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INGEGNERIA SANITARIA E AMBIENTALE

LEZIONE 3 11/05/2022
Sbobinatore: Rosella Iulia
Revisore: Sara De Palo
Qual è lo scopo dei trattamenti delle acque reflue?
Nei primi trent’anni del Ventesimo secolo lo scopo dei trattamenti era quello di intensificare i trattamenti
naturali, ovvero i processi di rimozione (processi di autodepurazione), riproducendoli in condizioni
controllate.
Quindi gli obiettivi fondamentali erano quelli di:
1. Riduzione
2. Rimozione dei solidi sospesi e fluttuanti della sostanza
3. Eliminazione degli organismi patogeni (disinfezione)
A partire dagli anni Sessanta, con la nascita di una nuova coscienza ecologica e di una nuova consapevolezza
dei processi ambientali, si ebbe una modifica degli obiettivi iniziali del trattamento. I primi obiettivi, infatti,
hanno conservato la loro validità, ma col tempo c’è stata l’integrazione di altri: primo fra tutti ricordiamo la
rimozione dei nutrienti (come azoto e fosforo), dei metalli pesanti, delle sostanze organiche
biorefrattarie (pesticidi, fenoli), di ioni inorganici.
I processi di depurazione che possiamo correlare al trattamento richiesto sono tanti ed ognuno di questi è
funzione del grado di rimozione che vogliamo ottenere.
I processi più diffusi vengono riportati in tabella:

Inoltre, possiamo notare le percentuali medie dell’efficienza di rimozione dei trattamenti, dai più
semplici come la grigliatura fino ai trattamenti secondari (ricordiamo i fanghi attivati, i processi secondari
più utilizzati in assoluto) e terziari.
Classificazione dei trattamenti
I trattamenti vengono classificati con due metodologie diverse:
1. Classificazione basata sulla natura delle operazioni impiegate, come trattamenti fisici, chimici e
biologici;
2. Classificazione in base alla loro successione e il grado di rimozione richiesto, in questo caso i
trattamenti verranno suddivisi in pretrattamenti, trattamenti primari, secondari e terziari.
 I pretrattamenti comprendono la rimozione di sostanze di natura inorganica;
 I trattamenti primari prevedono una rimozione dall’acqua di sostanza organiche;
 I trattamenti secondari, normalmente utilizzati negli impianti, sono trattamenti di tipo
biologico. Ci concentriamo su questi poiché saranno la causa maggiore degli impatti
ambientali, causati dalla mancata depurazione e dalla depurazione stessa.
Obiettivo dei trattamenti biologici unitari
Il processo biologico copia, attraverso processi industriali e in maniera controllata, ciò che accade realmente
in natura.
L’obiettivo dell’impianto è quello di trasformare le sostanze organiche biodegradabili da una forma
disciolta ad una sospesa, ovvero nei batteri stessi.
ESEMPIO: rimozione di sabbia o di zucchero da un bicchiere d’acqua.
Quindi bisogna trasformare questo processo di rimozione della sostanza disciolta in uno processo fisico, in
quanto si sta facendo coagulare quella sostanza organica di cellule in dei fanghi, quindi in dei batteri, che si
possono rimuovere facilmente.
Questo processo a fanghi attivi è stato invento agli inizi del Novecento da Arden e Lockett in Inghilterra ed
è tuttora in uso.
Inoltre, è detto resiliente, in quanto ha una buona capacità di resistere anche a variazioni delle
concentrazioni di ingresso o all’entrata di eventuali sostanze tossiche.
In questa immagine è possibile apprezzare un riassunto dei microrganismi utili per l’Ingegneria Sanitaria-
Ambientale.

L’impianto è a cielo aperto, quindi non si riescono a mantenere tipologie specifiche di ceppi batterici e
dobbiamo stare attenti a non far crescere organismi non efficienti da un punto di vista della depurazione.
Dunque, l’obiettivo sarà quello di rendere efficiente il processo e non quello di controllare i ceppi batterici,
poiché ciò sarebbe impossibile ed inutile da compiere.
Inoltre, ciò che è di rilevante importanza è controllare che i microrganismi abbiano una crescita che consenta
la loro flocculazione, cioè la loro coagulazione in fiocchi di fango, che poi sarà facile far sedimentare e
quindi rimuovere dall’acqua.
Ovviamente, studiare ciò che noi definiamo cinetica, ci serve per dimensionare il nostro impianto. Quindi, si
vanno a studiare in laboratorio le colture pure, similmente a quello che si compie per effettuare le prove del
BOD.
Infatti, i microrganismi hanno:
1. Una fase di latenza;
2. Una crescita accelerata;
3. Una crescita esponenziale;
4. Subiscono un rallentamento;
5. Respirazione endogena, quindi la crescita sarà stazionaria, in quanto la crescita e la respirazione
endogena si fanno equilibrio;
6. La respirazione endogena prevarrà sulla crescita.

Il diagramma che rappresenterà questi andamenti infatti sarà di tipo semilogaritmico.


Possiamo ricavare l’andamento della velocità, ovvero quanto velocemente aumenta il numero di
microrganismi dal momento che i microrganismi raddoppiano in un momento di generazione, ovvero il
tempo necessario per raggiungere la maturità e quindi potersi riprodurre.
Questi sono alcuni tempi di generazione di alcuni microrganismi utili nell’Ingegneria Sanitaria-Ambientale.
Essi vanno da alcuni minuti a qualche ora.

 Calcolando l’andamento, ne avremo uno di tipo esponenziale. Invece, in una scala semilogaritmica
avremo un andamento lineare.
Questa costante che è il logaritmo di due sul tempo di generazione è proprio la costante, che noi definiamo
come massimo tasso specifico di crescita batterica (µmax).

Di fatto, la pendenza del tratto lineare e relativo alla crescita esponenziale, rappresenta il massimo tasso di

crescita della popolazione microbica da noi analizzato.


Tuttavia, la vera difficoltà dell’impianto non è tanto quella di comprendere come funzioni, quanto quella di
farlo funzionare senza che la biomassa microbica prenda il sopravvento, infatti essa continua a crescere
secondo i tempi di generazione. Quindi, dobbiamo cercare di capire come venga tenuta a bada la velocità
di crescita microbica, che non va tenuta con un andamento esponenziale, ma bisogna far crescere i
microrganismi in un’altra fase all’infuori di questa.
Definizioni

 Rg (rate of grow), tasso di crescita, ovvero è la velocità di crescita rappresentabile con la derivata
della concentrazione X di biomassa nel tempo, ipotizzando volumi costanti.
𝒅𝑿
R g=
𝒅𝒕

 Rd (rate of death), tasso di respirazione endogena, ovvero la velocità con cui i batteri diminuiscono
nel loro numero. Lo definiamo negativo per convenzione, per ricordarci che si tratta di una riduzione
della concentrazione.
𝒅𝑿
R d= -
𝒅𝒕
 Tasso netto di crescita è un tasso di crescita che tiene conto anche della respirazione endogena,
quindi sarà pari a:
R’g= Rg-Rd
 Rsu (rate of substrate utilization), tasso di utilizzazione del substrato, che è rappresentabile come la
derivata della concentrazione del substrato nel tempo.
𝒅𝑺
Rsu=
𝒅𝒕
Ai fini degli scopi di questa disciplina, si considera la biomassa microbica semplificata in un’unica
concentrazione. Quindi, avremo un’unica concentrazione X ed un unico substrato S. L’intera
concentrazione viene misurata tutta insieme come accade per il BOD5.
Definiamo, ora, ognuna delle precedenti definizioni in maniera specifica rispetto alla concentrazione di
biomassa.

 Possiamo dividere la velocità di crescita rispetto alla concentrazione di biomassa.


ESEMPIO: consideriamo la velocità di crescita dell’Italia rispetto a quella del Principato di
Monaco. Se avessimo, per ipotesi, 100000 nuovi nati al giorno all’anno a fronte di 1000. Per poter
confrontare davvero questi tassi di crescita, dobbiamo dividerli per la popolazione. Quindi,
dividendo i nuovi nati all’anno per il numero di abitanti dell’Italia e facendo lo stesso per il
Principato di Monaco, otterremmo un’idea ben più precisa e potremo confrontare direttamente qual
è il tasso specifico di crescita della popolazione italiana e di quella del Principato di Monaco.
Potremmo, infatti, eventualmente scoprire come la popolazione del Principato di Monaco possa
crescere più velocemente rispetto a quella italiana, pur essendo il tasso di crescita inferiore.
Quello spiegato precedentemente con un ESEMPIO rappresenta il concetto del tasso specifico di crescita
batterica (µ), definibile come il rapporto tra la velocità di crescita e la concentrazione di biomassa (X).
𝟏 𝒅𝑿
µ=
𝑿 𝒅𝒕
Dunque il tasso specifico di crescita batterica ci consente di confrontare il tasso di crescita di una
popolazione con quello di altre.

 Si può fare lo stesso procedimento anche per il tasso di respirazione endogena, ottenendo il tasso
specifico di respirazione endogena. Quindi avremo:
𝟏 𝒅𝑿
kd= -
𝑿 𝒅𝒕

 Per quanto riguarda il tasso netto specifico di crescita batterica, invece:

µ’= µ-kd

 Allo stesso modo definiamo il tasso di utilizzazione del substrato.


𝟏 𝒅𝑺
U= -
𝑿 𝒅𝒕

Il rendimento di crescita
Il rendimento di crescita o coefficiente di massimo rendimento (che definiamo come Y) è definibile come
il rapporto tra Rg (tasso di crescita batterica) e Rsu (tasso di utilizzazione del substrato).
Di fatto, questa grandezza ci informa su quanti grammi o chilogrammi al giorno di biomassa cresce a fronte
dell’utilizzo di un chilo unitario di substrato al giorno.
ESEMPIO: dato il consumo di 1 kg al giorno di BOD5, quanti chili al giorno di biomassa produciamo?
µ
Ovviamente, possiamo fare la stessa cosa con il rapporto 𝑿.

Inoltre, questo rendimento di crescita non sarà mai unitario, ovvero sarà sempre di un valore inferiore
all’unità. Infatti, il metabolismo batterico è composto da una fase anabolica e un’altra metabolica, cioè una
parte del substrato al denominatore sarà usato per produrre tessuto cellulare, mentre l’altra, non irrilevante,
sarà utilizzata per produrre energia.
Dunque, i batteri (aerobici eterotrofi) utilizzati nel campo dell’Ingegneria Sanitaria-Ambientale negli
impianti di depurazione avranno rendimenti compresi tra 0,4 e 0,8, mediamente di 0,5.
Come abbiamo detto in precedenza, i batteri non sono fatti crescere in una fase con un andamento
esponenziale, ma li teniamo a bada facendoli crescere nella fase di crescita in cui il substrato è limitante per
la stessa fase. Quindi, li facciamo vivere nell’impianto in una fase della loro crescita in cui non siamo
sull’asintoto del grafico sottostante, ma in un momento in cui il substrato diventa limitato, cioè quando si
riduce il substrato, lo farà anche la velocità di crescita batterica.
Questo grafico rappresenta la relazione empirica ricavata da Monod, la quale mette in correlazione la
velocità specifica di crescita batterica e la concentrazione di substrato (S).
Analiticamente, l’espressione della cinetica di Monod è la seguente:
𝑺
µ= µmax
𝑲𝒔 +𝑺

Dove:

 S= substrato
 µ= massimo tasso specifico di crescita
 Ks= la costante di saturazione, la concentrazione di substrato che corrisponde alla metà del massimo
tasso specifico di crescita.

Quindi, di fatto, Ks rappresenta la forma di questo grafico, mentre µmax è l’asintoto orizzontale, infatti, se si
calcola il limite per S che tende ad infinito, otterremmo appunto µmax.

Invece, se facessimo il limite per S che tende a 0, otterremmo:


µ𝒎𝒂𝒙
µ=
𝑲𝒔

Ciò vuol dire che ci avviciniamo allo 0 in maniera lineare, quindi il grafico lo sarà per la sua ultima parte.
Riassumendo
La cinetica della crescita è una cinetica di Monod intermedia tra l’ordine 0 e l’ordine 1 di reazione, poiché,
quando il substrato è infinitamente grande, la velocità sarà la massima possibile ed è costante. Quindi la
velocità di crescita non dipende dalla concentrazione di substrato. Mentre, man mano che si riduce la
concentrazione di substrato, andiamo verso un ordine 1, poiché la velocità di crescita sarà uguale ad una
costante per la concentrazione di substrato.
A questo punto, possiamo riscrivere il tasso netto di crescita batterica (R’g) tenendo conto della velocità di
crescita. Quindi avremo:
𝑿𝑺
R’g= µmax – kdX
𝑲𝑺 +𝑺
Questo è il tasso di crescita batterica nella fase di crescita di Monod

Rendimento osservato
Il rendimento osservato è il rapporto tra il tasso di crescita netta al netto della respirazione endogena
(tiene conto sia della crescita che della morte) e il tasso di utilizzazione del substrato.
𝑹′𝒈
Yoss= -
𝑹𝒔𝒖

RICORDA: Ogni volta, i rendimenti di crescita sono definiti negativi, ma dobbiamo ricordare che sono pur
sempre delle convenzioni. Il segno meno serve per lo più per farci ricordare che il tasso di utilizzazione del
substrato è definito negativo come definizione, dal momento che è la velocità di come questo substrato si
consumi. Da un punto di vista fisico, invece, il rendimento sarà sempre positivo.
Bilanci di materia
La depurazione delle acque si fa avvenire all’interno di reattori. I reattori si studiano eseguendo dei bilanci
di materia, quindi applicando il Principio di conservazione della massa intorno al sistema di interesse.
È necessario:
1. Individuare un volume di controllo intorno al quale lavorare;
2. Applicare il Principio di conservazione della massa (nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si
trasforma).
Dunque, avremo un volume generico tridimensionale e flussi in ingresso e in uscita in tutte e tre le
dimensioni dello spazio. In questo caso, possiamo apprezzare le quantità in ingresso ed in uscita definite
come Q*CA in cui:
CA= concentrazione di una qualsiasi specie A;
Q= portata volumetrica.
Noi facciamo riferimento a contaminanti presenti all’interno dell’acqua: quindi, ci sarà un flusso di acqua
reflua in ingresso ed in uscita da questo impianto, caratterizzato da una portata volumetrica.
La portata volumetrica è il volume che attraversa una sezione nell’unità di tempo e si può misurare
tipicamente in m3/giorno, m3/ora, l/s.
In ingresso, notiamo Q*CA, poiché moltiplicando questi due fattori, siamo in grado di ottenere, facendo
𝐿3 𝑀
un’analisi dimensionale, il rapporto tra massa e tempo ( × 3 ).
𝑇 𝐿
Pertanto, otteniamo quella che viene definita, per analogia con la portata volumetrica, la portata
massica, cioè la massa del contaminante che entra nell’unità di tempo.
ESEMPIO: kg/giorno di azoto totale
Questo rappresenta il concetto di carico. Ogni volta che si sente parlare di carico inquinante, ci si riferisce
sempre alla portata massica.
ESEMPIO: se mi interessa sapere quanto inquina un camino, non dovrò considerare la concentrazione dei
fumi, ma dovrò moltiplicare la loro portata per la concentrazione.
Per i nostri scopi questo concetto ci serve, poiché applichiamo il Principio di conservazione della massa (la
massa che entra deve essere uguale a quella che esce a meno di reazioni che avvengono all’interno).
Tuttavia, io posso fare un bilancio di massa, tenendo conto soltanto di quest’ultima e non del tempo che
passa, ma potrei anche fare un bilancio di massa variabile nel tempo. Dunque, nell’ultimo caso ci servirà
sapere quanti chili/grammi entrano nell’unità di tempo.
Nel caso degli studi sull’inquinamento, questi concetti assumono un’importanza rilevante. Infatti, quando si
vanno a studiare i comparti ambientali (acque, aria, suolo), bisognerà sempre prendere un volume di
controllo e farci un bilancio di massa.
Quindi, il bilancio di massa si potrà scrivere:
Massa accumulata nel sistema nell’unità di tempo= massa che entra-massa che esce+/- la massa che
viene prodotta o consumata per effetto di eventuali reazioni o processi
In maniera sintetica, diremo:
Accumulo= ingresso- uscita+ produzione- consumo

Volumi di controllo
Quando si va a staccare un volume immaginario, bisogna preoccuparsi se ci sia una variazione di
concentrazioni all’interno del volume stesso, dal momento che, quando variano delle concentrazioni, la
cinetica di alcune reazioni di ordine superiore ad 1 dipende dalla concentrazione, man mano che l’ordine
della reazione aumenta.
RICORDA: la velocità di reazione è la velocità con cui si svolgono le reazioni e può essere rappresentata da
alcune funzioni, le quali possono essere di vario genere.
Ogni volta che si considera una reazione, la cui velocità dipende dalla concentrazione, bisogna rappresentare
correttamente anche l’idrodinamica del sistema.
ESEMPIO: lungo un fiume ci sono certamente delle differenze di concentrazione e se ne “stacco un pezzo”,
considerandolo come un volume di controllo, avremo un ingresso, un’uscita e avverranno delle reazioni
all’interno. Siccome, la velocità di consumo di una sostanza, come il BOD5, dipende dalla concentrazione,
ci sarà una differenza se si considera la stessa uguale ovunque o variabile in maniera continua nel volume.
Per questi scopi, si utilizzano dei reattori ideali, che sono delle rappresentazioni idealizzate di alcuni volumi
e sono detti ideali, poiché si riescono a rappresentare analiticamente con delle equazioni o funzioni.
ESEMPIO: se volessi che il pezzo di fiume fosse un volume per cui la concentrazione di BOD5 non vari,
allora potrei utilizzare un reattore a completo mescolamento (o CFSTR).
Il reattore CFSTR
Il reattore CFSTR è un reattore continuo con ingressi e uscite continui ed è caratterizzato da due ipotesi
fondamentali di funzionamento, che riguardano il flusso in ingresso, il quale può essere disperso nel
reattore:
1. Istantaneamente;
2. Uniformemente.
Quindi, il flusso in ingresso non farà in tempo ad entrare nel reattore che sarà già completamente
mescolato, cioè le concentrazioni e le temperature saranno uguali in tutti i punti del reattore e quindi
anche in uscita.
Tuttavia, come nel caso del fiume, ciò non è molto realistico, poiché la concentrazione lungo il fiume varierà
in maniera lineare. Se, però, dividiamo il fiume in un numero considerato di piccoli volumi, posso
ragionevolmente supporre che la variazione sarà trascurabile. Questo sarà il principio di funzionamento del
più diffuso ed utilizzato modello di simulazione della qualità delle acque fluviali al mondo, Qual2k (è il più
diffuso poiché è stato distribuito gratuitamente dall’Ente americano).
Dunque, con questo procedimento otterremo dei reattori completamente mescolati che saranno a cascata uno
dopo l’altro. Questo tipo di modello si chiama zero dimensionale perché, essendo il volume completamente
mescolato, non avrò una variabilità lineare. Siccome non faccio variare la concentrazione di ognuno di
questi reattori, di fatto il fiume sarà poi caratterizzato da alcuni punti che rappresentano le concentrazioni
all’interno dei diversi reattori in cui ho suddiviso il fiume. In questo caso, non avrò un andamento, bensì esso
sarà rappresentato da una linea spezzata.
Questo si contrappone ad un’altra tipologia di reattore fondamentale, ovvero il plug flow reactor
Plug flow reactor
Il plug flow reactor è un reattore con flusso a pistone e ha un comportamento completamente opposto
rispetto al reattore completamente mescolato, poiché in questo caso il reattore sarà monodimensionale,
avendo una delle tre dimensioni prevalente rispetto alle altre. È possibile apprezzare dal grafico l’asse x, il
quale è l’asse longitudinale in cui varia in maniera continua la variazione della concentrazione.

Mentre, nel reattore completamente mescolato si è appiattito lo spazio e si considera solo il tempo, in questo

caso lo spazio esiste lungo la sola direzione x, lungo la quale si può rappresentare con delle funzioni
l’andamento di una concentrazione. Ovviamente, si considererà anche il tempo e quindi dovremo appurare
come evolve la reazione nel tempo.
Questo tipo di reattore è detto anche reattore con flusso a pistone poiché il volume elementare dV si può
immaginare all’inizio di questo tubo, pieno d’acqua. Ad un certo punto si prende un colorante rosso e si
immagina di farlo gocciolare nel volume elementare che si trova all’inizio del reattore.
A questo punto, per l’ipotesi di funzionamento di questo reattore, il volume elementare si colorerà
immediatamente di rosso e nell’istante successivo il volume elementare si sposterà in avanti. Se non faccio
entrare più colore, avremo che:
1. l’unico volume elementare si sarà colorato di rosso;
2. non avrà avuto nessuna interferenza con i volumi adiacenti;
3. comincerà a muoversi lungo un reattore, proprio come un pistone fa all’interno di un cilindro.
Tuttavia, nella realtà c’è una relazione tra i volumi adiacenti, quindi comincerebbero a colorarsi anche i
volumi adiacenti per l’effetto del processo di diffusione, che nei rattori ideali non vengono considerati.
Le ipotesi sono le seguenti:
1. Miscelazione completa in senso trasversale, poiché i volumi elementari sono completamente
mescolati;
2. Completa assenza di mescolamento in senso longitudinale, ovvero ogni singola sezione
trasversale x ha concentrazione diversa in maniera continua. Cioè, esiste una funzione che
rappresenta l’andamento lungo x della concentrazione della specie A.
Infine, possiamo definire il reattore completamente mescolato e il reattore con flusso a pistone come
continui.
Esistono anche reattori discontinui, come il classico reattore batch da laboratorio, il quale è un reattore
completamente mescolato e privo di ingressi e uscite.
Reattori semi-batch

Sono reattori completamente mescolati, ma con la possibilità di inserire reagenti nel corso della reazione.
A seconda di ciò che ci serve, si sceglierà un apposito reattore per rappresentare la realtà.
Ma quindi che cosa si fa?
Innanzitutto, si compiono i bilanci di massa, quindi si applica il Principio di conservazione della massa,
chiamato anche equazione di continuità, a questi volumi di controllo, nel caso dell’immagine ad un reattore
completamente mescolato. Quindi si avrà:

 Un ingresso, che è il prodotto tra la portata e la concentrazione in ingresso;


 Un’uscita,
 La massa all’interno del reattore
Se applichiamo il Principio della conservazione della massa in questo reattore otteniamo:
La variazione della massa nel tempo, quindi l’accumulo, ovvero
𝒅𝒎
= Qingresso*CAingresso- Quscita*CAuscita+ RA*V.
𝒅𝒕
con Q*C= portata massica;
RA*V=velocità di reazione
Questo sarà il bilancio di massa del reattore completamente mescolato. Per risolverlo, si separeranno le
variabili e si integrerà.
In questa equazione di bilancio abbiamo:
1. una derivata totale rispetto al tempo;
2. concentrazione all’interno del reattore completamente mescolato che varia per effetto della
differenza tra la concentrazione in ingresso e quella di uscita;
3. θh (tempo di residenza idraulico del rapporto tra il volume e la portata), per l’inverso del volume
(più è grande il volume, meno la concentrazione varierà nel tempo) e la velocità di reazione.
La stessa cosa si farà per il reattore plug flow. Tuttavia, in questo caso non si potrà applicare il Principio di
conservazione della massa, dal momento che non si potrà applicare all’intero reattore in quanto si otterrebbe
lo stesso risultato ottenuto per il reattore completamente mescolato. Invece, per poter cogliere il fatto che
vari in maniera continua e quindi ricavare la funzione che rappresenti la variabilità lungo x, si è costretti a
staccare un volume dV e fare un bilancio attorno a quel volume, in modo da cogliere la variazione.
Quindi, se stacchiamo il volumetto dv tra x e (x+ dx), coglieremo la variazione della concentrazione tra x e
x+ dx. Essendo il volume elementare ed infinitamente piccolo, ne consegue che, se riuscissimo a cogliere
quest’ultimo, riusciremmo a cogliere la variazione lungo x.

Relazione di bilancio del reattore plug flow


Dall’equazione di bilancio, si capisce che la concentrazione varia sia nel tempo che nello spazio, in quanto
abbiamo una derivata parziale rispetto al tempo e una derivata parziale rispetto a x. Inoltre, essa varierà a
causa della velocità di reazione.
In aggiunta, l’equazione ci fa comprendere come in un reattore plug flow la variazione nel tempo sia uguale
ed opposta alla variazione nello spazio, a meno del termine di velocità. Poiché l’equazione reale sarebbe
questa:
𝒅𝑪𝑨 (𝒕)
V = Qi(t) CAi(t) – Qu(t) CA(t) + rAV
𝒅𝒕
I comportamenti di questi due reattori da noi presi in considerazione sono del tutto differenti. Essi si possono
studiare sollecitandoli con delle leggi di variazione della concentrazione in ingresso e analizzandone la
risposta, quindi osservare in uscita che cosa succede.
ESEMPIO: sollecitazione con un segnale a gradino
Ipotizziamo che la concentrazione sia costante, ad esempio 0, fino all’istante t=0., in cui diventerà CA0, per
poi mantenersi costante all’infinito. Dunque, possiamo esprimere questo segnale a gradino con una funzione
discontinua:

E0*t<0=CA0*t≥0

A questo punto, si fa entrare il segnale a gradino nel reattore completamente mescolato e osserviamo che
cosa succede: dato il segnale a gradino (quello blu in ingresso), faccio entrare un colorante costante (gocce
con stessa grandezza e concentrazione) ed in uscita il reattore si colorerà gradualmente. Nell’istante stesso
in cui si aggiunge la prima goccia del colorante, si osserverà una concentrazione nel reattore ed in uscita,
essendo questo completamente mescolato.
Tuttavia, la risposta che il reattore ci dà è lieve, ovvero ciò che entra verrà completamente mescolato e ciò è
evidente per una concentrazione molto piccola.
Questo fa sì che il reattore sia resiliente, ovvero le sostanze in ingresso saranno diluite costantemente
all’interno dell’intero reattore, quindi avranno un effetto minore (ad esempio, sulla biomassa).

Nel grafico, possiamo notare alla fine un asintoto orizzontale, ovvero per t che tende ad infinito, la
concentrazione in uscita diventa uguale a quella in ingresso al segnale a gradino, ipotizzando che la sostanza
in ingresso sia refrattaria, ovvero non reagisce, ma si diluisce soltanto.
In effetti, non è necessario aspettare un tempo infinito per ottenere il fenomeno precedentemente descritto, in
quanto si raggiunge una condizione di quasi stazionarietà, per cui la concentrazione in uscita è il 95% della
concentrazione asintotica già per un tempo pari a tre volte il tempo di residenza idraulico.
Da ciò consegue che, da una parte è importante capire ciò che accade in questa fase detta fase del transitorio,
in cui osserviamo una variazione della concentrazione in uscite, ma questa variabilità non è così importante
se io aspetto un tempo infinito. Inoltre, quando si andrà a dimensionare davvero l’impianto di depurazione
utilizzando uno di questi reattori completamente mescolati, probabilmente non servirà dimensionare il
transitorio, in quanto esso durerà qualche ora/giorno, mentre l’impianto funzionerà per decine di anni.
Quindi, conviene dimensionare l’impianto nella fase stazionaria (per t che tende ad infinito, non c’è una
variazione di concentrazione nel tempo).
Nel reattore plug flow…
Innanzitutto, facciamo entrare il colorante all’interno del reattore e il primo volumetto elementare si colorerà
all’istante t1 per poi spostarsi in avanti. Agli istanti successivi si coloreranno gli altri volumi e, man mano che
passa il tempo, i volumi colorati riempiranno il reattore. Nel frattempo, in uscita non si nota ancora nulla,
contrariamente al reattore completamente mescolato.
Graficamente (immagine precedente), avremo in rosso il segnale a gradini, mentre in uscita non osserviamo
nulla finché non passa un tempo sufficiente, ovvero quando il primo volume colorato avrà utilizzato tutto il
reattore arrivando in uscita. In questo momento osserveremo il segnale a gradini, identico a quello in
ingresso, ma traslato di un tempo pari al tempo necessario ad attraversare il reattore, che corrisponde al
tempo di residenza idraulico θH (rapporto tra il volume e la portata).
Impianto di trattamento delle acque reflue
Il reattore che si utilizza per questo scopo è solitamente un reattore completamente mescolato, il quale
viene definito reattore a fanghi attivi o attivati (activated sludge reactor). Quelli che vengono chiamati
fanghi, in realtà rappresentano la massa microbica attiva.
Solitamente, la biomassa che viene utilizzata può essere fatta crescere sia in forma dispersa all’interno del
reattore (processo a biomassa sospesa), oppure su appositi supporti in maniera adesa (processo a biomassa
adesa).
Questa invenzione è stata fatta nel 1914 da Arden e Lockett utilizzando delle botti di legno come reattori.
Il reattore biologico ha lo scopo di mantenere la biomassa microbica viva, quindi attiva e al suo interno viene
fatto entrare il substrato proveniente dal refluo, che viene ossidato dalla biomassa e cresce a sue spese.
Quindi avremo la trasformazione da sostanza organica disciolta a sospesa, in modo tale che i batteri che
accrescono possano essere separabili dall’acqua tramite processi fisici quali, la sedimentazione e la
filtrazione.
Quindi l’impianto di Arden e Lockett sarà costituito da un reattore biologico con una vasca di
sedimentazione (quasi il 100% degli impianti secondari di depurazione sono reattori di questo tipo).

Nella realtà il reattore non sarà veramente completamente mescolato, esso va immaginato come una
planetaria perfetta, in quanto bisognerà aspettare del tempo. Si accetta di avvicinarsi al comportamento
ideale, poiché ipotizzare ciò semplifica decisamente i calcoli.
In particolare, Arden e Lockett sono stati geniali non per l’idea di riprodurre la realtà, ma per l’idea di
ricircolo. Infatti, nel caso si facessero permanere i batteri soltanto durante il tempo di residenza idraulico,
essi non avrebbero il tempo di riprodursi e, nel momento in cui li togliamo non appena si riproducono, essi
spariscono e non riusciamo ad allevarli.
Quindi, Arden e Lockett hanno ideato un metodo che comprende non solo la sedimentazione, ma anche il
fatto che essi possano essere costretti a rifare il giro e quindi a rimanere nel sistema per molto più tempo.
Questa metodologia ha varie finalità oltre a quella precedentemente descritta: quando la maggior parte dei
batteri è costretta a permanere, la maggior parte di loro entra nella fase di respirazione endogena. Si fa
questo poiché, facendo invecchiare i batteri, si mantiene bassa la loro velocità netta di crescita.
RICORDA: Il substrato S in figura è il BOD5, tutto quello che i batteri sono in grado di metabolizzare.
Siccome nel caso in figura avremo un reattore è completamente mescolato, avremo un solo valore di
concentrazione della biomassa e del substrato.
Nella realtà il reattore non è completamente mescolato, quindi per quanto la massa microbica si
mantenga agitata, non si riuscirà mai a mescolarla completamente, allora come si fa?
Nella realtà per avvicinarmi il più possibile al funzionamento vero, si può pensare di suddividere il reattore
in volumi più piccoli uno di seguito all’altro. Il reattore, per quanto si cerchi di mantenerlo completamente
mescolato, avrà comunque un gradiente di concentrazione. Quindi, mettendo più reattori completamente
mescolati, ci si avvicina di più alla realtà, in quanto avrò diversi valori di concentrazione che
rappresenteranno meglio l’uscita. Dunque, si simula il comportamento di più reattori, combinando più
reattori ideali.
In uscita avremo la portata di spurgo (QW), ovvero la portata dei fanghi che devo tirare fuori dal fondo del
sedimentatore, la concentrazione dei fanghi (XR) e la concentrazione di substrato (S).
RICORDA: non c’è variazione a livello di substrato, dal momento che questo rimane sciolto e non
sedimenta.
In uscita, avremo anche:

 la portata Q-QW,
 la concentrazione dei batteri Xe bassa, in quanto i batteri sono pochi nella parte alta del
sedimentatore poiché l’acqua sarà chiarificata;
 Substrato S;
 La portata di ricircolo, che sarà chiamata QR
Il rettangolo in figura (immagine precedente) rappresenta il volume di controllo intorno al quale si farà il
bilancio di massa.
Per poter proseguire, devo assumere valide alcune ipotesi:
1. Le reazioni biochimiche del sistema avvengono nel reattore biologico, cioè nel sedimentatore
secondario non avvengono reazioni. Nella realtà non è così, ma l’intensità dei processi nel reattore è
decisamente maggiore rispetto a quella del sedimentatore. Infatti, questo reattore è detto aerato,
poiché abbiamo a che fare con batteri eterotrofi aerobici, che si mantengono in vita grazie
all’insufflazione di ossigeno.
2. Il bilancio di massa del sedimentatore andrà considerato a volume nullo. In questo caso sarà
sostituibile con un puntino di separazione tra la fase liquida e la fase solida.
A questo punto, potremo fare il bilancio di massa, esso verrà fatto per la biomassa ed il substrato che
entrano ed escono.
Avremo:

 La biomassa sarà identificata con X;


𝒅𝑿
 L’accumulo, variazione della massa nel tempo all’interno del reattore, sarà uguale a V* ;
𝒅𝒕
 La portata massica in ingresso, quantità di batteri che entrano nella quantità di tempo.
Quindi
Bilancio della biomassa
𝒅𝑿
V = QX0 – (Q – Qw)Xe – QwXw + R’gV
𝒅𝒕
Facciamo un bilancio avendo un ingresso e due uscite dalla parte alta e bassa del sedimentatore.

 (Q – Qw)Xe, uscita dalla parte alta del sedimentatore;


 QwXw, uscita dalla parte bassa del sedimentatore.
Bilancio del substrato
𝒅𝑺
V = QS0 – (Q – Qw)Se – QwSw + R’gV
𝒅𝒕

Facciamo il bilancio attorno a tutto il volume di controllo perché c’è il ricircolo, il quale fa in modo che il
reattore biologico non funzioni se non in accoppiamento con il sedimentatore secondario. Quindi, bisogna
guardare il sistema come un unicum.
Semplificazioni
Se ridimensioniamo l’impianto nella fase stazionaria:

 Le derivate rispetto al tempo saranno nulle;


 Si riscrivono le equazioni uguali a 0.

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