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RISCHIO BIOLOGICO

e sicurezza nei laboratori


Secondo il Titolo X e X-bis
del D.Lgs. 81/2008 e s.m.
e l’Accordo Stato-Regioni per la
formazione

Dott.ssa Santina Carnazza


I rischi più comuni nei laboratori:
-Rischi di natura elettrica

-Rischi connessi con le sostanza chimiche

-Rischi legati alla manipolazione di gas compressi e


liquefatti

-Rischi legati all’utilizzo di videoterminali

- Rischi legati alla manipolazione di materiale biologico


•Rischio chimico
RISCHI PER LA SALUTE •Rischio fisico
(Rischi di natura igienico ambientale)
•Rischio biologico

I rischi per la salute, o rischi igienico ambientali, sono quelli responsabili della potenziale
compromissione dell’equilibrio biologico del personale addetto ad operazioni, o a
lavorazioni che comportano l’emissione nell’ambiente di fattori ambientali di rischio, di
natura chimica, fisica o biologica, con conseguente esposizione del personale addetto.

I danni per la salute sono spesso posticipati


nel tempo, anche a distanza di 10-20 anni
rispetto all’esposizione che li ha indotti;
è necessario pertanto documentare
adeguatamente le esposizioni professionali
RISCHIO BIOLOGICO

È la probabilità che un agente biologico, situato in origine


all’esterno dell’organismo, possa penetrarvi e provocare danni
più o meno gravi, sia nei confronti della salute dei lavoratori che
della popolazione generale.

La conoscenza delle principali fonti di pericolo


biologico consentirà di avere una maggiore
consapevolezza e padronanza delle misure di
prevenzione e protezione previste per
l’attività lavorativa svolta.
AGENTI BIOLOGICI:
DEFINIZIONI E CARATTERISTICHE
Definizioni
D.Lgs. 81/08 – Art. 267

AGENTE BIOLOGICO
Qualsiasi microrganismo, anche se geneticamente modificato, coltura
cellulare ed endoparassita umano che potrebbe provocare infezioni,
allergie o intossicazioni.

MICRORGANISMO COLTURA CELLULARE


Qualsiasi entità microbiologica, Risultato della crescita in vitro
cellulare o meno, in grado di di cellule derivate da organismi
riprodursi o trasferire materiale pluricellulari
genetico
ENDOPARASSITA UMANO
Parassita che vive all’interno dell’uomo
Rischio biologico: un concetto più ampio

Oltre a VIRUS, BATTERI, FUNGHI ed ENDOPARASSITI

anche prodotti cellulari di origine vegetale o animale (peli,


forfore animali, fibre tessili, polveri di granaglie), artropodi
(insetti, zecche, acari della polvere), ratti, volatili
BATTERI
Organismi di piccole dimensioni (0,2 – 2 micron). Alcune specie, in
condizioni favorevoli, raddoppiano il loro numero in circa 20 minuti.
Si dividono in:
✓ Saprofiti: vivono in qualsiasi ambiente e non comportano rischi per l’uomo.
✓ Patogeni: possono essere causa di malattie per l’uomo. Questi batteri una volta
penetrati nel nostro organismo sono in grado di provocare una malattia. Le
condizioni ottimali per la loro crescita vengono raggiunte quando penetrano nel
loro ospite preferito. Pertanto vi sono batteri patogeni per alcuni animali e non
per l’uomo e viceversa, o per entrambi.
✓ Opportunisti: normalmente vivono sul nostro corpo senza provocare nessuna
malattia. Si possono però verificare situazioni, come un cattivo stato di salute
dell’ospite, che rendono questi batteri patogeni.
In pratica vi sono dei batteri che diventano pericolosi solo perché l’ospite è
diventato più debole.

Alcuni batteri producono sostanze simili a dei veleni, le tossine batteriche,


che, come i batteri, vengono incluse fra gli agenti biologici.
Batteri Gram positivi e Gram negativi

GRAM POSITIVI: parete della


cellula formata da un solo
strato

GRAM NEGATIVI: parete


cellulare formata da due
strati sovrapposti, la cui
complessità conferisce
maggiore resistenza ad
antibiotici e disinfettanti
Spore batteriche

➢ Forme molto resistenti prodotte da


alcuni batteri (Bacillus anthracis,
Clostridium tetani, Clostridium botulinum
etc.)

➢ Possono rimanere inattive per molti anni

➢ Germinano solo in condizioni adatte per C. botulinum; B. anthracis


ricostituire le normali forme batteriche
(forme vegetative)
Tossine
Sostanze tossiche e fortemente immunogene prodotte da alcune specie.
Si distinguono in:
– Esotossine: prodotte all’esterno in genere dai
Gram positivi (es. C. tetani), spesso tessuto
specifiche. Poco resistenti al calore
– Endotossine: parti della parete cellulare dei
Gram negativi (LPS), non vengono in genere
rilasciate; sono resistenti al calore; hanno
un’azione aspecifica (es. azioni infiammatorie,
pirogene ecc.), non organo specifiche
Esempi di batteri e patologie
Clostridium tetani Tetano

Malattia del legionario, febbre di


Legionella pneumophila
Pontiac

Bacillus anthracis Carbonchio

Mycobacterium tuberculosis Tubercolosi

Clostridium botulinum Botulismo

Haemophilus influenzae Meningite, influenza

Leptospira interrogans Leptospirosi

Salmonella spp. Salmonellosi


VIRUS
Sono gli agenti biologici più piccoli (0,02 – 0,3 micron).
I virus a differenza dei batteri non riescono a moltiplicarsi fuori
dalle cellule.

Restano comunque potenzialmente capaci


di trasmettere malattie anche quando sono
fuori dagli organismi viventi per un periodo
più o meno lungo
Esempi di virus e patologie
• Virus delle epatiti
• Virus dell’AIDS
• Virus della mononucleosi
• Virus influenzali
• Virus del morbillo
• Virus della rabbia
• Coronavirus
Alcuni virus rappresentano un problema soprattutto in alcuni ambiti
lavorativi (per es. virus trasmessi per via ematica nel settore
sanitario/assistenziale)
FUNGHI
I funghi microscopici o miceti hanno dimensioni variabili da 1 a 100
micron e quelli potenzialmente pericolosi sono costituiti
soprattutto da muffe (pluricellulari) e lieviti (monocellulari).
Sono per lo più responsabili di infezioni opportunistiche in soggetti
già debilitati. Le più comuni malattie nell’uomo sono le micosi,
che possono riguardare la pelle, i peli e le unghie oppure organi
interni come bronchi e polmoni.
Alcuni miceti producono delle sostanze tossiche chiamate
micotossine. Esse possono dare modesti effetti, come la diarrea,
ma anche provocare cirrosi epatica e cancro al fegato. Tra le
principali micotossine vi è l’aflatossina ritenuta cancerogena.
Durante lavori di ristrutturazione di ambienti umidi (cantine, vecchie
abitazioni) si possono diffondere grandi quantità di spore di
funghi del genere Aspergillus che possono essere inalate e
provocare allergie ed asma bronchiale.
Muffe
Le muffe in genere sono costituite da cellule filamentose
dette ife che globalmente formano il micelio.

Quali sono: esistono vari generi; tra quelli più pericolosi


rientra Aspergillus che produce allergeni e/o tossine

Dove si trovano: Luoghi bui, caldi e umidi (seminterrati,


falegnamerie, cantine, bagni, lavanderie, archivi)

Effetti sulla salute: asma, polmoniti, riniti, congiuntiviti,


aspergilloma
Micotossicosi
Sono malattie non trasmissibili causate da micotossine
(aflatossine, ocratossine, altre) per:
• ingestione
• contatto diretto AGRICOLTORI: RISCHIO ELEVATO
• inalazione (più rara)

Nei Paesi industrializzati si hanno soprattutto intossicazioni


croniche (esposizione prolungata a basse dosi)

• Presenti in alimenti di origine vegetale e zootecnica,


mangimi
• Possono presentare attività cancerogena,
mutagena, teratogena, citotossica, dermotossica,
immunosoppressiva
Parassiti
Sfruttano altri organismi (ospiti) arrecando dei danni

ENDOPARASSITI ECTOPARASSITI
Vettori e veicoli
Sono animali (insetti, topi, acari, zecche, ecc.) che possono
trasmettere malattie infettive
ALLERGENI INDOOR
Acari della polvere
HABITAT
Polvere di pavimenti e arredi
ALIMENTAZIONE
✓ residui di cibo
✓ squame cutanee
✓ muffe
✓ frammenti di insetti 200-300 m

✓ pollini
MICROCLIMA IDEALE
Temperatura di 15-30°C, Umidità Relativa di 60-80%
ALLERGENI
Contenuti nel corpo e negli escrementi degli acari
Derivati dermici animali
GATTO
• L’allergene del gatto Fel d I, presente su peli e
forfora del gatto, si deposita su pavimenti e arredi.
• Può rimanere molto tempo nell’ambiente e può
essere trasportato passivamente dagli indumenti
anche in luoghi in cui l’animale non è presente (per
es. uffici, scuole)

CANE
Can f I è presente sul pelo e sulla forfora del cane

RODITORI
Gli allergeni sono presenti in peli, forfora, urine,
saliva di ratti (Rat n 1) e topi (Mus m 1)
Rapporto agenti biologici/uomo
Non tutti i microrganismi sono pericolosi

PATOGENI: se provocano una malattia

PARASSITI: sfruttano un altro organismo a loro vantaggio,


danneggiandolo

SIMBIOSI MUTUALISTICA: se forniscono vantaggi sia a se stessi che


all’uomo

OPPORTUNISTI: normalmente innocui ma, in individui più sensibili,


possono diventare patogeni (ad esempio negli individui
immunodepressi)
Fonti di pericolo biologico
• Uomo (pelle, fluidi biologici, residui fecali, particelle emesse nell’aria
parlando, starnutendo o tossendo)
• Animali (feci, fluidi biologici, piume, peli, punture, morsi e graffi)
• Sostanze vegetali (semi, piante, pollini)
• Impianti di aerazione e impianti idrici (veicolo di microrganismi, se
non sottoposti a idonea pulizia e manutenzione)
• Piani di lavoro, arredi, apparecchiature, strumenti (per es. aghi,
bisturi, forbici) potenzialmente contaminati
• Liquami e reflui (tramite aerosol o schizzi)
• Polvere (può essere deposito di allergeni di acari, animali domestici,
muffe)
• Terra (ricettacolo di microrganismi pericolosi, soprattutto spore
batteriche)
Catena delle infezioni
Modalità di trasmissione
CONOSCERE LE VIE DI ESPOSIZIONE È PRELIMINARE PER
UNA GESTIONE CORRETTA DEL RISCHIO BIOLOGICO
• VIA INALATORIA: veicolo di trasmissione è l’aria aerosol contaminato
proveniente da tosse, starnuti, manovre invasive come broncoscopia,
aspirazione endotracheale, da apertura di centrifughe, contenitori,
autoclavi, ecc. Le particelle aerodisperse sono <5 μm (morbillo,
varicella, SARS, antrace, CORONAVIRUS). Rimangono a lungo nell’aria e
possono arrivare alle basse vie respiratorie.

• VIA CUTANEA E MUCOSA: contatto con goccioline >5 μm (droplet) o


diretto con cute, intatta o lesa, e mucose schizzi negli occhi, nel naso
(Salmonella, Campylobacter, Clostridium difficile, acaro scabbia, virus
Herpes, virus rabbia, leptospira, meningococco). Attraverso un soggetto
infetto o tramite contatto con materiali contaminati.

• VIA EMATICA O PARENTERALE: mediante tagli, ferite e lesioni in


generale, punture (virus epatiti B e C, virus AIDS, tetano..)
Modalità di trasmissione

• VIA ORO-FECALE: ingestione accidentale, schizzi, mani o oggetti


contaminati in bocca (Salmonella, virus epatite A, Brucella, Giardia,
Listeria, Toxoplasma)

• PUNTURA, MORSI E GRAFFI DI ANIMALI: alcuni agenti biologici sono


trasmessi da punture o morsi di animali (virus della rabbia dal morso di
cani e volpi, borrelie dal morso di zecca, plasmodi della malaria dalla
puntura di alcune zanzare)

• vettori
• serbatoi
• veicoli
Per ingestione

mani
alimenti e bevande
sigarette
schizzi accidentali
Per inoculazione
• punture accidentali
• abrasioni, tagli e ferite che vengano
a contatto con materiale, polvere o
superfici infette
• lacerazioni causate da frammenti di
vetreria rotta contaminata;
• morsi o graffi di animali di
laboratorio infettati
sperimentalmente
Per via aerea

avviene per disseminazione


sia di nuclei di goccioline, sia
di particelle di polvere
contenenti l’agente infettivo
Attraverso goccioline
(droplet)
Attraverso le goccioline emesse mentre si parla, o con la
tosse, o con starnuti, o, negli ambienti sanitari, durante
manovre invasive (es. broncoscopia, aspirazione
endotracheale), possono essere trasmessi alcuni virus
(es. virus dell’influenza, parotitico, della rosolia), o
malattie quali difterite, pertosse, polmonite e la stessa
meningite epidemica.
Perché si verifichi il contagio è però necessario un
contatto molto ravvicinato.
Che cosa e’ l’aerosol
Si tratta di una miscela con una fase disperdente
aeriforme ed una fase dispersa liquida o solida, avente
un certo carattere di stabilità.

Rappresenta una rilevante fonte di dispersione


nell’atmosfera di materiale infetto e costituisce una delle
più frequenti modalità di contaminazione ambientale,
tanto più pericolosa in quanto non visibile.
Alcuni esempi di formazione di aerosol nei
laboratori:

• Centrifugazione
• Miscelazione
• Agitazione
• Espulsione di liquidi
• Apertura di contenitori di materiale infetto con
pressione interna diversa da quella dell’ambiente
circostante
E’ indispensabile cercare di evitare la formazione di aerosol
adottando gli appositi mezzi ideati a questo scopo e attenendosi
alle corrette norme antisettiche. I microrganismi trasportati con gli
aerosol costituiscono una notevole sorgente d'infezione,
soprattutto per le vie respiratorie, e rappresentano un rischio
spesso sottovalutato nei laboratori in cui si manipola materiale
biologico.
Effetti sulla salute
Gli agenti biologici possono provocare effetti sulla salute di natura
infettiva, allergica e tossica.

AZIONE INFETTIVA
Epatiti, infezioni cutanee, respiratorie,
gastrointestinali, ecc.

AZIONE ALLERGICA
Asma, riniti, congiuntiviti, dermatiti, ecc.

AZIONE TOSSICA
Intossicazioni
CENNI NORMATIVI
D.Lgs. 81/08 e s.m.i.
Titolo I PRINCIPI COMUNI: DISPOSIZIONI GENERALI
Titolo II LUOGHI DI LAVORO
ATTREZZATURE DI LAVORO E DISPOSITIVI DI PROTEZIONE
Titolo III
INDIVIDUALE
Titolo IV CANTIERI TEMPORANEI O MOBILI
Titolo V SEGNALETICA DI SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO
Titolo VI MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI
Titolo VII ATTREZZATURE MUNITE DI VIDEOTERMINALI
AGENTI FISICI:
• RUMORE
Titolo VIII • VIBRAZIONI
• CAMPI ELETTROMAGNETICI
• RADIAZIONI OTTICHE ARTIFICIALI
SOSTANZE PERICOLOSE:
• AGENTI CHIMICI
Titolo IX
• AGENTI CANCEROGENI E MUTAGENI
• AMIANTO
Titolo X ESPOSIZIONE AD AGENTI BIOLOGICI
Titolo XI ATMOSFERE ESPLOSIVE
Titolo XII NORME TRANSITORIE E FINALI
ALLEGATI
Titolo X e allegati
TITOLO X
ESPOSIZIONE AD AGENTI BIOLOGICI

ALLEGATO XLIV
ELENCO ESEMPLIFICATIVO DI ATTIVITÀ CHE POSSONO
COMPORTARE LA PRESENZA DI AGENTI BIOLOGICI

ALLEGATO XLV
SEGNALE DI RISCHIO BIOLOGICO

ALLEGATO XLVI
ELENCO DEGLI AGENTI BIOLOGICI CLASSIFICATI
Artt. 266-286

ALLEGATO XLVII
SPECIFICHE SULLE MISURE DI CONTENIMENTO E SUI
LIVELLI DI CONTENIMENTO

ALLEGATO XLVIII
SPECIFICHE PER PROCESSI INDUSTRIALI
Campo di applicazione (art. 266)
Tutte le attività lavorative in cui vi è rischio di
esposizione ad agenti biologici
IL RISCHIO DA AGENTI BIOLOGICI RIGUARDA
SOLO SPECIFICHE ATTIVITÀ LAVORATIVE?

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Gli agenti biologici interessano tutti
gli ambienti di vita o di lavoro

• Strutture sanitarie: fluidi biologici,


strumenti e superfici contaminati,
ecc.
• Ambienti industriali: materie prime
di natura organica, impiego di agenti
biologici, ecc.
• Ambienti rurali: presenza di animali,
sostanze vegetali, polveri organiche,
ecc.
• Ambienti indoor: impianti aeraulici,
impianti idrici, polvere, ecc.
Sono esposti a rischio biologico tutti i lavoratori:

➔ a contatto con animali e loro prodotti


➔ addetti alla ricerca nel campo della microbiologia
➔ addetti all’industria di trasformazione delle carni,
pelli, ecc.
➔ addetti ai servizi sanitari ambulatoriali, ospedalieri
e veterinari
➔ addetti allo smaltimento dei rifiuti solidi e liquidi
➔ addetti agli stabulari
➔ addetti alle biotecnologie
➔ addetti all’agricoltura
E’ possibile individuare due diverse tipologie di rischio biologico in
ambito occupazionale:

• rischio biologico generico: presente in tutti gli ambienti di lavoro


• rischio biologico specifico: proprio della mansione svolta

a) Uso deliberato: una determinata attività prevede l’uso deliberato,


intenzionale, di agenti biologici. Per esempio si usa un microrganismo per
scopi di studio, in alcuni processi produttivi, o viene isolato e coltivato a fini
diagnostici.
In tal caso l’agente biologico è ben noto e viene intenzionalmente
introdotto nel ciclo lavorativo per esservi studiato, trattato, manipolato,
trasformato o per sfruttarne le proprietà biologiche.

b) Esposizione potenziale: tutte le attività in cui non si può naturalmente


escludere una esposizione potenziale ad agenti biologici; per esempio lavori
nella sanità, separazione e smaltimento dei rifiuti o attività veterinarie e
zootecniche.
Uso deliberato di agenti biologici
Si considera uso deliberato di agenti biologici quando microrganismi, considerati
agenti biologici ai sensi del D.Lgs. 81/2008, vengono volutamente introdotti nel
ciclo lavorativo per subire trattamenti e manipolazioni affinché vengano sfruttate
le loro proprietà biologiche
Attività con uso deliberato di agenti biologici

✓ Università e centri di ricerca (laboratori, ricerca e sperimentazione biologica)


✓ Sanità, zootecnia e veterinaria (laboratori, prove, ricerca e sperimentazione)
✓ Farmaceutica (produzione vaccini e farmaci, kit diagnostici con prove biologiche)
✓ Alimentare (produzione di alimenti)
✓ Chimica (produzione per biotrasformazione di composti vari, es. detersivi)
✓ Energia (produzione per biotrasformazione di vettori energetici, es. etanolo, metanolo)
✓ Ambiente (trattamento rifiuti, impianti di depurazione acque, ecc.)
✓ Miniere (uso di microrganismi per concentrazione metalli da soluzioni acquose)
✓ Agricoltura (fertilizzazioni colture, inoculazione micorrize, uso antiparassitari)
✓ Industria delle biotecnologie (produzione di microrganismi selezionati)
✓ Industria bellica (produzione armi biologiche)
Rischio biologico potenziale
Allegato XLIV
Quando la presenza dell’agente biologico in una attività lavorativa non è voluta,
perché non rappresenta uno specifico oggetto dell’attività stessa, siamo di
fronte ad attività che comportano un rischio potenziale di esposizione
Elenco esemplificativo di attività lavorative che possono comportare la potenziale
esposizione ad agenti biologici
✓ Industria alimentare
✓ Agricoltura e zootecnia
✓ Macellazione e Industria di trasformazione di derivati animali
✓ Servizi veterinari e sanitari, laboratori diagnostici
✓ Servizi di disinfezione e disinfestazione
✓ Impianti industriali di sterilizzazione, disinfezione materiali infetti
✓ Servizi mortuari e cimiteriali
✓ Servizi di raccolta, trattamento e smaltimento rifiuti
✓ Impianti di depurazione delle acque
✓ Manutenzione impianti fognari
✓ Installazione e manutenzione di impianti igienici
✓ Attività di manutenzione in ambienti in cui vi è rischio biologico
Contaminazione infezione incubazione malattia

Perché possa insorgere una malattia infettiva deve concorrere una serie di fattori,
alcuni propri dell’agente infettante, quali la virulenza e la carica infettante, altri propri
dell’organismo ospite, come l’età, la costituzione, il sesso e la razza
Altri fattori dipendono dalle condizioni esterne,
come il clima e la situazione ambientale

Quanto più virulenti saranno i microrganismi e quanto più


cospicuo sarà il loro numero, tanto più facilmente essi
avranno il sopravvento sulle difese immunitarie e daranno
luogo al passaggio dallo stato di infezione a quello di malattia
Art. 268: classificazione

Gli agenti biologici sono suddivisi in quattro classi,


designate con valori crescenti da uno a quattro, in base a

pericolosità possibilità profilattiche e terapeutiche

La classificazione degli agenti


biologici è elencata nell’ allegato
XLVI del D.lgs. 81/08
Classificazione
Gli agenti biologici sono classificati in 4 gruppi, in base alle loro
caratteristiche di pericolosità “crescente”

INFETTIVITA’: PATOGENICITA’:
capacità di un capacità di produrre
microrganismo di malattia a seguito di
penetrare e infezione e gravità
moltiplicarsi nell'ospite della stessa

TRASMISSIBILITA’:
caratteristica di un NEUTRALIZZABILITA’:
microrganismo di essere disponibilità, o meno, di
trasmesso da un soggetto efficaci misure profilattiche per
infetto ad un soggetto non prevenire la malattia o
infetto e suscettibile terapeutiche per la sua cura
La classificazione degli agenti biologici

Si basa sugli effetti esercitati sul lavoratore “sano”

Non tiene conto degli effetti particolari su lavoratori “ipersuscettibili”

Non sono considerati gli agenti biologici non patogeni per l’uomo
Allegato XLVI
Elenco degli agenti biologici classificati

✓ batteri e organismi simili


✓ virus
✓ funghi
✓ parassiti

Viene riportato il gruppo di pericolosità e segnalati:


• disponibilità di eventuali vaccini (V)
• possibilità di effetti allergici (A) o tossici (T)
• conservazione per almeno 10 anni il registro degli esposti (D)
Gruppo 1: Un agente che presenta poche probabilità di causare malattie in
soggetti umani.

Gruppo 2: Un agente che può causare malattie in soggetti umani e costituire


un rischio per i lavoratori; è poco probabile che si propaghi nella comunità;
sono di norma disponibili efficaci misure profilattiche o terapeutiche.
(Staphylococcus aureus, Vibrio cholerae, Legionella pneumophila, Virus
dell'epatite A (HAV).

Gruppo 3: Un agente che può causare malattie gravi in soggetti umani e


costituisce un serio rischio per i lavoratori; l’agente biologico può propagarsi
nelle comunità, ma di norma sono disponibili efficaci misure profilattiche o
terapeutiche. (Virus dell'epatite B, C, Mycobacterium tuberculosis, Virus della
sindrome di immunodeficienza umana (AIDS).

Gruppo 4: Un agente biologico che può provocare malattie gravi in soggetti umani
e costituisce un serio rischio per i lavoratori e può presentare un elevato rischio di
propagazione nella comunità; non sono disponibili, di norma, efficaci misure
profilattiche o terapeutiche. (Virus delle febbri emorragiche: V.Ebola, V.Lassa).
Gruppo 1

Agenti che presentano poche probabilità di causare


malattie in soggetti umani

flora del cavo orale


flora dell’intestino

flora della cute

patogeni opportunisti
Gruppo 2

• possono causare malattie in soggetti umani e


costituire un rischio per i lavoratori
• rischio collettivo limitato

• esistono vaccini o terapie

Infezioni per via aerea


• Esempio: meningite, morbillo

Infezioni per via oro-fecale


• Esempio: salmonellosi, poliomielite
Gruppo 3

• possono causare malattie gravi in soggetti umani e


costituire un serio rischio per i lavoratori
• rischio collettivo alto
• per molti esistono vaccini o terapie

Esempi di agenti biologici del gruppo 3:


• Infezioni per via aerea: tubercolosi
• Infezioni per vettori: malaria
• Infezioni per via sessuale: AIDS
• Infezioni per via parenterale: epatite B
• Infezioni per via oro - fecale : peste
Gruppo 4

• possono causare malattie gravi in soggetti umani e


costituire un serio rischio per i lavoratori

• elevato rischio collettivo

• per molti non esistono vaccini o terapie

Esempi di agenti biologici del gruppo 4:


• Virus Ebola
• Virus del vaiolo
• Virus della febbre emorragica
Crimea Congo
Classificazione

Gruppo Può causare malattie? Si propaga? Sono possibili profilassi


/ terapia?

1 Poco probabile No -

2 sì Poco probabile sì

3 Sì, gravi sì sì

4 Sì, gravi sì no
Adempimenti relativi al Titolo X
➢ Identificare e classificare gli agenti biologici nei quattro gruppi di rischio, secondo
l’allegato XLVI (Artt. 266-268)
➢ Comunicazione (Art. 269) Il Datore di Lavoro comunica all’organo di vigilanza
competente Attività che comportano l’uso (esposizione deliberata) di agenti
biologici dei gruppi 2 o 3
➢ Per le attività che comportano l’uso di agenti biologici del gruppo 4, il Datore di
Lavoro richiede autorizzazione all’uso (Art. 270) al Ministero del Lavoro, della Salute
e delle Politiche agricole
➢ Obbligo di effettuare la valutazione dei rischi e redigere il documento di
valutazione dei rischi (DVR) (Art. 271)
➢ Adottare misure tecniche, organizzative e procedurali adeguate (Art. 272)
➢ Implementare le misure igieniche generali (Art. 273) e specifiche (Artt. 274-277)
Una serie di allegati specifica le varie procedure e misure applicative di buona
prassi microbiologica, del contenimento del rischio e della sorveglianza sanitaria
dei lavoratori esposti nonché della predisposizione di misure di emergenza
➢ Informazione e Formazione dei lavoratori (Art. 278)
➢ Prevenzione e controlli (Art. 279) Qualora l’esito della valutazione del rischio ne rilevi
la necessità, i lavoratori esposti ad agenti biologici sono sottoposti alla sorveglianza
sanitaria di cui all’art. 41
Titolo X-bis
Protezione dalle ferite da taglio e da punta
nel settore ospedaliero e sanitario

Il 25 Marzo 2014 è entrato in vigore il Titolo X bis –


D.Lgs. 19 febbraio 2014, n. 19 “Attuazione della direttiva
2010/32/UE che attua l’accordo quadro, concluso da
HOSPEEM e FSESP, in materia di prevenzione delle ferite
da taglio o da punta nel settore ospedaliero e sanitario.
(14G00031) (GU n.57 del 10-3-2014)
Valutazione del rischio: quando
La valutazione del rischio biologico deve essere effettuata
per ogni tipo di attività lavorativa: non vi è nessuna
esenzione!
Esistono due livelli di valutazione del rischio biologico:

✓ Valutazione della pericolosità intrinseca dell’agente biologico;

✓ Valutazione del rischio di infezione in lavoratori esposti.


Valutazione del rischio
L’approccio maggiormente utilizzato per la valutazione del rischio
biologico è simile alla valutazione del rischio cancerogeno: una sola
particella infettante o cancerogena potrebbe essere pericolosa

“EFFETTO TUTTO O NULLA”

Non esiste in genere per i microrganismi una curva dose-risposta.

Quindi:

Lo scopo è l’eliminazione del rischio o la riduzione al più basso livello


possibile della contaminazione ambientale e quindi dell’entità di
esposizione
R=PxD
Rischio biologico: probabilità che gli agenti biologici,
venuti a contatto con l’uomo, provochino l’evento
dannoso
(infezione/allergia/intossicazione)

La PROBABILITA’ dipende:

A) dall’agente biologico
B) dall’organismo ospite (uomo)
C) dalla loro interazione
D) dall’ambiente in cui avviene l’incontro
Valutazione del rischio: matrice
Gravità

1 2 3 4

1 1 (basso) 2 (basso) 3 (basso) 4 (medio)

2 2 (basso) 4 (medio) 6 (medio) 8 (medio)

Probabilità
3 3 (basso) 6 (medio) 9 (alto) 12 (alto)

4 4 (medio) 8 (medio) 12 (alto) 16 (alto)


COSA DICE LA LEGGE?

271

63
Art. 272
Misure tecniche organizzative e procedurali

271

64
Art. 278
Informazione e Formazione

271
VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO PER LA
DEFINIZIONE DEGLI INTERVENTI DI PROTEZIONE
• Definire e caratterizzare le misure di sicurezza è di
importanza fondamentale nelle strutture ove il rischio
biologico è parte integrante dell’attività lavorativa.

• Ai sensi dell’ art. 271 D.Lgs. 81/08 è necessario evidenziare


se esiste un “rischio di esposizione” ad agenti biologici dei
lavoratori

• Ai sensi dell’ art. 272 è necessario definire le misure


tecniche, organizzative procedurali attuate o da dover
attuare per evitare l’esposizione, individuando e definendo
i necessari interventi di protezione.
Sorveglianza sanitaria
Insieme degli atti medici,
finalizzati alla tutela dello stato di
salute e sicurezza dei lavoratori,
in relazione all’ambiente di
lavoro, ai fattori di rischio
professionali e alle modalità di
svolgimento dell’attività
lavorativa
La Sorveglianza sanitaria è effettuata dal
medico competente:

a) nei casi previsti dalla normativa vigente

b) qualora il lavoratore ne faccia richiesta e la


stessa sia ritenuta dal medico competente
correlata ai rischi lavorativi
E comprende:

a) visita medica preventiva intesa a constatare


l’assenza di controindicazioni al lavoro cui il lavoratore
è destinato al fine di valutare la sua idoneità alla
mansione specifica

b) visita medica periodica per controllare lo stato di


salute dei lavoratori ed esprimere il giudizio di
idoneità alla mansione specifica
Il medico competente

esprime uno dei seguenti giudizi relativi alla


mansione specifica:

a) idoneità
b) idoneità parziale, temporanea o
permanente, con prescrizioni o limitazioni
c) inidoneità temporanea
d) inidoneità permanente
MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE
La prevenzione del rischio biologico
In ambito occupazionale si realizza attraverso l’attuazione di

•misure di riduzione ed abbattimento del rischio (considerare come


potenzialmente infetti tutti i campioni provenienti da pazienti o
animali)
contenitori strumentario di corretti metodi
lavaggio mani DPI
di sicurezza sicurezza di lavoro

corretto smaltimento
rifiuti a rischio

•informazione e formazione
•sorveglianza sanitaria
•profilassi vaccinale
INFORMAZIONE E FORMAZIONE DEL PERSONALE
Momento centrale della normativa prevenzionistica
Sono la base per la nascita della cultura della sicurezza

I contenuti di tale azione sono:


➢ Conoscenza dei rischi
➢ Conoscenza del ciclo produttivo (macchine, impianti,
organizzazione del lavoro)
➢ Conoscenza delle procedure di lavoro e di sicurezza
D.L. 81/2008
Classificazione Agenti Biologici

definisce

Livello di rischio

derivano

Misure di contenimento
CONTENIMENTO
Misure di sicurezza per l’utilizzo, la manipolazione e la conservazione degli
agenti biologici atte a ridurre al minimo le possibilità di contagio
Poiché l'esposizione dei lavoratori è essenzialmente dipendente dal contatto diretto (o indiretto)
con i microrganismi utilizzati, il fattore essenziale da controllare è il loro contenimento

Può essere ottenuto con:


Isolamento
Cappe biologiche
Barriere fisiche DPI
Attrezzature a tenuta
Sterilizzazione

Barriere chimiche Detersivi


Disinfettanti

Barriere biologiche Vaccinazione


Barriere fisiche

È necessario apporre una barriera


tra l’agente infettivo e l’ambiente
circostante

cabina ermetica

flusso di aria
laminare

provetta chiusa
Barriere fisiche

Misure di protezione collettiva


Cappe Di Sicurezza Biologica:
• costituiscono una barriera fisica tra gli operatori e l’agente
• garantiscono protezione da emissione di aerosol e liquidi per
pratiche come centrifugazione,
miscelazione, agitazione, apertura
contenitori, isolamento
di agenti biologici, ecc.
• Sono dotate di filtri HEPA
(efficacia filtrante 99.97%
per particelle con
diametro > 0.3 um)
Cappe a flusso laminare per la protezione del materiale, posto all’interno della cappa, dai
contaminanti presenti nell’ambiente (PCR, preparazioni di farmaci, biologia vegetale,
lavorazioni ottiche, microelettronica e micromeccanica …..)

NON PROTEGGONO L’OPERATORE!

Flusso verticale Flusso orizzontale


Barriere fisiche
CABINA DI BIOSICUREZZA DI CLASSE I
Progettata per proteggere l’operatore e l’ambiente, ma non il materiale sul banco di lavoro

Aria in uscita dopo filtro HEPA

Aria potenzialmente
contaminata
Aria in entrata
Barriere fisiche
CABINA DI BIOSICUREZZA DI CLASSE II
Progettata per la protezione dell’operatore, dell’ambiente e del materiale

Aria ambiente
Aria potenzialmente
contaminata
Aria filtrata
Barriere fisiche
CABINA DI BIOSICUREZZA DI CLASSE III
Protezione totale per l'utente e per l’ambiente

Chiusura totale ed ermetica dell'area di lavoro


L’utente è separato dall’area di lavoro
da una barriera fisica
Aria filtrata fornita continuamente alla cabina
L’aria di scarico è filtrata tramite uno o due filtri HEPA
Barriere fisiche

Distruzione degli agenti contaminanti


Sterilizzazione
La sterilizzazione è la procedura più efficace per la uccisione dei germi
Durante la sterilizzazione vengono distrutti tutti gli agenti biologici, sia quelli
patogeni che quelli non patogeni, nonché le spore più resistenti

BECCO BUNSEN STUFA A SECCO AUTOCLAVE


Barriere chimiche

Disinfezione
Un trattamento di disinfezione ha come scopo immediato quello di
distruggere gli agenti patogeni che sono presenti, o si presume
essere presenti, in un determinato ambiente o substrato, per
impedirne la persistenza e la diffusione nell’ambiente

Non si pretende, comunque, la distruzione di tutti i microrganismi, come è nel


caso della sterilizzazione, ma soltanto di quelli che si ritiene essere dannosi per
l'uomo in quelle condizioni
Essa viene attuata mediante mezzi fisici o chimici opportunamente scelti in
funzione dell'agente patogeno che si vuole distruggere. Gli stessi agenti fisici
menzionati per la sterilizzazione possono essere usati anche per la disinfezione
Barriere chimiche
Alcuni agenti chimici disinfettanti:

Cloro
Il cloro è un disinfettante universale; esso è attivo contro tutti i microrganismi. E’
normalmente disponibile come ipoclorito di sodio (NaClO) o dicloro iso cianurato di
sodio (NaCNCl2). Il cloro gassoso è utilizzato per la disinfezione delle acque. L'ipoclorito
di sodio, oltre che per la clorazione dell'acqua, viene usato nell'ambito domestico per la
disinfezione di stoviglie, biancheria, superfici, dato il suo basso costo e la facilità d'uso;
esso è contenuto, assieme ad altri ipocloriti, nelle comuni varechine o candeggine.

Iodio
Lo iodio è un composto poco solubile in acqua e facilmente solubile in alcool. E’ un
disinfettante energico ed esplica una azione battericida e sporicida ad ampio spettro.

Alcoli
Sono correntemente usati l'alcol etilico (etanolo) e l'alcol isopropilico (isopropanolo).
Essi hanno proprietà disinfettanti simili. Esplicano un intenso e rapido effetto battericida
sulle cellule in forma vegetativa (batteri, funghi e virus), grazie alla loro azione
denaturante sulle proteine, ma non hanno alcuna attività sulle spore. La loro efficacia
disinfettante è massima quando sono diluiti in acqua al 50-60%, mentre è molto scarsa
quella degli alcoli anidri.
Barriere biologiche

VACCINI
(profilassi immunitaria attiva)

MICRORGANISMO TOSSINA

Ucciso, reso innocuo o Resa innocua


solo frammenti

Si somministrano alla persona non immunizzata

Produce ANTICORPI PROPRI


Non funziona subito. Dura, più o meno, a lungo
Barriere biologiche
VACCINAZIONE
Immunità acquisita artificiale
Indotta dall’introduzione di microrganismi attenuati, o uccisi, o loro prodotti
inattivati

estensivo

Provvedimento
di massa
Professioni
selettivo Classi di età viaggiatori
Attività sportive
Abitudini di vita
Barriere biologiche

Vaccinazioni obbligatorie e consigliate per categorie di lavoratori

Operatori sanitari Epatite B, influenza, morbillo, rosolia, parotite


epidemica, varicella, tubercolosi

Insegnanti Influenza, morbillo, rosolia, parotite epidemica,


varicella
Polizia, Vigili urbani Epatite B, tubercolosi
Laboratoristi Epatite B, Poliovirus, Rhabdovirus
Operatori ecologici Epatite A, Tetano
Addetti ad animali Rabbia, tubercolosi, brucellosi
Agricoltori Tetano
Attività all’estero Febbre gialla, rabbia, epatite A …
Gruppi di rischio per Livello di Biosicurezza
Livello di Tipo di
Gruppo Pratiche Attrezzature
biosicurezza laboratorio
Base Insegnamento di Nessuna, banco di
1 Buona pratica di laboratorio
Livello 1 base, ricerca lavoro
Banco di lavoro
più cappe di
Buona pratica di laboratorio più
Base Diagnostica di sicurezza per le
2 dispositivi di protezione
Livello 2 base, ricerca procedure che
individuali e segnale di pericolo
producono
aerosol
Diagnostica Come livello 2 più DPI speciali, Cappe di sicurezza
Contenimento
3 specialistica, accesso controllato, ventilazione per tutte le
Livello 3
ricerca senza ricircolo procedure
Cappe di sicurezza
di classe III, o tute
pressurizzate con
Come livello 3 più ingresso
cappe di sicurezza
Massimo autorizzato, doccia di
Patogeni di classe II, più
4 contenimento decontaminazione, adeguato
pericolosi autoclave
Livello 4 sistema di smaltimento dei
passante e
materiali monouso come rifiuti
sistema di
ventilazione con
filtri assoluti
1 Accesso controllato
2 Lavandino
3 Norme di comportamento e/o procedure di emergenza
4 Dispositivi di protezione individuale
5 Banchi di lavoro
6 Autoclave
1 Accesso controllato
2 Lavandino
3 Norme di comportamento e/o procedure di emergenza
4 Cappa di sicurezza biologica
5 Dispositivi di protezione individuale
6 Banchi di lavoro
7 Autoclave
1 Due porte interbloccate
2 Accesso controllato
3 Doccia personale
4 Norme di comportamento e/o procedure di emergenza
5 Lavandino
6 Scarico a tenuta stagna
7 Cappa di sicurezza biologica
8 Dispositivi di protezione individuale
9 Banchi di lavoro
1
0
Autoclave
1 Due porte interbloccate (zona filtro)
2 Accesso controllato
3 Norme di comportamento e/o procedure di emergenza
4 Lavandino
5 Scarico a tenuta stagna
6 Cappa di sicurezza biologica
7 Dispositivi di protezione individuale
8 Banchi di lavoro
9 Autoclave
1
0 Doccia chimica
1
1 Doccia personale
I rischi per la sicurezza compaiono quando l’integrità
della barriera viene a mancare

In tale situazione i dispositivi


di protezione individuale
diventano una importante
linea di difesa
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI
Qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata dal lavoratore allo scopo
di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o
la salute durante il lavoro.
I DPI devono essere:

- Adeguati ai rischi da prevenire


- Adeguati alle condizioni esistenti sul luogo di lavoro
- Adeguati alle esigenze ergonomiche e di salute del lavoratore

1a categoria - di progettazione semplice destinati a


salvaguardare la persona da rischi di danni fisici di lieve entità

3a categoria - di progettazione complessa destinati a


salvaguardare da rischi di morte o lesioni gravi e di carattere permanente

2a categoria - vi appartengono i dpi che non


rientrano nelle altre due precedenti categorie
Convenzionalmente i DPI vengono suddivisi in funzione delle parti
del corpo che devono proteggere:

PROTEZIONE DELLA TESTA

PROTEZIONE DEGLI OCCHI E DEL VISO

PROTEZIONE DELL’UDITO

PROTEZIONE DELLE VIE RESPIRATORIE

PROTEZIONE DEGLI ARTI SUPERIORI

PROTEZIONE DEL CORPO

PROTEZIONE DEGLI ARTI INFERIORI

PROTEZIONE DALLE CADUTE DALL’ALTO


Dispositivi di Protezione Individuale

✓ in aggiunta alle procedure operative ed agli


accorgimenti tecnici

✓ comprendono: guanti, camici, sistemi di


protezione del viso e degli occhi, mascherine

✓ devono essere opportunamente puliti e


decontaminati dopo l’uso o eliminati in modo
appropriato

✓ devono essere rimossi quando si esce da


un’area contaminata (“corretto” rito della
vestizione/svestizione)
I DPI devono essere impiegati quando l'esposizione a fattori
di rischio non può essere evitata o comunque
convenientemente ridotta con misure tecniche
preventive, mezzi di protezione collettiva, metodi
organizzativi
Non sono dispositivi di protezione individuale:

le attrezzature di soccorso e di salvataggio


le attrezzature di protezione individuale delle forze armate, delle forze di
polizia e del personale di servizio per il mantenimento dell'ordine
pubblico
le attrezzature proprie dei mezzi di trasporto stradali
i materiali sportivi
gli indumenti di lavoro ordinari e le uniformi non specificamente
destinati a proteggere la sicurezza e la salute del lavoratore
i materiali per l'autodifesa o per la dissuasione
gli apparecchi portatili per individuare e segnalare rischi e fattori nocivi
QUALI DPI NEL LABORATORIO BIOLOGICO?
GUANTI

L’uso dei guanti è importante in quanto riduce il rischio di trasmissione dell’infezione


da un soggetto all’altro e da oggetti e strumenti contaminati alle persone.
I guanti non sostituiscono la necessità di lavarsi le mani, in quanto possono presentare
dei microfori, oppure perché le mani si possono contaminare durante la rimozione dei
guanti stessi.
Il principio che deve guidare la scelta e l’impiego dei guanti deve essere
l’appropriatezza dei guanti all’uso per il quale sono stati costruiti.
In lattice, vinile, nitrile, neoprene (anche per rischi meccanici es. morsi, graffi)
polietilene; corti, lunghi; monouso e non; sterili e non, ecc.
Requisiti: impermeabili, sensibili, comodi, anallergici.

• Perchè proteggere le mani?


Le mani sporche rappresentano un potenziale veicolo di trasmissione delle infezioni
APPARECCHI DI PROTEZIONE DELLE VIE RESPIRATORIE

La protezione delle vie respiratorie va effettuata mediante l’impiego di protezioni


respiratorie particolari (respiratori o filtranti facciali).
Si dividono in FFP1, FFP2, FFP3. Le lettere FF sono l’acronimo di “filtrante facciale”, P
indica “protezione dalla polvere”, mentre 1, 2, 3 individuano il livello crescente di
protezione (bassa, media ed alta capacità di separazione di particelle solide e liquide,
rispettivamente circa 72%, 92% e 99,99%). Per il rischio biologico si utilizzano FFP2 e
FFP3. Le mascherine chirurgiche (D.Lgs. 46/97) non sono DPI, ma presidi chirurgici,
prive di filtri.

• Perché proteggere le vie respiratorie?


I microorganismi possono penetrare nell’organismo umano attraverso la via
respiratoria
OCCHIALI PROTETTIVI, PREFERIBILMENTE VISORI,
A MASCHERINA AVVOLGENTE O VISIERA

E’ opportuno utilizzare tali DPI per garantire una maggiore protezione contro gli schizzi.

• Perché proteggere gli occhi?


Le mucose degli occhi rappresentano una potenziale via di ingresso per i microorganismi
TUTE INTERE CON CAPPUCCIO E CHIUSURA LAMPO ANTERIORE E
CHIUSURA ELASTICIZZATA AI POLSI E ALLE CAVIGLIE

STIVALI DI GOMMA O POLIURETANO


SOVRASCARPE MONOUSO

Non tutti i camici sono impiegabili e idonei come DPI per questo
rischio, ma servono ad es. ad evitare di sporcare gli abiti civili.
Sono molto utilizzati dal personale sanitario per evitare la
trasmissione di infezioni al paziente o nell’industria alimentare per
evitare contaminazioni microbiologiche dei prodotti alimentari.

• Perché proteggere il corpo?


Abiti e parti del corpo sporchi possono essere veicolo di
trasmissione dei microorganismi
LE BUONE PRATICHE DI LABORATORIO

• punti fondamentali
◼ igiene personale
◼ pulizia dell’ambiente
◼ consumo di alimenti e bevande

◼ fumo
◼ abbigliamento
◼ lavoro “da soli”

◼ Procedure di lavoro
Pulizia dell’ambiente

➢ Mantenere tutte le superfici pulite


➢ decontaminare le superfici dopo ogni contaminazione

➢ rimettere al proprio posto


attrezzature e sostanze

➢ eliminare adeguatamente la vetreria


rotta
Procedure di lavoro

Devono essere seguite scrupolosamente

Presuppongono:
➢ Conoscenza dei rischi
➢ Utilizzo di un manuale che
• identifichi i rischi
• specifichi le procedure da attuare per eliminare o
minimizzare i rischi
Piano di sicurezza

➢ Scritto e accessibile a tutti

➢ Con l’individuazione delle


attività che possono
comportare una esposizione

➢ Descrizione di cosa fare in caso


di situazioni di emergenza
In caso di puntura o ferita è necessario lavare l’area interessata
con sapone disinfettante e acqua tiepida per 15 min, favorire
l’uscita di sangue dalla ferita, segnalare l’incidente al
responsabile, chiedere l’assistenza medica
La caduta di un matraccio, provette, flaconi con conseguente rottura e
fuoriuscita di liquido richiede la bonifica immediata in relazione al
livello di biosicurezza presente nel laboratorio

PREPARARE UN KIT DI DECONTAMINAZIONE

Può essere costituito da un secchio in materiale resistente con


applicato all’esterno il simbolo biohazard

Il secchio deve contenere:

➢ varechina concentrata
➢ pinze per prelevare il materiale
➢ carta assorbente
➢ guanti monouso
➢ dispositivi di protezione per il viso
PRECAUZIONI UNIVERSALI
comprendono procedure operative ed accorgimenti tecnici

Devono essere applicate in tutte quelle situazioni


che possono comportare un potenziale contatto
con sangue o altri fluidi corporei
Alcuni esempi
◼ Frequente lavaggio delle mani

◼ Trattare tutti i materiali di laboratorio


(sangue umano/ liquidi corporei/ tessuti /
linee cellulari) come se fossero infettivi

◼ Appropriate manipolazione ed
eliminazione degli strumenti acuminati

◼ Divieto di pipettare con la bocca

◼ Etichettatura idonea dei contenitori


utilizzati per la conservazione ed il
trasporto degli agenti patogeni a
trasmissione parenterale

◼ Idoneo utilizzo di guanti e di altri


dispositivi di protezione individuale
USO DEI GUANTI

I guanti possono contaminarsi durante il lavoro

L’uso dei guanti per altre attività può determinare una


contaminazione crociata
USO DEI GUANTI
NON si devono indossare i guanti al di fuori del laboratorio

I guanti devono essere sempre rimossi prima di


uscire dal laboratorio e non vanno mai indossati
nei corridoi, negli ascensori, nelle aree di riposo,
nella mensa e negli uffici. Ricordati di
salvaguardare anche la salute degli altri.
Precauzioni per oggetti acuminati e taglienti

Non raccogliere con le mani i vetri rotti

Utilizzare sempre contenitori resistenti


alle punture per eliminare gli oggetti
appuntiti e taglienti

Non reincappucciare gli aghi


Decontaminazione degli ambienti
ed eliminazione dei rifiuti

➢ L’ambiente di lavoro deve essere conservato


pulito e decontaminato

➢ Le superfici di lavoro, gli arredi e le


attrezzature devono essere regolarmente e
opportunamente decontaminati

I rifiuti devono essere suddivisi ed eliminati


in base alla tipologia
RIFIUTO
DEFINIZIONE GIURIDICA

“Qualsiasi sostanza od oggetto che rientra nelle categorie


riportate nell’allegato A alla parte quarta del D.Lgs. 152 del
03/04/06 e di cui il detentore si disfi o abbia deciso
o abbia l’obbligo di disfarsi”
Il Decreto Legislativo n.156/2006 classifica i rifiuti

secondo la loro origine in:

► rifiuti urbani
► rifiuti speciali

secondo le caratteristiche di pericolosità in:

► rifiuti pericolosi
► rifiuti non pericolosi

ATTENZIONE!!

LA CORRETTA CLASSIFICAZIONE DEI RIFIUTI


E’ RESPONSABILITA’ DEI PRODUTTORI
I rifiuti prodotti in un laboratorio biologico sono, in genere:

➔ rifiuti assimilabili agli urbani

➔ rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi

➔ rifiuti sanitari infettivi e non infettivi


Codificazione dei rifiuti speciali

Tutti i rifiuti sono codificati in base al Catalogo Europeo dei Rifiuti (CER), che
classifica tutte le tipologie di rifiuti, siano essi urbani, speciali o pericolosi. Ogni singolo
rifiuto è individuato mediante un codice a sei cifre che si leggono in coppia:

prima coppia Settore o attività che genera il rifiuto

seconda coppia Processo produttivo che ne ha causato la produzione

terza coppia Caratteristiche specifiche del rifiuto stesso

Esempio: CER 10 11 03

10 -> settore produttivo: rifiuti prodotti da processi termici;


10 11 -> attività o processo: rifiuti prodotti dalla fabbricazione del vetro;
10 11 03 -> descrizione rifiuto: scarti di materiali in fibra a base di vetro.
Compiti del Produttore

✓ Provvedere alla corretta identificazione e gestione dei rifiuti speciali


prodotti

✓ Informare i propri collaboratori sulle corrette procedure da adottare

✓ Vigilare sulla corretta gestione dei rifiuti speciali da parte dei propri
collaboratori
I rifiuti provenienti da laboratori ove si manipolano materiali biologici devono
essere considerati potenzialmente infetti:

Essi dovranno essere raccolti in appositi sacchi di plastica posti in contenitori di


cartone facilmente riconoscibili, che verranno inviati all’inceneritore.

I materiali e le colture, prima di essere scartati, dovranno essere disinfettati, o


sterilizzati in autoclave, o decontaminati
La segnaletica di sicurezza

Le norme impongono l’obbligo negli ambienti di lavoro di predisporre idonea segnaletica


di sicurezza per informare i lavoratori sui rischi presenti nell’ambiente di lavoro.
Hanno lo scopo di attirare in modo rapido, comprensibile e inequivocabile l’attenzione su
oggetti e situazioni che possono provocare pericoli.

Non sostituiscono in nessun caso le misure di sicurezza e protezione


La segnaletica di sicurezza
TIPOLOGIA DEI SEGNALI

Sono tondi, con bordo rosso e banda trasversale rossa su fondo bianco.
Indicano le cose che sono vietate
TIPOLOGIA
TIPOLOGIADEI
DEISEGNALI
SEGNALI

Sono triangolari, di colore giallo e informano il lavoratore di un pericolo

Carichi sospesi Sostanze infette Sostanze corrosive Pericolo generico

Fiamme libere Materiale radioattivo Sostanze velenose Tensione elettrica


pericolosa
TIPOLOGIA DEI SEGNALI

Sono tondi, di colore blu o azzurri e informano sui comportamenti da assumere

CASCO DI PROTEZIONE PROTEZIONE AGLI OCCHI PROTEZIONE DELL’UDITO

PROTEZIONE VIE GUANTI DI CALZATURE DI


RESPIRATORIE PROTEZIONE PROTEZIONE

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