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[Lezione 2.

Azione patogena]:
Il feto all’interno dell’utero materno è sterile e al momento della nascita incontra i primi
microrganismi che successivamente entrano e colonizzano il corpo e in particolare l’intestino.
Quindi, già nei primi momenti della vita si comincia ad acquisire una flora microbica che cambia nel
corso della vita e in funzione dell’alimentazione della persona e del microambiente in cui si
trovano.
Il corpo umano accoglie centinaia di funghi, batteri, protozoi, virus.
La maggior parte della flora microbica risiede su superfici cutanee e mucose e che non provoca
danni all’ospite pluricellulare pur traendo un vantaggio da tale rapporto di vicinanza, infatti l’ospite
fornisce controllo di temperatura e umidità, disponibilità di substrati metabolici.
Quindi, questi sono molto utili all’organismo in quanto partecipano al metabolismo degli alimenti,
sintetizzano fattori di crescita essenziali, stimolano il sistema immunitario…
I vertebrati sono stati continuamente esposti alle infezioni microbiche, tuttavia, la morte/malattia è il
risultato di difese inadeguate verso uno specifico microrganismo. Così nel corso dell’evoluzione
sono stati sviluppato metodi altamente specifici efficaci per riconoscere gli agenti esterni e metodi
dell’organismo per rispondere ad eventuale contatto con agenti esterni patogeni, attraverso
risposte infiammatorie ed immunitarie per ostacolare crescita/diffusione degli agenti esterni ed
eliminarli dal corpo. I microbi di fronte alle difese dell’ospite si sono evoluti e hanno sviluppato
caratt che li rendono capaci di evitare o superare queste difese e compiere gli step necessari ad
aderire/colonizzare/invadere i tessuti dell’ospite.
Esistono batteri buoni e batteri cattivi che si sono evoluti creando una infezione / malattia
Pochi microbi sono sempre patogeni, molti microbi sono potenzialmente patogeni, molti mcrobi
non sono mai patogeni.
Infezione: presenza di un agente infettivo nei tessuti.
Malattia infettiva: conseguenza all’infezione, dovuta ai danni che tali agenti provocano ai tessuti.
Distribuzione placca dentaria: alcuni batteri possono causare infezioni a livello della membrana
gengivale.
La flora microbiotica endogena cambia continuamente ed è influenzata da:

 età
 stato ormonale
 dieta
 condizione di salute
 assunzione di farmaci
Affinchè un microrganismo faccia venire un’infezione nell’ospite (si altera l’equilibrio tra organismo
e microbiota) si altera il rapporto tra i microbi e le difese dell’ospite.
Esiste un gradiente nella risposta biologica ad agenti infettivi, infatti un microrganismo non provoca
la stessa reazione in tutti gli individui (in termini di sintomi e gravità) e questo dipende sia da fattori
intrinseci dell’ospite stesso e sia dalle caratteristiche del microrganismo (dose infettante, via di
ingresso, sesso, presenza di altri microbi, stato nutrizionale, costituzione genetica, farmaci,
malattie concomitanti), molte infezioni sono asintomatiche in 90% di individui concetto dell’iceberg
perché c’è un efficiente risposta immunitaria.
ES: poliomielite=> infezioni asintomatiche
Rosolia=> 50% dei casi è asintomatica
Rabbia=> porta morte
HIV=> se non viene curata porta a morte
I microrganismi possono instaurare con l’ospite una vita saprofitica cioè convivono serenamente
con l’ospite o parassitaria che a sua volta può essere facoltativa o obbligatoria.
Nel dettaglio: i microrganismi che convivono con noi (simbionti e commensali) si replicano,
utilizzano sostanze all’interno del nostro corpo per crescere, ma producono anche sostanze utili a
noi.
Altri sono invece patogeni causando la malattia.
I microrganismi patogeni causano la malattia dopo aver superato le barriere di difesa ed essersi
insediato nel corpo, alterandone così la funzionalità.
I patogeni possono essere:
- Opportunisti=> è un batterio buono, fanno parte della flora batterica e possono causare malattia
se uno o più dei meccanismi di difesa dell’organismo sono compromessi oppure il batterio viene
trasferito in un altro apparato.
- Occasionali/Facoltativi=> microrganismi che se molto diffusi nell'ambiente e che normalmente
non alberghiamo. Causano malattia solo a seguito di condizioni poco comuni.
- Obbligato, non possono sopravvivere a lungo al di fuori del corpo e quindi vengono trasmessi da
un ospite infettato a uno sano e determinano sempre un processo patologico quando incontrano
un individuo sano non immune (es. malattie veneree). Es: Mycobacterium della tubercolosi,
Neisseria gonorrhoeae (gram- trasmesso tramite rapporti sessuali), Virus della rabbia.
SIMBIOSI: un es sono batteri che vivono nell’apparato digestivo dei bovini che permettono di
digerire la cellulosa. Il cibo arriva nel rumine dove viene digerito e porta attraverso l’omaso i
microrganismi + cellulosa e avviene il riassorbimento dell’ H2O, poi penetra nello stomaco vero e
proprio e grazie alla presenza dell’ acido cloridrico e proteasi questa miscela viene digerita e i
batteri vengono uccisi dall’acido (non resistono ad un pH acido) e quindi tutta la massa va
nell’intestino tenue. La velocità di moltiplicazione dei microrganismi nel rumine e nel reticolo è così
elevata che compensa alla loro perdita nello stomaco.
La maggior parte dei microrganismi che costituiscono il microbiota risiede su superfici cutanee e
mucose e non provoca danni all’ospite pur traendo vantaggio da questa vicinanza. L’ospite
fornisce le condizioni per la crescita dei microrganismi. Sono utili all’ospite perché:
 partecipano al metabolismo degli alimenti (producendo enzimi)
 sintetizzano fattori di crescita essenziali (producendo vitamine)
 producono sost che sono usate come substrati dalle cell epiteliali
 proteggono dalla colonizzazione ad opera di microrganismi patogeni
 stimolano il sistema immunitario
i microrganismi patogeni si insediano nei tessuti dell’ospite superando i meccanismi di difesa
alterando la funzione di un tessuto creando un danno.
Ogni infezione è una competizione tra la capacità del microrganismo di aderire, moltiplicarsi,
diffondere (ed eventualmente causare malattia) e la capacità dell’ospite di porre termine
all’infezione.
LD 50: Dose letale di un microrganismo è quella che ucciderà il 50% degli animali inoculati
sperimentalmente.
ID 50: Dose infettante di un microrganismo: dose che è in grado di causare la malattia nel 50%
degli animali inoculati.
Il microrganismo per causare la malattia deve non solo superare le difese dell’ospite e avere una
certa dose infettante ma anche deve avere determinate caratteristiche di virulenza in cui hanno un
importante ruolo le esotossine.
Vaccinazione=> con tossina inattivata (tossoide) induce una riduzione dell’incidenza di molte
infezioni batteriche.
La virulenza è un insieme di caratteristiche possedute da un microrganismo in grado di
promuovere la crescita nell’ospite che dipendono da:
- Infettività=> abilità stabilire un focolaio iniziale di infezione;
- Invasività => abilità del patogeno a diffondere in altri tessuti sfuggendo ai meccanismi di difesa
dell'ospite;
- Tossigenicità=> abilità di un patogeno a produrre tossine.
La virulenza è un processo multifattoriale e multidimensionale.

Meccanismi che mediano la virulenza


dell’ospite:

- ESPOSIZIONE al patogeno che


- ADERISCE alla cute e alle mucose
- INVASIONE
- COLONIZZARE l’ospite e REPLICARSI
- Produrre fattori di virulenza (capacità di
invadere organi e tessuti oppure
produrre sostanze tossiche

Affinché avvenga la malattia, l’ospite dev’essere esposto al patogeno il quale deve aderire alla
cute e alle mucose, quindi deve superare i meccanismi di difesa, colonizzare l’ospite e produrre
fattori di virulenza.
Di conseguenza a ciò, i danni causati all’ospite consistono in: produzione di tossine, di mediatori
flogosi e reazioni autoimmunitarie
Disseminazione: dopo l’adesione il batterio può penetrare nell’ospite attraverso la produzione di
diversi enzimi, prodotti dai batteri e secreti nell’ambiente extracellulare:
- Ialuronidasi, degrada l’acido ialuronico della matrice del tessuto connettivale, favorendo l'ingresso
dei microrganismi nei tessuti sottostanti;
- Collagenasi, degrada il collagene;
- Neuraminidasi, degrada tali legami presenti tra le cellule;
- Streptochinasi e Strafilochinasi
+ Coagulasi, non appena i batteri entrano nell’individuo a seguito di diversi meccanismi, produco
tale enzima che favorisce la formazione di un coagulo di fibrina attorno ai batteri stessi che
protegge i batteri consentendogli di entrare nel torrente circolatorio e diffondere in altri organi e
tessuti. E attraverso la produzione di un enzima chiamato Streptochinasi questi batteri degradano il
coagulo
Colonizzazione, comporta la moltiplicazione batterica e l’espressione genica programmata che è
controllata da un meccanismo chiamato “quorum-sensing.”
Per moltiplicarsi, il batterio deve trovare un ambiente nutrizionale favorevole in termini di
temperatura, pH, scambi gassosi, osmolarità ecc.. e superare le difese dell’ospite.
Il quorum-sensing è un meccanismo di comunicazione tra le cellule batteriche. Queste cellule
Producono in modo costitutivo una molecola segnale chiamata “autoinduttore” che entra e esce
attraverso la membrana.
Quando le cellule cominciano a moltiplicarsi e quindi, in quel microambiente, aumenta il numero di
cellule e raggiungono un certo livello, noto come “quorum”, aumenta di conseguenza il numero di
molecole segnale (autoinduttori).
Quando anche queste avranno raggiunto un certo “quorum”, si legano ad un attivatore
trascrizionale che normalmente, a bassa densità cellulare, risulta inattivo nel citoplasma, causando
l’attivazione di una serie di geni importanti per il batterio, per replicarsi nell’ospite ed esprimere i
geni di virulenza.

Spesso i batteri possono formare dei Biofilm nell’ospite=> strutture in cui i batteri sono protetti da
un involucro polisaccaridico. Questi biofilm si formano su superfici biologiche (cateteri valvole) che
tramite l’involucro protegge i batteri.
Occasionalmente questo biofilm può rompersi facendo tornare in circolo i batteri che andranno poi
a colonizzare altre sedi
Il biofilm si crea inizialmente attraverso l’adesione (inizialmente reversibile) dei batteri ad una
superficie. Una volta che tale adesione è diventata irreversibile le cellule iniziano a replicarsi
attivamente e a secernere questa struttura polisaccaridica fino a diventare un biofilm maturo.
I biofilm sono resistenti all’azione di anticorpi, fagociti e antimicrobici; resistenti ad antimicrobici;
sono anche causa di infezioni croniche e persistenti, soprattutto da parte di patogeni opportunisti.

I batteri sfuggono alle risposte immuni specifiche producendo:


- Enzimi proteasi, che degradano le immunoglobuline;
- Proteine, che risiedono sulla loro superficie e legano gli anticorpi;
- Attraverso la presenza della capsula o del lipopolisaccaride batterico o di proteine si superficie
- Essere resistenti alle difese aspecifiche mediate dal complemento e dalla opsonizzazione.
- Attraverso la capsula di cui sono fatti
- Attraverso il legame con le proteine dell’ospite, possono attuare il mimetismo genico (non
vengono riconosciuti come componenti estranei, quindi non attivare la risposta immunitaria).

Le tossine batteriche: possono essere endotossine (lipopolisaccaride batterico dei Gram-,


rilasciato o per morte dei batteri o attraverso il rilascio di vescicole di membrana) o esotossine (Sia
di Gram- che Gram+) sono proteine codificate da geni batterici, prodotte nel citoplasma e secrete
nell’ambiente extracellulare in cui, attraverso il torrente circolatorio, raggiungono la cellula
bersaglio su cui esplicano la propria azione tossica.
Meccanismo d’azione delle endotossine: Quando la cellula muore LPS viene messo in circolo e
catturato da LPS-binding proteins, una volta legato viene veicolato al recettore sul macrofago,
questa interazione attiva una via del segnale che porta alla produzione da parte delle cell
macrofagiche di una serie di citochine infiammatorie che vengono poi rilasciate nell’ambiente
extracellulare e che danno i segni dell’azione tossica delle endotossine.
Questo perché, le citochine, una volta immesse nel torrente circolatorio agiscono su varie cellule
del sistema immunitario causando i danni dovuti dalla tempesta citochinica.
Quando la quantità di endotossina presente nel torrente circolatorio è molto elevata si può avere
una forte risposta infiammatoria che puo portare anche a morte.
Nel dettaglio, il lipopolisaccaride viene legato da queste proteine, veicolato al recettore CD14 dei
monociti macrofagi. Questa interazione porta all’attivazione di una via del segnale intracellulare e
alla successiva attivazione di una serie di geni intracellulari che codificano citochine infiammatorie.
Il CD14 è una proteina legata a GPI e non è in grado di trasmettere segnali attraverso la plasma
membrana. CD14 necessita di un co-recettore TLR4 in grado di trasmettere un segnale all’interno
della cell.
EFFETTI DELLE ENDOTOSSINE:
In conseguenza dell’interazione del lipide A con i macrofagi e del rilascio di mediatori
dell’infiammazione e IL-1 ha azione pirogena (comparsa della febbre) e TNF:
 Produzione di prostaglandine per attivazione via metabolica
 Reaz infiammatorie aspecifiche
 Rilascio di citochine
 Attivazione del complemento
 Attivazione della coagulazione (intravasale con formazione di trombi)
 Aumento della permeabilità vascolare causano vasodilatazione, ipotensione, shock
emodinamico, aumento del catabolismo proteico
 Ipoglicemia
Le esotossine: sono proteine che danneggiano direttamente il tessuto o alterano il metabolismo
della cellula bersaglio o innescano attività biologiche distruttive. Hanno un’attività enzimatica
Sono secrete o rilasciate a seguito della lisi cellulare, talora sono gli unici responsabili della
malattia, generalmente hanno attività enzimatica.
Non sono indispensabili per la crescita batterica, ma essenziali per la sopravvivenza e la
diffusione, solo in certe circostanze.
Ad esempio, alcune esotossine sono sempre prodotte; altre solo nella fase stazionaria; dopo la
sporulazione; oppure sono contatto dipendenti.
Possono essere codificate da geni presenti nel cromosoma batterico, oppure sono prodotti da
plasmidi (DNA extracromosomici presenti nella cell batterica) o dai batteriofagi (virus che si
integrano nel cromosoma batterico)
I bersagli delle esotossine possono essere la matrice extracellulare (ialuronidasi, Dnasi,
streptochinasi, collagenasi, elastasi, coagulasi) o le strutture cellulari.
Le tossine che raggiungono il bersaglio cellulare agiscono in diversi modi:
- Solo sulla superficie della cellula con un recettore e il legame causa un effetto tossico
- Danneggiano la membrana cell interagendo con molecole di superfice
- Legano un recettore sulla superfice cell e vengono internalizzate e esplicano la loro azione
sulla cell
- Tossine inoculate direttam dai batteri nella cell batterica attraverso sistemi di secrezione
esplicando la sua azione tossica.

I superantigeni => sono proteine in grado di legarsi contemporaneamente a molecole presenti su


alcune sottopopolazioni di cellule (MCHII, espressa come macrofagi, cellule dendritiche) e alla
porzione variabile del TCR (presente sui linfociti T, in particolare il Tcd4 del nostro sistema
immune. Queste tossine si legano a queste molecole presenti sotto alcune popolazioni di cell del
nostro sistema immune.
Ciò causa un’attivazione antigene dipendente delle cellule T
Tossine che danneggiano la membrana=> causando la morte della cellula.
Sono molecole che possono avere attività di proteasi o fosfolipasi o tossine con attività detergente.
Queste tossine legando proteine o lipidi le degradano e destabilizzano la membrana portando la
cell a morte. Queste attività creano dei fori all’interno delle membrane oltre che alla lisi della
cellula e al rilascio di sostanze tossiche.
Alcune di queste lisine, che possono formare pori, sono ad esempio le emolisine (formate dagli
streptococchi) capaci di causare la lisi dei globuli rossi.
Ci sono vari gradi di emolisi: alcune emolisine causano emolisi completa (beta emolisi e i batteri
che la causano si chiamano beta emolitici); batteri che producono emolisine che non causano la
morte completa del globulo rosso ma solo una alterazione che crea un alone verde attorno alle
colonie
Tossine che hanno un target intracellulare=> legano un recettore sulla superficie e vengono
internalizzate, esplicando all’interno della cellula la loro azione.
Tali tossine hanno, in genere, una subunità A (attiva, con attività tossica) e una subunità B
(binding, attività di legame al recettore), che possono essere unite o separate, tenute insieme da
un ponte disolfuro. Queste tossine possono avere solo le due subunità o essere multimeriche.
Attività della subunità: ADP ribosilante=> legano gruppi ADP ribosilici a un substrato alterandone
l’attività; altre hanno attività proteasica e quindi nella cell riconoscono il substrato e lo degradano;
altri hanno come substrato l’RNA ribosomiale 28S e quindi si ha l’inibizione della sintesi proteica;
altri hanno Adenilato ciclasi
Esempi di tossine monomeriche AB: tetanica, difterica, botulinica prodotte da batteri del genere
clostridium
Le tossine AB le subunità sono legate da un ponte disolfuro. La subunità B si lega al recettore
presente sulla cellula bersaglio (varia in base al tipo di tossina). A questo punto il complesso
recettore-tossina viene internalizzato in un endosoma, che ha il recettore esterno sulla superficie e
dentro l’endosoma le 2 subunità AB della tossina. Dopo la rottura del ponte disolfuro, grazie al fatto
che nel lisosoma si attiva una pompa protonica che favorisce l’acidificazione della vescicola, si
libera la subunità A che passa nel citoplasma e agisce sulle proteine causandone deaminazione,
glicosilazione, ADP ribosilazione, degradazione.
L'effetto di tali tossine non è sempre uguale, ma varia in base al target.

Esempio di tossine con attività ADP-ribosilante:


- Tossina colerica → questa lega tramite la subunità B, il recettore sulla superficie delle cellule
degli enterociti. Viene poi internalizzata, viene liberata la subunità A con attività ribosilante,
interagisce quindi con le proteine G presenti nel citoplasma e in particolare trasferisce dei gruppi
ADP-ribosio sull’arginina delle proteine G. In questo modo, la proteina G lega GTP e agisce
sull’adenilatociclasi, attivandola. La sua attivazione porta a un aumento di aMPC che si manifesta
fungendo da messaggero secondario, favorendo la fuoriuscita di ioni cloro nel lume intestinale,
blocca l’ingresso di ioni sodio provocando un richiamo di acqua nel lume dell’intestino tenue e
quindi la diarrea.
- Tossina pertosse → attività AB ribosilante composta da 5 subunità B che legano i recettori delle
cellule con cui entra in contatto, aumenta, analogamente, la subunità A intracell e la produzione di
cAMP (AMP ciclico) causando un aumento di secrezione di insulina, sensibilizzazione alla istamina
e linfocitosi.
Neurotossine → hanno come bersaglio le cellule del sistema nervoso.
- La tossina tetanica viene prodotta quando delle spore di C. tetani entrano nell’organismo a
seguito di una ferita. Una volta dentro all’ospite, la spora germina e dà origine, a cellule vegetative
di C. tetani che replicano in loco e nel sito di ingresso producono anche la tossina tetanica che
attraverso il torrente circolatorio raggiungono la loro cellula bersaglio, ovvero i neuroni motori
periferici, quindi entra nel sistema nervoso e risale il sistema nervoso centrale. A questo punto
interagisce con i neuroni del midollo spinale e blocca il rilascio di un neurotrasmettitore, a livello
presinaptico, di un neurotrasmettitore causando una paralisi spastica.
- La tossina botulinica è prodotta dal C. botulinum. Ha una via d’ingresso diversa, cioè la tossina
entra come conseguenza dell’ingestione di alimenti contaminati con la tossina botulinica. Giunge
così a livello intestinale, attraversa la mucosa intestinale e raggiunge i neuroni periferici agendo su
di essi bloccando il rilascio di un neurotrasmettitore causando una paralisi flaccida (muscolo non si
contrae).
Come avviene esattamente? in una situazione normale, l’acetilcolina=> neurotrasmettitore
responsabile della contrazione della muscolatura bersaglio è contenuta nella terminazione del
neurone, a livello presinaptico, all’interno di vescicole. Questo neurotrasmettitore è rilasciato se la
vescicola presinaptica fonde con la membrana, e l’acetilcolina viene rilasciata nell’ambiente
presinaptico legandosi al proprio recettore presente sulla cellula muscolare determinandone la
contrazione.
La fusione della vescicola con la membrana è mediata dall’interazione di proteine presenti sulla
membrana presinaptica (sintaxina e snap-25) e sulla vescicola stessa (sinaptobrevina);
l’interazione di queste favorisce la fusione.
La componente A della tossina botulinica ha funzione proteasica, degrada, quindi, le proteine
che mediano la fusione tra membrana e vescicola, impedendo di conseguenza il rilascio di
acetilcolina=> quindi muscolatura sempre rilassata.
Nel caso della tossina tetanica (anch’essa agisce con attività proteasica), invece, dal sito di
ingresso di addentra nel motoneurone, risale il sistema nervoso rilasciando la componente A nello
spazio presinaptico, causando un effetto inibitorio sulla glicina, un neurotrasmettitore volta a far
rilassare e allungare il muscolo. Portano a paralisi flaccida=> se riguarda anche la muscolatura
respiratoria porta a morte. Paralisi spastica=> se coinvolge i muscoli respiratori
Tossine difteriche (AB), la subunità A ha un effetto ADP-ribosilante, ma su proteine importanti per
la sintesi proteica. In particolare l ADP ribosilazione del fattore EF2 questo inattiva il fattore di
allungamento e blocca la sintesi proteica, effetto citotossico (necrosi sulla cell dell’epitelio, tessuto
nervoso, muscolo cardiaco e rene).
Tossine Inoculate direttamente dai batteri nel citoplasma cell bersaglio.
Alcuni batteri (Salmonella) le iniettano nella cell bersaglio no nell’ambiente.
Il frammento B riconosce il bersaglio cellulare, mediante la sua parte COOH terminale, sulla
superficie della cellula. Si lega alla parte idrofoba della membrana e crea un canale attraverso il
quale penetra il frammento A, il quale agisce sul NAD staccando ADP-ribosio che interagisce con il
fattore EF2 bloccando la traslocazione sul ribosoma.
Il complesso EF2-ADP blocca l’idrolisi di GTP, no si ha quindi energia e la sintesi proteica è
interrotta, ottenendo un inibizione dell’allungamento della catena polipeptidica.

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