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CAPITOLO 5

GRAND THEORIES CONTEMPORANEE II


Questo capitolo presenta 4 tra le più importanti grand theories
moderne, tratteremo la teoria neo-marxina, approfondendo 2 delle
sue principali varietà: la teoria critica e la teoria della natura dello
spazio nel mondo contemporaneo. Parleremo di quelle grand
theories associate ai principali teorici sociali a noi contemporanei: il
processo di civilizzazione di Elias, la colonizzazione del mondo vitale
di Habermas e gli autotreni della modernità di Giddens.
LA TEORIA NEOMARXIANA. Nel corso degli anni molti teorici si sono
appropriati del pensiero marxiano sviluppandolo in diverse
direzioni, esiste un discreto numero di teorie di ispirazione neo-
marxiana. LA TEORIA CRITICA. La scuola conosciuta come teoria
critica fu fondata nel 1923 presso l’istituto di ricerca sociale di
francoforte, per questo motivo è nota anche come scuola di
francoforte e di conseguenza molti si riferiscono agli studiosi che ne
fecero parte indicandoli come i francofortesi. Molti di essi
dovettero lasciare la Germania con l’arrivo del nazismo e
continuarono per alcuni anni a lavorare all’estero. Non si tratta di
una scuola monolitica ma più che altro di diversi studiosi che in un
clima stimolante di confronto, lavorano su tematiche simili,
condividendo l’impostazione di base di una critica radicale alla
società capitalistica, che parte da una rielaborazione del pensiero
marxiano ma influenzata dal pensiero di Weber e Freud. Tra i più
noti esponenti vanno ricordati: Horkheimer, Adorno, Marcuse,
Fromm.
L’obiettivo della ricerca di Marx era puntato sull’economia, la teoria
critica si basa sull’idea che il capitalismo ha subito un cambiamento
nel corso del mezzo secolo circa la storia che separa la nascita di
questa scuola dalla prima stesura de il capitale. L’aspetto più
importante è oggi rappresentato dal graduale passaggio dalla sfera
economica a quella culturale, è molto più probabile che oggi gli
individui vengano controllati dalla cultura piuttosto che dal potere
economico, quindi la scuola critica doveva puntare il suo sguardo
critico sulla cultura. Marx considerava la cultura come
sovrastruttura che erge sopra una base di tipo economico.
L’economia è d’importanza fondamentale e tutto quello che
compone la società si basa su di essa. L’economia capitalista appare
potente e avrebbe giocato un ruolo fondamentale nel determinare
e controllare la cultura e lo stato entrambi manipolati dai capitalisti
al fine di accrescere il proprio successo economico. I teorici critici
sostenevano che la cultura aveva raggiunto un’autonomia dal
capitalismo, i teorici critici hanno preso le distanze da tutti i
marxisti che li avevano preceduti.
L’INDUSTRIA DELLA CONOSCENZA. Un altro settore che la società
ha messo sotto attacco della scuola critica è quello dell’industria
della conoscenza, termine che si riferisce agli istituti di ricerca e
università, questi ambienti hanno raggiunto un’autonomia
all’interno della società. Gli istituti di ricerca contribuiscono a
costruire tecnologie necessarie per l’industria della cultura
rafforzando la loro posizione e la loro influenza sulla società. Le
università sono dominate da amministratori tecnocratici che le
gestiscono al pari di qualsiasi burocrazia. Le università risultano
sempre più controllate dalle imprese dominate dal pensiero
tecnocratico, anziché incoraggiare lo studente a pensare sono
sempre più simili a fabbriche che confezionano laureati, l’obiettivo
è di trattare quanti più studenti possibili nel modo più efficiente
possibile, finendo con lo sfornare studenti in modo analogo a
quanto fanno le fabbriche che producono automobili.
CULTURA. Su un piano più generale i teorici critici erano interessati
a quelle che loro definiscono industria culturale e al ruolo
dominante che essa sta progressivamente assumendo rispetto alla
società in generale e agli individui in particolare. I teorici critici
erano sensibili rispetto all’ascesa di quella che oggi è conosciuta
come cultura di massa, controllata dall’industria culturale
attraverso media e consumi culturali. I teorici critici erano così
interessati alla cultura perché l’impatto di essa è più pervasivo
rispetto al lavoro in quanto l’impatto della cultura viene esercitato
nel corso di tutta la giornata. Un’altra ragione è che l’impatto della
cultura è più insidioso del potere esercitato sugli individui nella
sfera lavorativa. Infine, gli individui sul lavoro sono consapevoli di
essere dominati, nel caso della cultura il controllo è invisibile e gli
individui tendono sempre di più alla cultura di massa come la
comunicazione pubblicitaria. La cultura è arrivata a dominare gli
individui in modi diversi, il più importante è quello che Marx
definisce come oppio culturale dove i proletari sono sempre più
intorpiditi e non riescono a svolgere un’azione rivoluzionaria.
L’argomentazione secondo cui la maggior fonte di dominazione
sugli individui è rappresentata dalla cultura più che dal sistema
economico e ci appare più evidente ai giorni nostri. Il lavoro ha un
ruolo secondario nelle vite delle persone mentre cultura beni e
consumo ed essa associati hanno assunto un’importanza sempre
più centrale, basti pensare che oggi un centro commerciale è molto
più importante di una fabbrica come centro di produzione e
diffusione di cultura di massa contemporanea.
LA TECNOLOGIA MODERNA. Nella sua critica all’industria culturale
la scuola critica attacca la tecnologia moderna, in quanto gli
individui non controllano la tecnologia ma sono controllati, il
problema non è la tecnologia in se ma l’impiego capitalistico della
tecnologia. Secondo Marcuse, la tecnologia, in modo particolare
quella di comunicazione, veniva usata per generare una società
monodimensionale formata da società a una dimensione, quella del
consumatore, euforico e ottuso la cui libertà è solo appartenente e
si riduce alla possibilità di scegliere tra molti prodotti diversi. Per
Marcuse la soluzione non sta nell’eliminazione della tecnologia
moderna ma nel sottrarla dalle forze oppressive. In ciò hanno un
ruolo fondamentale i soggetti fuori dal sistema che dovrebbero
allearsi con quello che resta delle opposizioni interne. La società,
quindi, diviene sempre più razionalizzata, attraverso l’industria
culturale la soluzione capitalistica trova una via molto più efficace
dall’oppressione economica, occultando la sua natura
essenzialmente repressiva, attraverso meccanismi di tolleranza
repressiva. Il paradosso è quello di un capitalismo sempre più
razionalizzato e burocratizzato ma sempre meno ragionevole. Così i
teorici critici sono molto scettici sulla possibilità di un’azione
rivoluzionaria da parte dei proletari e a la loro è una visione
pessimistica del futuro. Ciò ha portato a forti critiche da parte dei
marxisti più ortodossi, in quanto le gabbie d’acciaio di Weber
diventano sempre più dorate e gli individui sono innamorate di
esse insieme ai giocattoli con cui i consumatori le riempiono, gli
individui non vedono più la necessità di ribellarsi, non sono
nemmeno in grado di intravedere i problemi come sfruttamento e
controllo. Alla fine, questi attraenti e piacevoli metodi di controllo
sono molto più efficaci rispetto alle azioni oppressive dei capitalisti.
L’ANALISI SPAZIALE NEO-MARXIANA
I teorici neo-marxiani hanno prodotto una quantità di contributi
sull’analisi dello spazio e sul suo ruolo che lo spazio riveste nel
mondo sociale. La dimensione spaziale nell’analisi marxiana è
marginale rispetto a quella temporale. Alcuni teorici neo-marxiani
hanno insistito sulla necessità di integrare il pensiero di Marx
sviluppando anche la dimensione spaziale. Il capitalismo si è infatti
evoluto in modo da poter controllare gli spazi sociali ed è quindi
necessaria un’analisi di come potere e oppressione si esercitano
attraverso gli spazi.
HENRI LEFEBVRE SULLO SPAZIO. Ha aperto la strada per
l’incorporamento della dimensione spaziale all’interno della teoria
neo-marxiana. L sostiene la necessità che la teoria neo-marxiana
sposti la sua attenzione dall’attività produttiva che si svolge nello
spazio e dagli oggetti che nello spazio hanno una loro collocazione.
La teoria neo-marxiana ha bisogno di ampliare i propri orizzonti
dalla produzione industriale capitalistica al modo in cui un sistema
si riproduce nello spazio. Lefebvre inizia la sua analisi osservando la
pratica spaziale che produce e riproduce lo spazio attraverso
dinamiche rafforzando la diseguaglianza sociale e l’oppressione. La
pratica spaziale finisce per essere controllata attraverso
rappresentazioni dello spazio, funzionali all’élite sociale. Nelle sue
diverse funzioni lo spazio tende a rafforzare i meccanismi oppressivi
del sistema capitalistico. le pratiche spaziali dei poveri finiscono con
l’essere radicalmente trasformate dalle rappresentazioni dello
spazio che esercitano un ruolo di dominio anche sugli spazi
rappresentativi. Mentre le rappresentazioni di spazio sono
creazioni di gruppi dominanti, gli spazi rappresentativi sono idee
che derivano dall’esperienza quotidiana degli individui, essi
riflettono ciò che realmente accade nell’esperienza vissuta. Un
problema importante della società moderna è la predominanza
delle rappresentazioni dello spazio di chi ha sulle pratiche spaziali e
sugli spazi rappresentativi di chi non ha. L distingue:
 Spazio assoluto: spazi che non sono stati colonizzati;
 Spazi astratto: pensato e progettato funzionalmente alla
necessità del sistema;
 Spazio differenziale: è lo spazio che valorizza differenze,
confronto e diversità.
La produzione dello spazio occupa due posizioni nella sua opera, la
prima costituisce un nuovo obiettivo di analisi e di critica, ovvero
che la nostra attenzione dovrebbe spostarsi sulla produzione dello
spazio. Secondo, viene posto in termini di direzione desiderata per
il mutamento sociale, cioè viviamo in un mondo caratterizzato da
un particolare modo di produzione nello spazio. L sostiene che
abbiamo bisogno di un mondo caratterizzato dalla produzione dello
spazio dove prevalga l’appropriazione, gli individui devono
riappropriarsi dello spazio, liberarlo ma questo porterebbe ad una
pratica rivoluzionaria attraverso cui sarebbero superati con i
modelli di proprietà privata.
DAVID HARVEY SULLO SPAZIO. Hervey sostiene che già nel
manifesto del partito comunista ritrova un ragionamento di tipo
spaziale, relativo alla localizzazione delle imprese e alle loro
necessità di espandersi sempre in nuove aree e mercati. Il
capitalismo ai tempi del manifesto tendeva a concentrarsi sempre
più nei centri urbani, avendo degli effetti anche sulle possibilità
rivoluzionarie degli operai. H sostiene che successivamente il
capitalismo ha adottato una strategia di dispersione spaziale per
limitare il contropotere operato. H pensa ci siano spazi di speranza
dove esiste ancora la possibilità di confronti e di lotta politica, e
questo costituisce una speranza per la società nel suo complesso. In
questo senso H appoggia alcuni intuizioni di Marx sul capitalismo e
sullo spazio e quindi la sua opera si può definire un modello di
analisi spaziale neo-marxiana.
IL PROCESSO DI CIVILIZZAZIONE. Per tutta la vita Elias si è dedicato
allo studio del processo di civilizzazione, studio di come i modi civili
di trattare gli altri e se stessi si siano sviluppati nel lungo periodo.
Nei suoi studi si è interessato ai cambiamenti intercorsi nei
comportamenti quotidiani. E ha tentato di ricostruire quali fossero i
cambiamenti che stavano avvenendo nella vita di tutti i giorni,
alcuni comportamenti quotidiani che una volta erano accettabili
sono diventati sempre di più inaccettabili, stiamo sempre più
attenti a come si comporta chi ci circonda e troviamo imbarazzante
sempre di più un numero maggiore di gesti e abitudini.
ESEMPI DI PROCESSI DI CIVILIZZAZIONE. Nel tredicesimo secolo la
maggior parte delle persone trovava normale addentare le ossa
degli animali e riporle sul piatto di portata, le persone acquisirono
consapevolezza dell’inappropriatezza solo quando altri
cominciarono a sottolineare quanto fosse offensivo questo modo di
fare. Nel sedicesimo secolo un documento ammoniva contro
tentazioni come quella di leccarsi le dita a tavola o di usarle per
mescolare la salsa, comportamenti che ad oggi sono eliminati dalla
buona creanza. Nel ventesimo secolo in quanto più civilizzato non
sentiamo la necessità di avere un documento sulle cose giuste da
fare e su come comportarci.
LA COLONIZZAZIONE DEL MONDO VITALE. Habermas è un teorico
neo-marxiano difatti è stato affiliato direttamente alla scuola
critica, ha prodotto idee e contributi molto originali uno di questi è
la grand theory sulla colonizzazione del mondo vitale.
MONDO VITALE, SISTEMA E COLONIZZAZIONE. Mondo vitale è un
concetto utilizzato da Schutz per indicare il complesso delle
interazioni tra gli individui nella vita quotidiana. Habermas nutre
un’attenzione diversa ovvero che il mondo vitale è caratterizzato
dall’agire comunicativo, è un contesto nel quale parlante ed
ascoltatore si incontrano, nel quale possono avanzare
reciprocamente la pretesa che le loro espressioni si armonizzino
con il mondo e con il quale essi possono criticare e confermare
queste pretese di validità, esternare il proprio dissenso e
raggiungere l’intesa. In questo ambiente comunicativo ideale
l’accordo è raggiunto su basi di razionalità e ragionevolezza. Non si
afferma l’idea sostenuta nella maggioranza ma quella
razionalmente più adeguata e tutti possono confrontarsi senza
preconcetti. Il mondo della vita genera positività. IL SISTEMA. Nel
mondo vitale si sviluppa una serie di strutture come famiglia stato
economia, che assumono sempre più una dimensione autonoma e
autoreferenziale sviluppando così un sistema, sempre più separato
dal mondo vitale. COLONIZZAZIONE. Anche nel sistema si
sviluppano forme di organizzazione sempre più razionali, ma
attraverso questa razionalità il sistema colonizza il mondo della
vita, lo opprime, s’impone, limitando la capacità degli individui di
discutere e confrontarsi in modo proficuo e di raggiungere il
consenso in modo pacifico e ragionevole. In considerazione di
queste osservazioni sul mondo vitale e sul sistema H sostiene che
pur nascendo entrambi dalle stesse radici essi sono stati separati, e
così facendo è diventato possibile per il sistema colonizzare il
mondo vitale. Nonostante la colonizzazione sia estesa il mondo
vitale continua ad esistere.
L’AUTOTRENO DELLA MODERNITA’
Giddens, si considera un teorico sociale moderno e sostiene che la
nostra società continua ad esistere in un mondo moderno, non
esclude che un giorno potremmo transitare verso un mondo post
moderno. Pur essendo un modernista ha una prospettiva del
mondo moderno diversa da quella che era stata adottata dai teorici
classici come Marx e Weber.
L’AUTOTRENO. Per interpretare il mondo alto moderno G usa la
metafora dell’autotreno. La società contemporanea è paragonata
ad un autotreno che è carico di molte cose utili alla popolazione ma
esso passa tra la gente, strade e c’è sempre possibilità che crei
enormi danni. L’autotreno porta benefici ma anche molti rischi, di
cui non sempre ha consapevolezza al momento, perché potrebbero
riguardare il futuro. L’autotreno della modernità sempre di più
viene guidato a distanza sulle sue traiettorie abbiamo una scarsa
capacità di intervenire, dobbiamo necessariamente fidarci di
esperti. Inoltre, i danni di un deragliamento possono riguardare
anche ambienti e comunità molto lontane sia nello spazio che nel
futuro. SPAZIO E TEMPO. La nostra abilità di controllare le diverse
componenti dell’autotreno moderno è complicata dal fatto che
queste tendono ad allontanarsi da noi sempre di più nello spazio e
nel tempo (processo di distanziazione). Mentre nelle società
premoderne queste componenti tendevano ad essere fisicamente
vicine a noi, adesso esse sono sparse nel globo. A causa dei
cambiamenti nel tempo e nello spazio coloro che vivono nel mondo
moderno sono costretti a sviluppare un sentimento di fiducia sia nel
sistema che nelle persone che lo controllano e lo fanno funzionare.
RIFLESSIVITA’. I cittadini che vivono in un mondo moderno, pur
affidandosi agli esperti possono informarsi e riflettere sulle
condizioni della modernità. Essi sono parzialmente consapevoli dei
problemi e possono anche analizzare criticamente i loro
comportamenti. Questa riflessività e questa consapevolezza
abbinati a una minima possibilità di intervento possono far crescere
frustrazione. INSICUREZZA E RISCHIO. La fiducia negli altri non può
essere assoluta, poiché in un sistema globale sempre più
interdipendente, una catastrofe che possa indurre alla crisi
dell’interno sistema è sempre possibile e imminente, ciò provoca
una diffusione e costante sensazione di incertezza e di essere a
rischio, in quanto non c’è piena fiducia negli esperi perché anche
essi non hanno il pieno controllo sull’autotreno. AUTOTRENO E
INCIDENTI. Nel procedere con la sua metafora G elenca $ possibili
cause di incidente:
 Errore di progettazione o di costruzione;
 Errore nella conduzione del mezzo;
 Modifiche tecniche dell’autotreno possono avere effetti non
completamente prevedibili;
 La continua riflessione della gente e degli esperi genera nuova
conoscenza sul comportamento dell’autotreno, questo porta
a cambiare direzione e velocità. Ma questi cambiamenti
possono produrre nuovi problemi non previsti e conseguenze
negative.

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