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L' Amore E L' Occidente

Filosofia morale (Università degli Studi di Perugia)

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L’AMORE E L’OCCIDENTE

L’opera è stata revisionata da De Rougemont dopo varie esperienze che hanno messo a dura prova le sue
tesi. Gli storici hanno criticato la sua insistenza nel ritrovare relazioni tra catari e trovatori e molti teologi lo
hanno accusato di confondere l’Agape con l’Eros, altri dissero che cercava un senso esistenziale e
riconduceva tutto a quello ma a partire dal 1939 nuove ricerche hanno rafforzato la sua ipotesi. A chi lo
critica per il senso che ha dovuto dar all’opera lui risponde che ha dovuto sgomberare il terreno e
accentuare i contrasti e non sempre ha potuto sfumare il quadro. Il vero soggetto per l’autore è descrivere il
necessario conflitto tra passione e matrimonio in Occidente, in quanto all’attualità della sua ricerca lui non
crede sia scemata e il suo soggiorno di sette anni in America gli hanno dato modo di credere che il mito
della passione è ben lontano dall’aver esaurito i suoi effetti e se la nostra civiltà vuol sopravvivere dovrà
riconoscere che a differenza di quel che si crede il matrimonio richiede altre basi che una piacevole febbre.
Le vie di questa rivoluzione non sono ancora prevedibili e la mia ambizione si limita a sensibilizzare
l’attenzione dei lettori alla presenza del mito e a metterli in grado di scoprirne e rintracciarne gli impulsi.

IL MITO DI TRISTANO

Il mito di Tristano e Isotta esprime che è l’accordo di amore e di morte che risveglia in noi le risonanze più
profonde ma vi sono altre segrete ragioni. Ciò che esalta il mondo occidentale è non tanto l’amare quanto la
passione che è anche sofferenza e in questo vi è un fatto fondamentale. L’entusiasmo che noi mostriamo
per il romanzo, per il film nato dal romanzo e presente nella nostra educazione e nelle immagini che
contornano la nostra esistenza glorifica tanto la passione da renderla una promessa di vita una beatitudine
ardente. La passione d’amore costituisce di fatto infelicità e spesso riveste le forme dell’adulterio. La
repulsione che può provar il lettore nel rintracciare che passione e adulterio il più delle volte si confondono
è prova della veridicità di ciò. Le letture vivono della crisi del matrimonio, ben pochi sono gli uomini sposati
non cinici, infedeli o traditi. De Rougemont si chiede se sia la concezione cristiana la causa di tutto questo e
riscontra che l’Occidente ama ciò che distrugge almeno tanto quanto ciò che garantisce la felicità degli
sposi.

2 IL MITO

Esiste un grande mito europeo dell’adulterio che è quello di Tristano e Isotta. Si può dire che un mito è una
storia, una favola simbolica, semplice e toccante, che riassume un numero infinito di situazioni più o meno
analoghe. Il mito permette di afferrare con un colpo d’occhio certi tipi di relazioni costanti e di estrarli dalle
esperienze quotidiane. I miti esprimono le regole di condotta d’un gruppo sociale o religioso e procedono
dall’elemento sacro attorno a cui si è costituito il gruppo. L’origine del mito deve essere oscura e in parte
anche il suo significato ecco perché l’opera d’arte si distingue nettamente dal mito poiché il suo ingegno
dipende prettamente dal suo creatore. IL CARATTERE FONDAMENTALE DEL MITO E’ IL POTERE CHE ESSO
ACQUISTA SU DI NOI GENERALMENTE A NOSTRA INSAPUTA. Il mito nei suoi enunciati a differenza di
un’opera d’arte disarma ogni critica e riduce al silenzio. La vicenda di Tristano è un prototipo delle relazioni
uomo donna in un dato periodo storico in cui si esprime la società cortese penetrata di cavalleria del
decimo secondo e decimo terzo secolo. Questo gruppo è scomparso ma le sue leggi oggi sono ancora
nostre. L’autore di questo mito è sconosciuto e vi è * l’elemento sacro* il procedere delle azioni dipendono

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dal costume della cavalleria medioevale. Se alcuni elementi del mito non fossero oscuri non vi sarebbe
bisogno del mito stesso. Vi è bisogno di un mito come in questo caso quando abbiamo bisogno di esprimere
il fatto oscuro e inconfessabile che la passione è legata alla morte. Vogliamo salvare questa passione ma
l’oscurità del mito gode di contenuti abbastanza chiari per far scoppiare la contraddizione. Il mito esprime e
occulta quelle realtà che la piena luce e la ragione potrebbero ostacolare. La passione di Tristano e Isotta è
contenuta dalle regole della cavalleria. Man mano che la cavalleria andrà perdendo le sue ultime virtù la
passione contenuta nel mito primitivo si diffonderà nella vita quotidiana, invaderà l’inconscio, invocherà
nuove costrizioni o se le inventerà all’occorrenza. Chiameremo mito da ora in poi questo permanere di un
tipo di relazioni e reazioni da esso provocate, il mito di Tristano e Isotta non sarà più solo il romanzo ma il
fenomeno ch’esso illustra la cui influenza si estende fino ai giorni nostri. I miti decaduti diventano velenosi
come le verità morte di cui parla Nietzsche.

3 attualità del mito; ragioni della nostra analisi

Non c’è bisogno di aver letto il mito per subirne nella vita quitidiana il dominio, il mito agisce ovunque la
passione è sognata come un ideale, non già temuta come una febbre maligna. Vive della vita stessa di
coloro i quali credono che l’amore sia un destino (nel romanzo si chiamava “il filtro”) che piombi sull’uomo
impotente e travolto per consumarlo in un fuoco ardente, vive in noi è il grande mistero dei poeti del secolo
scorso. L’autore confessa che lui stesso ha provato dispetto a veder che uno dei commentatori del mito di
Tristano ha commentato il mito definendolo un’epopea dell’adulterio ma spesso è ben di più, un dramma,
un romanzo.

PRIMA RAGIONE DELL’ANALISI= siamo giunti a un punto in cui il mito dell’amore passione è tanto
democratizzato da perdere le sue virtù e vi è un disordine sociale in cui l’immoralismo si rivela più
estenuante delle le antiche morali quindi bisogna salvare il mito dagli abusi della sua estrema
volgarizzazione.

SECONDA RAGIONE DELL’ANALISI= non è difesa della bellezza ma gusto di vederci chiaro e prender
coscienza della propria vita e di quella dei contemporanei, è stato scelto questo mito perché permette di
individuare una ragione semplice della nostra confusione potendo rintracciare relazioni sommerse inoltre
pone a nudo un dilemma sul modo di intendere la passione.

PRIMO OBIETTIVO= porre il lettore sulle scoglie della scelta tra questo ho voluto o dio me ne guardi, per
l’autore il compito di noi occidentali è quello di renderci sempre più coscienti delle illusioni sulle quali
viviamo.

4 il contenuto palese del romanzo di Tristano

Tristano nasce nell’infelicità, il padre morto da poco e la madre Biancofiore non sopravvive alla sua nascita,
il Re Marco di Cornovaglia fratello della madre prende l’orfanello alla sua corte e lo educa. Prima prodezza:
vittoria di Tristano su Marholt un gigante irlandese con cui Tristano ottiene il permesso di combattere poco

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dopo la pubertà e che uccide anche se riceve da lui un colpo di spada avvelenata. Senza speranza di
sopravvivere Tristano si imbarca su un’imbarcazione senza vele né remi portando spada e arpa, approda
sulla costa irlandese e lì la regia d’Irlanda è l’unica che ha il rimedio che può salvarlo. Il gigante era fratello di
questa regina però quindi lui non gli dirà il suo nome per paura che non lo aiuterà. Isotta che è la
principessa reale lo guarisce e termina il prologo. Qualche anno dopo il re Marco decide di sposare la donna
della quale un uccello gli ha portato un capello d’oro e manda Tristano a cercare la sconosciuta, ma una
tempesta lo rigetta verso l’Irlanda dove combatte e uccide un dragone che minacciava la capitale, qui si
ferisce e viene nuovamente curato da Isotta. Un giorno Isotta scopre che l’uomo che aveva aiutato era
l’uccisore di suo zio così afferra la spada di Tristano e minaccia di ucciderlo nel suo bagno, ma lui gli rivela la
missione che gli aveva dato il re Marco spiegando il motivo per cui era lì. Isotta gli fa la grazia perché vuol
esser regina (secondo alcuni perché ammira la bellezza del giovane). Tristano e Isotta navigano verso le terre
del re Marco ma il vento cade e il caldo si fa opprimente, hanno sete e la serva Brangania dà loro da bere
ma per errore versa il “vino magico” destinato agli sposi che aveva preparato la madre di Isotta. Essi lo
bevono e si confessano il loro amore e vi si abbandonano. La colpa è consumata ma Tristano resta legato
alla missione che gli ha dato il re. Conduce comunque Isotta dal re Marco nonostante il loro tradimento e
Brangania sostituita ad Isotta con la frode passerà la prima notte con il re Marco salvando Isotta dal
disonore e espiando l’errore che ha commesso. Alcuni baroni denunciano l’amore di Tristano e Isotta così
Tristano è bandito ma con una nuova frode convince il re Marco della sua innocenza. Il nano Frocine
complice dei baroni che si erano accorti della relazione tra Tristano e Isotta cerca di sorprendere gli amanti e
tende loro un tranello, tra il letto di Tristano e quello della regina semina fior di farina. Tristano che è stato
incaricato dal re Marco per una nuova missione vuole raggiungere la notte prima l’amica e varca di un balzo
lo spazio che separa i due letti ma una recente ferita gli si apre per lo sforzo. Marco e i baroni svegliati dal
nano fanno irruzione lì e vedono tracce di sangue sul fior di farina avendo prova dell’adulterio. Isotta sarà
affidata a una schiera di lebbrosi e Tristano condannato a morte. Tristano riesce a scappare, libera Isotta e si
addentrano nella foresta di Morrois, vivono duramente lì per tre anni ma un giorno Marco li sorprende
addormentati il caso vuole che Tristano abbia tra i loro due corpi la sua spada snudata, il re commosso da
questo che lui prende per un segno di castità il re li risparmia e depone la sua spada reale. Dopo tre anni il
filtro cessa di agire e allora Tristano offre al re di rendergli la moglie e Marco promette il suo perdono. Gli
amanti si separano all’avvicinarsi del corteo reale e Isotta supplica di Tristano di restar in paese finchè non si
accerterà

che Marco la tratta bene e sfruttando questa concezione Isotta dichiara che raggiungerà il cavaliere al primo
suo segno e senza che nulla possa trattenerla. I due hanno così parecchi convegni clandestini e i baroni che
vegliano sulla virtù della regina che chiede e ottiene un giudizio di Dio per provare la sua innocenza. Grazie a
un sotterfugio si ottiene la prova e prima di afferrare il ferro rovente che lascia intatta la mano di chi non ha
mentito lei afferma che non è mai stata nelle braccia di alcun uomo tranne quelle del suo re e del contadino
che l’ha aiutata a scendere dalla barca (Tristano è travestito da contadino) ma nuove avventure trascinano il
cavaliere che è convinto che Isotta non lo ama più e sposa un’altra Isotta, Isotta dalle bianche mani che lui
lascerà vergine perché rimpiange la sua Isotta la bionda. Ferito a morte di nuovo Tristano fa chiamare la
regina di Cornovaglia in suo aiuto, se il suo vascello inalbera le vele bianche vuol dire che lei è viva e sta
arrivando ad aiutarlo se inalbere quelle nere vuol dire che lei non è arrivata ad aiutarlo ed è morta. Isotta
dalle bianche mani vede che Isotta la bionda stava arrivando e presa dalla gelosia va da Tristano e gli dice
che le vele sono nere così nello stesso momento in cui Isotta approda Tristano muore così Isotta sale al
castello abbraccia il corpo del suo amante e muore anche lei.

5 enigmi

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Il soggetto e lo svolgimento non mancano di equivoci. Tristano porta Isotta dal re per non tradire la sua
fiducia, si separano dopo esser stati nella foresta perché il filtro cessa di agire, Tristano sposa Isotta dalle
bianche mani. Tristano appare sempre fisicamente superiore ai suoi avversari e al re quindi niente potrebbe
impedirgli di prendersi Isotta. Tristano inoltre inganna il re e la sua sposa che sposa ma lascia vergine, la
sposa per il suo nome.

6 cavalleria contro matrimonio

Un commentatore del romanzo vede in esso un conflitto corneliano tra amore e dovere, l’opposizione tra la
regole cavalleresca e i costumi feudali. Vari enigmi che il romanzo pone ci incitano a trovare una soluzione,
ci si accorge che se l’avventura di Tristano serve a illustrare i rapporto di conflitto tra cavalleria e società
feudale allora si spiegano molti episodi anche se non si riesce a trovare una soluzione. Viene dato alla donna
il ruolo che prima spettava al sovrano, il cavaliere si riconosce vassallo di una dama eletta. I tre baroni che
denunciano al re il rapporto dei due dovrebbero esser visti da Tristano come fidi e leali perché fanno quel
che è in loro dovere ma tutto viene letto sotto un altro codice. La cavalleria cortese si opponeva al diritto
feudale e quindi solo la concezione di fedeltà e matrimonio dell’amor cortese può restituirci il senso del
mito. L’amor cortese oppone una fedeltà indipendente dal matrimonio legale e fondata sul solo amore tanto
che si giunge a dichiarare che amore e matrimonio non sono compatibili infatti il romanzo non si lascia
sfuggire neanche una possibilità per umiliare il marito secondo questa fedeltà cortese che si oppone al
soddisfacimento dell’amore e del matrimonio. CESSA DI ESSERE AMORE CIO’ CHE SI CONVERTE IN REALTA’. Il
diritto della passione avrebbe condotto un uomo moderno a rapire Isotta invece Tristano la consegna a
Marco perché la regole dell’amor cortese sceglierà d’osservare la fedeltà feudale maschera e complice della
fedeltà cortese. E’ un amore che si conforma alle leggi che lo condannano per meglio conservarsi.

7 l’amore del romanzo

Gli ostacoli che si oppongono all’amore di Tristano si può dire che non sono che artifici romanzeschi e tutto
si configura non secondo i modi della nostra vita ma secondo il sogno, i fatti non sono altro che le immagini
o le proiezioni d’un desiderio, di ciò che vi si oppone, di ciò che può esaltarlo o semplicemente farlo durare.
Nessun ostacolo è insormontabile eppure essi rinunciano o quando non ci sono ostacoli li inventano come
nel caso del matrimonio di Tristano e Isotta dalle bianche mani. L’amore di cui si parla tormenta e per
esaltarlo o trasfigurarlo lo rendono un danno per la loro felicità e la loro stessa vita. E’ una passione che
somiglia alla vertigine e cela pericolo, nasciamo insieme al delizioso tormento, e può darsi che la
conoscenza sia proprio uno spirito che resiste alla caduta e si difende dal gorgo delle sensazioni.

8 l’amore dell’amore

Tristano ama Isotta? Sembra che nulla di umano unisca i due ma hanno bevuto il filtro ed ecco la passione.
Le due scene più belle son le due visite che gli amanti fanno all’eremita Ogrin, la prima volta è per
confessarsi ma anziché confessare il proprio peccato e domandare l’assoluzione si sforzano di dimostrare
che non hanno nessuna responsabilità nell’avventura dato che in realtà non si amano. La situazione è

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appassionatamente contraddittoria, si amano senza amarsi. Come tutti i grandi amanti si sentono
trasportati al di là del bene e del male in una specie di trascendenza che li libera sulle nostre comuni
condizioni in un assoluto indicibile, incompatibile con le leggi del mondo che per loro è più reale di questo
mondo. Questa fatalità che li domina li conduce al di là dell’origine di tutti i valori morali. Tutto accade come
se non si vedessero o non si conoscessero. Lui è il più forte e lei è la più bella, quel che produce il filtro è il
contrario di una reale amicizia. In un’altra scena Tristano sta cacciando nella foresta e d’un tratto si ricorda
del mondo, rivede la corte del re e rimpiange l’apparato cavalleresco con i suoi colori, Isotta allo stesso
tempo avverte gli stessi rimpianti e venuta la sera si incontrano e si confessano il loro tormento. Quando il
re acconsente a riprendersi Isotta Tristano si impietosisce per sé stesso ma non pensa all’amata anche se poi
anche dopo la fine dell’effetto del filtro i due saranno ripresi dalla passione fino a perdervi la vita.
L’apparente egoismo d’un tale amore potrebbe da solo spiegare molti casi in cui il destino si oppone alla
felicità degli amanti. Tristano e Isotta non si amano ma amano il fatto stesso d’amare, Tristano ama di
sentirsi amato e lei non fa nulla per trattenerlo, è un amore che gode dell’assenza più che della presenza. La
separazione dei due è data proprio dalla loro stessa passione dalla quale appunto tra l’altro prendono
origine gli ostacoli del loro amore.

9 l’amore della morte

L’ostacolo è solo un pretesto per il necessario procedere della passione, il procedimento del romanzo ha per
principio le separazioni e i successivi incontri degli amanti. Le cause della separazione son di due tipi:
circostanze esteriori avverse o impacci inventati da Tristano. Tristano non si comporterà nello stesso modo
in entrambi i casi e le circostanze sociali verranno superate con un balzo a costo di soffrire dimenticando
dolore e pericolo nell’ebbrezza. Fin quando il pericolo è dato da una cosa esterna Tristano lo supera ma
quando è dato da lui stesso la volontà di separarsi assume valore affettivo più forte della passione stessa. La
spada snodata non è espressione del desiderio della passione e del suo fine e quando il re sorprende gli
amanti sostituisce la propria arma a quella del rivale. All’ostacolo desiderato e creato dagli amanti lui
sostituisce il simbolo del proprio potere sociale. L’azione impedisce alla passione di essere totale perché la
passione è ciò che si subisce. E’ una passione in cui la donna bramata non si può sposare perché cesserebbe
di essere quel che è, è negazione della passione, è un ardore amoroso di per sé poco durevole. Tristano si
sposa per sentir di riuscire a superare quell’ostacolo che non può superare se non con una vittoria su se
stesso, questa preferenza verso l’ostacolo voluto e verso una morte d’amore è rappresentativa del fatto che
morendo per amore essi compiono il riscatto del loro destino e una rivincita sul filtro. Si assiste al
capovolgimento della dialettica passione-ostacolo, l’ostacolo è divenuto scopo e meta bramata di sé stessa.
La passione ha un compito di mera prova purificatrice. L’amore dell’amore stesso dissimulava una passione
ben più terribile una volontà inconfessabile, gli amanti non han mai desiderato che la morte, hanno cercato
sempre la rivincita su ciò che subivano ossia sulla passione iniziata dal filtro che dettava loro le sue fatali
decisioni.

10 il filtro

Chi vive la passione quindi non sa acquistare consapevolezza del suo fine e si vede costretto a ricorrere al
linguaggio ingannatore dei simboli. E’ opportuno precisare il significato della parola ingannatore ossia di
colui che ha un desiderio represso che si esprime sempre, la passione crea un sistema di simboli del quale la

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coscienza non possiede la chiave. Vi è bisogno di parlare di ciò che si ama e bisogno di sottrarlo al giudizio
altrui, amore del rischio e istinto di prudenza. Le usanze del cavaliere forniranno la cornice del romanzo, si
tratta di dipingere una passione la cui violenza non può essere accettata senza scrupoli, l’intervento del
filtro come elemento che opera in modo fatale e tanto più in quanto bevuto per errore si rivela ormai
necessario. E’ l’alibi della passione ciò che permette agli sventurati amanti di dire: vedete che non ci ho fatto
parte e è più forte di me. Le nostre azioni meno calcolate sono talvolta le più efficaci, la pietra che vien
lanciata senza prender mira va dritta al bersaglio, la verità è che quel bersaglio noi lo prendevamo di mira
ma la coscienza non ha avuto il tempo d’intervenire e di far fallire il gesto spontaneo, per questo le più belle
scene del romanzo son quelle che gli autori non han saputo commentare, e che descrivono con la più
limpida innocenza. Non vi sarebbe mito se Tristano e Isotta sapessero dire qual è il fine della loro volontà.
Tristano vuole come se non volesse e si rinchiude in una verità non verificabile o giustificabile, tenendosi la
giustificazione che è il veleno che fa agire, lui non ha scelto questo destino ma si è reso prigioniero di un
delirio di fronte al quale impallidiscono la verità e la vita stessa. Si slancia fin dove il godimento è perire, può
maledire i suoi astri o la sua nascita ma è lui che ha voluto e accettato il suo destino.

11 l’amore vicendevole infelice

Passione vuol dire sofferenza, amare l’amore più dell’oggetto dell’amore, amar la passione per sé stessa,
desiderio di ciò che ci ferisce e ci annienta col suo trionfo. E’ un segreto di cui l’Occidente non ha mai
tollerato la rivelazione continuando ostinatamente a soffocarlo e il suo pensiero ci induce ad avere
sull’avvenire dell’Europa un pensiero pessimista. L’uomo conosce e prova se stesso sotto i colpi di
esistenziali minacce, nella sofferenza e sulla soglia della morte. Wagner descrive più di una catastrofe
romanzesca, descrive una catastrofe essenziale del nostro temperamento e di questa smania repressa di
morte. Da questo tragico vertice possiamo discendere fino a guardare a come la vivono gli uomini d’oggi la
passione. Il successo del romanzo di Tristano rivela una intima preferenza per l’infelicità, la deliziosa
tristezza e a noi preme di ricercare ciò che può esaltarci fino a farci accedere alla vera vita di cui parlano i
poeti che è la vita impossibile. Rimbaud dice che la vera vita è altrove e non è che uno dei nomi della morte,
si potrebbe definire il romantico occidentale come un uomo per il quale il dolore d’amore è un mezzo
privilegiato di conoscenza. Noi infatti amiamo proprio il romanzo nella sua intensità e nelle variazioni,
l’amore felice non ha storia nella letteratura occidentale e l’amore che non è reciproco non è mai
considerato un vero amore. Amore reciproco nel senso che Tristano e Isotta si amano l’un l’altro o ne son
persuasi ed è innegabile che sono di un’esemplare fedeltà, ma l’infelicità consiste nel fatto che non è un
amore per l’altro in modo concreto ma ciascuno ama l’altro partendo da sé stesso e non dall’altro. In certi
momenti si sente trapelare nell’eccesso della loro passione un odio per l’amato infatti. E’ una passione che
sfugge al reale ed è infelicità dell’amore, sono lontani dalla vita e soggetti alla vertigine per questa forza che
li spinge.

12 una vecchia e grave melodia

L’ipotesi dell’opposizione tra la legge della cavalleria e quella feudale ci ha permesso di rintracciare il
meccanismo delle contraddizioni presenti nella passione d’amore, è un amore per l’ostacolo in quanto
ostacolo e quello supremo è la morte che si rivela al termine dell’avventura come il vero fine, il desiderio
desiderato dagli inizi della passione, la rivincita sul destino che fu subìto e che infine è riscattato. L’amore
passione rinnova nelle nostre vite il mito, noi non possiam più ignorare ormai la radicale condanna ch’esso

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rappresenta per il matrimonio. Sappiamo dalla fine stessa del mito che la passione è un’ascesi. S’oppone alla
vita terrestre con efficacia tanto maggiore in quanto prende la forma del desiderio che a sua volta si
traveste in fatalità. La passione e il bisogno della passione sono aspetti della nostra forma occidentale di
conoscenza e vi è una relazione fondamentale tre questi due aspetti. La passione e il bisogno della passione
parlano lo stesso linguaggio e cantano una vecchia e forte melodia. Avendo capito il valore del mito in
questo ora bisogna percorrere due vie: l’una risale gli orizzonti storici e religiosi del mito, l’altra discende dal
mito fino ai giorni nostri.

LIBRO II

LE ORIGINI RELIGIOSE DEL MITO

Licurgo legislatore di Sparta imponeva ai giovani sposi un astinenza prolungata in modo che essi siano
sempre più forti e più padroni del loro corpo e il loro amore rimanga fresco la cavalleria feudale onorava
nella castità un ostacolo istintivo contro l'istinto punto in esempi come questi la virtù di una disciplina è
relativa alla vita stessa non allo Spirito. La constatazione delle leggi del corpo però non spiega ha fatto per
esempio l'amore di Tristano e rende più evidente l'intervento di un fattore estraneo l'unico capace di
deviare l'istinto dal suo sbocco naturale e di trasformare il desiderio in un aspirazione indefinita cioè senza
fine vitali anzi affatto contrario a tali fini. La ricerca della fidanzata lontana per esempio si ricollega al
cerimoniale del ratto nuziale presso le tribù esogamiche. Si può concludere che tutte le forme che arrivano
fino al desiderio della morte possono venire ricondotte a l'istinto di morte descritto da Freud e dai più
recenti biologi. Ma non si vede come tutto ciò possa spiegare l'apparizione del mito che per i greci e romani
rappresenta individua nell'amore una malattia è una frenesia come dice Plutarco bisogna allora capire da
dove viene questa glorificazione della passione poiché parlare di deviazione dell'istinto vuol dire non dire
nulla dal momento che si tratta di sapere qual è il fattore che è questa deviazione dell'istinto ha potuto
causare.

2 eros o il desiderio senza fine Platone ci parla in Fedro e nel Simposio di un furore che va dal corpo
all'anima per con turbarla di maligni umori. Questo furore non si genera senza l'intervento di qualche
divinità ne si crea nell'anima del nostro intimo è un'ispirazione del tutto esterna un richiamo che agisce dal
di fuori un venir portati via entusiasmo che significa indiamento che è questo delirio e procede dalla divinità
e porta il nostro slancio verso Dio. Questo è l'amore platonico delirio di vino trasporto dell'anima follia e
suprema ragione in cui l'amante è vicino al essere amato come in cielo poiché l'amore è la via che sale per
gradi d'estasi verso l'origine unica di tutto ciò che esiste. Le rosse il desiderio totale e l'aspirazione luminosa
lo slancio religioso originale portato alla sua più alta potenza. L'unità ultima di questa visione delle rose e
negazione dell'essere attuale così lo slancio supremo del desiderio sfocia in ciò che non desidero. Sì
introduce nella vita tramite la dialettica dell'eros qualcosa di non estraneo ai ritmi della attrazione sessuale
infatti è un desiderio che non si estingue più è che più nulla può soddisfare infatti respinge e fugge persino
la tentazione di realizzarsi nel mondo. È un desiderio dato da un superamento infinito. Attraverso Plotino e
l'Areopagita questa dottrina si è tramandata al mondo medievale l'Oriente venne a sognare nella nostra vita
risvegliando antichissimi ricordi. La natura umana è portata a divinizzare il suo desiderio in forma e sempre
somiglianti. I dei romani i Celti avevano conquistato una gran parte dell'Europa attuale e venuti dal sud
ovest della Germania e del nord est della Francia avevano saccheggiato Roma e Delfo e sottomesso tutti i
popoli dall'Atlantico al Mar Nero. I Celti non erano una nazione ma un'unità e avevano quel l'unica civiltà

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che aveva come principio spirituale quello dato dai druidi. I viaggi e gli incontri dei Druidi cimentavano
l'unione dei popoli celtici e il sentimento della loro parentela i druidi formavano delle confraternite religiose
fra cui vi erano indovini maghi medici preti professori. Non scrivevano libri ma in partivano un
insegnamento orale in versi gnomici a discepoli che teneva un presso di loro per vent'anni. I Celti credevano
a una vita dopo la morte. I Celti si apparenta rono ai greci ma ogni dottrina dell'immortalità suppone una
concezione tragica della morte i Celti anno coltivato la metafisica della morte e hanno molto sognato sulla
morte cercando di dissimulare il carattere inquietante. Gli dei celtici formano due categorie opposte dei
luminosi e dei oscuri questo porta un dualismo della religione dei Druidi in cui si disvela la convergenza dei
miti iranici gnostici e induisti con la religione fondamentale dell'Europa. La concezione della donna presso i
Celti non è priva di riferimenti con la dialettica platonica dell'amore la donna passa per un essere divino e
profetico. Eros ha preso le sembianze della donna simbolo aldilà e di quella nostalgia che ci fa disprezzare le
gioie terrestri. È un simbolo equivoco che tende a confondere il richiamo del sesso e il desiderio senza fine
così l'aspirazione verso la luce prende per simbolo il notturno a trarsi dei sessi. Così il Tristano di Wegner
vuol perire ma per rinascere in un cielo di luce la notte che gli canta e il giorno increato e la sua passione il
culto di Eros il desiderio che disprezza Venere anche quando patisce voluta anche quando crede di amare
un essere. Colpisce il constatare quanto il Celtismo originale dell'Europa sia sopravvissuta alla conquista
romana e alle invasioni germaniche. Una fede meno lontana di Platone e dei Druidi che ha influenzato la
visione della passione dell'amore e la fede manicheista. Il manicheismo fu dovunque perseguitato con
inaudita violenza dai governi o dalle ortodossia. Si vuole vedere in essa la peggiore minaccia della società. I
suoi fedeli furono massacrati dispersi e bruciati loro scritti. Le testimonianze del manicheismo vengono
quasi esclusivamente dai suoi avversari e sembra che la dottrina di mani che era originaria dell'Iran abbia
assunto a seconda dei popoli e delle loro credenze forme assai diverse sia cristiani sia buddistiche o
musulmane. Vi sono inni del manicheismo che invocano dei di varie religioni inoltre è lecito pensare vi sono
inni del manicheismo che invocano dei di varie religioni inoltre è lecito pensare che alcuni elementi della
religione celtica abbiamo influenzato il manicheismo. Per il manicheismo lo slancio dell'anima verso la luce
non manca di evocare la reminiscenza del bello e anche la nostalgia dell'eroe celtico ridisceso dal cielo sulla
terra che ricorda l'isola degli immortali. Ogni concezione dualista manicheista vede nella vita del corpo
l'infelicità stessa e nella morte il bene ultimo il riscatto dalla colpa di essere nati la reintegrazione

nell'uno e nel luminoso indistinto. Attraverso una ascensione graduale attraverso la morte progressiva è
volontaria rappresentata dalla scesi noi possiamo salire fino ad attingere la luce ma il fine dello spirito e
anche la fine della vita limitata Eros che è il nostro supremo desiderio esalta i desideri solo per sacrificarli. Il
compimento dell'amore nega ogni amore terrestre. E la sua felicità nega ogni terrestre felicità. Considerato
dal punto di vista della vita un amore fatto così non può essere che una totale infelicità. Questo è il grande
sfondo del paganesimo orientale e occidentale sul quale si stacca il nostro mito. 3 l’agape o l’amore cristiano
Nella parola agape possiamo trovare il centro di tutto il cristianesimo e il focolare dell'amore cristiano. Tutte
le religioni conosciute tendono a sublimare l'uomo e approdano a condannare la sua vita finita. Il dio Eros
esalta e sublima i nostri desideri, in un unico desiderio. La meta finale di questa dialettica e la non vita la
morte del corpo. L'uomo creato che appartiene alla notte, non può trovar salvezza che cessando di esistere,
e perdendosi in seno alla divinità. Il cristianesimo attraverso il dogma dell'Incarnazione capovolge questa
dialettica da cima a fondo. La morte anziché essere l'ultimo termine di viene la condizione prima. Ciò che il
Vangelo chiama morte di se è l'inizio di una nuova vita da quaggiù. Non è la fuga dello spirito fuori dal
mondo bensì il suo pieno ritorno in seno al mondo. Dio il vero Dio si è fatto uomo è vero uomo le tenebre
hanno veramente accolto la luce. Ogni uomo nato di donna che crede ciò rinasce in spirito fin da quel
momento è morto al proprio io è morto al mondo in quanto l'io e il mondo son peccatori, ma restituita sei
al mondo in quanto è lo spirito che li vuoi salvare. L'amore non sarà più fuga e perpetuo rifiuto dell'atto e
incomincia oltre la morte e si volge verso la vita. Questa conversione dell'amore fa comparire il prossimo.
Per l'eros la creatura non era che un pretesto illusorio. L'essere particolare altro non era che una deficienza

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è un oscuramento dell'essere unico. Ma il Dio dei cristiani non ci ha voltato le spalle anzi ci ha amati per
primo nella nostra forma e nelle nostre limitazioni spiegando sì fino a rivestirsine. Dio ha assunto la
condizione dell'uomo peccatore separato senza tuttavia peccare senza dividersi l'amore di Dio ci ha aperto
una via radicalmente nuova quella della santificazione. Amare diviene allora un'azione positiva un'azione di
trasformazione. L'amore cristiano e obbedienza del presente. Perché amare Dio e obbedire a Dio che ci
comanda di amarci gli uni agli altri. Così tutti i rapporti umani mutan di senso punto il nuovo simbolo
dell'amore non è più la passione infinita dell'anima in cerca di luce ma è il matrimonio di Cristo e della
Chiesa. Un amore si è fatto essendo concepito sull' immagine dell'amore di Cristo può essere veramente
reciproco perché gli ama l'altro com'è anziché amare l'idea dell'amore ho la sua vampa mortale e deliziosa.
E anche un amore felice malgrado gli impacci del peccato in quanto conosce fin da quaggiù nell'obbedienza
la pienezza del suo ordine. 4 oriente e occidente L'autore intende con la parola Oriente una tendenza dello
spirito umano che ha trovato nell'Asia le sue espressioni più alte pure. L'Oriente si ispira alla negazione del
diverso all'assorbimento di tutti nell'uno alla fusione totale col Dio. L'autore chiamerà occidentale invece
una concezione religiosa che c'è venuta in verità dal Vicino Oriente ma che solo in Occidente ha trionfato
ossia quella che stabilisce che tra Dio è l'uomo esiste un abisso essenziale o come dirà Kierkegaard una
differenza qualitativa infinita. In questa visione occidentale non viene nessuna possibilità di fusione ma
soltanto una comunione il cui modello è nel matrimonio della chiesa col suo Signore. Sottolineati i due
estremi non si farà fatica nel dimostrare che comunque esistono in Oriente numerose tendenze occidentali
e viceversa. L'eros vuole l'Unione cioè la fusione essenziale dell'individuo nel Dio l'individuo separato deve
elevarsi fino a perdersi nella Divina perfezione. L'uomo non deve attaccarsi alle creature che rappresentano
deficienze dell'essere ma deve guardare all'esaltazione dell'amore ossia alla sua ascesa alla via che conduce
al di là della vita. Agape al contrario non cerca l'Unione che sia tu e oltre la vita. Agape volge a quel quaggiù.
La visione cristiana porterebbe alla disperazione se non vi fosse la buona novella ossia quella secondo cui
Dio cerca noi. Secondo la buona novella cristiana Dio cerca noi e noi percepiamo la sua voce e le
rispondiamo con

l'obbedienza l'incarnazione infatti è il segno storico di una creazione rinnovata nella quale il credente si
trova reintegrato dal suo stesso atto di fede. Per l'agape nessuna fusione ne esaltato dissolvimento dell'io in
Dio. Se l'agape riconosce solo il prossimo e lo ama non più come un pretesto per esaltarsi ma così come
nella realtà della sua angoscia e della sua speranza e se l'eros non ha prossimo non avremmo il diritto di
concludere che questa forma d'amore detta passione debba normalmente svilupparsi in seno ai popoli che
adorano Eros? La storia ci obbliga a pensare che invece è accaduto l'inverso. Vediamo che in Oriente l'amore
umano è generalmente concepito come il piacere la semplice voluttà fisica. In Occidente invece nel secolo
decimo secondo il matrimonio incorre nel dispregio mentre la passione è glorificata proprio in quanto il
ragionevole in quanto fa soffrire in quanto compie le sue devastazioni a spese del mondo e di se stessa.
Ecco qui che vi è una contraddizione fra le dottrine i costumi. Il matrimonio per gli antichi non aveva che un
significato utilitario è limitato mentre il matrimonio cristiano è diventato un sacramento e impone una
fedeltà insopportabile per l'uomo naturale. Platone legava l'amore alla bellezza ma la bellezza che gli
intendeva era l'essenza intellettuale della perfezione increata ossia l'idea stessa di ogni eccellenza. Il
platonismo ci ha indotti a una terribile confusione all'idea che l'amore dipende prima di tutto dalla bellezza
fisica là dove in effetti questa stessa bellezza non è che l'attributo conferito dall'amante all'oggetto della sua
scelta amorosa. L'esperienza quotidiana bene a maestra che l'amore abbellisce il proprio oggetto e che la
bellezza ufficiale non è una garanzia di essere amati. Il platonismo degenerato che ci ossessiona rende ciechi
alla realtà dell'oggetto come nella sua verità oppure ci rende la realtà di quel oggetto poco amabile. Si lancia
all'inseguimento di chimere che non esistono che noi. Ci si chiede allora da cosa deriva il successo della
visione platonica. Si può dire che deriva dal fatto che esso trova nel cuore di ogni uomo oscure complicità.
L'amore passione è apparso in Occidente come uno dei contraltari al cristianesimo nelle anime in cui ancora
viveva un paganesimo naturale ho ereditato. Questa rinascita dell'eros può essere datata all'inizio del secolo

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decimo secondo adesso bisogna accingersi a dimostrare che questo fenomeno porta un nome ben noto la
cortezia o amor cortese. 6 l’amor cortese: trovatori o catari Non possiamo avere dubbi sul fatto che tutta la
poesia europea sia derivata dalla poesia dei trovatori del secolo decimo secondo. La poesia dei trovatori è
data dall'esaltazione dell'amore infelice. Vi è il poeta che reclama il suo lamento verso una bella che ogni
volta risponde di no. Vi è un rapporto di vassallaggio Amoroso. L'uomo è il serpente della donna. Vi è quindi
una concezione dell'amore perpetuamente insoddisfatto. Da qui nasce una visione della donna del tutto
contraria ai costumi tradizionali e nasce una poesia forme fisse assai complicate e raffinate. La visione
dell'amore non dipende dalla realtà sociale quindi è evidente che la loro visione dipendeva da altri elementi
e aveva altre origini. Alcuni studiosi che si sono interessati alla poesia dei trovatori hanno ritrovato in questa
tipologia di scrittura la possibilità che avesse potuto fornire dei modelli e che fosse stata influenzata da
religioni neoplatoniche cristiane. Ma codeste affermazioni si sono tirate addosso il coro dei nostri eruditi
che le hanno attentamente analizzate ea volte confutate. In un periodo storico in cui le eresie sono molto
comuni nel 1939 viene pubblicata un opera teologica intitolata Il libro dei due principi insieme alla
riappropriazione di un nuovo testamento e dei rituali usati dagli eretici. Il cristianesimo dal problema del
male una risposta dialettica è paradossale che si riassume nelle parole libertà e grazia. Il dualismo stabilisce
una visione pessimista in cui l'esistenza e data dal bene e dal male infatti Dio è amore ma il mondo è
malvagio. Da questa concezione derivano appunto le teorie sul Demiurgo e su Lucifero o Satana. Vi è l'idea
che Cristo non si è realmente incarnato ma ha preso solo l'apparenza dell'uomo. I Catari rifiutano il dogma
dell'Incarnazione punto I catarì rifiutano anche il battesimo è il rito del Consolamentum diventa il rito più
importante della loro chiesa. Sembra che è un digiuno di 40 giorni precede se l'iniziazione è un'altro di
uguale durata la seguisse. Il Consolamentum veniva amministrato dai vescovi e comprendeva l'imposizione
delle mani in mezzo alla cerchia dei puri e il bacio della pace e scambiato tra i fratelli. Riniziato diventava
oggetto di venerazione e aveva diritto al saluto dei

credenti vale a dire a tre referenze. Alla donna strumento di perdizione delle anime si oppone Maria
simbolo di pura luce salvatrice madre intatta di Gesù e sembra giudice dolcissimo degli spiriti liberati.
L'inferno essendo la prigione della materia, Lucifero, l'angelo ribelle, può segnarvi soltanto per il tempo che
durerà l'errore delle anime. Al termine del ciclo per gli uomini non ancora illuminati la creazione verrà
integrata nell'unità dello Spirito originario i peccatori attratti da Satana saranno salvati è Satana stesso
rientrerà nell'obbedienza dell'Altissimo. Il dualismo dei catarì si risolve così in un monismo escatologico
mentre l'ortodossia cristiana mette capo ha un dualismo finale. La Chiesa catara si divideva in due gruppi i
perfetti che avevano ricevuto il Consolamentum, e semplici credenti. Solo i secondi avevano il diritto di
sposarsi e vivere nel mondo condannato dai puri senza assoggettarsi a tutti i precetti della morale esoterica.
La religione dei catarì sappiamo che sostiene credenze diverse da quelle che stanno alla base della morale
cristiana ortodossa ma sappiamo anche che di questa cultura e delle sue fondamentali dottrine siamo
ancora tributari più di quanto non si immagini. 7 eresia e poesia Ci si chiede se dovremmo quindi
considerare i trovatori come i credenti della Chiesa catara e i cantori della sua eresia? Questa tesi fu
proposta da spiriti avventurosi come Otto Rahn che l'hanno compromessa cercando di chiarire la troppo su
un piano storico piuttosto che spirituale. Se non ci sono punti in comune tra Catania e trovatori allora
bisogna capire come mai queste due visioni siano entrambe entrata in seno alla grande rivoluzione psichica
del XII secolo. Molti luoghi citati da entrambe le visioni e molti luoghi di venerazione dei catarì si è scoperto
che erano casa e di eretici. può essere una semplice coincidenza ma questo non chiarisce molti punti.
Bisogna sapere che non tutti i trovatori si trovano nelle file degli eretici e molti finirono i loro giorni in
convento. Se consideriamo i testi dei catarì nella loro nudità e trasparenza la loro dottrina non esigeva che si
mettesse fine alla propria vita non per stanchezza ho paura dolore, ma in uno stato di perfetto distacco dalla
materia. Vi è questa visione della donna che muove il sole e l'altre stelle è una donna reale è il pretesto
fisico c'è ma come nel Cantico dei Cantici il tono è veramente mistico. In questa tipologia di amore l'eletto
venera la sua propria forma di luce la sua salvatrice. Rudel al termine di un amore per una donna che non

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ha mai visto, raggiunta la infine dopo aver attraversato il mare, muore nelle braccia della contessa di Tripoli
non appena ricevuto da lei un solo bacio di pace e il saluto. È una leggenda, ma tratta dai poemi che
cantano apertamente l'amore lontano. In questa tipologia di poesia di scrittura possiamo ritrovare il mistero
di una passione propriamente religiosa di una concezione mistica dell'uomo chiaramente testimoniata dalla
vita stessa dell'anima. Bisogna quindi provare a stabilire la realtà in genere intermedia e quindi meno chiara
è pura del lirismo cortese. 8 obiezioni Dei due capitoli precedenti possiamo provare a trarre delle
conclusioni la cui importanza rischia di essere proporzionale al numero di obiezioni che sollevano. Si è detto
che la religione dei catarì è ancora poco nota ed è quindi perlomeno prematuro vedervi la fonte del lirismo
cortese. I trovatori non hanno mai dichiarato di seguire questa religione ne hanno mai ammesso che essa
fosse l'oggetto del loro poemi. L'amore che essi esatta non è che l'idealizzazione la sublimazione del
desiderio sessuale. Non è del tutto chiaro come dal confuso accostamento di dottrina e maniche e
neoplatoniche su un fondo di tradizioni celto iberiche sia potuta nascere una retorica precisa come quella
dei trovatori. Nella retorica cortese non dobbiamo cercare qui Valentia razionali esatte del doc ma bensì lo
sviluppo lirico dei simboli fondamentali. Si può supporre che i temi che abbiamo messo in evidenza nei
poeti provenzali abbiano rapporti analoghi con il neo manicheismo. Nell'ottica dell'uomo medievale ogni
cosa ne significava un'altra il medioevale non ha bisogno di formularsi i significati dei simboli che adopera
nei di prenderne distintamente coscienza. Il segreto dei trovatori era insomma un evidenza simbolica agli
occhi degli iniziati e dei simpatizzanti della Chiesa d'amore. A quei tempi a nessuno venne in mente che i
simboli per essere validi dovessero venir commentati e spiegati in modo non simbolico. Per questo
dovevano difendersi sia dalla

severità dei perfetti sia dalla severità dei cattolici. I simboli dei trovatori non erano traducibile in concetti
razionali. Il problema quindi risiede solo relativamente al doppio senso allegorico. L'amor cortese quindi
sarebbe un idealizzazione dell'amore carnale. Ma agli inizi e fino alla fine del X secolo non era così nei poeti
di tale epoca l'espressione del desiderio carnale è così viva e talvolta brutale da non lasciarci la possibilità di
sbagliare sulla natura del loro ispirazioni. Rudel infatti dice che la sua donna è una creazione del suo spirito
e che con l'alba s svanisce in quanto agli epiteti realistici che descriverebbero una donna reale li troviamo
perfettamente identici in un centinaio di altri poeti. Del resto più tardi vedremo che poemi di Dante sarà
tanto più appassionati e realistici nelle loro immagini quanto più alta si innalzerà Beatrice in una gerarchia di
astrazione mistiche raffigurando prima la filosofia poi la scienza e infine la scienza delle cose sacre. Si è
creduto troppo a lungo che l'ideale dell'amore cortese fosse una semplice idealizzazione dell'istinto
sessuale. Se gli errori della passione, nel preciso significato che do a questa parola, sono di origine religiosa
è mistica, e certo che essi finiscono con le saltare, per il fatto stesso che vogliono trascender lo, l'istinto
sessuale, o come lo chiama Platone nel Simposio l'amore del lato sinistro. E certo che lirismo cortese fu
perlomeno ispirato dall'atmosfera religiosa del catarismo. Si può quindi dimostrare che quel poco che
sappiamo della psicanalisi non ci autorizza a fare di questa dottrina la fonte dei testi conosciuti. Che i
surrealisti nei loro poemi non ha mai detto di essere discepoli del freudismo. Che la libertà da essi esaltata è
quella che tutti gli psicanalisti nega mano. Che non si riesce a capacitarsi come da una scienza che si
attribuiva progetto l'analisi e la cura delle nevrosi avrebbe potuto nascere una retorica della follia che è
quanto dire una sfida a ogni scienza in generale alla scienza psichiatrica in particolare. libro VI Il mito contro
il matrimonio Nel Medioevo due morali si affrontano quella della società cristianizzata, è quella della
cortesia eretica. L’una implicava il matrimonio, l'altra esaltava un insieme di valori da cui risultava, almeno in
linea di principio, la condanna del matrimonio. Agli occhi della Chiesa l'adulterio era contemporaneamente
un sacrilegio, un delitto contro l'ordine naturale e un delitto contro l'ordine sociale. Il sacramento univa due
anime fedeli, due corpi atti a procreare, e due persone giuridiche. Veniva a santificare gli interessi
fondamentali della specie di interesse della cittadinanza. Colui che contravveniva a questo triplice impegno
non si rendeva interessante, ma compassionevole o disprezzabile. L'eresia si opponeva al matrimonio
cattolico. L'eresia negava il Sacramento in quanto non era stabilito da nessun testo univoco del Vangelo,

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condannava la procreazione come derivante dalla legge del principe delle tenebre, cioè del DEMIURGO.
L'eresia tendeva a distruggere un ordine sociale che permetteva ed esigeva la guerra come espressione
della collettiva volontà di vivere. Il fondamento di questi tre rifiuti era la dottrina dell'amore, cioè dell'eros
divinizzate, in eterno e angosciato conflitto con la creatura di carne e coi suoi tirannici istinti. L'apparizione
della passione d'amore doveva dunque trasformare radicalmente il giudizio portato sull'adulterio. Per
l'amatore l'adulterio di Tristano resta una colpa, ma al tempo stesso riveste l'aspetto di una avventura più
bella della morale. Tristano se si porta via Isotta vive un romanzo e si rende ammirevole, ciò che era colpa di
colpo diventa virtù mistica, poi degrada in avventura che sconvolge che attira. Non bisogna ricondurre
direttamente l'attuale crisi del matrimonio al conflitto tra l'ortodossia e un'eresia medievale. Il presente
stato di generale in moralità si spiega col confuso antagonismo di due morali una ereditata dall'ortodossia
religiosa, ma non si appoggia più su una fede viva, l'altra deriva da un eresia la cui espressione
essenzialmente lirica ci per viene del tutto profanata, e quindi snaturata. Abbiamo così da una parte una
morale improntata sulla religione e sulla morale borghese, dall'altra una morale ispirata all'ambiente
culturale letterario e artistico e della morale passionale romanzesca. Passione e matrimonio sono per senza
incompatibili. Le origini e le loro finalità si escludono. Da loro coesistere nella nostra vita sorgono insolubili
problemi. Secondo l'autore solo il mito potrebbe dare all'uomo che vive la passione una sorta di
Modusvivendi mentre al contrario questi libri aumentano la consapevolezza del problema e

contribuiscono a renderlo insolubile. Il matrimonio si fondava su tre gruppi di valori che ne determinavano
gli obblighi. 1 OBBLIGHI SACRI il matrimonio presso i popoli pagani è sempre circondato da un rituale, e la
dote contava molto ma oggi perde la sua importanza in seguito alla instabilità economica. Gli usi del ratto
nuziale non esistono più se non in sotto forma di scherzi campagnoli. La dichiarazione di matrimonio in
pompa magna e fuori moda e la maggioranza delle coppie non prova più nemmeno il superstizioso bisogno
di farsi benedire da un prete. 2 OBBLIGHI SACRI Le questioni di rango, di sangue, di interessi familiari,
stanno passando in secondo piano nei Paesi democratici. Di conseguenza i problemi individuali determinano
sempre più la scelta reciproca dei coniugi, da ciò il numero sempre crescente di divorzi. Le cerimonie si
semplificano e vi è il tentativo di rendere sociale l'atto del matrimonio e integrarlo nell'esistenza della
comunità. Anche il modo di vedere la prima notte è cambiato e il viaggio di nozze per quanto cestista e
conservi un significato rappresenta piuttosto una volontà di evadere dalla ambiente sociale sottolineare il
carattere privato di ciò che si chiama la felicità degli sposi. 3 OBBBLIGHI RELIGIOSI il fatto che la coscienza
moderna rifiuti gli obblighi sacri e sociali è dovuta al fatto che comprende la natura cristiana di tali vincoli
impostata sull'eternità, è appunto da ciò che i moderni fanno prendere la loro felicità questa svalutazione
degli ostacoli istituzionali determina un collasso di tensione morale da cui deriva tanta confusione. La
fedeltà del matrimonio appare quasi ridicola prende l'aspetto di conformismo, non esiste più un conflitto tra
due morali ostili ma ci si accosta a uno stadio di reciproche annullamento dopo che gli antichi valori sono
stati consumati. Idea moderna della felicità Non trovando più garanzie in un sistema di obblighi sociali, il
matrimonio si fonda su determinazioni individuali e si basa su un'idea individuale di felicità. Definire la
felicità è difficile e lo è ancora di più se si aggiunge la moderna volontà ad essere il padrone della propria
felicità tutta moderna. La felicità oggi dipende da questo quest'altro, dalla acquistare qualcosa, dal denaro.
Questo è un modo per assediare noi l'idea di una facile felicità e convincerci che possiamo esser capace di
possederla. La felicità è un Euridice la si è persa non appena si vuole afferrarla. Questo è dovuto al fatto che
la felicità dipende dall'essere non dall'avere, qualunque felicità che si voglia sentire invece di esserci dentro,
si trasforma istantaneamente in insopportabile assenza. Credo che questa intenzione questa speranza
spiegano in parte la facilità con la quale ci si sposa ancora senza crederci. Non signora che la passione
potrebbe essere un infelicità, ma ma si intuisce che sarebbe un'infelicità più bella e più viva della vita
normale, più elettrizzante della propria piccola felicità. Ho la noia rassegnata ho la passione, questo è il
dilemma che l'idea moderna di felicità introduce nelle nostre vite. Questo dilemma ci conduce alla rovina
del matrimonio in quanto istituzione sociale definita dalla stabilità. Amare è vivere Dai trovatori deriva l'idea

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che la passione sia una nobiltà morale, e ci ponga al di sopra delle leggi e dei costumi. Che la passione
profana sia un'assurdità, una malattia dell'anima tutti sono disposti a riconoscerlo. Ma all'epoca del film e
del romanzo nessuno lo può più credere. Il moderno attende dall'amore fatale qualche rivelazione, la
passione è sempre avventura, è quel quid che cambierà la mia vita. Così tutto l'orizzonte del possibile si
spalanca e chiamerò libero un uomo che possiede se stesso, ma l'uomo della passione, al contrario, cerca di
essere posseduto. Il passionale è l'uomo che vuol trovare il suo tipo di donna e non amare che quella. Vi è
un'illusione esperita dalla maggioranza degli uomini, quella della Bellezza standard. Un uomo che prende
una cotta per una donna che si è bella solo i suoi occhi li hai preso per un nevrastenico, la standardizzazione
dei tipi di donne ammessi come belli a luogo in ogni generazione, ma il pecorismo estetico raggiunge i giorni
nostri una potenza finora sconosciuta. La scelta di un tipo di donna sfugge sempre più al mistero personale
e viene determinato da Hollywood o dallo Stato. È così che la libertà della passione dipende dalle statistiche
pubblicitarie. L'uomo che crede di desiderare il suo tipo di donna si trova intimamente determinato da
fattori di moda o di Commercio vale a dire dalla novità. Sposare Isotta?

Si spera che l'uomo giunga un compromesso fra ciò che ama e ciò che il film lo persuada da mare. Incontra
questa donna e la riconosce. Vicino a lei sarà la vera vita è più nulla conta ecco il vero matrimonio d'amore
moderno il matrimonio con la passione. Isotta rappresenta l'estraneità e la natura fuggevole ed evanescente
della donna, è la donna da cui si è separati possedendola la si perde. Inizia così una passione nuova che
consiste nel ripristinare l'ostacolo e il combattimento. La verità è che bisogna ricreare degli ostacoli per
poter desiderare di nuovo e per poter esaltare questo desiderio, La verità è che bisogna ricreare degli
ostacoli per poter desiderare di nuovo e per poter esaltare questo desiderio, ma il dolore hai il potere di
rendere cosciente la passione. Per Tristano Isotta e nient'altro che il simbolo del desiderio luminoso. Il solo
fine dell'amore infinito non può essere che il divino, Dio, la nostra idea di Dio o l’io divinizzato. Per Tristano
l'infinito e l'eternità senza ritorno, in seno a cui sparisce la coscienza dolorosa, per il moderno non è altro
che il perpetuo ritorno di un ardore costantemente deluso. Il mito descrive una fatalità di cui le vittime non
potevano liberarsi. La passione fatale di cui si compiacciono i moderni non sa più nemmeno essere fedele
dato che non ha per fine la trascendenza. Esaurisce l'una dopo l'altra le illusioni che diversi oggetti, troppo
facile accogliersi le propongono. Si volge in infedeltà. Il Tristano moderno allora scivola verso il tipo posto
quello del Don Giovanni dell'uomo dagli amori a catena. Ma Don Giovanni non conosce tutte le passioni
inaccessibili, vive sempre nell'immediato, non ha mai il tempo di amare. Amare allora il contrario di vivere. È
un impoverimento dell'essere, una scesa senza aldilà. Per Tristano significava vivere perché la vera vita che
gli invocava era la morte trasfiguratrice. Uomini e Donne appena varcano la casa soffrono di gelosia dice un
poema tibetano. Ciò avviene perché varcando la soglia uscendo dal proprio essere e dal presente così come
è dato da loro incapaci di accettare l'altro nella sua realtà essi non vedono che cose da invidiare qualità di
cui sono privi e occasioni di confronto che tornano sempre a loro detrimento. Il marito soffre della bellezza
che scorge nelle altre donne e di cui la sua e prima. Se persa quindi la sola cosa necessaria, il senso della
fedeltà. La passione distrugge l'idea stessa di matrimonio, in un'epoca in cui si punta fondare il matrimonio,
proprio sui valori elaborati da un'etica della passione. Niente ripugna tanto a uno spirito moderno quanto
l'idea di una limitazione volontariamente assunta. Amiamo troppo le nostre illusioni per tollerare anche
soltanto che ce le nominino. Dell’anarchia all’eugenetica Non si sa esattamente che cosa sia l'amore
passione ne da dove venga ne dove vada. Si avverte che contiene qualcosa di inquietante. Occorre farsi
leggere, e conquistare la fiducia, non si può andare contro la corrente di tutte le epoche, la passione è
sempre esistita, dunque esisterà sempre, e noi non siamo dei Don Chisciotte. Bisogna quindi sapere quale
meccanismo o quale riflesso collettivo scatterà per ristabilire la situazione. Ad esempio la Russia della
rivoluzione conobbe uno scatenamento sessuale della giovinezza. La morale si traduceva in una
generalizzazione della libera unione, dell'aborto, dell'abbandono dei bambini, di tutto quello che si ritiene
contrario pregiudizi reazionari i quali a torto si credevano alimentati dal capitalismo. In una famosa lettera
di Lenin lui descrive protesta contro i costumi e contro questa anarchia sessuale diffusasi. Vent'anni più tardi

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VIA il raddrizzamento dei costumi. Stalin si dà come fine prossimo quello di rifare quadri della sua nazione
poiché è priva di quadri l'economia Perico lava e la difesa nazionale non poteva organizzarsi senza un
costante ricorso alla passione dei primi rivoluzionari. Poi il meccanismo della dittatura produttivista a
costringere lo Stato cosiddetto socialista ad emanare una serie di leggi contro il divorzio contro l'aborto e
contro l'abbandono dei bambini. Il rigore di questo leggi trasformò intorno al 1936 la Russia. Il matrimonio
restaurato su basi strettamente utilitaria viveva un atmosfera in cui problemi individuali andava perdendo
ogni specie di dignità. Persino l'etica matrimoniale della gioventù fulminata gravemente. Era già visibile
l'affiorare di quel fondo di disperazione e di intimo anarchia postulato da ogni morale di felicità
strettamente individuale. Si cominciò con lo porre all'ideale Antisociale di felicità e di vita pericolosa un
ideale collettivista. Sì primo la donna della sua aureola romantica. In seguito si giunse a

provvedimenti d'ordine eugenetico si apre una scuola delle fidanzate per le future donne. Queste donne
dovevano essere bionde, di sangue Ariano, e raggiungere almeno un metro e 73 di statura. Il tipo di donna
venne descritto dalla sezione scientifica del ministero della propaganda. Nel 1938 sostituirono analoghe
scuole per tutte le donne tedesche in nome dello Stato. Il fine era quello di utilizzare esclusivamente unioni
contratte su una base eugenetica, secondo certi criteri statistici, sociali, laziali, fisiologici, rigorosamente
indipendenti dai gusti individuali, e quindi dalle passioni. A ciascuno il suo gettone di matrimonio.
L'esperienza staliniano è fallita e nazismo appartiene allo Stato ma la tentazione totalitaria sussiste. La
pratica forzata dell'eugenetica può riuscire, laddove tutte le nostre morali falliscono, dando luogo alla
affettiva abolizione del bisogno spirituale, e quindi artificiale, della passione. 6 senso della crisi L'amore in
America viene concepito come uno stato d'emergenza. Questo piccolo fatto banale rivela credenze naturali
per un americano e per questo ci interessa. I termini amore e matrimonio sono praticamente equivalenti
che se ci siamo bisogna sposarsi subito e che l'amore deve normalmente trionfare su tutti gli ostacoli. In
verità se l'amore romanzesco trionfa su moltissimi ostacoli contro uno si spezzerà quasi sempre sia contro la
durata. In questo risiede il primo segreto della crisi. L'America occupa il primo posto nelle statistiche sui
divorzi poiché fondare il matrimonio su una forma d'amore instabile equivale di fatto a non garanzia di
durata. Il romanzo l'amore di cui parlano gli americani vive di ostacoli vuole l'amore lontano dei trovatori, il
matrimonio invece vuole l'amore vicino. È facile che ossessionati da questa visione del romance si colga la
prima occasione per innamorarsi di qualcun altro. La noia viene vista come una febbre passeggera. L'uomo
cerca nuove esperienze ed è per questi motivi che il divorzio in America assume un carattere meno
disastroso è perfino più normale che in Europa. Inoltre in America l'economia del risparmio si contrappone
a quella dello spreco come la preoccupazione di preservare il passato si contrappone a quella di far
Tabularasa per costruire qualcosa di più limpido è privo di compromessi. Il matrimonio è stato reso troppo
facile, perché è stato ammesso che per esser concluso basta l'amore. Si potrebbero esigere test ed esami su
ciò che conferisce a una Union umana le migliori probabilità di durata. Se si vuole il matrimonio, ovvero la
durata, sarebbe logico assicurarne le condizioni. Ma queste riforme avrebbero scarso effetto in un mondo
che ha conservato perlomeno la nostalgia della passione, diventata congenita l'uomo occidentale. È
Evidente che l'attuale crisi del matrimonio in Europa come in America e la risultante di una pluralità di cause
prossime lontane di cui il culto del romanzo non è che è un esempio. Tuttavia influiscono anche altri
elementi, come ad esempio l'emancipazione della donna che è un fattore non trascurabile della crisi. Un
altro fattore e la volgarizzazione delle conoscenze psicologiche, l'uomo e la donna del ventesimo secolo,
anche se molto sommariamente, sono portati ad avere maggiori esigenze dei loro antenati nei confronti del
matrimonio e della vita matrimoniale. Pensando a questi elementi si può comprendere quanto sarebbe
vano qualsiasi tentativo di risolvere le contraddizioni che tanti uomini e donne provano nel loro matrimonio.
I divorzi avvengono perché crisi del genere non sono un accidente. Si tratta di decifrare il messaggio e di
mettere pazientemente in chiaro le ambigue indicazioni che la crisi ci offre su noi stessi, sui nostri voti
segreti, sulla tendenza reale, forse creatrice, che le nostre ribellioni, le nostre in genere illusioni i nostri
peccati talvolta esprimono. cercare di risolvere la crisi del matrimonio equivarrebbe a negarle

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arbitrariamente quello che ci sembra il carattere suo proprio, quello della ricerca, quasi cieca ancora, di un
nuovo equilibrio della coppia. L'equilibrio di cui si parla è un equilibrio teso tra le esigenze contraddittorie
legittime legate al compimento della persona punto LIBRO VII L’amore azione o della fedeltà La passione
qualunque sia, non può ne vuole aver ragione. Contro di lei si è sempre ragione, dal momento in cui si parla
di ragione. L'uomo della passione è proprio quegli che sceglie di essere dalla parte del torto, quello della
scelta della morte contro la vita. In amore, per attaccare la

passione bisognerebbe sviluppare una violenza spirituale che uccidesse meglio della passione amorosa.
All'origine alla fine della passione, non c'è un errore concernente l'uomo oddio ma una decisione
fondamentale dell'uomo che vuole essere lui stesso Dio. La passione brucia nel nostro cuore non appena il
serpente dal sangue freddo, il cinico puro, insinua la sua promessa eternamente diretta eritis sicut dei. La
colpa da riscattare in questa visione è la vita. La passione nasce nello Stato e la guarigione delle nostre
passioni ci verrà dallo Stato, questo Salvatore anonimo che si abbasserà il peso di tutte le nostre colpe, e
della colpa iniziale di vivere, per glorificarli nella guerra in nome dell' innocenza del popolo. Critica del
matrimonio La famosa pace del focolare non esiste se non per bocca di una certa eloquenza mediocre,
politica, borghese o edificante. Tolstoj addirittura la descrive come un inferno. Questo perché le creature dei
decessi presi a uno a uno sono generalmente dei birbanti ho dei nevrotici quindi perché dovrebbero
diventare degli Angeli una volta accoppiati? Ignoranza della realtà o mancanza di argomenti più seri da
proporre. Nietzsche per esempio di chiaro che bisognava scegliere tra fare dei libro dei bambini. Tutto quel
che si può dire contro il matrimonio è vero, e quindi deve esser detto. È possibile affermare il matrimonio
solo superando le tue prime critiche e incamminandosi verso la terza, cioè tenendo continuamente
presente l'esigenza superumana della perfezione, come un'istanza perpetua, un pungolo che impedisce di
ricadere sotto i colpi delle obiezioni umane. Aldilà non solo del matrimonio ma anche di tutto l'ordine
umano io limito la mia visione è la mia speranza ha una perfezione relativa, all'equilibrio nell'imperfezione
che è rappresentato dal matrimonio. Se raggiungerlo non posso, non mi rimane che la ribellione contro la
mia condizione di creatura. Se lo raggiungo troppo facilmente, di verrei il Filisteo denunciato da tutti
romantici, o l'uomo morale preso nelle reti sociali, è ormai incapace di concepire le crudeli verità dello
spirito di cui parla Nietzsche. Se allora si considera l'equilibrio imperfetto del matrimonio in una prospettiva
aperta e nell'attesa felice infelice della perfezione si sa di tentare un'impresa folle per vivere il perfetto nel
non perfetto. Ma tuttavia non ignoro che questo sforzo porta in sè una verità imperturbabile, perché
testimonia ininterrottamente a favore di ciò che trascende ogni risultato, anche se eccellente. 3 il
matrimonio come decisione Scegliere una donna significa scommettere. Ma la saggezza popolare e
Borghese raccomanda il giovane di riflettere prima di prendere una decisione perché codesto errore del
buon senso è grossolano. Non si può prevedere l'evoluzione del matrimonio tantomeno quella della sposa,
è molto meno ancora quella della coppia formata. Supponendo che questo si possa calcolare non saremmo
ancora in grado di prevedere la fine di un'unione fatta con conoscenza di causa. È assurdo pensare che sia la
natura sono occorsi parecchie centinaia di millenni per selezionare le specie che ci sembrano Idone, noi
riusciremo a risolvere d'un colpo il problema dell'adattamento di due esseri fisici e morali
complessivamente organizzati. È proprio questa invece l'utopia cui obbedisce il mal coniugato, quando vuol
convincersi che un secondo un terzo esperimento lo avvicinerebbe sensibilmente alla sua felicità. 100000
esperimenti non sarebbero sufficienti per costruire i primi elementi di una scienza del matrimonio felice.
Tuttavia non è tanto grave l'errore logico quanto l'errore morale che quello presuppone. Quando si esortano
i giovani fidanzati a calcolare le chance di felicità si distrae la loro attenzione dal problema propriamente
etico. Sì da credere che tutto si riduca a una saggezza, un sapere e non ad una decisione. Dato che questo
sapere non può essere che imperfetto provvisorio, è la sola garanzia concepibile sta nella forza della
decisione in virtù della quale ci si impegna per tutta la vita qualunque cosa capiti il puntare tutto su questa
saggezza nello scegliere la donna sembra futile. Scegliere una donna per farne la propria sposa non è dire
alla signora Tal dei Tali lei è l'ideale dei miei sogni, lei colma alla perfezione tutti i miei desideri perché

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questa sarebbe una menzogna e non c'è nessuno al mondo che mi possa colmare poi che io stesso non
appena colmato muterei. Sarebbe giusto dirle voglio vivere con lei così com'è. Il che significa in realtà, ho
scelto lei per dividere la mia vita, ed ecco la

sola prova che la amo. Solo una decisione di questo tipo, il razionale ma non sentimentale, sobria ma priva
di qualsiasi cinismo, può servire da punto di partenza una reale fedeltà. E non dico una fedeltà che sia una
ricetta di felicità ma una fedeltà che sia possibile non essendo compromessa in germe da un calcolo
forzatamente in esatto. 4 sulla fedeltà La problematica del matrimonio non è quella del perché ma del
come. Come dice Kierkegaard l'etica non incomincia in un'ignoranza che dovrebbe essere mutata in sapere,
ma in un sapere che esige la sua realizzazione. La fedeltà con tutto ciò che porta una possibilità di
grandezza, come la passione, e senza ragioni, oppure non è. Secondo l'autore per quelli del nostro secolo la
fedeltà potrebbe definirsi come la meno naturale delle virtù, è la più svantaggiosa per la felicità. La fedeltà
coniugale è il successo di uno sforzo inumano. La religione della vita vi si oppone diametralmente. Si può
considerare la fedeltà come una disciplina. L'abitudine dei moderni, la loro natura acquisita, è quella di
sfruttare ogni situazione al massimo e per se stessa, senza più riferirsi a niente che giudichi e che misura il
godimento che se ne ricava. Solo un rispetto acquisito dell'ordine sociale sostiene infatti l'idea di felicità. Si
può parlare solo di una fedeltà in virtù del assurdo, perché ci si è impegnati, semplicemente, è perché si
tratta di un fatto assoluto, sul quale si fonda la persona stessa degli sposi. La fedeltà va contro la corrente
dei valori venerati oggi da tutti. La fedeltà rappresenta il più profondo non conformismo. La fedeltà afferma
prima di tutto l'obbedienza a una verità a cui si crede, è in secondo luogo la volontà di fare un'opera, poiché
la fedeltà non è affatto una sorta di conservatorismo ma è una costruzione. Assurda almeno quanto la
passione, si distingue da essa per un costante rifiuto di subire i suoi astri. VIA bisogno di agire per l'essere
amato, per una costante presa sul reale che cerca di fuggire ma di dominare. Una fedeltà intesa così fonda
la persona. Perché la persona si manifesta come un opera, nel più grande senso del termine. Viene edificata
alla maniera di un'opera con gli stessi criteri dei quali il primo e la fedeltà a qualche cosa che non esisteva
ma che si vien creando. Persona opera e fedeltà sono tre parole che non si possono concepire isolatamente.
La promessa della fedeltà introduce la possibilità di fare un'opera e di innalzarsi sul piano della persona.
Ogni vita contiene la sua chance immediata di grandezza ed è appunto nella fedeltà assurda che potrà
vedersi realizzata, quando vi sarebbero tutte le ragioni del mondo per dire di sì a questa travolgente
passione, dire di no in virtù dell'assurdo, in virtù di un'antica promessa, d'un umana irragionevolezza, una
ragione di fede, di una promessa fatta a Dio, quasi una scommessa con Dio. L'uomo scopre che la follia del
sacrificio accettato era la più grande saggezza è che la felicità a cui ha rinunciato gli è resa come Isacco fu
reso ad Abramo. Può darsi pure che nulla possa mai compensare la perdita ma qui siamo in un ordine di
grandezza in cui le nostre misure le nostre equivalenze non possono più essere messa in gioco. La fedeltà di
cui si parla è una follia ma è la più sobria e quotidiana. Una follia di sobrietà che mima abbastanza bene la
ragione, è che non è un eroismo, né una sfida, ma una paziente e tenera applicazione. Quella di Tristano
non è fedeltà Tristano non è fedele a una promessa ne ha quell'essere simbolico, ha quel pretesto che si
chiama Isotta, è fedele alla sua più profonda e segreta passione. Quella di cui si parla è una fedeltà che
consuma la vita, ma che consuma anche la colpa, e divinizza li ho purificato innocente. La fedeltà
appassionata non ha conservato fra noi che l'illusione di accedere a una vita più ardente. Ma il predominare
di questa illusione tradisci ancora l'oscura sopravvivenza della religione primitiva. La commovente formula
della fedeltà cortese si può racchiudere nella frase il nostro patto non era stretto per questo mondo che è
una negazione senza appello della vita. Ma la fedeltà nel matrimonio eh, al contrario, un impegno preso per
questo mondo. Nel matrimonio è anzitutto all'altro, e in pari tempo al proprio vero io, che chi ama vota la
sua fedeltà. La fedeltà degli sposi e l'accettazione della creatura, la volontà di accettare l'altro così come,
nella sua intima singolarità. La fedeltà del matrimonio non può essere quella atteggiamento negativo che
abitualmente si immagina, non può essere che un'azione. La fedeltà non vuole solo che non si inganni la

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propria donna ma vuole molto di più, vuole il benessere dell'essere amato, e, quando per questo bene
agisce, essa crea davanti a sé il

prossimo. E quindi passando attraverso l'altro che li ho attinge la sua persona al di là della felicità sua
propria. In questo consiste il duplice traguardo dell'amore azione. L'amore di Tristano e Isotta era l'angoscia
di essere due ma l'amore del matrimonio è la fine dell'angoscia, l'accettazione delle essere limitato, amato
perché mi chiama a crearlo, che si volge con me verso il giorno per rendere testimonianza della nostra
alleanza. Il miracolo del matrimonio consiste in una vita che mi è alleata per tutta la vita. Una vita che vuole
il mio bene quanto il suo perché si confonde col suo, e se non fosse per tutta la vita sarebbe ancora una
minaccia. Essere innamorati non significa necessariamente amare, essere innamorati è uno Stato, amare un
atto. L'impegno che il matrimonio comporta non potrebbe onestamente applicarsi al futuro di uno stato in
cui ci si trova oggi. Ma può e deve implicare l'avvenire di atti coscienti che ci si assume come amare restare
fedeli ed educare i propri figli. L'imperativo ama Dio è il tuo prossimo come te stesso crea strutture di
rapporti attivi. L'imperativo si innamorato sarebbe vuoto di significato o, se fosse realizzabile, priverebbe
l'uomo della sua libertà. 5 eros salvato da agape L'amore di carità, l'amore cristiano, che hanno nome
Agape, appare infine nella sua piena struttura, è l'affermazione dell'essere in atto. Ma Agape si vendica di
Eros salvandolo. Perché Agape non è capace di distruggere e nemmeno vuole distruggere chi distrugge. Io
non voglio la morte del peccatore, ma la sua vita. Così l'impulso stesso che ci fa adorare la vita ci precipita
nella negazione di essa. È la profonda miseria e la disperazione di eros. La nostra sorte è qua giù che ce la
giochiamo e sulla terra che bisogna amare. L'uomo naturale non poteva immaginarlo era condannato a
credere in Eros ma l'uomo che crede alla rivelazione dell'agape vede d'un tratto il cerchio che si apre la fede
lo ha liberato dalla sua religione naturale. L'eros a sua volta si sente riscattato dalla sua funzione mortale è
liberato dal suo destino dal momento che cessa di essere un dio cessa di essere un demone. E ritrova il suo
giusto posto nell'economia provvisoria della creazione dell'umano. Di Eros il pagano non poteva che fare un
Dio. Tutte le religioni pagane divinizzare il desiderio. Cercano un appoggio e una salvezza nel desiderio che è
immediatamente, e perciò stesso, diviene il peggior nemico della vita, la seduzione del nulla. Da quando il
Verbo si è fatto carne e ci ha parlato in parole umane noi abbiamo appreso questa novella, non è l'uomo
che deve liberarsi da solo eh Dio che la amato per il primo e che si è accostato a lui. La salvezza è qua giù nel
obbedienza alla parola. Il desiderio perde il suo potere assoluto quando ci siamo di farne qualcosa di divino.
Questa fedeltà si fonda proprio sul rifiuto iniziale e giurato di coltivare le illusioni della passione, di renderle
un culto segreto, e di aspettarsi non misterioso accrescimento di vita. Il cristianesimo ha proclamato la
perfetta uguaglianza dei sessi, la donna non può dunque essere lo scopo dell'uomo, non deve essere intesa
nel senso moderno di una rivendicazione questo uguaglianza ma procede nel mistero dell'amore. È il segno
è la dimostrazione del trionfo di Agape su eros. L'amore è realmente reciproco esige e crea l'uguaglianza di
coloro che si amano. Dio manifesta il suo amore per l'uomo esigendo che l'uomo sia santo come è santo
Dio. L'uomo rende testimonianza del suo amore per una donna trattandola come una persona umana
totale, non come una fata della leggenda. Questo esercizio spirituale sviluppa nuove facoltà di giudizio,
l'uomo della fedeltà non cerca più di vedere in una donna solo quel corpo interessante o appetibile, ma,
appena sfiorato lo, intuisce il mistero difficile è grave di un'esistenza autonoma, estranea, duna vita totale di
cui in realtà egli non ha desiderato che un aspetto illusorio e fuggevole, forse soltanto una proiezione delle
sue fantasticherie. Potremmo dire che la fedeltà si salvaguarda da sola contro l'infedeltà per il semplice fatto
che abito a non separare più l'amore dal desiderio. Il desiderio va veloce virgola l'amore è lento è difficile, è
solo un simile impegno e gli sembra idoneo a svelare la sua verità. Per questo l'uomo che crede al
matrimonio non può credere seriamente al colpo di fulmine e ancor meno alla fatalità della passione. La
nostra analisi del mito ci ha fatto vedere perché si ami di credere alla fatalità che l'alibi della colpevolezza,
non sono io che ho commesso la colpa, io non c'ero e questa potenza fatale che agiva in luogo della mia
persona. Il corpo è portato questi bruschi scarti paragonabile alle battute che ossessionano una

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mente affaticata, proprio quando si trova in uno stato di prostrazione diffuso in tutto l'organismo, è
localizzato nella apparato sessuale, allora ci si lascia andare a degli sciocchi accostamenti. Per contro, in
condizioni normali del corpo e dello spirito, il rischio del colpo di fulmine è quasi eliminato così si dimostra
che la monogamia è la migliore garanzia del piacere cioè dell'eros puramente carnale e non ha fatto
divinizzato. Si vuole obiettare allora che il matrimonio è la tomba dell'amore. A farcelo credere è ancora il
mito, con la sua ossessione dell'amore contrariato. L'amore selvaggio e naturale si manifesta nell'atto del
violare, che presso tutti i barbari era prova d'amore. L'atto del violare come la poligamia rivela che l'uomo
non è ancora in grado di concepire la realtà della persona nella donna. Questo equivale a dire che ancora
non sa amare. L'amore selvaggio spersonalizza le relazioni umane. L'uomo che si domina non lo fa per
mancanza di passione ma proprio perché ama, e in virtù di questo amore, rifiuta di imporsi, si rifiuta una
violenza che nega e distrugge la passione. Egli prova così che vuole anzi tutto il bene dell'altro. Il suo
egoismo passa attraverso l'altro. Dobbiamo ammettere che si tratta di un assai seria e rivoluzione. E noi
potremmo ora superare la formula emanata da croce che definisce il matrimonio come l'istituzione che
disciplina la passione non più con la morale, ma con l'amore. 6 i paradossi dell’Occidente Le considerazioni
fatte sulla passione mettono in luce l'opposizione fondamentale fra eros e agape. La conoscenza di questo
conflitto sembra comporti la revisione di non pochi giudizi correnti nel campo dell'etica della cultura e della
filosofia. Non è stato il cristianesimo a far nascere la passione bensì un'eresia di origine orientale che si è
diffusa dapprima nelle contrade meno cristianizzate. L'amore passione non è l'amore cristiano, e nemmeno
il sottoprodotto del cristianesimo. È il sottoprodotto della religione manichea. È nato dalla complicità di
questa religione con le nostre più vecchie credenze, e dal conflitto che ne risultò tra l'eresia e l'ortodossia
cristiana. Il dinamismo occidentale procede quindi da due distinte sorgenti una che si ricollega nel modo più
preciso alla passione e che ha una concezione febbrile della vita come maschera del desiderio di morte.
L'altro aspetto non potrebbe neanche per un istante essere collegato alla passione e consiste nell'attitudine
umana che rivela l'antitesi della passione virgola è un affermazione del valore delle cose create, della
materia, è un'applicazione dello spirito al mondo visibile. A noi basta sottolineare che gli elementi
accidentali cristiani del dinamismo europeo, sono orientati da una volontà esattamente contraria a quella
della passione. Dalla rivoluzione in poi la guerra, diventando Nazionale, esige la collaborazione di tutte le
forze creatrici e in particolare della Tecnica. Allora è la passione che si appresta a diventare il principale
motore della ricerca meccanica. La guerra meccanizzata spegne la passione, e la tecnica, diventando
mortale, tradisce le ambizioni da cui nacque. È chiaro che non è il cristianesimo il responsabile della
catastrofe ma è il manicheismo. Se dunque l'Europa dovrà soccombere al suo cattivo genio sarà per aver
troppo a lungo coltivato la religione pseudo cristiana della passione. La nostra drammatica sorte e dunque
quella di aver resistito alla passione con dei mezzi predestinati ad esaltarla. Fu questa la tentazione
permanente da cui scaturirono le nostre più belle creazioni. Ma ciò che produce la vita produce anche la
morte. Basta che un accento si sposti perché il dinamismo kammi disegno. L'occidentale cristianizzato si
distingue dall' orientale per il suo potere di approfondire le essere creato in quel che ha di particolare punto
e qui tutto il segreto della nostra fedeltà. Questo atteggiamento, che definisce il mio Occidente, definisce al
tempo stesso le condizioni profonde della fedeltà, della persona, del matrimonio, come rinuncia alla
passione. Il matrimonio presuppone l'accettazione del diverso quindi del incompleto la presa sul concreto
nelle sue limitazioni. Il cristiano prende il mondo com'è non già come lo potrebbe sognare. La sua attività
creatrice consiste allora nel ritrovare in profondità tutta la diversità del mondo creato per questo il
Rinascimento definisce l'uomo microcosmo. Tutto ciò che distrugge questa volontà centrale è la nostra vita
e la nostra morte. Il sintomo della crisi del matrimonio ci parla e ci rende meglio consapevoli del fatto che
nessun altro è più sensibile e più quotidiano, né più intimamente verificabile. 7al di là della tragedia

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Quest'opera può apparire come il bilancio di una decadenza, tutto ciò sussiste ci minaccia è tanto più in
quanto si vorrebbe negarlo. La conoscenza di questi pericoli ci ha fatto intravedere la possibilità di superarli.
L'Europa dopo una crisi totalitaria ha ritrovato il senso di una fedeltà impostata almeno su storie
destituzioni che si basano sulla dignità della persona. La nostra vita la si decide nelle decisioni sempre
attuali che costituiscono la nostra fedeltà. La figura di questo mondo passa ma la nostra vocazione è sempre
qui nell'atto dell'eterno su cui la nostra speranza si fonda. Condannare la passione a priori equivarrebbe a
voler sopprimere uno dei poli della nostra tensione creatrice. Quindi non è possibile. Ma oltre alla passione
vissuta fino al vicolo cieco della morte, che cosa c'hai dato ormai intravedere? I due temi che vengono
affrontati passano da due vie di superamento diverse. Il primo tema è in relazione a un dramma personale
punto l'avvenimento che costituì per Kierkegaard il punto di partenza di ogni sua riflessione fu la rottura del
suo fidanzamento con Regina, qui l'ostacolo indispensabile alla passione è di natura talmente subiettiva,
singolare di incomparabile, che non saremo in grado di intuire la gravità senza invocare la fede di
Kierkegaard secondo lui l'uomo finito e peccatore non potrebbe mantenere col suo Dio che l'Eterno il santo
se non delle relazioni d'amore mortalmente infelici. Dio appare allora come il mio mortale nemico. questo
cavaliere della fede somiglia a un precettore e si comporta come un qualsiasi onesto Borghese. Egli ha
rinunciato a tutto con un'infinità rassegnazione, e se in seguito a tutto recuperato, è stato in virtù del
assurdo. Fu continuamente il salto nell'infinito ma con una tale precisione certezza che continuamente
ricade nel finito e che nulla si nota in lui che non sia finito. La morte dell'amore inizia una vita nuova in cui la
passione non cessa di essere presente ma perché s ben più che reale, è divina. Vivere allora come tutti ma
in virtù dell'assurdo e barare scandalosamente agli occhi di colui che non crede alla assurdo, ma è più che
una sintesi, è qualcosa di immensamente più grande diversi una soluzione, perché crede che Dio è fedele, è
che l'amore non inganna mai amato. Kierkegaard e non arrivo a recuperare il mondo finito che nella
coscienza di averlo perduto, ma non cesso mai di amarla e di dedicarle tutta l'opera sua. Altri ricevono
un'altra vocazione, sposano Regina, e la passione rivive nel loro matrimonio ma allora in virtù dell'assurdo e
ogni giorno si meravigliano della loro felicità ma queste sono cose troppo semplici assolute perché noi
sappia il diritto di imporre le remore di un discorso fra le domande che se ci pongono è la risposta della
nostra vita. Il secondo tema è un particolare aspetto del moto di ritorno della passione come ce la descrive
Kierkegaard. Al culmine nella dell'Ascensione spirituale San Giovanni della Croce scopre che l'anima attinge
un perfetto stato di presenza di fronte all'oggetto del suo amore, ed è ciò che egli chiama le mistiche nozze.
L'anima si comporta allora nei confronti del suo amore con una specie di indifferenza quasi divina. Ha
superato il dubbio è la facoltà di distinguere e nient'altro più desidera che quello che il suo amore vuole. E il
desiderio della più alta passione si vede allora colmato incessantemente nell'atto stesso in cui obbedisce. Si
può allora capire come, in analogia con la fede, la passione, nata dal desiderio di amore mistico, non possa
venire superate compiuta sennò nell'incontro con un altro, con la mettere nella nostra vita la sua vita
estranea. Allora cessano di invocare una felicità sensibile cessano di tormentarci accetta nel nostro giorno. E
allora il matrimonio è possibile. Siamo due nella soddisfazione. Congedandosi tuttavia c'è gradito adottare
un criterio di moderazione. Le persone unite in matrimonio non sono dei santi, il peccato non è come un
errore al quale si rinunci un bel giorno per adottare una verità migliore. Noi siamo per sempre
ininterrottamente nel combattimento fra la natura è la grazia. Ma l'orizzonte non è più lo stesso. Una
fedeltà osservata nel nome di ciò che non muta come noi mutiamo, svela a poco a poco il suo mistero che
oltre la tragedia c'è di nuovo la felicità. Una felicità che assomiglia all'antica, ma che non appartiene più alla
forma del mondo, perché lei a trasformare il mondo. POST SCRIPTUM Passione e matrimonio Uno dei più
gravi malintesi legati a questo libro è quello che afferma che esso condanna la passione. Il che è esatto e da
questo si deduce che l'amore sarebbe incompatibile col matrimonio,

il che è ridicolo. Si tratta di una di quelle semplificazioni che sono indispensabili ma errate punto quello che
l'autore tenta di dimostrare è che fin dal sorgere del XII secolo l'amore passione si è definito in opposizione
al matrimonio e che la finalità di Eros e di agave sono tra loro in contrapposizione antinomica. Si è cercato di

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sottolineare i contrasti e mettere a disposizione di una scelta che tutti si trovano a dover fare e immaginano
a torto oa ragione di fare liberamente. L'autore ha tentato di isolare la passione come si fa per un corpo
chimico, per conoscerne meglio le proprietà. La isolata dal suo contrario ossia dall'amore attivo o agape, la
passione allo stato puro, senza volere vietare autorizzare nulla. L'autore vuole farci osservare quello che
realmente facciamo ea quale tipo di comportamento ci conformiamo davvero ea quale struttura mitica ci
adeguiamo quando facciamo questo quello. Vuole aiutarci ad assumere il punto di vista giusto. Infatti si
definisce moralista solo in misura del fatto che vuole rendere il lettore più responsabile e più libero di
scegliere con conoscenza di causa. Non c'è forse campo in cui questo lavoro ha poi è più necessario di cui
l'umanità contemporanea si riveli più bisognosa di quello dell'affettività, trascurata quando non disprezzata
dalla nostra società tecnico-scientifica. Un'intera generazione di giovani si vede costretta a cercare salvezza
in comportamenti di evasione o di regressione infantile come la droga e alla luce di queste ultime
osservazioni si comprenderà dunque meglio la tenacia dell'autore impiegata nell'inchiesta sulle origini
dell'amore che può fornire la chiave di più di una tradizione erotico sentimentale che si è trasformata in
riflesso nostalgia nell'uomo moderno e per questo tanto più ammaliante persuasiva nella misura in cui
l'uomo moderno non ne comprende il senso un tempo liberatorio e non sa più leggere i simboli. L'autore ha
provato a reinventare la genesi della passione amorosa e ha dimostrato che dipende dal matrimonio come
la mistica dipende dal dogma e dalle istituzione ecclesiastica ed è orientata proprio dal progetto di negarlo
di superarli. Ha denunciato qual è l'errore del romanticismo imborghesito che domina i nostri costumi e
pretende di fondare il matrimonio sull'amore passionale cioè su ciò che è nato per negarlo. Un errore
altrettanto fatale sarebbe voler escludere la prossima dal matrimonio. E in questo l'autore non ha cambiato
punto di vista. La fedeltà che l'autore ha predicato, e che tanti scambiano con un regolamento di polizia dei
costumi, è semplicemente la condizione sine qua non di qualsiasi opera d'arte o di vita la cui elaborazione
sigla del tempo è una concentrazione di tutte le facoltà. L'autore non ha mai condannato la passione e su
questo punto si spiegato chiaramente nel capitolo conclusivo della prima versione dell'opera dove si legge
l'ho detto insisto ancora condannare la passione linea di principio sarebbe pretendere di sopprimere uno
dei poli della nostra attenzione creatrice. Cioè impossibile. L'autore ha solo tentato di mostrare far sentire
contrastivi tali conflitti le antinomie che la nostra realtà sottende e di meglio definirne i termini e assumere
le tensioni equilibrando le trasformandola in elementi di creatività. Non si può credere che dal suo libro o
risulti che la passione debbo possa essere obliterata perché Agape possa regnare trionfatrice perché questo
equivarrebbe a disconoscere il senso e la coerenza del testo. Tutta la morale di Verona e la concezione
dell'eros e la concezione della politica si possono riassumere nel principio della conciliazione degli opposti e
della messa in tensione dei poli contrari. La persona è l'uomo libero è legato alla attraverso una vocazione
singolare che lo distingue insieme alla massa. La coppia e la cellula sociale originaria, le cui forze costitutive
sono due essere giuridicamente singoli e diversi ma che scelgono di comporre una unione senza fusione,
senza separazione senza subordinazione come si dice dell'Unione delle due nature in Cristo mentre però il
conflitto fra eros e Agape anima i loro giorni e i loro sogni. Infine la politica, che l'arte di regolare le relazioni
umane nella città si riduce al federalismo, che l'arte di unire la comunità solo nella misura in cui soltanto la
loro unione può salvarne l'autonomia. Ogni tentativo di abolire uno dei poli di questa tensione, di
confonderli con il suo opposto, di ridurla la legge dell'altro, fondo e suscita lo Stato autoritario e distrugge i
miei occhi in generale l'interesse stesso per la vita eh, quanto al tema che qui ci riguarda, distrugge
l'esistenza dell'amore essenziale.

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