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Antropocene o capitalocene?

J. Moore

J. Moore è un professore di sociologia britannico che compie un'importante riflessione sul


concetto di ANTROPOCENE : centrale nel dibattito odierno, specialmente in relazione al
tema del cambiamento climatico e ampiamente, a volte impropriamente, utilizzato da tutto
quello che può essere definito il ''pensiero green''.
L'interpretazione primaria data a questo concetto è :
era geologica contraddistinta dall'anthropos e dalle sue attività sulla natura, intesa come
wilderness, le cui tre eredità principali riconosciute sarebbero : surriscaldamento globale,
radioattività diffusa e artificializzazione del mondo.
Il dibattito geologico quindi affronta principalmente il tema della ricerca ed analisi dei golden
spikes : ritrovamenti stratigrafici significativi che funzionano da markers tra un'era geologica
ed un'altra.
Il pensiero dominante rispetto alla crisi ecologica in tale contesto ritiene che il driver
maggiore della crisi sia stata la rivoluzione industriale → questo modo di pensare si focalizza
sulle conseguenze ( evidenze geologiche ed ambientali) e procede a ritroso
Tali ricerche non sono storicamente accurate e hanno una tendenza metodologica alla
quantificazione, a scapito della contestualizzazione.

→ Moore evidenzia la problematicità e pericolosità di tale concetto in quanto ha la pretesa di


essere universale, non tiene conto dei contesti socio-politici e dei rapporti di forza e potere →
è un concetto depoliticizzato.
Viene definito concetto-sintomo ( del sistema stesso in cui è stato creato) in quanto nega la
disuguaglianza globale e l'insita violenza del capitalismo.

Tendenzialmente la datazione mainstream dell'origine dell'antropocene coincide con la


rivoluzione industriale ( 1800 +/- 50 anni )
vediamo il panorama delle proposte :
1. T. Morton – comparsa dell'agrilogistica come attitudine dell'uomo nei confronti della
Natura nella Mezzaluna fertile
2. Lewis e Maslin – Columbian exchange del 1610 e conseguente orbis spike
3. Crutzen – rivoluzione industriale, in particolare 1784 con l'invenzione della macchina
a vapore di J.Watt
4. Steffen – la grande accelerazione : industrializzazione, tendenziale urbanizzazione e
comparsa di nuove tecnologie
→ Proprio questa ipotesi è uno dei punti di partenza della riflessione di Moore.

Moore propone dunque il concetto di CAPITALOCENE, cioè una forma politicizzata e


storicamente attendibile del concetto di antropocene
→specificando inoltre che tale concetto non sia un modello storico ideale da imporre, bensì un
metodo di studio in cui il capitalismo è la premessa ed il capitale è inteso come un campo
fluido continuamente co-prodotto dall'uomo e dalla natura extra umana.
La sua origine viene fatta risalire intorno al 1450, per poi affermarsi progressivamente sino al
1750, in concomitanza con l'ascesa di un'ECOLOGIA-MONDO CAPITALISTA, identificabile
attraverso tre cambiamenti significativi :
• olismo ---→ dualismo come principio organizzatore di potere e profitto.
Dall'era di Colombo si afferma infatti la tendenza a pensare il mondo
attraverso il dualismo Natura/Cultura-Società-Civiltà-Umanità → questo
progressivamente portò alla comparsa di dualismi più specifici come
quello Europa/Americhe → aldilà delle specificità ciò che conta è che
una delle due parti viene identificata come umanità-forza lavoro ( C ),
l'altra come natura da mettere a profitto ( N )
Assistiamo ad un processo di esternalizzazione della Natura → questo
fu agevolato dalla corrente cartesiana durante la Riv Scientifica che
portò anche a pensare gli spazi come piatti ( moderna cartografia)
ed il tempo come lineare ( tempo industriale/orologio) → tutto questo
rese potenzialmente tutta la ''web of life'' a servizio dell'accumulazione
capitalista e della mercificazione, attraverso i meccanismi di
sfruttamento e appropriazione.
Di conseguenza, la reinvenzione del concetto esternalizzato di natura
portò ad un ripensamento anche di quello di Umanità →
con l'avvento del capitalismo molti esseri umani ( schiavi africani,
donne, indigeni ) iniziarono ad essere considerati parte della natura
a buon mercato → soggetti ad appropriazione → violenza insita del
capitalismo
→ creazione del concetto di Cheap natures

• produttività della terra ---→ produttività del lavoro come metro per
determinare la ricchezza
• Natura come fonte di ricchezza ---→ Natura come condizione della
ricchezza

→ Questi ultimi due punti segnano la nascita del lavoro sociale


astratto
→ la Rivoluzione industriale fu quindi solo un'amplificazione di questo
sistema.

Alla base della ricostruzione storico-concettuale di Moore troviamo la teoria marxiana del
valore delle merci → i rapporti di valore si definiscono e operano attraverso una dialettica di
sfruttamento e appropriazione, due meccanismi vitali per il capitalismo→ per questo tale
sistema mette bene in luce il rapporto Capitalismo-Natura
→ Legge della Natura a buon mercato :
• la natura ( umana ed extra umana) soggetta ad appropriazione è a tutti gli effetti una
forza produttiva
• ogni atto di sfruttamento ( del lavoro retribuito ) ne comporta uno maggiore di
appropriazione (del lav non retribuito → es. donne, schiavi, colonie, 4 cheaps ) →
grande sproporzione → contraddizione maggiore del capitalismo x Moore
• il lavoro socialmente necessario viene definito dalla dialettica sfruttamento-
appropriazione
• il concetto di valore è in realtà una relazione sistemica che comprende un momento
economico fondamentale, ma che non può essere ridotto a questo
• il territorio dello stato emerge come forza mediatrice, una membrana politica, della
continua reinvenzione di natura, potere e capitale ( soprattutto in caso di crisi → vedi
approfondimento su crisi epocale o crisi di sviluppo)

Per Moore la legge del valore delle merci, e quindi in questo senso il capitalismo, è un modo
di organizzare la Natura → come ? → attraverso un riordino della biosfera basato su una
concezione di Natura come risorsa da mettere a profitto in due modi :
• uomo = forza lavoro
• Natura = risorsa ''a buon mercato'' ( 4 cheaps = forza lavoro,cibo,energia, materie
prime)

Steffen ci parla di un evidente duplice riduzionismo nei confronti della Natura :


terra produttiva come risorsa infinita gratuita & ambiente non produttivo come discarica
→ nella prospettiva dell'eco-mondo capitalista la natura è dunque
– progetto → insieme di oggetti e spazi da quantificare, razionalizzare e mobilitare in
base agli obiettivi sociali es. profitto, massimizzazione etc
– processo → zona in cui il significato di potere, capitale e i processi di ri / produzione
sono coprodotti contestualmente, e non solo produttori, dalla e nella natura → nature
storiche
Moore sostiene dunque l'inscindibilità della crisi ecologica dei nostri tempi dalla crisi del
capitalismo → questo perchè il limite biologico del capitalismo è il capitale stesso
→ non sostenibile

CRISI
L'insita contraddizione del capitalismo ha portato nei decenni a diverse crisi dell'ecologia-
mondo capitalista, messa a dura prova da una serie di situazioni non risolvibili con i metodi
classici del sistema : ad es. giustizia ambientale, femminismo, nuove malattie, decrescita etc
Quando questo succede ci sono due forme di crisi principali :
1. crisi d'epoca → implica una transizione da un modo di produzione del potere,
ricchezza e natura ad un altro ( es. crisi del feudalesimo )
2. crisi di sviluppo → implica una transizione da una configurazione di potere, ricchezza
e natura ad un'altra, ma all'interno dello stesso sistema storico ( es. primo capitalismo
moderno → rivoluzione industriale )

→ queste crisi sono solitamente risolte e coincidono con un ampliamento delle


frontiere di mercificazione in termini di grandezza, scopi e velocità.

CONCLUSIONI
L'autore sostiene quindi la necessità da parte delle scienze sociali e umanistiche di mettere i
atto delle strategie politiche ( teoriche&pratiche) volte al superamento di :
• ''razionalità riflessiva moderna'', cioè dualismo Natura/Cultura-Società
• ecologia mondo capitalista
→ questo allo scopo di costruire un'ecologia-mondo sostenibile che non si avvalga di
meccanismi di sfruttamento e appropriazione, ma che riconosca una divisione tripartita del
lavoro : forza lavoro, lavoro umano non retribuito e lavoro della natura nel suo complesso
Ecco alcune azioni di ampio peso politico che porterebbero in tale direzione :
– superamento del conflitto apparente tra occupazione e salvaguardia ambientale ( es.
Ravenda con il concetto di ricatto occupazionale )
– valorizzazione del lavoro non retribuito e quindi dei processi di riproduzione,
attraverso battaglie come il femminismo
– unità e collaborazione tra la classe operaia e la militanza ambientalista

Fare ciò significherebbe prendere atto delle cause capitalogeniche ( non antropogeniche)
della crisi ambientale.
→ Moore non si dichiara né pessimista né ottimista rispetto all'inevitabile crisi del sistema
capitalista però, attraverso un cauto parallelismo con il collasso di altri due enormi sistemi di
potere ( quello romano nel V secolo e quello feudale nel XIV secolo ) e le successive golden
age, intende passare il messaggio che le crisi siano anche opportuità.

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