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Ingegneria Sanitaria-Ambientale - Prof.


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Lezione 1 aprile 2019

Stiamo cercando di capire quali sono i fattori che influenzano i processi biologici,
ovvero quei processi che permettono di trasformare quelle sostanze che fisicamente
hanno una composizione tale da non poter essere rimosse dal flusso di acqua in ingresso
all’impianto, in quanto classificate come sospese non sedimentabili e disciolte.
Studiamo i fattori che influenzano il processo biologico perché vogliamo avvalerci di
alcune sue proprietà interessanti. In particolare, i microorganismi trasformano attraverso
un processo di ossido riduzione le sostanze disciolte e non sedimentabili in
sedimentabili. Trasformano in nuova materia cellulare quelli che diventano quindi a tutti
gli effetti dei fanghi attivi, intendendo con questo termine non sostanze di natura inerte,
ma biomassa: quindi non sostanza morta ma sostanza cellulare viva (microorganismi,
per la maggior parte batteri). Il processo biologico è al centro degli impianti di
depurazione (ma si può trovare anche in altri comparti di ingegneria sanitaria) poiché
molto efficace. Stiamo cercando così di capire quali sono i fattori che accelerano il
processo e allo stesso tempo che questo avvenga in modo controllato. In particolare,
accelerare evidenziando i fattori che lo favoriscono per avere delle cinetiche il più
possibile veloci, in modo tale da soddisfare il principio che a parità di volume di acqua
che vogliamo trattare, avendo delle cinetiche maggiori riusciamo ad ottenere volumi più
piccoli. I volumi nel trattamento delle acque reflue sono abbastanza elevati.

Trattamenti biologici
REATTORI BIOLOGICI

I contenitori (cilindri graduati, vasche, etc.) in cui si verificano le


reazioni chimico – biologiche, vengono comunemente chiamati
reattori biologici.
Le loro caratteristiche idrauliche influenzano lo sviluppo delle
reazioni.
Principali tipi di reattori biologici
1) Reattore discontinuo (batch):
Il reattore viene riempito all’inizio delle operazioni e svuotato alla fine del
processo.
Tempo di permanenza: uguale per tutte le particelle (tempo fra riempimento e
svuotamento del reattore.
Esempi: cilindri per la misura del BOD, vasche a f.a. e stagni biologici ad
alimentazione discontinua per il trattamento di scarichi produttivi, anche
continui o discontinui.
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Il contenitore all’interno del quale avviene il processo biologico prende il nome di


reattore biologico.
Il reattore contrariamente alla complessità del fenomeno non deve avere una struttura
complessa e particolare. Prendono il nome di reattore biologico perché all’interno
avviene un processo biologico. I reattori biologici si possono classificare in:
• Reattore in discontinuo (batch): la portata in ingresso è uguale a quella uscita e
uguale a zero. Il tempo di permanenza è il tempo che le particelle di acqua stanno
all’interno di un dato volume ed è dato dal rapporto tra il volume e la portata.
Questo è chiamato anche HRT (hydraulics retention time). Il tempo di
permanenza è uguale per tutte le particelle e corrisponde al tempo che intercorre
fra riempimento e svuotamento del reattore.

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Trattamenti biologici
Principali tipi di reattori biologici:
2) Reattore continuo con flusso a pistone (plug-flow):
Vasca alimentata in continuo (condizioni stazionarie: Qin = Qout) con lunghezza
>> larghezza e altezza).
Si fa l’ ipotesi che la dispersione longitudinale sia nulla, mentre si ammette una
perfetta miscelazione in ogni sezione trasversale alla direzione di moto
dell’acqua.
Tempo di permanenza: pari al tempo di attraversamento delle vasca (V/Q) e
uguale per tutte le particelle.
L’effluente, alimentato con continuità nella sezione trasversale iniziale della
vasca, viene scaricato nella medesima successione dalla sezione finale.
Risposta del reattore all’immissione di un tracciante conservativo:

SEGNALE A SEGNALE A
GRADINO IMPULSO

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• Reattore in continuo con flusso a pistone: la portata non è più uguale a zero,
ma è diversa da zero. Ipotizziamo che la portata in ingresso sia uguale a quella
in uscita, quindi siamo nelle condizioni di moto permanente. Questi reattori
possono avere degli effetti per quanto riguarda l’obiettivo che abbiamo, ovvero
quello di ridurre le concentrazioni al fine di ottenere all’interno dell’acqua
trattata un residuo che sia compatibile con le caratteristiche del corpo idrico
recettore; in questa riduzione della concentrazione del carbonio misurata con
BOD ci può essere una componente che viene assolta dall’ idrodinamica del
reattore, ovvero da come l’acqua si muove all’interno del reattore. Per fare una
caratterizzazione del reattore, isoliamo il fenomeno che avviene in tante parti e
le analizzeremo singolarmente. Il primo fenomeno che si studierà è quello
dell’idrodinamismo. Stiamo quindi studiando l’effetto del come l’acqua si
muove all’interno del contenitore. In questo contenitore è immessa la sostanza
che studiamo e di cui vogliamo valutare l’andamento della concentrazione,
perché il nostro obiettivo è quello di ridurre la concentrazione. Questa sostanza
prende il nome di tracciante conservativo (non è una sostanza inquinante e non
cambia per effetto di processi biologici la propria composizione).

Nel reattore con flusso a pistone (plug-flow): tale reattore ha una dimensione prevalente
rispetto alle altre (la dimensione longitudinale è prevalente rispetto ad altezza e
larghezza). Inoltre, per semplificare il fenomeno, si fa l’ipotesi che vi sia una perfetta
miscelazione in ciascuna sezione trasversale. Tanto più questa sezione tende ad
allargarsi tanto più tendono a differenziarsi le concentrazioni. Ma noi stiamo ipotizzando
che questa sezione non sia eccessivamente larga in modo tale che abbiamo una
omogeneità della concentrazione lungo ogni sezione trasversale del reattore. Stiamo
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ipotizzando che tutte le sezioni trasversali del reattore sono a completa miscelazione. Il
tempo di permanenza di una particella all’interno della vasca è il tempo di
attraversamento della vasca, cioè il tempo pari a V/Q (rapporto tra volume e portata).
Il tracciante conservativo ha la caratteristica di non modificare la propria
concentrazione per effetto di fenomeni biologici, quindi resta inalterato (dC/dt=0), ma
cambia la concentrazione per effetti idrodinamici.
Ricordiamo che abbiamo due dC/dt:

1. dC/dt dovuto a fenomeni biologici;


2. dC/dt dovuto ad un bilancio di massa (differenza tra i flussi in ingresso e in
uscita).

Al fine di evidenziare le caratteristiche idrodinamiche di questa tipologia di reattore lo


immettiamo dentro la vasca in due modi diversi.
Inizialmente nel reattore la portata in ingresso è uguale a quella in uscita.
Improvvisamente immettiamo all’ingresso della vasca una data quantità del tracciante e
lo immettiamo in due modi diversi:
- Lo immettiamo nella vasca e lo manteniamo costante;
- Lo immettiamo, manteniamo l’immissione per un certo tempo e poi la
sospendiamo.

Ci posizioniamo all’uscita e vediamo che nel caso del:


• Segnale a gradino (ovvero quando immettiamo il tracciante nella vasca e lo
manteniamo costante): all’uscita rileviamo che la concentrazione è esattamente
uguale a quella dell’ingresso. Il segnale si mantiene costante traslato di un
tempo che corrisponde al tempo di attraversamento della vasca.
Il valore rappresentato con la linea spessa è il valore di concentrazione
all’uscita quindi se immettiamo al tempo to, la concentrazione qui è zero, dopo
un tempo pari al tempo di partenza più l’attraversamento V/Q il valore
improvvisamente sale al valore di c (valore della concentrazione che abbiamo
immesso al valore temporale to ovvero all’ingresso) e si mantiene costante
indefinitamente;

• Segnale ad impulso (immetto il tracciante al valore to e dopo un tempo 𝑡̅


sospendo l’immissione): vedo che la concentrazione all’uscita vale 0,
successivamente dopo un tempo pari all’attraversamento della vasca, il valore
si porta da 0 al valore di concentrazione c e si mantiene costante per il tempo
esattamente uguale a quella dell’immissione. Ho una traslazione del segnale
dall’ingresso verso l’uscita, quindi la risposta consiste in una traslazione
dell’immissione. La durata è esattamente la stessa e non si ha diminuzione
della concentrazione. E lo vedo dal fatto che se c è la concentrazione in
ingresso, lo è anche in uscita per entrambi i segnali. L’effetto è una traslazione
del segnale ma non ho variazioni delle concentrazioni.

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Trattamenti biologici
Principali tipi di reattori biologici:

3) Reattore continuo a miscelazione completa:

Vasca alimentata in continuo (condizioni stazionarie: Qin = Qout) con lunghezza


≈ larghezza ≈ altezza).
In questo tipo di reattore le particelle che entrano nella vasca sono disperse
istantaneamente in maniera uniforme in tutto il suo volume: non vi sono
pertanto gradienti di concentrazione da un punto all’altro della vasca.
Ad ogni istante di tempo la concentrazione di qualunque composto presente
nel reattore è costante, e pari a quella nella portata uscente.
Risposta del reattore all’immissione di un tracciante conservativo:

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• Reattore continuo a miscelazione completa: la portata in ingresso è uguale a


quella in uscita. I valori di larghezza, lunghezza e altezza sono tra loro
paragonabili. In questo reattore le concentrazioni sono uguali in ogni punto
della vasca e quindi anche quelle in uscita. Se io immetto una concentrazione
in questa vasca, questa si distribuisce in tutti i punti della vasca (è uguale) e
diventa uguale a quella in uscita. Anche in questo caso utilizzo un tracciante
conservativo e lo immettiamo in due modalità diverse e vediamo come il
reattore reagisce:
1. Segnale a gradino (lo immetto e lo mantengo costante nel tempo): il
valore di concentrazione che inizialmente immetto, diluendosi si porta
prossimo a zero. Poi continuo ad immettere concentrazione e la
risposta, cioè il valore di concentrazione, inizia ad aumentare. Dopo
un certo tempo (teoricamente infinito) ho che il valore di
concentrazione all’uscita è esattamente uguale a quello in ingresso,
poiché la capacità di diluizione legata alla differenza di
concentrazione inizialmente nulla e quella che immetto ha un valore
ben preciso, comporta che le due concentrazioni si eguagliano.

2. Segnale ad impulso (lo immetto, lo mantengo per un certo tempo e poi


sospendo la immissione del tracciante di concentrazione c nota): il
valore di concentrazione cresce, non appena smetto di immettere
concentrazione non cresce più e il valore inizia a decadere.

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Nel caso del reattore a completa miscelazione, dC/dt dovuto ai fenomeni biologici è
diverso da zero.

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Adesso vogliamo determinare l’andamento del segnale a gradino ed impulso con dei
passaggi matematici per calcolare il valore di concentrazione in uscita.
Lo si ricava con un bilancio di massa: la variazione di massa nel tempo è uguale alla
massa in ingresso meno la massa in uscita.
La variazione di massa nel tempo è dm/dt. Ma la massa la posso esprimere come
prodotto del volume per la concentrazione (massa/volume).
Scrivo quindi che:
𝑑𝑚 𝑑𝐶 ∗ 𝑉
=
𝑑𝑡 𝑑𝑡

Dalla regola di regolazione scrivo che:


𝑑𝑚 𝑑𝐶 𝑑𝑉
=𝑉∗ +𝐶 = 𝑚𝑖𝑛 − 𝑚𝑜𝑢𝑡
𝑑𝑡 𝑑𝑡 𝑑𝑡

Ma la derivata del volume liquido rispetto al tempo non varia nel tempo perché la
portata in ingresso è uguale a quella in uscita. Quindi non ho variazione di volume nel
𝑑𝐶∗𝑉 𝑑𝑚
tempo: mi rendo conto che scrivere è l’equivalente di .
𝑑𝑡 𝑑𝑡
La massa in ingresso nel reattore la posso scrivere come q*Co (Co= concentrazione in
ingresso), mentre la massa in uscita la posso scrivere come q*Cu (Cu= concentrazione in
uscita).
Avrò:
𝑑𝐶 ∗ 𝑉
= 𝑞 ∗ 𝐶𝑜 − 𝑞 ∗ 𝐶𝑢
𝑑𝑡
L’equazione di bilancio di massa:
𝑑𝐶
𝑞 ∗ 𝐶𝑜 = 𝑞 ∗ 𝐶𝑢 + 𝑉 ∗
𝑑𝑡
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Ma per definizione di reattore a completa miscelazione, la concentrazione in uscita Cu è


uguale a quella dentro la vasca e quindi Cu=C.
Se faccio questa ipotesi di reattore a completa miscelazione, mi rendo conto che
l’equazione è a variabili separabili, e la posso scrivere come:

𝑑𝐶 𝑞
= 𝑑𝑡
𝐶𝑜 − 𝐶 𝑉

I singoli termini sono descritti nella slide: q e V (volume liquido) sono costanti. Ed
inoltre dt è il passo temporale.
Integriamo la relazione tra il tempo 0 e t generico. Al tempo 0 la concentrazione dentro
la vasca e in uscita vale 0. Dopo di che immetto la concentrazione, si distribuisce
istantaneamente, ma il valore è praticamente prossimo a zero. Al tempo t generico, il
valore di concentrazione nella vasca vale C.
Se integriamo l’espressione viene fuori l’ultima espressione nella slide.

Consideriamo il segnale ad impulso. Al tempo t+𝑡̅ sospendo l’immissione perché il


segnale non cresce più. Il valore immesso è Co. Supponiamo che dopo il tempo t+𝑡̅ il
valore decade perché il non immetto più concentrazione, ma la portata inizia ad entrare
ed uscire, quindi inizia il fenomeno di diminuzione della concentrazione residua
all’interno del reattore. Calcoliamo i due rami della curva utilizzando il bilancio di
massa: la massa in ingresso meno quella in uscita è uguale alla variazione di massa nel
tempo.

𝑑𝐶
𝑞 ∗ 𝐶𝑜 = 𝑞 ∗ 𝐶𝑢 + 𝑉 ∗
𝑑𝑡

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Considero l’integrazione fino al tempo 𝑡̅


Superato il tempo 𝑡̅ succede che la massa in ingresso è uguale a zero. Quindi:

𝑑𝐶
0= 𝑞 ∗ 𝐶𝑢 + 𝑉 ∗ 𝑑𝑡
Integro questa relazione, ottenendo:

𝑡
𝐶 = 𝐶1 ∗ 𝑒 −𝑡∗

Dove 𝐶1 è il valore che determino dalla sospensione al tempo t(segnato).

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Trattamenti biologici
Confronto fra i reattore plug-flow e a completa mix
a) Alimentazione con tracciante conservativo:
il reattore plug-flow si limita a traslare nel tempo il segnale, senza ridurne
l’entità, tanto nel caso di segnale a gradino, quanto di quello a impulso.
Invece il reattore a completa miscelazione, nel caso di segnale a impulso,
riduce l’entità del segnale in quantità tanto maggiore quanto minore è la durata
del segnale stesso; invece nel caso del gradino, tale tipo di reattore si limita a
ridurre l’entità del segnale solo nella fase iniziale di alimentazione del reattore,
finendo per dare una risposta sempre più vicina al segnale stesso.

La situazione relativa ad un tracciante conservativo trova pochi riscontri nel


caso di reflui urbani, per i quali i composti presenti sono fortemente soggetti a
fenomeni di trasformazione (fisica, chimica, biologica), che ne modificano la
concentrazione nel tempo.
Eccezione: composti tossici, la cui presenza in fognatura può essere del tutto
occasionale: tale situazione può ricondursi a quella di segnale ad impulso, che
può essere ridotto solo nel reattore a completa miscelazione.

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Nel caso dei composti tossici, si ha che il segnale ad impulso può essere ridotto solo per
un reattore a completa miscelazione.
Nel reattore continuo con flusso a pistone (plug flow), la risposta è uguale al segnale sia
nel caso di segnale a gradino che ad impulso.
Nel caso invece di reattore continuo a completa miscelazione nel caso del segnale a
gradino ho un effetto di riduzione fin tanto che non raggiungo un tempo V/Q. In questo
tempo la risposta è uguale al segnale. Se il segnale permane nel tempo prestabilito, ho
un effetto di riduzione della concentrazione. Il valore di riduzione è da Co a C1.

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Trattamenti biologici
Confronto fra il reattore plug-flow e a completa mix

b) Alimentazione con tracciante non conservativo:


È la situazione più reale: nei processi biologici la rimozione del substrato segue
la cinetica definita dall’equazione di Michaelis-Menten, in cui la velocità di
rimozione del substrato è direttamente proporzionale alla concentrazione del
substrato stesso (caso particolare: reazione del primo ordine rispetto ad S).
È dunque possibile fare le seguenti considerazioni:
• nei reattori a miscelazione completa la concentrazione del substrato è
uguale in tutta la vasca e pari a quella della portata uscente, per cui la velocità
di rimozione risulta proporzionale a tale concentrazione (quindi ovunque
bassa).
• nei reattori con flusso a pistone la concentrazione del substrato è variabile
lungo la vasca, ed in particolare massima nella zona di ingresso e minima in
quella di scarico: così anche la velocità di rimozione risulterà variabile.

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Nel caso di tracciante non conservativo che cosa si verifica?


Ipotizziamo che questo tracciante non conservativo segua una legge di caso particolare
di reazione di primo ordine rispetto ad S, che è la concentrazione del substrato.
È dunque possibile fare le seguenti considerazioni:
• nei reattori a miscelazione completa la concentrazione del substrato è uguale
in tutta la vasca e pari a quella della portata uscente, per cui la velocità di
rimozione risulta proporzionale a tale concentrazione (quindi ovunque bassa):
la concentrazione è ovunque bassa perché la concentrazione in uscita dal
reattore è quella che finirà nel corpo idrico recettore ovvero 25 mg/l, che è la
cinetica dS/dt del primo ordine con il quale avviene questa reazione.
• Nel plug- flow invece avrò il valore di 25 mg/l nell’ultima sezione in uscita
ma nelle sezioni precedenti si ha una concentrazione che è diversa. In
particolare, la velocità di rimozione sarà massima all’ingresso dove il valore
di concentrazione è uguale a quello immesso e via via avrò un valore di
concentrazione che va cambiando. Nell’ultima sezione avrò il valore di
concentrazione uguale a quello del corpo idrico recettore.

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Facendo il confronto tra i due reattori viene fuori che la cinetica di degradazione
della sostanza organica nel reattore a completa miscelazione è sempre più bassa
rispetto a quello del reattore plug-flow. In particolare, queste due velocità di reazione
sono uguali solo in una sezione che è quella in uscita, dove devo rispettare i limiti di
legge in termini di residuo organico nell’acqua trattata, mentre la velocità di rimozione
del substrato del plug-flow è sempre maggiore in tutte le restanti sezioni. E quindi ne
consegue che il volume che devo mettere a disposizione a parità di carico rimosso è
maggiore nel caso del mix- flow perché la cinetica è più bassa. Quindi nel reattore a
completa miscelazione ho sempre cinetiche sempre maggiori del plug-flow e quindi i
volumi a parità di carico da biodegradare sono piccoli. Solo nell’ultima sezione sono
uguali a quelle del plug-flow.
Nel caso del plug-flow sia la cinetica che il valore di concentrazione è diversa in ogni
punto della vasca: è massima all’ingresso e minima all’uscita perché deve essere
compatibile con il corpo idrico recettore. E quindi se il valore di concentrazione va
cambiando lungo la vasca, cambia anche la cinetica, poiché è massima all’ingresso e
minima all’uscita.

Quindi verrebbe da utilizzare ovunque i plug-flow, ma spesso nella realtà si usa quello
a completa miscelazione perché nel segnale ad impulso (dove la concentrazione è
limitata) il reattore a completa miscelazione da qualche effetto di riduzione della
concentrazione all’interno della vasca, cosa che non ottengo nel plug-flow perché il
valore di concentrazione rimane lo stesso. Nel caso di sostanza tossica se utilizzo un
plug-flow avrò che il valore di portata in entrata è uguale a quello in uscita e quindi se
immetto l’inquinante che è possibile assimilare ad un tracciante conservativo di tipo
impulsivo che viene immesso, il valore della concentrazione rimane uguale. Mentre per
un effetto idrodinamico con il reattore a completa miscelazione posso realizzare la
riduzione della concentrazione dell’inquinante. Si preferisce quindi utilizzare un
volume più grande, ma ottenere alcuni vantaggi.

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Profilo di concentrazione di un tracciante non conservativo di un plug-flow.

Indico la lunghezza L della vasca e la concentrazione C.


Dove Se è il valore di substrato dell’effluente in uscita, S0 è il valore di substrato che
dobbiamo biodegradare. Ho che il substrato, partendo dal valore S0, cambia lungo le
sezioni della vasca e nell’ultima sezione è uguale a quello in uscita per rispettare i limiti
di legge. Se io considero la cinetica K1 sarà maggiore della cinetica K2 poiché
proporzionale ai valori di concentrazione.
Se considero il reattore mixed - flow devo avere in uscita così come in entrata il valore
di Se perché ho concentrazione uguale in ogni punto.
Deduco che questo valore in uscita Se a cui corrisponde una cinetica è uguale a quella
del mixed - flow ma questo ha cinetiche maggiori.

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Trattamenti biologici
Confronto fra i reattore plug-flow e a completa mix
Considerazioni conclusive:
Quindi a parità di concentrazione entrante e uscente, nel reattore plug-flow la
velocità di rimozione è ovunque maggiore di quella ottenibile con il reattore a
miscelazione completa (tranne che nella sezione di uscita, dove le due velocità
sono uguali), per cui il volume del reattore necessario risulta minore.
Invece, a parità di volume e di concentrazione entrante, il reattore plug-flow
garantisce concentrazioni nella portata uscente minori.
Tuttavia la maggior parte dei processi biologici viene eseguita in reattori a
miscelazione completa, perché questi garantiscono l’immediata dispersione
della portata in arrivo nell’intero volume del reattore, con conseguentemente
attenuazione degli effetti di eventuali presenze accidentali di sostanze tossiche
per la popolazione batterica, pur se in tal modo si ottiene una cinetica più lenta.
Come si ottiene la completa miscelazione?
- nei reattori aerati, con gli stessi dispositivi di aerazione;
- in quelli anossici e anaerobici, con specifici sistemi di miscelazione (meccanica,
idraulica).
Attenzione: la forma assegnata alla vasca influisce sulle reali condizioni di miscelazione
che in essa si verificheranno.
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Trattamenti biologici
REATTORI BIOLOGICI CON ALIMENTAZIONE IN
CONTINUO (condizioni stazionarie)
a) Sistemi a miscelazione completa - senza ricircolo

a1) Bilancio di massa per la biomassa batterica:

qxe − qxo = V ( − K d )xe

uscente entrante produzione netta in vasca


 velocità di crescita batterica [g- ]
Kd velocità di scomparsa batterica [g-1]

Ipotesi di crescita batterica (xe >> x0)


q = V ( − Kd )

Dividendo per V: 1 = t( − Kd ) con t = V/Q

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Ipotizziamo che il reattore sia senza ricircolo, ovvero il sistema ha una portata in
ingresso di biomassa q*xo e di substrato q*So e un valore di uscita q*xe e q*Se.
Siccome siamo nel caso senza ricircolo la portata q in ingresso è uguale a quella uscita.
La freccia che ruota in verso orario sta ad indicare che il reattore è a completa
miscelazione, al di sotto sono indicati i valori con la lettera “e” che sta ad indicare
l’effluente. Questo deve essere uguale ai valori di uscita perché a completa
miscelazione.
Analizziamo il sistema facendo un bilancio di massa. Il primo bilancio è per la biomassa
batterica, mentre il secondo bilancio è per il substrato:
• Bilancio di massa per la biomassa batterica: consideriamo l’equazione di
conservazione della massa di biomassa, cioè valutiamo qual è la variazione di
massa di biomassa nel tempo. La massa di biomassa nel tempo come cambia?
Abbiamo una massa che entra meno una massa di biomassa che esce e più una
variazione (c’è il più perché la biomassa cresce nel tempo).
Se scriviamo l’espressione della biomassa ottengo l’espressione nella slide:
qxe − qxo = V ( − K d )xe

La differenza di massa di biomassa uscente ed entrante è uguale alla variazione di


biomassa nel tempo (dx/dt). Se utilizziamo l’equazione di Monod, otteniamo che la
variazione di biomassa nel tempo è V( − K d)xe.
La cosa particolare è che nel bilancio compare la biomassa uscente meno quella entrante
perché la biomassa uscente è maggiore di quella entrante perché cresce.
Nell’ipotesi di crescita batterica, infatti, avremo che xe è maggiore di diversi ordini di
grandezza rispetto a xo, quindi è possibile trascurare la xo e ottengo l’espressione nella slide.

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E poi divido per V nel passaggio successivo.

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Trattamenti biologici
a) Sistemi a miscelazione completa - senza ricircolo
Adoperando per m la cinetica alla Monod:

Se
1 = t(Yvˆ − Kd )
k s+ S e
con:
Y coefficiente di crescita cellulare
v̂ velocità di rimozione del substrato

k s(1+ k d t )
da cui:

Se =
t(Yvˆ − kd ) −1

Quindi:
Se = f ( y, v̂, k d , k s )
Se = f (1/ t)
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Se utilizzo il termine Vmax di Monod: S/ks+S, ricavo l’espressione cerchiata. E facendo


dei passaggi ricavo l’espressione del substrato. Il substrato in uscita è una funzione delle
costanti in figura ed è funzione dell’inverso del tempo di detenzione idraulica (V/Q,
quindi a parità di Q anche funzione delle dimensioni della vasca).

Consideriamo adesso il bilancio del substrato: la variazione di massa di substrato nel


tempo (dm/dt) è uguale al prodotto del volume del reattore V per ds/dt, perché la portata
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è costante. E quindi V* ds/dt rappresenta la variazione di massa del substrato nel tempo.
Questa risulta essere uguale alla massa in ingresso meno la massa in uscita. La massa in
ingresso è maggiore di quella in uscita. (al contrario della biomassa perché è maggiore
quella uscente)
I passaggi sono scritti nella slide. Alla fine si ottiene l’ultima espressione nella slide (xe),
dove t è il tempo di detenzione, µ è il coefficiente cinetico e Y è il coefficiente di resa
cellulare.
Il tempo di residenza idraulico è il tempo che stanno le particelle all’interno del reattore.

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Trattamenti biologici
a) Sistemi a miscelazione completa - senza ricircolo

Definizione:

Tempo di residenza cellulare  (età del fango):


rapporto tra la biomassa presente in vasca e quella che si allontana con
l’effluente
x eV
= =t
x eq

Quindi in un sistema a completa miscelazione senza ricircolo cellulare il


tempo di residenza cellulare coincide con quello idraulico

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Il parametro età del fango: è il tempo che i microorganismi stanno all’interno del sistema
biologico (reattore). Formula in slide. Fa il paio con il tempo che le particelle stanno
nella vasca (tempo di detenzione = Volume liquido/portata Q alimentata). I
microorganismi stanno all’interno del sistema per un tempo medio (tempo di residenza
cellulare), che è dato dal rapporto tra la massa di biomassa presente nel reattore
biologico diviso la massa di biomassa che viene allontanata nell’unità di tempo dal
reattore biologico). Dimensionalmente ha la grandezza di tempo e rappresenta il tempo
che i microorganismi stanno mediamente nel sistema. Guardiamo la formula: al
numeratore abbiamo il prodotto del volume liquido per la concentrazione di biomassa
all’interno del sistema (vasca), mentre al denominatore si ha il prodotto della portata
uscente per la concentrazione. La concentrazione xe si può semplificare e quindi ottengo
che al numeratore ho il volume e al denominatore ho la portata. Scopro così che l’età del
fango è uguale al tempo di detenzione: significa che i batteri stanno mediamente dentro
il volume lo stesso tempo che le particelle di acqua stanno dentro il volume. Nel caso in
cui non effettuiamo il ricircolo otteniamo questo risultato, ma non sempre tale
circostanza si verifica. Il ricircolo infatti mi permette di separare il tempo di
detenzione idraulica dal tempo di residenza cellulare. Posso cosi controllare il tempo
che la particella di acqua o il microorganismo sta all’interno della vasca. t è diverso da
ϴ, a meno che non siamo in assenza di ricircolo.

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Se S la scriviamo come cinetica del primo ordine ricaviamo dopo una serie di passaggi
che il substrato è uguale substrato in ingresso diviso 1+k*t.
Questo vale per lagune e stagni biologici.

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17/04/2015

Trattamenti biologici
b) Sistemi a miscelazione completa - con ricircolo
cellulare

Bilancio di portata (q), biomassa (x) e substrato (S)

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Vediamo adesso la possibilità di introdurre un ricircolo del fango, questo consiste in un


flusso di massa di biomassa che dalla vasca di sedimentazione viene reimmesso nel
reattore biologico. Quindi ho una massa di biomassa e una massa di substrato che
entrano nel reattore biologico (x0, S0) avvengono i processi biologici, la biomassa cresce
di concentrazione mentre il substrato decresce. Dopo di che questi valori di biomassa e
substrato si inseriscono all’interno del sedimentatore. Succede che nel sedimentatore si
ha una variazione di concentrazione delle particelle di tipo sedimentabili, mentre quelle
che sono disciolte non variano. Siccome la biomassa è particellata quindi la biomassa
cambia di concentrazione tra quello che entra e quello che ho sul fondo. In particolare,
ho un aumento della concentrazione perché entra una concentrazione nel sedimentatore
ed escono due flussi: uno dal fondo con una concentrazione più del doppio di quella di
ingresso e una uscita di biomassa dalla canaletta di sfioro che dovrebbe essere prossima
a zero. Una parte della biomassa che esce dal fondo, la ricircolo, cioè la rimetto in testa
al reattore biologico. Ovviamente lo stesso faccio per il substrato. Questo è solubile,
cioè non varia per processi fisici e sedimentazione: vuol dire che se S è il substrato che
entra all’interno del sedimentatore lo ritrovo sul fondo dell’uscita. In definitiva ottengo
che la concentrazione in termini di substrato del reattore biologico è quella che ottengo
all’uscita del sistema Se (e indica l’effluente) cioè i 25 mg/l che devo garantire allo
scarico che ho all’interno del reattore biologico. Nel caso infatti di completa
miscelazione Se è all’interno del reattore e lo ritrovo in uscita. Se assumo che nel
sedimentatore non si verificano processi biologici, ho che il substrato non varia e quindi
ho nel reattore a completa miscelazione e dopo nel sedimentatore Se, in uscita verso lo
scarico Se e in ricircolo Se. Quindi con il flusso di estrazione dal fondo del
sedimentatore, ricircolo una massa di biomassa ispessita cioè quasi con il doppio di
concentrazione rispetto a quella del reattore biologico e anche una piccola massa di
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17/04/2015

substrato di concentrazione Se (piccola rispetto a quella di ingresso al trattamento pari a


S0). Non tutto il fango viene mandato in ricircolo, infatti un eccesso di fango viene
avviato alla linea fanghi e una parte la ricircolo. In ingresso ho una concentrazione di
biomassa pari a xo, una concentrazione di substrato misurata col BOD misurata come So.
Nella vasca ho un valore di substrato Se, una concentrazione x che è uguale a quella in
uscita, una portata che per bilancio delle portate sarà uguale a q+qr e che ho all’interno
del sedimentatore finale. Quindi in questo entra q+qr e ho poi un’uscita dal
sedimentatore qe = q-qs con concentrazione di biomassa xe e di substrato Se. Sul fondo
ho una concentrazione xf (fango) che si ripartisce in due flussi: uno che ricircolo e uno
che è in supero. Ho poi una portata qr di ricircolo e una di supero qs.
Ricordiamo che dS/dt è proporzionale al valore di concentrazione della vasca.

Trattamenti biologici
b) Sistemi a miscelazione completa - con ricircolo cellulare

Fase di avviamento:
• Poiché dS/dt è proporzionale a x, all’inizio la concentrazione della biomassa è
tale da garantire una lenta depurazione (rimozione in cinque giorni del
BOD5=65% So)
• La piccola quantità di fango (solidi sedimentabili) estratta dal sedimentatore
viene ricircolata nel reattore, per aumentare x fino a x*
• In qualche settimana si raggiunge la situazione di regime (x*), oltre la quale
occorre estrarre parte del fango (fango di supero), in modo che fango in
crescita = fango estratto
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Trattamenti biologici
b) Sistemi a miscelazione completa - con ricircolo cellulare

Reattore senza ricircolo


Reattore con ricircolo

Tempo di residenza cellulare  (età del fango):

x eV Vx Vx
= =t =  t
x eq qs xr + (q − qs )xe qs xr

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Calcoliamo il tempo di detenzione idraulica: la massa di biomassa presente nel sistema


divisa quella che viene allontanata nell’unità di tempo. La biomassa viene allontanata:
un flusso viene allontanato con la canaletta di sfioro e un flusso va alla linea fanghi. Il
primo è pari a (q − qs )xe, mentre il secondo è qs xr.
Scrivo il rapporto V*x (massa di biomassa presente nel sistema) e quella in uscita.
Trascurando il termine (q − qs )xe (lo posso trascurare perché xe è un valore della
concentrazione uscente dal sedimentatore. Se il sedimentatore funziona bene avrò un valore
molto più basso rispetto ai valori x e xr. In particolare, xe è intorno ai 35 mg/l, mentre xr è
intorno ai 10000 mg/l, x è intorno ai 4000-5000 mg/l). Se trascuro quindi il termine, ottengo
che l’età del fango non è più uguale al tempo di detenzione idraulica t: in particolare il
tempo che i microorganismi stanno nel sistema è diverso dal tempo che le particelle di
acqua stanno nel sistema. Quindi con il ricircolo riesco a separare i fenomeni idraulici dai
biologici.

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17/04/2015

Consideriamo il bilancio di massa di biomassa e della massa di substrato. Dobbiamo


stare attenti ai confini del sistema per calcolare questa massa. Devo quindi stare attento
al contorno. Nel caso del bilancio di massa di biomassa il contorno è quello segnato in
rosso.
Considero il principio di conservazione della massa: massa in ingresso meno in uscita.
Quella in ingresso è più piccola di quella in uscita. La massa in ingresso è pari a q* xo
più la variazione di biomassa nel tempo (cresce) che è espressa con l’equazione di
Monod. La massa entrante è uguale alla massa uscente, che sono due, ovvero una dalla
canaletta e una linea del reattore. Poiché xo e xe sono prossimi a zero, ottengo
l’espressione:
V ( − K )x = q x
Facendo alcuni passaggi ricavo che il substrato Se è funzione delle costanti e del tempo
di residenza cellulare. Nel caso del reattore senza ricircolo invece era funzione del
tempo di detenzione idraulica. Infine ricavo che il rendimento è funzione del tempo di
residenza cellulare.

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17/04/2015

Trattamenti biologici
PROCESSO A FANGHI ATTIVI
Trattamento di tipo aerobico condotto mediante una più o meno
prolungata aerazione della miscela presente nel reattore biologico, la
biomassa è mantenuta sospesa, in forma di fiocchi rimossi dal liquido
per sedimentazione.
• Origini: Andern e Lockett, 1914, Inghilterra
• Motivo del nome: si utilizza la produzione di una biomassa “attiva”

Schema tipo del processo

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Andem e Lockett hanno realizzato il sistema a fanghi attivi che è costituito dal reattore
biologico, dal sedimentatore e nel reattore biologico c’è un flusso di aria che permette
dei processi di tipo aerobico (cinetiche alte). All’interno del sistema si utilizza una
biomassa attiva. All’interno della vasca abbiamo dei fenomeni di ossido- riduzione che
portano ad una riduzione del substrato solubile, ma anche ad una ossidazione del
substrato particellare per mezzo di un fenomeno di accumulo del substrato all’interno
del fiocco con produzione di enzimi che trasformano anche il particellato in solubile
attraverso un fenomeno di idrolisi (bioflocculazione).
Il reattore è di tipo biologico e nel sedimentatore avviene la separazione solido liquido,
con inspessimento del fango e un parziale ricircolo e avvio alla linea fanghi.
Con il ricircolo voglio aumentare il valore di concentrazione all’interno del reattore
perché più alto è il valore di concentrazione del reattore, maggiore sarà la cinetica.
Quindi dx/dt è direttamente proporzionale ad x: quindi se aumento la concentrazione di
biomassa nel reattore, aumento la cinetica, quindi riduco i volumi che devo mettere a
disposizione.

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17/04/2015

Trattamenti biologici
PROCESSO A FANGHI ATTIVI – principi generali (1)
I reflui sono immessi in un reattore contenente colture di batteri mantenuti in
sospensione in condizioni aerobiche.

Nel reattore l’aerazione e la miscelazione sono assicurate da mezzi artificiali.


Le condizioni idrodinamiche nel reattore sono prossime a quelle di completa
miscelazione.

I microrganismi presenti nelle vasche di aerazione si aggregano in colonie


(fiocchi), costituiti da batteri fiocco-formatori e filamentosi (scheletro).
Il substrato organico viene rimosso per effetto di due diversi processi:
• assimilazione delle sostanze organiche disciolte per il metabolismo delle
biomasse;
• agglomerazione dei solidi sospesi all’interno dei fiocchi (bioflocculazione);
I fiocchi così formati (costituiti da substrato sospeso e biomassa) sono rimossi
nella sedimentazione finale.

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17/04/2015

Trattamenti biologici
PROCESSO A FANGHI ATTIVI – principi generali (2)

Dall’unità di sedimentazione, il liquame chiarificato (depurato) viene scaricato,


mentre i microrganismi sedimentati (fango) sono in parte ricircolati nel reattore
biologico al fine di mantenere alta la concentrazione di biomassa attiva (fango
di ricircolo) e in parte avviati alla linea fanghi (fango di supero).

N.B: poiché nella vasca di aerazione vengono prodotti continuamente nuovi


microrganismi, se tutto il fango attivo venisse ricircolato, aumenterebbe
indefinitamente la sua concentrazione: occorre pertanto che parte dei fanghi
sedimentati venga estratto dal sistema e avviato alla linea fanghi.

Va osservato che non si fa mai riferimento alla concentrazione batterica vera e


propria, ma si ricorre ad una misura indiretta, ed in particolare a quella dei
solidi sospesi volatili (oppure dei solidi sospesi totali, assumendo che ci sia un
rapporto costante tra i SSV ed i SST, per i reflui urbani generalmente pari a
0,7).

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Alcune ipotesi: misuro il substrato come BOD, mentre la biomassa come solidi sospesi
volatili.
Inoltre la biomassa è il 70% dei solidi sospesi totali.

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17/04/2015

Considero adesso il bilancio del substrato per il reattore per ricavare la concentrazione
della biomassa in vasca: substrato in ingresso meno quello in uscita è uguale alla
variazione di substrato nel tempo. svolgendo alcuni passaggi ottengo il volume del
reattore (dove Kd è il coefficiente di scomparsa).
La procedura di dimensionamento del reattore è nella slide:
1. valutazione (anche sperimentale) delle costanti cinetiche Ks, Kd, Y e v̂
2. fissato il valore Se per il BOD del refluo trattato, si ricava il valore di 
Fisso il valore di Se perché devo garantire i 25 mg/l.
3. nota la portata e la concentrazione So del BOD nel refluo alimentato, si ricava il
volume del rettore.

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17/04/2015

g =giorno

Ho difficoltà ad applicare il criterio razionale per il dimensionamento del reattore, infatti


non viene utilizzato molto.
Si preferisce infatti utilizzare un criterio empirico che è basato su in coefficiente C F.
Questo coefficiente rappresenta la massa di substrato avviata nel sistema diviso la massa
di biomassa presente all’interno del sistema q*So/x*V dove So è il substrato che entra
nella vasca, x è la concentrazione di biomassa nel bioreattore e V è il volume del
bioreattore.
Se il valore di q lo porto al denominatore otteniamo So/x*t.

Molto importante è anche il carico organico in slide (portata alimentata per il substrato).

Scrivo kgBOD perché ho una massa di substrato organico.


Scrivo kgSST*g perché ho una massa di biomassa.
Il tempo g lo misuro in giorni.

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17/04/2015

Il parametro carico organico posso collegarlo alle costanti cinetiche. In particolare se


considero il bilancio di substrato nel reattore biologico e dividendo per il carico organico
ricavo ƞ. Ed infine ricavo il carico del fango come il rapporto tra la velocità di crescita e
il rendimento biologico.

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17/04/2015

Lezione 2 aprile 2019


Il dimensionamento razionale del reattore usa le seguenti formule derivanti dal bilancio
di massa del substrato:

Il substrato si misura in termini di BOD, la biomassa in termini di SSV frazione dei SST.
Ecc. ecc.

Il parametro del fango era stato già introdotto ed era stato chiamato FM. Con questo
parametro ci ricolleghiamo alla lezione in cui è stato analizzato il comportamento dei
microorganismi in una prova batch, a seguito dell’immissione nel contenitore di una
concentrazione di microorganismi e di un substrato noto. Abbiamo visto cosa accadeva
al substrato della biomassa nel tempo: si trasforma il substrato in una nuova materia
cellulare a seguito di un processo di ossido- riduzione dove la materia organica si ossida
e quindi cede elettroni (donatore) all’ossigeno. Avviene così un processo ossido-
riduttivo in condizioni aerobiche. Non è sempre la materia organica che si ossida, il
componente ossidante e il riducente si scambiano: una volta diventa accettore di
elettroni l’azoto e una volta l’azoto sotto forma ossidata.
Dobbiamo stare attenti al componente che si ossida e che si riduce in questo passaggio
di elettroni. Nel passaggio di elettroni ci sono numeri ossidativi e bilanci energetici che
favoriscono o sfavoriscono determinate condizioni di ossidazione. In particolare, dal
punto di vista energetico, prevalgono se disponibili le condizioni di metabolismo
aerobico e poi seguono quelle di tipo anossico o anaerobico se non è disponibile
ossigeno. Abbiamo identificato 5 fasi: la prima fase in cui i microorganismi si
orientavano, detta fase di acclimatazione. Questa fase è poco significativa data la
instabilità e variabilità, per cui l’attenzione si è incentrata sulle quattro fasi che sono di
crescita illimitata, limitata, la fase stazionaria e fase endogena. Il passaggio da una fase
all’altra è il rapporto F/M ovvero il rapporto tra la disponibilità di substrato (food) in
relazione ai microorganismi (M).
La condizione di passaggio dalla fase illimitata a quella limitata è il rapporto pari a 2,
cioè quando il cibo è superiore a due volte i microorganismi si passa dalla condizione di
crescita illimitata a limitata. Il rapporto F/M non è adimensionale, ma ha le dimensioni
di un tempo. Ma siccome dobbiamo ricordare che al denominatore ci sta il carbonio che
misuriamo come BOD e allora riportiamo al numeratore kgBOD, mentre al denominatore
kgSST*g. Per la misura degli organismi viventi utilizziamo quindi gli SST, mentre per il
substrato utilizziamo BOD. Il BOD non è un inquinante, ma è una misura indiretta della
sostanza inquinante. Per quanto riguarda i batteri invece utilizziamo i Solidi Sospesi
volatili. Il rapporto tra i SSV e SST(totali) è 0,7. Determino prima i totali e non i volatili
perché è più facile determinare i totali che i volatili. In particolare, per la determinazione
dei volatili abbiamo bisogno di tre strumenti: il cono, il filtro di 0,45 micron e la stufa.
Prendo il campione che contiene totali e volatili, faccio evaporare l’acqua e lo peso. Il
peso rappresenta totali più volatili, lo metto dentro la stufa a 550°C. Se avviene la
volatizzazione, riprendo il campione e lo faccio raffreddare e lo rimisuro. Tutte queste
fasi sono complesse e la precisione potrebbe essere bassa, per cui scoperto che il

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17/04/2015

rapporto è costante ed è 0,7 si decide di misurarli come SST.


Quindi il carico del fango non è costante e le dimensioni sono bloccate.
Il carico organico invece rappresenta la massa di sostanza inquinante che attraversa
un’unità di sezione in una unità di tempo che viene alimentata all’impianto di
depurazione.

Il prof. Imhoff ha studiato il comportamento carico del fango al variare del rendimento.
Ha misurato due campioni in vari impianti: uno in ingresso e uno in uscita. Dopo di che
Ha misurato il BOD e il rendimento
𝑆𝑜 − 𝑆𝑒
ƞ=
𝑆𝑜
ed inoltre ha calcolato il carico del fango: quindi misura la portata, il substrato in
ingresso, il volume della vasca e la concentrazione di microorganismi.
Per ciascun impianto misura quindi una serie di valori e misura una coppia di valori ƞ-
CF che posiziona in un grafico. In cui si vede il rendimento dei vari impianti al variare
del carico del fango.
Scopre che i punti si allineano su un tratto di curva sub orizzontale con valore prossimo
a 0,9 e poi in corrispondenza di un valore del carico del fango pari a 0,5, la curva ha un
brusco abbassamento. Questo vuol dire che il rendimento crolla.
Imhoff scopre che il valore di 0,5 rappresenta il valore discriminante per il passaggio
dalla condizione di crescita limitata alla condizione superato 0,5 ad illimitata. Nella
crescita illimitata il substrato non viene tutto quanto rimosso perché è di più rispetto ai
microorganismi. Nella fase di crescita limitata invece il valore di S e aumenta, e quindi
il rapporto del rendimento diminuisce.
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17/04/2015

In questo caso abbiamo quindi un comportamento analogo che è stato già analizzato per
la prova in batch. Il tratto prima del ginocchio è il tratto di crescita limitata, mentre dal
ginocchio in poi è il tratto è di crescita illimitata cioè il substrato è di più rispetto ai
microorganismi perché questi non ossidano tutto il substrato.
L’esperienza di Imhoff è stata anche riportata da altri ricercatori.
La curva viene quindi ottenuta riportando dei valori sul piano reale. Superato questo
valore, rischio che l’impianto possa avere un collasso per questo motivo utilizzo dei
fattori di sicurezza. Questi fattori portano a scegliere un valore nella pratica di 0,3.
Questo è un valore quindi che viene utilizzato per il dimensionamento delle vasche e dei
reattori biologici per evitare che si superi 0,5 poiché si avrebbe una riduzione
dell’efficienza. Fissare un carico del fango basso (0,5,03,0,1) significa aumentare il
volume del bioreattore. Da questo ne conseguono alcune regole operative per il
dimensionamento. Posso scegliere un valore di 0,3 quando i valori di carico organico
non sono elevati. In particolare, per impianti medio piccoli la portata è modesta e quindi
l’incremento di volume è sostenibile.
Se ci posizioniamo sul punto di 0,5 avremo che a sinistra la crescita è limitata, mentre a
destra è illimitata. Ma se riduciamo il carico del fango ancora di più ci portiamo in
un’altra fase non ben definita, che segna il passaggio dalla fase di crescita limitata alla
fase stazionaria endogena. Quindi se riduco notevolmente il carico del fango, e quindi
aumento il denominatore vuol dire che i microorganismi diventano sempre di più, avrò
che il substrato non sarà sufficiente, anzi sarà scarso per le richieste della biomassa. Ciò
significa che i microorganismi iniziano ad utilizzare altre fonti di carbonio: carbonio
interno alla cellula, cioè si verifica un processo tipico della linea fanghi che è un
fenomeno di digestione. In questo fenomeno i microorganismi si nutrono di loro stessi,
diminuiscono in massa e in numero e quindi avviene una riduzione del volume del fango
che porta ad una non necessità di impiego della linea fanghi perché di fatti il processo
avviene nella linea acque. In questo caso stiamo considerando carichi del fango molto
piccoli, ovvero 0,5,03,0,1, e quindi significa realizzare volumi molto grandi. Quindi
quello che si verifica a seguito di fluttuazioni notevoli del carico organico q*So durante
l’arco temporale dell’anno legate alla connotazione del centro abitato.

La portata non varia con la temperatura, il carico organico (60 grammi abitante giorno)
non cambia per la temperatura nell’arco delle 24 ore e neanche dell’anno. La portata è
funzione degli abitanti equivalenti.
La portata cambia per via degli abitanti fluttuanti (zone di mare, campagna).
La portata può aumentare o diminuire. Nei casi in cui la popolazione aumenta utilizzo
un carico del fango di 0,3, mentre quando la popolazione diminuisce diminuiamo il
carico del fango e quindi ci spingiamo in una condizione in cui la linea acque funge da
linea fanghi per quanto riguarda la stabilizzazione del fango.

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17/04/2015

Il carico volumetrico è il carico del fango privato della concentrazione dei


microorganismi.

Per il dimensionamento del volume del reattore posso utilizzare il metodo razionale
dove utilizzo l’equazione di Monod del bilancio substrato di biomassa e sostituendo le
cinetiche. Note le costanti cinetiche determino l’età del fango e da questo i valori di
volume della vasca.
Posso utilizzare anche un altro metodo che è quello empirico: si basa su una formula
empirica che è il carico del fango (il più utilizzato).
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17/04/2015

In questo metodo seguo una serie di passaggi:


1. fisso il valore del rendimento: So è il substrato di ingresso all’impianto che
conosco, mentre Se è il valore della normativa 25 mg/l.
2. ricavo il carico del fango
3. Fisso un valore di concentrazione di biomassa
4. Ricavo il carico volumetrico
5. Ricavo il volume della vasca.

Vi è anche una procedura abbreviata nella slide.

Ricavato il volume, decido se realizzare una sola vasca o più vasche e se progettate
secondo una idrodinamica di tipo a completa miscelazione devo avere delle dimensioni
paragonabili tra loro, ovvero un’altezza prossima alla larghezza e lunghezza, in modo
tale da realizzare condizioni di completa miscelazione.
Il volume che ricavo dall’espressione è relativo al carico organico di tutto l’impianto.
In uno schema della linea acque semplificato il substrato in ingresso all’impianto è
uguale a quello in ingresso alla vasca, perché non ho sedimentazione primaria, invece se
realizzo una sedimentazione primaria ho una riduzione del BOD pari al 30% pari alla
rimozione della parte sedimentabile. Quindi se nell’espressione del volume compare So
che è la concentrazione di ingresso nell’impianto e se è una condizione di impianto che
prevede una sedimentazione primaria, devo anteporre un coefficiente che è 0.7. Serve
quindi un volume che è relativo al 70 % del carico di ingresso all’impianto.
Il volume totale nel caso di impianti medio grandi lo devo dividere in più vasche. La
modularità di un impianto infatti è molto importante: si chiude una vasca per fare
manutenzione e nel mentre si utilizzano le altre derivando il flusso in esse. Ogni vasca è
in c.a e ha inoltre delle dimensioni che dipendono da alcune considerazioni. L’altezza e
la larghezza sono di 4-5 metri, il volume liquido non sarà fino all’orlo, ma lascerò un
franco senza acqua per tenere conto di possibili fluttuazioni al fine di evitare uscite di
acqua dalla vasca.
Se devo realizzare delle vasche a completa miscelazione (in cls armato) avrò che le
dimensioni sono di 4 - 5 m e delle lunghezze più estese (15 m). Una volta noto il volume
totale, suddivido la vasca in tante altre vasche per semplificare le operazioni di gestione
e di realizzazione delle vasche. Impianti di grandi città hanno 20-30 vasche a fanghi
attivi. Le vasche di sedimentazioni secondarie hanno superfici maggiori di quelle
primarie.

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17/04/2015

Il bilancio in questo caso è fatto attorno alla vasca di aerazione (tratteggio in rosso) in
cui ho:
- Se, x;
- xf = concentrazione sul fondo vasca a fanghi attivi;
- qr = portata di ricircolo;

Per il calcolo della portata di ricircolo consideriamo lo schema a blocchi che consiste
nella vasca di aerazione e di sedimentazione, con tutti i flussi e portate in ingresso e in
uscita. In particolare, q è la portata alimentata nella vasca.
Chi è q? è il valore di ingresso all’impianto o nella vasca? Inoltre, è una portata di
tempo secco o di pioggia?
Scomponiamo la portata e abbiamo portata di tempo secco e di pioggia. Quindi
dobbiamo capire se è portata di tempo secco o di pioggia. Se è portata di tempo secco
dobbiamo capire che tipo di portata abbiamo perché questa non è costante, ma varia con
una sinusoide giornaliera nel giorno di massimo consumo. I valori di portata infatti sono:
portata minima (kmin*qn), massima di tempo secco (kp*qn) e media qn che è data dal
prodotto kd* p.
Dove:
- kd è il coefficiente di disperdimento in proporzione alla popolazione;
- kp coefficiente di punta;
- qn portata media nera;
- qm portata minima di tempo secco.

Questo è il caso delle portate di tempo secco. Nel caso del tempo di pioggia invece:
se l’impianto è a schema semplificato abbiamo una portata che è data dal prodotto del
coefficiente di diluizione per la portata media nera (rd* qn). Nel caso di impianto a
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Giorgio Mannina 39
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schema completo abbiamo due scaricatori di piena, uno proprio a monte dell’impianto
secondo l’orografia del territorio e un secondo scaricatore a monte del reattore biologico
che permette un transito della portata avviata al trattamento biologico pari a rd2* qn.
Dove rd2 è il coefficiente di diluizione dell’acqua immessa al trattamento biologico
minore di rd1. Avendo rd2 ed rd1, solitamente dei valori rispettivamente di 5 e di 3.

Quindi nello schema completo la q non è la portata ammessa all’impianto oppure è la


portata dello schema semplificato. Ancora non è stato chiarito se parliamo di tempo
secco o di pioggia, perché se è tempo di pioggia è vero altrimenti non è così. Se
analizziamo il tempo secco e il tempo di pioggia dobbiamo fare la precisazione che a noi
non interessa la portata perché nel carico del fango non figura la portata ma compare il
prodotto della portata per la concentrazione di substrato, infatti parliamo di carico
organico. Se quindi analizziamo il valore di carico organico in tempo di pioggia
possiamo considerare che il carico organico sia composto da due aliquote: una relativa al
tempo secco e una seconda di pioggia. (nella equazione)

𝐶𝑜𝑟𝑔 𝑄𝑛 ∗ 𝑆𝑜𝑛 + 𝑄𝑝 ∗ 𝑆𝑜𝑝


=
𝑄𝑡𝑜𝑡 𝑄𝑡𝑜𝑡

Cioè una parte del carico organico relativo al tempo secco quando non piove e una parte
relativa al tempo di pioggia, cioè un carico derivante dalla pioggia, che non è 60 grammi
abitante giorno, perché quando piove, una volta finito il first flush, riduco per effetto di
una diluizione le concentrazioni al di sotto dei valori medi, lo si vede dall’analisi del
pollutogramma in fognatura in tempo di pioggia.
Posso quindi dire che il contributo di sostanza organica relativo alle sole acque di
pioggia è zero (cerchiato) (trascurabile) ed è anche trascurabile in ordine di grandezza
rispetto allo So,n.
Se è così scopro che il carico del fango praticamente non cambia ed è finito come il
valore della qn (portata media nera).
𝑞𝑛 ∗ 𝑆𝑜
𝐶𝐹 =
𝑉∗𝑥

Dove qn=K*D*P (K= coefficiente di sperdimento, P= popolazione e D=dotazione).


Scopro una cosa importante, ovvero che il carico del fango durante la pioggia non
cambia, perché anche se cambia la portata, il valore di concentrazione si mantiene
costante (il prodotto è costante).
Quindi il valore di carico organico da considerare nel carico del fango è per
definizione il prodotto della portata media nera per la concentrazione del
substrato.
Questo valore non cambia tra tempo secco e tempo di pioggia, tenuto conto che il
contributo di tempo di pioggia in termini di substrato (sostanza carboniosa) è
trascurabile.

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Giorgio Mannina 40
17/04/2015

Abbiamo quindi capito che q è il valore di portata media nera di ingresso nella
vasca, xo è la concentrazione di biomassa (la biomassa la misuro in SST) in ingresso alla
vasca.
Quanto vale la concentrazione?
Ricordiamo la formula che lega la concentrazione di una sostanza inquinante all’apporto
pro-capite è:
𝑟𝑎𝑝𝑝𝑜𝑟𝑡𝑜 𝑝𝑟𝑜𝑐𝑎𝑝𝑖𝑡𝑒 𝑔
𝐶𝑃 = ( )
𝐾∗𝐷 𝑙

Se devo quindi considerare il substrato in ingresso devo considerare 60/0.8*D, espresso


in g/l. Nel caso in cui considero la biomassa invece metto come rapporto pro-capite 90
grammi abitante giorno, in riferimento ai SST. Se scrivo quindi 90/K*D ricavo la
concentrazione di biomassa in ingresso alla vasca.
(i solidi sospesi totali si misurano come 120 grammi abitante giorno).

Continuando ad analizzare i termini del sistema abbiamo che: So è la concentrazione di


BOD in ingresso alla vasca (la calcolo come 60/K*D), xo è la concentrazione di
biomassa in ingresso alla vasca (la calcolo come 90/K*D).
Inoltre q*xo è il carico di ingresso alla vasca.
Andando avanti vi è la vasca di aerazione che è a completa miscelazione, ovvero
qualunque sostanza in ogni punto della vasca è uguale e sarà uguale a quella in uscita.
Se quindi prendo la concentrazione di substrato e quella di microorganismi nella vasca,
questa deve essere uguale a quella uscita.
Il substrato è solubile, quindi significa che i processi di sedimentazione non hanno alcun
effetto. Se trascuro i fenomeni biologici all’interno del sedimentatore, il substrato non
cambia per effetto della sedimentazione in quanto solubile, non cambia per effetto dei
processi biologici perché non avvengono nel sedimentatore ma avvengono nel reattore
biologico. Quindi ne consegue che il substrato in uscita ha la stessa concentrazione nella
vasca di sedimentazione e in uscita alla vasca, dentro la vasca di aereazione per l’ipotesi
di completa miscelazione. Quindi se chiamo Se il substrato dell’effluente, la
concentrazione di BOD in uscita dal sistema (25 mg/l), scopro che ho i 25 mg/l già nella
vasca di aereazione. Per la biomassa non è affatto cosi: se con xe chiamo la
concentrazione di solidi SST in uscita alla vasca che deve essere di 35 mg/l, questi 35
mg/l rispetto a quelli in ingresso sono almeno di due ordini di grandezza più bassi,
perché nel sedimentatore entra una concentrazione di biomassa che è di 3-4 g/l.
L’obiettivo che avevamo è quello di trasformare le sostanze solubili e particellate, farle
sedimentare e rimuoverle. Quindi è proprio qui l’eliminazione delle particelle che non
riusciamo a rimuovere tramite una semplice sedimentazione.
Qui abbiamo una variazione notevole delle sostanze particellate e quindi della biomassa
dall’entrata all’uscita. Sul fondo finisce la variazione di concentrazione di biomassa che
si raddoppia rispetto a quella in ingresso. La concentrazione del fango sul fondo
raggiunge dei valori di 8-10g/l.
Quindi ho un incremento di concentrazione sul fondo e un decremento in uscita.
x è la concentrazione in uscita di biomassa dalla vasca di aereazione, ma è la stessa della
vasca per l’ipotesi di completa miscelazione. Il carico alimentato al sedimentatore, che

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serve per il carico del flusso solido, è proprio il prodotto di (q+qr)*x.


Abbiamo la portata di ricircolo indicata con qr, xf è la concentrazione di fango ed infine
Se che è il substrato dell’effluente.
Per ricavare la portata di ricircolo consideriamo un bilancio e fissiamo come confini di
bilancio quelli della vasca di aereazione (se consideriamo un contorno differente non
riusciremo a calcolare il ricircolo).

Definiti i contorni del bilancio, possiamo determinare i flussi in ingresso e i flussi in


uscita (formula slide): controllare il segno +

𝑑𝑥
-q xo − qr  xr +(q + qr )  x = V 𝑑𝑡

Variazione di
Flusso di carico di solidi e
massa di
flusso di biomassa in
biomassa nel
ingresso
Flusso in tempo (il volume
uscita V non cambia)

dx/dt rappresenta la variazione di concentrazione di microorganismi dovuta


all’assimilazione di substrato.
dx/dt rispetto a qr  xr è trascurabile e quindi lo posso elidere. Lo stesso posso fare per q
xo.
Effettuo dei passaggi ed ottengo la portata di ricircolo e la concentrazione x.

Questo calcolo di bilancio di massa ci permette di determinare delle grandezze


importanti che sono la portata di ricircolo e la concentrazione x effettuando una
semplificazione del bilancio, cioè assumendo che il carico di biomassa in ingresso è
trascurabile e che la variazione di biomassa nel tempo è anch’essa trascurabile.
Trascurabile perché confrontato con gli altri.
La portata di ricircolo è un valore superiore al 100% della portata alimentata, questo può
sembrare strano, ma avviene perché è una portata che circola all’interno del sistema che
posso svincolare con delle pompe rispetto alla portata che va entrando.
Agendo su questa portata posso variare la concentrazione della biomassa all’interno
della vasca. Se io aumento o diminuisco la portata che ricircolo tenuto conto che
ricircolo una massa di biomassa concentrata: ricircolare più massa dal fondo del
sedimentatore, ovvero immettere nella vasca più massa di biomassa di concentrazione
più alta rispetto a quella in ingresso porta ad un aumento della concentrazione del
reattore biologico. Se io chiudessi la valvola, ovvero la portata del fango che arriva alla
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linea fanghi, nel sistema accadrebbe che il valore di concentrazione di biomassa che ho
nella vasca del reattore di aereazione crescerebbe indefinitamente perché accumulerei
biomassa nel bioreattore. Allora per regolarizzare il sistema, tramite l’età del fango, una
volta raggiunto il valore di concentrazione desiderato, il valore che cresce lo avvio alla
linea fanghi e quindi mantengo costante il valore di biomassa all’interno della vasca.
Il valore di portata di ricircolo può essere intorno al 70-80% della portata di
alimentazione, ma in alcuni casi la può superare di 4- 5 volte.

Trattamenti biologici
Caratteristiche di sedimentabilità del fango
La sedimentabilità dei fanghi biologici è valutata attraverso l’indice di
Mohlman o SVI (Sludge Volume Index):
Volume di fango decantato (ml/l)
SVI =
Concentrazione dei solidi sospesi su base secca (gr/l)
Si ottiene come rapporto tra:
a) volume di fango che si deposita in condizioni statiche sul fondo di un
cilindro graduato riempito con un campione di 1 litro di miscela aerata e
lasciato sedimentare per 30 minuti (quindi in ml/l);
b) concentrazione di solidi sospesi totali contenuti nel campione di miscela
aerata (misurata in gr/l).

➢ Da un punto di vista fisico rappresenta il volume occupato da 1 gr di solidi


sospesi (su base secca) della miscela aerata dopo sedimentazione per 30’.
➢ Pertanto bassi valori indicano una buona sedimentabilità del fango, che si
concentra in un piccolo volume, invece valori molto alti corrispondono ad un
sedimento ricco di acqua e poco chiarificabile.
SVI = 70 ÷ 80 ottima sedimentazione
SVI = 120 ÷ 150 tipico dei liquami urbani
SVI = 120 ÷ 150 liquame poco sedimentabile
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Un altro parametro importante di natura empirica è l’indice di Mohlman o SVI. Vado


nella vasca di aereazione, prendo un campione che inserisco nel cono Ihmof (ha delle
tacche alla base). Misuro il volume che decanta: misuro quando ml/l sono sedimentati
non nelle due ore come nel caso dei solidi, ma aspetto 30 minuti.
Dopo di che prendo il campione di biomassa, lo essicco e misuro su base secca il
quantitativo di solidi e costruisco il rapporto (SVI).
Questo indice è un indicatore della sedimentabilità del fango, cioè è un indice che
racchiude molte informazioni poiché dà delle informazioni sulle composizioni
microbiologiche: il fango sedimenta perché si formano delle aggregazioni di batteri
chiamati fiocchi. Questi microorganismi possono avere dei problemi di salute a seguito
di situazioni, alimentazione non sufficiente, condizioni di substrato, condizioni di
impianti non ottimali e quindi si ammalano. Se si ammalano non ossidano il substrato in
modo ottimale e quindi non riescono a costituire quelle catene che permettono di
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aggregare e costituire i fiocchi di fango. I fiocchi sono cosi sfiocchettanti, e così non
costituendo questi fiocchi il fango non sedimenta bene. Non costituendo questi fiocchi,
la sedimentazione non avviene secondo le aspettative.
Una parte così del fango resta sospeso e quindi lo ritrovo in uscita attraverso la canaletta
di sfioro.
Attraverso l’indice di Mohlman è possibile avere informazioni sulla sedimentabilità
(vedi valori slide). Attraverso questo dice capisco se la miscela di batteri con i fiocchi ha
una buona, media o scarsa attitudine a sedimentare: questo ha delle conseguenze sulla
efficienza dell’impianto. Se ho un indice alto significa che sedimenta male e quindi ho
delle concentrazioni in uscita elevate: il valore ottimale è 70-80, mentre se è superiore a
150 potrebbe implicare problemi per il trattamento biologico. Questo indice è di tipoFlusso
solido limite
empirico e non è di senso fisico.

Per la sedimentabilità del fango posso ricavare dalla sedimentazione di massa una sorta
di bilancio (nella slide). Attraverso un bilancio ricavo Xr.

L’indice di SVI è quindi un parametro che dà informazioni sulla sedimentabilità del


fango. La sedimentabilità la collego allo stato di salute dei microorganismi e
all’attitudine che hanno a costituire fiocchi di fango.

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Adesso dobbiamo creare le condizioni aerobiche e di completa miscelazione. Per creare


delle condizioni aerobiche (presenza di ossigeno) considero due aspetti: il primo è
sapere quanto ossigeno hanno bisogno i microorganismi.
L’ossigeno è altamente legato al substrato ossidato, cioè la massa di ossigeno che i
microorganismi hanno bisogno è legata alla massa di substrato che ho a disposizione.
In effetti i microorganismi non hanno bisogno di ossigeno per vivere in condizioni
aerobiche solo per gli aspetti legati all’ossidazione, ma al di là dell’ossidazione del
substrato il fatto di vivere in una condizione aerobica comporta consumo di ossigeno. È
chiaro che il contributo che richiedono per ossidare il substrato è maggiore che vivere in
condizioni endogene cioè di respirazione.
Ma posso definire entrambi i contributi attraverso l’espressione nella slide: per definire
la massa di ossigeno che i microorganismi hanno bisogno per ossidare il substrato lo
faccio attraverso la prima parte dell’espressione nella slide a’(So-Se) * Q, che
rappresenta la massa di ossigeno necessaria per ossidare il carbonio in condizioni
aerobiche a meno di un coefficiente a’; poi vi è un secondo consumo di ossigeno
indipendentemente dalla vita dei microorganismi che nutrendosi del substrato
consumano ossigeno ed è indicato dal secondo termine. Questo secondo termine è legato
al numero di microorganismi e rappresenta la massa di ossigeno che servono per fare
sopravvivere i microorganismi in condizioni aerobiche.
La portata Q la definisco come una massa(kg) su un tempo(ora): kg/ora.
Chi fornisce l’ossigeno? Viene dato attraverso un sistema complesso che non è una
sostanza liquida ma è gassosa. Questo gas generalmente non è ossigeno, ma è un gas che
contiene altri composti e tra questi vi è un piccolo quantitativo (20%) che è ossigeno.
Qual è questo gas? È l’aria, che contiene un 20 % di ossigeno. Si deve quindi immettere
l’aria nell’acqua dove vi sono i microorganismi e dargli i kg di ossigeno all’ora, ma non
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è una cosa semplice. Si devono effettuare una serie di passaggi che consentono di
trasferire un gas in un liquido che contiene solidi e sale.
Il processo di solubilizzazione di un gas in un liquido è determinato dalla legge dei gas
che dipende da vari fattori, ovvero pressione, temperatura, solubilità del gas che è
influenzata dall’avere una concentrazione di sale o meno. Il meccanismo di
trasferimento di del gas nel liquido è influenzato dalla presenza di particelle solide.
Infatti, il trasferimento di un gas in acqua dipende dal numero di particelle presenti in
acqua. Se ho meno particelle riesco a trasferire più gas. Le particelle solide infatti si
oppongono al trasferimento.
Il trasferimento avviene attraverso la legge di Fichte, che regola il processo di
trasferimento di gas in un liquido e passa attraverso un coefficiente di diffusione, cioè la
concentrazione si sposta da punti maggiori a punti minori. Il trasferimento di un gas in
un liquido dipende anche dalla presenza o assenza di gas già solubilizzato nella vasca.
Esistono dei diffusori di aria (permettono di immettere aria dall’esterno)

rappresentati da un cilindro cavo con micro pori (sistema poroso), dove l’aria viene
inserita all’interno da una pompa che prende aria dall’esterno e forzatamente viene
inserita attraverso il cilindro e trova come unica via di uscita il materiale poroso e il
flusso di aria si frantuma in tante piccole bollicine. Devo scomporre il flusso in tante
piccole bollicine e non considerare un’unica bolla perché dalla legge di Fichte so che il
meccanismo di trasferimento è direttamente proporzionale è direttamente proporzionale
tra la superficie di contatto tra gas e liquido. Dalla legge di Fichte quindi so che il
trasferimento tiene conto della superficie: se avessi un’unica bolla di superficie A
oppure tante bollicine di superfici più piccole rispetto alla superficie A, avrò che se
sommo le singole superfici otterrò una superficie più grande dell’unica bolla. Questo è il
motivo perché metto il diffusore nel reattore biologico.
Nel meccanismo di trasferimento devo tenere conto della pressione e della temperatura.
Se abbasso la temperatura riesco ad aumentare il gas solubilizzabile in un liquido.
L’aumento o diminuzione della temperatura mi permette di sciogliere più o meno gas in
un liquido.
Per la pressione invece, se salgo di quota riesco a solubilizzare meno gas. Tutto ciò
comporta delle difficoltà nella scelta della macchina per produrre i 100 kg di O2, perché
ogni macchina produce questi kg in funzione di diversi fattori come temperatura e
pressione. Quindi c’è il problema di andare a capire tutti i fattori da cui dipende la
macchina prima di poterla scegliere.
Così il costruttore utilizza una fase di standardizzazione: calcolo le condizioni standard e

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scelgo la macchina. Il valore di ossigeno lo determino nota la domanda e l’offerta e che


poi calcolo in condizioni standardizzate e sono in grado di scegliere il macchinario.
Si dovranno quindi analizzare tutti i fattori da cui dipendono i processi di trasferimento
dell’ossigeno, definendo i parametri per la quantificazione inclusa la legge di Fichte e
tenendo conto di alcuni coefficienti di trasferimento del gas nel liquido. Dopo si dovrà
standardizzare definendo la capacità di trasferimento della macchina, cioè quanti kg di
O2 è in grado di trasferire nell’unità di tempo ad un dato sistema in condizioni standard,
ovvero in condizioni che non dipendono da fattori. In modo tale che data la domanda,
ovvero quanto ossigeno chiedono i batteri e data l’offerta, posso scegliere la macchina e
inserirla nel sistema di ossidazione (reattore biologico). Le condizioni standard sono:
temperatura 20°C, pressione atmosferica, concentrazione di sale pari a zero,
concentrazione di ossigeno inziale pari a zero che permetteranno di definire la macchina
iniziare. Scelgo la macchina e realizzo il sistema di aereazione. Questo sistema deve
garantire due condizioni: una è quella per condizioni aerobiche, mentre la seconda è che
deve essere un reattore dal punto di vista idrodinamico a completa miscelazione, cioè
queste bollicine creano delle condizioni di omogeneizzazione delle concentrazioni
all’interno del reattore. Le micro bolle all’interno del reattore non solo garantiscono le
condizioni aerobiche della biomassa ma garantiscono una distribuzione omogenea della
concentrazione. Dovrei quindi fare un doppio dimensionamento, cioè dimensionare il
sistema di aerazione con la funzione di garantire le condizioni aerobiche ed inoltre per
garantire le condizioni di completa miscelazione. Infine tra le due macchine scegliere la
maggiore.
La condizione aerobica garantisce il soddisfacimento di completa miscelazione, ma si
deve fare una verifica per esserne certi.

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