Affronta le teorie tra anni 30 e 60, per grand theories ci riferiamo alle teorie sistematiche, di affrontare la società nel suo complesso, tutti i fenomeni in maniera integrata, sono teorie sistematiche, propongono una visione generale della società. STRUTTURAL FUNZIONALISMO Lo struttural-funzionalismo si concentra sulle strutture della società e sul loro significato funzionale, per altre strutture. I termini strutturale e funzionale sono collegati tra loro. Potremmo studiare le strutture delle società senza interessarci alle funzioni che rivestono per altre strutture. Potremmo esaminare le funzioni di una varietà di processi sociali non strutturati, come il comportamento di una folla. Lo struttural-funzionalismo è caratterizzato dall’attenzione a entrambi questi elementi: le strutture e le funzioni. Il funzionamento sociale è l’approccio dominante tra gli struttural funzionalisti. L’interesse primario è orientato sullo studio delle strutture sociali di larga scala e delle istituzioni delle società, delle loro interazioni e dei vincoli che impongono agli attori sociali. Uno struttural-funzionalista si occupa delle relazioni tra grandi strutture svolge per l’altra.
LA TEORIA FUNZIONALE DELLA STRATIFICAZIONE E I SUOI CRITICI
Proposta negli anni 40 da David e Moore, è una delle più note teorie dello struttural funzionalismo. La teoria afferma che la stratificazione necessaria è una condizione universalmente riscontrata, in tutte le organizzazioni sociali poiché è una necessità funzionale ineludibile. Ogni società ha infatti necessità di diversi tipi di occupazioni, alle quali devono corrispondere diverse dotazioni in termini di prestigio. Il cuore della teoria riguarda la dinamica di collocazione nelle varie occupazioni. Le dimensioni coinvolte in questa dinamica sono essenzialmente 3: Alcune occupazioni sono più importanti di altre per il funzionamento della società; Alcune occupazioni sono più piacevoli di altre; Occupazioni diverse richiedono abilità diverse. La stratificazione sociale è quel meccanismo che assolve alla funzione di indirizzare le persone più adatte e capaci a svolgere le occupazioni più delicate e importanti per la società. Critiche. La teoria soffre di una debole e totalmente irrealistica analisi sui criteri di piacevolezza e di importanza delle occupazioni, non tiene conto delle dinamiche di potere alla base della stratificazione e dell’inerzia stessa, si tratta di una teoria essenzialmente conservatrice che giustifica i meccanismi di stratificazione esistenti.
LO STRUTTURAL FUNZIONALISMO DI TALCOTT PARSONS
Parsons cerca di integrare la prospettiva durkhemiana, centrata sulla società e le sue funzioni con quella weberiana fondata sull’azione e sul soggetto. Uno dei fulcri del suo pensiero è il modello AGIL, basato sul fatto che, qualsiasi sistema per non collassare rispetta 4 imperativi funzionali A adattamento: un sistema deve conformarsi all’ambiente che lo circonda e adattare l’ambiente ai propri bisogni. G perseguimento dei fini: riguarda il bisogno di un sistema sociale di definire e raggiungere i suoi scopi primari, l’obiettivo finale di ciascun sistema è di crescere ed espandersi. I integrazione: un sistema cerca di regolare le interrelazioni delle parti che lo compongono. L mantenimento del modello: mantenere i modelli culturali che creano e sostengono la motivazione individuale. Il modello AGIL è una sorta di legge che descrive il funzionamento di sistemi e sottosistemi ad ogni livello. Esso funziona ad un determinato macro livello di un sistema ma anche nei sottosistemi che lo compongono. Sistema d’azione. Il sistema generale d’azione prevede 4 sistemi: sistema culturale (L), sistema sociale (I), organismo comportamentale (A), sistema della personalità (G). Nello strutturale funzionalismo Parsons trova le risposto a lungo cercate ovvero che il problema dell’ordine viene affrontato e risolto secondo queste caratteristiche fondamentali dei sistemi d’azione: Sono interdipendenti; Tendono all’ordine e all’equilibrio; Possono essere statici o interessati da un processo ordinato di mutamento; La natura da una parte del sistema ha impatto sul modo in cui le altre parti possono strutturarsi; Mantengono dei confini con i loro ambienti; Allocazione delle risorse e integrazione sono processi fondamentali al loro equilibrio; Tendono ad auto conservarsi. Questi portano Parsons a dare priorità all’analisi della struttura ordinata della società, trascurando la questione del cambiamento sociale e la creazione di una grand theory, in quanto la sua priorità era orientata all’analisi delle diverse combinazioni di variabili sociali. Solo dopo che esse sono state descritte e studiate è possibile osservare come le combinazioni di queste variabili mutino nel tempo. Venne criticato in quanto gli elementi cruciali che Parsons individua nella sua rappresentazione del mondo sociale non esistono nel mondo reale ma sono strumenti analitici per riflettere e studiare il mondo reale. SISTEMA SOCIALE. Un sistema sociale è un insieme di attori umani che interagiscono gli uni con gli altri entro un determinato contesto fisico o ambientale. Essi: Inter operano con altri sistemi; Per sopravvivere hanno bisogno del sostegno di altri sistemi; Devono soddisfare una quota significativa di bisogni degli attori; Devono stimolare un adeguato livello di partecipazione da parte degli attori; Devono avere meccanismi di controllo sui comportamenti distruttivi; Se il conflitto esplode deve essere controllato; Richiedono l’esistenza del linguaggio. Parsons individua come fondamentali i processi di interiorizzazione e socializzazione, interessato ai modi con cui norme e valori di un sistema vengono trasferiti agli attori che fanno parte del sistema stesso. Il processo di socializzazione è conservativo che disciplina impulsi e bisogni attraverso cui gli individui vengono modellati nel corso dell’intera vita, a comportarsi in maniera adeguata alle necessità del sistema cui sono inseriti. La creatività in questo processo ha un ruolo minimale rispetto al conformismo, il principio sul quale si regge è l’armonia, è necessaria una certa misura di flessibilità del sistema, il controllo sociale è di utilità residuale. SOCIETA’. Una società è una collettività relativamente autosufficiente, i suoi membri possono vivere entro i confini della società che offre quanto basta a soddisfare i loro bisogni come individui singoli e come collettività. Come struttural funzionalismo, Parsons ha distinto 4 diverse strutture seguendo un imperativo funzionale del modello AGIL: Il sistema economico (A): svolge per la società la funzione di adattamento all’ambiente; Il sottosistema politico (G): svolge la funzione di perseguimento dei fini prefiggendosi obiettivi di ordine sociale e mobilitando attori e risorse per poterli conseguire; Il sottosistema fiduciario (L): si occupa del mantenimento del modello e della funzione di latenza trasmettendo la cultura agli attori e assicurandosi che questa venga interiorizzata; Sottosistema integrativo (I): coordina le diverse componenti di una società. Per quanto fossero importanti le strutture del sistema sociale per Parsons, il sistema culturale risulta il più importante, si colloca al vertice del sistema d’azione di Parsons tanto che lo stesso autore voleva definirsi determinista culturale. SISTEMA CULTURALE. Tra i più importanti dei sistemi nella visione di Parsons, perché è il sistema che tiene legati i diversi sistemi d’azione che costituiscono il mondo sociale, gioca un ruolo nella composizione interna di ognuno di essi. La cultura per Parsons si compone di: Conoscenza empirica Conoscenza esistenziale Valori Simbolizzazione espressiva. SISTEMA DI PERSONALITA’. La personalità è definita come il sistema organizzato di orientamento e motivazione dell’azione dell’attore individuale. E’ basato sulla disposizione dei bisogni che consistono dell’inquadramento culturale degli impulsi, modellati secondo l’esigenza del contesto sociale. Il ruolo degli attori è molto passivo, essi sono prodotti determinati da impulsi e input culturali. Il sistema di personalità è trattato in maniera abbastanza debole da Parsons. ORGANISMO COMPORTAMENTALE. Essenzialmente è il corpo nella sua dimensione genetica, anatomo-fisiologica, funzionale, l’organismo biologico grazie al quale l’attore interagisce col mondo, lo strumento attraverso il quale agisce. Parsons lo colloca, ci dice che esiste ma essenzialmente e deliberatamente non lo tratta, in quanto non rientra nel campo della sociologia. CRITICHE ALLA TEORIA DI PARSONS. La rappresentazione del mondo sociale che P fornisce non esiste nel mondo reale, sono strumenti analitici per riflettere e studiare il mondo reale. La teoria parsonsiana è molto concentrata su di se, autocentrata sulla sua estetica, sulla sua simmetria, ma lontana dalla società reale, predilige eccessivamente lo studio delle società e delle grandi strutture e finisce per dare poco peso alle interazioni tra grandi strutture e individui e degli individui tra loro. Non analizza in mdo adeguato le dinamiche di mutamento sociale, è molto statica, ed è incentrata sul mantenimento dell’ordine, pur tentando di introdurre dimensioni di analisi del mutamento sociale, resta in ciò molto debole. LO STRUTTURAL FUNZIONALISMO DI ROBERT MERTON Merton è legato a filo doppio a Parsons. Parte da P ma non lo critica in modo radicale. Merton rifugge, teorie generali per concentrarsi su teorie del medio raggio. UN MODELLO STRUTTURAL FUNZIONALISTA. Egli critica i postulati stessi della teoria precedente, secondo lui: possono esistere strutture che non sono funzionali al sistema, ci sono strutture che non hanno funzioni positive, al di là della positività ci sono strutture non indispensabili alla società. Per Merton molti dei concetti chiave di Parsons non sono verificati ne verificabili empiricamente, mentre un sociologo dovrebbe preoccuparsi di una verifica empirica di quanto afferma. Per correggere l’imposizione personsiana, Merton usa il concetto di disfunzione. M classifica le funzioni in manifeste e latente. Le funzioni manifeste sono quelle intenzionali, mentre quelle latenti sono non intenzionali. Ci possono essere anche conseguenze, non solo intenzionali ma anche non previste. Secondo M uno dei principi obiettivi della sociologia è proprio l’analisi delle conseguenze non previste e non intenzionali. M è molto più aperto all’analisi del cambiamento, ammettendo in principio che non tutte le strutture e le funzioni sociali sono indispensabili, apre all’analisi di quali di esse sarebbero eliminabili con effetti positivi. STRUTTURA SOCIALE E ANOMIA (TEORIA DELLA TENSIONE). Uno dei contributi forniti da M è quello attraverso il quale spiega la devianza con una tensione tra mete culturali e mezzi per raggiungere tali mete. La struttura sociale è l’insieme organizzato di relazioni sociali in cui sono coinvolti i membri della società, l’anomia si realizza quando esiste una seria sconnessione tra la struttura sociale e la cultura, a causa della loro posizione nella struttura sociale della società alcuni membri non sono in grado di agire secondo valori normativi, perché la cultura finisce con lo stimolare alcuni tipi di comportamento che la struttura sociale mira ad evitare. M osserva le strutture sociali e culturali ed è interessato alle disfunzioni perché collega l’anomia alla devianza e di conseguenza sostiene che tra cultura e struttura ha conseguenza disfunzionale di condurre alla devianza della società. Nonstante davis e moore avessero appoggiato l’esistenza di una società stratificata, M è la prova che gli struttural funzionalisti possono essere critici di strutture esistenti nelle società cominciando proprio dalla stratificazione. TEORIA DEL CONFLITTO È legata allo struttural funzionalismo, si presenta con una scarsa autonomia, è fondamentalmente diametralmente opposto ad esso. La decadenza dell’influenza dello struttural funzionalismo ha portato ad una parallela diminuzione della rilevanza della teoria del conflitto. Laddove lo SF poneva al centro di tutto l’ordine e l’armonia di funzionamento dei sistemi quindi una visione statica e conservatrice, la teoria del conflitto poneva invece la tensione, il mutamento e il conflitto. OPERA DI RALF DAHRENDORF È emblematica per cogliere fino a che punto la teoria del conflitto rappresenti una sorta di inversione dello SF. Per i funzionalisti la società è statica in cerca di nuovi equilibri, per D in qualsiasi momento il conflitto è motore perenne di cambiamento Per i funzionalisti è centrale l’ordine, per D le cose centrali sono dissenso, tensione e contraddizione Funzionalisti: ogni elemento della società contribuisce alla sua stabilità, D: molti elementi contribuiscono alla disintegrazione F: la società è coesa dalle norme e dai valori, D: la società è tenuta insieme prevalentemente dal potere esercitato dai più forti sui più deboli D è consapevole dell’esistenza e dell’importanza del consenso e della coesione, ma sostiene che ordine e conflitto debbano essere studiate da due teorie sociali diverse e specifiche. Stabilità e integrazione da un lato, mutamento e conflitto dall’altra. AUTORITA’. D è concentrato sulle strutture sociali più complesse, centrale per la sua tesi è il concetto di autorità che non risiede negli individui ma nelle posizioni che occupano, interessato al conflitto che si crea tra loro. Il primo compito di analisi del conflitto consiste nell’identificare i diversi ruoli di autorità all’interno della società. Era fortemente critico nei confronti di coloro che si limitavano allo studio delle caratteristiche psicologiche e comportamentali degli individui che occupano determinate posizioni all’interno delle strutture sociali. L’autorità è l’elemento cruciale dell’analisi di D, implica sempre sovraordinazione e subordinazione, ci si può aspettare che coloro che occupano posizioni di autorità controllino i subordinati, esercitino il dominio a causa delle aspettative di chi li circonda. L’autorità non è un fenomeno generalizzato perché all’interno delle società sono specificati individui e posizioni soggette al controllo. La società è composta da un gran numero di associazioni imperativamente coordinate, cioè insieme di individui retti da gerarchie e posizioni di autorità. All’interno delle associazioni, l’autorità si distribuisce in modo dicotomico. Un gruppo esercita un gruppo subisce, con interessi contrapposti. Gli interessi dipendono dalla posizione e non da elementi psicologici. Chi esercita l’autorità vuole mantenere lo status quo, chi la subisce agisce per sovvertire la situazione di potere. Gli interessi per D sono latenti quando i soggetti sono inconsapevoli, quando i ne assumono consapevolezza essi si manifestano. GRUPPI CONFLITTO E CAMBIAMENTO. In una dimensione più ampia di conflitto sociale. D distingue 3 ampi gruppi: Quasi gruppi: composti da individui che hanno simili interessi ma non sono ancora strutturati; Gruppi d’interesse: si struttura un’organizzazione con un sistema di autorità; Gruppi di conflitto: sono i gruppi che prendono effettivamente parte al conflitto. La nascita dei gruppi di conflitto dipende anche dai metodi di relazione dei soggetti che compongono i gruppi d’interesse, il reclutamento è casuale, ed è improbabile che il processo continui con gli altri due stadi. D ha sostenuto che una volta che emergono i gruppi di conflitto essi prendono parte ad azioni che portano al mutamento della struttura sociale. Tanto più il conflitto va intensificato tanto più radicali risultano i cambiamenti che ne derivano. STRUTTURAL FUNZIONALISMO E TEORIA DEL CONFLITTO POSSIBILE CONVERGENZA. Nonostante la loro diversità, i due approcci sono per certi versi complementari, nel senso che il conflitto può avere anche precise funzioni sociali positive. Una di queste è una potenza di integrazione in società sfliacciate, quando c’è bisogno che le varie forze si coagulino per combattere un comune nemico. Altra funzione possibile è quella comunicativa, il conflitto può servire ai soggetti per capire da che parte stare e questo chiarisce funzioni, posizioni, confini e ruoli. Infine, il conflitto può catalizzare forme di composizione e riconciliazione, come il un conflitto politico elettorale, attraverso il chiarimento delle forza delle posizioni in campo, si costruisce poi una base di discussione sulla scorta di una posizione più chiara. Non va dimenticato che il conflitto porta con se anche disfunzioni. TEORIA GENERALE DEI SISTEMI: LUHMANN. Il più importante teorico dei sistemi in sociologia, propose un originale approccio di ispirazione sociologica seguendo una logica Parsoniana di sistema e si pone per molti versi in continuità con essa. Sono molti gli elementi innovativi e originali, riesce a coagulare in una visione sociologica integrata concetti provenienti dalla biologia, fisica e cibernetica. Il risultato è una delle più influenti teorie contemporanee che ha superato molti dei limiti e delle ingenuità dello struttural funzionalismo personiano. Su due punti L si pone in una netta discontinuità con Parsons: Una carenza nell’analizzare quella che lui chiama autoreferenzialità della società, ovvero la capacità della società di riflettere su se stessa; Il non avere compreso la contingenza, rimanendo legato a un principio di necessità. Cioè per P la società e così com’è e non sarebbe potuta essere diversa, per L lo stato delle cose è solo uno delle possibilità che si è realizzata per una serie di concomitanze e contingenze, anche casuali. SISTEMA E AMBIENTE. La chiave per comprendere ciò che intende L come sistema può essere rintracciata nella distinzione tra un sistema e il suo ambiente. Ogni sistema è inserito in un ambiente più vasto, l’ambiente può essere più complesso del sistema che lo contiene. Per vivere il sistema deve ridurre la complessità dell’ambiente, questa riduzione implica esclusione di possibilità, selezione e contingenza. La selezione implica un rischio. Per quanto più semplici dei loro ambienti, i sistemi da un lato diminuiscono la complessità, dall’altro hanno la necessità di strutturarsi al loro interno, creando sottosistemi e meccanismi di differenziazione interna. Ciò può essere visto come aumento di complessità, ma funzionale alla gestione del rapporto ottimale con l’ambiente e all’efficace riduzione delle complessità di quest’ultimo. SISTEMI AUTOPOIETICI. Luhmann è famoso per la sua discussione sul tema dell’autopoiesi, utilizza questo termine per riferirsi a sistemi come l’economia, sistema politico, legale, scientifico e le burocrazie. I sistemi autopoietici hanno diverse caratteristiche: Un sistema produce gli elementi base che lo compongono, pensiamo al sistema economico moderno e al suo elemento base che è il denaro, possiamo affermare che è il suo elemento base perché il valore di ogni oggetto e di ogni prestazione del sistema economico può essere espresso in termini monetari. Il sistema e la sua forma base dipendono l’uno dall’altro, è difficile immaginare un sistema economico moderno che non faccia ricorso al denaro o al tempo stesso il denaro senza sistema economico sarebbe privo di significato. Si auto-organizzano attraverso il tracciamento dei propri confini e il coordinamento delle risorse interne, stabiliscono i confini distinguendo tra cosa appartiene al sistema e cosa è parte dell’ambiente, ad esempio, il sistema economico considera tutto ciò su cui può dare un prezzo come parte di esso, l’aria si trova ovunque e non è parte del sistema economico però è parte necessaria dell’ambiente. Quindi, ciò che si trova all’interno o all’esterno di un sistema autopoietico è determinato dall’auto-organizzazione del sistema e non dalle necessità funzionali del sistema; Sono autoreferenziali, il sistema economico utilizza il prezzo per fare riferimento a se stesso, assegnando un valore monetario la borsa esemplifica questa autoreferenzialità all’interno del sistema economico, i prezzi in borsa vengono dati non dai singoli individui ma dall’economia stessa; Un sistema autopoietico è un sistema chiuso, non esiste alcuna connessione diretta tra un sistema e il suo ambiente ma un sistema ha a che fare con la rappresentazione del suo ambiente. Un sistema sociale chiuso è distinto dagli individui che ne fanno parte. Secondo L in questi sistemi l’individuo è in realtà parte dell’ambiente. Prendendo come esempio la burocrazia, oltre ai cittadini anche i burocrati sono parte dell’ambiente, dal punto di vista della burocrazia i dipendenti sono fonti esterne di complessità e imprevedibilità, al fine di essere un sistema chiuso, la burocrazia deve trovare un modo di rappresentare i suoi dipendenti in modo semplificato, così il dipendente viene rappresentato come un dirigente, un contabile e così via. L’essere umano reale viene descritto da essa solo come un’interferenza alla rappresentazione che essa ne da. DIFFERENZIAZIONE. È il processo per il quale il sistema produce al suo interno il tipo di rapporto esistente tra esso e l’ambiente in cui è inserito. Si generano sottosistemi per i quali il sistema è un ambiente, all’ interno del sistema ci possono essere degli spazi condivisi dai vari sottosistemi e altri spazi interni ai sottosistemi non condivisi. Il meccanismo con il quale un sistema risponde ai cambiamenti dell’ambiente, aumenta la complessità interna del sistema ma per consentire che si mantenga una certa ed efficace riduzione di complessità rispetto all’ambiente. Delle dinamiche di differenziazione dipende l’evoluzione dei sistemi. Una maggiore differenziazione causata dalla differenziazione consente un’evoluzione più veloce, l’evoluzione è un processo di selezione indotto dalla variazione, tanto maggiore è la variabilità disponibile tanto migliore sarà la selezione. L sostiene che si sono sviluppate solo un numero limitato di forme di differenziazione interna: la segmentazione, stratificazione, centro-periferia e funzionale. Queste accrescono la complessità del sistema attraverso la riproduzione della differenziazione tra sistema e ambiente all’interno del sistema stesso. 1. Differenziazione segmentaria: le parti del sistema sono uguali e svolgono le stesse funzioni; 2. Differenziazione attraverso stratificazione: consiste in una gerarchia delle parti in cui ogni livello adempie a una funzione distinta e particolare. Nella differenziazione segmentaria la disuguaglianza deriva da variazioni accidentali negli ambienti e non ha funzione sistemica, in quella attraverso stratificazione, la disuguaglianza è essenziale per il sistema. L’intrecciarsi di uguaglianza e disuguaglianza e le loro reciproche relazioni, tutti i membri dello stesso livello funzionale sono fondamentalmente uguali, mentre livelli diversi vengono distinti proprio dalle loro disuguaglianze; 3. Differenziazione centro/periferica: le varie parti svolgono le stesse funzioni ma sono subordinate ad una parte centrale che le coordina e le controlla; 4. Differenziazione funzionale: consiste nella diversificazione delle parti in base alle funzioni che devono svolgere. La differenziazione funzionale è una soluzione più efficiente e più flessibile della differenziazione stratificata. Le parti sono più indipendenti e il funzionamento di una parte non dipende direttamente dal funzionamento di un’altra, mentre un’interruzione nella catena di comando comporta una impasse del sistema. Nella differenziazione segmentaria c’è minore specializzazione e minore efficienza ma la ridondanza assicura che il fallimento di una parte ha un impatto che può essere assorbito dal sistema. In una differenziazione funzionale, il fallimento di una parte mette in crisi profonda l’intero sistema, si moltiplicano le relazioni e la differenza delle relazioni, le diverse parti hanno relazioni differenziate con ognuna dalle altre. Le forme di differenziazione possono anche sovrapporsi, all’interno di forme più complesse ci possono essere altre differenziazioni più semplici. CODICE. Un codice è un modo di distinguere gli elementi di un sistema da quelli che non appartengono a quel sistema, un codice è un linguaggio basato su elementi funzionali. Utile a distinguere le comunicazioni che interessano il sistema e vanno processate da quelle irrilevanti. Un sistema non può utilizzare il codice di un altro sistema, ciò che può fare un sistema è introiettare stimoli del suo ambiente ma rappresentandoli al suo interno attraverso il proprio codice.