TEORIE CLASSICHE II
GEORGE SIMMEL. George Simmel è un altro importante teorico
sociale tedesco. La sua riflessione ruota attorno alla “tragedia della
cultura”. Tuttavia bisogna prima analizzare alcuni concetti
fondamentali. ASSOCIAZIONE. La fama di Simmel è spesso associata
alla sua teoria della vita quotidiana. Egli era attratto da tutti quei
comportamenti quotidiani che potrebbero apparire banali o privi di
senso, come ad esempio due individui che cenano insieme, queste
forme di “associazione”, o interazione, servono a costruire legami
tra gli individui e vengono continuamente create, elaborate, e
sostituite da altre forme di associazioni. Questi sono gli atomi della
vita sociale e come tali andrebbero studiate al microscopio. Questa
teoria è per certi versi differente dalle riflessioni di Simmel sulla
tragedia della cultura. Simmel, come Weber, definisce la sociologia
come lo studio della vita quotidiana: la sociologia deve studiare la
società che altro non è che la somma delle interazioni individuali
che la compongono. FORME E TIPI. Simmel ha proposto una
distinzione tra “forme” di interazione e “tipi” di attori che
interagiscono. Nel mondo reale gli individui devono confrontarsi
con una vasta gamma di interazioni e di attori che interagiscono tra
e con loro, e questo genera spesso confusione. Per poter
fronteggiare questo caos, gli individui riducono il mondo sociale a
un numero limitato di forme di interazione e tipi di attori, così da
poter essere in grado di comprenderle meglio. La stessa cosa
avviene quando abbiamo a che vedere con un gran numero di
individui con cui potenzialmente potremmo interagire. Per gestire
meglio la nostra relazione con loro, li riduciamo ad un numero
limitato di “tipi” di attori. Per Simmel, abbiamo a disposizione un
insieme di tipi di riferimento, per cui la nostra decisione iniziale
sarà quella di assegnare “questo individuo” ad uno di “questi tipi”.
In seguito si può scoprire che il giudizio iniziale era del tutto
sbagliato e che ha inserito quella persona nella categoria sbagliata.
Ciononostante, in un mondo in cui continuamente incontriamo
individui, non possiamo fare a meno di utilizzare questi tipi come
prime approssimazioni per decidere se iniziare o evitare
un’interazione. Anche il sociologo, come gli individui, può
sviluppare automaticamente forme e tipi. CONSAPEVOLEZZA. La
riflessione sul concetto di associazione è collegata alla concezione
di che cosa sia la “consapevolezza”, nozione da cui quella di
associazione prende le mosse. Simmel operava in base all’assunto
che gli individui agiscono seguendo un processo consapevole.
Simmel riteneva anche che gli individui si confrontassero
mentalmente tra di loro, ponendosi al di fuori delle proprie azioni:
gli individui dunque quindi possono acquisire stimoli esterni,
valutarli, tentare diversi corsi d’azione, e quindi decidere cosa fare.
Grazie a queste capacità mentali gli individui non vengono resi
schiavi dagli stimoli esterni o dalle strutture esterne di un’esistenza
separata e reale. In termini sociologici la mente ha la capacità di
“reificare” questi fenomeni. In questo modo, gli esseri umani
creano i vincoli che li limitano: attraverso i processi mentali
possono liberarsi, imprigionarsi o, più probabilmente, subire una
combinazione di entrambe le cose. CONCETTO CHIAVE:
SEGRETEZZA. La segretezza viene definita da Simmel come la
condizione in cui un individuo ha intenzione di nascondere qualcosa
mentre un altro aspira a rivelare quanto viene nascosto. Per poter
interagire, gli individui devono venire a conoscenza di alcune cose
rispetto agli altri. In tutti gli ambiti della nostra vita acquisiamo
certezze e verità, ma anche ignoranza ed errore; tuttavia, è nella
nostra interazione con gli altri individui che l’ignoranza e l’errore
acquistano un carattere distintivo, che ha a che vedere con la vita
interiore delle persone con cui interagiamo. Gli individui, a
differenza di qualsiasi altro oggetto della conoscenza, hanno la
capacità di rivelare intenzionalmente la verità su sé stessi oppure di
mentire. Se anche gli individui volessero rivelare tutto su sé stessi,
non potrebbero comunque farlo, perché tutta quella quantità di
informazioni farebbe impazzire chiunque. Ogni persona deve
selezionare le informazioni che offre agli altri e, secondo Simmel,
rendiamo partecipi gli altri solo di frammenti delle nostre vite e,
per di più, selezioniamo quali frammenti rivelare e quali
nascondere. La “menzogna” è una forma di interazione in cui un
individuo nasconde intenzionalmente agli altri la verità. Una
menzogna abbandona gli altri individui in una concezione errata,
ma questo errore è imputabile al fatto che il bugiardo intendeva
deliberatamente ingannare gli altri. Simmel ha discusso la
menzogna in termini di “geometria sociale” specialmente in
riferimento all’idea di distanza. Possiamo accettare meglio le bugie
di coloro che sono distantida noi; al contrario, troviamo
insopportabile che a mentirci siano le persone a noi vicine come ad
esempio la bugia di uno sposo o di un figlio ha un impatto più
devastante su di noi che la bugia di un amministratore pubblico di
cui possiamo venire a conoscenza magari solo attraverso lo
schermo televisivo. In termini di distanza, ogni comunicazione
quotidiana combina elementi conosciuti da ambo le parti con
elementi conosciuti da uno solo dei due partecipanti alla
interazione. L’esistenza di questi elementi conosciuti solo
unilateralmente porta a una distanza in tutte le relazioni sociali,
infatti, Simmel sosteneva che tutte le relazioni sociali richiedono sia
elementi conosciuti agli attori che interagiscono, sia gli elementi
conosciuti da una sola delle parti. In altre parole, la segretezza è
parte integrante di tutte le relazioni sociali, sebbene una relazione
possa essere distrutta nel momento stesso in cui un segreto viene
rivelato. Simmel sostiene che nella forma di associazione più
intima, il matrimonio, vi sia la tentazione di chiedere al partner di
non avere segreti. Questo è per l’autore, uno sbaglio, perché
tutte le relazioni sociali richiedono una combinazione di verità e di
errore e la trasparenza reciproca renderebbe il matrimonio un dato
di fatto rimuovendo ogni possibilità di imprevisto. Inoltre, la
maggior parte di noi ha delle risorse interne limitate e ogni
rivelazione riduce i tesori nascosti che abbiamo in serbo da offrire
agli altri. Solo chi possiede enormi depositi di talenti può perme-
ersi numerose rivelazioni al proprio sposo, tutti gli altri, con
l’eccessiva autorivelazione, risulterebbero denudati e meno
interessanti. AMPIEZZA DEL GRUPPO. Nella sociologia della vita
quotidiana di Simmel è degno di nota il modo in cui egli ricostruisce
le strutture sociali più complesse a partire dalle interazioni
quotidiane. Questo modo di procedere è evidente nel suo
saggio sulle diadi e le triadi. La diade è un gruppo composto da due
persone, e una triade è un gruppo composto da tre persone. Una
persona sola fa una differenza enorme: sociologicamente si
riscontra una differenza cruciale proprio tra i gruppi formati da due
o da tre persone, e nessun ulteriore aggiunta all’ampiezza di un
gruppo composto da più di due persone crea un mutamento tale
come quello del passaggio da diade a triade. La diade non ha
nessun significato oltre a quello attribuitole dai due partecipanti.
Consiste di soli due individui che interagiscono tra loro. Ciascuno di
questi due individui separati mantiene un alto livello di
individualità e non esiste alcuna minaccia collettiva per il singolo
membro del gruppo, poiché il gruppo non è separabile. Aggiungere
una terza persona a una diade, creando una triade, rende possibile
l’emergere di una struttura di gruppo indipendente, ed è questa la
differenza tra le due configurazioni. Nel caso di una triade esiste la
possibilità di una minaccia di gruppo nei confronti dell’individualità.
Inoltre, l’aggiunta di una terza parte rende possibile la creazione di
nuovi ruoli sociali che erano impossibili in una diade. Così può
emergere un sistema di autorità e stratificazione, un sistema che
non può esistere in una diade. La trasformazione da una diade a
una triade è essenziale per lo sviluppo di strutture sociali che
possono diventare separate dai singoli individui e quindi esercitare
sugli stessi una forma di coercizione. In altre parole, la tragedia
della cultura diventa possibile per lo meno quando si è sviluppata
una triade. LA DISTANZA E LO STRANIERO. Sempre seguendo
questo filone di “geometria sociale”, Simmel si è interessato allo
studio della distanza. Per esempio il tipo sociale dello “straniero”, è
definito attraverso il concetto di distanza: lo straniero è colui
che non è né troppo vicino né troppo lontano. Per essere stranieri è
necessaria quindi una combinazione di vicinanza e di distanza. La
peculiare forma di distanza-vicinanza che esiste tra lo straniero e il
gruppo porta a forme di interazione insolite tra i due. Per esempio,
lo straniero può essere più oggettivo nella sua interazione con i
membri del gruppo: la sua mancanza di coinvolgimento emotivo gli
consente di poter esprimere un giudizio spassionato sulle relazioni
con i singoli individui; d’altro canto, proprio perché è straniero,
quindi estraneo, i membri del gruppo possono paradossalmente
sentirsi a proprio agio nel fargli le loro confidenze più di quanto non
sarebbero con gli altri partecipanti. Lo straniero non è solo un tipo
sociale, ma il suo “essere straniero” può essere inteso come forma
di interazione. Per esempio, la misura in cui un individuo è
straniero, ovvero quella particolare combinazione di vicinanza e
distanza, entra persino nelle nostre relazioni più intime. CONCETTO
CHIAVE: SPAZIO. La teoria dello “spazio” è meno conosciuta
rispetto a quella sua distanza ma bisogna considerare in particolare
la definizione dei confini dello spazio. La loro importanza viene
rivelata quando questi stessi confini appaiono indefiniti. Confini
indefiniti si osservano quando i gruppi non si limitano ai loro confini
politici, come ad esempio una massa di persone che si trova in un
grande spazio. Trovarsi all’aperto in questo modo rende il gruppo
soggetto all’impulsività e suscettibile alla manipolazione. Uno
spazio è “indistinto” quando lo stesso spazio risulta non definito a
un gruppo, che per qualche ragione viene a trovarsi in uno spazio
buio. Alcune delle intuizioni più interessanti sullo spazio riguarda il
punto di vista di Simmel su il “ponte” e sulla “porta”. Per
esempio, mentre il ponte porta sempre ad un’unione, la porta può
portare sia alla connessione, quando è aperta, sia alla separazione,
quando è chiusa. Simmel ne deduce che la porta abbia un
significato più ricco e vitale del ponte. La direzione non ha alcuna
differenza per i ponti mentre c’è una grande differenza nell’entrare
o nell’uscire da una porta. DISTANZA E VALORE. Una delle intuizioni
più interessanti di Simmel sulla distanza si rifà alla nozione di valore
e in particolare con lo sviluppo di una “teoria del valore” alternativa
a quella di Marx. Simmel sosteneva che il “valore” delle
cose fosse una funzione della loro distanza da noi: quello che è a
portata di mano non ha un grande valore, analogamente le cose
troppo distanti da noi, o troppo diffcili da ottenere non hanno un
grande valore. A conti fatti, ciò che riteniamo veramente prezioso è
quello che sappiamo di poter ottenere, ma a prezzo di uno sforzo
considerevole. CULTURA OGGETTIVA E SOGGETTIVA. La “tragedia
della cultura” si basa sulla distinzione tra cultura soggettiva
(individuale) e cultura oggettiva (collettiva). La cultura oggettiva
comprende tutto ciò che viene prodotto da una società; la cultura
individuale si riferisce alle capacità di un individuo di produrre,
assorbire e controllare gli elementi della cultura oggettiva. La
tragedia della cultura deriva dal fatto che nel tempo la cultura
oggettiva cresce esponenzialmente mentre la cultura soggettiva e
l’abilità del singolo di produrre cultura oggettiva crescono solo
marginalmente: storicamente, la capacità individuale di essere
creativi è cresciuta di poco. Eppure la somma totale di tutto ciò che
gli individui hanno prodotto è una quantità esorbitante.
Innanzitutto, la cultura oggettiva cresce in termini di grandezza
assoluta, come nel caso della scienza. In secondo luogo, cresce il
numero dei componenti della cultura oggettiva: ad esempio, molti
anni fa internet non esisteva, ma oggi questo è una parte
importante della cultura oggettiva. Infine, i diversi elementi della
cultura oggettiva diventano sempre più numerosi, e al tempo
stesso sempre più interconnessi e potenti, seguendo un processo
che va al di là della comprensione persino di coloro che li hanno
creati. La tragedia della cultura è data dal fatto che le nostre scarne
risorse individuali non riescono a tenere il passo con i nostri stessi
prodotti culturali: siamo dannati a capire sempre meno il mondo
che abbiamo creato e siamo destinati sempre più a essere
controllati da quel mondo (internet).
LA DIVISIONE DEL LAVORO. Un fattore determinante nella tragedia
della cultura è la crescita della divisione del lavoro. Una accresciuta
specializzazione porta infatti a una maggiore abilità di produrre
componenti del mondo oggettivo sempre più complesso, ma, al
tempo stesso, l’individuo altamente specializzato perde il senso
della cultura nel suo totale e l’abilità di controllarla. Mano a mano
che la cultura oggettiva cresce, quella individuale si atrofizza. Non
mancano aspetti positivi in questo processo: la specializzazione ha
portato a innumerevoli sviluppi che hanno migliorato le condizioni
della nostra vita quotidiana. Ma il costo di tutto questo è
rappresentato dal fatto che l’individuo si sente insignificante
rispetto alla cultura oggettiva con cui deve venire a patti ogni
giorno che passa. In questo confronto, l’individuo è destinato a
perdere, e quel che è peggio, è che non c’è fine a questo processo.