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ANTICRITTOGAMICIdetti anche FUNGICIDI

LE MALATTIE FUNGINE Sono chiamate anche malattie crittogamiche.

Gli agenti di queste patologie, i funghi, vengono oggi classificati come un Regno a sé stante distinto sia
da quello vegetale che da quello animale. Sono organismi pluricellulari che non possiedono clorofilla e
perciò non possono sfruttare la luce del sole come fonte di energia per produrre zuccheri. Sono quindi
obbligati a ricavare il proprio nutrimento dalla sostanza organica in decomposizione o da organismi vivi
(tra cui le piante).

Il ciclo vitale dei funghi è molto complesso e vario. In genere le diverse fasi del loro sviluppo sono
fortemente influenzate dalle condizioni ambientali: temperatura, umidità, disponibilità di nutrienti. Non
tutti i funghi sono dannosi per le piante.

In base al rapporto che instaurano con esse, distinguiamo tre classi di funghi:

• Simbionti: instaurano un rapporto di scambio reciproco con le piante, vantaggioso per entrambi.
Molti funghi dei boschi quali porcini e tartufi ricadono in questa categoria.

• Saprofiti: si alimentano di sostanze organiche in decomposizione (legno morto, etc.).

• Parassiti: sottraggono sostanze nutritive causando danno alla pianta ospite.


Questi ultimi sono gli agenti delle malattie e si suddividono in:

• parassiti obbligati, cioè legati ad una specie vegetale (ad esempio, la peronospora della vite) ;

• parassiti che possiedono un ospite principale ed uno secondario, cioè svolgono una parte del ciclo
vitale su una pianta e un’altra su una specie diversa (come fanno molte ruggini);

• parassiti polifagi, che attaccano indifferentemente più specie vegetali. Ad esempio gli agenti delle
tracheomicosi (malattie dei vasi conduttori) colpiscono molte colture erbacee ed arboree quali la
melanzana e il pomodoro ma anche l’olivo. La muffa grigia attacca i frutti di molte piante (fragola, vite,
ecc.).

I funghi sono formati da filamenti (ife) riuniti a formare un micelio. Direttamente sul micelio o in corpi
fruttiferi specializzati vengono formate le spore o i conidi, che sono gli organi di propagazione del fungo:
di dimensioni microscopiche, possono essere trasportati dal vento e dagli schizzi di pioggia propagando
l’infezione anche a grandissima distanza.

Per quanto riguarda la localizzazione dei funghi patogeni rispetto ai tessuti della pianta, possiamo
distinguere due principali categorie:

• Funghi che vivono sulla superficie esterna della pianta (ectoparassiti o ectofiti); tra questi ricordiamo
l’oidio, il cui micelio resta sulla superficie degli organi erbacei e penetra all’interno dei tessuti mediante
un organo chiamato austorio, paragonabile a un tubo aspiratore, col quale sottrae sostanze nutritive alla
pianta ospite.

• Funghi che vivono all’interno dei tessuti dell’ospite (endoparassiti o endofiti). Questi funghi invadono i
tessuti vegetali e si sviluppano al loro interno. Nella peronospora della vite i primi stadi dell’infezione (le
cosiddette “macchie d’olio”) corrispondono allo sviluppo endofitico del fungo. Questo si manifesta
all’esterno solo quando erompono le fruttificazioni conidiche che formano la tipica muffa.

Questa differenza nel localizzarsi all’interno o all’esterno dei tessuti delle piante ha una importante
conseguenza sul tipo di fitofarmaci da utilizzare. Infatti nel caso dei funghi ectofiti, questi possono
essere facilmente raggiunti anche utilizzando dei prodotti di contatto, mentre nel caso dei funghi
endofiti abbiamo necessità che il fitofarmaco possa penetrare anch’esso all’interno dei tessuti vegetali,
possieda cioè delle proprietà citotropiche, translaminari o sistemiche.

I sintomi degli attacchi fungini possono riguardare tutti gli organi delle piante: organi legnosi e organi
erbacei, apparato aereo ed apparato radicale. La difesa contro i funghi viene attuata con composti detti
anticrittogamici o fungicidi.

Tali prodotti devono essere utilizzati con molta prudenza, non solo perché possono essere pericolosi per
la salute, ma anche perché i funghi possono selezionare dei meccanismi di resistenza a molti
fitofarmaci, soprattutto a quelli sistemici. Occorre quindi alternare i principi attivi nel corso della
stagione, utilizzando composti con meccanismo d’azione differente.

Funghi utili Esistono diverse specie fungine che sono considerate utili in quanto antagoniste di specie
patogene. Possiamo citare come esempio la specie chiamata Ampelomyces quisqualis, un fungo
antagonista dell’oidio (che è una malattia comune a molte specie vegetali).

L’Ampelomyces viene prodotto industrialmente e commercializzato come un vero e proprio prodotto


fitosanitario antioidico. Esso infatti penetra e si sviluppa all’interno delle cellule dell’oidio
determinandone la morte. Tra i microrganismi fungini contenuti in prodotti microbiologici utilizzabili per
il controllo di funghi patogeni possiamo anche citare le varie specie di Trichoderma spp. per il controllo
dei principali funghi patogeni del terreno, Coniothyrium minitans per il controllo delle sclerotinie,
Streptomyces griseoviridis per il controllo delle fusariosi.

Per il controllo degli insetti dannosi e dei nematodi sono invece in commercio altri prodotti
microbiologici, sempre a base di microrganismi fungini: Beauveria bassiana per il controllo del ragnetto
rosso e degli afidi, Paecilomices fumosoroseus per il controllo degli aleurodidi, Lecanicillium muscarium
per il controllo di aleurodidi e tripidi. Tutti i prodotti a base di funghi sono utilizzabili anche in agricoltura
biologica.

I funghi in natura svolgono una importante funzione biologica, fanno parte della catena della vita,
vivono a spese di animali e piante. Delle piante si nutrono della linfa, degli zuccheri, del citoplasma delle
parti verdi, della cellulosa e degli zuccheri delle parti legnose e con la loro attività restituiscono alla terra
e alla natura le parti della pianta che hanno concluso il loro ciclo vitale.

Struttura e riproduzione
Il corpo dei f. è un tallo unicellulare o, di norma, pluricellulare, formato da elementi filiformi, uni- o
pluricellulari, detti ife, intrecciati a formare il corpo (micelio); in certi f. le ife, intrecciandosi e
dividendosi in cellule quasi isodiametriche, danno origine a uno pseudotessuto( ifenchima) che costituisce
per es. i corpi fruttiferi degli Ascomiceti e dei Basidiomiceti e gli sclerozi.

Le singole cellule contengono uno o più nuclei, hanno la membrana costituita da cellulosa o da una
sostanza azotata (micosina), affine alla chitina degli animali. I f. sono privi di plastidi e quindi di
clorofilla, perciò dipendono per la nutrizione da altri organismi, animali o vegetali, e sono parassiti o
saprofiti.

Dalla sottrazione di sostanze organiche operata dal f. o dall’azione di composti da loro escreti
dipendono notevoli alterazioni del substrato vivo o morto (malattie, distruzione di piante e animali morti,
fermentazioni ecc.). In certi casi i f. vivono in simbiosi mutualistica con altri organismi (licheni,
micorrize) e allora possono essere endobiotici (se sviluppano il micelio nell’interno dell’ospite) o
epibiotici (se ciò avviene nelle parti esterne).

Le modalità della riproduzione sono varie.

La riproduzione vegetativa avviene:

per frammentazione del micelio;per formazioneendogena di spore immobili o mobili (Ficomiceti) entro
speciali cellule (sporangi; ➔ spora); per formazioneesogena di conidi o di corpi simili (clamidospore) che
si formano nella continuità di una ifa o provengono da diretta trasformazione delle ife vegetative: spesso
le spore (il termine spora, in micologia, non è usato soltanto nel significato di gonospora, cioè cellula
aploide formatasi in seguito a meiosi, bensì in un senso più generale, come cellula riproduttiva) sono
durature e permettono al fungo di superare condizioni sfavorevoli di esistenza (disseccamento ecc.).

Anche la riproduzione sessuale avviene con diverse modalità:

copulazione di parti del tallo (Zigomiceti) o di isogameti mobili;

fecondazione di una oosfera da parte di nuclei provenienti da anteridi cresciuti accanto all’oogonio
(Saprolegniali, alcuni Ascomiceti) o di spermi mobili (Monoblefaridali) o di spermazi immobili (alcuni
Ascomiceti).

Oltre a uno di questi modi di riproduzione sessuale si possono trovare, nella stessa specie di f., uno o più
modi di riproduzione vegetativa; in molte specie si riscontrano solo uno o più modi di quest’ultima,
rendendo difficile lo studio del ciclo dei funghi.
Cappello e gambo si presentano nei f. sotto molteplici
varietà, riportate e descritte in figura

I f. vivono nell’acqua (poche specie), nel terreno, su sostanze organiche e come parassiti.
Essi hanno grande importanza nei cicli biogeochimici, sia per le trasformazioni che inducono nei
materiali organici, provocandone la decomposizione e la mineralizzazione, sia per i danni che arrecano
con malattie (micosi) ad altre piante, agli animali e all’uomo stesso.
F. direttamente utili all’uomo sono quelli mangerecci, i lieviti delle fermentazioni, impiegati per produrre
vino, birra, yogurt, vitamine del gruppo B, quelli che forniscono prodotti medicinali, tra i quali vari
antibiotici (aspergillima, clitocibina ecc.)

Esistono numerosi funghi che arrecano danni capaci di compromettere la quantità e la qualità del
raccolto, si instaura quindi tra coltivatore e funghi la naturale lotta per la vita .

Citiamo alcuni dei più importanti e dannosi funghi delle piante coltivate:

PERONOSPORA, raggruppate in un’unica famiglia, le peronosporacee, prendono vari nomi a seconda


delle piante che attaccano (plasmopora viticola è la peronospora della vite, phythoftorainfestans è
lapata peronospora della patata e peronospora del pomodoro), cosi delle crucifere e di altre specie
coltivate e non e di piante ornamentali.

OIDIO o malbianco o nebbia, appartiene alla famiglia delle erisiphaceae e come per la peronospora
prende diversi nomi: uncinulanecator è l'oidio della vite, oidiumleucoconium è oidio del pesco, e altri.

MUFFA o BOTRITE come botrytis cinerea è la Muffa grigia, Taphrinadeformans è la bolla del pesco Ne
esistono tante altre che parassitizzano le piante,sia le parti verdi che la radici.

Fungicidi fitopatogeni

Si trovano sia tra gli Ascomiceti sia tra i Basidiomiceti.

Gli agenti delle ruggini, dei cancri vegetali e del marciume radicale sono Basidiomiceti, la maggior parte
degli altri f. parassiti delle piante superiori appartiene al sottordine Pezizali (Ascomiceti) e causa:
antracnosi (carboni), fumaggine, occhio di pavone, carie del legno, ruggine bruna, oidio (mal bianco),
ticchiolatura, ‘manto bianco del cotone’ (tropicale). A questo gruppo appartiene anche Claviceps
purpurea.

L’agente della bolla del pesco appartiene al sottordine Saccaromicetali.

I f. che causano il disseccamento di alcune specie vegetali, la cancrena delle patate e le macchie foliari del
pomodoro sono Ascomicetimitosporici.

Tra gli organismi comunemente definiti f., anche se non in senso tassonomico stretto, importanti
fitopatogeni appartengono al gruppo degli Oomiceti: peronospora della vite (Plasmopara viticola), della
patata (Phytophthora infestans), del tabacco (Peronospora hyoshyami, muffa blu).

È stato infine dimostrato che alcuni Chitridiomiceti possono comportarsi indirettamente da fitopatogeni,
trasmettendo virus attraverso le zoospore. La trasmissione sembra comunque dipendente dalla specificità
delle proteine virali; uno dei virus sicuramente trasmessi è quello della necrosi del cetriolo.

I fungicidi o anticrittogamici sono quindi dei fitofarmaci specifici contro i funghi, sono sempre molto
efficaci i sali di rame, come l'ossicloruro di rame, solfato di rame, per combattere la peronospora, o i sali
di zinco per combattere la bolla del pesco, e poi molecole di nuova generazione come tebuconazolo
(Folicur) e fosetile di alluminio (Aliette).

Fasi dell’attacco fungino

 raggiungimento della pianta da parte del patogeno


 penetrazione del patogeno
 invasione del patogeno
 comparsa di sintomo ad eventuale riproduzione del patogeno

Caratteristiche dell’attacco fungino

I problemi dell’attacco da funghi sono in parte diversi da quelli della difesa dagli attacchi degli insetti, per
la quasi illimitata capacità dei funghi di rigenerarsi da piccolissime quantità di micelio: un fungo già
insediato è di difficile estirpazione.
In agricoltura per combattere le infestazioni da funghi sono impiegati i fungicidi,
di cui esistono diverse categorie:
Anticrittogamici o fungicidi impiegati per la lotta alle malattie provocate da funghi (es. ticchiolatura,
peronospora, ecc.)

Anticrittogamico Composto chimico o trattamento che nella pratica agraria si usa a scopo sia preventivo
sia curativo, per combattere le piante crittogame (funghi), parassite delle piante coltivate o spontanee
utili.

La parola anticrittogamico deriva da crittogame (CIOè IL FUNGO PARASSITA), e intende specificare un


elemento o un composto la cui azione è finalizzata nell'eliminare completamente forme di vita
appartenenti al gruppo CRITTOGAMI (funghi).

Rappresenta la classe di prodottifitosanitari comunemente definita come fungicida, in quanto usati


contro i funghi parassiti delle piante. I prodotti usati in medicina e veterinaria per curare le micosi
nell'uomo e negli animali appartengono invece alla categoria dei farmaci e sono chiamati antimicotici.
(wikipedia)

Infatti si definisce Fungicida una Sostanza che distrugge i funghi e le loro spore o ne inibisce la crescita.

I f. sono usati in agricoltura e appartengono a diverse categorie: zolfo, polisolfuri, metalli pesanti e
composti organici, inoltre si impiegano nell'industria per proteggere i prodotti o i manufatti più svariati
(adesivi, vernici, tessuti, prodotti farmaceutici).

DEFINIZIONE: Sono compostichimici o organismibiologici usati per uccidere o inibire funghi o spore di fu
dannosi per le piante coltivate.

I fungicidicombattono le patologie delle piante Carestia in Irlanda causata dal fungo


phytophorainfestans che distrusse le piante di patate (1845, 1846,1848).

I vitigni colpiti dalla peronospora della vite in Francia (plasmopara viticola) importata dall’America nel
1878.

Combattono parassiti fungini (funghi) che provocano malattie (infettive), ovvero “alterazioni”, deviazioni
delle normali funzioni e struttura della pianta, ad esempio:

• attività fotosintetica

• attività respiratoria

• assorbimento radicale

• traslocazione

• alterazioni morfologiche, anatomiche e strutturali, come galle, tumori, screziature (cambiamenti di


colore), gommosi (es. pesco), ipertrofie (bolla del pesco).

N.B: i fungicidi, rispetto agli insetticidi, sono molto selettivi: ci sono almeno 20 gruppi di fungicidi, la
maggior parte dei quali con limitato spettro d’azione.
Caratteristiche dell’attacco fungino: un fungo già insediato è di difficile estirpazione, a causa della
capacità dei funghi di rigenerarsi da piccolissime quantità di micelio.

Quindi le strategie di lotta chimica riguardano soprattutto le modalità con cui avviene e si sviluppa
l’infezione:

Lotta preventiva: si usano prodotti di copertura (attivi per contatto) o sistemici;

Lotta dopo l’infezione (curativa): per estirpare il fungo è necessario usare i prodotti sistemici, poiché i
prodotti di copertura sono poco efficaci (limitano solo la diffusione dell’infezione)

In BASE ALLA MODALITà Di azione dei FUNGICIDI e dei BATTERICIDI, che risulta essere uguale

Fungicidi e battericidi possono avere diverse modalità d’azione:

1 azione preventiva (per impedire l'avvio di una infezione i prodotti di copertura vanno posizionati in
via preventiva):

il PF è presente sulla superficie esterna della pianta o anche all’interno della stessa impedisce lo sviluppo
dell’infezione nei tessuti sani;

in generale possiedono questa caratteristica i “prodotti di copertura” o “di contatto” che rimangono,
cioè, sulla superficie della vegetazione e agiscono contro le spore in fase di germinazione; cioè non
vengono assorbiti dai tessuti vegetali;

PS: preventiva: si usano prodotti di copertura (attivi per contatto) o sistemici.

I fungicidi possono essere di contatto (spruzzati sulle foglie ma non entrano in circolo), translaminari
(spruzzati sulle foglie entrano in circolo), o sistemici (entrano dal basso).

2 azione curativa:permette di combattere la malattia, penetrando all’interno dei tessuti della pianta,
durante il suo periodo d’incubazione (essenzialmente nei primi giorni dell’infezione, è detta
retroattività), bloccandone lo sviluppo ed evitando la comparsa dei sintomi;

i PF “citotropici-translaminari” e “sistemici” possiedono, in varia misura, questa caratteristica;

PS: dopo l’infezione o detta curativa: in questo caso i prodotti di copertura sono poco efficaci
(limitano solo la diffusine dell’infezione), mentre i sistemici sono solo in grado di estirpare il
fungo.

3 azione eradicante, blocca lo sviluppo della malattia, ad esempio di macchie già manifeste di
un’infezione, impedendo che da queste si sviluppino nuove infezioni (antisporulante);

anche in questo caso il PF deve possedere la capacità di penetrare nella pianta. I PF che possiedono
questa capacità devono essere usati con molta cautela per evitare fenomeni di resistenza;
Infatti PS: sono assolutamente da limitare gli interventi con finalità curative e soprattutto eradicanti,
che oltre a risultare poco efficaci, possono dar luogo all'insorgenza di fenomeni di resistenza (cioè la
diminuzione della sensibilità del patogeno ad alcuni prodotti fitosanitari).

Per tale motivo tali Prodotti fitosanitari devono essere usati con molta cautela.

4 attivazione delle difese naturali della pianta (prerogativa di alcuni fungicidi di nuovo mercato):

si tratta di PF di recente introduzione che non esplicano la loro attività direttamente nei confronti dei
patogeni responsabili delle malattie, ma inducono la pianta a produrre sostanze naturali (fitoalessine)
che le consentono di difendersi dagli attacchi di alcuni microrganismi (funghi e batteri). (induconola
pianta a produrre sostanze naturali che le consentono di difendersi dagli attacchi di alcuni patogeni.
Esistono ad esempio prodotti di questo tipo che sono registrati per la lotta alle batteriosi del pomodoro
o al colpo di fuoco batterico delle pomacee).

Tenendo in considerazione le diverse azioni che il fungicida esplica, appare evidente che la loro modalità
d’azione è legata alla capacità di penetrare più o meno nei tessuti vegetali: CON I TERMINI
PENETRAZIONE E SISTEMICITà:

foto 4/4 CAP 3.4

SI INDICA LA POSSIBILITà da parte dei PF di penetrare nella pianta e, quindi, di combattere le infezioni
che si manifestano su organi non raggiungibili direttamente dalle sostanze attive ad azione di contatto
(di copertura):

• se il PF riesce a passare da una parte all’altra di una foglia si è in presenza di una capacità
translaminare (assorbimento fogliare: penetra dall'alto quindi dalla foglia verso il basso);

• se penetra appena sotto il punto del trattamento si è di fronte ad una capacità citotropica (penetra
nella pianta per contatto locale però centrale della pianta, sulle foglie centrali);

• se la sostanza attiva è capace di spostarsi con il flusso linfatico, si è in presenza di una capacità
sistemica (assorbimento radicale).

Ingenere i PF sistemici hanno maggiore efficacia, più lunga persistenza e colpiscono il parassita anche
nelle parti non direttamente raggiunte dal trattamento.
I prodotti sistemici, citotropici e translaminari generalmente vengono assorbiti dalle parti verdi della
pianta (endoterapici); l’assorbimento richiede un certo tempo (di norma qualche ora) e una
temperatura sufficientemente alta (indicativamente oltre i 12-15 °C).

Una volta assorbiti i prodotti non sono più dilavabili dalle piogge.

Quindi queste diverse azioni (preventiva, curativa, eradicante e azione di difesa) possono essere
racchiuse indue principali modalità di azione dei fungicidi:

1 azione di copertura (è anche un'azione preventiva) quella esplicata dai PF che non sono assorbiti dai
tessuti vegetali e sono attivi solo sulle superfici esternedella pianta interessate dall’intervento fitoiatrico
(Lo studio e l'applicazione dei metodi di prevenzione, cura e lotta delle malattie delle piante costituisce la
definizione attuale);

2 azione endoterapica, i prodotti vengono assorbiti dai tessuti vegetali e quindi essi esplicano la loro
attività penetrando nei tessuti vegetali con varie modalità:

 citotropici:Vengono chiamati prodotti citotropici quelli che  presentano  una  penetrazione  più 


o  meno  superficiale  negli  organi  verdi. (Un fitofarmaco si definisce citotropico quando è in
grado di penetrare nei tessuti vegetali a livello superficiale, rimanendo attivo nei tessuti adiacenti
al punto di applicazione).
 citotropici/translaminari:I prodotti indicati come citotropici-translaminari sono invece
caratterizzati da una penetrazione più o meno profonda negli organi verdi, per cui, nelle foglie,
sono in grado di raggiungere la lamina opposta a quella direttamente interessata dal
trattamento. (riescono a spostarsi dalla pagina superiore a quella inferiore della foglia).
 sistemici: sistemici quelli che hanno la proprietà di essere assorbiti dai tessuti vegetali e di
trasferirsi nelle diverse parti della pianta. Tale traslocazione è ad opera della circolazione
linfatica ascendente, discendente o ascendente-discendente.

Diversi prodotti di recente introduzione sul mercato, con azione di copertura o endoterapica,
manifestano una spiccata affinità con le cere presenti sulle superfici vegetali.

Tale caratteristica conferisce una maggior persistenza e una minore dilavabilità (vedi capitolo
“persistenza d’azione e resistenza al dilavamento”) al preparato.( > resistenza <dilavabilità del
preparato)

Abbiamo detto che i fungicidi possono avere azione Curativa, Preventiva o Eradicante; alcuni
possiedono contemporaneamente più di una modalità d'azione.

Un'ulteriore classificazione della modalità d'azione dei fungicidi e battericidi è relativo all ’epoca
d’intervento (ecologica o temporale), ovvero legata all'attività del prodotto in funzione del ciclo
infettivo dei funghi e batteri:

• preventiva: il prodotto fitosanitario presente sulla superficie della vegetazione impedisce lo sviluppo
dell'infezione nei tessuti sani. Il prodotto deve essere applicato prima del verificarsi di un evento
infettante (es. pioggia).

Per impedire l’avvio di un’infezione, i prodotti di copertura vanno posizionati in via preventiva
(preventiva che impedisce l’avvio di un’infezione); i prodotti endoterapici, se applicati in questa fase del
ciclo, manifestano solitamente un’attività di prevenzione maggiormente prolungata rispetto ai
precedenti. I prodotti di copertura hanno unicamente azione preventiva;

• curativa (consente di combattere la malattia durante l'incubazione della stessa): sostanzialmente il PF


viene applicato subito dopo l’evento infettante, durante il periodo d’incubazione, bloccando la
crittogama (organismi parassiti di piante) ed evitando la comparsa dei sintomi;si tratta di prodotti
endoterapici;

• eradicante (l’incubazione è già terminata): blocca lo sviluppo della malattia quando la fase


dell’incubazione è già terminata; il prodotto viene applicato quando i sintomi sono già visibili, il periodo
di incubazione è concluso. Ad esempio l’utilizzo di questi prodotti in presenza di macchie già manifeste
di una infezione impedisce che da queste si sviluppino nuovi organi di propagazione (spore).

PS: L’intervento impedisce che si sviluppino nuovi organi di propagazione della crittogama.

Ps. I fungicidi possono anche avere contemporaneamente più di una modalità d'azione.

Nella pratica, sono assolutamente da limitare gli interventi con scopi curativi e da evitare quelli
eradicanti che, oltre a risultare poco efficaci, possono dar luogo all’insorgenza di fenomeni di
resistenza, cioè la diminuzione della sensibilità del patogeno ad alcuni PF.

VEDERE FONDO PAGINA RESISTENZA

FOTO 2 DI 4 PDF capitolo 3.4

CAPITOLO PRODOTTI FITOSANITARI

Un'ulteriore caratteristica deI FUNGICIDI è lo SPETTRO D'AZIONE collegato al concetto di SELETTIVITA':

Per spettro d’azione si intende l’insiemedelle avversità controllate da un prodotto fitosanitario.


Prendendo ad esempio un prodotto insetticida, se questo è in grado di combattere
contemporaneamente gli afidi (Gli Afidi o pidocchi delle piante), le larve dei lepidotteri (es. carpocapsa
delle pomacee, tignoletta dell’uva ecc.) e la mosca della frutta, possiede un ampio spettro d’azione. In
questo caso il prodotto sarà efficace nei confronti di numerosi insetti.

In altri termini più è alto il numero di avversità in grado di controllare, più è ampio lo
spettrod'azione(ciò riguarda non solo l'insetticida ma anche il fungicida e l'erbicida).

Alcontrario, un prodotto insetticida in grado di controllare solamente gli afidi avrà uno spettro d’azione
limitato.

Analogo discorso riguarda i preparati acaricidi che possiedono un ampio spettro quando agiscono ad
esempio su acari eriofidi (acaro del limone) e tetranichidi (ragnetto rosso) contemporaneamente.

Anche per quanto riguarda i prodotti fungicidi e i diserbanti, lo spettro di azione ampio darà la
possibilità di controllare rispettivamente più avversità fungine (es. ticchiolatura e maculatura bruna del
pero, oidio e cercospora della bietola) ed un maggior numero di malerbe.
Nel caso degli insetticidi e degli acaricidi occorre comunque ricordare come l’impiego di prodotti con
queste caratteristiche possa indurre l’insorgenza di effetticollaterali negativi sugli organismi utili.

Le sostanze attive ad ampio spettro d’azione risultano positive quando è necessario contenere più
avversità utilizzando un solo prodotto, in un solo intervento. Al concetto di “spettro d’azione” è
collegato quello di “selettività”,si intende la capacità di agire nei confronti dell’avversità (malattie) che
si vuole combattere rispettando il più possibile gli organismi utili (parassitoidi, predatori e pronubi)
naturalmente presenti nella coltura.

La selettività è la capacità di rispettare gli organismi utili. Un P Fitosanitario, ad ampio spettro d'azione
risulterà probabilmente poco o per nulla selettivo nei confronti degli insetti utili.

Un PF ad ampio spettro di azione risulterà probabilmente poco o per nulla selettivo nei confronti degli
insetti utili. (>è lo spettro d'azione allora < è la selettività, > è l'efficacia del prodotto, cioè sono quelli che
agiscono su molte specie di parassiti, quindi è efficace, ma generalmente meno selettivi).

I prodotti fungicidi possono determinare effetti negativi nei confronti dellafaunautile, poichè La
selettività non è strettamente legata alla classificazione ed alla etichettatura di pericolo del prodotto,
bensì alle sue caratteristiche intrinseche.

Ad esempio alcuni PF a base di dodina, riportano in etichetta la dicitura: “rischi di nocività: il prodotto è
tossico per gli insetti utili; tossico per le api”.

PS. DODINA è un INIBITORI DELLA BIOSINTESI DEI LIPIDI: appartiene al gruppo chimico delleGUANIDIN.
La dodina viene tuttavia annoverata nel gruppo dei fungicidi a modalità d’azione sconosciuta, rischio di
resistenza basso-medio.
Usata come Fungicida per la difesa di melo, pero, nespolo, ciliegio, pesco, fragola, olivo, floreali,
ornamentali, pioppo.

Risulta inoltre autorizzato su floreali e ornamentali da appartamento e da giardino domestico (PPO)

Spettro d'azione: Particolarmente indicato per la lotta contro la Ticchiolatura del melo e del pero ma
risulta efficace anche contro molte altre crittogame, quali Bolla, Corineo, Monilia, Ruggini, Peronospora,
Occhio di pavone, Vaiolatura, Marssonina, Alternariosi, Antracnosi, Cladosporiosi, Septoriosi, Fusariosi.

Come agisce: Fungicida citotropico-translaminare dotato di attività preventiva e curativa.

Nei confronti della ticchiolatura delle pomacee esercita un'attività retroattiva sino a 60-72 ore).

Formulazioni: Sospensione concentrata, Granuli idrodispersibili

Occorre notare che i fungicidi, al contrario degli insetticidi, sono molto selettivi: ci sono almeno 20
gruppi di fungicidi, la maggior parte dei quali con limitatoe molto specificospettro d’azione.

I fungicidi possono essere principalmente di originemicrobiologica o naturale (funghi e batteri


antagonisti), inorganica (rame e zolfo), ed organica.

I Fungicidi naturali
Le piante e altri organismi hanno difese chimiche contro i microorganismi come i funghi. Alcuni possono
essere usati come fungicidi.

– Olio dell’albero del té, aldeide cinnamica, olioessenziale di cinnamomo, olio di jojoba, olio di neem,
olio di rosmarino, e altri.

-- Kelp è una polvere derivata da varietà non selezionate di kombu (alga nera) che viene somministrata
al bestiame per proteggerlo dai funghi dell’erba

-- Ampelomycesquisqualis: È un fungo antagonista specifico per il controllo dell’oidio. L’azione tossica è


operata dalle spore del biofungicida che, una volta germinate, parassitizzano il micelio dell’oidio.

Con temperatura tra i 20-30 °C si possono originare numerosi cicli del micoparassita che si moltiplica nel
vigneto. E’ un prodotto di contatto impiegabile, a seconda dell’intensità dell’infezione con dosaggi
diversi durante l’intera stagione vegetativa della coltura (dal germogliamento alla post-vendemmia).

In particolare, nelle fasi di pre e post-vendemmia è possibile sfruttarne l’azione nei confronti dei
cleistoteci per ridurre l’inoculo nell’anno successivo.

Esso non prevede tempo di carenza. Il preparato è ammesso in agricoltura biologica e nella generalità
dei casi è compatibile con numerosi fungicidi ed insetticidi di largo impiego, tuttavia è bene verificare in
etichetta la compatibilità prima di procedere alla sua applicazione. Infatti alcuni agrofarmaci quali lo
zolfo non possono essere miscelati con A. quisqualis, ma occorre alternarli con intervallo di almeno 5
giorni gli uni dagli altri.

Affinché la specialità possa esplicare le migliori performance, è consigliabile:

- operare nei casi di bassa pressione di malattia, poiché è efficace con infezioni non superiori al 3% di
superficie fogliare colpita. In caso di piogge superiori ai 6 mm occorre ripetere l’applicazione;

- eseguire almeno 2 applicazioni consecutive distanziate di 7-10 giorni;

- addizionare ad un bagnante (es. olio minerale paraffinico estivo);

- trattare nelle prime ore del mattino, o ancor meglio durante le ore serali;

- assicurare una copertura ottimale della vegetazione.

ALTRI ESEMPI
Aureobasidiumpullulans - DSM 14940 e 14941: fungicida biologico ad attività preventiva attivo nei
confronti del colpo di fuoco batterico. Agisce attraverso meccanismi di concorrenza alimentare nei
confronti del patogeno inibendone lo sviluppo e la diffusione.
Bacillusamyloliquefaciensplantarum - D747: microorganismo isolato dal suolo mostra la capacità di
produrre un'enzima, l'amilasi, in grado di degradare zuccheri complessi in zuccheri semplici.
Laminarina: oligosaccaride naturale estratto dall'alga bruna Laminaria digitata, stimola le difese delle
colture senza esercitare azione battericida o fungicida. Rafforza la resistenza ai patogeni, abbattendo in
tal modo la loro soglia di nocività.
Trichodermagamsii ICC 080: agrofarmaco biologico, contiene ceppi naturali del fungo
antagonista Trichoderma viride, indicato nella prevenzione degli attacchi di funghi parassiti dell'apparato
radicale e del colletto.
Trichodermaharzianum ICC 012: anch'essoagrofarmaco biologico, contiene però ceppi naturali del
fungo antagonista Trichodermaharzianum. Questo, dopo l'applicazione, colonizza il terreno e le radici
delle colture e agisce sottraendo spazio ed elementi nutritivi ai funghi patogeni e attaccando per via
enzimatica le loro pareti cellulari. È per esempio efficace, nelle colture arboree da frutto, contro Armillaria.
In generale, i fungicidi Si possono classificare in vari modi:

 per classe chimica:

1 inorganici e metallo organici;

2organici non sistemici(Organici non sistemici Agiscono per contatto e spesso agiscono su molteplici siti
d’azione. Ciò è estremamente importante perché riduce il pericolo della comparsa dei fenomeni di
resistenza Tra i fungicidi organici più impiegati al mondo ci sono i Ditiocarbammati);

3 organici sistemici (Organici sistemici Sono molto utilizzati perché in grado di attaccare il micelio
contenuto all’interno della pianta. Un altro vantaggio rispetto ai fungicidi di copertura deriva dal fatto
che essendo il principio attivo all’interno della pianta è protetto contro gli agenti atmosferici
(dilavamento, degradazione) quindi può esercitare più a lungo la funzione fungicida).

 perattivitàlocale:

1 di contatto (o non sistemici. spruzzati sulle foglie ma non entrano in circolo),

2 translaminari (spruzzati sulle foglie entrano in circolo, sistemici che pentrano dall'alto),

3 sistemici (entrano dal basso).

 permodalitàd’azione:

Modalità d'azione Biochimica sul metabolismo e sulle vie biosintetiche della cellula fungina
(Classificazione in gruppi MOA "Mode of Action") FRAC

Classificazione in relazione alle classi chimiche e per attività locale.


Tutti i fungicidi di uno stesso gruppo controllano le stesse malattie. La resistenza per un patogeno
comporta quindi resistenza alla classe.

Vi sono 16 gruppi di fungicidi con struttura simile di cui fanno parte 29 sostanze attive, quali:

Triazoli, pirimidine, strobilurine, polioxine, benzimidazoli, dicarbossiammidi, fenilammidi, carbammati,


fosfonati, ditiocarbammati, HC aromatici, perossidi, nitrili, fenilpirroli, cianoimidazoli, carbossammidi.

1° Generazione:Inorganiciemetallorganici

FUNGICIDI INORGANICI:
PROPRIETÀ PERICOLOSE A LUNGO TERMINE PER LA SALUTE UMANA: NESSUNA
MECCANISMI D’AZIONE MULTISITO “NON” A RISCHIO DI RESISTENZA
MULTISITO CON ATTIVITÀ DI CONTATTO
Sono a basso rischio di resistenza. Non vi è rischio di resistenza incrociata.
COMPOSTI INORGANICI:
-Compostidelrame Prodotti Rameici:
Il rame è il capostipite dei fungicidi. Utilizzato fin dal 1882, è tutt’oggi uno dei prodotti di riferimento per
la difesa delle colture. I compostirameici sono impiegati come prodotti di copertura, ad attività
preventiva, su numerose colture orticole, floricole, frutticole, viticole ecc, per il contenimento di
tantissime malattie (Peronospora, Ticchiolatura, Maculatura bruna, Cancri rameali, Bolla, Corineo,
Cercospora, Batteriosi ecc.) ad eccezione degli Oidi.
Tracce di rame si trovano nel terreno, nelle piante e negli animali, specialmente nel tessuto osseo. La
colorazione rosso-violetta che le ceneri di ossa assumono dopo calcinazione a elevata temperatura è
infatti da attribuire alla formazione di Cu2O colloidale, che si origina per decomposizione termica
dell’ossido rameico.

Ilrame è molto tossico per gli organismi inferiori e per i microrganismi. Per gli animali superiori e per
l’uomo dosi fino a un decimo di grammo non sono dannose, mentre lo sono quantità di 2-3 g, che
possono anche riuscire letali.

L’attivitàtossica dei sali di rame avviene grazie alla liberazione dello ione rame che modifica la
permeabilità della cellula fungina, inibisce i processi enzimatici e altera la respirazione. Il rame ha
meccanismo d’azione multi-sito, ecco perché dopo tanti anni d’impiego non si sono manifestati
fenomeni di resistenza. Il rame può provocare su alcune colture o su alcune varietà fenomeni di
fitotossicità, soprattutto in presenza di bruschi abbassamenti di temperatura e in presenza di particolari
fasi fenologiche.
Per agire, lo ione deve essere attivato da secreti del vegetale o da sostanze presenti nell’atmosfera
come l’anidride carbonica e l’ammoniaca; la prima è già presente nell’aria ed entrambe si trovano
sciolte nell’acqua piovana. I composti del rame determinano un’azionedeprimente sul rigoglio
vegetativo e favoriscono l’irrobustimento dei tessuti (ispessimento della cuticola e lignificazione). I
prodotti rameici, a causa del loro accumulo nel terreno con effetti negativi sui microrganismi del suolo,
sono oggi soggetti a delle restrizioni sui quantitativi massimi utilizzabili per ettaro in agricoltura
biologica.
Tossicità dello ione Cu++ è piuttosto alta per la capacità di formare complessi. Sono impiegati come
fungicidi di copertura, con azione preventiva in frutticoltura, viticoltura, orticultura contro peronospore,
ticchiolature, bolla del pesco, anche in miscela con altri prodotti.

Il mercato dei prodotti rameici sta progressivamente evolvendo verso formulati caratterizzati da
particelle più piccole, quindi più attive, e pertanto impiegabili a dosaggi ridotti.
Il rame, come tutti gli altri agrofarmaci, è stato rivalutato nell’ambito del processo di revisione delle
sostanze attive previsto dall’Unione Europea con la direttiva 91/414/Cee ed, essendo stato valutato
positivamente, è oggi iscritto nell’Annex I. Le forme di rame incluse sono: idrossido di rame, ossicloruro
di rame, poltiglia bordolese (solfato neutralizzato con calce), ossido rameoso e solfato tribasico.
In seguito al Regolamento europeo 396/2005, relativo all’armonizzazione dei limiti massimi di residuo
(LMR) dei prodotti fitosanitari all’interno del territorio dell’Unione Europea, entrato in vigore il 1°
settembre 2008, il rame ha subito una riduzione degli LMR. Ad esempio, per molte colture è passato da
20 a 5 ppm e ciò ha determinato la necessità di rivedere sia gli impieghi, sia i tempi di carenza di tutti i
formulati che contengono, da sola o in miscela, questa sostanza.
Molte etichette hanno pertanto subito numerosi cambiamenti. Per quanto riguarda il campo d’impiego
vi è stata una forte riduzione delle colture su cui può essere impiegato.

Tra i composti(sul mercato) si annovera:

 Solfatotribasico di rame: È un solfato neutralizzato a livello industriale.


 Ilsolfato di rame(II), noto anche come verderame e usato come fungicida in viticoltura.Il rame
(Cu) è un elemento minerale che ha una spiccata capacità fungicida.

Viene utilizzato all’interno di diverse composizioni, che danno luogo a differenti prodotti (“prodotti
cuprici”, “verderame"(Acetato basico di rame, esistente in più varietà azzurro, di formula
Cu(CH3COO)2•CuO•6H2O, e verde, di formula 2Cu(CH3COO)2•CuO•6H2O, si usa come catalizzatore,
come pigmento, come insetticida ecomefungicida).

A volte con il nome di verderame si indica la patina colorata che si forma su oggetti di rame, ma che è
costituita da carbonati e non da acetati; la sua composizione, come anche la sua velocità di crescita,
dipendono dalle condizioni ambientali.

Il solfato di rame è un composto di colore blu. La toxACUTA non è elevata e sono rari i casi di
avvelenamento con esiti fatali. L'esposizione professionale al solfato di rame può causare lo sviluppo di
eczemi

 Sali di rame. - Fra gli anticrittogamici più importanti sono da porre al primo posto i composti di
rame, con i quali sono stati senza dubbio conseguiti finora i migliori risultati nella terapia
vegetale. Essi manifestano un'energicaazione particolarmente preventiva contro le
Peronosporacee, che attaccano in special modo la vite, il pomodoro e la patata, e contro le
Ustilaginee che danneggiano fortemente le colture cerealicole.

Il più antico loro impiego fu per la disinfezione delle sementi dei cereali; ma dove i sali di rame
posseggono la più grande importanza è nella viticoltura, la quale sarebbe oggi forse impossibile
se non si fosse trovato in essi il mezzo appropriato ed efficace contro la terribile peronospora.

Dapprima s'impiegavano semplici soluzioni di solfato di rame però queste, anche in forti
diluizioni, causavano fenomeni di bruciature sulle parti verdi e d'altra parte avevano il difetto
che il deposito di sale che lasciavano sulle foglie veniva troppo velocemente dilavato dalla
pioggia.

In seguito fu perciò proposto di aggiungere latte di calce (L'idrossido di calcio è un composto


con formula chimica Ca(OH)₂, è un cristallo incolore o una polvere bianca ed è prodotto per
idratazione a secco dell'ossido di calcio) alla soluzione di vetriolo (di solfato), in maniera da
precipitare il rame sotto una forma difficilmente solubile, e s'introdusse così l'uso della poltiglia
bordolese (poltiglia o miscela bordolese: sostanza di composizione non ben definita ottenuta
per reazione di neutralizzazione fra Ca(OH) 2 e CuSO4 . Il composto a cui si deve le proprietà
anticrittogamiche è il solfato basico CuSO 4 • 3Cu(OH) 2).

Quest'ultima risulta essere uno dei composti più famosi a base di rame(la poltiglia bordolese (o
vetrioloazzurro: solfato rameico o più precisamente rame (II) solfato pentaidrato (CuSO4 ⋅ 5
H2O), un preparato ottenuto dalla neutralizzazione del solfato rameico con idrossido di calcio,
che si utilizza direttamente come sospensione, senza necessità di aggiungere calce.

Il solfato rameico pentaidrato (CuSO4 ⋅ 5 H2O) o tribasico è il sale puro di rame, che va
neutralizzato miscelandolo con calce per evitare fenomeni di tossicità per le piante: si forma
così la poltiglia bordolese, che come composto nell'utilizzo non necessita di calce .

Poltigliabordolese: La poltiglia bordolese è costituita dal solfato di rame neutralizzato con l’idrato di
calcio (calce). A seconda della proporzione tra solfato e calce si possono ottenere poltiglie acide, neutre o
alcaline. Le poltiglie, più sono acide più hanno attività immediata, fitotossicità, e breve persistenza. Le
poltiglie alcaline sono meno pronte come azione ma sono più persistenti.
Attualmente esistono in commercio delle poltiglie industriali pronte all’uso.

Invece della calce s'impiega talvolta la soda, ottenendosi così la miscela di Borgogna, e, più di
rado l'ammoniaca che dà l'azzurrina o acqua celeste.

Dapprima si usarono miscele molto concentrate; in seguito l'esperienza ha permesso di ridurre


considerevolmente le dosi, e dall'8% di solfato di rame si è rapidamente discesi al 3%, poi al 2%
e spesso anche all'i %.

Quest'ultima cifra è invero un limite estremo che, se può riuscire efficace nei luoghicaldi, va ritenuta in
generale come troppodebole, specie per le regionipiovose, e tutte le volte che gli attacchi di
peronospora assumono una forma violenta.

Una miscela cuprica (che contiene rame: miscele che contengono sali di rame, specialmente solfati) per
essere efficace contro la peronospora, deve potere esercitare un'azione immediata contro l'invasione
improvvisa o prevista, e un'azione duratura contro le invasioni che potranno verificarsi in un avvenire
più lontano.

L'azioneimmediata si attribuisce al rame solubile presente nella miscela e che viene dilavato dalle prime
piogge, mentre l'azione lenta, posteriore, sarebbe prodotta dall'azione dissolvente (che scioglie)
esercitata sui composti insolubili di rame dalle acque meteoriche contenenti acido carbonico,
ammoniaca, acido nitrico e nitroso, e, secondo alcuni, anche dagli essudati dell'epidermide della pianta.

In verità la solubilizzazione, sebbene assai debole, è però sufficiente, poiché basta portare in soluzione
qualche decimilionesimo di rame, per impedire la germinazione delle spore della peronospora.

È fuori dubbio pertanto che le miscele cosiddette acide esercitano un'azione più pronta ed energica di
quelle neutre e soprattutto di quelle alcaline.

I tre tipi di miscele si ottengono impiegando rispettivamente una quantità di alcali leggerissimamente
inferiore, equivalente o superiore a quella necessaria per precipitare tutto il sale di rame. La dose di
rame in soluzione dev'essere però sempre minima, per evitare bruciature alle foglie.

La composizione chimica delle poltigliebordolesi è stata molto studiata.Bell e Taber hanno esaminato la
composizione dei precipitati e delle soluzioni risultanti dalla mescolanza di calce e soluzioni di solfato di
rame in diverse proporzioni e concentrazioni.

Nella seguente tabella si riferiscono alcuni dei risultati ottenuti:

1. Nelle miscelebordolesi preparate con un eccesso di calce, il precipitato, secondo questi autori,
consiste dunque di calce, gesso, e idrato di rame azzurro.

2. Per le miscelealcaline gli autori hanno studiato i due tipi di esse, la miscela azzurra e quella
verde, che risultano a diverse condizioni di preparazione:

Nelle misceleazzurre, che si ottengono versando rapidamente in una soluzione diluita di solfato
di rame una dose di latte di calce concentrato in leggiero eccesso, si ha un precipitato
azzurroformato in maggior parte dall'idrato rameico normale stabile Cu (OH) 2, assieme con
piccole quantità di sali basici.
Quando invece si versa a poco alla volta nella soluzione di solfato di rame la stessa quantità di
latte di calce concentrato, e tanto più lentamente quanto maggiormente concentrato è il latte di
calce, si ottiene un precipitato verde che è costituito quasi esclusivamente da prodotti basici
(xCuSO4•yCuO•zH2O), ed è in tutto simile al Precipitato delle miscele bordolesi acide.

Le miscele alcaline contengono, in ambedue i casi, rame allo stato disciolto e sempre in
quantità di gran lunga superiore a quella che occorre per impedire la germinazione della
peronospora.

Oggi si desidera nelle poltiglie anche un altro requisito di gran valore pratico, cioè che esse siano
dotate di proprietàbagnanti, per cui invece che scorrere sugli organi verdi vi si
distendanolargamente, ricoprendoli di uno strato continuo e si secchino sul posto senza lasciare
vuoti.

Le miscele ordinarie nonbagnanti, al contrario, formano anch'esse, immediatamente dopo l'intensa


polverizzazione, una laminaliquida continua e uniforme, ma questa scomparesubito, perché il liquido
acquista rapidamente lo stato sferoidale, lasciando solamente sulle foglie alcune goccioline liquide
separate.

Le prime (le bagnanti) fissano dunque il rame, sugli organi da proteggere, più uniformemente,
diffusamente e in maggior quantità che non le seconde (non bagnanti).

Sulle foglie e sui grappoli irrorati con miscela bagnante si è trovata infatti una quantità di rame
rispettivamente quattro e venti volte maggiore in confronto delle foglie e dei grappoli irrorati con
miscela ordinaria (non bagnante).

Il poterebagnante è in rapporto con la viscosità e la tensionesuperficiale delle soluzioni, ma non


dipende esclusivamente da esse.

Liquidi a debole tensione superficiale possono anche bagnare molto male, p. es. la miscela di sapone di
rame preparata con olio di ricino.

Viceversa, taluni liquidi con tensione superficiale vicina a quella dell'acqua bagnano perfettamente i
vegetali: cosi si comporta una miscela contenente in 100 litri 20 gr. di gelatina e 1 kg. di acetato neutro
ai rame, nella quale entra specialmente in giuoco la viscosità superficiale.

PS: L'unico mezzo pratico e sicuro per stabilire il potere bagnante di una miscela anticrittogamica è
quello di porsi nelle condizioni della pratica e cioè di polverizzare la poltiglia sugli organi vegetali da
trattare.

Le sostanze che vengono impiegate per rendere bagnanti le comuni miscele anticrittogamiche sono
specialmente i saponi, le saponine, le sostanze albuminoidi e qualche sale organico di produzione più o
meno limitata.

In complesso i saponi da soli corrispondono abbastanza allo scopo, ma il potere bagnante non è molto
duraturo, mentre risultati migliori si hanno con le saponine, che alcune piante, come le Quillaya,
l'Aesculus, la Saponaria e specialmente i Sapindus, accumulano nel legno o nella corteccia dei loro frutti.

Le saponine peraltro vengono più o meno alterate nelle loro preziose qualità dall'alcalinità (basicità) dei
liquidi e perciò vanno impiegate con le misceleacide, per neutralizzarne l'acidità.
Fra le sostanze albuminoidi si usano le gelatine per le poltiglie acide e le caseine per quelle basiche.
Esse s'impiegano nella proporzione di 25-50 gr. per hl., sono assai efficaci e a buon mercato ed hanno
anche il pregio di aumentare nelle miscele la permanenza sui vegetali.

I sali di rame oltre che sotto forma di poltiglia sono stati sperimentati in forma polverulenta (Che
solleva polvere), ma con risultati poco soddisfacenti e in ogni caso inferiori a quelli che si ottengono con
le poltiglie.

In realtà, anche quando vengono impiegati in forma di polveri, essi agiscono solo in quanto passano in
soluzione per opera della rugiada o altro; in nessun caso i sali di rame agiscono come lo zolfo.

La preparazione in certo modo circostanziata delle miscele cupriche ha spinto da anni l'industria a
facilitare il lavoro ai viticultori mediante la preparazione di preparati sempre più adatti.

Così si possiede attualmente una serie di prodotti di rame già pronti per l'uso, che vengono tuttavia
impiegati in massima parte solo dai piccoli viticultori e dai proprietarî di giardini. Poiché detti prodotti
sono in generale relativamente cari e di efficacianon sempre accertata e sicura, il grande agricoltore
preferisce di preparare da sé le miscele, per lo meno fintanto che queste non saranno sorpassate
nell'azione e nel prezzo da un preparato industriale.

 Fra i composti cuprici (cioè che derivano dal rame) oltre al solfato, trova impiego quale
anticrittogamico l'ossicloruro di rame (• ossicloruri (es: 3CuO • CaCl2 • 4H 2 O, polvere
Caffaro). (Gli ossicloruri sono commercializzati sotto forma di ossicloruro di rame e calcio e di
ossicloruri tetraramici. I primi si caratterizzano per avere una azione più pronta ma meno
persistente. In generale sono prodotti neutri che vantano comunque una persistenza simile a
quella delle poltiglie).E’ il composto contenente rame, più usato come polvere o liquido
colloidale (dispersione), che si ottiene come sottoprodotto nella preparazione elettrolitica del
sodio e del potassio, secondo il processo Granier, dagli anodi di rame. Forma una polvere verde
chiara che è insolubile in acqua, ma rimane in questa bene sospesa, fornendo una poltiglia che
manifesta una buona aderenza sulle foglie, e che possiede ottime qualità fungicide. Il prodotto
posto in commercio dalla società elettrica ed elettrochimica del Caffaro, sotto il nome di pasta
Caffaro, è anche una poltigliaconcentrata a base di ossicloruro di rame, la quale contiene circa il
16% di rame, e per l'uso deve essere stemperata nell'acqua nella proporzione di kg. 1 per litro,
elevando la dose a kg. 1,50-2 nel caso d'infezioni violente.

Il modo facile e spedito di preparare la miscela, e i risultati favorevoli ottenuti, hanno reso fiduciosi gli
agricoltori verso il nuovo rimedio, che molti ricercatori hanno trovato efficacequanto la
poltigliabordolese, di più facile preparazione, menocostoso, adesivo e forse più resistente alle piogge.

Inoltre gli ossicloruri di rame sono combinazioni idrate di ossido rameico con un cloruro e risultano
meno fitotossici rispetto al solfato di rame. Possono essere reperibili come ossicloruro tetra rameico
(ossido di rame e cloruro di rame) o come ossicloruro di rame e calcio (ossido di rame e cloruro di
calcio).

• ossiduli di rame (Cu 2 O): come sospensione acquosa, soprattutto per la “concia” dei semi.

• Il gluconato di rame è un prodotto nuovo, a basso dosaggio di rame metallo, impiegato come
fertilizzante fogliare e non come fungicida.
• L’idrossido di rame (Gli idrossidi sono prodotti rameici meno persistenti rispetto agli ossicloruri ma
caratterizzati da attività più pronta, quindi immediata. Tra i composti del rame possiamo inoltre trovare
l’Ossido rameoso, e ed altri complessi.) deriva dal solfato di rame con idrossido di calcio e cloruro
d’ammonio e viene anch’esso utilizzato come fertilizzante fogliare.

L’idrossido di rame (o rame idrossido) deriva dal solfato di rame con idrossido di calcio e cloruro
d’ammonio e viene anch’esso utilizzato come fertilizzante fogliare.

Tutte le forme contengono il metallo come sale insolubile e solo al contatto con l’acqua e altri elementi
ambientali (quale l’anidride carbonica dell’aria) vengono liberati gli ioni Cu2+,caratterizzati dall’attività
fungicida e antibatterica.

In quali formulazioni si trova il rame

La formulazione più classica è in polverebagnabile, da dosare e miscelare con la quantità d’acqua


indicata in etichetta; l’azione è più lenta.

Ultimamente hanno larga diffusione i formulati in granuliidrodispersibili. Molto comoda è la


formulazione liquida, da diluire in acqua prima dell’uso. Queste ultime due formulazioni manifestano
un’azione più rapida.

Esistono anche prodotti commerciali in cui vengono miscelate diverse forme chimiche di rame
(ossicloruro e idrossido), e altri in cui al rame sono affiancati princìpi attivi di natura chimica di sintesi,
per potenziarne l’azione (attenzione: alcuni vengono addizionati di coloranti azzurro-verdi per dare
l’impressione che si tratti del solito “verderame”).

In altri ancora il rame (per lo più sotto forma di solfato) è miscelato con diverse sostanze (sostanza
organica, aminoacidi ecc.), che favoriscono la penetrazione degli ioni Cu.

Volendo utilizzare la poltiglia bordolese, è preferibile acquistare un prodotto in cui è già pronta, anziché
prendere il solfato di rame e addizionarlo con calce.

Controllate sempre l’etichetta per sapere se il prodotto commerciale che intendete acquistare è
ammesso o no in agricoltura biologica: non tutti i prodotti a base di rame lo sono.

Attenzione: con la nuova legislazione sui fitofarmaci, sono rimasti pochissimi prodotti commerciali a
base di rame in libera vendita, ossia acquistabili senza patentino.

Si tratta ovviamente di quelli più leggeri e meno nocivi, generalmente ammessi in agricoltura biologica,
e comunque in piccole confezioni perché si presuppone che servano ad appassionati che hanno piccoli
orti.

Contro quali malattie si usa il rame

Il rame è un anticrittogamico a largo spettro d'azione (quindi colpisce numerosi patogeni senza dare
luogo a fenomeni di resistenza) ed è attivo per contatto fogliare contro numerosi funghi patogeni ma
anche contro i batteri, come il colpo di fuoco.

Tra le crittogame sensibili al rame ci sono la peronospora, la ticchiolatura o macchia nera, la botrite o
muffa grigia, il marciume bruno, la fumaggine, i cancri rameali, la sclerotinia, la bolla e il corineo delle
Drupacee, l’occhio di pavone e la rogna dell’olivo, il mal secco e la gommosi del colletto degli agrumi, e
poi l’antracnosi, la septoriosi, la cladosporiosi e l’alternariosi delle piante da orto e da fiore, e altre
patologie.

Come agisce il rame

Il rame inibisce la germinazione delle spore fungine e interferisce con la respirazione delle cellule
fungine. Poiché agisce per contatto, deve essere distribuito in modo da coprire bene le lamine fogliari
infette.

L’azione (e, all’inverso, la fitotossicità) dipende dalla velocità con cui gli ioni rame vengono liberati:
l’ossicloruro entra in soluzione lentamente, per cui l’attività iniziale risulta lenta, ma la persistenza
d’azione è prolungata;

nell’idrossido, la liberazione degli ioni è piuttosto rapida, com’è quindi anche l’attività ;

il solfato di rame usato puro garantirebbe una liberazione rapidissima, ma un dilavamento velocissimo e
un’elevata tossicità, per questo va miscelato con calce (poltiglia bordolese), ottenendo un prodotto
meglio tollerato e meno dilavabile, anche se un po’ più lento ad agire.

Rame, dove e come si usa

Il rame è impiegabile su tutti i tipi di piante, purché venga irrorato all’aperto, in modo da evitare
macchie di color rame in ambienti chiusi. Tutt’al più si può spruzzare in cantina e in serra, avendo poi
cura di ripulire le macchie una volta portate all’esterno le piante.

Nell’orto e nel frutteto scegliete prodotti commerciali che abbiano un basso tempo di carenza (in
genere compreso tra 3 e 30 giorni).

Indipendentemente dalla formulazione, leggete sempre con cura l’etichetta, rispettando i dosaggi, i
tempi (intervallo fra due somministrazioni o rispetto ad altri trattamenti), le modalità di distribuzione
ecc.

La polvere richiede una miscelazione accurata, con uno strumento (anche un semplice pezzo di legno)
deputato all’uso: fa più fatica a sciogliersi rispetto ai grani .

Tossicità e impatto ambientale del rame

Il rame è un metallo pesante che, accumulandosi nel suolo, può favorire la mortalità della microfauna
terricola (per es. lombrichi); il rischio è maggiore nei suoli acidi. L’effetto deprimente sull’attività dei
microrganismi del terreno induce una sensibile riduzione del processo di umificazione: per questo
motivo l’Unione europea ha stabilito quantitativi precisi di utilizzo, pari a 4 kg/ha/anno.

Inoltre, il rame, a elevate concentrazioni, può provocare danni agli insetti utili (coccinellidi, crisope,
imenotteri, acari fitoseidi). Non è tossico per le api, mentre lo è per i pesci ed è poco tossico per i
mammiferi. È inoltre fitotossico per la maggior parte delle specie vegetali, se utilizzato tal quale e non
neutralizzato con idrossido di calcio.

L’impiego del rame va perciò limitato allo stretto indispensabile e a basso dosaggio.

Controindicazioni e avvertenze
Dato il pericolo di fitotossicità, è consigliabile effettuare il più possibile trattamenti in inverno (“sul
bruno”, cioè sugli alberi privi di fogliame), quando le piante sopportano anche i dosaggi più elevati,
mentre in presenza delle foglie (gli organi che assorbono effettivamente il metallo e che possono venire
danneggiati) è bene attenersi ai dosaggi inferiori.

Inoltre, pesco e susino non sopportano trattamenti primaverili, a foglia già distesa.

Infine, i trattamenti sul fogliame non vanno mai eseguiti sotto il sole caldo, perché il calore ne potenzia
l’effetto fitotossico: è bene agire la mattina presto o la sera poco prima del tramonto, durante l’estate.

È sconsigliabile miscelare i prodotti a base di rame con piretrine naturali, Bacillusthuringiensis, virus
della granulosi della carpocapsa, polisolfuro di calcio, oli minerali.

Metodi di analisi. - Il valore e l'efficacia degli anticrittogamici a base di rame dipende essenzialmente
dal loro contenuto in tale elemento;

perciò la loro analisi comprende prima di tutto la determinazione del rame e secondariamente quella
delle altre sostanze contenutevi normalmente, o per imperfetta fabbricazione, oppure per esservi state
aggiunte a scopo di frode.

Il titolo in rame viene espresso in CuSO4•5H2O% e si determina per via ponderale (relativo al peso, in
grammi), sia elettrolitica sia per precipitazione come solfuro, ossido od ossidulo, e anche per via
volumetrica.

Il metodo oggi più usato è però quello elettrolitico, il quale alla comodità unisce la maggiore esattezza.

Nell'esecuzione non occorrono speciali precauzioni quando si tratta del solfato di rame ordinario:

una quantità di soluzione contenente intorno a gr. 0,25 di rame, acidificata opportunamente, viene
sottoposta all'elettrolisi, impiegando come catodo una capsula di platino di Classen, o meglio l'elettrodo
a rete di Winkler, e facendo passare una corrente di 0,2-0,3 ampères e 3 volts.

Per la deposizione completa del rame, operando con catodo fisso e a freddo, si richiedono parecchie
ore, mentre con catodo rotante e a 60°-70° C. è sufficiente circa un'ora.

Per i prodotticomplessi o molto impuri è necessario, prima di eseguire l'elettrolisi, eliminare gli anioni e
i cationi che possono nuocere alla determinazione.

Così nelle paste e polveri Caffaro contenenti cloruri e ossicloruri occorre dapprima scacciare del tutto il
cloro, per ebollizione con acido solforico concentrato.

I metodi volumetrici sono anche più rapidi, ma non tutti ugualmente raccomandabili e sicuri.

Tra essi è ufficialmente seguito in Italia il metodo Zecchini, fondato sulla riduzione del sale di rame per
mezzo di una soluzione titolata di tiosolfato sodico e successiva titolazione dell'eccesso di tiosolfato con
soluzione di iodio.

Si opera in presenza di solfocianato ammonico per eliminare dalla soluzione il sale rameoso che
altrimenti turberebbe la reazione.

I metodi per precipitazione presuppongono l'assenza o la eliminazione preventiva degli altri metalli che
precipitano nelle stesse condizioni del rame, il quale viene precipitato rispettivamente con idrogeno
solforato, con idrato alcalino o con soluzione di glucosio, a seconda che la determinazione viene
eseguita sotto forma di solfuro, di ossido o di ossidulo.

Fra le impurità o sofisticazioni più comuni del solfato di rame si riscontra il solfato di ferro, che si
riconosce e si dosa facilmente con i metodi qualitativi e quantitativi ordinarî.

Talvolta il solfato di rame per difetto di lavorazione può contenere acido solforico libero, che si dosa
per titolazione acidimetrica, impiegando come indicatore il rosso Congo

-Composti dello zolfo:

Come spettro d’azione è quasi opposto rispetto ai prodotti rameici. Agisce infatti specificamente sugli
Oidi (ha tuttavia azione anche antiticchiolatura), ha azione acaro frenante e insetto-repellente. Lo zolfo
sottrae acqua alla cellula fungina e blocca i processi respiratori sostituendosi all’ossigeno. Come il rame è
un prodotto multisito che non crea problemi di assuefazione. Lo zolfo agisce sottoforma di vapore e il
passaggio allo stato gassoso è direttamente proporzionale alle temperature ed alla finezza delle sue
particelle. A temperature molto elevate il passaggio allo stato di vapore è molto elevato e può indurre
fitotossicità. Alle basse temperature gli zolfi sono invece poco attivi.

Lo zolfo (o solfo) è un elemento chimico della tavola periodica degli elementi con simbolo S (dal latino
sulfur) e numero atomico 16.

 È un non metallo inodore, insapore, molto abbondante. La sua forma più nota e comune è quella
cristallina di colore giallo intenso. È presente sotto forma di solfuri e solfati in molti minerali e si ritrova
spesso puro nelle regioni con vulcani attivi.

Gli zolfi possono essere suddivisi in:


• POLVERULENTI (per trattamenti polverulenti)
Zolfi greggi ottenuti per molitura di minerali di zolfo; Zolfi sublimati ottenuti per condensazione di vapori
di zolfo (chiamati anche zolfi raffinati); Zolfi ventilati ottenuti per molitura e separazione delle particelle
più fini.
• BAGNABILI (per trattamenti liquidi)
Zolfi bagnabili comuni ottenuti da zolfi ventilati con aggiunta di bagnanti; Zolfi colloidali ottenuti con
procedimenti chimici; Zolfi micronizzati ottenuti per macinazione di zolfi sublimati o ventilati; Zolfi
bentonitici ottenuti facendo assorbire lo zolfo fuso da argilla bentonitica.
• LIQUIDI (per trattamenti liquidi)
Sono formulati in sospensione concentrata e rappresentano una novità.
• POLISOFLURI
Il polisolfuro di calcio si forma dalla reazione di calce e zolfo in opportune quantità d’acqua. Oltre ad
avere azione insetticida, per contatto e asfissia sulle cocciniglie, possiede attività fungicida nei confronti
delle forme svernanti della Ticchiolatura delle pomacee, il Corineo e la Bolla delle drupacee

È un elemento essenziale per tutti gli esseriviventi, dove è presente in due amminoacidi, la cisteina e la
metionina, e di conseguenza in molte proteine.
In campo industriale si usa soprattutto per ricavarne fertilizzanti, ma anche per polvere da sparo,
lassativi, insetticidi e fungicidi.

Inoltre lo zolfo – in buona parte ricavato come scoria di raffinazione degli idrocarburi – si trova in alcuni
disinfettanti, trova largo impiego nell'agricoltura (dove è impiegato per le sue proprietà fungicide, ad
esempio per combattere fitopatologie come l'oidio), è presente nella testa dei fiammiferi e nell'ebanite.
Le grandi quantità di carbone bruciate dall'industria e dalle centrali elettriche immettono ogni giorno
nell'atmosfera molto biossido di zolfo, che reagisce con l'ossigeno e il vapore acqueo nell'aria per
formare acido solforico.

Questo acidoforte ricade a terra con le precipitazioni dando luogo alle famose piogge acide che
acidificano i terreni e le risorse idriche causando gravi danni all'ambiente naturale di molte regioni
industrializzate.

E' uno dei più antichifitofarmaci.Impiegato nelle pratiche agricole da più di due secoli. Lo zolfo è il
fungicida utilizzato sin dai tempi di Omero, usato anche come acaricida.

Gli zolfi reperibili sul mercato sono estremamente puri (99.5-100%) in quanto devono essere esenti da
selenio, elemento che risulta dannoso per l'uomo e gli animali.

Il poterefungicida dello zolfo è funzione della temperatura, della finezza delle particelle e dell'umidità
relativa. L'azione fungicida inizia sui 10-12 °C con gli zolfi più fini e sui 18-20 °C con quelli più grossolani
ed aumenta progressivamente sino ai 40 °C.

L'azione diminuisce con l'aumentare dell'umidità. È da tenere presente che gli zolfi ad altetemperature
diventano fitotossici, per cui in piena estate i trattamenti devono essere effettuati nelle prime ore del
mattino. La sua azione è tanto più energica, quanto più la stagione è calda.

L’azionetossica (probabilmente della sostanza allo stato elementare) è generalmente ad ampio spettro,
in particolare lo zolfo è molto tossico verso la famiglia delle Erysiphaceae (Oidi)(specie fungina, L'oidio,
detto anche mal bianco, nebbia o albugine perchè si manifesta sulle viti con macchie pulverulente grigio-
biancastre determinando l'arresto della maturazione degli acini che si deformano e si spaccano).

Non presenta problemi dal punto di vista tossicologico (infatti, la tossicità verso le piante ad animali è
invece molto bassa), tanto che per varie formulazioni a base di zolfo sono state a lungo usate come
medicinali.

Zolfo. - lo zolfo in polvere trova molteplici impieghi nella protezione delle piante e, specie nella
viticoltura, risponde come un importantissimo fungicida.

Esso non solo previene lo sviluppo dell'oidio, ma distrugge il micelio (Il micelio è l'apparato vegetativo
dei funghi ed è formato da un intreccio di filamenti detti ife, tubuli in cui scorre il protoplasma)ed i
conidi (I conidi o conidia sono spore fungine prodotte per sporogenesi ed utilizzate per la riproduzione
asessuale, sono chiamate anche mitospore)della crittogama, anche quando il parassita, che in certe
annate arreca danni molto rilevanti ai vigneti, è nel suo pieno sviluppo.

Sebbene l'impiego dello zolfo a questo scopo rimonti a più di mezzo secolo, siamo ancora al buio circa la
sua reale azione sul fungo. Dal fatto che le spore dell'oidio possono vegetare in soluzioni diluite di acido
solforoso, ma si mostrano sensibilissime all'idrogeno solforato, sarebbe da dedurre che a quest'ultimo
composto più che all'anidride solforosa, com'è ritenuto da alcuni autori, sia da ascrivere l'azione
fungicida dello zolfo.
Infatti queste ipotesi sono combattute dall'opinione di altri ricercatori, i quali credono che lo zolfo agisca
per sé stesso (assoluto, da solo), per i suoi vapori, e dai sostenitori dell'azione fisica delle solforazioni
sull'oidio, poiché anche polveriinerti mostrano una certa efficacia contro il fungo.

Va notato però che lo zolfo agisce in qualche modo anche ad una certa distanza, per esempio sparso sul
suolo attorno alla pianta.

Che lo zolfo eserciti un'azionechimica si può dedurre dal fatto che, a differenza delle polveri inerti, se
non viene usato con le debite precauzioni, produce ustionature sugli organi verdi; il che rafforzerebbe
l'ipotesi di quei patologi che sostengono che lo zolfo agisceallo stato di acido solforico: questo, mentre
intaccherebbe direttamente il fungillo (Piccolo fungo; in partic., fungo microscopico parassita (come, per
es., molti deuteromiceti), verrebbe in pari tempo assorbito in piccolissime quantità dal tessuto fogliare,
aumentandone così l'attività funzionale, come mostra il verde clorofillico più intenso che si manifesta in
seguito a moderate somministrazioni.

L'azione sugli organi verdi delle piante è accentuata infatti nello zolfosublimato (Contiene spesso
selenio, tracce di solfuro d'arsenico e di acido solforico. Si presenta come una polvere cristallina fine,
gialla, di odore appena percettibile, insipida o di sapore leggermente acidulo e alquanto umida al tatto) il
quale contiene sempre quantità sensibili di acidi solforoso e solforico, per cui, ad evitare scottature, si
usa talvolta mescolarlo con corpi inerti o capaci di neutralizzarne l'acidità, quali il gesso ed il calcare.

Lo zolfo molito (da molĕre “macinare"), ventilato o no, riesce invece meno caustico ed è inoltre più
efficace, perché, per la scabrosità delle sue minutissime particelle, aderisce facilmente e perdura sulle
parti vegetali.

Oltre che nella viticoltura lo zolfo in polvere trova anche largo impiego come fungicida nella frutticoltura
e nel giardinaggio.

Esso non è solamente un fungicida, ma può essere impiegato in molti casi per combattere parassiti
animali, come l'altica e i Tetranichus, contro i quali agisce come insettifugo.

Per combattere la scabbia delle patate si adopera mescolandolo intimamente al terreno, nel quale
subisce una lenta ossidazione essenzialmente microbiologica, determinando così un'acidificazione del
suolo, che, se non è eccessiva, è favorevole alla coltura delle patate. L'impiego riesce perciò superfluo od
anche dannoso nei terreni già acidi.

Contro i danniprodotti da alcuni funghi e da alcuni animali l'azione dello zolfo viene di molto sorpassata
da quella del solfuro di potassio, detto comunemente fegato di zolfo, ed ancor più dai polisolfuri di
calcio, compresi sotto il nome di miscela solfocalcica. Poiché questi composti hanno maggiore
importanza per la lotta contro parassiti animali, di essi sarà trattato sotto la voce insetticidi.

Metodi di analisi. - Per gli zolfi da usarsi come anticrittogamici ha grande importanza la finezza.

Questa si determina per mezzo del solforimetro o solfinimetro di Chancel costituito da una speciale
provetta di vetro, robusto lunga circa 25 cm., del diametro interno di 12,68 mm. e portante incisa una
scala divisa in 100 parti. Per eseguire la determinazione del saggio s'introducono nel tubo 5 gr. di zolfo,
si riempie il tubo stesso di etere puro e anidro e si agita secondo norme stabilite. Il grado di finezza si
legge dopo aver lasciato per qualche tempo il solforimetro in posizione verticale e alla temperatura di
17°, 5 C.

Negli zolfi si determinano inoltre l'acqua igroscopica (sottile velo liquido che avvolge le particelle solide
del terreno), per essicamento in stufa a 1000 C., e le sostanze minerali e bituminose, pesando dapprima
il residuo complessivo, ottenuto per cauta evaporazione dello zolfo, e poi il residuo esclusivamente
minerale che si ha per arroventamento. Il contenuto in zolfo viene così calcolato per differenza, mentre
per determinazioni più precise esso viene dosato direttamente, mediante estrazione con solfuro di
carbonio e, se sono presenti sostanze bituminose, ossidando inoltre lo zolfo estratto ad acido solforico e
dosando questo con i metodi ordinarî.

Nelle miscele di zolfo e solfato di rame la finezza e il contenuto in zolfo si determinano come negli zolfi
semplici, il rame come nel solfato di rame, e le impurezze si hanno per differenza .

FUNGICIDI ORGANOMETALLICI:

Composti chimici contenenti radicaliorganici in unione con atomi metallici o gruppi alchilici o
aromatici.

I metallorganici hanno notevole interesse in molte sintesi organiche (reazioni di Grignard ecc.).
Il piombo tetraetile, Pb(C2H5)4, è usato come antidetonante nei carburanti per motori a combustione
interna.

Alcuni m. dell’arsenico e dell’antimonio si usano come prodotti farmaceutici; altri, derivati dal
mercurio, come fungicidi ecc.

La maggior parte dei composti metallorganici ha trovato numerose applicazioni nelle sintesi chimiche. I
composti mercurio-organici hanno applicazioni terapeutiche per la loro azione battericida e spirillocida
(verme) e inoltre per la preparazione di saponi disinfettanti, nella lottacontro i parassiti delle piante e le
larve malarigene, nella disinfezione dei semi (cereali, fiori) e del terreno.

In generale i composti mercurio-organici sono velenosi. Gli zinco-alchili determinano sulla pelle delle
scottature. Il piombo-tetraetile Pb(C2H5)4 viene mescolato alla benzina dei motori come antidetonante.

I composti organici sono soprattutto a base di mercurio e stagno;

-Composti del mercurio: sono stati utilizzati in passatocome fungicidi, specialmente nel trattamento
delle semenze (semi da riproduzione).

Tra i composti più in uso abbiamo: il metil-,etil-,metossietil- e il fenil mercurio.

Al giorno d'oggi sono proibiti nella maggior parte delle nazioni. Gli organo mercuriali sono
estremamente tossici per episodi di avvelenamento collettivo (es in Iraq anni 70 che causò la morte di
400 persone in seguito al consumo di grano contenete elevati residui di metil mercurio).

La tox data dai derivati organici delmercurio colpiscono il SN negli adulti ma in particolar modo quello
dei feti, in quanto la loro elevata lipofilia facilita il passaggio nella barriera ematoencefalica;

Il danno acuto, invece si manifesta nel tratto gastrointestinale e nel rene.

Sono vietati in Italia dal 1972. I residui provocano tossicità acuta e cronica in animali, con gravi danni
cerebrali.

 LD 50 1 – 5 mg/kg

-Compostidellostagno:Sono molecole estremamente fungitossiche, del tipo RSnX3 , R 2 SnX 2 e

R 3 SnX (in ordine di tossicità, dove R è un radicale alchilico o arilico, e X un anione monovalente).
LD 50 108 mg/kg.

Trifenilstagno: è l'unico organo stannico usato come fungicida a differenza di altri derivati organo
stannici non è particolarmente neurotox ma immunotossico.
Proprietà

 Include in particolare il trifenilstagno idruro, il trifenilstagno idrossido e il trifenilstagno cloruro


 Solido incolore o bianco

Fonti principali

 Agricoltura: disinfettanti contro i funghi


 Vernici antivegetative per natanti (lisciviazione)

Soglie di notifica per le aziende


Secondo (ordinanza concernente il registro delle emissioni di sostanze inquinanti e dei trasferimenti di
rifiuti e di sostanze inquinanti nelle acque di scarico)

 Aria                -
 Acqua            1 kg/anno
 Suolo             1 kg/anno

Effetti

 Altamente tossico
 Perturbatore endocrino
 Altamente tossico per gli organismi acquatici

Misure

 Dal 2008 vietato a livello mondiale

2°Generazione: ORGANICINONSISTEMICI:

MECCANISMI D’AZIONE MULTISITO “NON” A RISCHIO DI RESISTENZA


MULTISITO CON ATTIVITÀ DI CONTATTO
Sono a basso rischio di resistenza. Non vi è rischio di resistenza incrociata
Fungicidi di sintesiSCHEMA GENERALE PRIMA DI SPIEGARE PRECISAMENTE LE
SINGOLE CLASSI
Boscalid: fungicida di contatto, con proprietà translaminari, è attivo nei confronti di numerosi funghi
patogeni. Il prodoto inibisce la germinazione delle spore, l'allungamento del tubulo germinativo, la crescita
del micelio e la sporulazione.
Captano:  agisce principalmente per contatto e possiede una lunga persistenza d'azione. Esplica inoltre
alcuni benefici effetti collaterali in quanto stimola il vigore vegetativo e favorisce la cicatrizzazione dei
tessuti lesionati da fattori esterni, come la grandine.
Ciprodinil: famiglia chimica delle anilinopirimidine, è un fungicida parzialmente sistemico che agisce
interferendo sulla biosintesi degli aminoacidi inibendo la penetrazione del fungo e la crescita sia sulla
superficie, sia all'interno della foglia.
Clorotalonil: dotato di ampio spettro di azione e di lunga persistenza, svolge azione preventiva di
contatto.
Ditianon: fungicida ad azione preventiva e curativa, agisce per contatto fogliare. Risulta favorito da
temperature e umidità elevate, resistendo bene al dilavamento. Selettivo per le colture, possiede
un'azione stimolante sulla vegetazione ed esercita uno stimolo anche sulla cicatrizzazione dei tessuti
lesionati dalla grandine o da altri fattori esterni.
Dodina: fungicida citotropico, svolge azione preventiva, curativa ed eradicante. Se ne sconsiglia però
l'impiego con temperature esterne prossime ai 0°C e con acqua fredda.
Fluazinam: fungicida di contatto che assicura una notevole uniformità di copertura della vegetazione ed
un incremento nella resistenza al dilavamento.
Fludioxonil: fungicida appartenente alla famiglia dei fenilpirroli, è efficace oltre che su maculatura bruna
anche sulle malattie da frigoconservazione.
Fluopiram: classe chimica delle piridinil-etil-benzammidi, agisce inibendo la respirazione mitocondriale
interferendo con l'attività dell'enzima Succinato Deidrogenasi, bloccando così il trasporto degli elettroni a
livello del complesso II della catena respiratoria (SDH-Inibitore).
Fosetil alluminio: sistemico, è caratterizzato dalla notevole mobilità sia in senso ascendente che
discendente. Penetra rapidamente nei tessuti vegetali ed il suo meccanismo d'azione risulta diverso da
quello di altri principi attivi, stimolando la formazione delle naturali sostanze di difese delle piante, come le
fitoalessine.
Iprodione: fungicida polivalente, agisce prevalentemente per contatto sia contro le spore sia contro il
micelio dei funghi parassiti.
Kresoxim-metile: fungicida di copertura ad attività preventiva e antisporulante, appartiene alla famiglia
degli analoghi delle strobilurine.
Mancozeb: fungicida ditiocarbammato ad ampio spettro d'azione, agisce per contatto fogliare. È
caratterizzato da un elevata azione biologica e viene considerato uno strumento anti-resistenza, al pari di
ogni altro membro della medesima famiglia chimica.
Metiram: agisce per contatto fogliare ed è dotato di una azione rapida e persistente, ben tollerato dalle
piante.
Penthiopyrad: famiglia chimica delle carbossamidi, agisce inibendo a livello intracellulare il complesso
enzimatico della succinato deidrogenasi (SQR). L'inibizione di questo enzima provoca il blocco della
germinazione e della crescita delle spore, portando successivamente a morte la crittogama.
Pirimetanil: anch'esso di contatto, presenta però anche proprietà translaminari. Agisce inibendo nei
patogeni sensibili la secrezione degli enzimi necessari al processo di infezione.
Pyraclostrobin: appartenente anch'esso alla famiglia delle strobilurine, mostra attività preventiva. Nei
confronti della maculatura bruna del pero.
Tiofanate metile: fungicida attivo sia per via sistemica sia per contatto. Esplica la sua azione attraverso
la biotrasformazione in vivo il cui principale metabolita è il BCM, il medesimo che si ottiene dalla
trasformazione del benomyl, sostanza attiva ormai revocata.
Tiram: fungicida ti copertura, è un efficace strumento antiresistenza.
Trifloxistrobin: anch'esso una strobilurina, viene derivato da un metabolita prodotto dal
fungo Strobilurustenacellus. Il meccanismo d'azione è di tipo mitocondriale.

Agiscono per contatto e spesso agiscono su molteplicisitid’azione. Ciò è estremamente importante


perché riduce il pericolo della comparsa dei fenomeni di resistenza (che stanno diventando sempre più
importanti con i fungicidi sistemici).
Essi sono:

1 Compostiorganozolfo:

-Ftalimmidi:Captan, folpet, captafol.

Un altro fungicida organico molto attivo è l'N-(triclorometiltio)-1,2,3,6 tetraidroftalimide (captano) che è


stato usato con ottimi risultati in luogo dello zineb; il suo elevatocosto di produzione ne limita
considerevolmente l'impiego.

Composto organico, imide dell’acido ftalico, sostanza cristallina bianca di notevole importanza quale
prodotto intermedio nella sintesi dell’indaco.

La ftalimmide è una immide aromatica che, pertanto, presenta un atomo di azoto. Deriva dall'acido
ftalico.

Dose letale: LD50 (rat, oral) 5,000 mg/kg

Il Captan e folpet sono fungicidi caratterizzati da bassa tox acuta.


Dal punto di vista tox ha un'azione simile alla TALIDOMIDE, il famoso tranquillante noto come potente
agente teratogeno, si ma studi hanno dato negativi.
Studi sulla genotossicità hanno dimostrato che entrambi i composti non sono genotossici.
Per quanto riguarda i tumori duodenali registrati solo nel ratto, essi si manifestano poichè il Captan e il
Folfet metabolizzandosi nel sangue in meno di un minuto una volta assorbiti, agiscono attraverso il
metabolita Tiofosfgene, a caratteristiche simile lacrimogeno.
Essi reagisce con i gruppi Tiolici delle membrane delle cellule della parete intestinale, provocandone la
morte per effetto citolitico. Tale fenomeno determinato da alte dosi, e da trattamenti cronici, può
risultare in neoplasie duodenali.
351 FORMULE LIBRO

TIOFTALIMIDICI
Anche i tioftalimidici compaiono sul mercato intorno agli anni ’50. Come i ditiocarbammati, sono degli
inibitori non specifici della respirazione della cellula fungina, ma attraverso processi biochimici diversi.
Anche questi prodotti non creano problemi di resistenza. I tioftalimidici sono prodotti di copertura
caratterizzati da una buona persistenza. Il profilo tossicologico di queste sostanze è piuttosto negativo.

-Ditiocarbammati (tra i più importanti) es: acido carbammico, acidotiocarbammico, acido


ditiocarbammico.
Tra i fungicidi i ditiocarbammati, ma anche i composti organici come i prodotti rameici, creano un’interferenza
nella respirazione del patogeno, inibendo le attività enzimatiche. Gli insetticidi (piretroidi, fosforganici, DDT)
agiscono, per lo più, creando interferenze nel sistema nervoso degli insetti patogeni.

INIBITORI DEI PROCESSI RESPIRATORI E DELLA PRODUZIONE DI ENERGIA CON


MECCANISMI DIVERSI TRA LORO:
DITIOCARBAMMATI: I ditiocarbammati entrano nel mercato dei fungicidi negli anni ’50
rivoluzionando alcuni settori della difesa delle colture che erano in gran parte affidati al rame (es. difesa
antiperonosporica). Sostanzialmente, ditiocarbammati interferiscono sui processi vitali del fungo. Il
meccanismo d’azione consiste nell’inibizione dei processi respiratori della cellula fungina che viene
ostacolata in diverse tappe. Hanno quindi un tipo di attività multisito che limita il pericolo di comparsa di
ceppi di funghi resistenti. In tutti i casi si tratta di prodotti di copertura ad attività preventiva.
Tutti i ditiocarbammati non possiedono efficacia neiconfronti degli Oidi. Questa categoria di prodotti
desta alcune perplessità dal punto di vista tossicologico.

I ditiocarbammati (DTC) sono fungicidi derivati dall’acido ditiocarbammico e appartengono alla


categoria degli azoto-solforganici.

I ditiocarbammati, in particolare i bisditiocarbammati di etilene (EBDC), sotto forma di complessi con


manganese (maneb), zinco ( zineb ) o una combinazione di manganese e zinco ( mancozeb ), sono stati
ampiamente utilizzati come fungicidi in agricoltura dagli anni '40.

I ditiocarbammati oltre ad avere strutture chimiche diverse, contengono anche atomi metallici differenti
(manganese, zinco).

Sono tra i fungicidi organici di contatto più impiegati al mondo. Sono derivati dell’acido carbammico,
sostituendo entrambi gli atomi di ossigeno.

Tuttavia danno un effetto tox per la loro azione antitiroidea.

I ditiocarbammati sono in grado di potenziare gli effetti dell'alcool con un meccanismo identico a quello
del Disulfiram (Antabusen), anch'esso un ditiocarbammato che porta ad accumulo di acetaldeide.

L'esposizione cronica al Maneb, che possiede un atomo di Manganese nella sua struttura, è stata
associata ad un'elevata incidenza di una sindrome parkinsoniana.

Nonostante siano anch'essi derivati dell'acido carbammico, i ditiocarbammatinon inibiscono


l'Achetilcolinesterasi, a differenza dei Carbammati.

I composti ad azionefungicida sono salidell’acidoditiocarbammico, si dividono in più sottoclassi, quelle


più importanti sono le ultime due.

Alchilditiocarbammati: derivano dalla sostituzione con unradicale alchilico di uno o di entrambi gli atomi
di idrogeno legati allo zolfo.

Alchilenbisditiocarbammati: derivano dalla sostituzione di un atomo di idrogeno legato all’azoto


amminico con un alchilene (es. –CH 2 -CH 2 -).

AlchilditiocarbammatiDIMETILDITIOCARBAMMATI: Fra i più importanti vi sono lo ziram ed il thiram.


AlchilenbisditiocarbammatiETILENBISDITIOCARBAMMATI (EBDC): Fra i più importanti vi sono lozineb, il
maneb, il mancozeb, PROPINEB.

In quanto metabolizzati aEtilenetiourea (ETU) PAG 350, metabolita dell’etilenebis(ditiocarbammato) LD


50 = 10 mg/kg, e a Propilentourea (PTU), provocano tumori nella tiroide del ratto maschio ed hanno
effetti teratogeni.

Il meccanismo di azione degli EBCDè specie specifico (dipende dalla specie del fungo); infatti l'ETU
inibisce l'enzima tiroidoperossidasi, che attiva lo iodio tiroideo e fa si che esso possa essere incorporato
nella tireoglobulina, precursore degli ormoni tiroidei T3 e T4.

La caduta delle concentrazioni di T3 e T4 nel plasma del ratto, dove essi sono liberi, è seguita da una
forte richiesta di sintesi degli stessi che non trova riscontro per il continuo blocco dell'enzima
tiroidoperossidasi.

Nel lungo periodo la tiroide diventa ipertrofica, iperplastica, fino a portare alla formazione di tumori
nella ghiandola del roditore.

Nell'uomo tutto ciò non può accadere perchè la caduta dei livelli degli ormoni T3 eT4 necessita non solo
di alti livelli di EBDC, ma anche esposizione cronica.

In seguito ad esposizionibasse e di breve durata, essendo essi legati ad una proteina plasmatica non
subiscono delle variazioni significative anche in seguito alla inibizionetemporanea dell'enzima
tiroidoperossidasi.

ps Lozineb: costituisce oggi il principale fungicida organico. Lo zineb è attivo, a basse dosi, contro le
principali crittogame che interessano l'agricoltura e soprattutto contro la Plasmoparaviticola;
contrariamente ai sali di rame lo zineb non possiede alcuna attività antioidica ed ha una stabilità ridotta
verso gli agenti atmosferici per cui la protezione delle piante trattate non è molto duratura. È
particolarmente sensibile all'umidità che, con il tempo, lo degrada a prodotto inattivo. Lo zineb può
produrre, agli operatori, eritemi cutanei alquanto fastidiosi, pur essendo la sua tossicità acuta e cronica
piuttosto ridotta.

Recentemente si sono diffusi preparati commerciali nei quali lo zineb viene associato a sali di rame,
particolarmente ossicloruri, al fine di accoppiare le proprietà dei due preparati e sfruttare un supposto
sinergismo di attività fra i due prodotti. Per correggere la mancanza di attività antioidica lo zineb viene
impiegato sulla vite in associazione con zolfi bagnabili o colloidali.

Altro sale dell'acido etilen-bis-ditiocarbammico entrato nell'uso negli S.U.A. è quello di manganese
(maneb), poco impiegato in Italia.

Appartenente alla stessa classe è il dimetilditiocarbammato di zinco (ziram) la cui applicazione nella
difesa degli alberi da frutto va via via aumentando.

Appartengono pure alla classe dei carbammati il dimetilditiocarbammato di ferro (ferbam), il


tetrametiltiuram disolfuro (TMTD), ecc., di uso però assai limitato.

Regolamento
L’Unione Europea ha previsto all’interno del Regolamento (CE) n. 396/2005 (In data 15 ottobre, è stato
pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, il Regolamento (UE) 2021/1810 che modifica
l’Allegato II del Regolamento (CE) 396/2005 riguardo i livelli di Ciprodinil (fungicida))in
prodottialimentari quali: mirtilli, mirtilli giganti americani, ribes e uva spina, e suoi successivi
aggiornamenti i livelli massimi per il residuo di Ditiocarbammati (ditiocarbammati espressi in CS2,
comprendenti maneb, mancozeb, metiram, propineb, tiram e ziram)

Fungicidi Ditiocarbammati (residui di ditiocarbammati e bisolfuri di thiuram) mediante il metodo


ufficiale UNI EN 12396-2:1999 che prevede l’utilizzo di un sistema di gascromatografia accoppiato con
uno spettrometro di massa equipaggiato con autocampionatore in spazio di testa (HS-GC-MS/MS).

2Derivatidinitrofenolici: Dinocap, binapacryl

Sono disinfettanti biocidi generali. Usati nella conservazione del legno e per la disinfezione dei terreni
degli orti.

Il DINOCAP è: Fungicida-acaricida ad azione preventiva e curativa specifico contro l'oidio. È attivo con
temperature comprese tra +4 e +34° C, pertanto può essere impiegato per la difesa antioidica sia con
temperature basse, quando gli zolfi sono inattivi, sia con temperature molto alte, quando gli zolfi
possono risultare fitotossici. Quando si raggiungono i 32° C, può manifestare effetti fitotossici specie
sulle varietà più sensibili. È particolarmente indicato per la frutta destinata all'inscatolamento, in quanto
i suoi residui, al contrario di quelli dello zolfo, non danneggiano lo scatolame

Binapacryl è stato usato come acaricida e fungicida. Chimicamente, è un derivato estere del dinoseb .
Sebbene il binapacryl abbia di per sé una bassa tossicità, viene facilmente metabolizzato per formare
dinoseb, che è altamente tossico.

Il commercio internazionale di binapacryl è regolato dalla Convenzione di Rotterdam; è stato ritirato


come pesticida, poiché i prodotti erano altamente tossici per mammiferi, pesci e invertebrati acquatici.

3Compostiaromaticiclorurati

• Nitro composti clorurati: Quintozene (Un fungicida utilizzato su una varietà di colture, tra cui cotone,
riso e semi, non è più approvato per l'uso all'interno dell'Unione Europea. Ha un ruolo come
agrochimico antimicotico. È un composto C-nitro, un membro dei pentaclorobenzeni e un fungicida
aromatico.

• Amminocomposticlorurati: Dicloran (Fungicida che agisce contro muffe e diverse forme di marciumi
pedali e radicali. L'azione avviene sia per contatto che per assorbimento radicale ed è sia curativa che
preventiva. Generalmente non è fitotossico ma se ne sconsiglia l'applicazione su piante giovani specie se
con temperature ambientali elevate)

• Nitriliclorurati: Chlorothalonil (Il clorotalonil riduce e quindi disattiva il glutatione. Il suo meccanismo
d'azione è simile a quello dei fungicidi triclorometilsulfenil come il captano e il folpet. L'esposizione a
lungo termine al clorotalonil ha provocato danni ai reni e tumori nei test sugli animali. Si è scoperto che
il clorotalonil è un fattore importante nel declino della popolazione delle api mellifere, rendendo le api
più vulnerabili al parassita intestinale Nosema ceranae. Le comuni procedure di sintesi del clorotalonil
spesso ne provocano la contaminazione con piccole quantità di esaclorobenzene (HCB), che è tossico).

Il clorothalonil è altamente tossico per i pesci e gli invertebrati acquatici, ma non per gli uccelli

• Chinoniclorurati: Dichlone(è un fungicida e alghicida della classe dei chinoni. È un fungicida di uso
generale applicato a frutta, verdura, colture di campo, piante ornamentali e aree esterne residenziali e
commerciali. Viene anche usato per controllare le alghe blu.Dichlone non è persistente nel suolo e ha
una moderata tossicità per i mammiferi.

Il diclone può essere prodotto dalla clorazione e dall'ossidazione del naftalene.

Sono fungicidi protettori. Efficienti contro le malattie delle mele

altro esempio :TIOCIANOCHINONI


Inibiscono una categoria molto vasta di enzimi intervenendo su numerosi processi biochimici. Sono
prodotti che hanno un’azione prevalentemente preventiva.

• Esaclorobenzene (HCB): L'esaclorobenzene, o perclorobenzene , è un organocloruro con formula


molecolare C 6 Cl 6, si presenta sottoforma dicristalli aghiformi, incolori, impiegato in sintesi organiche e
come fungicida.

È un fungicida precedentemente utilizzato come trattamento delle sementi, in particolare sul grano per
controllare la malattia funginabunt (Causata da malattie Basidiomiceti, soprattutto nei cereali).

È stato bandito a livello mondiale dalla Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti.
L'esaclorobenzene è un cancerogeno per gli animali ed è considerato un probabile cancerogeno per
l'uomo. Dopo la sua introduzione come fungicida nel 1945, per i semi delle colture, questa sostanza
chimica tossica è stata trovata in tutti i tipi di alimenti. L'esaclorobenzene è stato bandito dall'uso negli
Stati Uniti nel 1966.

LIBROesaclorobenzene

Esso è un benzene sostituito completamente con 6 atomi di Cloro. La Tossicitàacuta non è elevata ma in
seguito ad esposizioni ripetute, causa alterazioni a carico del SNC e soprattutto porfiriacutanea acuta
tardiva (cioè La pelle diventa fotosensibile con una visibile pigmentazione).

Questo fungicida come la maggior parte degli organoclorurati è moltopersistente tende ad accumularsi
nel tessuto adiposo, ed è induttore degli enzimi epatici microsomiali.

Negli anni 60 in Turchia avvenne un avvelenamento collettivo, dovuto ad ingestione di grano


contenente alti residui di HCB e causò più di 5000 casi di porfiria. La tox ci manifestò soprattutto tra
maschi e bambini. I neonati erano particolarmente a rischio per la capacità del composto di passare
attraverso la placenta ed il latte materno.

3°Generazione: ORGANICISISTEMICI

La capacità di penetrare nei tessuti dei vegetali superiori è inesistente per la maggior parte dei f.;
solo alcuni (per es., Captafol, cioè i Ftalimidi,Cypex) sono in grado di entrare nelle cellule senza però
poter essere trasportati ad altre e vengono perciò chiamati citotropici (citotropico quando è in grado di
penetrare nei tessuti vegetali, rimanendo attivo nei tessuti adiacenti al punto di applicazione. Invece i
citotropicitranslaminari riescono a spostarsi dalla pagina superiore a quella inferiore della foglia);
altri prodotti sperimentali, prevalentemente nitroderivati aromatici, sono in grado di compiere una
limitatadiffusione alla superficie delle foglie nello strato ceroso o forse in quello cuticolare.
Rispetto a tali prodotti di tipo tradizionale un'importante novità è data dai prodotti sistemici:
essi sono dotati della capacità di venire assorbiti dalla pianta e ridistribuiti, di regola per via xilematica
e quindi in senso acropeto (È così detto in botanica lo sviluppo di organi laterali di un asse (fusto, ecc.),
quando i più giovani di essi sono i più vicini all’apice dell’asse, come per es. accade nei fiori di un
racemo), in modo da risultare efficaci anche lontano dal punto di applicazione.

Hanno avuto un grosso successo perché in grado di attaccare il micelio (Il micelio è l'apparato vegetativo
dei funghi ed è formato da un intreccio di filamenti detti ife, tubuli in cui scorre il protoplasma. Le ife
possono essere unicellulari o pluricellulari, nei pluricellulari le singole cellule sono delimitate da pareti
che prendono il nome di setti, (per l'osservazione è necessario il microscopio), contenuto all’interno della
pianta.

Un altro vantaggio rispetto ai fungicidi di copertura, deriva dal fatto che la loro presenza all’interno della
pianta protegge il fungicida dall’attacco degli agenti atmosferici (dilavamento, degradazione), quindi
può esercitare più a lungo la funzione fungicida.

Fungicidi fitopatogeniGIà DETTO NELLA PARTE INIZIALE

Si trovano sia tra gli Ascomiceti sia tra i Basidiomiceti.

Gli agenti delle ruggini, dei cancri vegetali e del marciume radicale sono Basidiomiceti, la maggior parte degli altri f. parassiti
delle piante superiori appartiene al sottordine Pezizali (Ascomiceti) e causa: antracnosi (carboni), fumaggine, occhio di pavone,
carie del legno, ruggine bruna, oidio (mal bianco), ticchiolatura, ‘manto bianco del cotone’ (tropicale). A questo gruppo
appartiene anche Claviceps purpurea.

L’agente della bolla del pesco appartiene al sottordine Saccaromicetali.

I f. che causano il disseccamento di alcune specie vegetali, la cancrena delle patate e le macchie foliari del pomodoro sono
Ascomicetimitosporici.

Tra gli organismi comunemente definiti f., anche se non in senso tassonomico stretto, importanti fitopatogeni appartengono al
gruppo degli Oomiceti: peronospora della vite (Plasmopara viticola), della patata (Phytophthora infestans), del tabacco
(Peronospora hyoshyami, muffa blu).

È stato infine dimostrato che alcuni Chitridiomiceti possono comportarsi indirettamente da fitopatogeni, trasmettendo virus
attraverso le zoospore. La trasmissione sembra comunque dipendente dalla specificità delle proteine virali; uno dei virus
sicuramente trasmessi è quello della necrosi del cetriolo.

a) Composti che alterano la catena respiratoria nei funghi sensibili


I composti appartenenti a questo gruppo di fungicidi sono attivi contro i Basidiomiceti e vengono
impiegati specialmente sui cereali (v. tab. VI). Dimostrano una buona attività sistemica e sono in genere
utilizzati per il trattamento dei semi.
L'effetto tossico di questa classe, i cui composti principali sono carbossin, ossicarbossin, mepronil e
flutolanil, si esplica inibendo la respirazione dei funghi sensibili: il probabile bersaglio della loro azione è
costituito dalla succinato-deidrogenasi, il cui blocco impedisce l'ossidazione dell'acido succinico durante
la respirazione metabolica. La resistenza nei riguardi del carbossin, osservata di recente, comprende la
resistenza incrociata per tutte le carbossiammidi, con l'eccezione di quelle che hanno il gruppo 1-
metiletossi in posizione meta dell'anello anilinico. Si ritiene che ciò derivi dalla mutazione di un singolo
gene che induce un'affinità ridotta del sito d'azione per il fungicida .
ESEMPIO: INIBITORE DEL COMPLESSO III DELLA CATENA RESPIRATORIA:

Strobilurine: Strobilurina A, Azoxystrobinal, Trifloxystrogin


Le strobilurine, derivanti dal prodotto naturale strobilurina, anch'esse poco tossiche per i mammiferi.

Sono fungicidi di contatto, estratti da un altro fungoStrobilurustenacellus, il quale impedisce la crescita


delfungo target con il quale entra in competizione per inutrienti.

Agiscono inibendo il trasferimento di elettronineimitocondri(Le strobilurine sono principi attivi


appartenenti a gruppo di fungicidi inibitori del complessoIIIdellacatena respiratoria degli elettroni)
Hanno tossicità molto bassa.

Il meccanismod’azioneè tipico di diverse famiglie chimiche di fungicidi che possiedono un meccanismo


analogo o comunque molto simile. Agiscono a livello della respirazione dei funghi con un processo
estremamente specifico (uni-sito).

Sono sostanze ad elevatissimorischio d’induzione di resistenza, anche nel breve periodo. Devono quindi
essere impiegate con un numero di applicazioni limitato. Possiedono la caratteristica di essere assorbiti
dalle cere presenti sul materiale vegetale e di ridistribuirsi uniformemente sulla vegetazione; per questo
sono prodotti scarsamente dilavabili.

Pur avendo attivitàpreventiva e talvolta curativa, queste sostanze, anche in presenza di partner,
devono essere utilizzate solo preventivamente per limitare il più possibile il fenomeno della resistenza.
Lo spettro d’azione è molto vasto ed in generale sono utilizzati contro oidi e/o peronospore. Questo
gruppo si arricchisce frequentemente di nuovi composti. La persistenza d’azione, nei confronti dell’oidio,
è di circa 10-12 giorni.

esempi sono:

QUINOXYFEN

Questa sostanza inibisce la germinazione delle spore con un meccanismo d’azione diverso rispetto agli
altri fungicidi attualmente impiegati. Ha un’azione tipicamente preventiva, pertanto deve essere
applicato in assenza di infezioni. Quinoxifen ha la capacità di fissarsi alle cere cuticolari dei tessuti
vegetali, di venire parzialmente assorbito e di distribuirsi sotto forma di vapore sulla vegetazione; grazie
a queste caratteristiche è un prodotto caratterizzato da una buona persistenza (circa 8-10 giorni) e da
una scarsa dilavabilità.

METRAFENONE

La sostanza attiva è dotata di un meccanismo d'azione nuovo, diverso da quello dei fungicidi antioidici
già in commercio.

Il prodotto agisce con modalità prevalentemente preventive inibendo la penetrazione della cuticola e il
successivo processo infettivo del fungo. Possiede inoltre un'ottima resistenza al dilavamento ed una
persistenza d’azione di circa 8-10 giorni.
MEPTILDINOCAP

Meptyldinocap è attivo in tutte le fasi vitali del patogeno e si caratterizza per un meccanismo d’azione
biochimico multisito in grado di inibire la respirazione cellulare ed alterare i processi metabolici a livello
mitocondriale della cellula fungina. La sostanza agisce per contatto ed è caratterizzata da un’azione
preventiva, curativa e in parte eradicante nei confronti dell'oidio, anche a temperature relativamente
basse. La persistenza del prodotto è di circa 8-10 giorni.

BOSCALID

Per la coltura della vite il preparato protegge da attacchi di botrite e di oidio.

E’una sostanza attiva dotata di proprietà traslaminari, che a livello della cellula fungina blocca il processo
di respirazione con conseguente arresto di produzione d’energia. L’attività biologica della molecola si
esplica inibendo la germinazione delle spore e la formazione/accrescimento del tubulo germinativo. Il
particolare sito metabolico d’azione è diverso da quelli già esistenti. L’etichetta del prodotto prevede
una sola applicazione all’anno Il fungicida è consigliato per interventi preventivi dalla fase di pre-
chiusura grappolo quando è sfruttabile anche l’azione contro la botrite.

IL PROCESSO DI RESPIRAZIONE ALTERNATIVA (AOX)

Oltre al rischio di insorgenza di resistenza specifica, è noto un altro fenomeno di adattamento non-
specifico, che può avere un impatto su tutti gli inibitori del complesso III : la sovra-espressione
dell'ossidasi alternativa (AOX).

L'AOX è un complesso enzimatico che rende possibile il funzionamento della catena respiratoria anche
in assenza delk complesso III.

Questo processo metabolico, chiamato anche respirazione alternativa, riesce a "by-passare" il


complesso III e permette all'organismo di sopravvivere anche in sua assenza.

b) Inibitori della biosintesi dell'ergosterolo


Tutte le cellule viventi sono racchiuse in membrane composte da fosfolipidi, steroli e proteine. Si ritiene
che gli steroli agiscano come stabilizzanti della struttura molecolare delle membrane e siano
indispensabili per gli Eucarioti.
I Funghi più evoluti (Ascomiceti, Basidiomiceti e Funghiimperfetti) contengono generalmente
ergosteroli, mentre nei Mammiferi e nelle piante superiori gli steroli principali sono colesterolo e
sitosterolo o stigmasterolo, rispettivamente.
La mancanza di ergosterolo nelle cellule dei Funghi produce lo sfaldamento della struttura della
membrana e infine la morte della cellula. Benché l'azione dei fungicidi inibitori della biosintesi
dell'ergosterolo interessi varie reazioni, per la maggior parte essi agiscono su un bersaglio biochimico
comune: la sterolo-C14-demetilasi.
In particolare, essi sono in grado di bloccare la reazione ossidativa (in cui è coinvolto il citocromo P-450)
che porta alla rimozione del gruppo metilico a livello del carbonio14 nei composti intermedi della
biosintesi dell'ergosterolo; ciò provoca alterazioni nella struttura e funzionalità della membrana delle
cellule: aumento della permeabilità, modificazioni nell'assorbimento degli elementi nutritivi, interferenza
sull'attività di altri enzimi e sulla sintesi di altri steroidi.
In genere, l'impiego di questi prodotti a causa della loro elevata specificità e del loro
limitatomeccanismod'azionerischia di provocare la selezione di ceppi di funghi resistenti.
Per evitare questo rischio vengono messi in atto una serie di accorgimenti, quali il ricorso a miscele e,
soprattutto, l'alternanza di prodotti con diverso meccanismo d'azione e programmi applicativi ridotti.

Fra i fungicidi inibitori della biosintesi dell'ergosterolo (v. tab. VII) vi sono composti derivati dalla
pirimidina2 (fenarimol, nuarimol), dall'imidazolo1 (imazalil, procloraz) e dal triazolo3 (triadimefon,
bitertanol, propiconazolo, esaconazolo, miclobutanil, penconazolo).

PS: Impediscono la sintesi dell’ergosterolo, principale componente delle membrane cellulari dei funghi.
Hanno un’attività antioidica (Con il termine antioidico si fa riferimento ad un composto chimico che
svolge attività anticrittogamica fungicida nei confronti dei funghi agenti del mal bianco riconducibili alla
famiglia delle Erysiphace)di circa 8-10 giorni. Non sono prodotti curativi e pertanto vanno utilizzati in
modo preventivo, nelle fasi di maggior rischio dalla fioritura.

È opportuno effettuare al massimo tre trattamenti annui come somma di tutti i principi attivi
appartenenti al gruppo degli I.B.S.

1 Benzimidazoli:I derivati del benzimidazolo, come il benomyl, carbendazim, thiabendazolo


(TBZ), sono senz’altro fra i fungicidi sistemici piùusati, per l’ampio spettro di azione contro ascomiceti
(Classe di Funghi Eumiceti, con micelio mono- o pluricellulare, la cui riproduzione avviene per ascospore)

ebasidiomiceti (rappresentano, nella maggioranza dei casi, il fungo del linguaggio comune. Hanno tutti
micelio pluricellulare, con pareti ricche di micosina).

Il loro grande Svantaggio, dovuto principalmente allo specifico sito d’azione tossica, è quello di indurre
resistenze, al punto di rendere il loro effetto assolutamente inefficace.

il primo e forse più impiegato è il Benomyl, estere metilico dell'acido N- [1(butilcarbamoil)-2-


benzimidazol]-carbammico, che ha azione fungicida propria anche se agisce prevalentemente il suo
prodotto d'idrolisi: N-[2-benzimidazol]-carbammato di metile (MBC).
Sembra che l'MBC sia responsabile della sistemicità del Benomyl, oltre che della maggior parte
dell'efficacia.
Recentemente è stato introdotto come f. anche l'MBC; il meccanismo d'azione è probabilmente
un'interferenza sul controllo della replicazionedel materiale genetico, controllo regolato a quanto pare
da un singolo gene: da ciò la possibilità di selezione di ceppi resistenti, più volte avvenuta.
Tra i derivati imidazolici ha una certa importanza il Thiabendazole (TBZ), in precedenza usato come
antielmintico.
Possono essere classificati fra i benzimidazolici anche il Thiophanatemethil e il Thiophanate: questi
prodotti hanno una struttura chimica non eterociclica, essendo rispettivamente lo 1,2-di-(3-etossicarbonil-
2-tioureido)-benzene e l'omologo dietossicarbonilico.
Tuttavia essi sono inattivi come f. e diventano attivi e sistemici solo dopo essere stati trasformati
nell'MBC e rispettivamente nell'omologo etilico. Pertanto il loro meccanismo di azione e la maggior
parte delle reazioni biologiche sono eguali a quelle del Benomyl.
I prodotti sistemici citati hanno ampi spettri di azione e sono impiegati specialmente nella lotta contro
la Botrytis, gli oidii, le ticchiolature e altro. Inoltre il Benomyl e il Thiophanate hanno una certa azione
contro gli acari, prevalentemente ovicida. La tossicità per gli animali è bassissima.
2 pirimidinici(Le anilinopirimidine, sintetizzate agli inizi degli anni novanta con i principi
attivi ciprodinil, mepanipirim e pirimetanil, tutti con comportamento sistemico. Operano sulla biosintesi
degli amminoacidi e su specifici enzimi cellulari; per tale motivo risultano poco tossici per l'uomo.ad
esempio Ethirimol, Dimethirimol e Triarimo).
Essi sono attivi prevalentemente come antibotritici(Gli antibotritici sono una categoria di fitofarmaci,
utilizzati nella lotta agli ascomiceti, agenti patogeni che colpiscono in modo grave le principali colture
agricole. Fra esse si ricordano Botrytis cinerea Botriotyniafuckeliana, nota anche come Muffa Grigia
della vite), per molte colture, soprattutto orticole e floreali.
Hanno dato spesso luogo alla selezione di ceppi fungini resistenti. La loro tossicità per gli animali è
bassissima, salvo che quella del Triarimol è moderata. A differenza dei benzimidazolici, la persistenza
nei tessuti vegetali è bassa anche se persistono a lungo nel terreno, dal quale le radici possono assorbirli.
Si possono citare ancora la Carboxim e l'analogo solfone Oxycarboxim, attivi tra l'altro contro le ruggini
dei cereali e di alcune piante ornamentali; il Dodemorph, antioidico usato nei vivai; l'Edifenphos,
un'estereditiofosforico attivo contro il "brusone" del riso.

3 TRIAZOLI:La famiglia sicuramente più numerosa fra i fungicidi impiegabili su pero è quella dei
triazoli, detti anche inibitori della sintesi degli steroli. Sistemici ad azione preventiva e curativa, sfuggono
facilmente al dilavamento e sono utilizzati su pero come una delle basi della lotta a ticchiolatura e
alternaria, rappresentando ancora oggi un insieme di prodotti flessibili nell'impiego e utili nella rotazione
dei meccanismi di azione. 

Esempi sono:
Ciproconazolo
Difenoconazolo
Flutriafol
Miclobutanil
Penconazolo
Tebuconazolo
Tetraconazolo
I triazoli, di cui fanno parte numerosissimi principi attivi utilizzati anche in medicina, sono sistemici ed
esplicano il loro effetto inibendo la biosintesi dell'ergosterolo, lo sterolo tipicamente sintetizzato dai
funghi. L'enzima specificamente inibito da questa classe di composti, la 14αdemetilasi, esiste in tutti gli
organismi viventi che sintetizzano steroli (animali e piante oltre ai funghi), ma i triazoli antifungini sono
molto più affini con la forma presente nei funghi. Questa diversa affinità è alla base della specificità del
meccanismo d'azione di queste molecole

I triazoli sono degli inibitori della biosintesidell’ergosterolo (IBE) nella formazione delle membrane
cellulari.

Questi fungicidi intervengono sul metabolismo dei lipidi bloccando la formazione di importanti
componenti della parete della cellula fungina. In particolare inibiscono il principale sterolo attivo nella
formazione della membrana cellulare (ergosterolo). A causa del meccanismo d’azione molto specifico
(monosito) sono sostanze a rischio per l’induzione di fenomeni di resistenza.

La commercializzazione di formulati privi di partner (sostanza attiva da sola) acuisce questa


problematica, pertanto se ne consiglia un uso moderato.
I triazoli sono un gruppo di fungicidi molto vasto caratterizzato da attività di tipo sistemico (vengono
assorbiti dai tessuti e traslocati nel circolo linfatico) o, in alcuni casi, citotropicotranslaminare (penetrano
nei tessuti ma non vengono traslocati).

Sono attivi a bassidosaggi ed hanno una discreta persistenza (10-12 giorni a seconda delle condizioni).
Hanno generalmente attività preventiva e curativa (lieve quella eradicante).

esempiDI TRIAZOLIsono:
SPIROXAMINA

La Spiroxamina appartiene al gruppo delle sostanze attive che agiscono sulla biosintesi degli steroli, ma con un
meccanismo d'azione specifico diverso da quello dei sopra citati triazoli. Infatti interviene su un gruppo di enzimi,
coinvolti nella biosintesi degli steroli, differenti da quelli degli altri prodotti. Questa caratteristica riveste una notevole
importanza nelle strategie anti-resistenza: studi di campo e di laboratorio hanno dimostrato l'assenza di fenomeni di
resistenza incrociata tra spiroxamina e triazoli.

È una sostanza dotata di proprietà sistemiche in grado di penetrare rapidamente nei tessuti trattati. Si
contraddistingue per esercitare un’azione preventiva, curativa e in parte eradicante che non risulta essere influenzata
dalle temperature. Possiede caratteristiche d’impiego molto simili a quelle degli altri IBE. 

BUPIRIMATE

Il suo meccanismo tossico consiste nell’ inibire gli enzimi necessari alla biosintesi degli acidi nucleici. Bupirimate
possedendo un’azione citotropica - translaminare è in grado di raggiungere il micelio del fungo già penetrato
all'interno degli organi vegetali. Può essere così impiegato sia in fase preventiva, sia curativa. La durata d’azione è di
circa 10 giorni.

L'assorbimento del prodotto da parte dei germogli in accrescimento lo rendono in grado di difendere la nuova
vegetazione in fase di sviluppo.

c) Inibitori dell'RNA-polimerasi
L'avvento dei fungicidi sistemici, capaci di penetrare nella pianta e colpire specificamente il fungo
patogeno situato al suo interno, ha consentito di effettuare i trattamenti secondo un calendario
prestabilito, con conseguente riduzione delle dosi d'applicazione e miglioramento dell'efficacia
dell'azione protettiva (v. tab. VIII).

Appartengono alla categoria dei fungicidi sistemici alcuni derivati delle fenilammidi (metalassil,
benalassil, oxadissil), la cui azione biochimica si basa sull'interferenza con il funzionamento del
complesso RNA-polimerasi I/cromatina, che provoca l'inibizione specifica della sintesi dell'RNA
ribosomiale. Questi prodotti sono attivi contro i funghi patogeni dell'ordine Peronosporales e vengono
impiegati in viticoltura e sugli ortaggi in genere.

d)Composti che interagiscono con la citocromo c-riduttasi

Nella lotta contro i funghi patogeni dei generi Botrytis, Sclerotinia, Monilinia, Alternaria e Phoma, alcuni


composti della classe delle dicarbossimmidi (iprodione, vinclozolin, procimidone) si sono mostrati
particolarmente efficaci (v. tab. IX). Il modo d'azione di questi fungicidi si esplica attraverso
l'inattivazione di enzimi flavinici, quali la citocromo c-riduttasi.
Nelle specie fungine sensibili questa interazione induce una distruzione ossidativa delle membrane
lipidiche, dovuta a meccanismi che coinvolgono la formazione di radicali liberi

CLASSIFICAZIONE IN BASE AL MECCANISMO D'AZIONE DEI PRODOTTI FITOSANITARIE I


RISPETTIVI RISCHI DI RESISTENZA (LA FRAC)
I fungicidi, in funzione della loro origine, possono essere di tipo microbiologico (funghi e batteri
antagonisti), di derivazione inorganica (rame e zolfo), ed organica.

Oltre ad essere classificati in funzione della “modalità d’azione” in base alla capacità di essere assorbiti
o meno dai tessuti vegetali (copertura ed edoterapica) e dell’”epoca d’intervento” in funzione del ciclo
infettivo (preventiva, curativa ed eradicante ), già illustrate, possono essere raggruppati in relazione alle
MODALITÀ CON CUI AGISCONO SULLA CELLULA FUNGINA INTERFERENDO SUL SUO METABOLISMO E
SUI VARI PROCESSI DI BIOSINTESI.

Questo tipo di classificazione, denominata MOA (MODE OF ACTION = MODO DI AZIONE o MECCANISMO
D’AZIONE) è stata messa a punto dal FRAC, organizzazione composta da ricercatori facenti parte delle
equipe di varie società agrofarmaceutiche internazionali, che studia i fenomeni di resistenza ai fungicidi.

Oltre alle diverse classificazioni già fatte, la classificazione FRAC raggruppa i Fungicidi in base:

1 modalità di azione (in funzione della MODALITÀ D’AZIONE BIOCHIMICA SUL METABOLISMO E SULLE
VIE BIOSINTETICHE DELLA CELLULA FUNGINA (CLASSIFICAZIONE IN GRUPPI MOA “MODE OF ACTION”)
che viene indicata con una lettera es. A e a seguire sottogruppi di A

2 rappresentato con un codice (i diversi sottogruppi di classi, es A1- A2)

3 nome del gruppo della classe chimica

4 gruppo chimico facente parte di quella classe

5 sostanze attive

6 note in relazione al tipo di resistenza del prodotto fitosanitario

7 e infine un codice FRAC

Le modalitàd’azione biochimiche sulla cellula fungina sono estremamentenumerose e la loro


conoscenza è di notevole importanza per prevenire i fenomeni di resistenza ai fungicidi.

Alcune sostanze attive hanno un meccanismod’azioneaspecifico poiché intervengono su molteplici


processi biologici; in questo caso si tratta di sostanze dotate di azione multi-sitoche determinano una
“catastrofe” metabolica della cellula fungina. Generalmente si tratta di prodotti che hanno un’azione di
tipo preventivo e che non sono significativamente a rischio di resistenza.

Altre sostanze agiscono invece con un meccanismoestremamentespecifico, cioè su un particolare


processo metabolico; in questo caso si parla di meccanismo monosito o unisito.

Molti prodotti che possiedono quest’ultima tipologia (MONOSITO) d’azione possonoindurre (a lungo o a
breve termine) resistenza nella specie fungina trattata. Questo fenomeno è tanto più frequente quanto
maggiore è il numero di applicazioni effettuate con la medesima sostanza o con diverse sostanze
chimiche dotate però del medesimo meccanismo d’azione biochimico (RESISTENZA INCROCIATA), anche
quando appartengono a famiglie chimiche differenti.

Le sostanze uni-sito (con basso, medio e alto rischio di resistenza), sono invece ripartite in vari GRUPPI
(A, B, C, D, E, F, G, H, I e P), in funzione del meccanismi di inibizione sulla cellula fungina e sul suo
metabolismo, che consistono in:

(A) SINTESI DEGLI ACIDI NUCLEICI (es. metalaxil, benalaxil, bupirimate, ecc.);

(B) MITOSI E DIVISIONE CELLULARE (es. tiofanatemetile, zoxamide, fluopicolide, ecc.);

(C) RESPIRAZIONE (es. boscalid, azoxistrobin, piraclostrobin, ecc.);

(D) SINTESI DEGLI AMINOACIDI E DELLE PROTEINE (es. pirimetanil, ciprodinil, mepanipirim);

(E) COMUNICAZIONE PATOGENO/PIANTA (es. quinoxifen, fludioxonil, iprodione, ecc.);

(F) SINTESI DEI LIPIDI E DELLE MEMBRANE CELLULARI (es. propamocarb, dimetomorf, iprovalicarb, ecc.);

(G) BIOSINTESI DEGLI STEROLI NELLA FORMAZIONE DELLE MEMBRANE CELLULARI (es. procloraz,
ciproconazolo, difenoconazolo, ecc.).

Ad ogni gruppo convergono dei sottogruppi (es.B1, B2, B3 ecc.,) che descrivono il sito (target) d’azione
specifico sul processo biochimico, ovvero il modo in cui quel particolare processo vitale viene bloccato.
La resistenza si può manifestare all'interno di un gruppo o nell’ambito di uno o più sottogruppi, a
seconda dei casi.
Ogni sottogruppo è suddiviso in famiglie chimiche con le relative sostanzeattive di appartenenza.
Questo per descrivere il rischio di resistenza (basso-medio-alto) delle sostanze, nonché di
resistenzaincrociata tra famiglie dello stesso sottogruppo o eventualmente dello stesso gruppo MOA.
Altre sostanze attive hanno invece un meccanismo d’azioneaspecifico perché intervengono su
molteplici processi biologici; in questo caso si tratta di sostanze dotate di azionemultisito che
determinano una “catastrofe” metabolica della cellula fungina. Generalmente si tratta di prodotti che
hanno un’azione di tipo preventivo e che non sono significativamente a rischio di resistenza.
La “classificazione MOA” accorpa le sostanze con azione multi-sito, a rischio di resistenza e di resistenza
incrociata irrilevanti, nel gruppo dei “MULTISITO CON ATTIVITÀ DI CONTATTO”.

Appartengono ad esempio a questa categoria sostanze quali i ditiocarbammati (mancozeb, metiram,


propineb, ecc.), il rame, lo zolfo, il captano, il folpet il ditianon e altre.

Ulteriori raggruppamenti comprendono fungicidi di cui non sono ancora noti i meccanismi d’azione e
prodotti quali gli oli minerali, il bicarbonato di potassio ed alcuni preparati di origine biologica di cui non
è ancora nota la resistenza

La classificazione MOA è pertanto funzionale alla prevenzione della resistenza.

Ecco perché i vincoli relativi al numero di trattamenti/anno, indicati sull’etichetta di un prodotto


fitosanitario e riferiti specificamente all’uso di quella singola sostanza attiva, quando finalizzati alla
prevenzione della resistenza, non sono sempre sufficienti per contenere questo rischio.

Infatti, per ridurre il più possibile l’insorgere del fenomeno, occorre anche limitare annualmente il
numero massimo di interventi con quelle sostanze che pur essendo di famiglie chimiche diverse, sono
dotate della medesimamodalitàd’azione biochimica.
Si è ritenuto di fare riferimento a questa “classificazione” sicuramente molto complessa, non tanto per
dare informazioni dettagliate sui meccanismi e sui siti d’azione che sono ad appannaggio degli esperti,
bensì per fornire uno spunto di lavoro a livello pratico.
Ad esempio, se da un lato non è importante ricordare che il sottogruppo C3 comprende i fungicidi
“inibitori del complesso III ……”, dall’altro è invece utile sapere che tutte le sostanze attive con sito
d’azione C3 sono a rischio di resistenza incrociata pur appartenendo a famiglie chimiche diverse tra loro.
Pertanto l’attenzione deve essere rivolta più alla logica della classificazione che ai suoi contenuti,
comunque riportati per completezza d’informazione.
Le indicazioni relative al limite sul numero massimo di interventi all’anno, riportate nel testo, sono
generiche; per le sostanze ammesse dai disciplinari si raccomanda pertanto di considerare le indicazioni
contenute in questi ultimi, sulle varie colture (sempre più restrittive e complete rispetto alle etichette
stesse).
Per chi non aderisce ai programmi di p.i., è sempre consigliabile considerare le medesime indicazioni
purché comprendano anche quelle sostanze (a rischio di resistenza) non ammesse, eventualmente
utilizzate. Si ricorda inoltre che il rischio di resistenza non dipende solo dal particolare fungicida, ma
anche dal patogeno, dal tipo di malattia e da altri fattori.
Nell’appendice, oltre alla classificazione MOA ed ai relativi rischi resistenza, viene fornita una breve
descrizione delle caratteristichetecnichedellesostanzeattive ed una indicazione sintetica delle proprietà
pericolose, a lungo termine, sulla salute umana. Le frasi di rischio considerate (vedi “Guida al patentino
per l’acquisto dei prodotti fitosanitari in Emilia-Romagna”), sono quelle prese in esame dal disciplinare di
produzione integrata per la Selezione dei prodotti commerciali (vedi punto successivo), soprattutto
quando classificati ed etichettati e come nocivi Xn.
Per le sostanze con fasi di rischiosfavorevoli, viene indicata la possibilità o meno di reperire sul mercato
formulazioni alternative prive di tale classificazione tossicologica di pericolo. Per le sostanze che non
presentano questa problematica, viene invece indicata la presenza sul mercato di miscele con le
suddette frasi di rischio legate al partner.
Si sottolinea che, per le sostanze contemplate dai disciplinari di produzione integrata, esiste comunque
un criterio di scelta dei formulati commerciali in funzione non solo dell’etichettatura e della
classificazione di pericolo del prodotto, ma anche delle frasi di rischio cronico sopra menzionate.
Priorità nella scelta delle formulazioni: È obbligatorio dare preferenza alle formulazioni Nc, Xi e Xn
quando della stessa sostanza attiva esistano anche formulazioni di classe tossicologica T o T+.
È obbligatorio dare preferenza alle formulazioni Nc e Xi quando della stessa sostanza attiva esistano
formulazioni a diversa classe tossicologica (Xn, T o T+) con frasi di rischio relative ad effetti cronici
sull’uomo (R40, R48, R60, R61, R62, R63, R68). Inoltre possono essere utilizzati tutti i prodotti previsti dal
Reg. CEE n. 834/2007 (agricoltura biologica) e successive modifiche purché classificati come “Xi” e “Nc”.
Solo se specificatamente indicati nelle norme tecniche possono essere utilizzati anche formulati
commerciali classificati come “T+”, “T”e “Xn”.
Per quanto riguarda le sostanze dedicate alla concia delle sementi ed al trattamento del materiale di
propagazione, non viene fornita nessuna indicazione sull’inserimento o meno dei disciplinari poiché, in
produzione integrata, è consentita la concia di tutte le sementi e del materiale di moltiplicazione con i
prodotti registrati per tale impiego.
UN’ultima parte del documento è dedicata alle “modalitàd’azione” in base alla capacità dei prodotti di
essere assorbiti o meno dai tessuti vegetali (copertura ed endoterapica). Se da un lato non è disponibile
una sufficiente documentazione ufficiale per caratterizzare la capacità di penetrazione delle sostanze
attive nelle matrici vegetali, dall’altro molti addetti ai lavori, incluse le società agro-farmaceutiche,
sfruttano a questo fine alcuni parametri chimico fisici (Syngenta, nota tecnica Pergado, 2009).
Sostanzialmente si fa riferimento a dueindicatori di valutazione del destino ambientale delle sostanze:
la solubilità in acqua ed il coefficiente di ripartizione ottanolo/acqua, che indica la lipofilia
(bioaccumulo).
La solubilità in acqua viene spesso utilizzata per evidenziare del tutto orientativamente la
citotropia/sistemia di una sostanza (capacità di essere assorbita dai tessuti e più o meno traslocata nel
sistema vascolare dei vegetali).
Il coefficiente di ripartizione ottanolo/acqua viene invece sfruttato per evidenziare la capacità di una
sostanza di legarsi alle cere dei vegetali, quindi di essere più o meno dilavabile e persistente. Ovvero la
lipofilicità di un agrofarmaco determina anche il meccanismo di assorbimento vegetale. Valori alti sono
indicativi di sostanze che interagiscono così fortemente con le membrane cellulari che difficilmente
riescono ad avere la mobilità sufficiente per attraversare i tessuti vegetali (Sannino, Braschi, 2008).
A livello di tendenza, i due parametri sono inversamente proporzionali tra loro, ovvero unasostanza
veramente sistemica non ha una spiccata affinità con le cere e viceversa.
Bisogna comunque ricordare che spesso le sostanze attive sono formulate in miscela; in tal caso sarà
opportuno valutare le caratteristiche dei componenti del prodotto commerciale.
Tali caratteristiche tecniche sono inoltre influenzate da altri parametri come il tipo di formulazione, la
presenza di coadiuvanti, di coformulanti, il pH, ecc.
Si ricorda inoltre che entrambi i parametri non forniscono indicazioni sull’efficacia di un prodotto ma
solo sulla capacità di assorbimento, traslocazione nei vasi e di fissaggio sulle cuticole vegetali

(A) SINTESI DEGLI ACIDI NUCLEICI:

CLASSE A1 (CODICE)
Resistenza e Resistenza incrociata in A1, ALTO RISCHIO. Limitare il n° di interventi/anno su una coltura
considerando complessivamente tutte le applicazioni eseguite con le s.a. del gruppo A1 (Metalaxyl,
Benalaxyl, Metalaxyl-M e Benalaxyl-M).

NOME DEL GRUPPO DI CLASSE CHIMICA


FENILAMMIDI (ACILALANINE)
Hanno l’elevata attività nei confronti degli oomiceti (es. peronospore). Sono prodotti sistemici dotati di
attività preventiva, curativa ed eradicante a seconda del momento di applicazione in funzione del ciclo
infettivo. Il meccanismo d’azione consiste nell’interferire sulla sintesi degli acidi nucleici come ad
esempio l’RNA (meccanismo monosito). Il tipo d’azione molto specifico determina la possibilità di
diffusione di ceppi di funghi resistenti, nel lungo periodo. Per limitare questo inconveniente, le sostanze
attive di questa famiglia vengono commercializzate in formulazioni contenenti partner diversi (es. rame,
mancozeb, metiram, dithianon, folpet, clorotalonil, ecc.

A2Resistenza e Resistenza incrociata in A2 (ad oggi solo Bupirimate sul mercato).


MEDIO RISCHIO. Assenza di Linee guida.

CLASSE CHIMICA
IDROSSIPIRIMIDINE
Il meccanismo tossico delle idrossipirimidinedetermina l’inibizione degli enzimi necessari alla biosintesi
degli acidi nucleici. Agiscono presumibilmente mediante interferenze nella formazione e funzione dei
cofattori dell'acido folico, sostanze che rivestono un ruolo fondamentale nello svolgimento di gran parte
dei processi metabolici di sintesi. In Italia l’unica famiglia chimica, attualmente caratterizzata da una sola
sostanza attiva con sito A2, è quella delle idrossipirimidine

(B) MITOSI E DIVISIONE CELLULARE (citoscheletro e proteine motrici)

B1
Resistenza e Resistenza incrociata in B1, tra benzimidazoliethiophanati. ALTO RISChIO. Linee guida.
Tuttavia in Italia avendo le due s.a. impieghi estremamente diversi l’attuale rischio è limitato. Fino
ad alcuni anni fa il rischio era consistente a causa della presenza sul mercato di altri benzimidazoli.
CLASSE CHIMICA
BENZIMIDAZOLIArrivano sul mercato dei fungicidi alla fine degli anni ‘60 determinando una svolta
molto importante nel settore della difesa. Si tratta di sostanze sistemiche dotate di elevata attività
preventiva, curativa ed eradicante.
Agiscono sul processo di divisione cellulare (mitosi) con un meccanismo di tipo unisito. Per quanto
riguarda gli aspetti negativi, oltre agli elevati rischi di resistenza, hanno generalmente un profilo
tossicologico sfavorevole. Infatti, molte sostanze appartenenti a questa famiglia chimica sono state
revocate (es. Benomyl e Carbendazim). Il gruppo è stato quindi sottoposto ad un sostanziale
ridimensionamento. In generale, l’attività di questa famiglia si manifesta a carico di numerose specie
fungine (Monilia, Botrite, Ticchiolatura, malattie vascolari, ecc. di diverse colture) fatta eccezione
per le Peronospore.
B3
RESISTENZA BASSO–MEDIO RISCHIO Assenza di Linee guida. Limitare il n° di interventi/anno su una
coltura considerando tutte le applicazioni eseguite con le s.a. del gruppo B3 (ad oggi solo Zoxamide).
CLASSE CHIMICA
BENZAMMIDI Come i benzimidazoli, le benzammidi sono degli inibitori della divisione cellulare.

(C) RESPIRAZIONE CELLULARE

C2
Resistenza e Resistenza incrociata in C2, MEDIO-ALTO RISCHIO. Linee guida. Tuttavia in Italia avendo le
due s.a. impieghi estremamente diversi l’attuale rischio di resistenza incrociata è limitato.
CLASSE CHIMICA
ANALOGHI DELLE STROBULIRINE
Sono i capostipiti dei QoI. Sono sostanze di sintesi analoghe ad una sostanza naturale prodotta da alcuni
funghi saprofiti che vivono sul legno in decomposizione. Per le strobilurine: quando commercializzate
senza partner, se ne consiglia l’uso in miscela estemporanea con prodotti a diverso meccanismo
d’azione aventi la medesima persistenza e dotati dello stesso spettro diattività.

(D) SINTESI DEGLI AMINOACIDI E DELLE PROTEINE

D1
RESISTENZA MEDIO RISCHIO all’interno di D1 (anilinopirimidine). Linee guida. Limitare il n° di
interventi/anno su una coltura considerando complessivamente tutte le applicazioni eseguite con le
sostanze attive del gruppo D1 (Pyrimethanil, Cyprodinil e Mepanypirim).
CLASSE CHIMICA
ANILINOPIRIMIDINE Agiscono sulla secrezione di alcuni enzimi e sulla biosintesi degli aminoacidi

(E) COMUNICAZIONE PATOGENO/PIANTA (trasduzione di segnale)

E1
RESISTENZA MEDIO RISCHIO Assenza Linee guida. Limitare il numero di interventi/anno su una coltura
considerando complessivamente tutte le applicazioni eseguite con le sostanze attive del gruppo E1,
ovvero quinoxyfen e proquinazid.
CLASSE CHIMICA
QUINAZOLINONI È una nuova famiglia di fungicidi.

(F) SINTESI DEI LIPIDI E DELLE MEMBRANE CELLULARI o trasporto/integrità di membrana o funzione

F3
RESISTENZABASSO-MEDIO RISCHIO all’interno di F3 (tra tiofosfati e tiadazoli)
CLASSECHIMICA
TIOFOSFATI (FOSFORGANICI)

F4
BASSO-MEDIO RISCHIO all’interno di F4. Limitare il numero di interventi fogliari/anno su una coltura
considerando complessivamente tutte le applicazioni eseguite con le sostanze attive del gruppo F4,
ovvero propamocarb.
CLASSE CHIMICA
CARBAMMATI Inibiscono alcuni processi di biosintesi della membrana cellulare.

(G) BIOSINTESI DEGLI STEROLI NELLA FORMAZIONE DELLEMEMBRANE CELLULARI


G1
MEDIO RISCHIO DI RESISTENZA E RESISTENZA INCROCIATA IN G1. Linee guida per gestione della
ResistenzaLimitare il n° di interventi/ anno su una coltura considerando complessivamente tutte
leapplicazioni eseguite con le s.a. del gruppo G1.

CLASSE CHIMICA
IMIDAZOLI
Comprendono prodotti sistemici aventi attività preventiva, curativa ed eradicante.
TRIAZOLI
I triazoli sono un gruppo di fungicidi molto vasto caratterizzato da attività di tipo sistemico; sono entrati
da diversi anni sul mercato e la famiglia si arricchisce in continuazione di nuove sostanze. In generale
sono prodotti dotati di attività nei confronti di Oidio, Ticchiolatura, Monilia, Ruggine, Cercospora, ecc.

(H) BIOSINTESI DELLA PARETE (inibitori sintesi del glucano)

(I) Inibitori della sintesi della melanina nella parete cellulare

(M) prodotti chimici con azione multisito

(NC) non classificato

(P) induzione delle difese della pianta ospite

(U) modalità d'azione sconosciuta

(BM) prodotti biologici con più modalità d'azione :

IFUNGICIDI: PRODOTTI MICROBIOLOGICI


Sono prodotti fitosanitari caratterizzati da principi attivi a base di microrganismi (funghi o batteri) aventi
azione fungicida.
“GRUPPO MOA” MECCANISMO D’AZIONE: NON CLASSIFICATI
PROPRIETÀ PERICOLOSE A LUNGO TERMINE PER LA SALUTE UMANA: NESSUNA

1FUNGHI ANTAGONISTI
Sono funghi contenuti in prodotti fitosanitari ad attività fungicida. Hanno la capacità di inibire lo sviluppo
di alcune malattie fungine. I prodotti fitosanitari a base di queste sostanze sono ammessi in agricoltura
biologica.
Tra gli antagonisti più noti ricordiamo:
☺☺Ampelomycesquisqualis
È un microrganismofunginoantioidico impiegato per la difesa biologica della vite e di altre colture tra
cui cucurbitacee, solanacee, fragola e ornamentali (rosa). È un fungo comunemente presente in natura
che vive a spese di tutti gli oidi appartenenti alla famiglia Erysiphacee. Le spore di A. quisqualis,
distribuite con il trattamento, una volta giunte a contatto con il micelio dell'ospite, germinano e danno
origine ad un tubetto che parassitizza il micelio dell'oidio penetrando al suo interno.
Nel caso della vite è possibile utilizzare il prodotto anche durante il periodo di fine estate/autunno (nella
fase di pre-vendemmia o post-vendemmia) contro i cleistoteci, ovvero gli organi svernanti dell’oidio, in
modo da abbassare l’inoculo nell’anno successivo. A. quisqualis agisce a temperature più basse dello
zolfo (è attivo già a 12°C).
Questo microrganismo può essere conservato a temperatura ambiente per circa 12 mesi e per circa 2
anni a temperature comprese tra 4 e 8°C.

☺☺ConiothyriumminitansÈ efficace contro varie specie di Sclerotinie di numerose orticole ed altre


colture. Il prodotto deve essere applicato al terreno o sui residui della coltura precedente. Una volta
incorporato nel suolo, attacca gli sclerozi del patogeno che sono strutture atte a garantire ai funghi una
lunga sopravvivenza. In particolare, le spore del microrganismo germinano e originano un micelio che
nel giro di 2-3
2 BATTERIANTAGONISTI
In questo caso, si tratta di batteri antagonisti che rientrano nella composizione di biofungicidi autorizzati
di recente.

☺☺Bacillussubtilis: È un batterio ubiquitario che agisce nei confronti di diverse crittogame e batteriosi,
con modalità preventive, sottraendo sostanze nutritive e spazio ai microrganismi patogeni.
Oltre ad un’azione di competizione, il batterio produce una serie di metaboliti che contribuiscono al
contenimento delle avversità. A seconda del formulato commerciale, può essere utilizzato contro la
Botrite della vite, della fragole e di alcune orticole, la Ticchiolatura ed il Colpo di fuoco batterico delle
pomacee. Eccezione: secondo le indicazioni del FRAC, B. subtilis può essere considerato del GRUPPO
MOA“ F”:

Resistenza:
Tutti i fungicidi di uno stesso gruppo controllano le stesse malattie. La resistenza per un patogeno
comporta resistenza alla classe.

I fungicidi hanno contribuito all'innovazione soprattutto con l'avvento di nuovi composti ad azione
fisiologica mirata (per es. benzimidazoli, tiofenati, fenilcarbammati, fenilammidi, ecc.), spesso capaci di
penetrare all'interno della pianta (citotropici e sistemici), di uccidere il fungo parassita in ogni suo stadio
di sviluppo (eradicanti) e talora perfino di aumentare la resistenza biologica della pianta all'attacco del
parassita (per es. fosetyl AI); bisogna aggiungere però che l'estrema specificità di azione dei nuovi
fungicidi ha spesso provocato fenomeni di resistenza del parassita al fungicida.

Resistenzaa fungicidi e riduzione del rischio (Resistenza acquisita ai diversi prodotti fitosanitari)

In generale negli ultimi anni si è assistito all’introduzione di nuovesostanzeattive dotate spesso di


elevata specificità, spiccata efficacia e attivitàsistemica.
Ciò ha permesso di ampliare la gamma dei prodotti disponibili, ma l’uso ripetuto di questi PF ha portato,
in tempi brevi, ad effetti collaterali negativi.

Fra questi il più pericoloso e il più difficile da “gestire” è quello della resistenza (OVVERO modificazioni
stabili ed ereditabili di un patogeno ad un fungicida), cioè una sensibilità ridotta da parte di un
parassita animale o vegetale nei confronti di un certo PF; questo fenomeno può essere il risultato di
un cambiamentogenetico.

Come già detto in precedenza, sono da limitare interventi con finalità curative e soprattutto eradicanti,
poichè possono dar luogo all'insorgenza di fenomeni di resistenza, nonchè per definizioneè:

InfattiI fattori di rischio alla resistenza sono legati

alprodotto

al tipo di patogeno

allestrategie di difesa.

Relativamente aiPF, alla loro famiglia chimica o al loro meccanismo d’azione sono più a rischio:

1 le sostanze che abbiano già manifestato fenomeni di resistenza (anche per famiglie e meccanismi
d’azione);

2 a possibile resistenza incrociata (intra famiglia o per meccanismo d’azione);

3 il meccanismo di azione specifico (monosito);

4 l’elevata persistenza del preparato commerciale.

Relativamente al patogeno il rischio aumenta con il maggior numero e frequenza dei cicli di infezione.

Relativamente alla strategia di difesa si ricorda che il rischio aumenta con:

1 il numero e la frequenza dei trattamenti effettuati, in particolare con la stessa famiglia chimica;

2 l’utilizzo di dosaggi impropri;

3 l’utilizzo del PF in presenza di infezioni con finalità curative - eradicanti;

4 l’utilizzo di una sola sostanza attiva, senza alternare con PF a differente meccanismo di azione e
preferibilmente multi-sito, o comunque di sostanze di cui sia nota l'assenza di resistenza

Strategie anti-resistenza
I più recenti indirizzi operativi in materia di ri-etichettatura dei PF, in merito alla problematica
resistenza, prevedono le seguenti indicazioni strategiche.
Nei casi in cui debba essere adottata una strategia antiresistenza per i PF dedicati alla difesa viene
indicato il numero massimo di trattamenti per ciclo colturale ed eventualmente per anno, anche in
relazione ad altre sostanze attive caratterizzate dal medesimo meccanismo d’azione.
Vengono inoltre inserire indicazioni, quali: “per evitare l’insorgenza di resistenza non applicare questo o
altri PF contenenti [indicare la sostanza attiva o la classe di sostanze, a seconda del caso] più di
[numero di applicazioni o durata da precisare]. Si consiglia comunque l’impiego alternato con prodotti
caratterizzati da diverso meccanismo d’azione”.
Nei casi in cui debba essere adottata una strategia antiresistenza per diserbanti viene indicato: “per
prevenire la comparsa di infestanti resistenti è necessario miscelare o alternare il prodotto con erbicidi
caratterizzati da diverso meccanismo d’azione”.

Fac-simili nuove etichette


Negli esempi seguenti presentiamo alcuni fac-simili di etichette. I fac-simili sono volutamente
semplificati per mettere maggiormente in evidenza le differenze fra le due normative (DSD/DPD e CLP) e
ovviamente si riferiscono a prodotti di fantasia.

esempi CAPITOLO 3.9 FAXSIMILE ETICHETTE

Metodi per la rilevazione e quantificazione della resistenza in patogeni fungini


- Verificare casi di sospetta resistenza
- Segnalare la comparsa di forme resistenti
- Seguire l’evoluzione della resistenza
- Verificare l’efficacia delle strategie anti- resistenza
- Modulare la scelta dei fungicidi a livello locale
- Migliorare le conoscenze

Campionamento
Un numero eccessivo di campioni può essere inutile ai fini del monitoraggio.

CON PIASTRA PETRI

CON PCR IN TEMPO REALE: La Real time PCR - anche nota come
Quantitative PCR, abbreviato qPCR - è un metodo che simultaneamente amplifica (reazione a catena
della polimerasi o PCR) e quantifica il DNA, simile ma da non confondere col metodo RT-PCR (Reverse
Transcriptase -PCR).
Il DNA è amplificato da reazioni a catena della DNA-polimerasi. Dopo ogni turno di amplificazione, il DNA
è quantificato. I metodi comuni di quantificazione includono l'uso delle colorazioni fluorescenti che
intercalano con il DNA doppio-filamento (ds) e gli oligonucleotidi modificati del DNA (denominati sonde)
che sono fluorescenti una volta ibridati con un DNA.
Spesso la PCR real-time è combinata con la PCR Retro Trascrizionale (RT-PCR) per quantificare i livelli di
espressione di specifici RNA: la retro-trascrizione (o trascrizione inversa) produce del DNA
complementare a singolo filamento detto cDNA (complementary DNA) mantenendo inalterati i rapporti
relativi di concentrazione delle diverse specie degli RNA. In questo modo è possibile, ad esempio,
misurare l'espressione relativa di un gene ad un tempo particolare, o in una cellula o in un tipo
particolare di tessuto. La combinazione di queste due tecniche è spesso denominata RT-PCR
quantitativa.

ALTRI SAGGI:
IN VIVO: su sezioni della piante intere od organi/porzioni di tessuto

IN VITRO: su substrati agarizzati e addizionati di fungicida.


Si procede con :
-Conteggio delle colonie
-Germinazione conidica
-Crescita micelica

Saggi di germinazione sulle oospore:


1: •Isolamento delle oospore
•Risospensione in acqua dopo filtrazione

2: Incubazione di 1200 oospore a 20°C su:


1. Substrato di controllo (agar-acqua 1%)
2. Agar-acqua addizionato con fungicida
• Concentrazione discriminante
• Concentrazione crescente

3: Conteggio delle oospore germinate, Trascorsi 7-10-14 Giorni dall’inoculazione


4: Calcolo delle percentuali di germinazione e Calcolo della percentuale di oospore resistenti (RO)

MOLECOLARI: con PCR oppure PCR in tempo reale


-Resistenza associata ad una alterazione genica
-Presenza/assenza di mutazioni (SNPs)
- Percentuale di allele mutato
-Interpretazione del risultato (ploidia,eterocariosi,eteroplasmia)

VANTAGGI SVANTAGGI

Conclusioni
La tecnica ideale è In grado di fornire risultati:
- realistici
- quantitativi
- riproducibili
- di facile ed univoca interpretazione
- Di facile applicabilità (dotazione strumentale, competenze dell’operatore, ecc.)
- Economica, ad elevata processività in tempi brevi

VEDERE ADESSO MECCANISMO D'AZIONE FUNGICIDI


CLASSIFICAZIONE FRAC

RIASSUMENDO:
QUALI SONO LE PRINCIPALI MALATTIE FUNGINE DELLE PIANTE?Tra le principali malattie fungine
troviamo l'oidio ("malbianco"), la ruggine, la monilia (Monilina), la sclerotinia, la septoria, la
phytophtora, il fusarium, la ticchiolatura, l'alternaria, la botrite (muffa grigia) e il black spot.

I fungicidi hanno effetto antimicotico ed antisettico, riducono l'umidità dell'ambiente, potenziano


le difese naturali delle piante e bloccano la germinazione dei conidi dei funghi. Hanno effetto bagnante
ed emulsionante per proteggere le piante.
DOVE SI USA LA FUNGICIDA?La fungicida si usa in tutte le coltivazioni, sia nell'orto che nel frutteto e in
giardino. A causa dell'irrigazione frequente, di un'ambiente costantemente caldo e umido, della
presenza di ristagni idrici oppure terriccio infetto i funghi possono trovare un'ottimo ambiente per
diffondersi. In serra, sui prati, nei vasi e anche su coltivazione all'aperto come orti, vitigni e frutteti, la
presenza di malattie fungine è molto elevata. Generalmente i funghi proliferano in maniera più intensa
quando le temperature sono intorno ai 20-25 °C e l'umidità è molto elevata.

SU QUALI PIANTE SI USA LA FUNGICIDA?La fungicida si usa su tantissime piante in orticoltura,


frutticoltura e in floricoltura, spesso doveil terreno è sempre bagnato e su vegetazioni che richiedono
costantemente un'ambiente caldo e umido (es. in serra). Le piante e ortaggi con foglie verdi (spinaco,
insalata e lattuga, sedano, basilico, rosmarino ecc.) vengono facilmente affette da oidio e
peronospora. Piante ornamentali come ciclamino, crisantemo, garofano e bulbose vengono spesso
affette dalla fusariosi. Gli alberi e piante da frutto spesso sono affetti da oidio e peronospora dei frutti.
Le rose sono soggette agli attacchi di oidio, ruggine, ticchiolatura della rosa. Le piante ornamentali sono
disposte alle malattie causate da alternaria e black spot, le viti e l'uva vengono spesso attaccati dalla
botrite (muffa grigia) e dallo oidio della vite. Il tappeto erboso spesso viene affetto dalla ruggine.

QUANDO E COME SI USA LA FUNGICIDA?


La fungicida solitamente si utilizza durante le stagioni più umide e piovose come in primavera e in
autunno. I fungicidi si applicano direttamente sulle piante, frutti, ortaggi e prato, vaporizzati oppure con
irrigazione. E' importante non solo ripetere i trattamenti finchè la malattia è presente ma continuarlo - a
seconda del problema e del prodotto utilizzato - anche dopo la scomparsa di essa per prevenirne la
ricomparsa. Ci sono funghi che possono sopravvivere sulle piante anche a temperature più basse e
riprendere l'attività non appena le condizioni climatiche diventano per loro favorevoli.
I fungicidi, che siano naturali o meno, vanno sempre usati con cautela per ridurre l'impatto su umani ed
animali. Importante fare analisi sul problema, identificare le avversità e leggere sempre l'etichetta del
prodotto prima dell'utilizzo!
I trattamenti sulle piante attaccate dai funghi vanno fatti alla comparsa dei primi sintomi spruzzandole le
parti colpite almeno 2 volte a settimana e se il clima è umido anche a giorni alterni.I trattamenti vanno
sempre effettuati nelle prime ore del mattino, irrorando accuratamente la pianta ed anche la pagina
inferiore delle foglie.

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