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La filiera del biogas

Aspetti salienti dello stato dell’arte e prospettive


La filiera del biogas
Aspetti salienti dello stato dell’arte e prospettive
Autori del testo
Andrea Bordoni
Assessorato all’Agricoltura - Regione Marche

Emilio Romagnoli
ASSAM

Ester Foppa Pedretti


Giuseppe Toscano
Giorgio Rossini
Eugenio Cozzolino
SAIFET - Università Politecnica delle Marche

Coordinamento Scientifico
Prof. Giovanni Riva
g.riva@univpm.it

Per informazioni
Emilio Romagnoli
ASSAM - Agenzia Servizi Settore Agroalimentare delle Marche
Trasferimento dell’Innovazione, Comunicazione e Progetti Comunitari
via Alpi, 2 - 60100 ANCONA - Tel. 071 808216
e- mail: romagnoli_emilio@assam.marche.it
Premessa.................................................................................................5

La filiera del Biogas


1. La digestione anaerobica per la produzione di biogas........................6
2. Le biomasse utilizzabili per la digestione anaerobica........................9
2.1. I reflui zootecnici..................................................................................... 10
2.2. Le biomasse da colture dedicate............................................................. 12
2.3. I sottoprodotti ed i rifiuti........................................................................ 13
3. La gestione del processo di DA.......................................................... 16
3.1 Equilibri nel processo di DA................................................................... 16
Scheda 1 - I sottoprodotti.......................................................................... 18
4. Il biogas e le caratteristiche metanigene delle biomasse............... 19
4.1 Caratteristiche del biogas....................................................................... 19
4.2 Rese metanigene delle biomasse............................................................. 20
5. Tipologie impiantistiche e alcuni esempi di impianti........................23
5.1 Inquadramento delle principali tipologie impiantistiche..................... 23
5.2 Aspetti gestionali degli impianti............................................................. 29
5.3 Indicazioni sui costi dell’impiantistica.................................................. 30
6. La trasformazione energetica e gli utilizzi del biogas. .................. 31
6.1 Trasformazioni energetiche del biogas in energia elettrica,
termica e combustibili............................................................................. 31
6.2 Gli utilizzi più diffusi del biogas............................................................. 32
6.3 Produzione di biometano........................................................................ 33
7. La situazione e le prospettive del biogas in Europa ed in Italia. ...34
7.1 Lo stato di sviluppo in Europa e in Italia.............................................. 34
7.2 Le prospettive di crescita........................................................................ 35
7.3 Esempi di impianti sviluppati nelle Marche........................................ 35
8. Fattori di successo e limiti allo sviluppo. ........................................40
Allegato 1 - Riferimenti normative della filiera del biogas...................... 42
Bibliografia................................................................................................ 45

4 5
Premessa

La filiera del Biogas


La presente linea-guida fa parte di una collana divulgativa dedicata al tema
dell’energia ottenuta da fonti rinnovabili di origine agricola e forestale e realizzata
dall’Assessorato Agricoltura. della Regione Marche in collaborazione con
ASSAM e il Dipartimento SAIFET dell’Università Politecnica delle Marche.
Vengono qui affrontati i principali aspetti tecnici ed economici legati alla filiera
biogas-energia a partire da matrici di prodotti agricoli e agro-industriali. In
particolare, si è cercato di mettere in evidenza gli argomenti di maggiore interesse
pratico sviluppando i seguenti punti:
• fasi del processo di digestione anaerobica e di produzione di biogas;
• tipologia e caratteristiche delle biomasse utilizzabili;
• principali tipologie impiantistiche di potenziale interesse per le Marche;
• quadro della attuale diffusione della tecnologia e prospettive di evoluzione.
Lo scopo è quello di fornire al lettore gli elementi base della materia e gli spunti
per sviluppare gli opportuni approfondimenti su questa particolare forma di
produzione energetica.

6 7
1. La Tab. 1.1 - Tempi indicativi di permanenza nel digestore della sostanza organica in

La digestione anaerobica per la produzione di biogas


digestione anaerobica per la funzione della temperatura di processo
produzione di biogas Temperatura di processo
Tempi di permanenza1
(giorni)
La digestione anaerobica è un processo biologico per mezzo del quale, in assenza - in condizioni di termofilia = 50-55 °C 14 - 16
di ossigeno, la sostanza organica contenuta nei materiali di origine vegetale e - in condizioni di mesofilia = 30-35 °C 15 - 50
animale viene trasformata in biogas, costituito principalmente da metano (CH4) e - in condizioni di psicrofilia o “a freddo” < 20°C 60 - 120
anidride carbonica (CO2). La percentuale di metano varia, a seconda del tipo di
sostanza organica digerita e delle condizioni di processo, da un minimo di 50 fino La digestione anaerobica è un processo molto complesso operato da differenti
a circa l’80%. I microrganismi anaerobi che operano questa trasformazione gruppi di batteri (tab. 1.2) che agiscono in serie. La trasformazione avviene con una
presentano basse velocità di crescita e basse velocità di reazione; da ciò la necessità sequenza di fasi successive che, in piccola parte, tendono a sovrapporsi. Le prime
di mantenere, per quanto possibile, condizioni ottimali dell’ambiente di reazione due fasi possono essere considerate di preparazione e solo nella terza fase si ha
per favorirne il metabolismo (fig. 1.1). produzione di biogas. Più in dettaglio, nella prima fase, i batteri idrolitici “spezzano”
La digestione anaerobica può essere condotta in condizioni mesofile (a temperature i composti organici complessi (cioè carboidrati, proteine e grassi) in sostanze più
di circa 35° C), termofile (a circa 55° C) o, più raramente, a freddo (digestione semplici (fase di idrolisi). Nella seconda fase tali sostanze vengono trasformate, in
psicrofila). La temperatura di reazione determina in genere anche la durata del un primo stadio, in acidi organici mediante reazioni di acidogenesi e, successivamente,
processo (tempo di residenza o di ritenzione). I tempi sono mediamente compresi in acetato (COOH-CH3), anidride carbonica (CO2) e idrogeno (H2), attraverso
tra 15 e 50 giorni se il processo avviene in mesofilia, tra 14 e 16 se avviene in processi di acetogenesi (fase di fermentazione). Nell’ultima fase, quella più delicata,
termofilia e di 60-120 giorni in psicrofilia (tab. 1.1). i batteri metanigeni trasformano i prodotti formatisi nella fase precedente in metano
(CH4) ed anidride carbonica, i principali costituenti del biogas (metanogenesi).1
Fig. 1.1 - Schematizzazione di un processo di digestione anaerobica
Tab. 1.2 - Gruppi batterici attivi nei processi di digestione anaerobica e relativi
ORGANICA
SOSTANZA

substrati e prodotti metabolici.2


Carboidrati Grassi Proteine
t=0 Batteri idrolitici e Funghi

Idrolisi
Fase 1:
Agiscono sulle macromolecole biodegradabili
(Penicillium, Aspergillus,
trasformandole in molecole più semplici.
Rhizopus)
Utilizzano i composti organici semplici, derivanti

Fase 2: Fermentazione
Glicerolo e Gruppi
Batteri acidogeni dall’azione dei batteri idrolitici, producendo acidi

Tempo di permanenza
Zuccheri acidi grassi subproteici
organici a catena corta.
ANAEROBICA
DIGESTIONE

Sono produttori obbligati di H2 (OHPA - Obbligate


Amminoacidi Hydrogen Producing Acetogens) a partire dagli
Batteri acetogeni
acidi organici prodotti dagli acidogeni, producono
acetato, H2 e CO2.
Acidi Acidi
volatili, alcolii volatili Batteri omoacetogeni Utilizzano CO2 e H2 per sintetizzare acetato.
Idrogenotrofi
A partire da CO2 e H2 producono CH4. Il metano

Metanogenesi
Metano CO2 Ammoniaca, viene liberato in fase di gas (grazie alla sua scarsa
(50 - 80%) (50 - 20%) Ammine, Batteri metanigeni2
BIOGAS

Fase 3:
Azoto, (Methanobacterium, solubilità in H2O); la CO2 partecipa alle reazioni in
Mercaptani Methanococcus, relazione all’equilibrio con i carbonati presenti.
H2S, H2
Indolo, Methanosarcina) Acetoclastici
Scatolo
t Dal metabolismo dell’acido acetico producono
CH4 e CO2.

DIGESTATO 1 I tempi di permanenza sono validi in processi di codigestione con una prevalenza di sottoprodotti e reflui
zootecnici; in presenza di sole biomasse vegetali i tempi sono significativamente più alti (anche più del doppio).
2 La temperatura ottimale per velocizzare la produxione di metano, e quindi minimizzare i tempi di
ritenzione, è compresa tra 35 e 55° C; al di sotto dei 10° C l’attività è molto ridotta, mentre a temperature
8 superiori ai 65° C si ha la morte delle cellule. 9
La sostanza organica viene quindi degradata liberando biogas, vettore energetico
2. Le

Le biomasse utilizzabili per la digestione anaerobica


del processo, in misura variabile dal 30 all’85%. Bassi livelli di rese in biogas biomasse utilizzabili per la
possono essere imputabili a più fattori: basse temperature; tempi di ritenzione digestione anaerobica
troppo brevi per una determinata temperatura; scorretta gestione idrodinamica del
reattore (zone morte); rilevante presenza di sostanze antibiotiche. Nel corso degli ultimi anni i processi di DA hanno Per codigestione si intende
avuto un notevole sviluppo e numerose sono state l’utilizzo contemporaneo di
La resa in biogas dipende anche dalla tipologia di biomassa utilizzata. Il capitolo le esperienze di utilizzo di differenti biomasse diverse tipologie di matrici (co-
successivo riporta una ampia rassegna di matrici organiche e le relative (reflui zootecnici, colture dedicate, sottoprodotti o
substrati) in diversa proporzione.
caratteristiche funzionali alla digestione anaerobica (DA). In prima istanza, in rifiuti). Tale varietà di substrati è stata usata sia in
Le biomasse utilizzabili possono
tabella 1.3, si indicano la resa in biogas e la percentuale di metano in essa processi di DA monomatrice, che in miscela in essere liquami zootecnici, bio-
contenuta, correlate alla composizione organica dei materiali di partenza. La processi di codigestione. masse da colture dedicate, fanghi
maggior capacità metanigena è attribuibile ai grassi (≈ 0,85 m3/kg), seguita dalle di depurazione, frazione organica
proteine (≈ 0,5 m3/kg) e infine dai carboidrati (≈ 0,4 m3/kg). La scelta della matrici organiche da utilizzare in di RU, residui agricoli, rifiuti
dell’industria agroalimentare.
un processo di DA, più o meno combinate tra di
Tab. 1.3 - Resa in biogas e metano delle diverse componenti organiche loro3, è condotta seguendo differenti logiche gestionali:
BIOGAS Metano nel Biogas Metano - Scelta di dare priorità di utilizzo ad un refluo o rifiuto aziendale - È stata
Substrato sicuramente una delle ragione principali che ha spinto e sostenuto la filiera.
(m /kg)
3
(%) (m3/kg)
Negli ultimi tempi a tale aspetto, che per alcune situazioni rimane prioritario,
Carboidrati 0,79 50% 0,40 si sono associate logiche di aumento di efficienza delle DA nel suo complesso
Proteine 0,70 71% 0,50 e, quindi, di aumento delle redditività delle imprese agro-energetiche;
- Possibilità di reperire biomasse dedicate - È normalmente semplice reperire
Grassi 1,25 68% 0,85 biomasse dedicate coltivate su terreni della stessa impresa agroenergetica.
Tuttavia sono comuni anche accordi per la fornitura di biomassa dedicata
proveniente da aziende vicine.
- Possibilità di reperire sottoprodotti idonei a costi contenuti - Vi sono
molte esperienze che utilizzano sottoprodotti e rifiuti presenti in abbondanti
quantità nelle vicinanze dell’impianto di DA, spesso a costi nulli o relativi al
solo trasporto. Pertanto, la possibilità di abbattere il costo di produzione del
biogas rende appetibile tale scelta, che deve essere accompagnata da una
attenta combinazione delle matrici organiche.
- Il costo della matrice organica utilizzabile - Qualunque scelta di matrici per
il processo di DA deve essere valutata in relazione al suo costo (€/t di tal
quale). Questa componente va ovviamente vista relativamente al processo di
DA; ad esempio molti reflui, pur presentando costi nulli, hanno rese in biogas
molto basse e/o inducono complicazione di processo o di filiera tali da
sconsigliarne l’utilizzo.
- La produttività in termini di biogas (m3/unità di peso) delle matrici
disponibili - La resa in biogas (m3/t di tal quale) dipende ovviamente dal tipo
di matrice. Per stimare il costo unitario del biogas producibile (€/m3 di
biogas) è necessario considerare le matrici in funzione di questa caratteristica.

3 Senza considerare la scelta del processo di conversione.

10 11
2.1 I reflui zootecnici Per i letami (tab. 2.2), in virtù del loro elevato contenuto in sostanza secca, si

Le biomasse utilizzabili per la digestione anaerobica


rende necessaria l’adozione di un processo tecnologico in grado di lavorare sul
I reflui sono i prodotti di scarto di un allevamento o, meglio, sono il risultato della secco (ss >20%) oppure, in alternativa, devono essere necessariamente utilizzati
miscela di svariati materiali: deiezioni zootecniche (feci, urine), acque di lavaggio, in processi di codigestione, miscelati con altre matrici più liquide.
lettiera, peli, residui alimentari. Le deiezioni, e ancor più i reflui zootecnici,
presentano pertanto una composizione estremamente variabile, non solo in Tab. 2.2 - Contenuto di sostanza secca e percentuale di sostanza organica di alcuni dei
funzione della specie animale che li origina (bovina, suina, avicola), ma anche in più comuni letami
funzione delle modalità di allevamento e di gestione del refluo nel suo complesso. Sostanza secca Solidi volatili Azoto
Tipo di materiale (%) (% di s.s.) (% di s.s.)
Le deiezioni zootecniche, da un punto di vista fisico/gestionale, possono trovarsi da a da a da a
sia in forma palabile (letami) che pompabile (liquami) in funzione del contenuto
Letame bovino 11 25 65 - 85 85 1,2 2,8
di sostanza secca (fig. 2.1).
Letame suino 20 28 75 - 90 90 1,8 2,0
Fig. 2.1 - Classificazione delle deiezioni zootecniche in relazione al contenuto di sostanza secca Letame avicolo* 60 80 75 - 85 85 4,3 6,7
0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 %ss Pollina preessiccata 40 80 60 - 70 70 3,4 6,4
deiezioni tal quali Letame ovino 22 40 70 - 75 75 6 11
* Lettiera esausta di polli e faraone da carne

liquami semi solide


solide In generale, per i reflui zootecnici, i fattori che devono essere maggiormente
considerati sono:
- composizione del materiale - influisce sulla la velocità di degradazione
pompabili palabili (degradabilità) che presenta valori decrescenti rispettivamente per proteine,
grassi, cellulosa, lignina. Ad esempio il liquame bovino, a maggior contenuto
di materiale cellulosico, presenta una velocità di degradazione inferiore a un
liquame suino più ricco in grassi che, tra l’altro, come abbiamo visto in
Tra i reflui zootecnici, i liquami presentano una composizione chimico/fisica
tabella 1.3, ha maggiori rendimenti in biogas rispetto agli altri liquami;
mediamente più adatta per i processi di DA più diffusi. Nella tabella 2.1 sono
- presenza di elementi tossici per il metabolismo microbico - sono spesso
riportati alcuni esempi indicativi dei principali liquami zootecnici con le rispettive
micronutrienti, quali sodio (Na), potassio (K), calcio (Ca), magnesio (Mg),
caratteristiche chimiche.
ammonio (NH4+), zolfo (S) che, se presenti in eccesso, possono indurre
Tab. 2.1 - Caratteristiche chimiche dei liquami prodotti da diverse specie zootecniche
tossicità; inoltre anche metalli pesanti, quali rame (Cu), cromo (Cr), nichel
(Ni), zinco (Zn), piombo (Pb) possono creare danni al metabolismo se presenti
Contenuto Solidi in concentrazioni superiori a 1 mg/l.
Specie in Azoto1 Fosforo2 Potassio3 Rame Zinco
di s.s. volatili
allevamento
% su t.q. % su s.s. kg/t tq kg/t tq kg/t tq mg/kg ss mg/kg ss REFLUI ZOOTECNICI: PRO e CONTRO relativi al loro utilizzo nei processi di DA
Bovini da latte 10 - 16 75 - 85 3,9 - 6,3 1,0 - 1,6 3,5 - 5,2 40 - 70 150 - 750 PRO CONTRO
Bovini da carne 7 - 10 75 - 85 3,2 - 4,5 1,0 - 1,5 2,4 - 3,9 40 - 70 150 - 750 - Costo basso o nullo della matrice; - Basse rese metanigene;
- Reperibilità in ambiti territoriali limitrofi nei numerosi - Riduzione dell’apporto ai suoli della componente carboniosa;
Vitelli carne distretti zootecnici italiani; - Possibile formazione di croste flottanti con reflui
0,6 - 2,9 60 - 75 1,3 - 3,1 0,1 - 1,8 0,4 - 1,7 30 - 60 600 - 1100
bianca - Valorizzazione degli scarti e potenziale integrazione di reddito eccessivamente pagliosi (letami).
dell’azienda zootecnica;
Suini 1,5 - 6,0 65 - 80 1,5 - 5,0 0,5 - 2,0 1,0 - 3,1 250 - 800 600 - 1000 - Presenza di strutture di stoccaggio preesistenti (nelle aziende
zootecniche);
Ovaiole 19 - 25 70 - 75 10,0 - 15,0 4,0 - 5,0 3,0 - 7,5 40 - 130 390 - 490 - Creazione di possibilità di sbocco più agevole per il digestato,
1) Azoto (N) totale Kjeldahl (N organico + N ammoniacale) quando si prevedono spandimenti in suoli non aziendali;
2) Fosforo (P) totale; - Stabilizzazione con riduzione delle emissioni maleodoranti;
3) Potassio (K) totale - Possibilità di utilizzare nei processi di codigestione differenti
matrici - anche residuali - in miscela.

12 13
2.2 Le biomasse da colture dedicate Nella figura 2.2 è riportata una schematizzazione del processo di DA relativo alle

Le biomasse utilizzabili per la digestione anaerobica


matrici trattate nei paragrafi 2.1 e 2.2.
L’utilizzo delle colture dedicate in codigestione si è diffuso nel corso degli ultimi
anni. Inizialmente disponibili in casi di sovrapproduzione, provenienti da terreni Figura 2.2 - Codigestione di biomassa di esclusiva provenienza agricola
marginali, parzialmente coltivati o da terreni in set-aside, con l’evoluzione della
filiera - grazie soprattutto agli incentivi (certificati verdi e altro) - sono sempre di Biomasse di origine agricola
più usate in modo vantaggioso sia nei grandi che nei piccoli impianti. Nel primo
caso, in una logica più orientata all’aumento dei ricavi, vengono impiegate, in Reflui Colture Residui
particolare, in processi di DA dei rifiuti; nel secondo caso, invece, servono a zootecnici dedicate colturali
migliorare l’efficienza globale del processo (standardizzazione della miscela in
ingresso) e a raggiungere più opportune economie di scala. In tabella 2.3 sono
riportate le caratteristiche delle colture dedicate più comuni. Digestore
anaerobico
Tab. 2.3 - Valori di riferimento di sostanza secca, solidi volatili e azoto di alcune
colture dedicate alla DA
Biogas Digestato
Sostanza secca Solidi volatili Azoto
Substrati (%) (% di s.s.) (% di s.s.)
da a da a da a Separazione
Insilato di mais 20 35 85 95 1,1 2,0
Insilato di sorgo 18 37 89 93 1,4 1,9 Calore Energia
elettrica
Segale integrale 30 35 92 98 3,8 4,2
Frazione Frazione
Barbabietola da zucchero 21 25 90 95 2,4 2,8 solida liquida
Colletti e foglie di barbabietola 14 18 75 80 0,2 0,4 Produzione di energia Utilizzo
elettrica, calore e digestato agronomico
Erbasilo 25 35 70 95 2,0 3,4
Trifoglio 19 21 79 81 2,6 3,8

Nella tabella 2.3 si osserva che la percentuale di solidi volatili delle colture 2.3 I sottoprodotti ed i rifiuti
dedicate presenta valori di 10-15 punti percentuali superiori ai reflui zootecnici;
ciò è chiaramente dovuto al fatto che si tratta di matrici organiche vergini e non I sottoprodotti (SCHEDA 1 a pag. 16) che si possono usare convenientemente in
predigerite dagli animali durante la loro alimentazione in relazione alla loro codigestione in un processo di DA sono molteplici. Esistono esperienze consolidate di
capacità di assimilazione dei nutrienti. impianti per la produzione di biogas dalla frazione organica dei rifiuti inseriti nei siti di
trattamento degli stessi. Per quanto riguarda il settore agricolo, però, l’interesse è più
COLTURE DEDICATE: PRO e CONTRO relativi al loro utilizzo nei processi di DA propriamente orientato a quegli impianti che utilizzano, per ragioni differenti4,
sottoprodotti e/o rifiuti del comparto agroindustriale che possono essere inseriti, più
PRO CONTRO
opportunamente, all’interno di filiere agroenergetiche.
- Uso in opportune miscele, ai fini della standardizzazione - Aleatorietà del costo di opportunità per le notevoli fluttuazioni
delle caratteristiche delle matrici in ingresso nel reattore nei del mercato delle materie prime; Nella tabella 2.4 sono riportate alcune delle numerose biomasse che derivano dai
processi di codigestione; - Necessità di pretrattamenti e di attrezzature adatte allo scopo; processi di lavorazioni dei prodotti agricoli; nella tabella 2.5, invece, sono presenti
- Colture diffuse e/o di facile inserimento e adottabilità - Possibile formazione di croste flottanti;
nell’azienda agraria; - Aumento del digestato da gestire e quindi del carico di azoto alcune matrici inquadrate nell’ambito della normative sui rifiuti per le quali esistono
- Reperibilità in ambiti territoriali limitrofi; da smaltire per unità di superficie. esperienze di utilizzo in codigestione. Dalle tabelle si nota come gli scarti di lavorazione
- Aumento delle rese in biogas per unità di volume di reattore;
- Relativa facilità di stoccaggio;
dell’agroindustria, analogamente alle biomasse dedicate, possono presentare delle
- Creazione di possibilità di sbocco più agevole per il digestato, percentuali di solidi volatili mediamente più alte rispetto a reflui e deiezioni zootecniche.
quando I suoli da cui derivano le colture dedicate fanno parte
dell’impresa bioenergetica. 4 Le ragioni sono fondamentalmente due: l’abbattimento del costo di produzione del biogas e l’aumento
delle rese energetiche.

14 15
Tab. 2.4 - Valori di riferimento di sostanza secca, solidi volatili e azoto di alcuni Nella figura 2.3 è riportata una schematizzazione del processo di DA relativo alle

Le biomasse utilizzabili per la digestione anaerobica


sottoprodotti e rifiuti utilizzabili nella DA matrici trattate nel paragrafio 2.3; nello schema non si prevede l’utilizzo
Sostanza Solidi Azoto agronomico del digestato ma il suo conferimento ad un processo di compostaggio5.
Substrati secca (%) volatili (%) (% di s.s.)
da a da a da a Fig. 2.3 - Codigestione anaerobica di biomassa di origine non agricola e integrazione
con il processo di compostaggio.
Residui della lavorazione dei succhi di frutta 25 45 90 95 1,0 1,2
Scarti lavorazione ortofrutta 5 20 80 90 3,0 5,0
Melasso 80 90 85 90 1,3 1,7 BIOMASSE DI ORIGINE NON AGRICOLA
Residui della lavorazione delle patate 6 7 85 95 5,0 13,0
Buccette di pomodoro 27 35 96 97 3,1 3,2 Scarti di Sottoprodotti
macellazione FORSU* Fanghi
agroalimentari
Residuo della distillazione dei cereali 6 8 83 88 6,0 10,0
Trebbie di birra 20 25 70 80 4,0 5,0
Siero 4 7 80 92 0,7 1,5 Digestore
anaerobico
Polpa di cellulosa 12 14 89 91 5,0 13,0
Acque di vegetazione 3,5 3,9 70 75 4,0 5,0
Biogas Digestato
Tab. 2.5 - Valori di riferimento di sostanza secca, solidi volatili e azoto di alcuni
sottoprodotti e rifiuti utilizzabili nella DA Separazione
Sostanza Solidi Azoto
secca (%) volatili (%) (% di s.s.) Energia
Substrati Calore elettrica
da a da a da a
Frazione Frazione
Frazione organica residui solidi urbani (FORSU) 40 75 50 70 0,5 2,7 solida liquida
Produzione di energia elettrica,
Scarti della ristorazione 9 37 80 95 0,6 5,0 Compostaggio
calore e compost
Contenuto stomacale dei suini 12 15 75 86 2,5 2,7
* Frazione Organica dei Rifiuti Urbani
Contenuto ruminale * 18 20 90 94 2,0 3,0
Sangue suino ** 6 20 93 95 14,7 17,0
Scarti in incubatoio ** 44 48 41 45 5,0 5,5
Uova rotte ** 21 25 95 97 7,5 8,5
* Categ. 2, ai sensi del Reg. CE 1774/02
** Categ. 3, ai sensi del Reg. CE 1774/02

SOTTOPRODOTTI E RIFIUTI:
PRO e CONTRO relativi al loro utilizzo nei processi di DA
PRO CONTRO
- Abbattimento del costo di produzione del biogas; - Difficoltà di gestione e di stoccaggio;
- Aumento delle rese in biogas per unità di volume di reattore. - Aumento della complessità gestionale;
- Necessità di pre-trattamenti o post-trattamenti e delle
attrezzature adatte allo scopo;
- Possibile formazione di croste flottanti;
- Aumento del digestato da gestire e quindi dell’ azoto.

5 Per un approfondimento di questa opzione si veda il capitolo 7.

16 17
SCHEDA 1 - Sottoprodotti
3. La gestione del processo di DA

La gestione del processo di DA


Ai sensi del recente D.Lgs. n. 4 del 16-01-2008, all’art. 183, comma 1, lettera p),
affinchè sia possibile classificare “sottoprodotto”, anziché “rifiuto”, lo scarto, o
residuo, avviato ad un altro ciclo produttivo, (es. produzione di “metano”) questo 3.1 Equilibri nel processo di DA
deve rispettare quanto di seguito enunciato:
- deve essere generato da un processo produttivo, pur non essendone l’oggetto La DA è una sequenza di azioni metaboliche che necessita del rispetto di alcuni
principale; parametri affinchè, dal processo, si ottenga metano in quantità economicamente
- l’impiego in altro processo produttivo deve essere certo, sin dalla fase della soddisfacente.
sua produzione, e integrale. Il processo in cui lo scarto è reimpiegato deve Delle tre fasi principali del processo di DA la fase metanigena è la più lenta e, di
essere preventivamente individuato e definito; conseguenza, condiziona l’intera trasformazione. Inoltre è assolutamente
- il sottoprodotto deve avere caratteristiche merceologiche e di qualità necessario mantenere un equilibrio tra la quantità di acido acetico prodotta
ambientale tali da garantire che il suo uso non generi un impatto ambientale (durante la fase acidogena) e quella metabolizzata e trasformata in metano (fase
qualitativo e quantitativo diverso da quello ammesso e autorizzato metanigena); un allontanamento da questo equilibrio verso l’accumulo di acido
nell’impianto di destinazione; acetico determinerebbe un’eccessiva acidificazione del substrato, una tossicità per
- le caratteristiche di compatibilità ambientale di cui sopra devono essere i batteri metanigeni ed un rallentamento del processo che, addirittura, potrebbe
possedute dal sottoprodotto sin dal momento della sua produzione; non sono arrivare all’arresto. D’altro canto è anche necessario bilanciare il flusso di
consentiti trattamenti o trasformazioni preliminari al loro reimpiego a tale materiale digerito e di materiale fresco ancora da decomporre; in sintesi i valori di
scopo; carico organico devono essere indicativamente compresi tra 2 e 6 kgs.v./m3 di
- il sottoprodotto deve avere un valore economico di mercato. digestore al giorno6.
La nuova definizione di “sottoprodotto” risulta di notevole importanza per le Il processo che avviene nel reattore (o digestore) comporta normalmente l’attività
ripercussioni che può avere nell’inquadramento complessivo dell’attività di contemporanea di tutti i microrganismi coinvolti, con dinamiche differenti in funzione
produzione di energia e dei relativi “scarti di produzione”. dello stadio del processo7; i valori dei parametri di base sono riportati in tabella 3.1.
Sebbene, allo stato attuale, le implicazioni di tali aspetti siano ancora in fase di
Tab. 3.1 - Valori di riferimento dei principali parametri del processo di digestione anaerobica
valutazione, è importante sottolineare che, alla luce di quanto disposto, alcune
biomasse possono essere impiegate piuttosto favorevolmente, ad es. nella filiera - termofilo: 50-55° C
Temperatura di processo - mesofilo: 30-35° C
del biogas, svincolate dal contesto dei rifiuti, con l’ulteriore vantaggio che anche
- psicrofilo o “a freddo” : < 20° C
il digestato può essere gestito, a sua volta, senza essere inquadrato come rifiuto.
Inoltre, all’art. 185, comma 2, del D.Lgs. n. 4/2008, è stabilita la possibile Indicativamente compreso tra 6,6 - 8,0 (optimum pH 7 -
7,5). Valori inferiori a 6,5 indicano un accumulo di acidi
applicazione del concetto di “sottoprodotto” alle deiezioni zootecniche e agli pH
grassi volatili, spesso riconducibili a un eccesso di prodotto
scarti vegetali derivanti dall’attività agricola qualora utilizzati presso la stessa in entrata.
azienda, o in veri e propri impianti aziendali o interaziendali, per produrre energia
Tempo di residenza (HRT) Deve essere superiore al tempo di raddoppiamento dei
e/o calore e/o biogas. (esprime il tempo medio di batteri, che a sua volta è in funzione delle caratteristiche di
permanenza del substrato nel biodegradabilità del substrato e delle condizioni di
digestore) processo.
Acidità volatile Orientativamente < 15 meq/l.
Orientativamente > 50 meq/l; il rapporto tra alcalinità e
Alcalinità
acidità volatile deve essere almeno di 2-3:1.
Rapporto C/N della biomassa Compreso tra 25 e 35

6 In funzione del materiale introdotto e per digestori completamente miscelati.


7 In condizioni di laboratorio il processo di digestione anaerobica su una determinata biomassa
registrerebbe una percentuale di presenza di gruppi batterici in linea con la sequenza indicata in tab. 1.2
e crescente con il passare del tempo; in queste condizioni inoltre si possono registrare rendimenti
mediamente più elevati a parità di biomassa. L’apporto di nuova sostanza organica crea situazioni di
maggiore equilibrio e costanza tra i diversi gruppi ma allo stesso tempo abbassa i rendimenti specifici di
trasformazione in biogas.

18 19
Altri equlibri, anche se meno rilevanti, sono utili per un efficiente processo di DA;
4. Il biogas e le caratteristiche metanigene

Il biogas e le caratteristiche metanigene delle biomasse


in termini sintetici si indicano:
- il rapporto carbonio fosforo C/P, che presenta una variazione ottimale tra 120 delle biomasse
e 160;
- il rapporto carbonio potassio C/K, con una sua variazione di riferimento tra 45 4.1 Caratteristiche del biogas
e 100;
- la concentrazione di ioni minerali (Ca, Mg, K), che si rivela tossica a livelli Il biogas è una miscela gassosa, composta per il
superiori ad almeno 1000 mg/l e benefica a valori di un ordine di grandezza Composizione BIOGAS:
50-80%8 da metano e per il resto da anidride
inferiori. carbonica, vapore acqueo, idrogeno e composti - Metano 50 - 80%
Per verificare il buon andamento del processo di DA ci deve essere un monitoraggio solforati (vedere box). - CO2 50 - 20%
costante con prelievi dal digestore di campioni su cui determinare la permanenza Normalmente, per questioni di convenienza - H2S < 1%
delle condizioni di stabilità sopra accennate. I principali parametri che possono economica, il biogas non viene sottoposto ad una - H2 Tracce
essere determinati sono: acidi grassi volatili (AGV); alcalinità; ammoniaca; fase di purificazione e di recupero del metano ma - Azoto Tracce
pH (tab. 3.2). viene avviato alla combustione in cogeneratori, per - R 2
SiO Tracce
l’ottenimento di energia elettrica e calore,
Tab. 3.2 - Monitoraggio parametri e relative condizioni di stabilità
generalmente dopo essere stato sottoposto a trattamenti di filtrazione,
La concentrazione di AGV, espressa come AGV e alcalinità sono parametri deumidificazione e desolforazione.
Acidi grassi volatili

concentrazione di acido acetico nell’unita di sufficientemente sensibili per Quindi il biogas ottenuto dal processo di DA, sebbene caratterizzato da un potere
volume (mg/l), è dipendente da qualità e quantità monitorare il sistema. Il rapporto
delle matrici in ingresso e dall’equilibrio tra AGV/Alcalinità assume una
calorifico minore rispetto al metano puro, può essere destinato a numerosi utilizzi:
(AGV)

batteri acidogeni e metanigeni. valenza di tipo diagnostico, riscaldamento, trazione meccanica ed energia elettrica.
Ci si basa sul confronto tra valori di successive mettendo in relazione la capacità La formazione di biogas è un fenomeno che si può instaurare anche in condizioni
misurazioni che non devono assumere del sistema di produrre “acidità” e non controllate, purché vi sia assenza di ossigeno; questo avviene ad esempio
cambiamenti repentini. quella di produrre “alcalinità” per nelle discariche in cui viene depositato materiale organico.
effetto della evoluzione della La dispersione di biogas in atmosfera contribuisce all’effetto serra, poiché il
Indica la capacità del processo di accettare digestione delle molecole con
conseguente produzione di
metano in esso contenuto incide in maggior misura su tale fenomeno rispetto alla
protoni [H+] e viene normalmente espressa in
concentrazione di carbonato di calcio (CaCO3). Il ammoniaca e ceneri. Valori del CO2 che si produrrebbe con la sua combustione9. Questo aspetto costituisce un
sistema tampone, che è alla base dell’equilibrio rapporto totale intorno a 0,3 ulteriore motivo per evitare l’emissione del combustibile nell’ambiente.
Alcalinità

in grado di far fronte alla riduzione del pH per indicano una attività stabile del Il potere calorifico del biogas varia tra 10 e 27 MJ/m3 in funzione, ovviamente, del
effetto degli acidi grassi volatili prodotti, è dato processo di DA. contenuto di metano nel biogas. In tabella 4.1 sono riportati i valori di potere
dall’ammoniaca originata dalla degradazione di calorifico inferiore di diversi combustibili messi a confronto con il biogas.
proteine e amminoacidi e dal bicarbonato (HCO3)
che si produce dalla dissoluzione della CO2 nel
substrato.

L’ammoniaca originata dalla degradazione di proteine e aminoacidi ad elevate


concentrazioni può inibire sia i batteri acidogeni che metanigeni. La sua presenza è
Ammoniaca

comunque importante per il contributo dato alla capacità tampone del sistema.
E’ possible indicare dei livelli di concentrazione che ne inquadrano l’azione:
- NON TOSSICA a 200 - 1.500 mg/l;
- A volte INIBENTE (con pH sotto 7,4) a 1.500 - 3.000 mg/l; 8 In condizioni standard, di 0°C e 1 bar di pressione, si ha che per ogni grammo di COD (chemical oxygen
- Sempre INIBENTE a valori > di 3.000 mg/l. demand - domanda chimica di ossigeno) distrutto si producono 0,35 litri di CH4, da cui va detratta una
percentuale stimabile intorno al 5% pari all’energia utilizzata dalla massa microbica per la propria
I parametri visti in precedenza ne determinano il valore, che dovrebbe posizionarsi crescita cellulare. Inoltre, dato che temperature (T) e pressione (P) sono normalmente differenti da quelle
standard, il valore di 0,33 (0,35x0,95) deve essere corretto moltiplicando per (273 + T)/273 e dividendo
pH

tra 6,5 e 8 per indicare una situazione di stabilità del processo.


per (10,33+P)/10,33.
9 Il metano presenta un indice di potenziale di riscaldamento totale (Global Warming Potential - GWP)
pari a 21.

20 21
Tab. 4.1 - PCI di alcuni combustibili gassosi a confronto con il BIOGAS gestionale del processo di DA con la conseguenza che tali matrici risultano poco

Il biogas e le caratteristiche metanigene delle biomasse


PCI usate in Italia (vedere capitolo 7).
Combustibile (MJ/m3)
Ulteriori aspetti rilevanti che devono essere valutati durante la scelta delle matrici
da introdurre in processi di digestione anaerobica, o codigestione anaerobica,
Biogas (≈ 65% di metano) 23,0
sono la struttura fisica, la presenza di azoto, il contenuto di sostanze inibenti, la
Metano 35,7 facilità di utilizzo del digestato.
Propilene 88,1
Propano 97,6 Tab. 4.2 - Caratteristiche delle matrici utilizzabili in processo di DA e relativa capacità
metanigena
Butano 121,6
Sostanza Solidi Azoto Resa in CH4 in CH4
secca volatili (% di s.s.) biogas biogas (m3/t di t.q.)
4.2 Rese metanigene delle biomasse Substrati (%) (% di s.s.) (m3/t di s.v.) (%)
da a da a da a da a da a da a
La resa in biogas, e quindi in metano, dipende dalle caratteristiche della biomassa e,
Liquami 0,6 25 60 85 3,0 17,7 300 550 60 65 0,6 61
in particolare, dalla quantità delle componenti organiche di base (grassi, proteine e
carboidrati). Per le più comuni matrici utilizzabili in processi di DA la potenzialità Bovini da latte 10 16 75 85 3,0 4,8 300 450 60 65 14 40
di produzione di CH4, a parità di tecnologia utilizzata, dipenderà (semplificando) da: Bovini da carne 7 10 75 85 3,8 5,3 300 450 60 65 9 25
- percentuale di sostanza secca presente nelle matrici tal quali; Vitelli carne bianca 0,6 2,9 60 75 7,4 17,7 300 450 60 65 1 6
- percentuale di solidi volatili presenti nella sostanza secca; Suini 1,5 6 65 80 4,0 13,3 450 550 60 65 3 17
- resa in biogas caratteristica della specifica sostanza organica;
Ovaiole 19 25 70 75 4,5 7,0 300 500 60 65 24 61
- percentuale di metano presente nel biogas;
Letami 11 80 60 90 1,2 6,7 200 550 60 65 9 221
(questi due ultimi aspetti sono, ovviamente, direttamente connessi alla componente
organica di base di cui sopra). Letame bovino 11 25 65 85 1,2 2,8 200 300 60 65 9 41
Letame suino 20 28 75 90 1,8 2,0 450 550 60 65 41 90
In termini generali il rendimento in biogas - e quindi energetico - del processo è Letame avicolo* 60 80 75 85 4,3 6,7 400 500 60 65 108 221
molto variabile e dipende dall’insieme dei fattori sopra citati. Normalmente Pollina pre-essiccata 40 80 60 70 3,4 6,4 450 550 60 65 65 200
durante la DA si ottiene una riduzione di almeno il 45-50% dei solidi volatili della
Letame ovino 22 40 70 75 1,9 3,5 240 500 60 65 22 98
matrice organica.
Coltura dedicate 14 37 70 98 0,2 4,2 300 650 50 60 18 123
Nella tabella 4.2 sono state quindi riassunte le matrici maggiormente utilizzate e Insilato di mais 20 35 85 95 1,1 2 350 550 53 55 32 101
le quantità di biogas e metano producibili; infine sono stati riportati i range dei Insilato di sorgo 18 37 87 93 1,4 1,9 550 650 53 55 46 123
quantitativi di metano producibili per t di matrice tal quale (m3 di CH4 /t t.q.). Segale integrale 30 35 92 98 3,8 4,2 500 600 53 55 73 113
Barbabietola da
Dalla tabella 4.2 emerge un quadro che, nel suo complesso, è caratterizzato da 21 25 90 95 2,4 2,8 450 550 55 60 47 78
zucchero
una notevole variabilità generale. Le produzioni di metano sul tal quale vanno da
Colletti e foglie di
1 a 200 m3/t t.q., con differenze consistenti anche tra i vari raggruppamenti di 14 18 75 80 0,2 0,4 350 450 50 55 18 36
barbabietola
matrici. Dalla osservazione di queste differenze emerge che il potenziale
metanigeno delle biomasse non è l’unico aspetto da prendere in considerazione Erbasilo 25 35 70 95 2,0 3,4 300 500 53 55 28 91
nella organizzazione di un processo di DA10. Ad esempio, i liquami, sebbene Trifoglio 19 21 79 81 2,6 3,8 300 500 50 55 23 47
abbiano una capacità metanigena (sul tal quale) inferiore da tre a cinque volte
rispetto a quella delle altre matrici, rappresentano di gran lunga il materiale più
utilizzato in processi di DA. Per contrapposizione, l’elevata capacità metanigena
di sottoprodotti e rifiuti deve fare i conti con un aumento della complicazione
10 Vedere anche capitolo 2

22 23
5. Tipologie impiantistiche e alcuni esempi

Tipologie impiantistiche e alcuni esempi di impianti


Sostanza Solidi Azoto Resa in CH4 in CH4
secca volatili (% di s.s.) biogas biogas (m3/t di t.q.)
Substrati (%) (% di s.s.) (m3/t di s.v.) (%) di impianti
da a da a da a da a da a da a
Sottoprodotti Nel corso degli anni sono state sviluppate diverse esperienze e applicazioni
3,5 90 70 97 0,5 13 300 600 50 60 5 242
agroindustriali riguardanti la digestione anaerobica, utilizzando diverse tipologie di biomasse
Residui della residuali e dedicate. Ciò ha portato allo sviluppo di differenti tipi di processi e
lavorazione dei 25 45 90 95 1 1,2 500 600 55 60 62 154 tecnologie.
succhi di frutta
Scarti lavorazione
5 20 80 90 3 5 350 500 50 60 7 54
5.1 Inquadramento delle principali tipologie impiantistiche
ortofrutta
Melasso 80 90 85 90 1,3 1,7 300 450 50 55 102 200 Sulla base del tenore di sostanza secca del substrato di alimentazione, le tecniche
Residui della di digestione anaerobica possono essere suddivise in tre gruppi principali:
lavorazione delle 6 7 85 95 5 13 500 600 50 53 13 21 - digestione ad umido (wet), quando il substrato in digestione ha un contenuto
patate di sostanza secca inferiore al 10%. Questa è la tecnica più diffusa, in particolare
Buccette di con i liquami zootecnici.
27 35 96 97 3,1 3,2 300 400 50 55 39 75
pomodoro - digestione a secco (dry), quando il substrato in digestione ha un contenuto di
Residuo della sostanza secca superiore al 20%;
distillazione dei 6 8 83 88 6 10 400 500 50 55 10 19 - digestione a semisecco (semi-dry), quando il substrato in digestione presenta
cereali valori intermedi di sostanza secca.
Trebbie di birra 20 25 70 80 4 5 300 400 50 55 21 44
Siero 4 7 80 92 0,7 1,0 330 400 50 55 5 14 Un altro elemento di differenziazione dei processi di digestione anaerobica è
riferito al confinamento delle fasi di DA:
Polpa di cellulosa 12 14 89 91 5 13 450 550 50 55 24 39
- monostadio, quando le fasi di idrolisi, fermentazione acida e metanigena
Paglia 85 90 85 89 0,5 1,0 450 550 53 55 172 242 avvengono contemporaneamente in un unico reattore;
Acque di
3,5 3,9 70 75 4 5 400 500 50 55 5 8 - bistadio, quando si ha un primo reattore nel quale il substrato organico viene
vegetazione idrolizzato e sottoposto alla fermentazione acida; la fase metanigena avviene
Rifiuti 6 75 41 97 0,5 17,0 300 850 50 70 20 169 in un secondo reattore.
Frazione organica
residui solidi urbani 40 75 50 70 0,5 2,7 300 450 50 60 30 142 Una terza suddivisione dei processi di digestione anaerobica è basata sul tipo di
(FORSU) alimentazione del reattore, che può essere:
Scarti della - continua, quando le matrici vengono miscelate all’interno del reattore;
9 37 80 95 0,6 5 650 800 50 60 23 169
ristorazione - discontinua, quando il substrato è spinto, lungo l’asse longitudinale, facendo
Contenuto sviluppare fasi di processo via via diverse (flusso a pistone).
12 15 75 86 2,5 2,7 650 800 60 65 35 67
stomacale dei suini
Contenuto I processi di digestione in continuo monostadio
18 20 90 94 2,0 3,0 650 800 60 65 63 98
ruminale** Digestione ad umido (wet)
Sangue suino *** 6 20 93 95 14,7 17,0 600 850 60 70 20 113 Nel processo di digestione ad umido i substrati in digestione presentano un tenore
di sostanza secca inferiore al 10%. Il reattore più frequentemente utilizzato in
Scarti in
44 48 41 45 5,0 5,5 600 800 60 65 65 112 questo tipo di processo è il classico reattore completamente miscelato (Completely
incubatoio ***
stirred tank reactor - CSTR).
Uova rotte *** 21 25 95 97 7,5 8,5 600 850 60 65 72 134
La biomassa, prima di essere introdotta nel digestore, subisce un trattamento per
* Lettiera esausta polli e faraone da carne
** Materiale di categoria 2 ai sensi del Reg. CE n. 1774/02 raggiungere un appropriato tenore di solidi totali ed un buon grado di
*** Materiale di categoria 3 ai sensi del Reg. CE n. 1774/02 omogeneizzazione. Inoltre, di solito, si effettua una “diluizione” mediante

24 25
aggiunta di acqua (liquami vari e/o acqua di processo, ricircolata dal digestore consente di contenere la perdita di sostanza organica biodegradabile utile alla

Tipologie impiantistiche e alcuni esempi di impianti


stesso) e viene praticata la rimozione degli eventuali materiali inerti e grossolani, produzione di biogas. Il tipo di reattore comunemente utilizzato in questo tipo di
potenzialmente dannosi per la meccanica dell’impianto. digestione è il reattore cosiddetto a pistone (Plug-flow reactor - Pfr).
Tra le principali tecnologie utilizzate nella digestione a secco si ricordano i
Fig. 5.1 - Schematizzazione di un impianto di digestione ad umido (wet) processi Dranco, Kompogas e Valorga (tab. 5.1).

REATTORI DI Tab. 5.1 - Principali tecnologie utilizzate nella digestione a secco


OMOGENIZZAZIONE DIGESTIONE ANAEROBICA
Sistema Dranco (A) Sistema Kompogas (B) Sistema Valorga (C)
Schiume
- sviluppato in Belgio; - sviluppato in Svizzera; - sviluppato in Francia;
Biogas - substrati: ad alto tenore di solidi - substrati: ad alto tenore di solidi - substrati: ad alto tenore di solidi
(20-40%); (ca. 25%); (25-35%);
Rifiuto Camera di
pre-digestione 10% TS
- regime di temperatura: termofilo - regime: termofilo. - tempi di ritenzione: compresi tra
organico (50-58 °C); - utilizza un reattore cilindrico 18-25 giorni.
- alimentazione: giornaliera; orizzontale in cui il materiale viene
Disidratazione - sistema di miscelazione: nessuno; introdotto giornalmente; Reattori di forma cilindrica in cui il
Calore - tempi di ritenzione: introduzione - tempi di ritenzione: il materiale flusso di materiale è di tipo circolare e
Ricircolo delle matrici dall’estremità superiore digerito viene rimosso dall’estremità il mescolamento entro il reattore è
inoculo
Acqua del reattore e il materiale digerito opposta dopo circa 20 giorni. garantito dalla circolazione sotto
di rete viene contemporaneamente rimosso pressione di parte del biogas prodotto
Compostaggio dalla parte inferiore. Il movimento del materiale all’interno attraverso una serie di iniettori ad
è orizzontale a pistone; all’interno del intervalli di tempo prestabiliti.
Trattamento acque Parte del digestato viene riciclato come reattore è presente un sistema di Generalmente la miscelazione viene
Inerti inoculo, mentre il restante viene agitazione che mescola la massa in effettuata in modo soddisfacente
Ricircolo acqua di processo sottoposto a trattamenti ulteriori (ad es. modo intermittente, favorendo la mediante ricircolo di solo biogas e non
disidratazione) al fine di ottenere un liberazione del biogas formatosi e la dell’effluente.
prodotto utile sotto il profilo risospensione del materiale inerte È necessario trattare il rifiuto da
agronomico. grossolano depositatosi sul fondo. digerire eventualmente con acqua di
Rese in biogas dichiarate: 100 - 200 Parte del digestato ottenuto è utilizzato processo al fine di raggiungere una
Nei processi ad umido si opera generalmente con carichi organici compresi tra 2 m3/t t.q.. come inoculo, mentre il rimanente concentrazione di sostanza solida
e 5 kgs.v./m3 giorno; quantitativi maggiori possono portare a cali nella produzione viene disidratato e ulteriormente intorno al 30%.
trattato a fini agronomici.
di biogas, probabilmente a causa della diffusione in tutta la massa di sostanze
inibenti dovuta alla completa miscelazione che si ha in questi digestori tra i
Fig. 5.2 - Schematizzazione di impianti di digestione a secco (dry)
differenti componenti (biomassa di partenza, metaboliti, microrganismi) del
substrato. Infatti, se da un lato risulta essere necessaria per un buon esito del A. Dranco B. Kompogas C. Valorga
processo, dall’altro favorisce lo stretto contatto tra biomassa ed eventuali sostanze
inibenti prodotte nelle varie fasi del processo nei confronti di particolari gruppi
Ricircolo inoculo
microbici, con conseguenti squilibri del sistema.

Digestione a secco (dry)


Opera con tenori di sostanza secca superiori al 20% ed è stata sviluppata per
consentire il trattamento del rifiuto organico senza necessità di diluizioni. Infatti è
applicata in particolare alla frazione organica dei rifiuti urbani, ottenuti sia da
raccolta indifferenziata che da raccolta differenziata.
In questo tipo di sistema il materiale utilizzato è molto più concentrato e viscoso Ricircolo del biogas
con la conseguenza che la tecnologia dei reattori e dei sistemi di trasporto, Rifiuto Rifiuto
stabilizzato Rifiuto
pompaggio e miscelazione deve essere opportunamente adattata a tali
caratteristiche. Rifiuto
stabilizzato
Normalmente, l’unico pre-trattamento previsto è una vagliatura grossolana in Rifiuto Rifiuto
grado di rimuovere le frazioni con dimensioni > 40 mm. Il fatto di limitare i stabilizzato
pretrattamenti del materiale fresco rappresenta un indubbio vantaggio in quanto

26 27
Digestione a semi-secco (semi-dry) Processi Batch

Tipologie impiantistiche e alcuni esempi di impianti


Si colloca a metà strada tra i processi wet e dry; utilizza matrici con contenuto di I sistemi di digestione a batch e a secco stanno vivendo un rinnovato interesse
sostanza secca intorno al 12-18%. Dal punto di vista tecnologico presenta alcuni legato, oltre che al trattamento dei letami (bovini, suini e avicoli), alla diffusione
aspetti interessanti quali, ad esempio, la semplicità dei sistemi di pompaggio e dell’utilizzo delle colture energetiche e anche alle possibili applicazioni della
miscelazione e la possibilità di trattare la frazione organica della raccolta fermentazione monomatrice, per la quale sembrano essere particolarmente adatti.
differenziata dei rifiuti urbani senza pre-trattamenti particolarmente impegnativi. Oltre a diversi sistemi “batch” senza mescolamento meccanico (poco diffusi),
Il reattore comunemente più utilizzato è quello completamente miscelato (CSTR), sono state recentemente sviluppate due differenti tecnologie di processo:
capace di operare in regime sia mesofilo che termofilo, nel quale la miscelazione - processi a “contenitore con percolazione”
del materiale viene effettuata principalmente attraverso miscelatori meccanici, - processi a “sacco senza percolazione” (fig. 5.4).
con l’ausilio o meno di sistemi di miscelazione a ricircolo di biogas.
I volumi dei reattori sono di norma minori rispetto ai sistemi wet ma, in alcuni Fig. 5.4 - Schematizzazione di un impianto di digestione in batch
casi, si verifica il contrario. La necessità di diluire rifiuti aventi concentrazione di
Contenitore con percolazione Sacco senza con percolazione
sostanza secca maggiore del 20-25% può comportare, infatti, un aumento delle
dimensioni dei reattori stessi, un aumento della produzione di acque di processo e Carico/scarico Carico/scarico
Sacco di plastica
anche un aumento dei costi di esercizio per il mantenimento della temperatura laminare

ottimale di digestione.
Percolato
Un’altra tipologia impiantistica, utilizzata nella digestione semi-dry, prevede il
reattore cilindrico orizzontale, con sistema di rimescolamento, coibentato ed Substrato
operante in mesofilia e/o termofilia (fig. 5.3). Tale reattore viene usato, in particolare,
quando si digeriscono miscele di biomasse a più alto tenore di sostanza secca. Pavimento riscaldato

Fig. 5.3 - Schematizzazione di un impianto di digestione a semi-secco (semi-dry) Digestione anaerobica


Biogas
Digestione anaerobica

Biogas

stalle / abitazioni rete elettrica


calore elettricità
Percolato
industria rete elettrica locale Substrato

serre abitazioni
cogeneratore

matrici liquide Nel processo “con percolazione” il reattore in cui avviene la digestione è
(liquami zootecnici)
calore/ biogas
calore/
elettricità biogas accoppiato ad un contenitore per la raccolta e il riscaldamento del percolato, che
elettricità
viene poi ricircolato.
Nel processo “senza percolazione” si utilizza un sacco di plastica laminare, come
quelli comunemente adottato per l’insilamento dei foraggi, che viene riempito
fermentatore EUCO postfermentatore COCCUS vasca digestato con una miscela di substrato fresco e di materiale già digerito come inoculo e
appoggiato ad un fondo riscaldato e isolato durante il processo fermentativo.
Anche se dal punto di vista tecnologico questi sistemi risultano semplici e robusti,
alcuni problemi possono derivare dall’intasamento dei fori di ricircolo del
matrici solide campo di mais utilizzo come ammendante agricolo
percolato presenti sul fondo del reattore.

Nella tabella 5.2 vengono schematizzati i principali vantaggi e svantaggi dei


processi di DA e nella tabella 5.3 sono riportati i parametri di processo e le rese
di processo distinti per i tipi di processo precedentemente descritti.

28 29
Tipologie impiantistiche e alcuni esempi di impianti
Tab. 5.2 - Parametri e rese dei principali tipi di processo di DA - Nessun bisogno di miscelatori interni al reattore; - Matrici con basso tenore in sostanza solida (<
Parametri di processo Rese di processo - Robustezza e resistenza ad inerti pesanti e 20%TS) non possono essere trattati da soli;
plastiche; - Minima possibilità di diluire sostanze inibitorie e

Velocità di produzione
Produzione speciica di

degradazione dei S.V.


- Nessuna corto circuitazione idraulica; carichi organici eccessivi con acqua fresca;

Contenuto di CH4 in
Presenza di S.T. in

Produzione biogas
Carico organico
- Bassa perdita di sostanza organica biodegradabile - Elevati costi di investimento a causa degli

biomassa

Grado di
di biogas
nei pretrattamenti; equipaggiamenti utilizzati per il trattamento.

biogas

biogas
HRT
Tipo di DRY - Elevati OLR applicabili;
processo - Resistenza a picchi di concentrazione di substrato
o sostanze tossiche;
- Pre-trattamenti minimi e più economici;
- Ridotti volumi dei reattori;
kg m3/t - Ridotto utilizzo di acqua fresca;
% die m3/kg S.V. m3/m3 die % %
SV/m3/die biomassa - Minime richieste di riscaldamento del reattore.
WET 10 - 15 2-6 10 - 30 100 - 150 0,4 - 0,5 5-6 50 - 70 50 - 75 - Tecnologicamente semplice; - Può subire intasamenti;
SEMI-DRY 15 - 25 8 - 18 10 - 15 100 - 150 0,3 - 0,5 3-6 55 - 60 40 - 60 - Robusto; - Rischi di esplosività durante la fase di
- Affidabilità di processo; caricamento del reattore;
DRY 25 - 40 8 - 10 25 - 30 90 - 150 0,2 - 0,3 2-3 50 - 60 50 - 70
- Economico; - Rese di biogas ridotte a causa dell’incanalamento
BATCH
- Ridotto utilizzo di acqua. nel corpo del reattore;
Tab. 5.3 - Principali vantaggi e svantaggi dei processi di DA descritti - Minimi OLR applicabili;
- Elevata necessità di superficie (confrontabile con
PROCESSI
VANTAGGI SVANTAGGI il compostaggio).
di DA
- Buona conoscenza ed esperienza nel campo del - Corto-circuitazione idraulica;
processo; - Fasi separate di materiale galleggiante e pesante;
- Applicabilità in co-digestione con matrici liquide - Abrasione delle parti meccaniche dovuta alla 5.2 Aspetti gestionali degli impianti
ad alto contenuto in sostanza organica; presenza di sabbie ed inerti;
- Diluizione dei picchi di concentrazione di - Pre-trattamenti di preparazione del rifiuto complessi; In termini generali, un impianto di utilizzo di biogas presenta problemi ricorrenti
substrato e/o sostanze tossiche influenti il - Forte sensibilità ad eventuali shock per la di manutenzione in conseguenza di alcune cause principali:
reattore; presenza di sostanze inibitorie e carichi organici • Corrosività del biogas. È dovuta alla formazione di acido solfidrico durante
WET - Spese ridotte per i sistemi di pompaggio e variabili che entrano in contatto intimo con la
miscelazione, ampiamente diffusi sul mercato. biomassa;
la fermentazione anaerobica. La corrosione interessa sia le parti a diretto
- Perdita di sostanza volatile biodegradabile nel contatto con il gas (tubazioni, contatori, gasometro, parte emersa del reattore,
corso dei pretrattamenti; bruciatori, caldaie, cogeneratori) che l’intera area dell’impianto. Le perdite di
- Elevati costi di investimento a causa degli gas, infatti, mettono a dura prova la vita di componenti metallici non
equipaggiamenti utilizzati per i pre-trattamenti e sufficientemente protetti. È preferibile, pertanto, l’uso, laddove possibile, di
per i volumi dei reattori; materiali poco o non attaccabili dall’idrogeno solforato11.
- Produzione di elevate quantità di acque di processo.
Inoltre particolare attenzione deve essere posta agli impianti elettrici12. Nel
- Semplicità dei sistemi di pompaggio e miscelazione; - Accumulo di materiali inerti sul fondo del caso in cui si debbano proteggere mac­chine costose, quali grandi generatori di
- Possibilità di trattare scarti da raccolta reattore e necessità di scaricarli;
differenziata senza particolari pre-trattamenti; - Abrasione delle parti meccaniche;
vapore o cogeneratori, si possono inserire sulla linea filtri specifici per la
- Diluizione dei picchi di concentrazione di substrato - Pre-trattamenti complessi per matrici indifferenziate; rimozione dell’idrogeno solforato.
o sostanze tossiche; - Sensibilità ad eventuali shock per la presenza di • Formazione di condensa nelle tubazioni del biogas. Tale fenomeno è
-Spese ridotte per di sistemi di pompaggio e sostanze inibitorie e carichi organici; dovuto al fatto che il biogas, alla temperatura di processo (in genere superiore
miscelazione. - Perdita di sostanza volatile biodegradabile nel alla temperatura ambiente), è saturo di acqua. Pertanto le tubazioni del gas
SEMI-DRY
corso dei pretrattamenti delle matrici devono essere posizionate sempre in leggera pendenza, evitando sacche e, in
indifferenziate;
- Elevati costi di investimento a causa degli 11 Deve essere evitato l’uso di alluminio, rame e ferro non protetti.
equipaggiamenti utilizzati per i pre-trattamenti e 12 Il quadro elettrico dell’impianto deve essere posizionato in un locale il più lontano possibile da fonti di
per i volumi dei reattori; biogas. I cogeneratori devono essere posizionati in un locale separato e ventilato ed essere senza parti
corrodibili. Le giunzioni elettriche in zone prossime all’impianto di biogas devono essere stagne e in
- Produzione di elevate quantità di acque di
esecuzione antideflagrante.
processo.

30 31
tutti i punti bassi delle tubazioni, si deve prevedere un serbatoio di accumulo
6. La

La trasformazione energetica e gli utilizzi del biogas


della condensa e un rubinetto di spurgo. L’uso di separatori lungo la linea è trasformazione energetica e gli
quindi consigliabile soprattutto laddove si debbano proteggere macchine utilizzi del biogas
particolarmente costose, quali grandi generatori di vapore o cogeneratori. La
rimozione della condensa dalle tubazioni e dai separatori va fatta giornalmente. 6.1 Trasformazioni energetiche del biogas in energia
• Formazione di incrostazioni nelle tubazioni. È possibile la formazione di elettrica, termica e combustibili
incrostazioni, localizzate prevalentemente nelle tubazioni di uscita dei liquami
digeriti13, negli stramazzi14, nella zona di aspirazione delle pompe centrifughe Il processo di DA dà origine ad un biocombustibile gassoso che può avere
e negli scambiatori di calore, attribuibili, per la maggior parte dei casi, alla differenti utilizzi energetici.
formazione di precipitati di fosfato ammonico magnesiaco, altamente
insolubili alle condizioni di pH del reattore. Il biogas, ad esempio, può sostituire il gas naturale in tutte le sue applicazioni. Nel
• Esposizione al gelo. Tutte le linee (di alimentazione e di scarico liquami, i ricircoli caso di alcune utilizzazioni possono essere necessari dei trattamenti per
e le tubazioni del gas nonché le pompe) poste esternamente possono subire danni modificarne parzialmente le caratteristiche, come evidenziato dal seguente
a causa del gelo. È opportuno pertanto che tutte le tubazioni non restino piene con schema.
continuità, e se la circolazione continua non può essere garantita, deve essere
previsto un tracciamento delle tubazioni o delle pompe con cavo scaldante Fig. 6.1 - Schematizzazione di alcuni trattamenti a cui si deve sottoporre il biogas per
antigelo. Nel caso di arresto dell’impianto, nella stagione invernale, è bene le più comuni utilizzazioni
prevedere in ogni caso lo svuotamento delle parti esposte al gelo.
BIOGAS
5.3 Indicazioni sui costi dell’impiantistica Desolforazione Desolforazione Trattamenti Trattamenti

I costi di investimento per un impianto di biogas sono ovviamente collegati a


numerosi fattori: Reforming Compressione
- in base ai materiali avviati alla DA (solo liquami zootecnici, liquami zootecnici
e colture energetiche o le numerose combinazioni degli stessi con scarti Cogenerazione Celle Compressione
Boiler (CHP) combustibili in tank
agroindustriali, fanghi, FORSU);
- in base alle specifiche esigenze di installazione (grado di semplificazione
degli impianti, impianti completamente miscelati, coibentati e riscaldati);
- in base alla scelta/possibilità di utilizzo energetico del biogas. Calore Elettricità Calore Elettricità Calore Combustibile
È, quindi, complicato definire dei costi di investimento standard di riferimento. In
linea generale, comunque, per la maggior parte degli impianti15, si può definire un
intervallo di costo di investimento compreso tra 250 e 700 € per metro cubo di L’uso come combustibile ha visto applicazioni interessanti e significative
digestore anaerobico, oppure di 2.500-7.500 € per kW elettrico installato in soprattutto in Svezia e Svizzera, altre anche se, complessivamente, la sua
cogenerazione. diffusione è limitata. Ancora meno frequente è l’uso in celle a combustibile. In
Europa ed in Italia il processo di conversione più diffuso è quello in cogenerazione,
per la produzione di energia elettrica e calore, con o senza trattamento
(desolforazione) del biogas.

Ad oggi le tecnologie di conversione del biogas in energia elettrica e termica


13 Le tubazioni di uscita del liquame digerito devono essere realizzate in materiali lisci (ad es. materie sono:
plastiche), che non offrono punto di attacco dei precipitati. - Motori a combustione interna
14 Lo stramazzo dei liquami deve essere accessibile in modo che eventuali inizi di incrostazioni possano
- Motori a combustione esterna
essere rimosse meccanicamente appena si formano.
15 Ad esclusione di quelli di tipo semplificato (coperture in materiale plastico di lagune o vasche di - Combustione diretta in caldaia
stoccaggio di liquami zootecnici, non miscelati e non riscaldati) - Combustione diretta per turbine a vapore o a gas

32 33
La quasi totalità delle applicazioni presenti nel panorama nazionale è rappresentata fisse o mobili, energia frigorifera, termica a bassa temperatura, o vapore) e le

La trasformazione energetica e gli utilizzi del biogas


dai motori a combustione interna per la produzione di energia elettrica, dotati a fonti energetiche utilizzate. Tale valutazione può portare a inquadrare
volte, di scambiatore termico per il recupero del calore. soluzioni di utilizzo del biogas alternative alla generazione elettrica.
Uno schema riassuntivo delle tecnologie è riportato nella figura 6.2. - Andamento dei consumi nel corso dell’anno - la produzione di biogas, se
ben organizzata, è costante nel corso dell’anno, mentre i consumi energetici
Fig. 6.2 - Possibili tecnologie di utilizzo del biogas e principali destinazioni dell’energia hanno frequentemente un andamento discontinuo, oppure caratterizzato da
derivante periodicità. Un utilizzo efficiente del biogas dovrebbe essere orientato dalla
possibilità di servire utenze il più costanti possibile, in modo da minimizzare
Biogas un costoso stoccaggio del combustibile. Non sono quindi convenienti
destinazioni del biogas stagionali, come l’utilizzo in caldaie per il
riscaldamento di ambienti, mentre possono risultare convenienti impianti
cogenerativi collegati in parallelo con la rete elettrica, oppure apparecchi,
Combustione come assorbitori a gas, che servano utenze tecnologiche, oppure utenze con
Motori
diretta fabbisogni di energia meccanica costanti nel tempo.
- Prevalenza di energia consumata - nei casi in cui i consumi elettrici siano
una quota consistente dei fabbisogni energetici dell’azienda, la scelta della
generazione elettrica sarebbe ancora più favorita, in quanto ai Certificati Verdi
Combustione Combustione Energia Turbine a Turbine a
interna esterna termica vapore gas o alle altre tariffe previste per le energie rinnovabili si aggiungerebbe il
risparmio dovuto al mancato acquisto di energia elettrica dalla rete.
Nella gran parte dei casi, l’analisi di questi fattori, come detto sopra, porta alla
decisione di destinare il biogas alla generazione di energia elettrica con eventuale
Motori fissi Coogenerazione, recupero di calore.
Autotrazione (coogenerazione, energia
energia meccanica
meccanica) 6.3 Produzione di biometano
La Direttiva Europea 2003/55 ha autorizzato l’immissione di altri tipi di di gas
6.2 Gli utilizzi più diffusi del biogas nelle reti gas naturale. Particolarmente interessante è la possibilità di iniettarvi
anche il biometano, cioè un biogas raffinato con qualità paragonabili a quelle del
Le opzioni impiantistiche devono essere valutate sulla base delle opportunità gas naturale (concentrazione di CH4 superiore al 95%) e, quindi, utilizzato in
offerte e messe in relazione alle necessità del produttore. La generazione di sostituzione del fossile in tutte le sue applicazioni di rete e nei trasporti. Per la
energia elettrica con recupero dell’energia termica (cogenerazione) è, in virtù produzione di biometano, a partire dal biogas ottenuto dal processo di DA, è
della migliore redditività generalmente garantita, la soluzione consigliata, anche necessario procedere all’eliminazione di: acqua, composti solforati, molecole
grazie ai cospiqui incentivi concessi per la produzione di elettricità. Nelle realtà alogenate, anidride carbonica, ossigeno e metalli.
che si sono diffuse spesso il recupero di calore viene considerato erroneamente La sequenza tipica per la preparazione del biometano utilizzato per la trazione è:
come soluzione marginale. L’energia termica viene quindi quasi sempre dispersa - compressione a 15 - 20 bar;
o, nel migliore dei casi, utilizzata in ridotti periodi dell’anno per l’essiccazione dei - desolforazione e decarbonatazione mediante lavaggi con acqua;
foraggi o per il riscaldamento degli edifici aziendali. È praticamente inapplicato - essiccazione;
l’allacciamento ad una rete di teleriscaldamento locale. - dealogenazione mediante carboni attivi;
La valorizzazione dell’energia termica difatti è un aspetto complesso, ma in ogni - compressione sino a 250 - 350 bar.
caso è sempre opportuno procedere ad una una valutazione per specifica realtà, In definitiva il biometano offre l’opportunità di risolvere il problema della gestione
che potrebbe rivelare interessanti possibilità applicative. Infatti, nella scelta delle dei reflui (agricoli e non) con la produzione e l’utilizzo di un combustibile pulito
opzioni di utilizzo del biogas, si possono considerare alcuni importanti aspetti: e a basso contenuto di carbonio.
- Forma di energia consumata dall’azienda agricola - è importante valutare
il tipo di utenza, l’andamento dei consumi (energia meccanica per applicazioni

34 35
7. La Fig. 7.1 - Percentuale di impianti a biogas in Italia distinti per tipologia di matrice

La situazione e le prospettive del biogas in Europa ed in Italia


situazione e le prospettive del
biogas in Europa ed in Italia Solo liquame suino
6% 2%
7.1 Lo stato di sviluppo in Europa e in Italia Solo liquame bovino
28%
La produzione complessiva di biogas in Il caso GERMANIA Liquame suino + liquame bovino
Europa, nel 2006, è stata di 5.347 ktep ai 23%
quali l’Italia ha contribuito con 354 ktep Nel 2006 in Germania sono stati prodotti Liquame bovino e/o suino
prodotti (circa il 6,6%). La crescita in complessivamente 1.923 ktep di energia e/o pollina + colture energetiche
termini di energia primara è stata del (il 35,9% dell’UE) con una produzione Liquame bovino e/o suino e/o pollina +
13,5% rispetto al 2005, mentre in termini di energia elettrica di 7.338 GWh (il colture energetiche + scarti organici
di energia elettrica si è avuto un aumento 42,5% dell’UE); e una produzione di 13%
del 28,9%. La produzione di energia calore di 258 ktep (il 40,9% dell’UE). La Colture energetiche e/o scarti organici 25%
primaria da biogas in Europa, espresso in
produzione di energia primaria da biogas 3%
è pari a 23,3 ktep/1000 abitanti (2a, dopo Pollina + scarti organici e/o colture energetiche
relazione al numero di abitanti, è il Regno Unito). Il 29,8% dell’energia
mediamente pari a 11,5 ktep per 1000 primaria prodotta è in connessione con il
abitanti. L’Italia, con un valore al di sotto settore zootecnico e ben il 50,9% vede
della media e pari a 6,1 ktep per 1000 biomasse agricole in codigesione con
abitanti, si attesta al 12° posto. altre biomasse. 7.2 Le prospettive di crescita
Sono funzionanti oltre 3.500 impianti.
Da un recente censimento fatto dal CRPA Una delle ragioni principali del forte Per il 2010 EurObserv’ER prevede un aumento della produzione di biogas in UE
emerge che sul territorio italiano sono sviluppo della DA è stata la politica di fino a 8.600 ktep.
incentivazione che, oltre ad erogare
presenti 185 impianti a biogas di cui: 22
contributi sugli investimenti riconosce
alimentati da reflui agroindustriali; 9 da In Italia, così come in Europa, si possono prevedere buone prospettive per la filiera
un prezzo per l’energia elettrica prodotta
FORSU e fanghi di depurazione; 154 da che arriva fino a 0,215 €/kWh, per un
del biogas, grazie soprattutto agli obiettivi fissati per la sostituzione dei
matrici agrozootecniche. periodo di 20 anni. combustibili fossili con i rinnovabili e per la riduzione sulle emissioni di gas serra.
Il raggiuggimento degli obiettivi è stato facilitato con l’introduzione di incentivi
In particolare, di questi ultimi si rileva che: il 56% sviluppano biogas dai soli sulle fonti rinnovabili e sulla riduzione delle emissioni di gas serra. Esistono
liquami (suini 28%, bovini 25%, suini e bovini 3%); un altro 36% di impianti usa oramai numerose ditte costruttrici di impianti che hanno fatto importanti
i liquami in codigestione; solo l’8% applica la codigestione di colture energetiche esperienze e migliorato fortemente la tecnologia; è presente, inoltre, anche una
(fig. 7.1). Ciò ci dimostra che in Italia lo sviluppo della filiera del biogas è buona concorrenza che ha portato, da un lato, ad una conseguente crescita del
fortemente connessa agli allevamenti zootecnici. settore e, dall’altro, ad un abbassamento di costi per unità di volume di reattore
costruito. Sono presenti anche politiche locali, finalizzate, in parte, al
Si stima che tali impianti, tra reflui zootecnici (in prevalenza), scarti organici e raggiungimento degli obiettivi delle politiche energetiche di competenza regionale
colture energetiche, utilizzino, complessivamente, oltre 2,5 Mt/anno di materiale e, in parte, all’applicazione delle misure di accompagnamento previste nel PSR
organico di partenza. Emerge anche che: la maggior parte dei reattori è compresa 2007-2013, che stanno realizzando programmi di incentivazione per la DA
in una fascia dimensionale che varia tra 1.000 e 5.000 m3; la temperatura più soprattutto nei comprensori con alta intensità zootecnica.
diffusa, a cui avviene la DA, è quella tipica della mesofilia (tra 30 e 40° C); la
tipologia d’impianto prevalente è quella con vasche a pareti verticali (Cstr; il 7.3 Esempi di impianti sviluppati nelle Marche
50%) seguita da impianti a flusso orizzontale del tipo Pfr (26%); i tempi di
ritenzione idraulica più frequenti sono compresi tra 16 e 25 giorni; la potenza In Regione sono attualmente attivi 8 impianti per la produzione di biogas,
elettrica installata, in oltre la metà degli impianti, è inferiore a 500 kWe, i 2/3 di prevalentemente legati alla gestione di fanghi e rifiuti, per una potenza complessiva
questi hanno potenze minori di 100 kWe. di circa 11MW elettrici. Per quanto riguarda gli impianti alimentati con biomassa

36 37
di origine agricola (poche unità) sono in filiera con il settore zootecnico. Da Per quanto riguarda l’alimentazione dell’impianto con biomassa di origine

La situazione e le prospettive del biogas in Europa ed in Italia


un’analisi delle attività produttive regionali, risulta che ci sono almeno 6 stalle per agricola, generalmente la base della miscela è costituita da reflui zootecnici, a cui
l’allevamento bovino a presentare un carico di bestiame interessante per la possono essere aggiunti materiali vegetali ottenuti da coltivazioni dedicate o
trasformazione energetica (mandria superiore a 600 capi) a partire dalle sole residuali. Per quanto riguarda il patrimonio zootecnico regionale, le stalle con
deiezioni, mentre le opportunità applicative sono molto superiori se si considerano una mandria superiore a 200 capi bovini per le quali è possibile pensare a impianti
le biomasse dedicate e quelle residuali. alimentati prevalentemente a deiezioni sono una ventina (valore medio, 500 capi
Per definire la fattibilità di un impianto, devono essere seguiti alcuni importanti a stalla), dislocate in tutte le 5 province. La biomassa vegetale più interessante è
passaggi di valutazione: costituita da sorgo insilato, o, in quantità limitate, paglia di cereale autunno-
1. esame della normativa relativa all’incentivazione della produzione di energia vernino, se residuale. La scelta dei materiali è compatibile con le caratteristiche
da biomassa e alla regolamentazione della gestione del digestato16; produttive del territorio (aree declivi, non irrigue) e tiene conto di conoscenze di
2. individuazione della qualità e quantità delle biomasse esistenti; agrotecnica consolidate.
3. verifica della sostenibilità economica dell’impianto.
La complessa materia normativa è schematizzata in figura 7.2. Partendo dai materiali indicati e considerata la consistenza caratteristica della mandria,
la taglia impiantistica più indicata alla realtà locale è di circa 250 kW elettrici.
Fig. 7.2 - Schematizzazione del processo di digestione anaerobica e principali
normative di riferimento Nelle tabelle che seguono viene presentato un esempio di dimensionamento che
D.Lgs. 79/’99
D. Lgs. 152/’06 parte da 350 capi equivalenti di bestiame adulto, da una superficie dedicata alla
Parte V
Certificati verdi
EMISSIONI
coltivazione di sorgo da insilare pari a 140 ha e alla produzione di paglia residuale
COGENERATORE
CO2 di 100 ha di grano (nelle tabelle che seguono sono indicati i principali parametri
Metano (50-80%)
H20
NOX (<450 mg/Nm3)
necessari per la definizione della filiera).
CO2 (50-20%)
CO (<500 mg/Nm3)
BIOMASSE H2S (<1%)
- Deiezioni animali BIOGAS H2
D. Lgs. 152/’06
Con un simile patrimonio, l’impianto è così individuato: potenza del generatore di
(No Reg. 1774); Ammoniaca (tracce)
(art. 185, D. Lgs 4/’08) Azoto (tracce) Parte III
Scarico in acque sup.li
250 kW elettrici (potenza motore di 700 kW); produzione annua di 2.000 MWh;
- Colture dedicate R2SiO
(No D. Lgs. 152/’06) DIGESTORE consumo medio specifico di metano di circa 310 Nm3/MWh (i valori indicativi per
- Residui colturali
(art. 185, D. Lgs. 4/’08) Sep.ne DEPURAZIONE SPANDIMENTO impianti da 0,2 a 1 MW sono rispettivamente di 315 e di 245 Nm3 di CH4/MWh)
- Residui agro industria Solido dimensione indicativa dei reattori di circa 600 m3 (tempo di ritenzione di 15 giorni).
(art. 185, D. Lgs. 4/’08) Digestato Liquido
D. MiPAF 07/04/’06
NORM. REGIONALI
- FORSU
- Fanghi di depurazione SPANDIMENTO Gli elementi da cui partire (è possibile avere i dettagli nei capitoli che precedono)
- Residui organici COMPOSTAGGIO sono indicati nelle tabelle 7.1, 7.2 e 7.3, che esprimono le produzioni unitarie di
di macellazione
D. MiPAF 07/04/’06 biogas a partire dai materiali, o matrici, della fermentazione anaerobica.
NORM. REGIONALI D. LGS. 217/’06
Disciplina fertilizzanti
D. Lgs. 152/’06 p. IV Tab. 7.1 - Produzione e caratteristiche del liquame
DM 05/02/98 e s.m.
D. Lgs. 99/’92 VARIABILI U.M. DATO
Reg. CE 1774/’02
Liquame prodotto su P.V.* % 8
16 Da un punto di vista tecnico le possibili destinazioni del digestato possono essere: 1) l’uso agronomico
diretto, o dopo separazione solido/liquido, sul suolo agrario; 2) l’invio a depurazione parziale o totale con P.V. unitario kg/capo 600
sversamento in pubblica fognatura o in acque superficiali; 3) l’invio a compostaggio insieme ad altri
S.S. liquame** % su peso 11
rifiuti.
Da un punto di vista amministrativo gli ultimi due casi si configurano come conferimenti a impianti che S.V. liquame*** % su S.S. 80
trattano rifiuti con un specifico quadro normativo già delineato; il digestato in questi casi può avere due
Codici CER: (10.06.04) digestato prodotto dal trattamento anaerobico dei rifiuti urbani, oppure Produzione di azoto per unità di P.V. kg/(tP.V.* anno) 104
(19.06.06) digestato prodotto dal trattamento dei rifiuti di origine animale o vegetale.
Il primo caso, l’USO AGRONOMICO del digestato, segue percorsi normativi diversi in relazione alla Produzione di biogas m3/tS.V. 300
natura e alla classificazione delle matrici in ingresso. Se le matrici sono effluenti zootecnici, residui *P.V. = peso vivo
colturali, e biomasse da colture energetiche, il digestato è assimilabile a effluente zootecnico e va gestito **S.S. = sostanza secca (percentuale in peso della biuomassa al netto dell’umidità)
nel rispetto del criterio del massimo dosagggio ammesso di azoto per unità di superficie, ai sensi della ***S.V. = sostanza volatile (percentuale in peso di sostanza secca che, riscaldando a 950°C, si sviluppa
Direttiva Nitrati. sotto forma gassosa)

38 39
Tab. 7.2 - Resa unitaria e caratteristiche del sorgo insilato Tab. 7.4 - Principali indici economici

La situazione e le prospettive del biogas in Europa ed in Italia


VARIABILI U.M. DATO Costo insilato di sorgo (€/t)
Resa t/ha 45 30 35 40 45 50
S.S. sorgo % su t.q. 30 Indici
100% 60% 100% 60% 100% 60% 100% 60% 100% 60%
S.V. sorgo % su S.S. 87 invest. invest. invest. invest. invest. invest. invest. invest. invest. invest.
Contenuto di azoto kg/t 3
VAN (k€) 700 1.350 400 1.000 81 750 - 443 - 140
Produzione di biogas m /tS.V.
3
550
TIR (%) 12 27 9 23 6 18 - 13 - 10

Tab. 7.3 - Resa unitaria e caratteristiche della paglia PB(anni) 7 4 8 5 10 6 - 7 - 8


AN = Valore Aggiunto Netto, indica la somma algebrica dei flussi di cassa cumulati all’ultimo anno
V
VARIABILI U.M. DATO TIR = Tasso di Rendimento Interno, indica la fruttuosità dell’investimento
Resa t/ha 20 PB = tempo di rientro, indica gli anni necessari perché la sommatoria dei flussi di cassa pareggi
l’investimento iniziale
S.S. paglia % su t.q. 85
S.V. paglia % su S.S. 63 È evidente come il contributo pubblico serva anche per favorire lo sviluppo della
Contenuto di azoto kg/t 7 filiera locale, permettendo, qualora si intenda - o si debba - fidelizzare la parte
Produzione di biogas m3/tS.V. 300 agricola, di valorizzare la produzione agricola tanto da rendere appetibile anche
questo tipo di produzione.
Il costo complessivo dell’impianto, stimato per una formula chiavi in mano pari a
4.800 €/kW (gli investimenti specifici variano tra 4.900 e 3.200 €/kW elettrici Un ultimo aspetto da valutare è la gestione del digestato. Restando in ambito
per impianti capaci di generare una potenza elettrica variabile tra 0,2 e 1 MW agricolo, la soluzione migliore è costituita dalla distribuzione agronomica,
circa) è costituito in parte dal costo del generatore (dall’86 all’80%) e in parte da rispettando i limiti imposti dalla normativa in materia di quantità di azoto
costi accessori, quali opere civili ed elettromeccaniche necessarie alla produzione distribuito al terreno.
del biocombustibile e opere civili accessorie (manufatti per lo stoccaggi di
biomassa e di digestato). La valutazione della sostenibilità economica dell’impianto
e ha tenuto conto di una valorizzazione dell’energia elettrica prodotta pari a 280
€/MWh (tariffa di applicazione prevista, sulla base della Finanziaria 2008 e della
Legge 23 luglio 2009, n. 99), ha messo in evidenza che l’approvvigionamento in
biomassa incide per il 60% ed oltre, in funzione del prezzo corrisposto, sui costi
di gestione complessivi, costituendo il principale elemento di successo economico
della produzione.

In tabella 7.4, a titolo di esempio, si propongono i principali indici economici


ottenuti, partendo dai seguenti presupposti: funzionamento dell’impianto per
8.000 ore/anno, periodo di valutazione di 15 anni, saggio di interesse 5%, nessuna
valorizzazione dell’energia termica prodotta; ipotesi senza e con contributo
pubblico (si è fatto riferimento al contributo del 40% che consente di accedere al
regime agevolato di prezzi per l’energia da biomassa).

40 41
8. Fattori ragioni di tale integrazione fanno capo a diversi aspetti, tra cui si segnalano:

Fattori di successo e limiti allo sviluppo


di successo e limiti allo - Nei comprensori ad alta concentrazione zootecnica, con conseguenti carichi
sviluppo elevati di azoto per ettaro, la DA non risolve il problema, in quanto la produzione
del digestato presenta lo stesso carico di azoto dei reflui di partenza;
La filiera di produzione del biogas è oramai abbastanza consolidata perché ad essa - Nel caso di cui sopra, stimoli all’uso delle colture dedicate in codigestione, dettati
si possono ascrivere diversi benefici (FATTORI DI SUCCESSO) nel trattamento da aumenti di efficienza e delle rese17, rischiano di aggravare la situazione di cui
a fini bioenergetici delle matrici organiche. Nella seguente schematizzazione (tab. al punto precedente;
8.1) sono riportati i principali benefici, inquadrati rispetto a quattro aspetti - La possibilità di usare digestato assieme ad altre matrici organiche selezionate in
fondamentali: economici, energetici, ambientali e rispetto al trattamento dei reflui. impianti di compostaggio di tipo comprensoriale/consortile per una migliore
valorizzazione delle stesse;
Tab. 8.1 - Fattori di successo del processo di digestione anaerobica - Maggiore efficienza nell’utilizzo dell’azoto nel passaggio dal digestato (concime),
BENEFICI RISPETTO AL che presenta un azoto molto disponibile18, al compost che è un ammendante con
BENEFICI ENERGETICI le riconosciute proprietà sulla reintegrazione della fertilità dei suoli.
TRATTAMENTO DEI REFLUI
- Processo naturale di trattamento dei rifiuti; - Processo con produzione netta di energia;
- Richiede minori trattamenti rispetto al - Genera un combustibile rinnovabile di alta Tale integrazione di processi anaerobico/aerobico si potrebbe alimentare sia con
compostaggio; qualità; la costruzione di nuovi impianti integrati, ma segnaliamo anche la presenza di
- Consente una riduzione di volume e di peso - Il biogas può essere destinato a diversi oltre 100 impianti di compostaggo funzionanti su tutto il territorio italiano che
rispetto allo spandimento dei reflui in utilizzi e applicazioni. possono essere a loro volta dei catalizzatori di processi di integrazione o dei
agricoltura. soggettti attivi in tali processi.
BENEFICI AMBIENTALI BENEFICI ECONOMICI
- Significativa riduzione di gas serra; - Presenta un ciclo di vita più efficiente sui Fig. 8.1 - Schematizzazione dell’integrazione tra trattamento anaerobico e aerobico
- Significativa riduzione delle emmissioni costi rispetto ad altre opzioni bioenergetiche. Reflui zootecnici,
scarti agroindustria
maleodoranti; Scarti,
sottoprodotti,
- Produce un digestato sanificato e ricco di FORSU
nutrienti; Pre-trattamento
- Massimizzazione dei benefici del riciclo.
aria

Ulteriori stimoli allo sviluppo della DA potrebbero derivare da alcuni interventi in DIGESTIONE calore
ANAEROBICA
ambito normativo, e applicando modifiche tecnico-organizzative.
BIOGAS Cogenerazione
Tra le prime si potrebbe segnalare:

energia
- Procedure più semplificate (vedere la mole di normativa riportata in Allegato
1), più chiare e praticabili per l’allacciamento alla rete nazionale e in generale Disidratazione

sugli aspetti autorizzativi;


Acqua
- Favorire l’utilizzo per l’autotrazione del metano purificato al 95-98% e la sua
immissione nella rete di distribuzione del gas naturale; COMPOSTAGGIO

- Consentire, dal punto di vista autorizzativo, un più agevole uso sia di alcuni Purificazione aria

sottoprodotti in codigestione con reflui zootecnci che del digestato finale che Raffinazione

ne deriva; Acqua
in
- Una più costante e chiara politica nazionale di incentivazione (vedi caso Aria purificata COMPOST eccesso
Germania);
- Una più omogenea azione amministrativa e procedurale tra le regioni. 17 Si ricorda che in Italia la maggior parte degli impianti usa motori con potenza inferiore a 100 kWe, con
conseguenti ridotti rendimenti elettrici (ɳe).
Da un punto di vista più tecnico-organizzativo sarebbe opportuno perseguire 18 Si ricorda inoltre che il digestato soggiace alle normative ambientali di utilizzo che prevedono lo
un’integrazione del processo di DA con il processo di compostaggio (fig. 8.1). Le stoccaggio (120-180 gg.) per poterlo utilizzare sui suoli in tempi e condizioni pedoclimatiche idonee, e
con maggiori perdite di azoto sia per volatilizzazione che per lisciviazione.

42 43
Allegato 1 - Riferimenti normative della filiera del biogas Permesso di costruire del Comune

Fattori di successo e limiti allo sviluppo


(non sono comprese le norme regionali) - D.P.R. 380/2001 e s.m.i., art. 10
“Rilascio di permesso di costruire”
Normativa generale - Legge 24/12/2007, n. 244 (Finanziaria 2008)
- Legge 9 gennaio 1991, n. 10
“Norme per l’attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso Materia prima in entrata
razionale dell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti - Regolamento (CE) n. 1774/2002 del Parlamento Europeo e del Consiglio
rinnovabili di energia” (G.U. n.13 del 6 gennaio 1991); “Norme sanitarie relative ai sottoprodotti di origine animale non destinati al
- D. Lgs. 16 marzo 1999, n.79 (Decreto Bersani) consumo umano”
“Attuazione della direttiva 96/92/CE recante norme comuni per il mercato - D. Lgs. 99/1992
interno dell’energia elettrica” (G.U. n.75 del 31 marzo 1999) “Attuazione della direttiva 86/278/CEE concernente la protezione
- Direttiva 2001/77/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 dell’ambiente, in particolare del suolo, nell’utilizzazione dei fanghi di
settembre 2001 depurazione in agricoltura”
“Promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili - D.M. 5 maggio 2006, n. 125
nel mercato interno dell’elettricità” “Individuazione dei rifiuti e dei combustibili derivati dai rifiuti ammessi a
- D. Lgs. 29 dicembre 2003, n. 387 beneficiare del regime giuridico riservato alle fonti rinnovabili”
“Attuazione della Direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell’energia - I.A.F.R. IMPIANTI ALIMENTATI A FONTI RINNOVABILI
elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità” - Guida tecnico-amministrativa sulle procedure di autorizzazione
- D. Lgs. 152/2006 e s.m.i. (D. Lgs. 16/01/2008, n.4)
Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) Testo Unico Ambientale - Parte quarta
- D. Lgs. 18 febbraio 2005, n. 59 e successivi allegati - D.M. 7 aprile 2006
“Attuazione integrata della direttiva 96/61/CE relativa alla prevenzione e “Criteri e norme tecniche generali per la disciplina regionale dell’utilizzazione
riduzione integrate dell’inquinamento”. agronomica degli effluenti di allevamento, di cui all’art.38 del D. Lgs.
11/05/99, n. 152”
Incentivi
- G.S.E. (Gestore Servizi Elettrici) Emissioni in atmosfera
- I.A.F.R. IMPIANTI ALIMENTATI A FONTI RINNOVABILI - D. Lgs. 152/2006 e s.m.i. Testo Unico Ambientale - Parte quinta
- Guida tecnico-amministrativa sulle procedure di autorizzazione
- Qualificazione IAFR (Impianti Alimentati da Fonti Rinnovabili) per il Ammendanti e digestato
successivo rilascio dei - D.M. 7 aprile 2006
- Certificati Verdi (Procedura di qualificazione degli impianti alimentati da - D. Lgs. 29/04/2006, n. 217
fonti rinnovabili - Ed. n° 2, rev. 01 del 01 novembre 2005) “Revisione della disciplina in materia di fertilizzanti” (GU n.141 del 20
- D. Lgs. 16 marzo 1999, n. 79 (Decreto Bersani) giugno 06 suppl. ord. n. 152);
“Attuazione della direttiva 96/92/CE recante norme comuni per il mercato
interno dell’energia elettrica” (G.U. n.75 del 31 marzo 1999). Introduce, in Scarico delle acque reflue
proposito, misure incentivanti la realizzazione di misure eco-compatibili - D. Lgs. 152/2006 e s.m.i. (D. Lgs. 16/01/2008, n.4)
- D.M. 24 ottobre 2005 - Testo Unico Ambientale - Parte terza
“Direttive per la regolamentazione dell’emissione dei certificati verdi alle - D.M. 7 aprile 2006
produzioni di energia di cui all’art. 1, comma 71 della legge 23 agosto 2004,
n.239” (GU n.265 del 14 novembre 2005 suppl. ord. n.284) Richiesta allacciamento alla rete elettrica
- Legge 24/12/2007, n. 244 (Legge Finanziaria 2008) (Conto Energia) - D. Lgs. 387/2003, art.14
- Legge 29/11/2007, n. 222 (collegata alla Finanziaria 2008) - Direttiva 96/92 CE
- Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Misura “Investimenti nelle aziende “Norme comuni per il mercato interno dell’elettricità”
agricole”

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Prevenzione infortuni e sicurezza Bibliografia

Bibliografia
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- L. 46/90 e D.P.R. 447/91 (attuazione della L. 46/90) e s.m.i.
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“Sicurezza elettrica” Editrice, 399 pp..
- D.P.R. 380/2001 e s.m.i., art. 5
AIEL, 2007. “Biocombustibili, produzione ed uso energetico in agricoltura”.
“Verifica rispetto norme igienico-sanitarie”
- I.A.F.R. IMPIANTI ALIMENTATI A FONTI RINNOVABILI Angelini L., Ceccarini L., Bonari E., 1999. “Resa, composizione chimica e valutazione energetica della
biomassa di specie erbacee annuali per la produzione di energia”. Ed. Bona S.. Atti XXXIII Convegno
- Guida tecnico-amministrativa sulle procedure di autorizzazione Annuale Società Italiana di Agronomia. Le colture non alimentari. Legnaro (PD).
- Direttiva europea ATEX 94/9/CE,
APAT, 2006. “Italian Greenhouse Gas Inventory 1990-2004, National Inventory Report, Rapporto 47”,
“Apparecchi e sistemi di protezione destinati ad essere utilizzati in atmosfera Roma. www.apat.gov.it/site/_contentfiles/00143300/143306_rapporto_2006_70.pdf.
potenzialmente esplosiva”.
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Unità Normativa Tecnica.
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- D.P.R. 8 giugno 2001, n. 327
“Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di Bizzotto A., Chiumenti R., Vedova A., 1980. “La digestione anaerobica delle deiezioni zootecniche”. CLEUP.
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