Sei sulla pagina 1di 8

Lezione 9: I disinfettanti (1)

DISINFEZIONE: eliminare la causa diretta di una malattia ci assicura che


non avremmo l’infezione perchè essa è una conseguenza diretta della
presenza diretta dell’agente eziologico. Non è detto che può degenerare
in malattia, dipende anche dalle tre concause.
la disinfezione è un insime di operazioni che hanno come obiettivo quello
d’inattivare tutte le forme unicellulari patogene presenti nel o sul
substrato. Non eliminare, perchè se è capace di distruggere tutte le
forme unicellulari non siamo più parlando di disinfezioni, ma di
sterilizzazione (sottile differenza), infatti più che distruggere, va a
dimunuire fortemente, ad inattivare quelle che sono i microrganismi, li
inibisce in moda tale che essi perdono la lora capacità replicativa. Tende
ad inattivare le forme unicellulari patogene, ovviamente il disinfettante
non riesce a distinguere il patogeno dal saprofita, ma si gioca sul
rapporto infatti esiste un numero molto più elevato di saprofiti rispetto ai
patogeni. Se il disinfettante agisce riduce i saprofiti e essendo in numero
pù piccolo, di sicuro avrà eliminato anche i patogeni. ( i saprofiti e i
patogeni si differenziano in quanto il patogeno è capace di far insorgere
all’interno dell’individuo uno stato morboso dopo un’infezione, il saprofita
invece normalmente non induce un evento morboso, a meno che non
cambi distretto nell’organismo, come l’E.Coli)
Es: L’antibiotico non è un vero e proprio disinfettante perchè non ha
un’azione biocida, però è di sicuro rallenta lo sviluppo dei germi,
andando ad interferire con lo strato di peptidoglicano che si trova nelle
cellule batteriche. Non rallenta nè impedisce la capacià replicativa, ma
sarà il nostro sist. immunitario che interviene per eliminare quel germe.
I saprofiti e i patogeni hanno però in comune la velocità di replicazione
molto elevata, che si conosce come virulenza. il disinfettante ha lo
scopo di intervenire sulla capacità replicativa del germe, andando a
ridurre quindi anche la carica infettante. Per tanto la disinfezione è
proprio dei patogeni unicellulari ma non in maniera assoluta perchè non
si ha mai la certezza che tutti i patogeni sono stati eliminati, ma è
sufficiente che si riduca la carica microbica ai cosiddetti livelli
accettabili (se si riduce di molto la carica microbica, il sist immunitario
ha il tempo di intervenire e si associa a quella che è una profilassi
diretta generica, anche quella specifica) inoltre la disinfezione va anche
a debilitare la vitalità dei microganismi.
Le sostanze che hanno una capacità antimicrobica sono chiamate
BIOCIDI. Esso è definito come sostanze che hanno la capacità di
distruggere, eliminare o rendere innocuo un qualsiasi organismo nocivo
con un qualsiasi mezzo diverso da quella che può essere l’azione fisica o
meccanica. Il biocida che controlla la vitalità e la virulenza di un
organismo nocivo è chiamato DISINFETTANTE. Esistono i disinfettanti:
- Fisici o Naturali = la luce (con i raggi ultravioletti vanno ad agire sulle
molecole del DNA inducono delle mutazione, intervengo sui residui di
timina per cui il germe non ha più la capacità di sopravvivere), il calore e
la temperatura (porta ad essiccamento, ad evaporazione dell’acqua e
quindi la cellula non può più fare gli scambi ambiente interno-esterno), la
concorrenza vitale (ci sarà una specie che cresce in maniera più veloce
rispetto ad un’altra per le condizioni ottimali del substrato, prendendone
quindi il sopravvento)
- Chimici = si differenziano per la presenza del carbonio, inorganici ->
ossidanti (acqua ossigenata o l’amuchina) e organici -> alcol
I disinfettanti devono avere dei requisiti per essere dichiarati tali:
• deve avere una possibilità di agire a largo spettro (proprio perchè si
ha a che fare con substrati in cui sono presenti diversi tipi di germi non
si possono utilizzare disinfettanti selettivi, ma deve essere a largo
spettro)
• non deve alterare il substrato dove si utilizza
• deve essere solubile in acqua
• non deve essere inattivato dal materiale che vado a disinfettare
• deve essere facile da ottimizzare e non deve arrecare danno
all’operatore o agli animali domestici
• deve agire a concentrazioni più basse possibili
• richiedere un tempo di contatto con il substrato il più breve
possibile
Queste ultime due sono fondamentali per tutelare sia l’operatore sia il
substrato.

Tutte queste proprietà sono collegate tra di loro e tutte insieme sono
responsabili dell’EFFICACIA del disinfettante, ognuno ne ha una
diversa -> inattivare i patogeni, utilizzando basse concentrazioni e per
tempi di azione molto brevi. Quindi un disinfettante che lavora a basse
concentrazioni ed esplica la funzione di eliminare i patogeni in tempi
brevi è un buon disinfettante.
Esistono diversi fattori che vanno ad influenzare l’efficacia del
disinfettante:
1. il tempo di contatto
2. la concentrazione del principio attivo
3. il pH del mezzo
4. la temperatura ambientale
5. caratteristiche del materiale da trattare
6. il tipo di organismo e carica microbica
7. la caduta del liquido

Esempio: L’acqua ossigenata, H2O2, è un ossidante (una sostanza che


ha il potere di strappare gli elettroni), ha un atomo di ossigeno con un
legame debole, quindi tende a cederlo ed ad ossidare, quindi con un
movimento di elettroni, che vengono strappati da un substrato, il che
significa che sul substrato che un composto che si comporta come
sostanza riducente, che al contrario acquista elettroni. Nel substrato di
natura biologica, l’acqua ossigenata strappa gli elettroni da quelle
sostanze e composti fondamentali per la sopravvivenza del germe,
ovvero le proteine, in particolare li strappa dai ponti di solfuro o dagli
ioni di zolfo -> la struttura proteica si destabilizza e la proteina denatura.
Il germe quindi non ha più la capacità di vivere senza proteine o enzimi,
si abbassa la vitalità della cellula batterica.
Se ci feriamo e la ferita è sporca, con un numero di germi molto elevato,
e l’acqua ossigenata non è sufficiente ad eliminare tutti i germi, perchè
se non agisce nel tempo giusto, il germe penetra nella ferita e non si
disinfetta niente. Ovviamente non si può neanche pensare di utilizzare
un disinfettante nella sua più alta concentrazione perchè altrimenti si
avrà il problema della corrosione del substrato.
L’acqua ossigenata, che ha la capacità di agire sulle proteine, non può
essere utilizzata se si vuole disinfettare un substrato dove c’è del
materiale fecale, in quanto contiene troppe proteine che ossida e quindi
la concentrazione utilizzata non sarà mai sufficiente per eliminare anche
il patogeno perchè verrà tutta consumata dall’eccesso di proteine ->
importante il materiale da trattare e anche la specie di germe che è
presente: tra il virus e il batterio, il virus è più forte e quindi se si
ipotizza che sul substrato c’è un virus, la concentrazione che per
esempio, si sta utilizzando per un batterio (meno forte) non è sufficiente,
e quindi si può far variare il tempo, correndo anche il rischio però di non
avere l’effetto voluto. Se invece su substrato ci sono i Gram + o i Gram -,
quest’ultimi soccombono prima, perchè hanno una parete meno spessa e
il disinfettante riesce più facilmente a penetrare. Se si deve disinfettare
un substrato dove sono presenti germi responsabili delle malattie
veneree, si deve usare un disinfettante potente o più blando? Un
disinfettante più blando perchè i germi delle malattie veneree vivono in
un ambiente chiuso, sono malattie chiuse e quindi trovandosi già su un
substrato aperto (nell’ambiente) vengono debilitati e si può utilizzare un
disinfettante scarso.
Rapporto tra la concentrazione e il tempo d’azione.
Se aumenta la concentrazione, si riduce il tempo d’azione. Per ogni
disinfettante esiste un range di concentrazione entro il quale è capace di
agire, al di sotto di questo range il disinfettante non è un più un
batteriocida, ma si comporta come un batteriostatico, non esplicando
quindi più la sua funzione. Se si abbassa la concentrazione, si arriva a un
punto in cui non si avrà più alcun effetto compreso nel range di
concentrazione.
Queste due grandezze sono inversamente proporzionali (all’aumentare
della concentrazione, il tempo d’azione diminuisce). Variando la
concentrazione ci si trova una situazione in cui il disinfettante si
comporta da:
- Batteriostatico -> se il germe cresce nel tempo, quando si inserisce
una sostanza che ha un potere batteriostatico, il numero di cellule e
anche la vitalità rimane invariato;
- Batteriocida -> quando s’inserisce la sostanza batteriocida, che
diminuisce è il numero delle cellule vitali, mentre il numero della massa
cellulare rimane invariata;
- Batteriolitico -> sostanza batteriolitica, che diminuisce sia la
vitalità delle cellule sia la massa cellulare, perchè vengono anche
lisate.
Esempio: il mercurio-cromo è un altro disinfettante di uso domestico,
fatto da sali di cromo e di mercurio, che sono due metalli pesanti. Tutte
le soluzioni che possiedono metalli pesanti hanno poteri disinfettanti:
mentre l’acqua ossigenata ha la capacità ossidante e denatura le
proteine, il mercurio-cromo interagisce con le proteine e forma dei
composti metallo-organici, insolubili, destabilizzando comunque le
proteine -> su una ferita si forma la crosticina perchè il mercurio-cromo
reagisce anche con le proteine del sangue, formando i composti
insolubili.
In base alla concentrazione si distinguono:
• BUONI DISINFETTANTI: sono quelli per cui variando di poco la
concentrazione del disinfettante, il tempo di azione diminuisce di
molto. Esempio: se si utilizza il disinfettante a 10mg/L il quale agisce su
un substrato per 10 min e vedo che in seguito a quest’azione non ci
sono più forme viventi, ovvero ha disinfettato la superficie vuol dire che
questo disinfettante ha un periodo di azione di 10 min, non 6 o 9, ma 10,
altrimenti non disinfetta. Se si nota che invece non c’è l’effetto voluto,
si varia la concentrazione fino a 20 mg/L e il tempo di azione diventa 15
min, così se utilizzo una concentrazione più bassa, noto che invece il
tempo di azione è molto aumentato. (????????)
• CATTIVI DISINFETTANTI: sono quelli per cui variando di molto la
concentrazione del disinfettante, il tempo di azione diminuisce di poco.
Es: se 10 mg/L e il tempo di azione è di 10 min, se si aumenta
tantissimo la concentrazione fino a 100 mg/L il tempo di azione in
realtà si abbassava di poco fino a 8 min.

Un particolare esempio di disinfettante è il sublimato corrosivo HgCl2.


Questo è uno dei primi disinfettanti che funziona come inorganico che è
stato studiato. Ha un andamento particolare -> negli esperimenti hanno
cercato i tempi necessari per poter parlare di un processo di disinfezione
avvenuto. Hanno preso 10 mg/L di HgCl2 e attraverso delle prove, sono
andati a determinare il tempo di azione -> hanno scoperto che il tempo di
azione è di 10 min. Dopo hanno dimezzato la concentrazione, da 10 a 5
mg/L e hanno visto che il tempo necessario affinchè si avesse una
diminuzione della vitalità dei germi, passava a 20 min. Hanno poi anche
visto che raddoppiando la concentrazione iniziale da 10 a 20 mg/L il
tempo di azione era diventato da 10 a 5 min.
Il sublimato corrosivo è l’unico disinfettante che ciò che lega la
concentrazione e il tempo, non è semplicemente la relazione
inversamente proporzionale, ma è una corrispondenza inversamente
proporzionale perfetta, perchè al raddoppiare dell’una l’altra si dimezza.
Di conseguenza, la relazione è Cxt = K. (C=K/t)
Quest’equazione è esclusiva del sublimato corrosivo, è l'unico
disinfettante dove la concentrazione e il tempo hanno lo stesso peso
sull'efficacia, al raddoppiare della concentrazione il tempo si dimezza.
Visto che il prodotto è una costante, viene rappresentata graficamente
come un'iperbole equilatera, dove i suoi rami tendono all'asintoto. Quindi
ad una data concentrazione C1 vi è un tempo t1, se C2 è perfettamente
la metà di C1, allora anche t2 sarà la metà di t1. Ciò è importantissimo
perchè supponiamo che si voglia disinfettare un pavimento in un max di
1 h, si può dedurre quindi la concentrazione, sapendo infatti già le altre
due incognite, con K sempre uguale.
E’ un caso particolare dove entrambe le incognite sono perfettamente in
relazione tra loro, ma per tutti gli altri disinfettanti questo non accade e
ci torna utile una legge, la legge di Allen: la relazione tra C e t dipende da
un COEFFICIENTE DI CONCENTRAZIONE (n) -> C^n x t = K questa è
l'equazione per tutti i disinfettanti. n è fondamentale, perchè se si
conosce n si riesce a definire se si ha a che fare con un buon o un
cattivo disinfettante.
Esempio: esaminiamo un classico disinfettante dell'acqua, il cloro attivo,
l'ipoclorito, che ha n= 0,86. Non potrà però mai essere un numero troppo
grande nè troppo piccolo perchè da n dipenderà la concentrazione che si
vuole utilizzare, può essere:
- n<1 = è un buon disinfettante. Infatti variando C, varia di molto di
tempo, anche se in maniera relativa e conviene utilizzare questo tipo di
disinfettante in quanto è sufficiente aumentare solo di poco il tempo,
non di molto la concentrazione affinchè il disinfettante esplichi la sua
funzione. Es: ipoclorito.
- n>1: è un cattivo disinfettante. Es. fenolo, dove n = 4. Gli
sperimentatori hanno preso diverse concentrazioni del disinfettante e
hanno visto che i tempi esplicano la funzione di disinfezione. Hanno
visto che pur variando di molto C, da 10 a 100 mg/L, il tempo era variato
semplicemente da 10 a 9 min (cattivo disinfettante).
(E’ stato visto che se si utilizzano 10 mg del disinfettante agisce in un
tempo t = 10 min, se si aumenta la concentrazione a 20 mg/L il tempo
diminuisce a 3 min (buon disinfettante), se si utilizzano 5 mg/L ci
aspettiamo un tempo più alto come ..... min, quindi non sono
perfettamente proporzionali, ma cmq sono inversamente proporzionali ->
buon disinfettante. Quindi è sufficiente aspettare un determinato tempo
t per avere un successo di disinfezione, senza dover utilizzare
concentrazioni elevate che possono diventare tossiche per il substrato e
per l'operatore. )
Come si calcola n? Supponiamo di aver utilizzato lo stesso disinfettante
sullo stesso substrato (quindi alle stesse condizioni) ad una
concentrazione C1 in un t1 e ad una concentrazione C2 in un t2:
C^n x t =K --> C1^n x t1 = K e C2^n x t2 = K --> C1^n x t1 = C2^n x t2
--> C1^n/C2^n = t2/t1 oppure (C1/C2)^n = t2/t1 --> nlog(C1/C2) =
log(t2/t1) -->
n = logt2 - logt1/logC1 - logC2
il tempo e la concentrazione vengono determinati in seguito a degli
esperimenti per capire la sua efficacia, infatti quando viene messo in
commercio un disinfettante vicino all'etichetta c'è l' n che ci fa capire se
è un buon o un cattivo disinfettante.

Un altro parametro che condiziona l'efficacia del disinfettante è la


temperatura ambientale.
Es: un tempo quando si lavavano i panni si era soliti eseguire la
cosiddetta “discigna” veniva aggiunto al bucato il carbonato di sodio, che
è un sale Na2CO3, facendolo rimanere per 3 o 4 ore per poi lavarli con
acqua e sapone. Lo aggiungevano ad una determinata temperatura
perchè? Serviva per disinfettare anche se il sale non è un disinfettante,
ma in acqua si dissocia in Na+ e CO3-, che danno origine ad un'idrolisi
basica per cui si avrà la formazione di NaOH e di HCO3, che sono una
base forte e un acido debole, però la presenza in questo sistema cambia
il pH e i germi in linea di massima vivono a pH neutro, sfruttando quindi il
fatto che l'aggiunta di sale in questo ambiente cambiava il pH e che
questa variazione andava a debilitare la vitalità dei germi.
Aggiungevano il sale ad un acqua bollente perchè la temperatura
velocizza la reazione, così anche il tempo di azione del disinfettante era
maggiore e quindi aumentava l’efficacia -> il disinfettante è la base forte,
NaOH, infatti tutte le basi sono dei disinfettanti, quanto più è forte
(l’elemento del primo gruppo, più elettropositivo) più la sua azione
disinfettante è maggiore.
Un altro fattore è il COEFFICIENTE TERMICO: è sufficiente incrementare
la temperatura ambiente di 10°, perchè aumenti l’efficacia del
disinfettante.
Esempio: ossido di calcio, CaO, nè una base nè un acido, ma usato come
disinfettante. Veniva usato per cospargere i cadaveri di persone e
animali che erano affette da malettie infettive. Soprattutto veniva
utilizzato per cospargere gli animali affetti da carbonchio, che in
ambiente è dovuto a un agente eziologico sporigeno, quindi addirittura
riusciva ad impedire le germinazione di una spora. L’ossido di calcio,
dopo che l’animale veniva sotterrato, in presenza di acqua, derivata dalla
decomposizione dell’animale, dal terreno o dalla pioggia, diventava
idrossido di calcio, CaOH, una base, un disinfettante (il Ca è nel secondo
gruppo meno forte di NaOH) -> reazione che sprigiona calore, facendo sì
che una base per quanto debole, possa diventare un ottimo disinfettante,
aumentandone l’efficacia e eliminando anche le spore.
Come si calcola il coefficiente termico? Sono stati fatti una serie di
esperimenti: hanno preso il disinfettante X ad una determinata
concentrazione, hanno visto il tempo di azione e quindi hanno
determinato K. Hanno poi preso lo stesso disinfettante, sullo stesso
substrato e hanno notato come variava il tempo, incrementando la
temperatura di 10°.
Si può calcolare mantenendo costante il tempo oppure la
concentrazione.
C1^n x t1 = K --> è stata mantenuta costante la concentrazione, quindi
C1^n è costante. Si va sperimentalmente a vedere qual è t2, variando
quindi anche la costante K. Ho due equazioni: C1^n x t1/C1^n x t2 -->
t1/t2 = K1/K2 = K (costante) quindi aumentando la temperatura di 10°,
varia il tempo e si può migliorare l’efficacia del disinfettante,
mantenendo costante C. Nel seconde esempio, invece si mantiene
costante il tempo, ma è la stessa cosa --> C1^n x t1= K1 e C2^n x t1 =
K2 --> C1^n x t1/C2^n x t1 --> C1^n/C2^n = K1/K2= K. Se si ha un K
elevato, vuol dire che ho un coefficiente termico elevato e quindi quello è
un buon disinfettante, perchè un K elevato vuol dire che t1>t2 e quindi
variando di poco la temperatura, solo di 10°, si aumenta l’efficacia.
Un cattivo disinfettante è quello invece che ha un coefficiente termico
basso, ovvero anche aumentando di 10° la temperatura, l’efficacia varia
di poco.
Buoni disinfettanti = quelli in cui pur variando la temperatura solo di 10°
l’efficacia aumenta notevolmente; viceversa i cattivi disinfettanti.
Ciò che condiziona i buoni dai cattivi disinfettati sono la concentrazione
e il tempo. Si scelgono a seconda delle situazioni con cui si ha a che
fare, dipende anche da cosa si deve disinfettare, ad esempio se c’è un
substrato con tanto materiale organico, sarebbe meglio scegliere quello
con una contrazione maggiore e un tempo leggermente più breve.

Potrebbero piacerti anche