

Enza Mazzola

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Ho scelto l’orologio perché mi richiama la vita:
infatti noi viviamo ogni secondo al ticchettio del
tempo. Il simbolo dell’orologio ha per me un
significato molto profondo, anche se molti
potranno dire che è strano. Per me L’orologio è
una metafora: il tempo ci segue… non siamo noi a
far muovere le lancette dell’orologio; noi siamo
semplicemente degli ingranaggi di un unico
meccanismo. Tutti dobbiamo aiutarci l’un l’altro,
perché tutto si realizzi nel migliore dei modi.
Quando un ingranaggio gira, trasmette
movimento all’altro… Ci sono ingranaggi piccoli
ed ingranaggi grandi, ma tutti hanno lo stesso valore, come le persone,
perché insieme contribuiscono a dare ritmo ed armonia alla vita.
Proprio come le melodie che cantiamo; infatti hanno un ritmo scandito dal
il tempo. E’ il tempo a farci crescere e a renderci passo dopo passo,
responsabili. Ognuno di noi ha il suo tempo, scelto e donato da Dio.
Luca Santarelli - classe I A

Secondo me, la vita non è solo quella


del corpo, ma anche quella spirituale
che vedo riflessa, ad esempio, nel
volto dei bambini, ricchi di fantasia,
innocenza e bellezza interiore. I
bimbi non sono stressati come i
grandi, non sono turbati dalle cose
cattive che succedono nel mondo;
vivono tranquilli e sereni. Per me,

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sono il simbolo della gioia del Paradiso. Questa vita bellissima è di
estrema importanza, perché puoi contare sempre sulla presenza di Gesù,
se hai fede.
L’immagine che ho scelto è una stradina attraversata da alcune mamme
con i loro bimbi; sullo sfondo c’è una luce fortissima con alberi e
paesaggio. Secondo me, l’immagine vuole simboleggiare la vita spirituale.
Questa grande luce, che domina tutto, è lo scopo della nostra vita. Essa
rappresenta Gesù che si mostra a noi e ci fa capire che nonostante le
montagne o la strada impervia, c’è Lui ad illuminarci e ad indicarci la via
giusta da seguire. Attraverso questa luce Gesù parla al nostro cuore, dice
di convertirci e ci invita a camminare lungo la scia luminosa, se vogliamo
essere suoi discepoli.
Lorenzo Sacchi - classe I A

L’immagine che ho scelto presenta un prato


immenso, tutto verde, con un albero che
domina la situazione e un cielo un po’ nuvoloso.
Osservandola, mi ha colpito e fatto
riflettere, perché richiama la nostra vita e il
suo evolversi. Un albero, prima di crescere, è
racchiuso nel terreno, come un bimbo nel
grembo della sua mamma; poi spuntano i primi
germogli, mentre le radici si stabilizzano nel
terreno. Successivamente, comincia a
crescere, irrobustendo il tronco da cui, poi,
spunteranno rami e foglie. Esse in autunno
cadranno, ma ricresceranno in primavera insieme a fiori e frutti. Anche la
vita umana si sviluppa in modo simile: è un dono di Dio al mondo per mezzo
dei genitori. Il bambino nascerà, crescerà, darà i suoi frutti e, infine,
tornerà a Dio, dove vivrà sempre felice.
Un albero, inoltre, può rappresentare la vita di diverse persone
imparentate tra loro, il cosiddetto “albero genealogico”: esso avrà molti
rami e raccoglierà i nomi più diversi di parenti vicini e lontani nel tempo.
Il lavoro e l’immagine sono stati per me molto significativi, perché mi ha
fatto rientrare in me stessa e riflettere sulla bellezza e il profondo
significato della vita.

Camilla Spaziani - classe I A


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Sto osservando un’immagine veramente
originale e straordinaria: rappresenta un
albero annoso e robusto con dei rami ben
marcati da cui pendono frutti di
melograno. La cosa più strana è che sul
tronco emerge, in primo piano, la figura di
Gesù sulla croce; quindi fa riflettere
molto. E’ da questo albero, unico ed
irrepetibile, che abbiamo avuto la vita:
quella della Grazia. Gesù, fattosi uomo per
noi, è morto sulla croce per darci la
possibilità di riconquistare l’amicizia con Dio, perduta con il peccato di
Adamo ed Eva.
I frutti vogliono significare questa vita nuova che Gesù è venuto a portare
a tutta l’umanità. Lo ringrazio a nome di tutti e voglio essere sempre un
frutto bello e saporoso.
Anita Ribighini - classe I A

Secondo me, questa immagine è un


simbolo di vita perché rappresenta come
vengono curati i bambini, una volta
venuti alla luce. E’ capitato anche a me,
dopo essere nato, mi hanno sentito se
respiravo, se ero sano, se ero nato bene
e quanto pesavo. Questa foto mi ricorda
la grande sala dove vengono custoditi
tutti i bambini appena nati: è uno
spettacolo meraviglioso, con una musica
originale, perché ci sono tanti pianti di
neonati. Ma tutti con tonalità diverse.
Io adesso sono cresciuto e frequento la classe prima della Scuola
Secondaria di I Grado: sono un “ometto”, ancora un po’ furbo e birichino.
Devo dire un grande grazie ai miei genitori che mi hanno aiutato a
crescere bene e mi fanno frequentare una scuola, che, oltre all’istruzione,
mi dà anche una buona educazione.

Francesco Brunozzi - classe I A


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Osservo un uccello che è appena
uscito dall’uovo. Mi richiama la
vita e la gioia di vivere. Anche noi
veniamo al mondo come degli
uccellini, rendendo felici i nostri
genitori. Crescendo, impariamo a
parlare, a scrivere, a voler bene…
come un uccellino che impara a
volare. Nella vita ci sono
tantissime cose importanti: saper distinguere il bene dal male, saper
camminare su sentieri sicuri, ascoltare la voce di chi vuole bene e vuole la
nostra gioia più piena… Anche gli uccelli hanno i loro pericoli da
affrontare: le intemperie, i gatti, la mancanza di cibo…
Una volta cresciuti, ognuno di noi, sia ragazzi che uccellini, si costruisce la
propria vita e il proprio futuro.
Benson De Quiroz Bacalor - classe I A

Il mio nome è Michele. I miei genitori mi hanno detto molte volte che
porto un nome molto importante. Quando ero un po’ più piccolo mi
dicevano:
Non fare i capricci, San Michele non sarebbe contento!
Io , curioso, chiedevo:
Chi è San Michele?
Essi, prontamente mi rispondevano:
San Michele non è un Santo, ma un
Arcangelo!
Ancora incalzavo:
Chi è un Arcangelo, mamma? Ella mi
spiegava con amore:
Ci sono tanti tipi di Angeli: l’Arcangelo è
uno di questi. Infatti ci sono: gli Angeli, gli
Arcangeli, i Serafini, i Cherubini…
L’Arcangelo è il “fidato di Dio”
Io, pieno di gioia, ripetevo:
Evviva! Io sono l’Angelo “fidato” di Dio!
La mamma continuava:
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Non c’è solo un Arcangelo, ce ne sono tre: Gabriele, il messaggero;
Raffaele, l’accompagnatore; Michele, il guerriero.
Un giorno i miei genitori, in un negozio di articoli sacri, mi hanno comprato
una bellissima immagine di San Michele che io tengo sempre nel mio
portamonete. Mi fa compagnia e mi accompagna sempre. Mi dà coraggio e
tanta pace interiore.
Per me, San Michele dovrebbe essere più conosciuto da tutti, ma
soprattutto da chi guida le sorti di uno Stato: è un esempio di vita molto
importante.
Michele Fraternale - classe I A

Il germoglio per me è simbolo di


vita, perché rappresenta un
segno di qualcosa che nasce. La
nascita è, infatti, l’inizio di una
nuova vita. Il germoglio è anche
simbolo di speranza: dopo un
lungo percorso nel buio, spunta
alla vita, man mano cresce e
diventa forte.
L’immagine vuole richiamare
anche il corso della nostra vita… Tutti noi, quindi, germogliamo come un
piccolo seme e diventiamo sempre più grandi, non solo fisicamente, ma
anche intellettualmente e spiritualmente.
Il germoglio lo vedo e lo sento anche come un simbolo di pace, perché è
innocente, bello, autentico, puro come una goccia di rugiada. C’è anche il
suo colore verde che indica speranza e novità di vita.
Noi tutti vorremmo che nel mondo spunti un germoglio di pace vera e di
speranza unica. Nessuno deve mai dimenticare che la vita è un dono
prezioso, va vissuto e conservato come tale.
Franco Maria Lucchetti - classe I A

Questa immagine mi dà l’idea dell’immensità,


fatta di tante cose belle e grandi. L’universo
è dono di Dio e noi ci troviamo e viviamo in
esso, felici. Questo fascio di luce, che ci
invade, ci dice che non solo Dio ci ha creati,
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ma ci accompagna lungo il corso di tutta la nostra vita. E’ Lui stesso che ci
ripete nel Vangelo di Giovanni: “Io sono la luce del mondo, chi segue me
non cammina nel buio, ma avrà la luce della vita”.
E’ bello riflettere e capire il senso profondo della nostra vita.
Alessandro Cesaroni - classe I A

Ho scelto questa immagine perché mi fa pensare alla vita con la “V”


maiuscola! La vita è una meravigliosa opportunità che Dio ci ha donato non
per sciuparla, ma per incamminarci sulla strada giusta e scoprire cos’è
l’amore. Dio è un Padre buono: ci prende per mano e ci accompagna, ci
perdona quando sbagliamo. E’ quel Pastore buono che va in cerca della
pecorella smarrita e lascia le altre novantanove.
L’amore di Dio per ognuno di noi è veramente
infinito. Lui ci ha creati dal nulla e ci ha addirittura
donato un po’ della sua divinità, per poter rimanere
sempre legati a Lui.
Quando mi avvicino all’altare per ricevere la
comunione, rifletto molto e la cosa che mi fa più
impressione è questa: vedo Gesù sulla Croce e mi
dico, lui si è lasciato inchiodare per me, per noi e
non è scappato, anche se poteva farlo. Tutto
questo perché ci vuole un bene “matto” e noi dovremmo fare altrettanto
con lui e per lui.
Ricordiamoci che la vita è preziosa e unica, è bella, è dono di Dio. Se
capiamo questo, sicuramente percorreremo la strada giusta ch’egli stesso,
attraverso Gesù, ci ha indicato.
Ogni uomo è libero di fare ciò che vuole, ma la cosa migliore è seguire
Gesù nella via dell’amore vero. Io voglio per me una vita secondo il Cuore
di Dio e voglio sfruttare tutti i talenti che lui mi ha regalato.

Giuseppe Piersigilli - classe I A

L’immagine ha uno sfondo scuro, ma i volti sono sereni. A sinistra, c’è un


angelo con lo sguardo rivolto al cielo: ha i capelli ricci, ha uno sguardo
contemplativo e gli si vede l’ala sinistra.

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Al centro, c’è l’immagine di Santa Cecilia: la patrona della musica e la
protettrice dei musicisti. In testa ha un velo molto leggero e sulle spalle
scendono i suoi meravigliosi capelli ondulati. La veste che indossa è
alquanto scollata ed intorno al collo è ricamata in oro. La veste è vaporosa
e dà l’idea che sia di seta, riflette la moda del suo tempo. Nella foto viene
inquadrata mentre suona il mandolino,
con due angeli che sembra
l’accompagnino. Il mandolino è uno
strumento molto simile alla chitarra,
ha il manico più corto e si suona
senza chiavetta. La Santa è tutta
concentrata a pizzicare le corde. Il
suo volto è pieno di mistero: gli occhi
sono seri, ma le sue labbra
nascondono un sorriso. Sembra felice
di suonare per Gesù, di lodarlo. La
sua fede è stata causa della sua
morte, perché i pagani l’hanno
martirizzata. Il suo atteggiamento
suscita ammirazione e trasmette
emozione. Sul tavolo, davanti a lei, c’è
lo spartito musicale che sta suonando: mi sembra di udire la stupenda
melodia.
Ho scelto questa immagine perché porto il suo nome e mi sento veramente
onorata. Anch’io, come lei, ho un forte interesse per la musica e suono il
flauto traverso.
Cecilia Fraternali - classe I A

L’albero è segno di vita, perché con la sua


corolla verde ci dà ossigeno. E’ bello
paragonarsi a un albero, perché ha le radici
forti e robuste che sostengono tutta la
vitalità della pianta.
L’albero accoglie gli uccelli, offre loro
ospitalità e gioia di vivere. Il loro canto lo
rallegrano e il loro cinguettio lo animano. A
volte, mi fermo a guardare un albero, soprattutto se è annoso; mi fa
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sentire più forte e mi fa provare tante emozioni. Io ho una casa per
ripararmi, mentre il povero albero è esposto a tutte le intemperie e penso
che, soffra.
Alessandro Giacchetti - classe I A

Questa foto raffigura Cristo, Re dell’Universo, che


ci benedice e ci libera da ogni peccato. E’ il simbolo
della vita che proprio lui ci è venuto a portare
attraverso la croce e quello dell’amore: noi eravamo
peccatori e lui ci ha liberati. Io sento il bisogno di
ringraziarlo, anche a nome di chi non sa dire grazie.
Una parola tanto semplice, ma difficile da
pronunciare con il cuore. Egli nel suo grande amore
ci ha perdonato, ma vuole che anche noi sappiamo
perdonare chi ci offende o fa qualcosa che non ci fa piacere.
Samuele Gatto - classe I A

L’immagine ci mostra due


bambini che, pieni di gioia,
raccolgono i fiori, simbolo
di vita e di allegria. I fiori
dai mille colori rallegrano
il cuore e fanno felici
grandi e piccoli. Un prato
verde e i fiori fanno venir
voglia di scorrazzare,
correre in lungo e in largo
respirare a pieni polmoni.
I fiori rendono più belle anche le nostre case e le trasformano in un
ambiente delizioso ed accogliente. E’ anche simbolo di gratitudine e di
riconoscenza. Essi espandono fragranza e senso di bellezza.
Crisler Cancrejio - classe I A

Io ho scelto questa immagine perché rappresenta la mano di Dio che dà


vita all’uomo. La vita, anche la nostra, non solo quella del primo uomo
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Adamo, è dono di Dio. Dio ci ha creato dal
nulla, attraverso i nostri genitori. Egli
prima ha creato la terra e tutti gli esseri
viventi, poi ha creato l’uomo e la donna. La
cosa molto bella è che, a differenze di
tutte le altre forme di vita, l’uomo e la
donna vengono creati a sua immagine e
somiglianza. In noi perciò c’è qualcosa di Lui; dobbiamo aver cura di questo
senso di Dio che abbiamo in noi: custodirlo e irrobustirlo.
Lui è sempre con noi e non ci abbandona mai, neppure quando noi gli
voltiamo le spalle. Egli ha pazienza e aspetta che noi gli chiediamo
perdono.

Emanuele Angeloni - classe I A

Questa colomba mi parla di pace, mi parla di


tenerezza, mi parla di amore. Tutte cose che
oggi nel mondo sono sporadiche e poco
apprezzate, invece sono valori preziosissimi.
La colomba porta nel becco il ramo di ulivo,
simbolo di pace vera. Come vorrei che questa
colomba raggiungesse tutti i Capi di Stato e
facesse loro capire che non serve la guerra: gli
uomini desiderano la pace. Gesù, attraverso il Natale, ci ricorda anche
oggi il canto degli angeli sulla capanna: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e
pace in terra agli uomini che egli ama”. Lui ci ama, ma noi sappiamo
ricambiare questo amore?

Francesco De Rosa - classe I A

L’immagine da me scelta rappresenta un qualcosa


di molto importante e significativo per la nostra
vita: è la vita divina attraverso l’Eucaristia. Questi
simboli mi fanno pensare al bellissimo racconto del
Vangelo di Giovanni: i tralci e la vite. E’ proprio
vero che i tralci senza la vite non possono vivere,
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ma è anche bella l’idea della potatura, anche noi abbiamo bisogno di essere
potati da tutti i rami secchi, i nostri difetti e le nostre cattiverie che si
annidano comodamente nel nostro cuore. La simbologia del tralcio e della
vite è riferita a Gesù: se noi siamo con Lui raccogliamo molti frutti,
altrimenti siamo solo dei rami secchi.

Chiara Renzi - classe I A

Gesù, buon Pastore, è l’immagine che ha


conquistato tutta la mia attenzione. Mi ha
commosso la tenerezza con cui stringe a sé
l’agnellino. Mi sono sentito io quell’agnellino e ho
provato tanta gioia e un’emozione profonda. Che
bello essere stretti tra le braccia amorose di
Gesù!
L’agnello di per sé parla di tenerezza, poi in
braccio a Gesù parla ancora più profondamente
al nostro cuore, a volte superficiale ed indurito,
perché siamo presi tante altre cose che non
contano nulla.
Questo agnello è anche simbolo di Gesù che dona la vita per noi, per
ripristinare un ponte di amore tra l’uomo e Dio.
Giampaolo Bellucci - classe I A

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2.

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La vita è opportunità: coglila
La vita è bellezza: ammirala
La vita è beatitudine: assaporala
La vita è sogno: fanne una realtà
La vita è una sfida: affrontala
La vita è dovere: compilo
La vita è un gioco: giocalo
La vita è preziosa: custodiscila
La vita è ricchezza: conservala
La vita è amore: godine
La vita è mistero: scoprilo
La vita è promessa: adempila
La vita è tristezza: superala
La vita è un inno: cantalo
La vita è lotta: accettala
La vita è croce: abbracciala
La vita è avventura: rischiala
La vita è felice: meritala
La vita è vita: difendila
Madre Teresa di Calcutta

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La vita è un argomento molto trattato da vari
autori ed in occasioni diverse. Molte volte la vita
ti offre delle opportunità che troppo spesso
sprechi. Questo deve far riflettere e portarti a
difendere la vita. Infatti, è necessario essere
sempre coscienti e pazienti, soprattutto per non
lasciarti sfuggire ciò che la vita ti chiede
attraverso il cuore. Chi ascolta il cuore e Dio
segue la strada giusta.
La vita si presenta sotto tanti aspetti: come
dono, come gioco, come divertimento... ma
anche come inganno. E’ difficile capire quale sia
la strada giusta per incontrare ed essere nella
luce, invece che nell’oscurità. Quando la vita si
presenta come gioco, coglila al volo, se al
contrario si presenta come trappola, scansati e
cerca di capire dove hai sbagliato. Impariamo
dagli esempi concreti e sani a vivere scegliendo
sempre ciò che ci costruisce e non ciò che ci distrugge.

Giampaolo Bellucci - classe I A

La vita si può cogliere come un fiore, ma è l’essenza del fiore che ci far star
bene; infatti è proprio l’essenza della vita che veramente conta. Mi domando
spesso: “Che cosa devo fare per cogliere ogni attimo l’essenza della vita?”
Credo che sia molto importante accorgerci di chi ci sta vicino e aiutarlo. In
giro ci sono tanti barboni e danno la sensazione che hanno perduto il vero
senso della vita, ma, in realtà, non è così . Facciamo tutti parte di una grande
famiglia, quella dei figli di Dio e ci dobbiamo amare come fratelli. Anche i
barboni hanno una vita e un’anima, e credono in una ricompensa divina che
non inganna nessuno.
La vita per me è un dono prezioso, è un mistero che man mano si manifesta e
si fa conoscere. Ognuno di noi ha uno scopo ben preciso nella sua vita e deve
cercare di realizzarlo per il bene dell’umanità.

Luca Santarelli - classe I A

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Nessuno si è mai chiesto: “Come mai Gesù ci ha dato la vita?” La risposta è
semplice: “Perché lui ci ama!” Ne abbiamo anche le prove: si è fatto
crocifiggere per noi. La vita, però, è una continua lotta contro il male, per
questo dobbiamo resistere alle tentazioni del demonio. Ognuno di noi infatti
deve accettare di lottare e, nello stesso tempo, amare per guadagnarsi il regno
dei Cieli. Per lotta, però, non intendo quella con le armi ma con il cuore e con
la forza di volontà. Nella preghiera di Madre Teresa di Calcutta ci sono, tra le
altre, alcune espressioni molto forti, come: “La vita è un’opportunità:
coglila!” cioè bisogna sempre captare le mille opportunità che il Signore ti dà;
“La vita è bellezza: ammirala!” bisogna ringraziare Dio per le cose belle che
ci fa contemplare. “La vita è beatitudine: assaporala!”. Come è grande questo
concetto: sapere di poter vivere nella beatitudine di Dio. “La vita è una sfida:
affrontala!” Non è facile superare le difficoltà e gli imprevisti che la vita stessa
ogni giorno ci fa incontrare. “La vita è un dovere: compilo!” Ognuno di noi ha
un compito speciale da realizzare per il bene di tutti, il non farlo significa
togliere qualcosa a noi e agli altri. “La vita è amore: godilo!” Ognuno di noi
deve essere felice dell’amore che riceve, prima di tutto da Gesù e poi dai
genitori e da tutti quelli che ti sono vicini. Non bisogna lamentarsi se
qualcuno di noi riceve meno amore, perché nel mondo c’è tanta gente, tra cui
molti bambini, che vive nel dolore e nella sofferenza.
Per me la vita è come un albero che dalle radici succhia i sali minerali e
cresce: rami, foglie, fiori e frutti. Perciò ognuno di noi deve far fruttificare i
doni che il Signore ci ha regalato, per rendere migliore la vita. Non sempre,
però, la vita è presa dal verso giusto; molta gente desidera non essere mai
nata per le tristi condizioni in cui si trova a vivere: terrorismo, guerre,
soprusi... Per me, il mondo dovrebbe essere più sereno e in pace, per poter
avere una vita più “pura”.

Michele Fraternali - classe I A

La vita è un dono prezioso e unico che ci è stato donato da Dio. La vita è come
una strada, bisogna percorrerla e, talvolta, in essa si possono trovare degli
“ostacoli” da superare o “vie” da scegliere. Ognuno di noi deve essere capace
di superare gli ostacoli o le difficoltà e seguire le vie o le scelte più giuste. La
vita è piena di momenti piacevoli o tristi, è piena di gioia e di dolori, anche
difficili da sopportare. I momenti difficili, purtroppo, capitano a tutti e
ognuno deve disporre della giusta forza per superarli ed andare avanti.
Molte persone sacrificano la propria vita per qualcosa a cui tengono molto,
per esempio, i militari italiani che stanno nei paesi dove c’è la guerra, alcuni
di loro vengono uccisi e diventano un “modello” per tutti, perché si sono
sacrificati per il bene di quei popoli e per la pace.
La vita può essere intesa in tanti modi. Madre Teresa di Calcutta ne sottolinea
alcuni in modo veramente originale e con messaggi molto forti e significativi.
La frase che mi è piaciuta di più e mi ha fatto maggiormente riflettere è la
seguente: “La vita è un’avventura: rischiala!”. Secondo me, queste parole
vogliono dire che bisogna vivere la vita da persone coraggiose, tentando di
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cimentarsi in nuove esperienze… Bisogna anche vivere sereni e tranquilli,
senza farsi influenzare dai giudizi e dalle opinioni della gente, spesso gelosa e
invidiosa.
Io spero di vivere la mia vita pacificamente insieme agli amici e ai parenti a
cui voglio molto bene. Vorrei anche essere amica di tutti e fare le giuste scelte.

Camilla Spaziani - classe I A

La vita è un dono prezioso, non dobbiamo voltarle le spalle, bisogna, al


contrario, accoglierla e viverla in pienezza. Dobbiamo essere contenti di
vivere e saper capire il dono che ci viene dato. La vita è un continuo cammino
nella fede verso Gesù e dobbiamo cercare di non andare fuori strada o perdere
di vista ciò che conta veramente. Al giorno d’oggi pensiamo poco a volerci
bene, ad aiutarci reciprocamente: siamo sempre tristi e scontrosi e ci
rifiutiamo quasi sempre, quando dobbiamo compiere qualche servizio. Siamo
egoisti, egocentrici, violenti e non vediamo “più in là del nostro naso”. Ci
lamentiamo sempre: gli adulti del lavoro noioso, dello stipendio basso… Noi
ragazzi, invece, ci lamentiamo della scuola: è monotona, danno troppi
compiti, troppe verifiche… Oppure invece di andare a scuola, all’insaputa dei
genitori, andiamo in giro con gli amici. Questo, però, non è rispettoso verso i
genitori o gli insegnanti. Il male è solo per noi. I bambini più piccoli sono
ingenui ed innocenti, certo si fanno i dispetti, ma sono semplici.
Gesù ha detto infatti: “Chi non è innocente come un bambino, non entrerà nel
Regno dei Cieli”. E’ difficile, però, mantenere quella bellezza interiore man
mano che si cresce: infatti, quasi sempre si diventa violenti o volgari nel modo
di parlare, di muoversi e di comportarsi. Quando riceviamo il battesimo, ci
viene messo a fianco anche un padrino e una madrina: mi sono sempre
chiesta il perché. Ora lo so; ci aiutano a fare un buon cammino, a crescere, lo
fanno come lo farebbero i nostri genitori, questo è il loro compito. E’ una
chiara dimostrazione che Gesù non ci lascia mai soli nel cammino della vita.
Anche gli amici ti stanno sempre accanto ed è per questo che bisogna
sceglierli bene: a volte ci uniamo ad alcuni gruppi di ragazzi che ci sembrano
modelli da seguire, ma nella maggior parte dei casi sono spesso volgari,
maleducati... Se li frequentiamo per molto, tempo diventiamo sicuramente
come loro e compiamo azioni che diversamente non avremmo mai fatto.
Dobbiamo avere un dialogo sempre aperto con i genitori, solo loro ci possono
indicare la via giusta. Dobbiamo affrontare e vivere la vita con gioia, anche
quando ci sentiamo un po’ tristi. Al giorno d’oggi siamo molto impegnati a
seguire la moda: vorremmo solo cose firmate: scarpe, pantaloni, maglie...
Sembra che se non vesti così, ti debba vergognare. Qualche anno fa anch’io la
pensavo così, ma ora ho capito che ben altro è importante. Io da grande vorrei
continuare il mio cammino di fede, vorrei anche andare a Oxford, laurearmi a
Londra. La vita è meravigliosa, ma è anche una continua sfida che dobbiamo
affrontare e superare. Sono contenta di vivere nel mondo in cui mi trovo.

Cecilia Fraternali - classe I A


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Secondo me, la poesia
di madre Teresa di
Calcutta è molto
bella, perchè parla dei
misteri della vita. Mi
sono piaciute in modo
particolare le seguenti
espressioni: “la vita è
amore” e “la vita è
preziosa”. Secondo
me, la vita è il dono
più importante che ci
poteva dare Gesù,
perchè grazie alla vita
ci possiamo divertire giocando. La vita non è sempre un cammino in
pianura. A volte, si trova anche la salita e si deve scalare una
montagna, ma quando vedi la vetta lì, a pochi passi, ti sembra di
volare perchè dopo una salita ci può essere solamente una cosa, la
discesa. Per questo la vita è un’avventura bellissima; però, bisogna
viverla con amore, dolcezza e felicità perchè qui in terra ne viviamo
solamente una e per un tempo limitato, quindi è importante non
sciuparla, ma custodirla e viverla bene.

Alessio Pignocchi - classe II A

A me questa poesia è molto piaciuta, perchè parla di amore, gioia ma


soprattutto della vita che ognuno di noi ha dentro il proprio cuore. Mi
sono piaciute soprattutto due frasi della poesia: una, “la vita è vita,
difendila” e l’altra, “la vita è promessa, adempila”. “La vita è vita”
significa che ognuno di noi deve vivere la propria vita, difendendo i
propri valori morali, la propria religione e la propria famiglia. “La vita
è promessa” vuole aiutarci a capire che noi non dobbiamo mettere in
pericolo la nostra vita, ad esempio con la droga, perchè Dio ce l’ha
donata e l’ha fatto per amore. Madre Teresa, per me, è stata “una
piccola Grande suora” perchè ad ogni persona ha donato il suo aiuto e
il suo amore soprattutto ai più poveri, come ha fatto Gesù. Certo
Gesù non lo può battere nessuno, ma Madre Teresa amava
moltissimo Gesù, pregava notte e giorno e Gesù l’aiutava a compiere
la sua missione. Tutto il mondo ha amato la semplicità di questa
donna, la sua umiltà, la sua dolcezza , la sua riservatezza perchè non
si è mai sentita superiore a qualcuno e non si è sostituita ai “potenti”.
Mi dispiace solo non averla potuta conoscere, perchè nel settembre
del 1997 è morta; però posso conoscerla attraverso libri, film e
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documenti che parlano di lei e delle sue opere per “cogliere” quella
forza e voglia di vivere, nel rispetto degli insegnamenti di Gesù e dei
suoi messaggi di amore, di pace, di gioia, di libertà e di vita.

Cristina Leporoni - classe II A

La vita è un grande dono che ci viene affidato, una grande


opportunità che bisogna cogliere nel migliore dei modi. È sicuramente
un regalo meraviglioso da ammirare in tutti i suoi minimi particolari.
Inoltre Madre Teresa di Calcutta ha voluto evidenziare che “la vita è
un sogno” e, quindi, è necessario trasformarlo in realtà. Il nostro
vivere quotidiano riserva delle insidie da affrontare con coraggio e,
quando si presentano dei momenti di tristezza, è fondamentale reagire
con forza e superarli, pensando alle sofferenze di Cristo in Croce.
La vita è preziosa e unica; per questo bisogna saperla custodire con
cura. È molto importante donare alle persone l’amore perchè un
giorno si verrà ricompensati.
È anche un mistero da scoprire e, rischiando, è possibile entrare
come all’interno di una sfera magica: si possono vivere avventure
meravigliose.
Secondo il mio parere, questa poesia è fantastica e ricca di
insegnamenti

Elena Tricoli - classe II A

Madre Teresa di Calcutta vuole trasmettere a tutti noi quanto è


importante e prezioso questo dono di Dio Padre e, quindi, non
dobbiamo prendere la vita in modo superficiale, come fanno molti di
noi. Mi dispiace per le persone che non danno importanza alla vita
stessa: alcuni per cambiarla fanno cose poco belle o superficiali e
dopo si ritrovano con una vita sciupata e senza senso.
Come dice Madre Teresa di Calcutta, la vita bisogna custodirla,
affrontarla, difenderla, accettarla, goderla e la cosa più importante è
compierla, perché la vita è un dovere.
Questa poesia è molto bella perché evidenzia le caratteristiche della
tua vita che non hai mai pensato che potevano avere significati così
intensi. Prima di leggerla non avevo mai fatto tutto ciò, cioè pensavo
solo a me stessa e alle cose che dovevo fare; però, ora, ho capito che
tutto quello che faccio, che ho e che farò sarà grazie al dono della vita,
perché senza quella nulla è possibile.
La parte più bella della poesia, che mi ha colpito particolarmente è:
“La vita è un dovere: compila”. E’ una frase molto corta, ma molto
intensa, piena di pensieri e sentimenti.
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Tutti i giorni dovremmo ringraziare Dio Padre per questo dono
prezioso e importante che ci ha fatto.
Sono felice di avere scoperto una poesia così piena di significati sulla
vita e spero che nella crescita possa imparare altro da Madre Teresa
di Calcutta, perché scrive poesie molto semplici, ma chiare,
importanti e ben comprensibili.

Federica Giovagnoni - classe II A

Questa poesia mi è piaciuta molto, perchè la vita è un bene prezioso,


da non sprecare, ma da vivere. Il pezzo che mi è piaciuto di più è
quello in cui si dice che la vita è un mistero perchè non sai mai quello
che ti può accadere durante il suo percorso lungo o breve che sia. È
davvero un mistero! La vita è un gioco, da scoprire e da vivere; è bello
e significativo anche divertirsi. La vita è piena di sentimenti, gioie,
dolori, dolcezza e serenità. La cosa più bella è quella di vivere tutti
insieme all’interno di una famiglia, sentirsi amati e coccolati da
quanti ci sono attorno. Insieme affrontiamo il dolore e le avventure
che possono capitarci, perché uniti siamo più forti. In questo modo è
più semplice superare le prove e le difficoltà.

Giovanni Bono - classe II A

Questa poesia è stata scritta da Madre Teresa di Calcutta, ma lei ne


ha scritte tante altrettanto belle. Madre Teresa è una suora che
aiutava i malati e i bambini poveri; per me era una suora molto brava.
La poesia che abbiamo letto in classe è molto bella perchè parla della
vita di ogni giorno, la nostra vita. Nella poesia mi sono piaciute due
versi; il primo è “la vita è felice, meritala”, e l’altro è “la vita è vita,
difendila”. La prima frase mi ha fatto capire che gli egoisti non si
godono la vita, loro non se la dovrebbero meritare perché pensano
solo a loro stessi. Dio è buono e lì perdona; alcuni capiscono il
perdono e comprendono perché hanno sbagliato; Allora iniziano ad
essere felici. Chi non lo comprende continuerà ad essere chiuso nel
cuore. La seconda frase mi ha fatto capire che noi dobbiamo difendere
la nostra vita, cioè proteggerla nei momenti tristi, di solitudine e di
paura; dobbiamo amarla, perchè senza amore non c’è vita. Rileggendo
la poesia, mi è piaciuta anche un’altra frase, “la vita è un sogno, fanne
una realtà”; mi ha fatto capire che se noi facciamo sogni molto belli e
vogliamo che si avverino, spesso può capitare. Per me questa poesia è
molto bella e ogni frase ha un suo significato.

Laura Leporoni - classe II A


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Questa poesia-preghiera di Madre Teresa di
Calcutta è la risposta alla domanda: che cos’è la
vita? O per lo meno al quesito di come bisogna
viverla. E’ proprio vero che la vita è un dono, un
dono meraviglioso.
La vita è un fenomeno che ti rende capace di
provare emozioni, di sentire gioia o dolore.
Ritengo la vita un vero e proprio regalo fatto da
Dio verso di noi. Il compito di tutte le persone
che vivono in questo mondo, è di affrontare ogni
situazione con fede e responsabilità.
Cerco sempre di essere al massimo riconoscente a Dio e ammetto che
non sempre ho agito nella maniera che lui mi ha insegnato. Tuttavia,
proprio negli ultimi giorni sto capendo cosa significa il termine fede.
Comprendo molto di più che quando io non mi comporto nel modo
giusto, è Dio che mi fa notare le conseguenze. La vita non va sprecata,
non va sottovalutata e non va presa in modo superficiale. Ogni giorno
che si vive è un dono di Gesù e bisogna essere grati di viverlo sempre.
E’ questo che cercherò di fare; vivere la vita come un dono, il regalo
più bello che ci sia.
Marco Tansella - classe II A

La poesia, che abbiamo letto in classe, mi fa capire il significato della


vita. Infatti nella vita puoi avere mille opportunità, ma bisogna saperle
cogliere con amore e senza mai scoraggiarsi davanti agli ostacoli. La
vita è bella; è come un albero che cresce piano piano e affronta
tempeste e bufere senza mai cadere. La vita è una sfida continua e
bisogna saperla affrontare con dovere. La vita è preziosa, è ricchezza e
è il tesoro più grande che abbiamo, è amore verso Dio.
La vita è un’avventura continua da affrontare. La vita è croce e
bisogna abbracciarla, portandola su di noi come ha fatto Gesù per
aiutarci e salvarci. Secondo me, Madre Teresa di Calcutta è riuscita a
capire il significato della vita e ha capito come trasmetterlo a tutti: è
amore verso tutti, è fede verso Dio ed è responsabilità in quello che
facciamo.
Olimpia Zeiler - classe II A

Questa poesia è stupenda, perchè ti dice come vivere la vita: nella vita
si deve rischiare, perchè se non rischi non combini nulla! Non si
riuscirebbe nemmeno ad uscire di casa. La vita devi difenderla e,
come dono, accettarla e renderla meravigliosa, non buttarla via come
fanno molti, che si drogano, rubano...
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La prima frase: “La vita è un’opportunità, coglila!” fa capire che nella
vita di opportunità non ce ne sono in abbondanza e quelle che hai, le
devi prendere al volo. Se il Signore ti chiama, tu devi lasciare tutto e
seguirlo: non puoi rispondere “aspetta un secondo” o “prendo ciò che
mi serve, poi arrivo”, perchè poi non ripassa!
“La vita è una sfida, sfidala!”. Quante volte veniamo messi alla prova
da Dio e nemmeno ce ne accorgiamo! La maggior parte delle volte le
superiamo con un cattivo esito. Ad esempio: se uno sta molto male, se
la prende con Dio, stando ancora peggio e non pensa: “Mi sta
mettendo alla prova per farmi capire qualcosa che nella vita, fino ad
ora, ho tralasciato”. In tutto ciò che ci accade c’è sempre un motivo e
ogni minuto della nostra vita è un minuto da vivere per cercare la
felicità vera, altrimenti Dio non l’avrebbe creata!
“La vita è un mistero!”: perchè anche i bambini si domandano: “Ma
perchè io ci sono?” o “Cosa devo fare nella vita?” “A cosa mi chiama
Gesù?”. È davvero un mistero da scoprire e quelli, che rimangono più
bambini dentro, sono coloro che “entrano” di più in questo mistero;
sono coloro che vogliono capire e conoscere, poiché i bambini essendo
appena arrivati al mondo sono molto curiosi e chi resta così, bambino,
è davvero una persona che ha la volontà.
La frase più bella per me è: “La vita è un inno, cantalo!” perchè ti fa
capire l’allegria e la bellezza della vita.

Sara Piersigilli - classe II A

Madre Teresa di Calcutta ci spiega che la vita è un dono prezioso


che dobbiamo vivere; la vita è amore, quindi bisogna amarla. La vita è
anche gioco, bellezza... da godere e scoprire. La vita è un dono
prezioso che Dio ci ha fatto e con essa ci ha donato la capacità di
saper amare e perdonare.
Nella vita noi crediamo che vada tutto bene, ma noi non lo possiamo
mai sapere ci possono essere strade più brutte o strade più belle.
Noi possiamo avere nella nostra vita momenti di oscurità, non
possiamo sempre avere la vita comoda e facile come una strada in
pianura ma in certe situazioni affrontiamo un percorso difficile in
salita. Secondo me, Madre Teresa di Calcutta ci insegna che nella
vita non siamo soli dall’alto Dio conduce i nostri passi incerti e ci
sostiene.
Diletta Perilli - classe II A

Questa poesia mi piace perché ci dice che cos’é la vita e cosa


dobbiamo fare per viverla appieno. Le frasi che mi sono rimaste nel
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cuore sono: “la vita é un avventura” e “la vita é un sogno”. Quella che
mi é piaciuta di più é il paragone con l’avventura, perché affronterei
qualunque cosa anche a costo di grandi sacrifici.
Una volta mi era successo a Folgaria, sul monte Carlo; avevo una
paura incredibile, però decisi di affrontare la montagna nonostante i
pericoli. Anche il paragone con il sogno mi interessa perché,quando
andiamo a dormire, sogniamo sempre qualcosa, soprattutto ciò che
più desideriamo. Dobbiamo far si che questi sogni diventino realtà e,
così, scopriremo se quello che abbiamo sognato é meglio o peggio di
quello che avremmo realizzato!
La frase che mi ha interessato molto di questa poesia é “la vita é una
lotta, affrontala”, perché, quando avevo otto anni ebbi un incubo: ero
in un cimitero, dove rinascevano i morti ed ero circondato anche da
streghe, però decisi di affrontarli. Nella vita, a volte, bisogna
combattere il male. Solo così potremmo diventare coraggiosi.

Emilio Galletti - classe II A

Questa poesia mi è piaciuta molto. Madre Teresa di Calcutta ha


scritto una bellissima poesia. La strofa che mi è piaciuta di più è: “la
vita è un sogno, fanne una realtà!”, perchè, io ho tanti sogni nel
cassetto, però non riesco a farne avverare neanche uno.
Io da grande vorrei diventare una cantante oppure fare la stilista. Mi
piace molto cantare, però mi vergogno. Un giorno, dopo aver finito di
fare i compiti , non sapevo cosa fare; così ho preso stoffa, forbici e un
po’ di colla e mi sono messa a far vestiti per le barbie. Mia mamma,
invece, dice che io dovrei fare la maestra della scuola d’Infanzia,
perchè mi piacciono molto i bambini. Insomma io ho tanti sogni, però
non ho ancora buona volontà. Sé continuerò su questa strada di
apatia e indolenza, non ne realizzerò nemmeno uno.

Giovanna Bello - classe II A

La poesia di Madre Teresa di Calcutta mi ha fatto capire che la vita


non è solo noiosa, facendo sempre le stesse cose quotidiane , ma è
bella e giocosa, soprattutto quando ti trovi con nuovi amici. La vita
dal punto di vista di Madre Teresa è un dono di gioia e di avventura
che Gesù ci ha fatto. Ci sono momenti difficili e di sofferenza nella
vita, ma sono proprio questi che ci fanno diventare grandi.
Si può perdonare, ma i dispetti troppo grandi non si possono
dimenticare facilmente; alcune volte l’amicizia però è più forte del
dolore ed è proprio per questo che cresce. Ricordiamo, però, più le
cose brutte che quelle belle; ma le une e le altre ci servono per
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crescere. Secondo me la vita è proprio come un labirinto: ci sono
strade sbagliate, anche se ci fanno piacere e ci sono strade piene di
gioia e di verità, anche se alcune volte ci fanno male. La vita è un
paesaggio di pianure, colline e montagne: le pianure indicano tutti i
momenti di allegria, le colline indicano tutte le paure superate, le
montagne sono tutte le bugie e le azioni brutte insieme.
La vita è una strada da percorrere all’insegna dell’amore.

Maria Florinbell Castro Alfonso - classe II A

Madre Teresa di Calcutta c’insegna che dobbiamo amare la vita che ci


ha donato Dio, come ha fatto lei, e non sprecarla, perchè questo è il
peggior peccato che si possa fare. La vita è opportunità, come dice
Madre Teresa, è beatitudine, è sogno, è anche un gioco... In poche
parole dobbiamo sfruttare tutti i doni che la vita ci offre, perchè anche
essa lo è ed è quello più prezioso. Le frasi che mi hanno colpito di più
della poesia di Madre Teresa sono tre: quella del gioco, del mistero e
dell’ avventura. La vita, come dice Madre Teresa di Calcutta, è tutto e
noi dobbiamo impegnarci al massimo per non gettarla nel regno del
peccato e del demonio. Dobbiamo aiutare chi è in difficoltà e chi non
vive la sua vita nell’amore. Dobbiamo contribuire a salvare il mondo
dal peccato, dall’odio, dalla guerra, lasciando il posto all’amore, alla
pace, alla fede, alla speranza e a Dio.

Riccardo Grilli Cicilioni - classe II A

Madre Teresa mi ha molto colpito, perché conoscere la sua vita e il


suo pensiero mi ha trasmesso grande emozione, gioia e forza Madre
Teresa è stata una santa che con la sua forza ha rivoluzionato la
storia; ha fatto da madre a tantissimi bambini poveri in tutto il
mondo, soprattutto Calcutta.Se io mi trovassi ai piedi di una
montagna e la dovessi scalare per tornare a casa,mi farei forza e la
scalerei. Nella vita ci sono così tante prove da superare,sono,a volte
una dietro l’altra e ci vuole tantissimo per superarle tutte, mentre
altre sono piccole e con un po’ di coraggio si superano.
Madre Teresa è stata una persona che ha superato qualsiasi prova;
secondo me, è stata una delle poche persone che ha capito il vero
senso della vita, cioè aiutare il prossimo come ha fatto Dio attraverso
Gesù.La morte per Madre Teresa è stata solo l’inizio della vita, non
aveva paura di morire come tutte le altre persone, perché era vicina al
Signore e aveva fiducia in Lui.

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Grazie a Madre Teresa ora sappiamo che la vita bisogna viverla
pienamente, così impariamo ad apprezzarne il vero dono e il vero
significato.

Sarah Olimpia Sardone - classe II A


La preghiera scritta da Madre Teresa di Calcutta e’ molto bella e significativa
perchè ci insegna a vivere la vita ogni giorno nel migliore dei modi; una delle
frasi che mi ha colpito di più e’ stata “la vita è un gioco, giocala”, questo ci dice che
per vivere bene bisogna essere felici, ma non dobbiamo per questo gettare la
spugna nel momento più difficile. Un’altra frase che mi è piaciuta è “la vita è
croce, abbracciala” è un espressione significativa, perchè per noi Gesù è morto sulla
croce. In fine, la frase più bella è “la vita è vita, vivila, vivila”: perchè è preziosa e
bisogna custodirla come una perla. Se si rompe o se viene graffiata non potrà più
splendere come prima; questo sarebbe un vero danno. L’unico che può togliere la
vita è Dio. Secondo me, dovremmo imparare tutti da Madre Teresa di Calcutta,
perchè ci insegna ad avere cura della vita, anche nei momenti più difficili,
quando ci sentiamo tristi. Pensiamo a Gesù, che è morto per il nostro bene, e
ricordiamoci che la nostra sofferenza non è niente a confronto della sua che
continua ancora a liberare e a salvare.

Anastasia Carlotta Pesce - classe II A

Madre Teresa di Calcutta, nella sua bellissima poesia, ci esorta a


vivere la vita come un grande dono e a cogliere le opportunità che
essa ci offre.
La vita, infatti, ci regala tante emozioni, belle esperienze, sorprese
piacevoli, incontri fortunati e noi dobbiamo imparare a godere di
ogni cosa, anche la più piccola; dobbiamo saper apprezzare ogni
momento della giornata: la parola detta da un amico, un abbraccio
della mamma, un bel voto a scuola, il sole che illumina la stanza...
Dobbiamo mettere da parte la tristezza causata da qualche sconfitta o
dalle difficoltà che incontriamo sul nostro cammino; dobbiamo
imparare a vivere con gioia, pensando a tutto ciò che di bello la vita ci
regala!Dobbiamo anche essere coraggiosi e affrontare le sfide che
essa ci riserva senza paura, perché non siamo soli; possiamo sempre
confidare nell’aiuto di Dio che ci ama.
Dobbiamo coltivare i nostri sogni e avere progetti ambiziosi;
dobbiamo impegnarci affinché diventino realtà, perché la felicità va
costruita e meritata, come dice Madre Teresa.
Infine, dobbiamo sempre schierarci a difesa della vita, perché è il bene
più prezioso che abbiamo e nessuna difficoltà deve farci perdere la
voglia di vivere!
Christian Barone - classe II A

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3.

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Passa il giorno
e la pena degli uomini,
solo l’eco rimane,
sonora, splendida, arcana,
unica presenza
pone sé alla storia
e la storia in Dio,
per un fluire eterno.
Ma il fiore della costa
freme nella fuga
d’una serie d’istanti,
una donna lo coglie
e lo diserra
in un amore denso di vita.
Teresa Mazzarella

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È sbocciato un fiore... Io sono stata il primo piccolo fiore a
sbocciare nella mia famiglia, dove poi ne
sono fioriti altri tre (i miei fratelli).

Il suo profumo ha... ho portato:


profumo di allegria e di famiglia...
profumo di gioia e di felicità...
profumo di Dio nella creaturina
piccola ed innocente quale ero.

Aperto al dono della grazia... ho ricevuto il battesimo...


la comunione...
ed ora sono pronta a ricevere lo Spirito
Santo, attraverso la Cresima.

Ha espanso la sua corolla... sono cresciuta non solo fisicamente,


ma anche spiritualmente, molto grazie
alle Maestre Pie Venerini che mi hanno
accompagnato e consigliato in questo
difficile cammino, i miei amici, la mia
famiglia...

È parte vitale di un grande i fiori più importanti del “mio giardino”


giardino: il mondo sono: i miei amici, la mia famiglia, il
mio gruppo di ginnastica...

Quali colori far vorrei far rifulgere...


rifulgere dal tuo fiore... il rosso dell’amicizia e dell’amore;
l’oro del perdono;
il fuxia della vitalità;
l’azzurro della forza e della sapienza;
il verde della speranza e della gioia
e il bianco della purezza.

Sara Piersigilli - classe II A

In un’isoletta dispersa nel mare è nato un


fiore che adora al sole e si chiama Girasole.
E’ nato in forza di tutto l’amore dei suoi
genitori. E’ cresciuto con un sacco di amici
che gli stanno sempre vicino, soprattutto
quando ne ha bisogno. Girasole aveva un
aspetto magnifico perchè era giallo e
arancione. Lui odorava di tenerezza ed
irradiava allegria, felicità e anche simpatia .
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Il suo profumo dava anche l’ idea di quanto volesse bene ai suoi genitori e ai
suoi parenti. Odorava anche di una amicizia mai vista prima. Profumava
anche di una grande compassione per chi ne ha bisogno.
Girasole è cresciuto sia fisicamente, sia caratterialmente, sia spiritualmente,
infatti ha ricevuto il battesimo e ha anche fatto la confessione e la prima
comunione, però lo aspetta ancora la cresima.
Girasole è diventato un ragazzo responsabile ed è diventato fortissimo, i suoi
petali sono grandissimi di un colore magnifico, una specie di giallo con
sfumature arancioni, sembra quasi il sole durante l’alba e da una sensazione
di gioia, di allegria e di felicità.
Girasole di recente ha avuto anche il dono della cresima e finalmente è
entrato a far parte di una grande famiglia, anzi del mondo cioè il mondo
cristiano di cui è fiero di farne parte, per questo cercherà sempre di seguire
la volontà di Gesù per tutta la sua vita.
Girasole man mano che si espande si illuminerà di tutti i colori caldi perché
danno un forte senso di gioia, di felicità, di pace , di speranza e unione
fraterna . E’ questa finora la vita di Girasole .
Alberto Lucchetti - classe II A

E’sbocciato un fiore, nel giardino di Dio, è stato creato per diffondere pace e
fratellanza nel mondo.
Il suo profumo ha portato gioia nel cuore dei suoi familiari ed allegria in tutti
quelli che gli vogliono bene e che lo amano così com’è.
Si è aperto al dono della Grazia con il Battesimo e ha fortificato questa gioia
con la prima Comunione che lo ha reso più forte.
Ha irrorato ed espanso la sua corolla con l’educazione, senza ostacolare gli
altri e con i principi dell’amicizia e della grazia si è espanso ed ha portato con
sé petali colorati e profumati, espandendo gioia, pace e serenità.
E’ parte vitale di un grande giardino: il mondo...che lo aiuterà ad esprimersi e
a occupare un posto significativo nel grande giardino della vita.
Quali colori vorresti far rifulgere dal tuo fiore?... Vorrei far risplendere l’amore,
la pace, l’amicizia e la fraternità, aiutando chi ha spento i suoi colori a
riaccenderli e a farli rifulgere.
Anastasia Carlotta Pesce - classe II A

Quando sono nato non vedevo, non parlavo e non capivo, ero piccolo,
piangevo spesso: era per quel buio che mi perseguitava. Ero felice solo di
una cosa: il calore del sole che riscaldava la mia superficie e il vento che mi
cullava rilassandomi, facendomi dormire.
La mia presenza in famiglia ha portato allegria e felicità, ma soprattutto
responsabilità e attenzione. Tutti mi coccolavano, mi accarezzavano, mi
toccavano; avevo affetto, ero una ragione per cui vivere.

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Crescendo a mano a mano ho iniziato a capire, a vedere la luce, ad essere
felice, a giocare, a parlare. Era una sensazione straordinaria, ero libero, mi
sentivo libero: era fantastico!
Crescevo sempre di più; la mia corporatura si ingrossava, ero più forte,
riuscivo a muovermi , a giocare, a divertirmi con gli altri.
Sono diventato parte vitale di un giardino quando ho ricevuto i sacramenti
che mi hanno fatto crescere e capire, quanto siano importanti le cose che mi
circondano e ad osservare tutto questo con più attenzione.
Spero di diventare qualcosa di grande, una persona a cui si deve portare
rispetto e di cui ci si possa affidare.

Gaetano Verdoni - classe II A

Undici anni fa è sbocciato un fiore di nome Federica, in un grande giardino di


Jesi, il16 gennaio 1999.
Il suo profumo ha portato allegria e felicità ai suoi genitori, a sua sorella e ai
suoi nonni, felici di poter ammirare un altro bel fiore appena sbocciato.
Il suo cammino di fede è incominciato con il battesimo fatto in presenza della
sua famiglia; poi è continuato così la comunione insieme ai suoi amici.
Si sta aprendo alle esperienze della vita, affrontando le difficoltà e
apprezzando le amicizie e la sua famiglia, dando e ricevendo un sacco di
affetto.
Federica crescendo ha scoperto la meraviglia del mondo, conoscendo nuove
amicizie e aspettando di fare nuove esperienze.
I colori che le piacerebbe far rifulgere sono il giallo che esprime la luce e il
verde che esprime felicità e la speranza a tutti quelli che ti circondano e che ti
vogliono bene.
Giovagnoni Federica - classe II A

Il 19 aprile 1998, in un giardino pieno di fiori bianchi,


è nato un fiore, ma questo non era bianco, era
fuksia e lo chiamarono Laura.
Il profumo di Laura ha portato gioia ai suoi nonni,
felicità ai suoi genitori e ha riempito il cuore dei suoi
parenti: erano tutti felici.
Al battesimo Laura stava in braccio alla sua
madrina, ma quando le stava versando l’acqua
benedetta sulla fronte, stava in braccio alla madre.
Tanti anni dopo doveva fare la comunione, in quel
giorno la madre era felicissima, invece al padre non
importava quasi niente.
Piano piano questo fiore è cresciuto ed è diventato
una ragazzina. Questo fiore ora ha 12 anni e mezzo.
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In questo giardino enorme c’erano giochi e ragazzi che ci andavano a
giocare. Laura intorno a lei vedeva case, alberghi, scuole e anche il mare, in
cui ogni estate i suoi genitori ce la portavano sempre.
Un giorno Laura stava giocando e parlando con altri fiori, sua sorella gemella
e la sua sorellina più piccola. Questo giardino era per lei tutto il mondo con
tanta gente che le voleva bene.

Laura Leporoni - classe II A

É nata una nuova vita, è sbocciato un fiore in un oscuro giardino a portare


quel pizzico di luce che, man mano che altri fiori sbocciano, illumina sempre
di più il giardino... Questo giardino è di un padrone amico dei fiori che quando
si seccano li taglia, per non farli soffrire.
Il suo profumo ha portato un raggio di luce nell’oscuro giardino... Lentamente
la nuvola oscura se ne va, ma ce ne saranno tante altre ancora...
Un giorno questo fiore ha indossato dei petali bianchi ed ha mangiato per la
prima volta la linfa donata dal padrone, una linfa molto più risanante delle
altre ed ha imbevuto le sue radici di un’acqua più dissetante delle altre...
Un fiore, prima di iniziare a seccarsi, deve alzarsi e far crescere le sue radici,
far aprire i suoi petali, deve far cadere i suoi semi sulla terra fertile e vedere la
vita dei suoi figli come la sua...
Senza quel fiore, non sarebbero nati i fiori suoi figli, suoi nipoti ed ancora
generazioni ed il giardino sarebbe sfiorito, sarebbe come se fosse arrivato
l’inverno...
Questo fiore vorrebbe essere “fecondato” e fare tanti altri piccoli fiori, come
sua madre prima di lui e così via, facendo giungere nell’oscuro giardino altri
piccoli e lucenti raggi...

Romani Lucia - classe II A

L’11 ottobre 1998 è nato un fiore di nome


Gigliola, da piccola era circondata dai fiori
ormai vecchi, per questo quando iniziò a
camminare era timida, ma l’idea di farsi un
amico era troppo forte e per questo
raccolse tutto il suo coraggio e si fece tre
amici.
Il suo profumo ha dato ai cuori della gente
un po’ di allegria e soprattutto molta
simpatia con le sue barzellette da primo
premio. Si fece, così, molti amici nuovi e adesso si trova vicino a Laura, una
sua amica.

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Adesso Gigliola è diventata grande ed è pienamente sbocciata, tutti possono
vederla. Un giorno si è aperta soprattutto alla grazia e cosi ha donato a Gesù
una cosa molto bella: la sua fiducia con il battesimo.
Un giorno vedendosi, era tutta sporca e brutta e così decise di pulirsi bene
come la sua mamma faceva quando era piccola. Pulendosi le macchie era
pronta per la sua prima comunione
Dopo un po’ si accorse che era circondata da molti altri fiori e cosi fu felice di
avere molti vicini, rendendo il giardino più bello, facendo cose buone e giuste
per il giardino e per se stessa.
Quali colori vorresti far rifulgere dal tuo fiore?
Gigliola, aperti molto bene i suoi petali, doveva scegliere i colori da
esprimere: il rosso sinonimo d’amore, il giallo segno dell’amicizia; il verde
simbolo della salute ed infine il bianco per dimostrare che crede in Dio.

Maria Florinbell Castro Alfonso - classe II A

È sbocciato un fiore bellissimo in un grande giardino. Con sé ha portato


allegria e gioia che si diffondono a cerchi sempre più ampi.
Il suo profumo piacevole, pieno di gioia ha trasformato il lungo silenzio in una
grande festa dove hanno partecipato tutti portando con sé felicità.
Questo fiore si è aperto al dono della grazia ricevendo il battesimo e
successivamente la prima comunione aprendo così il suo cuore al Corpo di
Cristo, morto per noi.
Ha irrorato ed espanso la sua corolla con saggezza ed educazione,
seguendo la regole e senza mai esprimersi con prepotenza. Con i suoi petali
dai colori più belli ed originali ha portato fragranza, amore e pace. Il fiore si è
adattato al grande giardino riconoscendo i pericoli e le persone, rispettando
gli altri con tutti i loro doveri e diritti senza mai mettersi contro.
I petali di questo fiore sono colorati di gioia, letizia, pace, amore e amicizia.
Facendo risplendere in tutto il mondo i suoi colori vivaci e lasciando un tocco
di tenerezza con il suo profumo unico.
Olimpia Zeiler - classe II A

E’ sbocciato un fiore nel cuore del deserto del Sahara; è un fiore particolare
che ha viaggiato molto tra erba e sabbia, fino ad arrivare a fianco di due
palme inseparabili. Il suo profumo ha in sé le tre fragranze più importanti cioè
quella dell’amore, della dolcezza e della speranza. Il più bel giorno della sua
vita è quando una signora che tornava dal pozzo, gli versò un po’ di quel
liquido in testa fino a che gli tolse tutta quella malta che gli si era accumulata
addosso. Qualche mese dopo, l’orchidea uscì allo scoperto ammirando i suoi
primi raggi ultravioletti che lo faranno diventare sempre più bello e forte. Il
secondo giorno vide di nuovo la stessa donna con la brocca, che lo prende e
lo regala al suo carissimo amico, il re che lo trapianterà nel suo grande
giardino immenso. Il fiore diventò sempre più grande alto e bello: dopo tanti
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giorni si staccò dalle due palme, trovando un fiore della sua stessa specie e
facendo germogliare altri fiori simili.
Alessio Pinocchi - classe II A

In un ospedale, era tutto assonnato per il grande


evento. Era ricoperto ancora dalla cotiledone, che
andò via lentamente.
Ha portato gioia, emanando un odore di nuovo,
rinnovamento nel gran vaso. Un forte vento lo mandò
ovunque, facendo arrivare la grande notizia alle piante
vicine.
Un giorno fu innaffiato e sentì una mano che lo
coglieva per metterlo in un giardino immenso, dalla
terra fertile, dai fiori dal lungo stelo, con petali d’oro,
dicendogli che sarebbe tornato , ma un istante si risentì nel suo cupo vaso.
Qualche anno dopo sbocciò e vide la luce del sole, il vento che gli
accarezzava la testa, le voci delle altre piante, ma si rese conto che non era
ancora tutto.
Poi uscì e fu piantato in un giardino più grande. Capì che non sarebbe stato
come quello che aveva già visto e che solo poche volte si vedevano piante
dai petali dorati, anche se la maggior parte faceva finta.
Vorrei far fiorire un giallo di simpatia, per mostrare al mondo sempre un
sorriso. Anche il colore blu che indica tranquillità, per rilassare e far passare
le paure .
Gianni Battista Sardone - classe II A

È sbocciato un fiore su un bel


prato colorato, portando gioia ai
parenti e sopratutto ai genitori.
Questo nuovo fiore è un
bellissimo tulipano giallo. Il suo
profumo ha portato gioia,felicità e
amore in tutti i parenti. Con la sua
nascita tutti sono felici, in casa c’è
un altro essere vivente. Si è
aperto al dono della Grazia
ricevendo il dono del battesimo, la
comunione e seguendo le lezioni
di catechismo, quindi è diventato
un bravo cristiano. Ha irrorato ed
espanso la sua corolla crescendo di giorno in giorno, maturando e prendendo
le proprie responsabilità. E’ parte vitale di un grande giardino e quindi ora fa
parte del mondo come tutti gli altri fiori, avendo una grande responsabilità .
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Adesso questo fiore ha molte cose da mettere in mostra, come il carattere, la
personalità e la propria bellezza che riflette al sole.
Giovanni Bono - classe II A

Il 19 aprile 1998 ad Ancona è nato un fiore. Il fiore si chiama Cristina.


Cristina, cioè il fiore, ha portato tanta felicità in famiglia, illuminando il cuore di
mamma e papà. Il 30 agosto del 1998 sono stata Battezzata nella chiesa dei
frati a Falconara ed ho ricevuto il primo Sacramento. Battezzandomi con
l’acqua del Giordano.
La fede di mia madre ha fatto sì che ogni Domenica, sin da piccola
partecipassi alla Santa Messa. Questo cammino mi ha irrorato il cuore.
Nel maggio 2008 ho ricevuto il Sacramento della Comunione, facendo
crescere quel giardino meraviglioso di fede e di amore che possiamo e
dobbiamo trasmettere al mondo senza vergognarci di amare Gesù. I colori
dell’arcobaleno sono quelli scelti da me per camminare nel mondo, perchè
pur essendo colori diversi “camminano” insieme, irradiando una luce
armoniosa in un semicerchio che abbraccia il mondo: ricchi, poveri, malati,
anziani, disabili.
Cristina Leporoni - classe II A

Lungo una prateria che più verde non si può nacque tempo fa un fiore. Si
chiamava Marco ed era un piccolo tulipano. Era rosso come il calore, giallo
come il sole, blu come il cielo di primavera e bianco come le nuvole. Marco
era nato colorato e profumato. Il suo profumo ha
addolcito tutti i cuori dei fiori vicini, che lo
riempivano, espandendo i loro colori e il loro
affetto delizioso.
Marco era amichevole e man mano che
cresceva acquisiva tutto il polline che
trasmetteva alle api più piccole e più giovani.
Maturò con gli insegnamenti di Dio che apprese
e approfondì confessandosi tramite margherite
sapienti che lo perdonarono con la grazia di
Gesù. Fece conoscenze con gli altri fiori giovani
e simpatici come lui. Era diventato un fiore carico
di linfa.
Marco, ora, sta trasmettendo tanto affetto di fiore
in fiore e ha trovato tante viole e margherite
simili a lui con cui convivere.
Si è ambientato meravigliosamente in questa grande distesa colorata e ogni
giorno sboccia in lui qualche piccolo germoglio che lo aiuterà a vivere.
Vorrei far risplendere nel miglior modo possibile i colori di questo fiore e
caricarlo di linfa e polline affinché i fiori più giovani ne possano fare un buon
uso indispensabile nel loro lungo cammino di vita.

Marco Tansella - classe II A


36
.
Sono nato il primo di ottobre del 1998, rendendo felicissimi i miei genitori e
tutti i miei parenti, perché sono stato il primo della mia famiglia e anche il
primo cugino dei miei due più grandi. Sono venuto al mondo a Roma. Il mio
segno zodiacale è la bilancia.
Successivamente sono nati altri due fratelli e una sorella: Lorenzo il ventidue
giugno del 2000 ed è del cancro, Vittorio il ventisei settembre del 2003 ed è
della bilancia, come me, Francesca il ventiquattro gennaio del 2009 ed è
dell’acquario
Mi sono battezzato quando avevo un mese e mezzo nella chiesa di Tarano,
un paese vicino Roma, dove mio nonno possiede un agriturismo. Sono felice
di essere diventato figlio di Dio.
Mi sono aperto al mondo: a 14 mesi, ho fatto i miei primi passi, verso i 2 anni
ho iniziato a dire le mie prime parole, a tre anni ho cominciato la scuola
materna dove sono rimasto per tre anni. Ho frequentato la scuola Primaria e
la prima classe della Secondaria di I Grado a Roma, alla “Tommaso
Giuseppe Walsh”. In questi nove anni ho conosciuto molte persone, ho
cominciato ad avere i primi amici, a confrontarmi con loro.
Sono ancora un ragazzo di 12 anni per cui non ho certo dato un grosso
contributo alla società, ma sono parte vitale di un giardino per me molto
importante: la mia famiglia.
Da grande vorrei distinguermi nell’ambito della zoologia, perchè mi piacciono
gli animali, soprattutto quelli più rari e strani. Vorrei studiare i loro
comportamenti, osservarli nel loro habitat naturale. Vorrei che la mia famiglia
restasse sempre unita, anche quando ognuno prenderà la sua strada.

Riccardo Grilli Cicilioni - classe II A

Sono nata il ventisei maggio, alle quattordici


e cinquantasei del pomeriggio, il mese della
lavanda. Io sono sbocciata poco prima di
Gianni, eravamo due fiori meravigliosi, uno
rosa ed uno blu.
Quando siamo nati casa nostra era come un
prato verde molto ospitale, c’erano gigli,
margherite e girasoli, i cosiddetti nonni, zii e
cugini. Portammo gioia e serenità a tutti i presenti che assistettero alla nostra
nascita.
Crescevamo, e, nel 1999, ci battezzarono. Erano tutti felici che eravamo
entrati a far parte della famiglia di Dio, nella grazia del Signore e per la prima
volta vidi dei maestosi tulipani neri e bianchi, che più tardi all’età di tre anni
capii che erano suore e sacerdoti.
Più tardi la lavanda si è aperta, cambiando colore, diventando da rosa a viola,
ciò voleva dire che stavo crescendo insieme al mondo, stavo cambiando .
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Negli ultimi anni, dal duemilanove al duemiladieci, la mia vita è cambiata
radicalmente: ho fatto tantissime scoperte, tra cui ho conosciuto dei fiori
stranissimi, l’uno diverso dall’ altro: questi fiori erano i miei amici…
Il giardino è diventato molto più grande, intorno a me, ora c’è il mondo, non
sono più semplicemente in una serra ,ma in un prato immenso .
Gli anni della mia infanzia sono trascorsi velocemente e senza grandi intoppi.
Ho fatto molte scoperte tra cui quella che ogni persona è diversa dall’altra
così come i fiori: in vita mia non ne ho visto nemmeno uno identico all’altro.
Essi sono come le persone: quelli marci e secchi sono dannosi per il mondo
e bisogna evitarli; quelli sani e profumati si possono cogliere, perchè essi
migliorano il mondo con il loro profumo intenso di gioia e di amore.

Sarah Olimpia Sardone - classe II A

Il 3 ottobre del 1998 è sbocciato in un grande giardino di Ancona, un fiore di


nome Elena. Esso è piccolo e debole, per questo ha bisogno di essere
protetto.
Il suo profumo ha portato tanta gioia a tutti i familiari in particolare ai genitori
che si sono commossi e rallegrati nel vedere il loro fiorellino sbocciare e
crescere ogni giorno di più.
Il 16 gennaio del 1999 questo piccolo fiore si è aperto al dono della Grazia di
Dio, ricevendo il sacramento del Battesimo. Parenti ed amici si sono riuniti
per festeggiare questo grande evento.
Ha irrorato la sua corolla crescendo con lo studio e gli insegnamenti dati dai
suoi genitori. Grazie alla curiosità e alla sua voglia di conoscere, è diventato
un fiore robusto e pronto ad affrontare il mondo. In questo grande giardino
della vita il fiore dovrà aprire completamente la sua corolla, per affrontare le
varie difficoltà e per aiutare gli altri.
Dal fiore dovrà rifulgere il verde della speranza per un mondo migliore, senza
ingiustizie e malvagità nei confronti delle persone più deboli. Il giallo del sole
che rifulge dal fiore dovrebbe illuminare, indicando la strada giusta da
seguire.
Elena Tricoli - classe II A

Un giorno nel bel mezzo di una città molto grande nacque un fiore. Esso
portò la pace e la felicità alla città perchè in essa non c’era mai stato un fiore.
Il suo profumo ha reso felice tutta la gente e la città divenne molto più bella.
La gente ogni giorno lo andava ad annaffiare per evitare che esso si
seccasse.
Il fiore ricevette il battesimo, quando, in un giorno di sole, caddero delle
gocce su di esso. La comunione invece avvenne quando delle molliche di
pane speciale caddero sul fiore.
Col tempo il fiore è riuscito a crescere molto, fino a toccare il cielo. Lì
conobbe una verità, lui era fiero di conoscerla.

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Diventando grande scoprì, guardando dall’ alto, che lui non era solo, ma
apparteneva ad un giardino grandissimo.
Il fiore stanco allora decise di donare la sua vita per insegnare al fiore più
giovane tutte le cose belle che lui aveva vissuto, e soprattutto che non era
solo, ma era parte di un grande giardino.

Vitalik Pannelli - classe II A

E’sbocciato un fiore E’ sbocciato un fiore di nome Christian.


E’ venuto alla luce il 24 luglio 1998, all’Ospedale
Salesi di Ancona.

Il suo profumo ha... Ha reso felici mamma Tiziana e papà Santo, i


nonni e i parenti tutti.

Si è aperto al dono Il 24 Settembre 1998, quando ha ricevuto il


della Grazia... sacramento del Battesimo nella Chiesa di San
Gaspare del Bufalo. Ad accompagnarlo al fonte
battesimale c’erano come padrino e
madrina i nonni materni.

Ha irrorato ed espanso a 13 mesi ha cominciato a muovere i primi passi


la sua corolla... e ad esplorare il mondo circostante. Poi sono
arrivati i primi giochi: gru, meccano, le
costruzioni del lego e i primi libri cartoni sugli
animali, la favola della buona notte, le
scorribande con il triciclo e la prima biciclettina.

E’ parte vitale di un A tre anni ha cominciato a frequentare la scuola


grande giardino: il mondo dell’Infanzia di Passo varano. Lì ha conosciuto
tanti nuovi amichetti ed ha imparato tante cose,
grazie all’insegnamento delle maestre: Ester e
Giuliana. Ha imparato i numeri, le letterine
dell’alfabeto e anche le prime paroline in ingle

Quali colori vorresti far Crescendo, vorrei che questo fiore diventasse
rifulgere dal tuo fiore... forte, coraggioso, bello ed ammirato da tutti,
tenace e capace di resistere alle intemperie della
vita, ma anche gentile e generoso con i suoi
simili.

Christian Barone - classe II A

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4.

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Quando ne sfiora
i petali la carezza del sole
il grande fiore d’oro
si ridesta alla vita,
e lento,
grato del suo tepore,
si volge alla sua luce
nell’estasi dolcissima
d’amore…

Maria Bianca Curto

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Quest’anno sono andata a fare una vacanza con altri ragazzi ad Arabba, in
provincia di Bolzano, organizzata da Comunione e Liberazione, insieme
anche a due miei cugini, senza i genitori, ma con degli adulti che ci
accompagnavano.
Le montagne: Il luogo dove siamo stati era quasi incantevole, con grandi
montagne e splendide valli e di fronte a quello spettacolo che esprimeva la
grandezza di Dio, mi sentivo estremamente piccola.
Le riunioni: La sera ci si riuniva in una grande sala, quasi 200 ragazzi di
tutte le Marche. Era un momento bellissimo, sempre guidati da adulti in
gambissima. Ci hanno spiegato e fatto capire, tra le altre cose, che Dio ci
aveva fatto tanti doni.
L’insegnamento: Ci hanno detto che tutto quello che vedevamo, era lì, per
noi, per farci vedere quanto Dio ci amava. Ci ha amato talmente tanto da
dare Suo Figlio per la nostra salvezza.
Dolci ricordi: Grazie a quel viaggio ho potuto capire una cosa importante
per la mia vita cioè che il Signore ci vuole davvero un gran bene. Comunque
lì ho incontrato amici fantastici con cui mi sono divertita un sacco. E’
stato un lungo viaggio, ma ne è valsa la pena.
Benedetta Bruni - classe III A

Partenza ed arrivo: In estate io ho vissuto molte situazioni incredibili,


ma anche gioiose e dolorose. Io, mamma e papà abbiamo vissuto in
Giordania per tre anni ed era arrivato il momento di salutare i miei amici e
quelli dei miei genitori. Siamo partiti con un volo diretto da Roma alle
11:00 del 25 Agosto 2010.
Notte in hotel: Siamo arrivati, dopo vari vuoti d’aria in aereo e peripezie,
alle 15:30. Siccome eravamo molto stanchi, siamo subito andati in hotel.
La stessa sera eravamo alla reception dell’hotel, dove soggiornavamo e
abbiamo assistito ad un vero e proprio matrimonio giordano. È stato molto
divertente e interessante.
Saluto alla classe: L’indomani mattina era tempo di salutare i miei
compagni di classe. Appena sono entrato in classe sono tutti venuti ad
abbracciarmi e augurarmi buon viaggio, dato che io e i miei genitori
dovevamo partire l’indomani mattina. Un altro strano fatto è che in

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Giordania le scuole iniziano il 26 Agosto, non a Settembre come noi!
Quindi io per tre anni ho iniziato la scuola il 26 Agosto.
Saluto agli amici: Dopo la classe dovevo andare a salutare i miei amici più
cari, è stato bello ma anche molto triste salutarli per l’ultima volta. In
ogni caso ci siamo promessi che ogni tanto andrò da loro e poi loro
verranno da me. Quindi mi aspettano molti viaggi in futuro!
Ritorno in Italia: La mattina successiva siamo andati in aeroporto per
prendere l’aereo che ci ha riportato nella nostra amata Italia, pronti per
questa nuova esperienza in Ancona.
Alessandro Raffaele - Classe III A

Arrivo in nave: Appena io e la mia famiglia siamo entrati in nave, ci


hanno subito accolto bene... Per me essendo la seconda volta che andavo in
crociera mi aspettavo tutto com’era, però è sempre una bella esperienza.
Un giorno importante: Il secondo giorno in nave c’era l’inaugurazione
della nave. Il personale della nave ha organizzato una grande festa, è
stato molto divertente anche per i giochi e per le attrazioni.
A cena: Il modo di cenare nella nave da crociera è un po diverso dal modo
normale, si mangiava tutti insieme in una grossa sala, dove nelle occasioni
importanti ti facevano foto e a volte facevano anche dei balli tipici.
A Venezia: Venezia è l’ultima tappa, era la prima volta che andavo a
Venezia quindi un esperienza nuova, poi vedere tutte quelle gondole
attraversare i canali, è stato uno spettacolo veramente magnifico, non lo
dimenticherò più.
Si Riparte per Ancona: Nella partenza per ritornare in Ancona gli
animatori della nave hanno dato un addio a tutti quelli che sbarcavano lì,
mettendo musica e attrazioni con un piccolo rinfresco. Questa crociera è
stata veramente molto bella è interessante.
Angelica Petrolini 3° - Classe III A

Partenza: Sono partita la mattina presto per evitare il traffico di


ferragosto, il posto in cui ero diretta insieme alla mia famiglia è tra il
confine tra Lazio e Abruzzo, a quasi tre ore di macchina da Ancona, ma
nonostante tutto il viaggio è stato piacevole.

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L’arrivo: Arrivammo per l’ora di pranzo e mentre sistemavo la mia valigia
pensavo ai miei amici, lasciati in Ancona al mare.. e a che cosa stessero
facendo. Poi mia madre mi chiamò perchè era pronto il pranzo.
Le amiche del posto: Dopo pranzo, intorno alle quindici del pomeriggio,
mi vennero a chiamare davanti casa le mie vecchie amiche della scorsa
estate, fui molto felice di rivederle e credo anche loro. Presi la mia bici e
insieme ci dirigemmo verso la piazza dove ci aspettava il resto del gruppo.
Tutti in bici!: Arrivate nella piazza del paesino c’erano gli altri amici che
mi salutarono.
Il nostro gruppo locale era composto da 20-25 ragazzi più o meno della
stessa età. Giravamo sempre in bici per i sentieri di montagna e ci
divertivamo moltissimo tutti insieme.
Ritorno in Ancona: Ormai erano passate due settimane e il tempo era
volato, nelle belle giornate eravamo sempre in giro e quando pioveva ci
radunavamo a casa di qualcuno a vedere un film. Ma purtroppo, terminate
le vacanze, dovetti tornare ad Ancona e salutare tutti gli splendidi amici
che mi avevano fatto vivere una vacanza magnifica..!!
Camilla Ippoliti - classe III A

La partenza da casa: Erano due o tre giorni che aspettavo questo


momento e il solo pensiero di ciò che dovevo fare, determinava dentro di
me un fremito profondo. Sono partito alle 17:00
L’arrivo allo stadio: Appena arrivato allo stadio di Macerata, ho notato
un’incredibile mole di persone “ammassate” una accanto all’altra, in ogni
spazio possibile. Veramente una bella emozione.
La messa: Prima di partire per la lunga camminata (27 km) ho seguito la
Messa di introduzione, alla quale posso dire di aver partecipato
direttamente con molto impegno e senso di immedesimazione: facevo
parte del servizio d’ordine.
La partenza da Macerata: Siamo partiti alle ore 20:30, ma noi del
servizio d’ordine un po’ prima, per posizionarci ai lati della gente che
camminava, per evitare l’intrusione di persone estranee che non seguivano
la lunghissima fila e si inserivano dove capitava.
L’arrivo a Loreto: Siamo arrivati alle 6.00 e non mi sentivo più le gambe.
La fatica è stata però ripagata dalla bellezza del gesto fatto e dalle
emozioni provate. Una delle esperienze più belle della mia vita.
Francesco Tansella - classe III A
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La festa: Il 7 luglio 2010 era il giorno del mio compleanno quindi un
giorno molto importante per me, ma anche un giorno pieno di guai.
Inizio dei guai: Iniziammo a giocare in maniera un po’ volgare, lanciando
pizze nei giardini sotto casa mia. La signora che abita nel giardino ha visto
un mio amico lanciare la pizza e lo ha sgridato e il mio amico le ha risposto
male.
Rischio di denuncia: Dopo siamo andati a prendere albicocche in un
giardino vicino, anche se il signore non voleva. Allora abbiamo preso dei
fichi e glieli abbiamo lanciati addosso e dentro il giardino, quindi voleva
denunciarci.
Salvi: E’ arrivata la figlia e ci ha sgridato in maniera molto forte, però ci
ha concesso un’ultima possibilità. Lì per lì eravamo pentiti e mortificati,
ma in futuro abbiamo continuato a darle fastidio.
Geri Prence - classe III A

Partenza: Sono partita alle ore 10 dall’aeroporto di Falconara ed arrivata


alle ore quindici all’albergo di Barkly, appena giunta in hotel ho preso la
chiave della stanza insieme a mia madre ed abbiamo sistemato i nostri
vestiti nell’armadio.
Porto Bello: Il secondo giorno mi sono recata in una fiera molto famosa a
Londra che si tiene solo il fine settimana e si trova a Porto Bello market,
è affollata da molta gente e vendono ti tutto e di più... dai vestiti ad
accessori. Lungo la via ci sono anche molti ristoranti carini.
Merimounth: E’ la scuola dove andavo dalle ore 8 alle diciassette del
pomeriggio, la mattina facevamo lezioni di inglese ed il pomeriggio
potevamo scegliere tra molte attività divertenti... Io ho fatto molte vere
amicizie e la cosa bella è stata che con i miei amici ero obbligata a parlare
in inglese perchè eravamo tutti di provenienze diverse. L’esperienza è
stata molto positiva: ho imparato ancora meglio l’inglese.
Legoland: E’ un parco grandissimo che si trova fuori Londra, è costruito
allo scopo di far divertire i bambini e la cosa forte è che è fatto in lego!!
È fantastico e ci sono giochi fortissimi... Sono stata lì dalle 9.10 alle
sedici del pomeriggio insieme a mia madre, ad una sua amica e ad alcuni
amici.

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Abrcrombie: E’ il negozio più bello, popolare e famoso di Londra, dentro
c’è musica a tutto volume con una grande passerella dove sfilano le
modelle, ballando per farti vedere i vestiti, questo negozio ha tre piani,
dentro è quasi buio con qualche luce colorata, è fantastico.
Giorgia Vignoni - classe III A

La partenza: Nel giorno in cui stavo andando al luogo indicato ero molto
emozionato, perchè questa era la prima volta che uscivo per una settimana
da casa. Siamo partiti tutti insieme, accompagnati dai nostri genitori.
All’arrivo, da quando ero preso, non ho neanche salutato i miei genitori.
I Salmi: La mattina, quando ci siamo alzati, abbiamo trovato il parroco
sotto la veranda che ci aspettava. Insieme abbiamo letto un paio di salmi
che mi sono piaciuti un sacco. E’ stato bello contemplare il Signore,
attraverso le parole dei salmi in mezzo alla natura.
La camminata: Il terzo giorno siamo partiti tutti per recarci sul Monte
Petrano. Ci siamo divertiti molto, abbiamo pranzato al sacco e abbiamo
giocato a calcio. Io ed un paio dei miei amici siamo saliti sulla cima del
monte, vicino all’antenna della radio.
Il bagno nel fiume: Il quinto giorno ci siamo diretti al fiume per fare il
bagno. All’inizio mi vergognavo, ma alla fine mi sono lasciato andare ed ho
fatto un bel bagno in quell’acqua gelida, ma rigenerante.
Il ritorno: Il giorno del ritorno è stato il più brutto perché avrei voluto
continuare a stare lì, c’ero stato troppo bene sia a livello spirituale che
materiale. I giochi ci hanno maggiormente uniti e fatti sentire ancora più
amici. Mi ero veramente divertito in quella settimana e non volevo tornare
a casa. Anche se non vedevo l’ora di tuffarmi sul mio comodissimo letto e
di rivedere i miei parenti.
Joshua Epstein - classe III A

La partenza: Ricordo bene quando, in una solare giornata di Luglio,


immersa nel vocio delle mie compagne di stanza, mi accingevo a preparare
lo zaino per avere tutto il necessario in montagna. In un baleno mi ritrovai
fuori, zaino in spalla, pronta a fare una bella camminata con le mie amiche.
Siamo in marcia!: Purtroppo, come ben sapevo, non è semplice arrivare in
cima ad una montagna, ma il bello della gita fu che avevo vicino delle care

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amiche che mi davano sostegno e appoggio e poi... ”mal comune mezzo
gaudio”
Il bello della compagnia: Tutte insieme salivamo,ma la stanchezza ci
pervadeva. Eppure è strano perchè mi sentivo tanto bene, il mio cuore era
leggero e gioioso, ricolmo dell’affetto delle mie compagne. Ero libera dai
pensieri pesanti e fastidiosi, perchè avevo intorno a me solo la natura e le
mie compagne.
L’arrivo: Dopo molto tempo di cammino riuscimmo ad arrivare fino in
cima. Ci fermammo e ci rifocillammo con il cibo e l’acqua che avevamo
portato con noi. Dopo un po’ di riposo ci accingemmo a ripartire per
tornare a casa.
Considerazioni: Uno potrebbe pensare che io abbia fatto una banale
passeggiata, ma non è così perchè mi ha lasciato dentro qualcosa di bello e
di grande come quando una signora passa e lascia la scia di profumo
dietro. Ho capito cosa vuol dire amicizia e quanto è importante nella vita.
Maddalena D’Amico - classe III A

Il ritrovo in oratorio: Erano le 9:00 e con altri miei amici ci dovevamo


trovare tutti in oratorio per andare in piscina. Il Don poco dopo cominciò
a fare l’appello. Subito dopo ci siamo “riscaldati”, facendo alcuni balli.
La camminata verso la piscina: Poco dopo il Don ci aveva chiesto di
metterci in fila davanti al cancello per contarci al fine di accertarsi che
eravamo tutti. É stata una camminata abbastanza lunga e faticosa perchè
eravamo sotto il sole e non c’era neanche un po’ di vento.
Il primo ballo e i tuffi più belli: Appena arrivati, mi sono tolta i vestiti
e tuffata in acqua. Non ce la facevo più. Ero tutta bagnata prima di
buttarmi in acqua. Dopo aver fatto il bagno sono andata a fare dei tuffi
ed è lì che mi sono divertita un mondo. Sono subito salita sulla
piattaforma da tre metri e mi sono tuffata, facendo una capovolta in aria
e immergendomi di testa.
Il ristoro e il dolce sole: Subito dopo aver fatto circa un’ora di tuffi,
sono uscita dall’acqua e ho mangiato qualcosa. Finito di mangiare, mi sono
messa sotto il sole per abbronzarmi. Mi sono messa vicino a delle mie
amiche per chiacchierare insieme a loro.
Il ritorno in oratorio:Verso le 17:00 siamo tornati in oratorio. Appena
arrivati, mi misi a bere come un cammello. Ero assetata. Alle 18:30
ritornai a casa in bici e dovetti fare una corsa perchè a casa c’era già
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qualcuno che mi stava aspettando per chiedermi cosa avevo fatto, se mi
ero divertita ... Dopo essermi fatta una doccia sono andata in sala e mi
sono guardata allo specchio: “Oggi si che mi sono abbronzata”, ero
marroncina. Quel giorno mi sono divertita tanto, perchè ero insieme ai
miei amici più cari.
Zeiler Maria Evelina - classe III A

Partenza: Ci siamo alzati alle 4:00, ci siamo vestiti e siamo partiti in


pullman. L’appuntamento era alle 4:30 alle caffetteria e da lì siamo partiti
per Padova.
Visita a Padova: Siamo arrivati a Padova alle 8:15 e dopo aver fatto un
giro, ci siamo fermati alla Messa. Dopo la celebrazione abbiamo visitato il
Santuario che mi è piaciuto molto perchè ho potuto ammirare l’arte
antica.: Arrivati a Zoldo Alto
Siamo partiti successivamente da Padova alle 10.00 e a mezzogiorno
eravamo a destinazione. L’hotel era bellissimo, per non parlare del
paesaggio che lo circondava e l’ aria pura che in Ancona non si sente.
Le lodi mattutine: Ogni mattina, dopo la colazione, c’erano le lodi che per
me sono state molto significative perché, dopo la lettura del Vangelo, il
diacono che ha organizzato la vacanza, lo spiegava per piccoli e grandi e
ce lo faceva veramente gustare.
I balli di gruppo: Alla sera, dopo aver cenato, ci recavamo al piano di
sotto dove ballavamo la Baby dance con gli amici. Per me è stato molto
importante perchè ho capito che passare delle gioie con gli amici è molto
meglio che trascorrerle da sola. Questa esperienza mi ha aiutato a
crescere e a capire ciò che è veramente importante per la vita.
Caterina Sabbatini - classe III A

Si parte: Il 6 Giugno 2010 sono partita per Serramazzoni (vicino


Modena), per andare in un centro estivo della F.I.T. (Federazione Italiana
Tennis): consisteva nel fare due settimane di tennis.
Un posto nuovo: Ero eccitatissima ... era la prima volta che stavo in un
“campus” di due settimane da sola, senza i miei genitori. Entrata nella
camera 210 (la mia!!), vidi subito un mini corridoio. A destra c’era una
porta rossa dove c’era il bagno, invece andando avanti si trovava una

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grande stanza con un armadio e una scarpiera a sinistra e due letti singoli
e un letto a castello a destra. Andando sempre dritti c’era una finestra
che dava sui campi da tennis, era un posto meraviglioso, perchè circondato
dalla natura. Io mi sono subito scelta il letto singolo vicino alla finestra.
Nuovi amici: Ero venuta con un enorme valigia e un borsone (entrambi
stracolmi). Mentre cercavo invano di far entrare i vestiti nell’armadio,
sono arrivate le mie compagne di stanza. All’inizio forse mi sembravano
antipatiche, ma dopo poco sono diventate le mie migliori amiche. Quella a
cui ero più legata era Giulia, ha la mia stessa età, però viene da Sulmona e
suo padre era il direttore. Poi c’erano Ludovica, Vittoria, Simon, Leonardo,
Francesco e Marco.
Un’esperienza bellissima: Il giorno dopo siamo andati in un campo da
tennis per fare la cerimonia di apertura (e a me è toccato leggere un
discorso di due pagine). Poi, di pomeriggio, abbiamo giocato a tennis,
c’erano 4 gruppi: racchetta azzurra, per chi inizia a giocare a tennis;
racchetta gialla, per chi gioca abbastanza bene; racchetta verde, per chi
gioca bene; racchetta rossa, per chi fa agonismo. Io visto che ho fatto
solo un anno di tennis stavo nella racchetta verde. I maestri erano
simpaticissimi, il “capo”, Luca Strascini, veniva da Ancona. L’ultimo giorno
mi hanno dato la medaglia d’argento perchè ero arrivata prima. E’ stata
un’esperienza bellissima, spero di tornarci il prossimo anno!
Spiana Daloisia Priante - classe III A

Il 7 luglio 2010 insieme ad altri ragazzi sono partita per andare a fare
una vacanza ad Arabba, in Trentino Alto Adige. Arabba è un piccolo
paesino tra le montagne trentine.
Il viaggio: Dopo cinque ore di viaggio abbiamo raggiunto Arabba che mi è
piaciuto molto. Durante il tragitto di andata stavo seduta vicino ad una
mia amica che non rivedevo da quattro anni: Giuliana che vive in Sicilia.
Arrivo ad Arabba:Quando sono arrivata ad Arabba, mi sono ritrovata in
camera con le mie compagne di classe Elena, Giuliana e Alba. Durante la
notte facevamo un gran baccano e ci addormentavamo verso l’una di notte.
Le passeggiate e divertimenti
Per tutta la settimana ogni giorno facevamo una passeggiata diversa,
tranne quando ci mettevamo a giocare in squadre e ci divertivamo un
mondo.

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Ritorno: Dopo tutti questi giorni di grande divertimento, è giunto anche il
momento di ritornare a casa alla nostra vita di sempre. Riabituarsi alla
routine quotidiana non è stato semplice dopo tutte le avventure
straordinarie vissute insieme. Questa vacanza mi resterà sempre nel
cuore. Silvia Marcelletti - classe III A

La partenza :Il giorno della partenza è stato un giorno noioso e molto


lungo. Per arrivare in Sardegna siamo dovuti arrivare a Civitavecchia in
macchina, prendere la nave e poi altre tre ore di viaggio per arrivare alla
nostra casa.
L’arrivo: Siamo arrivati a casa a l’una di notte; dopo un lungo viaggio, il
tempo ci ha concesso un’abbondante dormita.
Il primo giorno: Oggi è stato un giorno molto bello. Io e mia sorella ci
siamo divertiti tantissimo anche perchè c’erano molte onde. La sera io e
tutta la mia famiglia abbiamo fatto un bagno sotto la luce della luna.
La conoscenza dei ragazzini: Oggi ho conosciuto un gruppo di ragazzini
che giocavano a calcio in spiaggia, con cui ho giocato tutta la vacanza. Ogni
giorno conoscevo sempre nuovi amici; con alcuni giocavo a calcio, mentre
con altri parlavo di videogiochi.
Il ritorno ad Ancona
Oggi è giunto il momento del ritorno: un momento molto triste. Ho dovuto
lasciare tutti i miei amici con il pensiero che non li avrei più rivisti. Anche
il ritorno è stato un giorno noioso e molto lungo. Nel cuore, però, è sempre
vivo il ricordo dei giorni stupendi e meravigliosi vissuti in Sardegna e dei
nuovi amici che ho conosciuto.
Simone Gambini - classe III A

Arrivo: Quello di monte Copiolo è un viaggio studio, organizzato dalla New


Beetle. In questo grande albergo situato vicino San Marino si ritrovano
ragazzi da tutta Italia per studiare inglese e fare corsi di tennis. Sono
arrivata il 4 luglio insieme a Ginevra, mia cara amica di Ancona e lì
abbiamo trovato le altre che ci aspettavano: eravamo proprio un bel
gruppo! C’ero io, Ginevra, Giulia, Silvia, Noemi e Camilla
L’ organizzazione: Inizialmente ci hanno fatto fare un test per valutare
il nostro livello linguistico al fine di poterci poi suddividere in classi, poi ci

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hanno lasciati liberi di andare nelle camere a sistemare le nostre cose. Ci
svegliavamo la mattina alle 7.15, facevamo colazione, ci vestivamo e ci
dividevamo nelle classi e cominciavamo le lezioni di inglese, dopo 4 ore di
studio arrivava l’ora del pranzo e ci radunavamo di nuovo nella grande sala
del ristorante. Il cibo era molto buono. Dopo pranzo avevamo un’oretta di
free time e potevamo stare in camera, giocare a ping pong o fare ciò che
preferivamo. Il pomeriggio iniziavano gli sport: piscina, pallavolo e infine
tennis. La sera una doccia veloce, l’ora di conversazione e infine la cena.
Finita anche quest’ultima arrivava la parte più divertente della giornata...
il divertimento in camera.
Le camere: Avevamo a disposizione camere da due, tre, quattro, cinque
posti. Io stavo in camera con Ginevra e Giulia e assieme ci divertivamo
tantissimo!! La camera non era molto grande e noi non eravamo proprio
molto ordinate... In definitiva c’era un caos di vestiti e oggetti sparsi,
ovunque.
La sera: Di solito la sera, dopo cena andavamo in camera tutte euforiche
a prepararci per la serata e subito, nel nostro corridoio, si formava un via
vai infinito. Noi e le stanze limitrofe ci incontravamo e ci prestavamo
oggetti, trucchi e vestiti e poi, prontissime, ci dirigevamo al gazebo dove
facevamo festa!... Le serate erano tutte diverse tra loro, facevamo cose
come Ciao Darwin, Monte Copiolo s got talent o serate a tema in
discoteca... ci divertivamo tantissimo!!!
Gli amici: La parte migliore però sono state le amicizie. Io andavo
d’accordo con tutti, eravamo tanti e da tante parti diverse d’Italia, ma
stavamo benissimo insieme. Penso che mi mancheranno tutti, ma almeno ho
la speranza di rivederli il prossimo anno... non li dimenticherò mai, perchè i
ricordi tengono unito ciò che il destino separa
Sofia Fioranelli - classe III A

La partenza: Il 13 agosto 2010 con la mia famiglia abbiamo deciso di


partire per un viaggio verso Sorrento. Il tragitto non è stato tanto
faticoso perchè mio padre è voluto partire a tarda sera, così non ho avrei
avuto problemi ad addormentarmi durante il viaggio. Ci siamo fermati solo
una volta in un autogrill giusto per fare una buona colazione.
L’arrivo: Quando siamo arrivati, un fattorino ci ha subito preso e portato
le valige nella nostra stanza. Mio padre, poi, si è ricordato che in

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quell’hotel c’era già stato con la mamma. Da quella lontana volta era un po’
cambiato, sia nella struttura che nel servizio.
Un giro in città: La città era molto bella anche perché ovunque c’erano
fiori dai mille colori, c’erano eleganti edicole, supermercati... All’ora di
pranzo eravamo andati in un ristorante all’aperto, chiamato Gino Capogiro.
Poi ci siamo diretti in spiaggia per un bel tuffetto. Lì il mare era
bellissimo, c’era un’acqua cristallina, una sabbia di tipo vulcanica , fatta
con delle pietre .
Un caso strano: Durante la vacanza avevamo preso una specie di trenino
che doveva portarci per tutto il paesetto. Alla fine del giro la polizia ha
fermato l’uomo che guidava il treno, perchè era una persona implicata in
affari sporchi.
Fine della vacanza: Ormai la settimana era conclusa ed era ora di
tornare a casa, nella nostra fatidica Ancona. Tranne quel fatto spiacevole,
era stata una bella vacanza e un modo molto bello e significativo di stare
con i miei genitori.
Alessandro Messi - classe III A

Da casa a Garda:Quando mia madre mi disse che andavamo a Movieland,


aspettai con frenesia quel giorno... ed ecco che siamo in macchina verso
Garda.
I biglietti ... uffà!!!: Arrivati, abbiamo dovuto fare i biglietti... Due ore
di fila!!! Mi stavo annoiando, quando vidi davanti a me mia madre con i
biglietti. Evviva!!
La spettacolare entrata
Appena entrati sgranai gli occhi e dissi che era uno spettacolo magnifico.
Ero così felice che volevo provare tutte le giostre.
Il parco divertimento
Era stupendo: gente che rideva, che gridava qua e là ... di tutto!! Le
montagne russe sono state favolose, non avevo mai provato brividi così
profondi e coinvolgenti. E’ stato senz’altro il divertimento, che mi è
piaciuto di più, ma che paura!!!
Medival times... che spettacolo!: Alla fine della giornata siamo andati in
un altro “parco-ristorante” dove ti facevano credere di essere nel
medioevo e mangiavi con le mani e dovevi tifare per il cavaliere del colore
della corona. Una giornata meravigliosa!
Alessio Vinci - classe III A
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Partenza: L’ultima settimana di luglio i miei zii e i miei nonni sono partiti
per le terme e mia madre ha deciso di accompagnare mia sorella da loro.
Siamo partiti tardi verso le sedici di pomeriggio, ma tutto è andato
ottimamente.
Viaggio: Durante il tragitto ci siamo divertiti un mondo per quasi tutto il
viaggio: abbiamo ascoltato la musica e non abbiamo smesso mai di ridere.
Appena abbiamo preso l’uscita di Rapolano, non sapevamo dove andare,
quindi abbiamo chiamato i nonni e ci hanno indicato con precisione la
strada
Arrivo: All’arrivo abbiamo dovuto chiamare di nuovo mio nonno per sapere
dove stava la casa, abbiamo attraversato tutto il paese e poi abbiamo
incontrato il nonno. Ci ha detto di girare a destra e poi sulla sinistra c’era
la casa. Erano quasi le venti e quindi insieme ai miei genitori, per non
disturbare i nonni, abbiamo pensato bene e deciso di mangiare fuori.
Terme: Il primo giorno abbiamo dormito in hotel. Appena svegliati siamo
andati di corsa alle terme e lì ci aspettavano i nonni e gli zii; ma i cugini
ancora erano a casa. L’acqua era caldissima, c’erano cinque vasche: due
interne e tre esterne. Una raggiungeva i 50°, i bagnini ci hanno spiegato
tutto, la più “fresca” era quella centrale che era sempre estremamente
piena per via che le altre erano molto calde. C’era anche una vasca per
l’idromassaggio. Questo è stato il mio primo giorno alle terme, da non
dimenticare.
Fine: L’ultimo giorno siamo andati in altre terme però non ci sono piaciute
molto. C’era una piscina interna collegata con quelle esterne. In mattinata
siamo stati tutti lì, invece nel pomeriggio i nonni e mia sorella sono stati a
casa perchè non si sentivano bene.
Luca Salvucci - classe III A

Si parte: Sono partito da Ancona alle sedici di pomeriggio e ho


proseguito in nave per sedici ore. La mattina sono arrivato a Bar, il porto
principale del Montenegro e dopo aver preso il taxi per la stazione, sono
salito in treno per Berane, la città dove vivono i miei zii e la mia nonna.
L’arrivo: Arrivato a Berane, ho visto una città molto cambiata rispetto
allo scorso anno, palazzi nuovi e maggiore ordine. Giunto a casa di mia

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nonna ho salutato tutti. E’ stata una grande emozione da parte mia e di
tutti i miei parenti.
La campagna: Due giorni dopo l’arrivo sono andato in campagna, dove mia
nonna ha una casa stupenda, in cui mi sono trovato molto bene e proprio lì
ho passato la maggior parte del tempo a giocare con mio cugino Dmitar.
Il ritorno: Quando sono tornato a Berane per gli ultimi giorni prima di
partire, ho preparato le valigie e ho salutato a tutti. Il giorno dopo mi
sono svegliato alle quattro di mattina e sono tornato in Ancona dopo un
altro stressante ed allucinante viaggio.
Riccardo Ioannacci - classe III A

Viaggio in Spagna: Sono partito per la Spagna per vivere delle belle e
indimenticabili vacanze estive. In questa meravigliosa nazione ho visto
numerose città: Cordova, Toledo, Barcellona, Granata.
In vacanza dai miei nonni: A luglio sono andato dai miei nonni a San
Severo per il loro anniversario di matrimonio, festeggiavano le nozze
d’oro. E’ stato molto bello perchè sono stato con i miei nonni.
Centro estivo: A giugno sono stato anche al centro estivo da don Enrico il
nostro parroco, ho fatto molte uscite al parco acquatico, al mare, al
Conero …
Visita di Roberta e Cristina: Ad Agosto sono venuti a trovarmi due amici
di Roma: Roberto e Cristina. Abbiamo trascorso insieme una bella vacanza.
Visita dei miei nonni: A settembre, per la mia cresima, sono venuti a
trovarmi i miei nonni Alfonso e Lucia. Ho trascorso una giornata
indimenticabile.
Alessandro Leone - classe III A

Stati Uniti: Quest’anno negli Stati Uniti sono stato davvero bene.
Soprattutto a New York, dove ho visto tante pubblicità lungo la strada.
Mi ha colpito il posto, molto divertente e pieno di taxi gialli con la
Bandiera a scacchi. E’ stata una bellissima vacanza, il posto era fantastico.
Canada: Anche in Canada si stava tanto bene, ci siamo stati molto di più
rispetto agli Stati Uniti. In qualche posto abbiamo anche visto che nel
1812 è scoppiata una guerra tra gli Stati Uniti e il Canada. É stato
magnifico soprattutto andare in Canoa.

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Marcelli: Da quasi 12 anni vado in vacanza al mare a Marcelli. Come al
solito mi diverto sempre a fare i bagni e andare a prendere il gelato con i
miei amici del mare. Marcelli è un posto fenomenale.
Olanda: Anche l’Olanda è stato un posto bellissimo perchè era pieno di
olandesi comici. Lì ci siamo divertiti più di tutti gli altri posti.
Amsterdam: La capitale Amsterdam è famosissima, c’ero già stato
un’altra volta, ma è stato fantastico vedere la casa di Anna Frank.
Questo è stato il quarto posto che ho visto. Tutti veramente belli e
originali.
Lorenzo Bontempi - classe III A

Partenza: Siamo partiti insieme alla mia famiglia per il Trentino per
andare a trovare i parenti. Per arrivare abbiamo fatto otto ore di
macchina, sono state divertenti perchè stuzzicavo mia sorella.
L’arrivo: Appena giunti a Riva abbiamo dovuto aspettare in macchina per
il traffico. Arrivati in campagna, siamo andati subito a salutare gli zii: che
gioia rivederli!!!
Gita al lago: Il giorno seguente insieme alla mia famiglia siamo andati giù
al lago a fare una passeggiata. Abbiamo visitato la torre nella piazzetta
vicino al mercato. Mentre salivo, avevo le vertigini, arrivati in alto, mi
tenevo forte alla ringhiera perchè avevo paura di cascare, ma con un po’ di
coraggio sono andata a vedere cosa c’era di sotto. Con questo ho superato
la paura che avevo.
La partenza e l’arrivo: Dopo cinque giorni di vacanza in Trentino siamo
andati a Genova a vedere l’acquario e a trovare i cugini di lì. Arrivati a
Genova abbiamo girato tre volte la stessa strada per trovare l’hotel, alla
fine lo abbiamo scovato. Abbiamo posato le valigie e siamo subito andati a
vedere l’acquario. Bellissimo!! Non c’erano occhi sufficienti per vedere
tutto. Ci sono pesci di ogni genere e particolarità. La cosa che più mi è
piaciuta è quella di aver toccato le varie razze, sono viscide e rugose, ma
suscitano una sensazione unica. Dopo nel pomeriggio abbiamo visitato il
museo del mare con Danilo il cugino di papà con la moglie e la figlia, mia
cugina. Visitare il museo all’inizio non mi ispirava, ma proseguendo c’erano
cose più belle.Ero molto contenta di stare in loro compagnia.
Ritorno a casa? No, in campagna: Appena sveglia (ancora a Genova) con
la mia famiglia abbiamo deciso di partire, durante il viaggio abbiamo
deciso di fermarci a Lucca, una città carina piena di chiese e di torri.
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Dopo Lucca dovevamo ritornare a casa, ma non fu così, perchè mio nonno
ci aveva chiesto se andavamo a festeggiare il ferragosto in campagna a
Urbino e noi abbiamo accettato la sua proposta. Mia nonna per pranzo ci
ha fatto il pollo arrosto, che buono!
Il lunedì siamo ripartiti. È stata una vacanza piena di emozioni.
Marta Renzi - classe III A

L’inizio: Come tutte le estati sono andato a giocare sotto casa a pallone.
Mentre stavo divertendomi un mondo, mi sono sentito come una pugnalata
arrivare ai miei polmoni, in quel momento i miei amici si sono spaventati
tutti quindi hanno chiamato i miei genitori
Ambulanza: I miei genitori hanno chiamato l’ambulanza e mi hanno
portato al pronto soccorso e in quel momento ho conosciuto i dottori che
lavoravano in quel reparto.
I miei genitori: Mia madre era salita con me in ambulanza, mio padre era
a Milano per lavoro e i nonni sono venuti subito a trovarmi.
L’uscita e le visite: Io e mia madre siamo usciti dall’ospedale alle tre di
notte. La mattina dopo sono tornato in ospedale per sapere cosa mi era
successo e per conoscere quali medicine dovevo prendere.
Due mesi: I dottori mi hanno raccomandato di rimanere dentro casa e
nello stesso tempo bombardarmi di medicine. Tutto questo è stato
causato dall’alternaria cioè una muffa che c’è da Giugno a Settembre. E’
stata sicuramente un’esperienza negativa, ma mi ha permesso di scoprire
a che cosa sono allergico, quindi è stata la mia salvezza.

Valerio Romagnoli - classe III A

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5.

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Sulla via principale della città
c'era un negozio originale.
Un'insegna luminosa diceva:
DONI di DIO.
Un bambino entrò
e vide un angelo dietro al banco.
Sugli scaffali c'erano grandi
contenitori di tutti i colori.
Cosa si vende? chiese incuriosito.
Ogni ben di Dio!
Vedi, il contenitore giallo
è pieno di sincerità,
quello verde è pieno di speranza,
in quello rosso c'è l'amore,
in quello azzurro la fede,
l'arancione contiene il perdono,
il bianco la pace,
il violetto il sacrificio,
l'indaco la salvezza.
E quanto costa questa merce?
Sono doni di Dio e i doni di Dio non costano niente!
Che bello! Allora dammi: dieci quintali di fede,
una tonnellata di amore, un quintale di speranza,
un barattolo di perdono e tutto il negozio di pace ...
L'angelo si mise a servire il bambino.
In un attimo confezionò un pacchetto
piccolo piccolo, come il suo cuore.
Ma come? Così poco?
Certo, nella bottega di Dio non si vendono
i frutti maturi,
ma i piccoli semi da coltivare.
Vai nel mondo e fai germogliare
i doni che Dio ti ha dato.
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Il Signore ci ha fatto tanti doni. Per vederli basta guardarci intorno: il
mondo, le piante, gli animali...
Questi sono doni che Egli ha dato a tutta l’ umanità, ne ha dati alcuni per
ognuno di noi, come quelli che il bambino vede nel negozio “Doni di Dio”. I
doni più grandi che Egli ci ha fatto sono, però, la vita ed il Suo amore.
Analizzando la mia vita, scopro tantissimi doni che Dio mi ha fatto, come,
ad esempio, la famiglia. Questi doni, come dice l’Angelo, sono gratuiti, non
costano niente appunto perchè sono doni, regali e questo non vuol dire che
siano meno importanti, anzi lo sono di più perchè vengono direttamente da
Dio. Il bambino, chiede tonnellate di doni all’Angelo, ma il pacchetto è
piccolo quanto il cuore del giovane.
“Nella bottega di Dio non si vendono frutti maturi”...
Infatti sono solo piccoli semi da coltivare e che bisogna far fruttificare.
In altro modo questi doni non servirebbero a niente, rimarrebbero solo lì
e basta. Chi li riceve, infatti, prende come un impegno, quello di utilizzarli
per fare del bene al prossimo. Se ognuno coltivasse i propri doni, allora
tutto il mondo sarebbe diverso.
Credo che io debba imparare meglio a interrogarmi su ciò che possiedo e
su come coltivarlo per fare del bene agli altri e devo ringraziare il
Signore per tutto, tutto ma proprio tutto.
Infatti, a volte, siamo intrattabili e scontrosi, chiusi in noi stessi e siamo
egoisti, non ci importa niente degli altri ma, credo che dobbiamo essere
più aperti e, anche se abbiamo tanto, non volere ancore di più, ma
guardare ciò che il Signore ci ha dato e rendergli grazie in ogni momento.

Benedetta Bruni - classe III A

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Nella poesia ‘’Ho tanti doni…’’ ho avuto diversi stimoli di vita ed ho capito
che Dio mi ha dato doni preziosi, come l’amore, la pace, la gioia e
soprattutto la salvezza. I doni di Dio non costano nulla, provengono dalla
generosità senza limiti di Dio, che desidera solo che noi li facciamo
germogliare, crescere, portare a frutto. Per il fatto che non costano
nulla, non vuol dire che sono meno importanti: essi vanno conservati nel
cuore.
Nella bottega di Dio non si vendono frutti maturi, ma semi da far nascere,
crescere, custodire, coltivare, far fruttificare… Nel mio profondo mi
sento risuonare: “Vai nel mondo e fai germogliare i tuoi doni!” Il mondo è
grande, c’è spazio per tutti per portare amore, pace, fratellanza, gioia…
L’invito più forte è quello di andare incontro al fratello che si trova nel
bisogno e tendergli la mano, con senso di accoglienza e benevolenza.
La poesia mi ha richiamato l’esempio della parabola dei talenti: la storia di
un uomo ricco che chiamò a raccolta i sui servi e a ciascuno diede dei
talenti secondo le capacità.
I doni di Dio che nella parabola erano i talenti devono essere fatti
fruttare, infatti chi aveva ricevuto cinque talenti ne aveva ricavato altri
cinque, colui che ne aveva due ne portò altri due, mentre chi ne aveva uno
pensò che sarebbe stato meglio sotterrare il talento.
La parabola mi ha fatto capire che Dio secondo le capacita da dei doni,
questi doni bisogna farli germogliare e non gettarli nel vuoto, come aveva
fatto il servo fannullone .
Alessandro Leone - classe III A

Questa poesia è molto bella, è ricca di significato. La parte più bella è


quando l’angelo impacchetta il regalo, il bambino ci rimane quasi male,
perchè aveva chiesto tanta merce, ma gli consegna un pacchetto piccolo
piccolo perchè i doni di Dio non sono gia belli e pronti, ma solo semini da
coltivare nel cuore.
I doni di Dio anche se non costano nulla, sono molto importanti, i più belli
che Dio possa farci. La parte dei colori dei doni è stata la parte più carina
perchè ogni dono ha un colore... Secondo me il cuore di ogni uomo

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dovrebbe sprigionare, emanare, essere di ogni colore citato nella poesia: il
verde, giallo, azzurro, bianco, violetto ed indaco.
Secondo me il mio cuore potrebbe contenere l’arancione, il rosso,
l’azzurro e un pizzico di violetto.
Se esistesse davvero quel negozio farei il pieno di bianco, d’indaco, di
giallo e di verde.
Alessio Vinci - classe III A

Ora che ci penso, Dio mi ha fatto veramente tanti doni! Il primo, che
magari può essere scontato, è proprio la vita. Da questo regalo spontaneo
poi il Suo bene si ramifica in ogni cosa. Ad esempio, oggi a scuola i
professori ci parlavano di libertà. Non è forse un dono? Addirittura
nell’ottocento in Italia i patrioti si suicidavano per questa mancanza.
Questa non è che una minima citazione. Possiamo anche ricordare la
libertà di parlare, di pubblicare le proprie idee , ma anche di pensare e di
credere. Per questo dovremmo ringraziare Dio molto spesso, ma talvolta
non ci si pensa. Chiaramente ogni cosa che ci da Lui, non ha un costo in
soldi, ma in convinzione e in fede da parte nostra. Dopotutto noi viviamo
per crescere, e non solo in età: tutti gli spunti che ci suggerisce il Vangelo
dobbiamo farli maturare dentro di noi. Ogni giorno, ogni ora che passa è
per imparare, per colmare il nostro desiderio di felicità che è alla base
della nostra vita. Qualche volta, quando gioco, ascolto la musica, o studio,
mi accorgo che queste cose non possono rendermi davvero felice se non
penso:- Dio mi ha regalato un corpo sano! Posso giocare a calcio! Mi ha
dotato di una mente, posso studiare e quindi crescere! Ogni istante della
vita è concepito affinché ci si possa rendere conto che solo ed
unicamente grazie a qualcosa che non possiamo spiegare con la ragione, noi
siamo felici. Anche questa felicità è un dono.

Francesco Tansella - classe III A

Come sappiamo Dio ha dato ad ognuno dei doni... C’è chi ne ha alcuni e c’è
chi ne ha altri ed io penso che non per questo noi dobbiamo essere gelosi

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di altre persone, solo per il semplice motivo che non abbiamo le loro
stesse doti. Magari,anzi sicuramente, noi ne abbiamo altri. A me Dio ha
dato il dono di essere una ragazza a posto, carina e brava nello sport, ad
esempio lo sci, ne sono fiera e molto contenta, non mi lamento che gli altri
sono meglio di me o più belli!! Infatti rifletto e penso: ”IO HO ALTRE
DOTI”. Una cosa che mi dispiace molto e di cui vorrei aver avuto il dono,
da parte di Dio, di andare bene a scuola e, ad esempio, leggere una pagina
di storia e capirla... ma purtroppo non ci riesco. Riguardo a questo ho
parlato con i mie genitori che mi hanno aiutato molto perchè mi hanno
fatto capire che anche se non ero bravissima a scuola, ero brava nello
sport, però loro mi ripetono sempre che l’importante è che mi impegni a
scuola e che prenda un sette meritato e frutto d’impegno. Devo
ringraziare molto i miei genitori per avermi fatto capire che Dio mi ha
dato altre cose, perchè così ho riconquistato un po’ di più di fiducia in me
stessa, mentre prima soffrivo un po’ perchè non ero molto sicura.
Comunque i doni di Dio per fortuna non costano nulla, intendo: non
dobbiamo fare nulla per meritarli e non dobbiamo pagarli, ma essi sono
dentro noi, fin dalla nascita Dio ha deciso per ognuno quali doni ci poteva
dare... Una cosa è certa che a nessuno ha dato tutto, ognuno ha doni
diversi... Devo ammettere che ne sono contenta. Il dono più bello che ho
ricevuto è stato avere una famiglia stupenda che mi vuole bene e che ogni
mattina si sveglia pensando a me, accertandosi che sto bene, questa cosa
mi fa molto piacere perchè come sappiamo ci sono genitori che lasciano i
propri figli dai nonni il sabato e la domenica per uscire e divertirsi...
Mentre io e i miei tutti fine settimana facciamo cose insieme per stare
uniti e non perdere il rapporto che abbiamo acquistato durante questi
anni.
Giorgia Vignoni - classe III A

Analizzo attentamente la mia vita e scopro che Dio mi ha dato tanti doni.
Il più grande è sicuramente quello di avere una mamma ed un papà
fantastici che mi vogliono tanto bene. Un altro dono di Dio è stata la mia
scuola nelle medie delle Pie Venerini. Le suore e gli insegnanti mi hanno
aiutato a maturare e adesso mi sento un ragazzo migliore.
Lo scorso 23 maggio 2010 Dio mi ha dato un dono meraviglioso con il
Sacramento della Cresima: lo Spirito Santo. Quando l’Arcivescovo mi ha

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unto con il Crisma e ha invocato su di me lo Spirito ho provato una forte
emozione e mi sono sentito invadere dall’amore di Dio. Dio mette dentro
di noi i semi della sincerità, della speranza, dell’amore, della fede, del
perdono, della pace, del sacrificio e della salvezza. Questi semi non
costano nulla e noi dobbiamo averne molta cura per farli germogliare.
“Nella bottega di Dio non si vendono i frutti maturi” vuol dire che noi
dobbiamo far crescere i semi con il colore dell’amore affinché possano
diventare frutti.
Amici, teniamoci per mano, scaldiamo i semi che Dio ha messo nel nostro
cuore, facciamo fiorire l’amore, perdoniamo chi ci ha offeso, speriamo che
nel mondo ci sia la pace, pensiamo alla salvezza del nostro pianeta,
facciamo qualche sacrificio per aiutare chi ha bisogno. Allora vedremo
germogliare i semi che diventeranno frutti maturi, succosi con i quali noi
potremo nutrirci.
Lorenzo Bontempi - classe III A

Questa bellissima poesia mi ha fatto riflettere sulla bontà divina, perchè


il Signore senza ricevere nulla in cambio, ci dona i regali più belli che un
uomo possa sostenere cioè la fede, la speranza, la pace, il perdono e
l’amore. Solo a pensarci mi si riempie il cuore di riconoscenza e, allo
stesso tempo, di tristezza perchè tante volte mi incattivisco e non uso
questi regali per molto tempo e pian piano si riempiono di polvere così che
dopo è più difficile rispolverarli e continuare a usarli in modo bello e
creativo. Anche se è difficile utilizzarli in modo continuo, l’importante per
me è di rimediare in fretta con uno spolverino in mano, pronta a ripulire e
lucidare i grandi doni del Signore che concede ad ogni uomo.
La poesia è davvero bella perchè alla fine fa capire che sarebbe troppo
facile comprare subito dei frutti maturi, invece dobbiamo guadagnarceli
partendo da un piccolo semino che, si spera, ben presto diventerà un bel
fiore lindo e profumato; infatti la vera missione di questa vita è di far
germogliare questo fiore speciale e se questo non riesce la tua vita
diventerà buia e uggiosa senza meta e senza significato.
Comunque la situazione non è tanto grave, ho tanto tempo davanti a me,
un’intera vita, l’importante è saper cogliere l’attimo per far fruttare ogni
momento della mia vita al meglio.

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Per il momento mi servirebbe tanta pazienza per superare le difficoltà
tipiche della mia età, ma non c’è problema perchè “chiedete e vi sarà
dato“.
Maddalena D’Amico - classe III A

Dio con me è stato molto generoso. Mi ha regalato moltissimi doni, che


sono l’avere una famiglia che mi vuole bene, avere avuto l’opportunità di
aver fatto una bellissima esperienza in Giordania, avere la possibilità di
vivere bene, insomma tanti doni. In questi miei primi 13 anni di vita sto
cercando di far germogliare i doni che Dio mi ha dato, ma è molto difficile
perchè ogni volta ci sono scelte più o meno difficili da compiere.
Una domanda che sento spesso è: “Come mai i doni di Dio non costano
nulla?” Secondo me, la risposta è che i doni di Dio vengono dati a noi
secondo come ci comportiamo. Non per questo i doni di Dio non valgono
niente, anzi, sono molto importanti. Dio ce li da gratis, non paghiamo nulla
per avere, per esempio, una bella famiglia e soprattutto la salute che
purtroppo non molte persone hanno! I doni di Dio non sono assolutamente
da usa e getta, ma dobbiamo farli germogliare ogni volta e infine
diventeranno una bellissima pianta.
Secondo me la frase che dice: “nella bottega di Dio non si vendono frutti
maturi” significa che ogni cosa che Dio ci da nella vita, noi la dobbiamo far
germogliare. Dio non ci dà il lavoro già svolto, lui ci da una grossa spinta in
avanti e poi sta a noi continuare nel verso giusto!
Tutte queste guerre nel mondo adesso sicuramente non aiutano! Tutte le
persone che stanno morendo per cercare di conservare la pace nel mondo.
Per esempio, i soldati italiani in missione in Iraq e Afghanistan, molti di
loro vanno e non tornano perchè magari i Talebani si fanno esplodere e
purtroppo coinvolgono anche i soldati italiani. Questi sono soltanto esempi
ma sfortunatamente succedono veramente!

Alessandro Raffaele - classe III A

Il più importante dono che abbiamo è la vita, va vissuta in un modo


responsabile e anche con felicità e gioia.

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I doni di Dio non costano niente perchè sono doni per il nostro bene, lui
vuole che noi siamo sinceri, fedeli e leali, quindi ci regala i beni per noi! Mi
ha molto colpito quando il bambino entra in una stanza e vede gli scaffali
con tutti i colori: il contenitore giallo è pieno di sincerità, quello verde di
speranza, quello rosso di amore, quello azzurro di fede.
Penso che quando questo bambino vede tutti questi colori con il dono
prezioso dentro, sia rimasto entusiasta. Infatti, nella bottega di Dio non
si vendono frutti maturi, ma semi da coltivare, perchè si parte dalle cose
più piccole, così almeno i piccoli semi, poi, con i doni di Dio germoglieranno,
renderanno bella la nostra vita!

Angelica Petrolini - classe III A

Leggendo questa poesia mi sono resa conto dell’importanza dei doni che
Dio mi ha dato. Nella mia vita infatti non metto completamente in atto
tutti i miei doni, ovvero non sfrutto completamente i miei pregi.
Ad esempio a scuola io non do il meglio di me stessa, ma mi accontento
della media del sette; oppure potrei dedicarmi di più agli altri e avere più
pazienza con le persone che hanno un carattere diverso dal mio. Ho capito
che tutti questi piccoli semi che Dio mi ha dato devono essere coltivati
con amore per farli maturare e per poi dare frutti maturi anche ad altri,
perchè se io sono la prima a fare del bene, anche gli altri prima o poi lo
faranno. Tutti noi abbiamo dei doni solo che non tutti sappiamo farli
germogliare. I doni che Dio ci ha dato non costano niente perchè Dio ce li
ha dati “gratis” ed è anche per questo che se non li usiamo, sprechiamo
una grossa occasione e sarebbe un peccato. Io personalmente penso che i
doni di Dio non siano usa e getta ma da tenerli per sempre.. da coltivare
pian piano per poi sfruttarli al meglio, questo dovrebbe essere uno dei
nostri scopi principali. Il regalo più grande che Dio ci ha fatto è proprio la
vita, con i suoi lati positivi e negativi, ma è comunque la cosa più bella che
ci sia. Vorrei anch’io andare in un negozio in cui portare altre persone in
modo da far vedere e capire quanto amore Dio ci ha messo nel creare
l’uomo. Vorrei comprare soprattutto tanto amore, pazienza e soprattutto
tanta PACE.
Camilla Ippoliti - classe III A

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Nel testo ‘’ Ho tanti doni ‘’ ho imparato molte cose, come il ragazzo che
era nel negozio e aveva visto i barattolini dei doni del Signore, lui voleva il
dono della fede, della sincerità, dell’amore e l’angelo gliene fece
prenderne quante ne voleva.
Il ragazzo gli chiese il costo dei doni e l’angelo gli disse che non costavano
niente. L’angelo gli diede un pacchettino con tutti i doni dentro e il bimbo
gli disse che era molto piccolo per tutto quello che aveva chiesto e
l’angelo gli rispose che in quel negozio si vendevano solo semi. Era
necessario andare in giro per il mondo e farli germogliare.
La morale è che Dio da dei doni molto preziosi, che però dobbiamo farli
germogliare.
Geri Prence - classe III A

Era l’8 settembre, stavo partendo per andare a Cingoli, in un convento


dove io e la mia squadra abbiamo fatto una settimana di allenamenti.
Non vedevo l’ora di arrivare, ho pensato che mi sarei divertito moltissimo.
I primi giorni sono stati così, dopo un duro allenamento una bella dose di
divertimento meritato. Il terzo giorno, mentre mi dirigevo nella mia
stanza, un frate mi ha fermato e mi ha chiesto se “Avevo fatto
germogliare in me i doni che Dio mi ha dato...” Inizialmente, non avevo
capito e per questo ho fatto un cenno con la testa per dire sì.
Durante l’allenamento, non sono riuscito a fare molti canestri perchè ero
troppo concentrato a pensare a quelle frasi, le ripetevo dentro di me ogni
secondo e cercavo di attribuire ad esse un significato, ma ad ogni
tentativo mi accorgevo che non era quello giusto. Non riuscivo a
togliermele dalla testa... La settimana era trascorsa e la messa della
domenica stava per iniziare. Appena il parroco salì sull’altare, lo riconobbi,
era il frate che mi aveva chiesto se “Avevo fatto germogliare i doni che
Dio mi ha donato”. In quel momento la messa iniziò. Al momento della
predica, il parroco si avvicina a me e mi riformula la domanda e questa
volta, non più colto di sorpresa, ho chiaramente chiesto che non avevo
capito il senso di quella frase.
Così il sacerdote incomincia a spiegare e dalle sue parole ho capito che:
Dio ci ha fatto dei doni, come l’amore, la fede, la speranza, il perdono, il
sacrificio, la sincerità, la pace e la salvezza. Questi sono tutti dentro di
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noi e quindi dobbiamo sfruttarli al meglio, in poche parole coltivarli e farli
diventare “frutti maturi”. Queste parole mi hanno aperto gli occhi, infatti
ho deciso che farò del mio meglio per andare nel mondo e… FAR
GERMOGLIARE I DONI CHE DIO MI HA DATO...

Joshua Epstein - classe III A

Dio mi ha dato soprattutto il dono di saper perdonare anche se, a volte, io


non perdono a chiunque e anche quello dell’amicizia. I doni di Dio non
costano nulla perchè è un regalo che lui ci fa e grazie a quelli riusciamo a
vivere meglio. Per il fatto che sono doni, non sono meno importanti anzi
sono importantissimi senza quelli una persona è come una macchina senza
motore; non sono nemmeno usa e getta perchè con questi doni ci nasciamo,
cresciamo e loro germogliano, quando invece moriamo sono il nostro lascia
passare per il Cielo. I doni sono cose importantissime infatti il racconto
dice che nella bottega di Dio non si vendono frutto maturi, ma solo piccoli
semi che nel nostro cuore germogliano con il passare del tempo, però è
necessario impegnarsi e vivere la vita con responsabilità e non con
superficialità.

Luca Salvucci - classe III A

Dio mi ha regalato tanti doni, ma questi non sono maturi, solamente la mia
volontà deve farli germogliare, crescere e diventare frutti. Ogni giorno è
buono per coltivare i semi che il Signore ci ha donato. Noi dobbiamo farli
crescere in ogni parte del mondo per donare sincerità, speranza, amore,
fede, perdono, sacrificio e salvezza. Dio mi ha dato tanti doni preziosi,
non devo sciuparli. Tutti questi doni non sono facili da scoprire al
momento, ma col passare dei giorni, mesi e anni mi potrò rendere conto.
Ho anche scoperto che i doni di Dio non costano nulla perchè vengono dal
cuore di Dio e poi vanno a finire nel cuore di tutti noi. Non sono meno
importanti perché non si devono pagare con i soldi, ma sono molto più
importanti perchè vengono dal cuore grande di Dio, che ci ama di amore
senza confini. Nella bottega di Dio non si vendono frutti maturi significa
che Dio ci da i semi, che sono già un primo passo verso la meta che sono i
frutti. Prima bisogna coltivarli, farli germogliare e fruttificare. Io vorrei
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che la mia vita faccia fruttificare tutti i semi che mi da ogni giorno il
Signore. Io appena nata sono un minuscolo essere, crescendo, divento più
responsabile ed impegnata. Quando sarò grande potrò andare a portare i
doni che il Signore mi ha dato. Il Signore ci offre i suoi doni non per farci
restare nanetti, ma per diventare grandi e maturi, per capire quello che
facciamo e farci portatori di sincerità, speranza, amore, gioia, altruismo...
Ognuno deve far germogliare i propri doni e irradiarli nel mondo. Io vorrei
coltivare i semi nelle parti del mondo più povere e nella mia famiglia

Maria Evelyn Elea Zeiler - classe III A

A me Dio ha donato tanti doni, ma io non li ho sfruttati sempre per il


meglio. Tutti questi doni me li ha donati quando ero piccola, non li ho
pagati e non sono usa e getta, ma sono da usare sempre nella propria vita
e verso le persone che ti stanno attorno. I doni che io uso di più è l’amore
e la speranza per la mia famiglia. Quando qualcuno mi da fastidio e mi
ferisce il cuore non sempre riesco a perdonarlo e a volte lo tratto male.
Questo non piace a colui che mi insegna il perdono. Il dono del sacrificio
mi spaventa, non rinunciare a nulla. Invece devo imparare che nella vita i
sacrifici sono molto importanti.
Quando Dio mi ha regalato questi doni erano come frutti acerbi, ma nel
tempo li devo far diventare frutti dolci e saporosi. Nel futuro cercherò di
usare meglio i doni che Dio mi ha dato.

Marta Renzi - classe III A

Dio mi ha donato tante cose che non sono materiali ma sono, anche se
astratte, importanti per la mia vita e per chi vive intorno a me. Questi
doni: l’amore, la speranza, la fede, la pace, la sincerità e via discorrendo...
non hanno un costo, ma sono molto più preziosi dei doni materiali perchè
sono le fondamenta del carattere di una persona.
I doni di Dio non sono frutti maturi, ma li dobbiamo coltivare, dobbiamo
farli crescere insieme a noi perchè il loro valore dipende da come li
facciamo germogliare. Sono credente, Dio mi ha dato tanta fede e in
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alcuni momenti di difficoltà, solo quella riesce a ritirarmi su il morale. Un
altro dono che Dio mi ha dato è quello della sincerità specialmente con i
miei genitori perchè non riesco a dire bugie a quelle persone a cui voglio
bene. Io sono molto grato a Dio per ciò che mi ha dato e se io sono in vita,
devo il merito a lui
Riccardo Ioannacci - classe III A

Il primo e più importante dono è la vita, per questo motivo la vita non va
“sprecata” in cose sciocche e futili, ma va vissuta con gioia, entusiasmo e
sincerità, cercando di avere sempre speranze e di trasmettere sentimenti
positivi agli altri. Quando poi si ha la fortuna di ricevere in dono anche
una bella famiglia e la salute, il nostro compito dovrebbe essere ancora di
più quello di aiutare gli altri nelle difficoltà, di condurli attraverso un
cammino di fede fino alla luce di Dio, che come buon Pastore accoglie tutti
coloro che cercano la speranza in Lui e che in Lui la trovano. Noi siamo
ancora dei ragazzi e nel nostro cuore abbiamo ancora dei piccoli
“germogli”, dei piccoli sentimenti. Dovremmo giorno per giorno adoprarci
affinché questi germogli non si secchino perchè non curati per colpa di
cattivi esempi, ma ogni giorno possano crescere “innaffiati” dall’amore,
dalla speranza e dalla fede.
Seiana Daloisia Priante - classe III A

I doni che Dio mi ha donato sono la gentilezza e la bontà e non lo


ringrazierò mai abbastanza per queste grandi qualità che per una persona
sono super importanti. I regali di Dio hanno un valore talmente prezioso
che neanche lo sceicco più ricco del mondo se lo può permettere. I doni di
Dio stanno solo nel cuore ed una persona ha il dovere di farli crescere
finché possano migliorare anche la persona più antipatica del mondo. Per
questo i doni di Dio non sono usa e getta.

Silvia Marcelletti - classe III A

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Dio mi ha regalato molti doni importanti per saper vivere insieme agli
altri, tra cui l’amore, l’intelligenza, il senso della pace, ma anche quello del
perdono. Io in questi miei dodici anni di vita, ho cercato di farli
germogliare, però in alcuni episodi non ci sono riuscito, perchè delle volte
ho litigato con dei miei amici di scuola. I doni di Dio non costano niente
perché, secondo me, lui è molto contento se noi riuscissimo a propagarli in
tutto il mondo. In Iraq lottano contro gli Americani che stanno cercando
di portare pace e stanno continuando a fare attentati e ad uccidere
persone innocenti. I doni di Dio sono sempre importanti per tutti noi, però
non ce ne accorgiamo; per me sono alla base della nostra convivenza nel
mondo. I doni di Dio non sono usa e getta, ma sono da conservare per
sempre dentro il nostro cuore. Dei suoi doni non bisogna tenere i semi, ma
bisogna farli germogliare, facendoli diventare delle grosse piante. Nella
bottega di Dio non si vendono frutti maturi, ma egli ci regala i semi che
noi, con l’impegno, li dobbiamo far germogliare ed espanderli nel mondo.

Simone Gambini - classe III A

La vita di noi uomini è diventata ormai veloce e frenetica e noi non


abbiamo più neanche il tempo di fermarci, pensare, ringraziare Dio di
averci fatti vivere sani e senza problemi… Grazie a questa poesia ho
invece avuto modo di riflettere, ho potuto accorgermi davvero dei doni
che ho ricevuto non sto parlando di doni materiali, ma spirituali. Anche se
sono una persona insignificante per questa società, mi rendo conto che a
modo mio sono un po’ speciale, come ognuno di noi d’ altronde… Ho molti,
tantissimi difetti, ma anche dei pregi, pochi ma buoni. A volte anche se
sono di pessimo umore, cerco sempre il modo di far sorridere gli altri
perché penso che se stanno bene i miei amici, sto meglio anche io. Voglio
bene a tutti, non riesco a odiare nessuno e non ne ho neanche il motivo e
non serve a niente, il male porta solo ad altro male e penso che solo con il
perdono si riesca a vivere bene con gli altri. Non sono litigiosa, mi piace la
compagnia, ridere e parlare. Secondo me la fratellanza e l’amore tra
uomini è l’unica cosa che può tenerci uniti e mantenere la pace. Gli uomini
per stare in pace devono essere uniti.
Sofia Fioranelli - classe III A
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Secondo me i doni che mi sono stati regalati da Dio sono il sacrificio e
l’amore. Quello più importante tra questi è il sacrificio perchè sacrificarsi
per le persone, che ti stanno più a cuore, mi porta soddisfazione. I doni di
Dio non costano nulla perchè bisogna coltivarli. Dio non da frutti maturi
agli uomini perchè vuole e chiede l’impegno personale per farli crescere e
sviluppare. Perciò Dio li da a persone che hanno più talenti, quindi li sanno
coltivare bene. Il nome del titolo sta a dire che Dio regala i doni a
persone con molto talento.

Valerio Romagnoli - classe III

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6.

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Quando rimasi incinta del
mio terzo figlio, vivevo
assieme a Carlo un
periodo spiritualmente
stupendo. Era diverso
tempo che ci eravamo
abbandonati all'opera
creatrice di Dio nella
nostra vita matrimoniale,
e non prendevamo nessun
tipo di precauzione.
Covavo dentro di me una
sorta di gestazione ideale… Quel giorno di Natale ebbi la percezione che qualcosa
di stupendo per la mia vita iniziasse a prendere forma. Eravamo così felici...
Insomma, una vera festa... Era quella sorta di abbandono filiale nei confronti di
un Padre che aveva provveduto in ogni momento, al nostro matrimonio a
renderci tranquilli era la cieca sicurezza, la completa fiducia in questo Padre che
avrebbe agito meglio di noi… A chiunque tentava di terrorizzarci, costringendoci
a prevedere il futuro economico dei nostri figli, rispondevamo: "Dio provvede".
Tutte le mamme si avvicinano all’ecografia con un po' di apprensione. Quel
giorno vennero anche Carlo e Priscilla.. . La dottoressa della Asl fece entrare
prima me soltanto, con gran disappunto di tutti noi. Quando il suo esame
raggiunse la mezz'ora, cominciai ad entrare in ansia. E poi...
appena entrarono Carlo e Priscilla, esordì: "C'è qualche problema". Io sentii una
morsa allo stomaco e, mentalmente, rividi tutto l'esame. La testa sembrava delle
dimensioni giuste, aveva due mani, due piedi... cosa poteva essere che non
andava? La dottoressa iniziò a spiegare, cercando di descrivere ciò che vedeva: il
bambino aveva una vescica enorme, ureteri dilatati, reni dilatati, non c'era più
traccia di liquido amniotico… C'era qualche malformazione di tipo urinario... Ci
consigliò di andare in un centro di secondo livello, per una diagnosi più precisa.
Dolore, sgomento, terrore. Perchè? Che cos’ha? Si può risolvere?...
Arrivò quel mattino. Andammo io e Carlo, accompagnati spiritualmente dalle
numerose preghiere della nostra comunità di fede. Viviana, una giovane sorella
di comunità, laureanda in pediatria proprio nel presidio in cui avrei fatto quegli
accertamenti, sarebbe venuta a dare un'occhiata. Quando arrivò, mi buttai
singhiozzando tra le sue braccia. Avevano confermato tutto. "Signora, le
consiglierei di abortire,... Il medico parlava, ma quello che diceva, per me, non
aveva senso. Aborto... il mio bambino è vivo e non sa di essere un condannato a
morte. Il mio bambino è vivo! E' vivo, respira. Il mio bambino non ha bisogno di
una mamma che lo faccia smettere di vivere. Io voglio che il mio bambino muoia
dentro di me, nel posto migliore dove morire, non in una sala operatoria…
Carlo, ti prego, andiamo a casa". Abbiamo pianto, pregato molto… Lo porto
avanti, a costo di morire con lui.

Al 23mo giorno (ero ormai arrivata alla fine del 6° mese) richiamai il professore.
Lui si stupì enormemente, di sapermi ancora in quello stato. Pensava fosse tutto
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finito. Mi chiese di andare il giorno dopo, voleva capire cosa fosse mai successo.
Andammo, pieni di curiosità e speranza. Non troppa, a dire il vero…
Come d’abitudine, facemmo le lodi in macchina. La lettura del giorno era
estratta dal “libro di Giuditta”… Giuditta, proprio il nome che avremmo dato al
bambino se fosse stata una femmina: ci sembrò come un segno. Lessi la lettura
ad alta voce, mentre Carlo era alla guida: “Ricordatevi che i vostri padri furono messi
alla prova per vedere se davvero temevano il loro Dio. Ricordate come fu tentato il nostro
padre Abramo e come proprio attraverso la prova di molte tribolazioni egli divenne l’amico
di Dio. Così pure Isacco, così Giacobbe, così Mosè e tutti quelli che piacquero a Dio furono
provati con molte tribolazioni e si mantennero fedeli”. Ammutolimmo, stupiti…
parlava a noi il Signore? Quella Parola sarebbe diventata carne nella nostra vita?
Arrivammo al “Gemelli”. All’ingresso c’era sempre quel quadro meraviglioso di
Breccia, che ha come titolo “Resurrexit”… Ebbi un brivido. Ci dirigemmo al
reparto Day Hospital e salutammo il professore. Mi fece stendere e iniziò a farmi
l'ecografia. Io e Carlo eravamo abituati a vedere immagini molto scure, a causa
del liquido presente nell’addome del bambino. Erano immagini tristi e le
avevamo purtroppo già memorizzate. Stavolta vedevamo immagini chiare, simili
alle ecografie delle altre figlie. Si vedeva l'addome, si distinguevano le parti scure
corrispondenti alla vescica… reni… stomaco… cuore... Ci siamo guardati, in
silenzio Ma quando il professore, spalancando gli occhi, ha detto: "E che è
successo qua? Da dove viene tutto 'sto liquido amniotico?", siamo scattati come
molle. "Professore, che succede?". "Non lo so, è quello che sto cercando di
capire…” il professore continuava a guardare lo schermo e ad esplorare con
un'aria felice e sbalordita, sussurrando: "Dio, quanto sei grande! Quanto sei
grande, mio Dio...". Cominciò a chiamare le infermiere, i colleghi, gli studenti...
"Ti ricordi della signora? Ricordi in che condizioni era questo bambino? Guarda,
guarda ora!"... Tutti sgranavano gli occhi, tutti coloro che erano stati presenti al
drenaggio, all'intervento precedente esclamavano… “Che cosa meravigliosa”.
Poi all’improvviso: "E' un maschio." "Giona. Si chiamerà Giona. Come il profeta
salvato dalle acque". E' la sua storia di fede... La sua storia di vita. Ho rafforzato
la mia convinzione che Dio solo è l'Autore della Vita e che i figli si fanno in tre.
Il 25 agosto del 2004, Giona ha compiuto un anno; in novembre ha iniziato a
camminare da solo ed è diventato un folletto vivacissimo e affettuoso.
Attualmente è un bambino perfettamente in linea con i suoi coetanei. Ha uno
sviluppo neuropsicomotorio nella norma. Soprattutto è un bambino felice,
sereno, riflessivo, pieno di gioia di vivere. Ed è anche bellissimo! Questo è il
premio per ciò che in passato abbiamo affrontato insieme. Vogliamo ringraziare
con tutto il cuore le persone che hanno avuto un ruolo fondamentale nella vita di
Giona e di tutti noi. I medici e gli infermieri che abbiamo in seguito scelto come
collaboratori, per il grande valore umano, professionale, e spirituale nell'animo di
ognuno di loro... Tutte queste persone hanno fatto, e fanno tuttora, parte del
nostro mondo e del nostro vissuto familiare. Sono persone delle quali si parla in
casa, che vediamo spesso durante i controlli frequenti che Giona fa. E' grazie a
loro che, quando vado in ospedale, mi sento come se tornassi a casa...
Breve sintesi dalla testimonianza scritta da
Sabrina Pietrangeli Paluzzi
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La testimonianza, che ci ha letto Suor Maria in classe, mi ha davvero colpito e
mi è proprio “entrata dentro”. Ho potuto sentire la forza di questa donna che con
un brivido mi ha scosso e mi ha toccato il cuore; mi sono dedicata
completamente a questo ascolto, cercando di immedesimarmi in Sabrina (la
mamma). Mi sono sentita piccola e forte allo stesso tempo e ho capito quanto
grande e buono sia Dio. Mi è rimasto molto impresso quel momento in cui
Sabrina afferma che il posto migliore in cui il bambino possa morire sia il suo
grembo; oppure quando dice alla figlia che la creatura che porta in pancia “è di
Dio”. Ho capito il bene immenso e intenso che vuole una mamma al proprio
figlio, anche quando esso è solo nel suo grembo e non è ancora nato. Questa
grande donna ha difeso con tutto il cuore le sue idee, andando addirittura contro
i pareri dei medici o dei familiari che le consigliavano di abortire. Da questo
racconto ho capito quanto io sia fortunata; “soffrire serve perchè la verità non si
cristallizzi in dottrina”. È la risposta che ho trovato alla mia domanda: “perchè
Dio permette che soffriamo?”. La parte che mi ha più colpito è stata quella in cui la
madre dice di aver visto la figlia pregare con le guance rigate di lacrime, il rosario
in mano e le dice: “Mamma è vero che Gesù ascolta le preghiere dei bambini?...”
In questo pezzo del racconto ho sentito le lacrime pungermi gli occhi per la
bellezza che esso conteneva, mentre in altri pezzi gli occhi erano lucidi per la
tristezza.
Poi, alla fine, quando tutto sembrava rovinato, si compie il miracolo e il bambino
rinizia a vivere. È stata una testimonianza stupenda e piena di emozioni.

Sara Piersigilli - classe II A

Questo racconto è stato molto particolare; è stata la prima volta che ho sentito e
capito un testo così pieno di emozioni, speranze, insegnamenti e molti spunti di
riflessione. Questo brano mi ha fatto riflettere che non bisogna disperarsi e
mollare, quando le difficoltà ti vengono incontro; bisogna avere solo speranza e
fede nelle conseguenze. Questo brano suscita molti sentimenti perché ci sono
decisioni importanti da prendere: speranze, delusioni, preoccupazioni e molto
altro, che mi hanno aiutato a capire quanto sia importante essere fiduciosi e non
scoraggiarsi mai in momenti difficili, perchè può capitare che poi tutto vada a
finire bene. Le parti che mi hanno colpito di più sono quando la mamma ha fede
nella sopravvivenza del figlio, mostrandosi molto forte e saggia. Mi è dispiaciuta
la parte in cui la famiglia suggerisce alla donna di lasciar perdere, di non
preoccuparsi più del bambino e di ascoltare il dottore che la invita ad abortire,
dal momento che le sue condizioni sono molto gravi.
Mi sono molto emozionata quando tutto è finito per il meglio: il bambino nasce
sano. La madre orgogliosa di aver affrontato e superato poi nel migliore dei modi

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tutti quei problemi: le sofferenze, le preoccupazioni, e gli scoraggiamenti causati
dalla famiglia.
Mentre leggevamo il brano, ero curiosa di come sarebbe andato a finire; pensavo
che il bambino non ce l’avrebbe fatta, ma alla fine tutto si è risolto con la fede e la
speranza. Mi è servito leggere questa storia reale, perchè ha avuto momenti
molto significativi e ha avuto molti stimoli di vita; spero di continuare a leggere
testi simili, così scoprirò sempre più a fondo “i segreti della vita”. Per adesso
continuo ad imparare altro, ciò che riguarda la mia vita di adolescente e ho
capito una cosa molto bella: non si finisce mai di imparare, anche se si è adulti.

Federica Giovagnoni - classe II A

Questa storia vera parla di una madre incinta che, purtroppo, scopre che suo
figlio è in pericolo per la mancanza di liquido amniotico. La donna incomincia a
pregare, ma il bambino sta sempre peggio; prova con un intervento, ma non
cambia niente. Un giorno, durante l’ecografia, si vede con sorpresa che il
bambino è immerso di nuovo nel liquido amniotico. Il dottore al parto poi dice:
“E’ nato con la camicia!”. Questa storia è bellissima perchè esprime tutti i
sentimenti di una madre verso il proprio figlio, è anche commovente perchè si
sente tantissimo amore nelle parole della donna che rimane straordinariamente
ottimista e forte anche di fronte alla possibilità della morte del figlio e di se stessa.
Pur cercando, in tutti i modi di far vivere il bambino, i risultati all’inizio erano
sempre negativi e sembrava che non ci fossero davvero speranze. Anche la madre
della donna diceva di abortire, ma la donna continuava ad insistere, dicendo che
se il bambino doveva morire, il suo grembo era il posto più sicuro per lui. La
donna era così speranzosa in Dio che pregava il rosario. Persino la figlia
maggiore, di sette anni, ha pregato con lei, perchè Dio ascolta prima le richieste
dei bambini. Non perse la fede neanche un secondo perchè sapeva che Dio non
l’avrebbe abbandonata. Ogni giorno il Signore le era vicino. Adesso il bambino
cresce sano e la famiglia è felice.

Pietro Domenico Martorano - classe II A

Questa testimonianza di vita mi ha colpito come mai nessun’altra aveva mai


fatto prima. Sentivo ogni giorno ripetere la parola fede, bisogna avere fede...
Ma come si fa ad avere fede? Questa storia vera mi ha dato la risposta e nel
miglior modo possibile. All' inizio di questo brano pensavo: ci sarà un po’ da
annoiarsi, uffà... Dopo cinque minuti non riuscivo a smettere di pensare a come
sarebbe andata a finire, a cosa sarebbe successo..
Fatto sta che questa mamma non era come le altre: non era impaurita
dall’eventualità che, da un momento all’altro, il bambino che aveva in grembo
potesse lasciare la sua vita lì e innalzarsi nel regno dei cieli. No, era solamente
rattristata enormemente, poiché il suo bambino aveva scarse possibilità di
nascere.
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Ciò che mi ha colpito di più è il fatto, che anche quando i parenti, la madre, e i
medici le consigliarono l’aborto, lei non si rassegnò mai all’idea di abbandonare
il bambino che era nel suo grembo.
Nonostante le poche possibilità che il bambino avesse di nascere o di restare in
vita dopo il parto, essa si affidava solo alla fede e alla preghiera. Questa storia mi
ha fatto capire che, quando sono in difficoltà, triste o arrabbiato, Gesù è sempre
con me e non me ne devo mai dimenticare.
Pregare, pregare, credere e pregare... questo è ciò che la madre faceva e mai
avevo sentito parlare di una persona simile. Ho capito veramente che con la fede
nasce una visione diversa della vita e, in questo caso, nasce anche una nuova
vita, Giona, figlio di una persona straordinaria.

Marco Tansella - classe II A

Questo racconto parla di una donna che è già madre ed aspetta un altro bambino.
Purtroppo il bambino incomincia ad avere dei problemi di crescita nel grembo
materno, ma la madre fa di tutto per aiutarlo a continuare a vivere. Grazie alle
preghiere e alla fede in Dio il bambino si salva.
Questa storia mi spinge a fare tante riflessioni: come sia doloroso per una madre
sapere che il proprio figlio non ha speranza di vita, invece di farlo morire in un
ospedale, preferisce farlo morire dentro di sé, al sicuro. L’ amore che prova
questa donna è immenso, così grande da prendersene cura lei stessa,
continuando a tenerlo con sé, come se fosse vivo e sano e avesse solo bisogno di
tanto affetto. Il racconto mi ha trasmesso amore, ma, allo stesso tempo, tanta
tristezza e malinconia. Io mi sarei comportata come questa mamma: invece di far
morire il bambino, avrei lasciato anch’io continuare la sua vita.
L’ unica cosa che a me non è piaciuta molto è l’aver trascurato, durante questo
periodo difficile della gravidanza, le altre due figlie, anche loro avevano bisogno
della propria madre.

Olimpia Zeiler

Questo brano mi ha colpita dritto in fondo al cuore. Le emozioni che ho provato


mentre l’insegnante leggeva questo racconto, sono indescrivibili. Ho capito
realmente cosa sia la fede, non come le altre volte; ho capito che significa restare
forti anche nell’eventualità di correre dei rischi; avere fede significa non pensare
perché si è sicuri di fare del bene agli altri.
É davvero straordinaria la forza con cui questa donna affronta l’attesa difficile
del suo bambino: ha la forza di alzarsi ogni giorno, di far finta di niente e di non
ascoltare chi le diceva di abortire perchè rischiava la propria vita. Io sicuramente
li avrei ascoltati per paura. Nonostante ciò lei è andata avanti, correndo il rischio
di morire lei stessa e di lasciare le altre due figlie a casa. Questa donna ha provato
tutte le cure possibili e si è affidata alla preghiera, ed è avvenuto il miracolo!

Lucia Romani - classe II A


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Le emozioni che il racconto ha suscitato in me sono tenerezza e senso
di protezione per la piccola creatura indifesa che, nel grembo della
mamma, ha rischiato di essere privata del dono della vita e mi sono
preoccupato per il suo stato di salute.
Con questa esperienza Dio ha voluto mettere alla prova la mamma
che risposto con fede, schierandosi a favore della vita e lasciando che
si compisse la volontà di Dio: far venire al mondo quella piccola
creatura. Il lieto fine della storia, poi, c’insegna che bisogna avere
fiducia nella volontà di Dio
che, da buon Padre che ama i
propri figli, provvede a noi,
dandoci ciò che ritiene più
giusto
Il racconto offre anche stimoli
di vita, soprattutto per noi
cristiani, che siamo chiamati a
difendere sempre la vita, in
tutta le sue forme, sia quando
è allo stato embrionale, sia
quando si sta spegnendo,
perché solo Dio è padrone
della nostra vita e può
decidere quando darcela e
quando togliercela.

Christian Barone - Classe II A

Le emozioni più belle di questa storia sono quando la donna sente che il bimbo
inizia di nuovo a muoversi dopo essere sopravvissuto a quel terribile problema
dell’assenza di liquido amniotico. Quel feto viveva nella pancia della mamma
senza muoversi; tutti dicevano che doveva morire fuori dalla pancia, ma la
madre era del parere contrario: la morte di suo figlio doveva avvenire solo nel
suo grembo e per volontà divina. Ho provato sensazioni di gioia e di dolore,
leggendo questa storia. Gioia, quando ho saputo che il bimbo sarebbe nato; ma
prima ho sofferto quando i medici dicevano che sarebbe morto. La donna,
secondo me, ha avuto speranza e fede nell’aspettare che il liquido amniotico si
ristabilisse. Il bimbo infatti nasce sano e senza alcun problema. Gli insegnamenti
che mi ha trasmesso questa storia sono stati: non arrendersi mai, non mollare
mai, ascoltare il proprio cuore e la voce del Signore, che ci guida sempre.

Alessio Pignocchi - classe II A


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Una donna, già madre di due figli, scopre di essere incinta del terzo bambino.
Quando con il marito va a fare l’ecografia, viene a scoprire che il piccolo è in
pericolo e sta per morire. La donna si reca da vari specialisti che le suggeriscono
di abortire, ma ella non acconsente e, dopo tante preghiere, il bambino nasce
sano e conduce una vita normale. Secondo me, il piccolo si è salvato solo per la
fede della madre e della sorella perchè l’unico che può dare o togliere la vita è
Dio. Questa storia ci ha insegnato a non rassegnarci se qualcosa va storto o se
tutto è già dato per scontato; infatti l’uomo non può dare tutto per certo, perchè il
Signore potrebbe cambiare la sorte. La cosa che mi rende più felice è il fatto che
il bimbo è sano e salvo contro ogni ipotesi scientifica; perciò dobbiamo capire che
l’amore di Dio è un dono e dobbiamo crederci fino alla fine.

Anastasia Carlotta Pesce - classe II A

Questo racconto mi è piaciuto molto perchè non avevo mai sentito una storia del
genere. Parla di una mamma che aveva due bambini, più uno nella pancia; però
il bambino che aspettava era in pericolo di vita. La mamma fece di tutto per farlo
crescere e vivere anche se tutti dicevano che ormai era morto. Infatti, dopo poche
settimane il bambino era ancora vivo e cresceva nel grembo materno; nacque e lo
chiamarono Giona, perché anche lui fu “salvato dalle acque”. Leggendo questo
racconto, ho provato delle forti e ho capito che ognuno di noi deve fare quello
che gli dice il cuore, non sentire il parere degli altri, ma credere in se stessi; ho
capito anche che dobbiamo credere in quello che facciamo e non fare le cose così,
tanto per farle o per accontentare gli altri! Quando suor Maria ha iniziato a
leggere, io speravo tanto che quel bambino nascesse. Se io fossi una mamma e
sapessi che mio figlio avesse questo problema, non saprei proprio cosa fare; però
è giusto quello che ha fatto quella mamma: ci ha creduto, è andata avanti, Gesù è
stata sempre vicino a lei e l’ha aiutata. Gesù ci vuole “un bene dell’anima” e noi
al contrario certe volte non lo ricambiamo con lo stesso bene.

Laura Leporoni - classe II A

Il brano letto in classe narra la storia di una signora, di nome Sabrina, incinta di
un bambino con gravi malformazioni che molto probabilmente non riuscirà a
nascere. Nonostante tutto, la donna non abortisce e spinta dalle sue figlie a
continuare a vivere, spesso si reca dal medico per aggiornarsi sulle condizioni del
feto. Sabrina trascorre gran parte del suo tempo recitando il rosario che le porta
pace e serenità; anche se ormai è “distrutta” a causa delle pessime notizie
ricevute riguardo la salute di suo figlio, continua a pregare nella speranza di un
miglioramento. Tuttavia la donna è consapevole della situazione e annuncia alle
figlie che il loro fratellino potrebbe dirigersi verso il cielo. Successivamente la
povera signora torna dal dottore che rimane meravigliato nel vedere, tramite
l’ecografia, il bambino vivo e salvo.
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Secondo il mio parere, questo brano è meraviglioso, perchè suscita moltissime
emozioni ed è ricco di insegnamenti. Nel brano è evidenziato il coraggio di
questa mamma che, grazie alla fede in Dio, riesce ad andare avanti, non
mostrando mai la sua grande sofferenza alle figlie.
Inoltre, grazie alla preghiera e a lunghi periodi di riflessione, cresce in lei sempre
più la speranza nella nascita del bambino.
La donna supera brillantemente “il test di fede” al quale viene sottoposta dal
Signore; infatti decide di accettare suo figlio a tutti i costi, nonostante sappia che
potrebbe non venire alla luce o potrebbe nascere con gravissime malformazioni.
Un grande insegnamento che questa mamma ci dona è la sua convinzione
nell’affermare che un feto possa morire solamente nel grembo materno e non in
una sala operatoria.
Uno dei punti, che mi ha particolarmente colpita, è il momento in cui la madre
dice alle proprie figlie che il loro fratellino sarà “Un bambino del cielo e non della
terra”, perchè fortemente voluto da Dio.
L’insegnamento che questa storia ha voluto dare è sicuramente l’importanza
della vita, un dono prezioso che nessuno ci può togliere.

Elena Tricoli - classe II A

Il racconto parla di una donna che stava per ricevere il suo terzo figlio, ma
durante le analisi quest’ultimo presenta un’anomalia. La signora prega ogni
giorno, ma senza effetti per lungo tempo. Grazie all’incoraggiamento e alla
fiducia in Dio, il bambino non presentava, all’ultima visita prima del parto,
nessun difetto; così nacque sano. Mi è piaciuto questo testo perchè ho molto
ammirato la forza della madre, nel volere che il suo bambino o nascesse oppure
dovesse morire nel suo grembo. Ma è anche da notare il dolore che le hanno
dato i parenti, per spingerla ad abortire. Ho apprezzato il suo coraggio, perché
era in pericolo di vita anche lei e a casa aveva già due figlie. Credo che il fatto di
sentire dentro di lei qualcosa di molto speciale l’abbia spinta a continuare.
Questo fatto si doveva mostrare al mondo intero. Di certo, ognuno può sognare
un’avventura come questa, per poi raccontarla a tutti, senza pensare, però, che si
rischia di andare incontro alla morte. Ciò mi ha riportato in mente una poesia,
che diceva: “le emozioni allungano la vita”.

Gianni Battista Sardone - classe II A

Questo racconto mi piace perché parla di una donna, Sabrina, che abita insieme
con il marito, Carlo, e con le loro prime due figlie e stanno aspettando la nascita
del terzo. Le emozioni, che mi suscita la storia, sono stupore e meraviglia perché
si parla di una donna che sta aspettando con tante difficoltà un bambino e Dio
l’aiuta in questa impresa difficile.

80
Questo testo mi da anche delle sensazioni di felicità, perché questa donna incinta
parla alle figlie di questa nuova creatura; quindi le bambine sono molto ansiose
proprio come lo ero io quando stavo aspettando la nascita delle mie cugine:
Giorgia e Giulia. Credo che questa nascita sia avvenuta grazie alla speranza in
Dio. E’ stato lui a regalarmi queste due cuginette.
Questo racconto, per me, ci insegna che, se crediamo in Dio, ciò che vogliamo si
può realizzare.
Emilio Galletti - classe II A

Ascoltando questa storia, ho provato una grande emozione. Mi sono messo nei
panni della giovane sposa e ho pensato allo sforzo e alla buona volontà di
decidere non per se stesso, ma per un altra vita che doveva venire alla luce. La
situazione di questa ragazza era molto triste, ma è stata coraggiosa la scelta della
madre di tenere il bambino dentro di sé, pur sapendo quali rischi stesse correndo.
Questo gesto da un buon
insegnamento: non fermarsi
davanti agli ostacoli, perché se
crediamo che quello che stiamo
facendo sia giusto e dignitoso,
bisogna provare a superare le
difficoltà, anche se gli altri non
approvano i nostri tentativi o le
nostre scelte. Secondo me,
questa ragazza è andata avanti,
ha avuta una grande forza e
una grande speranza: il
bambino presente in lei era il
suo sostegno. Perciò aver
difeso quella piccola vita è
stato un gesto che ha restituito
un senso vero alla vita di
questa donna.

Gaetano Verdoni - classe II A

81
7.

82
Benedetto XVI domenica 20 Dicembre 2009
ha autorizzato la Congregazione delle cause
dei santi a promulgare il decreto che rende
Giunio Tinarelli nuovo servo di Dio.

Il 14 gennaio 1956 il giovane ternano Giunio


Tinarelli moriva nel suo letto nel quale era
immobilizzato da oltre venti anni per una grave
malattia. Aveva appena 44 anni e una fede
incrollabile, testimoniata con forza nel dolore.
Il suo è stato un esempio immenso di
vocazione alla sofferenza. E’ stata questa la
vocazione che ha segnato la vita e la
testimonianza del giovane operaio delle
Acciaierie, sempre presente tra i suoi coetanei
e nella vita dell’oratorio della parrocchia del
Duomo, sotto la guida di don Peppino, fin
quando la malattia lo colpì appena ventenne.
La poliartrite anchilosante e spondilite non gli consentirono più alcun movimento, ma
non impedirono al giovane Giunio di essere “operaio” nel campo dell’apostolato. Nel
1948 fondò a Terni la sottosezione dell’Unitalsi, partecipando ogni anno ai
pellegrinaggi a Loreto, Lourdes con il treno dei malati. Comunicò sempre questa sua
grande fede agli altri anche nella sofferenza attraverso mani, penna, carta e leggio, i
suoi nuovi ferri del mestiere, conversando con gli amici e con la gente che lo andava
a visitare per consolarlo. Dal suo letto Giunio ha sconfitto tante illusioni che rendono
triste e amara la vita degli uomini, ricordando che la felicità non sta nell’amare se
stessi o nella salute o nella tranquillità, ma che la felicità e la pace stanno nell’amare
gli altri.

Rielabora il testo personalmente


sviluppando in modo particolare “La vita
con tutte le sue ricchezze, che ogni
giorno scopro, è un dono prezioso di
Dio…”

83
A me non capita di solito di soffermarmi a riflettere su tutti i doni che
Dio mi ha dato come ad esempio la natura, se però ci penso e la guardo, mi
rendo conto di quanto sia grande e potente, come ad esempio i fulmini e i
tornadi che sono capaci di radere al suolo un intera città, anche molto
grande. Uno dei doni molto importanti che ho ricevuto in questa vita è una
famiglia che mi vuole bene e che mi aiuta in tutti i settori, compreso
quello della scuola. Quando non ci penso, a me sembra una cosa normale
avere una famiglia, ma se sento tutte le notizie nel telegiornale, mi rendo
conto di essere un ragazzo fortunato. Questo non sono solo io a pensarlo,
ma questa cosa me la ripetono sempre i miei genitori. Un altro dono molto
importante è l’intelligenza, io quasi ogni giorno vedo dei ragazzi con
l’handicap ed altri che sono nati con malattie alle gambe e questo non
permette loro di camminare. Sono, perciò, costretti a passare tutta la
loro vita in carrozzina a rotelle. Quando vedo queste orribili cose, mi
rendo conto di essere fortunato al 100%. Io ringrazio il Signore per tutto
quello che mi ha dato e soprattutto che non mi ha ridotto come quelle
persone che vedo in giro. Invito tutti i ragazzi, che hanno ogni possibile
dono, a ringraziare Dio per tutto quello che ci ha dato.

Simone Gambini - classe III A

Molte volte al mattino , alzandomi dal letto e vedendo attorno a me tutta


la mia famiglia, rifletto sul dono prezioso che Dio mi ha fatto: la nostra
vita. E’ un bene così importante che ognuno di noi dovrebbe viverla nel
modo migliore.
Secondo me bisognerebbe aiutare le persone che si trovano in necessità,
che chiedono aiuto, rispettando sempre i più deboli.
Io non capisco come molti giovani sprechino la loro vita, scegliendo strade
sbagliate e credono di diventare importanti, provando emozioni forti che
il più delle volte sono dannose e letali per la propria salute.
Quando sento alla televisione che delle mamme hanno abbandonato o
ucciso i loro bambini, soffro moltissimo perché quei piccoli avevano diritto
di vivere la loro vita e nessuno doveva negargliela .
Penso che, anche se la vita a volte è dura e ci sono momenti in cui dentro
di noi c’è disperazione, rabbia, dolore, dobbiamo avere il coraggio e la
forza di sperare in tempi migliori. Dobbiamo sapere che non siamo mai

84
soli, ma Dio è sempre con noi, ci consola, ci ama, ci indica la strada da
seguire e ci rende felici .
Alessandro Messi - classe III A

La vita è veramente un dono di Dio. Per scoprire questo dono dobbiamo


aprire il cuore alle cose meravigliose che il nostro mondo ci può offrire.
Bisogna capire che la felicità non viene dalle ricchezze materiali come il
telefonino o il motorino, perché queste cose alla fine non lasciano dentro di
noi alcuna gioia e quindi non devono essere lo scopo della nostra vita. Credo
che il dono della vita sia il più prezioso e che dobbiamo viverla con gioia
mostrando amore, generosità e amicizia verso il prossimo.
Per me l’amicizia è un dono meraviglioso di Dio. L’aiuto che si può dare ad un
amico in difficoltà, ci può donare un’immensa gioia e farci dimenticare le
nostre difficoltà. Anche l’amore dei miei genitori è un bene prezioso e
fondamentale per me. Ho capito che ognuno di noi deve cercare in Dio e
negli altri le vere ricchezze della vita.
Giunio Tinarelli scrive che chi si abbandona completamente al Signore non
conosce più sofferenze, ma ha la gioia di gustare la sofferenza e di essere
felice vicino a Gesù crocifisso. Io credo che sia molto difficile accettare la
malattia come un dono di Dio, ma forse è Dio stesso che, nel momento in cui
una persona è disperata, la aiuta ad accettare la sofferenza e a trovare anche
la felicità sentendosi vicini a Gesù.
Il pensiero che Dio accompagni la mia vita mi dà la forza e la speranza che
sempre mi aiuterà nei momenti di difficoltà.

Lorenzo Bontempi - classe III A

Qual è il punto del brano


per te più forte e
significativo? Cerca di
spiegare anche il motivo
e il perché...

85
Secondo noi, il punto più forte e significativo del brano è l’ultima parte del
testo, perchè è la più bella. Essa contiene parole con un significato
profondissimo e bellissimo.
E’ la fede che dà una possibilità alle persone come Giunio, che non si
possono muovere per via di una bruttissima malattia, di avere una bella vita
vissuta in comunione con Gesù.
E grazie a questo, molti malati riescono a vivere bene la malattia: grazie
all’enorme fede che hanno, la quale dà sempre una spinta in più per andare
avanti.
Giunio ha fatto cose straordinarie, perchè ha vissuto tutta la sua vita come
“Operaio della Croce” e ha vissuto sempre in unione con Dio.
Chi soffre per molti anni sia fisicamente che moralmente per via di una
malattia ha bisogno di un sostegno sovraumano che solo Dio Nostro Creatore
può dare e proprio per questo dobbiamo ringraziarlo. Noi siamo fortunati e
abbiamo l’opportunità di vivere bene la nostra vita, ma molte volte ci
scordiamo del nostro Padre e se Giunio lo ha ringraziato, nonostante le
poche possibilità che aveva di recarsi in chiesa o di fare pellegrinaggi, noi
dovremmo impegnarci molto di più.
Noi possiamo muoverci facilmente, dovremmo fare molte più cose di quel
minimo indispensabile che facciamo normalmente e trarre esempio da Giunio
Tinarelli.

Joshua Epstein, Alessandro Raffaele,


Simone Gambini, Riccardo Ioannacci,
Alessandro Messi e Bontempi Lorenzo

La vita di Giunio è stata vissuta nel dono totale di sè a servizio degli altri e di
Dio. Noi da questa lettura abbiamo colto moltissimi input per vivere bene la
nostra vita a disposizione del prossimo, dei più bisognosi e di Dio.
Questo brano è molto toccante e significativo, perché Giunio è rimasto
paralizzato a 25 anni, ma ha capito che la vita non è composta solo dalla
felicità anzi per lo più da mali e problemi, con questo Giunio ha capito che la
vita riserva molte sorprese e molte anche negative, ma non si è mai abbattuto
ed ha continuato a vivere nel migliore dei modi, onorando e beneficando Dio.
Questo per noi deve essere solo d’esempio, perchè quest’uomo ha assunto
un comportamento esemplare per tutte le persone della nostra età. Giunio fu
un vero “apostolo” della sofferenza, per questo si è dato molto da fare per
creare un gruppo di persone con il suo stesso problema dando loro la
possibilità di compiere pellegrinaggi a Lourdes e in altre città.
Per questo noi cercheremo di comprtarci come queste fantastica persona
qual’era Giunio Tinarelli.

Joshua Epstein, Alessandro Raffaele,


Simone Gambini, Riccardo Ioannacci,
Alessandro Messi e Bontempi Lorenzo
86
LAVORO PERSONALE...

La vita con le sue ricchezze, che ogni giorno scopro, è un dono prezioso di
Dio. Il Signore ci ha fatto un grandissimo ed importantissimo dono, che tutti
devono sfruttare al meglio.
Tutto il mondo deve apprezzare questa verità e deve viverla al meglio.
Leggendo questa testimonianza di vita, mi è tornata in mente la parabola dei
talenti: i servi che hanno fatto fruttare i loro talenti sono potuti entrare nella
reggia, mentre il servo che ha sotterrato il talento è stato ripudiato e non è
potuto entrare nella reggia.
Noi dobbiamo far fruttare il dono che Dio ci ha fatto, così saremo ammessi al
Regno dei Cieli e chi non lo farà sarà ripudiato. Questa è una verità
incoraggiante e ricca di speranza, perchè mi invoglia a fare del mio meglio
nella mia vita per diventare una brava persona.

Joshua Epstein

Seduto all' ombra di un pioppo, con uno


sguardo perso all'Infinito, un anziano
contadino si gode la brezza primaverile.
Ha il volto di un saggio patriarca, una
lunga barba bianca e due strani ciuffi di
peli che spuntano dalle orecchie...
Appena gli rivolgo la parola, mi avverte
che è sordo come una campana fessa.
Ecco la confessione: "Ho perso un po' tutto,
ma non la fede. Da giovane ho fatto
parecchie stupidaggini, ma mi sono
fermato in tempo. Mi è venuto buono
quello che mi hanno insegnato i miei genitori: Dio mi ha dato due
orecchie e una lingua, perché io oda più che parli. Adesso poi che sono
sordo, mi godo questa solitudine, nella quale lui parla e io gli rispondo,
stando attaccato tutto il giorno a lui"...
Ascoltare. Quando si parla, a qualcuno si può piacere, mentre,
quando si ascolta, si piace sempre. L'inizio dell'amore per il prossimo
comincia dal saperlo ascoltare. San Giovanni della Croce era solito dire
che saper parlare è un vanto di molti; saper tacere, una saggezza di
pochi; saper ascoltare, una generosità di pochissimi...

87
Secondo me questo titolo “ho
delle ortiche nelle orecchie” mi fa
capire che le perone non ascoltano
mai le cose più importanti. La
gente di oggi è molto egoista,
perché a volte fa valere soltanto
la propria opinione. Oggi esistono
poche persone che ascoltano cose
veramente importanti. Io ho
conosciuto anche persone molto
egoiste che chiudono mente e
cuore ad ogni relazione esterna. E’ vero, quando sono arrabbiato, mi
chiudo in me stesso e non parlo con nessuno. Quando mi passa
l’arrabbiatura, mi spiego con i genitori o con i miei amici e torna tutto
sereno
Valerio Romagnoli - classe III A

Per me noi abbiamo delle ortiche nelle orecchie, perché non ci vogliamo
aprire a Dio e non ascoltiamo la Sua Parola. Noi non abbiamo problemi di
udito, ma ci chiudiamo dentro noi stessi e non apriamo le nostre orecchie
né a Dio, né ai fratelli. Secondo me, questo non si deve fare, perché Dio ci
vuole bene e manda la Sua voce fino a noi. Io ascolto la parola di Dio ed
essa mi aiuta a vivere in modo migliore. I miei amici mi vogliono dare molti
consigli, ma io, a volte, non ascolto, quindi potrei anche io avere delle
ortiche nelle orecchie. In futuro cercherò di estirpare definitivamente
queste ortiche e cercherò di interiorizzare il senso dell’ascolto.
Alessandro Leone - classe III A

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Questo racconto mi ha fatto capire che molto spesso anche noi ragazzi
abbiamo le orecchie chiuse, vi si sono annidate le ortiche, quindi non
ascoltiamo. Ogni tanto ci proviamo, soprattutto quando siamo tristi, ci
capita di sentire la voce di Dio che parla attraverso la nostra coscienza,
ma non lo riusciamo ad ascoltare bene. Quando eravamo più piccoli era più
frequente pregare, soprattutto se si pensava alla morte e alla povertà.
Abbiamo sempre paura, ma oggi non vogliamo più parlare con Dio anche se
ogni tanto ne abbiamo proprio bisogno.

Luca Salvucci - classe III A

ll titolo mi ha ispirato a dire che le ortiche sono i nostri peccati che


ostruiscono le nostre orecchie di fronte alla Parola di Dio. Molta gente
che fa peccati non si confessa o si confessa senza cuore, invece noi
dobbiamo imparare a confessarci con tutto il nostro amore e quindi
toglierci quel peso di dosso che ci ha perseguitato per tanto tempo e così
potremo di nuovo giocare, studiare, divertirci e pregare liberamente.
Riscoprendo la libertà interiore, potremo vivere un vita migliore con molta
fede, autenticità e sincerità. In fondo se ci riflettiamo sul serio tutti
abbiamo delle ortiche nelle orecchie e anch’io le ho. Siamo tutti uguali ed
io queste ortiche voglio levarmele, perché solo così alla fine della mia vita
Dio mi accoglierà a braccia aperte. Il Signore, nei miei momenti più tristi,
è lì accanto a me a consolarmi.
Geri Prence - classe III A

Il pezzo che mi è piaciuto di più è quello in cui dice che Dio ci ha dato due
orecchie per ascoltare la Sua parola ed una lingua da non usare in malo
modo dicendo parolacce o bestemmie. Questo brano mi ha fatto ragionare
e riflettere profondamente sul significato delle ortiche nelle orecchie.
Ognuno di noi ha delle erbacce da estirpare in tutto il corpo dalle
orecchie fino alla parte più importante: il cuore. Un giorno, molto vicino,
chiamerò un giardiniere esperto delle ortiche nelle orecchie e nel cuore e
mi farò curare.
Alessio Vinci - classe III A

89
Secondo noi la frase più significativa è: “Ho
perso un po’ di tutto, ma non la fede. Da
giovane ho fatto parecchie stupidaggini, ma
mi sono fermato in tempo.”. Tutto il
messaggio si può riferire a qualche giovane
come noi perché siamo nella fase della
crescita e dobbiamo scegliere la via della
nostra vita e se imboccassimo quella
sbagliata ce ne pentiremmo per tutta la
vita. Dobbiamo ascoltare la parola di Dio
per intraprendere la strada giusta. Ognuno
di noi potrebbe cadere in tentazione e
quindi pianterebbe le ortiche nelle sue
orecchie.

Francesco Tansella - classe III A

Questa testimonianza è molto profonda, mi ha fatto riflettere su


molti argomenti. Quello che più mi ha colpito è però il bisogno in
generale che hanno le persone di credere in qualcosa di più grande di
loro. Ad esempio suor Matilda era atea, essendo comunista, ma in
seguito ha iniziato ad avvicinarsi alle religioni. Provò molte religioni, di
tutti i tipi, ma non riusciva a sentire nessuna di esse come propria.
Non si sentiva a suo agio, si sentiva obbligata a fare o a credere in
determinate cose, si sentiva quasi oppressa. Lei non voleva omologarsi
agli altri, si voleva sentire libera ed apprezzata dagli altri.
Finalmente però, nella religione cristiana, trovò tutto ciò. Riusciva a
sentirsi a proprio agio, ma soprattutto riusciva a fidarsi di Dio, così
prese la decisione più importante della sua vita: farsi suora. Da
questa testimonianza ho ricavato molti insegnamenti e messaggi che mi
possono aiutare ad andare avanti nella vita.
90
Nella nostra vita abbiamo varie
persone che ci aiutano a capire la
parola di Dio. Esse sono: i
testimoni, i catechisti, il sacerdote
e gli amici. I testimoni sono i
genitori che ci educano alla parola
del Padre insegnandoci ad andare a messa e a catechismo. Il
sacerdote con cui abbiamo un legame spirituale, facendo la
confessione, ricevendo l'eucaristia, la cresima e tutti gli altri
sacramenti della Chiesa, diventa un po’ il tuo amico. Gli amici sono
quelle persone a noi vicine che ci possono aiutare con un consiglio per
poter camminare nella giusta via. Alcune volte è raro che troviamo dei
veri amici, spesso crediamo che lo siano, ma non è così, incontriamo
persone che si fingono amici e poi ti feriscono alle spalle e capiamo
che i veri testimoni del Vangelo che ci possono aiutare sono i genitori.

Nella vita i testimoni per me sono quelle persone che ogni giorno
conoscono sempre di più la Parola di Dio e familiarizzano con Dio:
sono come angeli che vivono sulla terra. Ogni momento della vita è
buono per cercare un testimone che ti accompagnerà nella giusta via.
Per me Matilde ha fatto bene a diventare suora, perché così potrà
conoscere più a fondo la fede in Dio e tutte le persone che lui vuole
far diventare suoi figli.

91
La preghiera e la pienezza di Dio serve ad evangelizzare tra la gente
e soprattutto tra i poveri. Il coraggio di suor Maria Matilda è
veramente ammirevole, lei con l’aiuto di Dio ha raggiunto la giusta via
della vita ed inoltre è anche riuscita a scoprire il vero scopo della sua
esistenza. Credo che ne sia rimasta molto contenta, perché tutti noi
dobbiamo scoprire quello che siamo veramente. Spesso ci troviamo
nella situazione della confusione assoluta, ma pian piano, crescendo e
scoprendo nuove cose, riusciamo a comprendere quello che vogliamo
veramente dalla vita e siamo liberi anche di credere in quello che
riteniamo più giusto.
Io sono sicura che tutti noi spesso abbiamo delle crisi di identità, ma
lei nonostante tutto è riuscita ugualmente ad andare avanti e
superare tutto nel bene e nel male, perché era quello in cui credeva
ed ha lottato per difenderlo.
Secondo me Sr Maria Matilda ha fatto la cosa giusta convertendosi e
diventando suora, perché io penso che se noi teniamo davvero tanto
ad una cosa, dobbiamo cercare di farla diventare realtà anche se
spesso è un po’ difficile; ma l’importante è lottare e non farsi
influenzare dalle persone e dalle cose che ci vengono dette.
In questo caso lei è sempre voluta diventare suora e finalmente ha
raggiunto il suo sogno,e ce l’ha fatta!
All’inizio è stata un po’ dura per lei perché
credeva nell’ideologia marxista e nel comunismo e
i suoi modi di pensare, di reagire, di fare erano
diversi. I cambiamenti sono un po’ duri all’inizio,
ma, come si superano le altre cose, basta un po’
di forza d’animo e si vincono anche quelli; infatti
Sr Maria Matilda è stata molto fiera e
soddisfatta della sua scelta, in fondo era quello
che voleva!
Io sinceramente penso che al suo posto avrei fatto la stessa identica
cosa, avrei lottato ed avrei messo tutta me stessa per comprendere
quello che volevo davvero essere, avrei combattuto e lottato finché

92
non ci fossi riuscita perché sono convinta che tutto è possibile anche
le cose che potrebbero sembrare irrealizzabili.

Questo brano spiega che Sr Maria Matilde , prima di diventare


cristiana, era confusa e non sapeva a quale religione convertirsi.
Diventando cristiana ha capito come la fede riesce a cambiare la vita.
Sr Maria Matilde, conoscendo meglio la fede cristiana, capì la forza
di Dio nella sua vita e il bisogno di donarsi a quell’amore che aveva
ritrovato e così si fece suora. All’inizio le sembrava una cosa strana,
ma alla fine è stata sicura della sua scelta.
Infatti nel racconto dice “ Mai avrei pensato che sarei diventata
monaca “ addirittura quando un anno prima le avevano proposto di
diventarlo, lei era rimasta offesa, anche perché credeva che le suore
non fossero capaci di realizzarsi nella vita e sceglievano questa
strada per ripiego o per nascondersi a quello che succedeva fuori dal
convento. Quando, però, anche lei ebbe l’opportunità di diventare
suora, capì che tale pensiero era totalmente sbagliato.
Per me Sr Maria Matilde non ha fatto una scelta sbagliata perché
non poteva vivere tutta la vita da sola senza nessuno che la guardava
e la faceva andare sulla buona strada. Farsi suora non è una cosa
molto semplice perché, da quello che ho capito, ne devi essere
convinta e credere molto nel Signore. Tutte le suore che conosco, per
me, sono persone importanti perché impersonano gli angeli che ogni
giorno ci aiutano nella vita e nel cammino spirituale.

Una cosa che mi ha fatto molto riflettere, è che la ragazza si è


sentita rinata dopo essersi fatta suora. Si è sentita finalmente
amata e ha capito che la sua vita era preziosa.Dio l’ha accolta come
sua figlia e lei gli ha donato tutta se stessa. Dovrebbe essere una
sensazione bellissima, sentirsi realizzata e completata dal Signore.

93
Io ammiro molto Sr Maria Matilde perché ha avuto molta fede e ha
creduto con tutta se stessa in Dio e nella sua bontà senza limiti.
All’inizio tutto questo le sembrava strano, era incerta e confusa, ma
la mano divina di Dio l’ha portata sulla retta via e l’ha presa per
mano.
Personalmente io in un momento così di “crisi” non sarei riuscita a
dedicarmi a Dio e a fare tutto quello che ella ha fatto, ovvero di
lottare per ciò che voleva. Tutto questo è un grandissimo segno di
amore e devozione a Dio. Questa è una testimonianza veramente
profonda, ma soprattutto contemporanea.
Per cui la riflessione che la testimonianza della ragazza mi ha fatto
fare è che ognuno di noi ha uno scopo nella vita e lei è riuscita a
trovare il suo ed anch’io, come lei, sono decisa a dare un significato
alla mia vita e voglio che nel mio percorso ci sia anche Dio ad
aiutarmi, come ha fatto con Matilda.
Il Signore è sempre presente intorno a noi, anche nei piccoli gesti,
senza che noi ce ne accorgiamo e questa testimonianza ce lo ha
dimostrato.

Il gruppo operativo è formato da


Maria Evelyn Elea Zeiler, Caterina Sabbatini, Camilla Ippoliti,
Seiana Daloisia Priante, Angelica Petrolini, Giorgia Vignoni
94
Questa lettera parla di un uomo, Felix Cordero, che ha avuto una vita
molto significativa. Con sua moglie Maiute e i suoi figli, era stato inviato
da Giovanni Paolo secondo in Giappone e vi era rimasto 16 anni. Aveva
ricevuto il crocifisso dal Papa proprio all’ ombra della Santa Casa di
Loreto e da lì era iniziata la sua nuova vita. Partiva per una terra
sconosciuta, con una lingua sconosciuta, senza una lira, affidandosi solo al
Crocifisso. Per lui ogni istante di quel luogo era un miracolo. Egli aveva
ricevuto una lunga preparazione dal Signore attraverso il cammino
Neocatecumentale, la Messa e i Sacramenti, era stato chiamato per fare
del bene agli altri.
Questa straordinaria famiglia era partita per una delle zone meno
cristianizzate del mondo, per far conoscere Dio. Per molte persone ci
sono barriere nel mondo, zone in cui non andrebbero mai, ma per lui non è
stato così. Era riuscito a far diventare il Giappone la sua terra e questa è
veramente una gran cosa, aveva imparato a parlare quella lingua e a
leggere quei segni incomprensibili, gli ideogrammi.
Si era integrato. Tutti coloro che conosceva, contavano su di lui e si
facevano forza così per andare avanti. Lui, però, dipendeva totalmente da
Dio. Sapeva che era stato chiamato da Lui a fare del bene agli altri e a
portare in quella zona la Parola di Dio.
Poi arrivò il periodo più buio della sua vita, ma durante quello il suo volto
appariva più luminoso che mai. Egli decide di trascorrere in quella terra la
fine dei suoi giorni, per la quale aveva offerto tutto ciò che aveva. Scopre
di avere un cancro, che giorno dopo giorno lo stava portando via da tutto
ciò che aveva di caro. In questa prova estrema incontra e vede il Signore
che lo sostiene ed incoraggia a proseguire il suo cammino con la gioia di
restare con Lui per sempre. Molti hanno pellegrinato al suo giaciglio:
amici, nemici e parenti.
La sua era stata una vita donata a Dio con momenti gustosi e dolorosi.

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Questa testimonianza è davvero molto profonda e significativa. Dopo
averla letta ho subito provato un senso di ammirazione per quell’uomo.
È un esempio da seguire perché nella sua vita ha fatto cose molto belle
che richiedono sacrifici anche grandi. Non tutti avrebbero voglia di
andare in un luogo sconosciuto, con una lingua sconosciuta…Egli aveva dato
tutto ciò, grazie all’ aiuto di Dio che lo ha assistito in ogni momento. Era
riuscito ad affidarsi completamente al Signore.
Il punto più significativo per me è quando dice che ha fatto diventare il
Giappone la sua terra. Non so se al posto suo ci sarei riuscita. Mi sarei
sentita estranea, in tutto un altro mondo. Il cuore di un cristiano non
dovrebbe avere limiti o barriere, ma spesso non è così.
Il pregiudizio ci impedisce di fare alcune cose gentili e giuste, perché non
ci fa vedere il buono negli altri. Felix era riuscito a sconfiggere e
superare tutto ciò, andando in un altro mondo, ripartendo da zero.
Con la società di oggi è molto difficile che si verifichi un episodio del
genere. Io stessa cercherò di impegnarmi di più prendendo come modello
anche Felix.
Benedetta Bruni - classe III A

Quello che mi ha colpita di più è stato il grande coraggio dimostrato da


Felix, di trasferire tutta la sua famiglia in un posto sconosciuto, come il
Giappone, senza conoscere la lingua e il posto.
Questa decisione eroica mi ha fatto riflettere sul fatto che affidandosi
completamente alla provvidenza si ottiene tutto e si riesce a scavalcare
qualsiasi cosa, anche se essa ci sembra impossibile e insuperabile.
Gli insegnamenti, invece, che ne ho ricavati, sono molti, però il più
importante, per me, è quello di testimoniare.

Maddalena D’Amico - classe III A

Felix?... E chi ne aveva mai sentito parlare prima?... Io non lo conoscevo


davvero, eppure la gente oggi parla di tante persone… ma di chi in
realtà?... Attori e attrici, calciatori e gente famosa… eppure cos’ hanno
fatto a noi per ricevere tutta questa attenzione e questo amore?...
A me fa un po’ arrabbiare il fatto che la gente che non porta nulla di
buono e nonostante ciò molto spesso viene considerata Grande, mentre le
96
persone come Felix, gente che ha lottato e sofferto per conquistare un
ideale, viene dimenticata.
Felix è stato un grande uomo perché ha saputo dare un senso profondo
alla sua esistenza e non si è lasciato condizionare dagli altri o dalla
società… Si è affidato totalmente a Dio e ha seguito con amore, passione
e coraggio ogni Suo ordine.
Da parte mia, forse, non sarei mai capace di fare scelte simili e ammiro la
forza della fede che ha avuto quest’ uomo. Si è diretto dove pochi altri
avevano avuto il coraggio di andare, con sua moglie e la sua prole è andato
a vivere in Giappone, lontano da chi aveva amato e da chi gli stava intorno.
Anche in Giappone, però, è riuscito a trovare gente fedele e amorevole
che gli ha voluto bene e ha ricambiato i suoi gesti di pace con altrettanto
amore. Così dovrebbe essere il cuore di ogni buon cristiano; senza vincoli
né limiti, ma pronto ad andare lontano, libero, seguendo le tracce e la
volontà di Dio.
Sofia Fioranelli - classe III A

Io dalla testimonianza di Felix ho capito che se una persona ha fede,


riesce a fare tutto. Infatti la famiglia di Felix, per quanta fede ha avuto
è riuscita a lasciare la propria casa per andare a vivere in tutt’altro posto
senza conoscere né la lingua, né le tradizioni e sono riusciti a fare questo
grazie alla fede che hanno avuto in Dio.
Silvia Marcelletti - classe III A

Questa testimonianza mi ha colpito l’ importanza dell’ aiutare gli altri e le


persone meno fortunate di noi. Aiutare con una piccola parola o con un
gesto gentile, spiegando a tutti coloro che soffrono che non bisogna
scoraggiarsi e che nessuno deve danneggiare la vita donatagli da Dio.
Mi ha fatto capire che per seguire Dio si può anche lasciare la patria, la
famiglia e la vita quotidiana per andare a portare un sorriso ad una
persona lontana, ma soprattutto a un anziano abbandonato o a un bambino
in ospedale o in una casa famiglia.
Marta Renzi - classe III A

Bene! Così si può concludere questo lavoro di gruppo… Il primo per


quest’anno e speriamo non l’ ultimo… Abbiamo lavorato davvero bene e
siamo riuscite a conciliare insieme momenti di chiacchiere e svago a
momenti d’impegno e serietà…
97
E’ piaciuto a tutte riflettere su quest’ esperienza e ne abbiamo tratto
molti buoni propositi che speriamo di poter mettere in pratica (anche se
in scala notevolmente ridotta), durante questo anno.
Ci teniamo molto a ringraziare Felix e la sua famiglia perché possa essere
per noi uno spunto di vita, grazie anche a Suor Maria perché ci ha fatto
scoprire e guardare un po’ oltre il nostro naso e ci ha reso nota la
grandezza di questo uomo. Un Grazie anche a tutte noi perché assieme
abbiamo fatto (speriamo!!!) un bel lavoro e le une senza le altre non
sarebbero mai riuscite a fare di meglio.

Benedetta Bruni, Maddalena D’amico,


Sofia Fioranelli, Silvia Marcelletti, Marta Renzi
Classe III A

98
8.

99
LA FESTA DEL NATALE
Il Natale è come una canzone,
con un suo ritmo ed un suo tempo.
Ci fa riflettere e rientrare in noi,
con un invito ad essere più buoni
e teneri, come quel Bambino.
NATALE…
Non disobbedire più
Amare tutti, anche chi non vuole
Testimoniare impegno e serietà
Avere un cuore aperto e attento a chi non ha
Liberare l’anima da ogni male
Essere un alunno solare e trasparente
Vitalik Pannelli - classe II A

IL NATALE E’
Il natale è come una melodia,
di note, gioia ed allegria.
A natale nasce Gesù
che è più dolce di un bambù!
Per questo evento arriva Babbo Natale,
con tanti doni da scartare.
Il natale è una festa mondiale
e l’albero tutto luccicante,
fa gioire grandi e piccini.
Il natale è anche per cantare
in compagnia di tutta la famiglia.
Natale è qualcosa di meraviglioso,
spinge ad aiutare chi ha bisogno
e a donare tanto affetto
con un sorriso che abbracci il mondo.
Giovanna Bello - classe II A

L’ABETE
Sento il fruscio degli aghi dell’abete,
insieme allo scrosciare delle cascate,
mentre la neve cade sulle nostre case
ed espande tenerezza e pace.
Brillan le luci armoniose e pazze,
rallegrano i cuori
e riempiono gli animi di felicità.
Natale è già, splendido e favoloso.
Christian Barone - classe II A

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NEVE
Neve candida che porta allegria
Neve bianca come angeli del cielo
Neve fresca che porta sollievo
Neve natalizia che dona gioia ed armonia
Neve allegra che irradia nel mondo
tanta serenità e infinita bontà
Neve radiosa che sa rallegrare i cuori
e donare tanta pace ed infondere allegria.
Olimpia Zeiler - classe II A

NATALE
Natale è amore,
Natale è melodia.
Preparando il presepe e l’albero
si aspetta ansiosi il 25 dicembre
per la nascita di Gesù.
Tutti insieme si gode
un momento meraviglioso:
è la festa di Gesù,
ma anche quella di tutti noi.
Diletta Perilli - classe II A

NATALE: FESTA D’AMORE


Natale, un giorno non come tutti gli altri,
un giorno in cui guarisci dal male,
un giorno di gioia e di armonia
che ti trasporta nel suo fascio di luce.
Un giorno in cui si prova stupore,
perché nelle nostre case
si crea un’atmosfera di partecipazione,
e dal nostro cuore si sprigiona uno “scottante” calore.
E’ bello sentire nella nostra mente
fluttuare un unico pensiero:
Gesù in quel giorno è nato davvero,
come un mattino sereno senza nubi.
Godiamo a pieno questo giorno,
perché una volta passato,
indietro non possiamo far più ritorno.
Buon Natale!
Verdoni Gaetano - classe II A

LA NEVE
How the sun shine we don’t know so
Just let’s watch the snow that fall.
Vola in cielo e cadi giù,
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come un fiore bianco sei tu,
fredda ancor di più,
ma chi sei tu?
Bianca sei tu,
ma anche fredda come te
forse non c’è più altro
Calda non sei,
un color non hai tu,
come i petali di un fiore bianco sei tu,
felicità dai, ma un po’ di freddo fai.
Dimmi sei tu Natale?
Dolce e candida sei,
come zucchero sei,
ma tu sapor non hai:
sei la neve sai?
Quando scendi qui,
ci resti per un dì,
porti gioia a serenità.
Kirian Pileta Monier - classe III A

COLOMBA BIANCA
Ave Maria,
che in grembo tu porti
la pace,
la vita,
la salvezza,
che nasce portando con sé
la bellezza
e, in ogni istante passato
in amarezza,
paura,
entra un pianto
di felicità
di un Bambino
che fa dimenticare ogni negatività,
donando pace,
colomba dal colore bianco puro
Lucia Romani - classe II A

NATALE E’
Il Natale
è come una melodia,
ci riempie il cuore di gioia,
ci dà forza, felicità ed allegria.
Il Natale
è una festa mondiale,
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arriva Babbo Natale,
porta i doni ai ragazzi,
che sono stati buoni.
Ai cattivi, invece, il carbone.
Babbo Natale guarda il cuore
di ogni bambino
ed apre il suo sacco
con amore.
Emilio Galletti - classe II A

OCCHI
Occhi verdi di speranza
Occhi rossi d’amore
Occhi lucidi di dolore
Occhi blu di un bambino,
felice e birichino
Occhi di ghiaccio di terrore
di un uomo accecato dall’errore
Occhi colorati di immenso
che sognano Dio.
Olimpia Zeiler - classe II A

SARO’ TUO PORTATORE


Signore,
da oggi,
quello che toccherò
sarà quello che toccherai tu,
quello che osserverò,
sarà quello che osserverai tu,
quello che vedrò,
vedrai tu,
quello che penserò,
sarà il tuo pensiero,
quello che dirò,
sarà la tua parola,
quello che ascolterò,
saranno solo le tue parole.
Lucia Romani - classe II A

NATALE IN ALLEGRIA
Il Natale è un giorno prezioso,
è il giorno in cui è nato
Gesù, nostro Salvatore.
Natale, un giorno di allegria,
un giorno in cui tutti ricevono
un dono:
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Maria aveva ricevuto come dono,
suo figlio, Gesù.
Il dono più prezioso è la famiglia.
L’albero di Natale è
solo un segno di felicità:
le decorazioni, le luci vogliono
esprimere, al nostro posto,
l’allegria, che diamo a Gesù
in festa per il suo compleanno.
Maria Florinbell Castro Alfonso - classe II A

CON FEDE DAL CUORE


Nell’alba o nel tramonto,
nel sole o nella neve,
nel cielo o nella terra,
sei sempre tu.
Il Cristo che vince
la paura e la morte.
Il Cristo che perdona
sempre.
Il Cristo nel buio
porta la luce.
E’ giunto ancora l’evento,
che muta il male col bene: Natale.
Natale è l’amore che ci circonda.
Natale è pace in ogni cuore.
Natale è cura dei malati.
Natale è Cristo che ci ama:
è una melodia che mai finirà,
come il bene che Cristo ci vuole,
come quello che dobbiamo a lui
con fede pura che parte dal cuore.
Marco Tansella - classe II A

LIMPIDA E’ LA SOGLIA
Muta crebbe,
una limpida goccia,
che percepì codesto evento.
Per sempre una
mantenne andatura elegante.
Caduta su un palmo,
emozioni trasmette
dal semplice freddo,
al complicato calore.
Scigliendosi
si dirama, si libra, s’allunga!
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Ma tal calore è vincente,
come Icaro, la scoperta
e la tentazione, diventano peccato.
Sorti una volta al mondo,
ne lasciano le gesta.
Gianni Battista Sardone - classe II A

CARO GESU’
Caro Gesù,
perdona i miei peccati,
aiutami nel bene,
proteggimi dal male.
Fammi credere, come non mai,
aiuta la speranza, a non morire mai.
Fammi perdonare da chi mi vuole male,
così che a Natale nel mio cuore
si accenda una lanterna,
rossa di amore,
verde di speranza,
blu di amicizia
così che ogni giorno sia una letizia.
Sarah Olimpia Sardone - classe II A

IL PRANZO DI NATALE
Nonni, figli, nipotini,
amici, zii e cugini, tutti insieme, felici.
Rosso, oro, argento,
le luci dell’albero, la tavola imbandita.
Una fiammella d’amore nel cuore:
è un dono di Gesù Bambino.
E’ un giorno speciale: è Natale!

Claudio Orciani - Classe II A

NATALE NEL MONDO


Il Natale nel mondo
è tutto diverso.
In Cina e in Giappone
pochi vivono questo Mistero
di grazia e di amore.
In Asia ed in Europa
si apre il cuore al Bimbo
che viene
e si festeggia in armonia.
Al Polo Nord fa freddo si sa
e di notte da nessuna parte si va.
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La povera Africa
cosa fa?
senz’altro prega e va…
Sarah Olimpia Sardone - classe II A

NATALE
A Natale nasce il Pargoletto Divino,
arrivano subito i pastori
con latte, agnellino e frutta,
con tanta felicità nei loro cuori.
Finalmente è nata una stella,
figlio di Giuseppe e Maria bella,
è venuto al mondo nella piccola Betlemme,
vicino alla grande Gerusalemme.
Si è incarnato per noi nel grembo di Maria
e dopo nove mesi è in una stalla che respira.
Gesù piangeva e tendeva le sue manine,
mentre Maria con Giuseppe sorrideva.
I Re Magi molto belli
si incamminano con i loro cammelli,
seguendo la stella cadente
e videro la grotta splendente.
Mirra, incenso ed oro, doni preziosi,
Maria e Giuseppe molto ringraziarono,
i Magi si inchinano, hanno capito quel Bimbo
speranza di un mondo pieno di odio ed intolleranze.
Riccardo Grilli Cicilioni - classe II A

PURO E’ IL SILENZIO
Puro è il silenzio,
il gemito delle capre,
chiuso tra due montagne,
riempie quella muta risposta.
Consolidato in una cupa città,
emozioni, fede, eucaristia,
saziano l’animo di ogni fedele.
Nella credenza di un nuovo giorno
spettante e il gran passo
per mutare ciò che rimane.
Gianni Battista Sardone - classe II A

UNO SGUARDO DA DONARE


E’ un nuovo Natale,
le strade intorno a me,
brillano di mille luci,
ogni cosa mette gioia.
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Ma quest’anno ho deciso,
oltre alle luci colorate
e alle vetrine addobbate,
voglio guardarmi intorno.
Voglio osservare, capire,
leggere nel cuore della gente.
Per una volta non far finta di niente.-
La gioia, la tristezza,
il dolore e la contentezza,
cerco negli occhi di chi mi è vicino,
che in questi giorni cammina ancora più frettoloso,
assorto in pensieri indifferenti e vani.
In questo Natale,
mi basterebbe uno sguardo triste da incontrare
e con un sorriso un po’ di speranza donare.
Seiana Daloisia Priante - classe III A

LA BUONA NOVELLA
Ascoltate la novella
che portiamo a tutto il mondo:
è di tutte la più bella,
è fiorita dal profondo.
Nella stalla, ecco, ora è nato
un dolcissimo bambino.
La Madonna l’ha posato
sulla paglia: poverino!
Ma dal misero giaciglio
già la luce si diffonde,
già sorride il divin Figlio
ed il cielo gli risponde.
Quel sorriso benedetto
porti gioia ad ogni tetto
Alessio Vinci - Classe III A

ECCO DICEMBRE
Ecco Dicembre… viene bel bello…
E’ vero porta neve e ventaccio…
Ma quanti doni sotto il mantello!
Sì, raffreddori, qualche malanno…
Ha pure in sé tanta dolcezza
con la più cara festa dell’anno!
E già si sente nel cuoricino
un qualcosa di più buono,
perché tra poco, nasce
a Betlemme Gesù Bambino.
Camilla Ippoliti - classe III A
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E’ NATALE
E’ una notte di pioggia,
i Re Magi arrivano da Oriente
per donare e ricevere gioia.
E’ Natale, puntuale come sempre.
E’ Natale per tutti,
per chi crede e chi non spera,
per chi è solo o in compagnia.
E’ Natale per chi lo aspetta,
ma anche per chi ha fretta.
E’ Natale per ogni uomo
con il cuore ricco di amore
Simone Gambini - classe III A

UN NATALE SPECIALE!
A Natale noi ricordiamo l’amore
e il nostro cuore si riempie d’ardore
Sono la gioia e l’altruismo
le nostre emozioni,
che ci riempiono
di tante buone intenzioni.
Pensando a Gesù, nato per noi,
ci ricorda il tempo
in cui stava con i suoi.
Nella stalla al freddo e al gelo
c’era Gesù coperto solo da un velo.
Mentre la stella cometa
nel cielo viaggiava,
il bambino dal freddo tremava.
Il bue con il suo fiato lo riscaldava
e Maria sul fieno riposava.
Ogni Re Magio un dono portava,
e dinanzi a Gesù si prostrava.
Caterina Sabbatini e Seina Daloisia Priante – classe III A

UN NATALE COSI’
Il vero Natale,
anche solo un minuto,
è quando porgi la mano
e dai il tuo aiuto.
Natale così
con o senza Babbo Natale,
non finisce lì:
è un momento speciale
che dura nel tempo.
La famiglia, la condivisione
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è abituale, ma ciò che conta
è la decisione di voler vivere
un Natale nell’amore.
Francesco Tansella - classe III A
IL NATALE
A Natale, l’inverno,
copre di bianco tutto il creato.
Il gelo si irradia sull’erba
e chiusi in casa
il sentimento degli altri si scopre.
Il fuoco ci scalda e inebria il cuore.
Tutto questo è il nostro natale
che ci rallegra e fa ricordare
La santa notte che amore
e concordia su di noi ha fatto posare.
Joshua Epstein - classe III A

NELLA NOTTE SCURA


Nella notte scura e quieta,
non v’era luogo per riposare,
tutto occupato per la stella cometa.
Essa portava una buona novella
un bimbo speciale nasceva,
ma posto non c’era.
Si trovò una stalla,
luogo povero per il Re dei Re,
che tra gli umili scelse di nascere.
Pastori e Magi resero omaggio,
portando doni carichi di messaggi,
al Bimbo che salva tutte le genti.
Benedetta Bruni - classe III A

IL NATALE CHE VORREI


Sta per arrivare il Natale,
aspetto paziente queste ultime ore.
L’albero acceso, il presepe vivente,
mi fanno pensare alle stelle cadenti,
ai momenti belli in cui si ride contenti.
La festa di Natale è allegra e divertente,
in piazza e in strada c’è molta gente.
E’ bello ritrovarsi con amici e parenti.
Alessandro Giacchetti - classe I A

UNA VITA CHE CAMBIA L’UMANITA’


A Betlemme una notte,
c’era gente da tutto il mondo,
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per vedere la stella cometa.
In una stalla un po’ malconcia,
c’era Maria con il suo bambino
e con Giuseppe assai vicino.
L’asino e il bue con il loro calore
scaldavano Maria, Giuseppe e il Redentore.
La cometa su loro si posò,
con il suo fulgore annunciò,
il Bimbo divino tra noi.
Giuseppe Piersigilli - classe I A
GESÙ O BABBO NATALE?
Tic, toc; tic, toc,
mezzanotte si avvicina!
Tic, toc; tic, toc,
tutti a correre in cucina!
Tic, toc; tic, toc,
sulle foglie c’è la brina...
Don... don ... don... don...
ecco l’albero di natale con i regali
Don... don ... don... don...
I desideri avverati si sono.
Laggiù nell’angolino però,
c’è un bimbo cupo e chino
per lui i regali non sono arrivati.
La sorellina si avvicina e dice:
“Non piangere, il vero regalo è Gesù!”
Michele Fraternali - classe I A

NEL PERIODO DI NATALE


Nel periodo di natale
le strade si illuminano di luci colorate,
la gente esce dai negozi fiera dei tanti acquisti.
I bambini affaccendati scrivono
con la letterina per Babbo Natale.
Ovunque un gran da fare:
alcuni addobbano l’albero,
altri allestiscono il presepe,
altri ancora son presi in cucina.
La cosa bella è che tutti son contenti,
dai grandi ai più piccini,
soprattutto perché è la festa di Gesù.
Camilla Spaziani - classe I A

FESTA DELL’AMORE INFINITO


Festa dell’amore è il natale,
ti scalda il cuore ed apre la mente
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al grande mistero del Dio con noi.
Lui è il più importante di tutti i regali,
non importa quanti sono e come sono,
c’è Gesù Bambino a colmare ogni vuoto.
E’ sceso giù dal cielo ed è morto per noi,
per liberarci e salvarci da ogni male .
Il venticinque dicembre gran festa,
si mangia in abbondanza e si scherza
Al centro è il vero festeggiato,
segno dell’amore infinito di Dio per noi.
Cecilia Fraternali - classe I A

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