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Clotilde Bersone - L’ELETTA DEL DRAGONE

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Clotilde Bersone - L’ELETTA DEL DRAGONE

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Clotilde Bersone - L’ELETTA DEL DRAGONE

L’ELETTA
DEL DRAGONE

Introduzione

La Grande loggia
Ottomana
L’iniziziazione Massonica
Primo incontro col
Dragone L’infedeltà dell’Eletta

La camera delle torture Esitazioni e terrori


Massoneria
La Dalida di Garfield La caduta
Menù
L’affiliazione Il chiostro
Massonica
Considerazioni storiche
Una settimana
santa…satanica Apparizioni di Satana nelle
logge
La presa di “possesso”
diabolica

Note

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Clotilde Bersone - L’ELETTA DEL DRAGONE

Introduzione

Secondo la testimonianza dell’ex agente della CIA, Ibrahim Razin, Licio Gelli
inviò, nel febbraio 1986, un telegramma a Phil Guarino, stretto collaboratore
dell’allora direttore della CIA George Bush, in cui annunciava:”Dica al nostro
buon amico Bush che l’albero svedese sarà abbattuto”. Tre giorni dopo veniva
assassinato il premier svedese Olof Palme. Secondo Razin, Palme fu
assassinato perché sapeva troppo dei traffici illegali di armi dell’Irangate in cui
la Loggia P2 aveva svolto un ruolo centrale.1

In un’altra esplosiva dichiarazione, Dick Brenneke, ex collaboratore della CIA,


aveva affermato:”Ci siamo serviti di loro (Loggia P2) per creare situazioni
favorevoli all’esplodere del terrorismo in Italia e in altri paesi europei agli
inizi degli anni ’70", e,in seguito, dopo aver accennato ai finanziamenti della
CIA alla Loggia P2, che avvenivano con rate mensili comprese tra 1 e 10
milioni di dollari, Bren-neke conclude: “Un altro scopo (di questi
finanziamenti) era quello di ottenere il sostegno della Loggia P2 nel fare
entrare negli Stati Uniti la droga proveniente dagli altri paesi. C’è sempre
stato un legame tra la CIA e la Loggia P2". 2

Queste gravissime rivelazioni hanno sconvolto l’opinione pubblica mondiale e


hanno riportato all’ordine del giorno la tremenda realtà della Massoneria,
questa forza potente e misteriosa che vive e opera nell’ombra al servizio di
interessi occulti, ai quali vengono subordinate persino la stabilità politica e la
sicurezza di intere Nazioni e Stati.

Negli Statuti Generali della Massoneria è detto che l’ideale di amore, di pace
e di fratellanza, dovrebbe essere raggiunto attraverso “Il perfezionamento
morale dell’umanità, per mezzo di una vera filantropia, con l’impiego di usi e
di forme simboliche”. Ideali tanto elevati potrebbero abbagliare solo il lettore
inesperto, il quale non può rendersi conto di quale nesso possa esserci tra
quanto affermato e l’esigenza del segreto massonico, dei riti nascosti, delle
gerarchie occulte e di una potenza mondiale che piega e rovescia anche
governi, anima indirettamente gli ideali politici e quelli partitici, senza che sia
possibile svelarea vantaggio di quale potere occulto essa continui ad operare.

I princìpi degli Statuti Generali affermano, inoltre, l’esistenza della democrazia


nella Massoneria, ma la struttura e il funzionamento della stessa sembrerebbero
piuttosto escluderlo. Sia l’una che l’altro sono gerarchici, chiusi, vincolati al
segreto, per cui il “fratello” non può parlare con il “fratello” di certi argomenti
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se non in Loggia, secondo un complicato rituale e sotto il controllo dei


responsabili della Loggia stessa, i quali possono togliergli la parola quando e
come credono.

Riportiamo parte del giuramento di chi si appresta a diventare massone, per


porre in evidenza l’obbligo alla segretezza che viene richiesto e imposto ad
ogni membro:

“Io,..... liberamente e spontaneamente, con pieno e profondo convincimento


dell’anima, con assoluta ed irremovibile volontà, alla presenza del Grande
Architetto dell’Universo, prometto e giuro di non palesare giammai segreti
della libera Massoneria; di non far conoscere ad alcuno ciò che mi verrà
svelato, sotto pena di aver tagliata la gola, strappato il cuore e la lingua, le
viscere lacerate, fatto il mio cadavere in pezzi, indi bruciato e ridotto in
polvere, e questa sparsa al vento per esecrata memoria ed infamia eterna”.

Se attraverso il meccanismo del segreto e della gerarchia, in un’organizzazione


di questo genere, manca il controllo della base su ciò che fa il vertice, e se
questo vertice può obbedire a sconosciute centrali internazionali di potere,
senza dover rendere conto a nessuno, allora tutte le peggiori ipotesi sulla
Massoneria e sulla sua influenza nefasta sugli eventi storici diventano possibili.

In questa pubblicazione, presentiamoun estratto succinto del libro “L’ELETTA


DEL DRAGONE” con l’intento che, quest’opera sulla Massoneria, venga letta
senza pregiudizi e con la speranza di poter creare le condizioni che portino ad
una più attenta considerazione e ad una più appropriata presa di coscienza
intorno alla vera realtà rappresentata da questa società segreta.

*****

Questo scritto è tolto, quasi pagina per pagina, dalle “Memorie” inedite di
Clotilde Bersone, che fu, a Parigi, dal 1877 al 1880, l’amante di I.A. Garfield,
eletto, poi nel 1880, Presidente degli Stati Uniti e assassinato nel 1881.
Garfield era, allora, clandestinamente, il capo dell’alta Loggia degli
Illuminati della Francia, e la Bersone, sempre secondo le sue “Memorie”, di
tal Loggia dapprima fu Affiliata, poi Iniziata e, infine, l’Ispirata.

In una biblioteca di un Istituto Religioso esiste un doppio manoscritto,


autentico, di queste “Memorie”, con la data del 1885. Il traduttore delle
“Memorie”, scritte originariamente in francese, fu Monsignor Augusto
Moglioni; mentre l’Imprimatur all’edizione italiana venne dato a voce dal
Vescovo di Pescara a Monsignor Brandano, Abate di Pescara.

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LA GRANDE LOGGIA OTTOMANA DEGLI ILLUMINATI

Nata in Italia da una famiglia ragguardevole, or rivedevo confusamente il


dramma abbattutosi in casa, quando ero piccola: una madre felice, un padre
sorridente; poi, una sera, una sera come questa, e per le stesse cause, era
scoppiata una scena violentissima tra i miei genitori, dinnanzi ai miei sguardi
terrorizzati.

Il giorno dopo, a tre anni e mezzo, non avevo più padre: se n’era fuggito in
capo al mondo, e ciascuno si adoperò a rappresentarmelo quale Orco
spaventoso e brutale. Ma oso dire anche che non avevo più neppure una madre,
perchè mia madre incominciò ad odiare in me l’uomo che aveva amato e del
quale io perpetuavo in casa il ricordo amaro.

La piccola Clotilde Bersone non conobbe più quel duplice sorriso che
s’inchinava sulla sua culla all’alba dei suoi giorni; fu soltanto il rifiuto di due
amori trasformati in odio furioso.

Ben presto, nella vita di mia madre, più che uno spiacevole ricordo, divenni
addirittura un ingombro. Certamente ella pensava di crearsi un nuovo focolare,
e la mia presenza la intralciava; pensò quindi di sbarazzarsi del testimone
ingombrante e, a otto anni, fui messa in un Collegio Internazionale della
penisola: una specie di monastero ultra-laico, do-ve, se posso così dire, si
perfezionò la mia educazione. La nozione del Soprannaturale mi appariva
impensabile, e Rousseau, Voltaire e altri filosofi italiani mi avevano condotta
ai confini del liberopensiero, cioé al materialismo più radicale; l’uomo
proveniva, per evoluzione, dalla scimmia per ricadere nel nulla: la morale, una
convenzione sociale, cui sfuggono le grandi anime.

L’educazione senza Dio, in collegio, la fredda e distante premura di mia madre


non erano riuscite ad appagare il bisogno ardente d’affetto che mi divorava,
e rimanevo abbandonata completamente agli assalti dell’orgoglio, alle nausee
amare, il cui parossismo arrivava sino all’odio e ad una terribile volontà di
vendetta contro tutti coloro che mi attor-niavano.

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PRIMO INCONTRO COL DRAGONE

“Allora il drago si infuriò contro la donna e se andò a far guerra contro


il resto della sua discendenza, contro quelli che osservano i
comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù.”

ApocalisseXII, 17

“Le dieci corna che hai viste e la bestia odieranno la prostituta, la


spoglieranno e la lasceranno nuda, ne mangeranno le carni e la
bruceranno col fuoco.”

ApocalisseXVII,16

“E vidi che quella donna era ebbra del sangue dei santi e del sangue dei
martiri di Gesù. Al vederla, fui preso da grande stupore. Ma l'angelo mi
disse: ‘Perchè ti meravigli? Io ti spiegherò il mistero della donna e della
bestia che porta, con sette teste e dieci corna.’”

Apocalisse XVII, 6

A diciott’anni, Clotilde si reca a Costantinopoli per ritrovare suo padre.


Membro della Grande Loggia Massonica di Costan-tinopoli, suo padre,
messa al corrente la figlia sulle circostanze che lo portarono ad entrare nella
Massoneria, conduce, un giorno, la figlia in Loggia, in apparenza per
soddisfare la sua curiosità, ma, in realtà, per un ordine ricevuto dall’alto.

In mezzo alla Loggia, d’improvviso miarrestai, sorpresa; quantunque mio


padre si sforzasse di distogliermene, rimasi come bloccata dinanzi ad una
bestia strana, di marmo bianco, distesa su un piedistallo, in un’attitudine
minacciosa. Uno scettro e una corona spezzati sotto le sue zampe anteriori, e
una tiara sotto le zampe posteriori: con sette teste, a volto quasi umano;
alcune sembravano di leone senza però rassomigliarvi; altre con delle corna.
Una vita strana, indefinibile, emanava da quel mostro, il cui multiplo sguardo
sembrava essersi avvinto al mio e mi affascinava...

“E’ il Dragone - disse mio padre con voce sorda - qui, lo chiamano Idra,
l’Idra della cabala e degli Illuminati.” E mi trae-va seco.

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Al di là del mostro, sulla parete, vedo un quadro gigantesco che copriva il


fondo della sala per due terzi. Era il ritratto di Mazzini, capo supremo della
antica Car-boneria, poi del Consiglio dei Maestri perfetti, donde certamente
si era originata questa nuova sètta di Illuminati superiori, che presiedeva, a
sua volta, su tutti i massoni dei gradi inferiori.

Mazzini, ritto, s’appoggiava a un Dragone, come quello della sala.Teneva in


mano una corona regale, da cui sembrava strapparne a una a una le gemme,
con un ghigno sarcastico e crudele. Ai suoi piedi, il suolo era cosparso di
crani, ancora coperti o di mitria o di diadema.Ma, sopratutto, quello che
penetrò la mia immaginazione come un dardo di fuoco fu che, dietro il
tribuno, si ergeva una donna, fluida e bianca, che con una mano porgeva a
Mazzini una coppa piena di sangue sino all’orlo, e nell’altra teneva un globo
terrestre; al piede si avvinghiava un serpente.Mazzini indossava un magnifico
costumeche, poi, ho veduto essere quello del Grande Oriente delle Grandi
Logge degli Illuminati.

Consapevole di una sorte che sentiva esserle assegnata, Clotilde accetta


passivamente il corso degli eventi, coltivando il desiderio nascosto di potersi
vendicare un giorno di tutti. Lo spettacolo meschino del padre, che intuisce
di poter sfruttare la futura posizione della figlia per soddisfare le proprie
ambizioni, fa svanire definitivamente la speranza di Clotilde di poter
ritrovare un minimo di affetto paterno.

Che bassezza di sentimenti, in lui, nell’un caso o nell’altro! A quali meschini


baratti sacrificava l’amore e la protezione per una figlia che aveva appena
ritrovata!

Dopo quella notte, in cui ero pazza di collera, attutita dal tempo, l’odiavo
meno mio padre; ma quanto lo disprezzavo di più! Un disgusto profondo,
irrimediabile; uno spasimo insistente nel cuore mi allontanavano da lui, e una
freddezza senza nome mi separava da mia madre, glaciale e avara anche lei.

Mio padre, questo gaudente, questoprodigo senza alcun ideale, non valeva
più di mia madre. Sì, occasione data, per mezzo suo, salirò alle sommità, al
vertice, ma sarà senza vantaggio per lui, e questa sarà la mia vendetta!

In una successiva visita alla Loggia, Clotilde viene presentata al Sultano


Ahmed Pascià, Grande Oriente della Grande Loggia.

Eravamo soltanto sei convitati, e lì fu un pranzo di buona società, solo che ci


fu un pò di eccesso nei vari vini. Alle sei del mattino si beveva ancora,
nonostante tutte le prescrizioni del Corano.... Ahmed Pascià era totalmente
ubriaco, e a poco a poco il festino volgeva all’orgia. Inqualificabili proposte
si andavano facendo e potetti ben distinguere, in una sala accanto, preparativi
da bordello. Scoraggiata, feci cenno a mio padre, che fortunatamente non
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aveva perso il suo sangue freddo, e uscii con lui senza salutar nessuno. Per
via, nessuna riflessione gli feci su quello che avevo veduto e credo che lui ne
sia stato contento. I suoi amici avevano veramente sorpassato ogni ritegno, e
lui dovette rendersi conto che io ormai capivo bene dove lui, con le proprie
mani, voleva precipitarmi: in un ambiente veramente schifoso.

LA CAMERA DELLE TORTURE

Durante un’altra visita in Loggia, Clotilde, contravvenendo agli ordini di suo


padre e spinta da curiosità, lo segue dopo averlo visto sparire dietro una
porta segreta; ma viene subito scoperta.

Invano mi scongiurò di tornare indietro, di desistere dall’idea funesta di


accompagnarlo più oltre.

“No, non insistere! ho deciso. Sai bene che io non fiaterò: non devi temere
nulla. Da tempo ho dei sospetti su quelle che voi chiamate agapi fraterne:
voglio sapere tutto, e lo saprò.”

Per un labirinto di corridoi e di scalette secondarie, discutendo, arrivammo a


un sotterraneo basso a volta.

“Basta; resta qui: a che serve mostrarti questo spettacolo? Ho paura di


spaventarti!”

Fissai mio padre con uno sguardo sferzante: “Dove vai tu, nulla mi
spaventa!”

Aprì, senza prevedere lui stesso tutto l’orrore dello spettacolo.

Ci trovammo entro una cripta, tutta piena di strumenti di tortura. Mi venne la


voglia di sorridere come dinanzi un’attrazione di teatro; ma per terra vidi
giacenti pezzi umani, ancor sanguinolenti o scarnificati: mani, piedi, braccia,
teste; e da quel macello esalava un puzzo abominevole di carnaio.

In quell’orrido scenario, ecco, vidi due fantocci, ritti, uno di faccia all’altro,
con la tunica macchiata di sangue. Uno di essi, sul capo, portava la corona,
l’altro la tiara. Accanto uno stiletto, alcuni pugnali col sangue raggrumato...
tutto testimoniava che tali armi omicide non avevano colpito gabbie di vimini
o vesciche piene di carminio, bensì carne viva e umana; e quella coppa che
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offrivano le Ninfe, in quei luoghi maledetti, ai grandi redentori dei popoli,


non era una metafora, era una realtà, una coppa cioè di sangue ancoracaldo di
vittime assassinate.

A dispetto dell’orrore suscitatomi dal mio primo “choc”, la sètta degli


Illuminati s’ingrandiva nella mia immaginazione, e mi appariva come lavata,
in quel sangue, dal ridicolo e dalle sozzure degli agguati di parata. Dietro il
velo di commedia, finalmente intuii la sua perversità satanica e l’esistenza del
reale terribile segreto, da difendere e vendicare a costo di tanti assassinii
consumati nell’ombra.

Quasi quasi, non mi era più così indifferente diventare la soggetta e forse la
Regina della Sètta terribile, che osava mettere in opera tali mezzi.

Dopo alcuni giorni, Clotilde, sempre più umiliata e frustrata da chi le


avrebbe dovuto invece essere più tenero e vicino, prende una risoluzione:

“Si, io sarò massona, poiché la fatalità mi ci spinge con implacabile ferocia;


ma massona per impadronirmi del potere e dei segreti, e ritorcerli contro tutti
gli strumenti della mia disgrazia. D’ora in poi e ormai senza Dio, senza
genitori, senza amore, avevo levata la mano e gridato nell’aurora: “Odio e
vendetta, Voi sarete per sempre il mio Dio!”

LA DALIDA DI GARFIELD

Da Costantinopoli, la Bersone viene inviata, da Ahmed Pascià, a Parigi, per


essere posta sotto il controllo e la protezione del Grande Oriente della
Grande Loggia degli Illuminati della Francia. Quest’uomo era....

..il famoso I. A. Garfield, che doveva, sei anni più tardi, nel 1881, entrare
nella Casa Bianca, come successore dei Washington, dei Monroe, dei
Buchanan,

dei Lincoln, dopo Grant, allora Presidente degli Stati Uniti, e Hayes suo
successore.

Aveva, in quel momento, 44 anni e la sua vita rassomigliava a una leggenda.


Era oriundo dell’Ohio; aveva fatto tutti i mestieri per sfuggire alla mediocrità
dei suoi natali.

In Europa, ufficialmente, era venuto solo una volta verso il 1868, ma qui, in
realtà, in incognito, fungeva da Grand’Oriente della Grande Loggia degli
Illuminati della Francia, sotto la nomea di pretesi viaggi per inchieste, della

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durata or di tre or di sei mesi, nei deserti della Louisiana o sulle montagne
della costa del Pacifico.

Garfield è molto esplicito con la Bersone:

“Non tema nulla; piuttosto… siamo amici davvero. Lei avrà in noi i servitori
più devoti e fedeli, ma dapprima bisogna che Lei obbedisca. Io stesso non ci
posso nulla. Lo si vuole!”

Io ero sbalordita, e lo stesso Garfield sembrava urtato, malcontento.

“Si vuole così. Lei sola, a quel che si dice, può renderci certi servigi. Metta
dunque a nostra disposizione la sua testa, la sua bellezza, la sua energia...E
allora, non tema nulla, sia pur tranquilla: dovessimo stritolare molte vite, la
sua sarà salva.”

Gli sembrai esitare ancora.

“Che lo voglia o no, Lei è nostra! Tu stessa ti troveresti qui, se tu sapessi


amare? E’ forse per questo che ti hanno scelta?..No! La nostra virtù non è
l’amore; è l’orgoglio, è l’odio. Tu parli di fiori, e non rumini che vendette.. E
non ti difendere... Io ti conosco meglio che tu ti conosca. Lo si sa bene che
nulla ti parrà ormai difficile, pur di far vendetta delle tue offese!”

L’AFFILIAZIONE MASSONICA

“Faceva sì che tutti,


piccoli e grandi, ricchi e
poveri, liberi e schiavi,
ricevessero un marchio
sulla mano destra e sulla
fronte (...), cioè il nome
della bestia o il numero
del suo nome”.

Apocalisse XIII, 16

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La Bersone viene riconosciuta idonea per l’affiliazione. Dopo averle fatto


rinnegare il battesimo, dopo averla sottoposta a prove umilianti e disgustose,
e dopo averle fatto giurare eterna obbedienza alla Loggia, ha inizio la parte
culminante del rito di affiliazione.

Il Gran Maestro, allora, mi fece alzare e avanzare dinanzi a uno a uno, e tutti,
uno dopo l’altro, mi respinsero, con parole di disprezzo e di odio, come se i
loro sentimenti verso di me fossero cambiati, come se giudicassero che io non
avessi superato bene la prova.

Allora, Garfield afferrò il mio braccio, mi aprì una vena, e lasciò colare il mio
sangue, un terzo di bicchiere, poi bendò la ferita. Mi si ritolse la benda, mi si
mise una spada in mano, mi si condusse dinanzi un, così detto, cadavere,
coronato, nascosto nel “manichino” di vimini.

Un canto ebraico riempì la sala. Dopo ogni strofa, il Grand’Oriente recitava,


su un grosso libro, una specie di lezione. Alla fine di ogni lezione, il coro, a
più riprese, lanciava l’anatema:

“Maledetta!..E’ una maledetta!...”

“Colpisci!” mi comanda Garfield, additandomi il fantoccio regale.

Mi sembrò che tutto girasse attorno a me. Alzai l’arma, il sudore alla fronte...
La lezione di Costantinopoli m’aveva istruita, non mi lasciava dubbio alcuno
che io stavo per assassinare, assassinare con la mia mano, e per davvero; non
era una commedia!

Un tremito nervoso mi scosse tutta, trepidante e selvaggia. Garfield non mi


lasciò mai col suo sguardo orgoglioso che sembrava uno scherno: “Te
l’avevo detto: non sei tu, femminetta, che regnerai su noi!”

In un’enorme coppa di bronzo, posta su un treppiedi, egli gettava, nello stesso

tempo, un pugno di erbe aromatiche. Una fiamma enorme si alzò, con fumate
inebrianti.

Tutti gli Affiliati, in semicerchio attorno a me, avevano estratto i loro


pugnali: sembravano volermi trapassare, per ridurmi, almeno su questa scena
d’orrore, a un silenzio eterno.

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Allora, con un riso stridente, indietreggiai di un passo, fissato il punto


segnato sul “manichino”, che dovevo colpire, con tutte le mie forze, titubante,
ebbra, frenetica, sferrai il mio colpo.

Un getto di sangue caldo inondò le mie spalle, e caddi a terra più morta che
viva.

Io... avevo... ucciso!!!

Per sempre criminale, avrò quel sangue sull’anima come un altro battesimo
dell’inferno, per l’eternità.

Ah, maledetta! veramente maledetta!

Il Gran Maestro, coperto di un manto bianco, mi rialzò, mi sollevò da terra,


inerte, rivolta con la faccia all’assemblea. Due Affiliati distesero sopra il mio
capo una coltre funebre; Garfield m’intimò:

“Si prostri, ora!... Si sottometta, o povera incredula, alla Potenza


superiore dell’Essere Supremo che noi adoriamo tutti, qui, e che ci
governa.”

M’inginocchiai; lui, brandendo dal fuoco una specie di punteruolo


minuscolo,me l’applicò al lato sinistro della fronte. Per un secondo la carne
abbrustolì, e una sofferenza acuta mi morse la tempia: io non mossi ciglio.
Tutti ne furono stupefatti. D’altronde, una benda di tela fine, imbevuta di un
linimento speciale, fu distesa presto su la cicatrice e calmò quasi subito il
dolore.

Io ero per sempre segnata del Sigillo della Bestia; ma lì per lì io non capii
l’orrore di questa consacrazione infamante. Tutto mi era divenuto
indifferente, salvo la speranza di far ripagare, un giorno, tutto ai miei
carnefici.

Dov’erano i profondi disegni, le rivelazioni “sensazionali”, l’ideale nuovo,


che mi avrebbe apportato questa sorta d’investitura?

Il vuoto e per di più il sangue: questo era tutto il segreto del Dragone e il
mistero delle sue “Illuminazioni”? La mia anima era sfinita, morta, per la
mancanza di tenerezza umana attorno alla mia culla.

Ah! Se veramente una Potenza, Superiore a queste mediocri cerimonie, e a


questi uomini più mediocri ancora, esistesse, non importa dove, negli abissi
del cielo, dell’anima umana o dell’inferno, sarebbe stato proprio ora il

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Clotilde Bersone - L’ELETTA DEL DRAGONE

momento, il grande momento di manifestarsi, per non abbandonare, sui primi


passi, una nuova recluta all’incredulità e all’empietà.

Ahimè! Il Dragone, quel Dragone stesso, dinanzi al quale m’avevano


condotto, quel giorno rimase, per me e per tutta l’assemblea, non altro che la
mediocre effige di un animale favoloso, di marmo bianco. Posi la mano sul
dorso di quel Dragone, nell’attitudine stessa che aveva Mazzini nel suo
ritratto di Costantinopoli; ma il Dragone restò immobile, inerte; nulla
fremette sotto le mie dita.

Pronunziai freddamente un ultimo giuramento di fedeltà verso quell’idolo


inanimato, e sembrò, non solo a me, ma a tutti gli altri Affiliati che ben poca
importanza si attaccava a quel protocollo.

UNA SETTIMANA SANTA...SATANICA

“Questi hanno un unico intento: consegnare la loro forza e il loro potere


alla bestia. Essi combatteranno contro l’Agnello, ma l’Agnello li vincerà,
perchè è il Signore dei signori e il Re dei re, e quelli con lui sono chiamati
gli eletti e i fedeli”.

Apocalisse XVII, 13

“Partì il primo (angelo) e versò la sua coppa sopra la terra; e scoppiò


una piaga dolorosa sugli uomini che recavano il marchio della bestia e si
prostravano davanti alla sua statua .”

Apocalisse XVI, 2

“Il quarto (angelo) versò la sua coppa sul sole (...). E gli uomini bruciarono
per il terribile calore e bestemmiarono il nome di Dio che ha in suo potere
tali flagelli, invece di ravvedersi per rendergli omaggio .”

Apocalisse XVI, 9

Fui convocata alla Loggia il Martedì Santo; e vi ricevetti l’ordine di portare,


per il Giovedì Santo, per parte mia, quindici ostie consacrate. Questa

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Clotilde Bersone - L’ELETTA DEL DRAGONE

commissione non mi piacque affatto e non era quello che io mi aspettavo. Ma


gli ordini della Loggia non si discutono, si eseguono.

Debbo confessare che mi ripugnava questa colletta sacrilega; non era né per
rispetto per le cose sante, né per paura della dannazione.

Ho corso tutta la mattinata, dal Mercoledì al Giovedì Santo, da un santuario


all’altro; mi inginocchiavo al momento voluto a tutte le balaustre che
trovavo. Per evitare di spezzare o di deformare l’ostia, se si fosse incollata
sulla lingua, m’avevano insegnato a sciacquarmi la bocca con aceto forte, che
secca le mucose. Appena il prete aveva deposto il sacramento sulla mia
lingua, fingevo d’inchinare piamente il capo e riponevo l’ostia consacrata tra
le pagine di un libro provvisto di carta asciugante.

Però avevo proprio fretta di finirla con questa bassa corvé, e mi domandavo
con impazienza se, per caso, avrebbero continuato per molto tempo ancora a
costringermi a simili sconcezze; mi sosteneva il pensiero che il Venerdì Santo
mi avrebbe portato novità.

Il Venerdì Santo, la Bersone, recatasi in Loggia, partecipa alla


“celebrazione” della Settimana Santa.

Confondendomi deliberatamente all’afflusso degli Affiliati, che in silenzio si


recavano al piano superiore, mi trovai nella Camera Verde, ove aspettammo
gli Iniziati e gli Adepti: appena giunti, si iniziò, se così si può osar dire, la
festa, con una cerimonia comune.

Al muro della sala, dal lato del Posto di vigilanza, è addossato un altare di
marmo bianco, il cui centro é scavato in forma di cunetta. Al di sopra, giace
un agnello, anch’esso di marmo; la sua testa è coronata di spine e le zampe
trafitte da chiodi, il cuore trapassato da una lancia. Non c’è bisogno di
spiegare questo simbolismo.

Il Dragone e l’Agnello; il Cristo e l’Anticristo: tutto il vero segreto della


Massoneria universale era là, schiacciando i miei occhi che non volevano
vedere. Ed é per questo che questafesta della crocifissione è la Pasqua
trionfale delle Logge; per questo tutte le Logge, in luogo della domenica dei
cristiani, sognano, un pò dappertutto sulla terra, di fare del venerdì il loro
giorno di riposo e di baldoria per commemorare la loro vittoria.

Quando furono tutti riuniti e disposti dinanzi questo apparato, unFratello


postulante, salendo l’altare, afferra un agnello vivo, lo scanna, e,
metodicamente, lo trafigge con tutti gli strumenti della Passione, come
nell’Agnello di marmo.

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Clotilde Bersone - L’ELETTA DEL DRAGONE

Ne distaccò poi la testa, i piedi e il cuore, cinicamente e sapientemente


seviziati dalle sue mani, e questi pezzi gettò, come per purificar tutto col
fuoco, nel braciere di bronzo, dove fu immerso nella coppa di marmo, come
per purificare tutto con l’acqua.

Il sacrificatore, allora, si lavò le mani nel sangue che riempiva la cunetta in


mezzo all’altare; afferrò il ciborio, ne consumò l’Ostia consacrata, stritolò e
insozzò a suo piacimento le altre ostie, recitando in ebraico la parodia di un
testo sacro: “Non sei più tu che vivi, ma io che vivo in te, e t’immolo con le
tue stesse mani”!

Discese dall’altare, si scoprì il collo, immerse il capo nel bacino, si lavò


lebraccia e uscì. Gli Affiliati, afferrando i rami di olivo, li gettarono sul suo
passaggio e lo seguirono in processione, le braccia incrociate sul petto.

Questi riti blasfemi non rivoltavano, ahimè! la mia coscienza, perchè riti
sacrileghi o criminali; ma io li trovavo assurdi e disgustanti, e pensai di
manifestare questa mia impressione almeno con l’espressione di disprezzo
del mio viso.

All’uscita, i diversi gruppi d’Illuminati si separarono. Gli Adepti e Affiliati


inferiori si recarono alla Biblioteca e fu servito loro alla rinfusa carne e pesce,
affinché trasgredissero così doppiamente, di Venerdì Santo, la legge
ecclesiastica dell’astinenza.

Gli altri discesero nel sotto suolo, lungo la Sala del festino, ma senza entrarci:
perchè là il gruppo, di nuovo, si separò in due. Soltanto gli Iniziati, seguendo
il lungo corridoio, entrarono nella Gnosi.

Quanto agli Affiliati superiori, ai quali io appartenevo, risalirono alla Loggia


quadrata, dove un’altra parodia accasciante e nauseante cominciò.

Un Crocefisso d’ebano era posto in mezzo al Tavolino emiciclare. Al centro


della sala, in fondo, un “mannequin” con la tiara in testa e la veste bianca; al
lato un tripode, sul quale riposava un librosormontato da undici candele.

Altri due tripodi erano sormontati, ognuno, da altrettante candele: disposti in


triangolo rappresentavano in quel modo, a tre, il delta sacro, mentre le 33
candele figuravano i trentatré gradi o gradini della misteriosa scala che mena
all’Alta Massoneria.

Un canto orribile si levò allora, e un’atmosfera di demenza agitò la sala. T***


afferrò una accetta; un clamore formidabile risuonò, mentre egli con un colpo
vigoroso si scaraventò al collo del “manichino” dove pareva essere racchiuso
un cadavere.....

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Clotilde Bersone - L’ELETTA DEL DRAGONE

A quel colpo la vittima, questo è il nome rituale, gettò un grido stridente, e i


suoi occhi uscirono dalle orbite. Un secondo colpo fece ruzzolare la testa per
terra.

Un silenzio subitaneo succedette a quella specie di delirio. Ciascuno degli


Affiliati, uno dopo l’altro, andò a temprare la sua mano nel sangue del
decapitato; ma io indietreggiavo spaventata davanti a questo nuovo delitto.
Un Affiliato più umano toccò la mia mano con le sue dita sanguinolenti,
sussurrandomi all’orecchio: “Coraggio, sorella mia! Se la tua mano non è
macchiata come le nostre, la si potrebbe reputare tiepida o complice: ora il
nemico della Loggia deve essere ilnemico di noi tutti.”

Io udii appena, ancora agghiacciata d’orrore. La vittima era veramente viva?


O io ero stata lo zimbello di una odiosa fantasmagoria?

Ma già la cerimonia seguitava il suo corso e mi trascinava, mio malgrado.

Avevano posto la testa su un piatto d’argento; noi processionalmente


passammo alla Camera rossa, destinata, come si è detto, alle prove del
sangue: quella testa fu deposta sul delta sacro: è un grande triangolo
rovesciato fatto con un trasparente illuminato.

Sui muri ci sono spade, sciabole, fioretti, lance lucenti: la camera ne è


completamente tappezzata. Sono armi che brandiscono gli Iniziati quando un
postulante esita, come me il giorno dell’Affiliazione, a pugnalare l’uno o
l’altro “manichino”, pontificale o regale, oppure il cadavere imbalsamato.

E’ proprio il tempio dell’assassinio.

Quindi, lo lasciai con vero sollievo per ritornare giù alla Sala del festino,
dove questa volta si poté metterci a tavola dopo esserci lavate le mani.

Per conto mio, mi fu impossibile mangiare checchessia, bevetti soltanto un


goccio di vino: ero divorata dalla febbre. Alla frutta, lunghi brindisi alla
libertà della nazione, alla morte del Papa, all’annientamento del
cattolicesimo.

E a ogni brindisi, il secondo Grand’Oriente scagliava un pò di vino in faccia


al Crocifisso, e, infine, ognuno scagliò contro il Crocifisso metà della coppa,
bevendo il resto alla maniera massonica, in piedi e con la mano sul cuore. Il
Cristo dislocato, spezzato, cadeva membro a membro dalla croce sulla
tovaglia, tra i rimasugli dell’orgia; e ognuno, per disprezzo, si sforzava
ancora di ridurre in pezzettini i pezzetti del Cristo caduti sulla tovaglia.

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Clotilde Bersone - L’ELETTA DEL DRAGONE

Non bastasse questo, su un’Ostia consacrata furon inflitte delle incisioni, e


poila s’inchiodò, o piuttosto la s’incollò sulla croce di ebano.

Certi sozzoni scatarravano anche contro l’Ostia. Finirono poi per gettarla in
quell’acqua rossa di sangue, in quell’acqua dove c’eravamo lavate le mani
intrise di sangue.

Rimasero parecchie altre Ostie, e parve che si aspettasse qualcuno o qualcosa


per profanarle.

D’improvviso, vennero a bussare alla porta, e dovemmo risalire su, alla


Camera del Noviziato, dove avevano preparato altre pietanze e altri vini. Una
dozzina di femmine, della più bassa moralità, vere meretrici, truccate e dal
linguaggio osceno, aspettavano là.

Come già me n’ero accorta parecchie altre volte, l’orgia, alla Loggia, finiva
sempre in lussuria bestiale; e, questa volta, non si risparmiava neppure più la
promiscuità di quei porci e di quelle meretrici!

Durante quel tempo, l’ho saputo più tardi, quella gente si è divertita a
profanare con toccamenti ignobili... le altre Ostie; e aveva finito di inebriarsi
in raffinamenti di empietà e di impurità, inconcepibili e impossibili a
descrivere.

LA PRESA DI “POSSESSO” DIABOLICA

Era il mese di giugno 1879 quandoGarfield mi avvertì che ero chiamata


finalmente a rimpiazzare un Iniziato, chiamato Gavagnon, che era morto da
poco.La cerimonia doveva aver luogo presto. Gli Iniziati avevan anche
l’intenzione di eleggermi a uno dei sei seggi della Tavola emiciclare. Era,
tutto in una volta, un bel po’ d’onore; ma anche la prova doveva essere ben
più difficile.Garfield volle prepararmi, lui stesso, a tutto. E prima di tutto ci
tenne a dirmi solennemente, e per ordine ricevuto, quale era il segreto, il
vero segreto supremo, sul quale si basava tutta la potenza della Loggia.“E’
lo Spirito - affermò - rappresentato dal Dragone dalle sette teste”.S’accorse
subito che questo principio di catechismo a rovescio esilarava il mio
scetticismo assoluto. Incredula per natura e per convinzione, come avrei
potuto credere a un potere extra-naturale di uno Spirito celeste o infernale?
Non credevo in Dio, non ero davvero per credere poi al Diavolo!Garfield,
cogliendo l’impressione mia sulle mie labbra canzonatorie, non abbandonò il

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Clotilde Bersone - L’ELETTA DEL DRAGONE

campo; che anzi, deciso questa volta a finirla col mio scetticismo, affrontò la
questione in pieno: volle rendermi sensibile la presenza dello Spirito.Lo vidi
infatti alzarsi più ieratico e più imponente che mai. Con un gesto mi fece
cenno di salire sul palco che chiudeva la Loggia e di rivoltarmi verso di lui.

“Guarda!” - disse allora.

Lentamente depose il cappello e i guanti.Egli era vestito della tunica scarlatta


e dell’ampia toga. I Raggi sacri brillarono su la sua fronte; il Sole scintillava
sul suo petto. Sprofondò la fronte sul pavimento e incominciò le evocazioni
dirette al Dragone, che egli chiamava lo Spirito. Frasi supplichevoli, umili,
persino servili. Sette volte ricominciò, sette volte con la fronte toccò la
terra.Poi rialzandosi, come esaltato da una forza invisibile, fissò lo sguardo
nello spazio. Le sue labbra livide mormorarono parole senza costrutto.Ad un
tratto, tutte le luci nella sala s’abbassarono, senza tuttavia lasciare la sala nel
buio.Un rumore strano, come di un tuono lontano, riempì la Loggia, e il
Dragone, il Dragone di marmo bianco, simile a quello della Loggia degli
Affiliati, che io avevo palpato tante volte passando, a poco a poco si animò.I
suoi molteplici occhi brillarono di una luce fosca.Le criniere delle teste
divennero ondeggianti, il ventre rasentò la terra, la coda si ricurvò sul
pavimento... si slanciò sulle trecce di Garfield che pareva volesse dominare
quella bestia col suo sguardo magnetico.Finalmente, l’orribile Bestia si
arrestòdinanzi al palco, come affascinata dal suo domatore. Garfield le chiese
in tedesco:

“L’Affiliata, detta Ninfa della Notte, deve accettare l’onore di essere eletta
all’Iniziato?”

“Si”, disse la Bestia. E la parola finì in un sibilo, simile a quello di un enorme


serpente.

Garfield riprese: “Ma é capace di sostenere questo grado con onore?”

“Sì”, rispose il Dragone. E questa volta la parola finì in una stridente risata.

Garfield, piegando il ginocchio, parlò per la terza volta, declamando con


enfasi questa sorta di preghiera:

“O Tu, che io conosco per l’Essere supremo che governa e inspira le nostre
intelligenze e i nostri atti - Tu che rischiari il mio spirito e guidi il mio spirito
e guidi il mio braccio - Tu che domini e muovi l’universo, opera della Tua
mano - Tu al quale appartiene il Cielo e la Terra, tutti pieni della tua gloria,
immagini della tua immensità - Tu, Luce, Forza e Materia - prova qui la tua
potenza, che sa, quando lo vuole, sottomettersi gli spiriti e i cuori. O tu, la cui
protezione si estende a ciascuno dei Tuoi figli - Tu il nemico del Crocifisso,
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Clotilde Bersone - L’ELETTA DEL DRAGONE

in nome del quale io maledico Dio e la Trinità, il Cristo e la VergineMadre,


cedi finalmente a colui che possiede il Tuo spirito, che é unum con Te, e che
ha il diritto - in nome della Promessa e del Simbolo e del Sacro Deposito - in
nome della sua credenza al Tuo dominio su ogni cosa creata, visibile o
invisibile - di chiederti e di ottenere quel che Tu sai.”

Seguì una breve evocazione in ebraico, la vera: perché tutto il precedente, in


lingua volgare, non era stato detto da lui che per mia...edificazione.

Allora il Dragone, drizzando le sue sette teste, gli occhi delle qualisi
fissarono in direzioni divergenti, verso i diversi punti della Loggia, gittò un
grido lugubre, che l’eco ripeté senza fine, e si fece un dovere di rispondere
battendo il suolo con colpi ripetuti. É la più faticosa delle sue
comunicazioni.Bisogna, infatti, contare i colpi dati: il numero di essi
corrisponde alle differenti lettere dell’alfabeto. Così, tre colpi corrispondono
alla C, dieci colpi alla I, venti al T, ecc…

Garfield, a questo modo, decifrò tutto il messaggio che diceva:

“Inutile oggi, io la persuaderò da solo”. Poi, a parole interrotte, in lingua


italiana: “Vendetta e Odio. O donna, vieni a me!”

Cominciai ad ascoltare con più attenzione; ma il Dragone a poco a poco si


quietò. Finì per ritornare al suo posto, e ben presto sulla sua base c’era di
nuovo soltanto la statua di marmo bianco che c’era prima.

Garfield, stanco assai, riprese anche lui il suo atteggiamento abituale di


signore impassibile. Io discesi dal palco e lo felicitai di avermi dato questo
curioso spettacolo. Io ero francamente meravigliata, ma non ancora convinta,
temendo qualche suggestione dei suoi occhi di fiamma. Se n’accorse e non
fiatò.Alcuni giorni dopo, partì per New York, dove restò tre mesi; ritornò per
rappresentarmi un’altra commedia, che senza dubbio il Dragone gli aveva
suggerito per finire di perdermi.Sembrava essere cotto per una ballerina
dell’Opera, chiamata Mina: di essa parlava tutta Parigi. Non la finiva mai di
decantarne i talenti, anche davanti a me, nelle sue ormai rare visite, perché
quella creatura, a sentirlo, assorbiva tutto il suo tempo.

Ora, io non amavo Garfield, perché non pensavo che a vendicarmi anche di
lui, appena lo potessi. Ma la nostra relazione mi solleticava nel mio orgoglio,
e sopratutto, non volevo essere detroniz-zata da quella donna, finché non
piacesse a me cedere il posto. Insomma, cadendo in pieno nella rete da lui
tesa per vincere il mio capriccio di freddezza, divenni gelosa. Dappertutto,
tutto il giorno, mi sembrava aver sotto gli occhi e riconoscere quella
odiosissima coppia al Bois, alle corse, al teatro, e detestavo quella mia
pretesa rivale con sempre più ferocia. Quella Mina aveva osato sfidarmi; era
dunque di troppo. Come sbarazzarmi? Rivolgermi alla Loggia? Impossibile.
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Clotilde Bersone - L’ELETTA DEL DRAGONE

Al mio spirito si affollavano mille mezzi, ma uno più assurdo e più


inescusabile dell’altro.

Ora , un venerdì, che un oratore, salito sul palco, mi aveva particolarmente,


stancata alla Loggia, con i suoi ampollosi discorsi, ecco che, girando attorno
alla Tavola emiciclare, non lungi dal Dragone, una voce sconosciuta
mormorò al mio orecchio: “Odio e Vendetta. O Donna, vieni a me!” Mi
rivoltai subito; non c’era nessuno accanto a me. Chi dunque m’aveva parlato
così? Fissai per un momento l’Idra: era muta e immobile come una pietra.
Però, la mia risoluzione era presa. Decisi di finirla senz’altro: una delle due: o
con l’assurda ossessione o con unsupremo progetto di vendetta, acuito in me
dall’ultimo incidente.

Tornare alla Loggia il giorno dopo, sola, e, faccia a faccia, interrogare, a mia
volta, la Sfinge, anche se dovesse divorarmi.Spirito, Bestia, marmo o
Dragone tacerà, e io non saprò più che farne di codesto Dio muto. Se, invece,
dovesse parlare, porremo le nostre condizioni. Soltanto che mi ci voleva la
chiave per entrare nel Tempio rotondo, ma questa chiave la possedevano solo
gli Iniziati. Usai un po’ di furberia: a Garfield, che quella sera non avrei
certamente veduto, scrissi:

“Se la tua bella non assorbirà tutto il Suo tempo questa sera, voglia
concedermi qualche minuto, a titolo di beneamata di una volta. Ho una gran
voglia di offrirle una cena”.

Accorse! Avevo fatto preparare un gran fuoco nella sala da pranzo: eravamo
appena in ottobre. Il calore lo disturbò. Aveva bevuto molto poco ed era già
mezzo ubriaco. Lo finì, versando nel suo bicchiere una dose d’oppio. Questo
lo atterrò addirittura. Lo feci allora trasportare in una camera da letto, dove lo
spogliarono. Dopo, entrai io e mi impadronii della piccola chiave, che io
sapevo teneva nascosta in una tasca segreta sotto la camicia. Perfettamente
sicura che non si sarebbe svegliato così presto, mi affrettai a recarmi alla
Loggia. Finalmente penetrai nella Loggia, accesi due o tre becchi di gas e
volsi i mieisguardi dappertutto. Quasi subito i miei sguardi si posarono sul
Cristo che sormontava il seggio del Grand’Oriente e ricevetti come uno
“choc”. I miei sguardi incerti si posarono da quella croce al Dragone. Restai
così sballottata per dieci minuti. Subito mi colpì il pensiero che, se esisteva
davvero un ordine soprannaturale, meglio valeva propendere per l’Uomo, sia
pur avvilito da un supplizio ignominioso, che per un Mostro, animale
interamente. Ma io ero troppo lontana, sotto tutti i punti di vista, dalla Croce
e dalle idee di perdono, troppo indegna della santità e anche, mancando il
pentimento, della misericordia del Divino Maestro.

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Clotilde Bersone - L’ELETTA DEL DRAGONE

Invano, audace e tentando Dio, salivo sul palco e mi rivolgevo al Crocifisso,


dopo essermi segnata cinque volte, gridandogli:

“Cristo, figlio del Dio vivente, se è vero che la tua potenza è al di sopra di
ogni altra, dimostramelo e confondi qui il Dragone che ti sfida”. Ma più che
una preghiera, la mia era una intimazione. Sarebbe stato necessario, prima di
tutto, umiliarmi, piegare le ginocchia e piangere. Il Cristo restò muto. Allora,
folle di rabbia, lo bestemmiai, per la prima volta, di mio impulso. Con frasi
furiose lo sfidavo di manifestarsi o di annientarmi: poi, come muta, tutta
incespicante, andai a cadere ai piedi delDragone: ero quasi inanime.

Lo fissai, dapprima incerta; la mia mano lo toccò, come per assicurarmi che
lui pure era di marmo insensibile e freddo. Poi, abbassando la testa sino ai
suoi piedi, balbettai, in uno spasimo atroce: “Se tu sei il potente, mostralo. Se
tu sei il Forte, muoviti!”

Allora, come un fulmine, una delle zampe del bestione si posò sulla mia
nuca. Il colpo mi stordì, e gli artigli strapparono la mia carne. I miei capelli
s’erano drizzati, e tutto il mio cuore venne meno a quell’improvviso e brutale
contatto con un soprannaturale al quale m’ero sempre rifiutata di credere.

Nessun dubbio era più possibile!

Nessuna soperchieria poteva ormai spiegarmi il mistero di quella zampa


vellutata, calda e palpitante che mi stava stringendo. Spavento e gioia si
disputavano l’anima mia; ma la sofferenza, da principio, fu la più forte.
Gridai grazia e pietà, moltiplicando a pezzetti le invocazioni sentite uscire
dalla bocca di Garfield.

A poco a poco la Bestia lasciò la presa. Per altri dieci minuti rimasi incapace
di muovermi e di parlare. Poi, con un salto mi alzai e fuggii sino sul palco: da
quel palco, sforzandomi di dominarlo, osai fissare il Dragone. Scintille
scoppiettavano fuori dai suoiinnumerevoli occhi, e quella Bestia mostruosa
apparve mostruosamente bella: si accordino i due aggettivi come si potrà.
Delle sue sette teste, alcune erano di leone, altre di pantera; le une portavano
un sol corno, altre due. Il corpo pareva piuttosto di leopardo, zebrato di nero.
Le gambe corte, ma robuste, avevano artigli enormi.

“Spirito Supremo - gli gridai dal mio posto - è vero che tu mi chiami al posto
al quale mi si vuol nominare?”

“Sì”, disse la Bestia.

“E che debbo fare ora per piacerti?”

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Clotilde Bersone - L’ELETTA DEL DRAGONE

“Riconoscerti, con un “patto” firmato col tuo sangue, per mia soggetta;
proclamarmi tuo Supremo Signore, sottometterti in tutto alla mia volontà,
abiurare con un atto pubblico la religione nella quale sei nata.”

“E che avrò in cambio?”

“Onori e ricchezze.” Poi, con un tono più basso: “Odio e vendetta...”

Trasportata allora dai miei rancori, gli dichiarai: “Sia! Io mi darò a Te,
quando avrò una prova della tua potenza, fuori di qui. Accordami due favori
ai quali tengo immensamente... voglio vendicarmi della femmina che mi
toglie ogni potere su Garfield.” Il Dragone stranamente ridendo: “Mina?..
Sia! Ch’ella muoia. Tu sarai la sola amante di quell’uomo!” Mi avvicinai a
lui. La promessa sua aveva rotto ilghiaccio tra noi.. non avevo più paura: “E
puoi tu promettermi, in contraccambio di un totale abbandono, qualche cosa
ancora? Qualunque siano le unioni, qualunque siano i legami che sarò
obbligata adavere, puoi tu fare in modo che non vi sia interessato il mio cuore
e che quindi io viva senza troppo soffrire di questa mancanza di amore
umano?”

“Io te lo prometto.. lo posso e lo voglio!”

La bestia ridiventò immobile. Sfinita, mi gettai su una poltrona. Un’ora dopo


uscivo dalla Loggia senza essere veduta.Sette giorni dopo, Mina cadde per la
strada, per una mancanza cardiaca, dietro le ruote d’una vettura, ch’era lì lì
per investirla.

Ad una ad una sul mio collo scomparvero le cicatrici delle unghie della
Bestia; e non solamente la Bestia aveva esaudito, riguardo a Mina, il mio
voto inumano, ma sopratutto, e per me era una specie di rivelazione e di
attestato di complicità superiore, aveva tenuto nascosto a Garfield il nostro
drammatico colloquio. Una sera, sola, avendo riflettuto bene e ben cosciente
di tale alleanza infernale, firmai e sigillai il “patto” segreto.

L’INIZIAZIONE MASSONICA

Là, mi dissero che dovevo subire le prove per l’iniziazione non a Parigi, ma
aVille-d’Avray, dove la Loggia aveva fatto acquisto di un nuovo locale,
specialmente arredato per questo genere di cerimonia. Dopo esser stata
rinchiusa e lasciata per sette giorni in una cella buia, a pane e acqua,
superata la prova, dopo alcune settimane ha luogo il rito d’iniziazione che
culmina con la seguente cerimonia: Lentamente mi diressi verso il Mostro

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Clotilde Bersone - L’ELETTA DEL DRAGONE

dalle sette teste e mi inginocchiai davanti a lui. Garfield, accompagnato da


Thiénet e da Grévy, venne da me e m’interrogò con solennità:

“A quale religione appartiene lei?”

“A nessuna.”

“In quale religione lei è nata?”

“Nella religione cattolica.”

“Rinuncia lei alle credenze di questa religione?” “Non ci ho mai creduto.”

Mi presentarono un crocifisso abbastanza fragile. “Lo spezzi, se lei crede


questo segno assurdo!” Lo feci senza esitare, e gettai i pezzetti per terra nella
sala.

Portarono al Grand’Oriente un catino pieno di acqua rossa di sangue. Si


prostrò fino a terra, recitò parecchie formule latine con cui pretendeva
cancellare dalla mia anima il carattere e la sozzura del battesimo, e mentre i
suoi due assistenti prendevano ognuno un lembo della mia toga, Garfield mi
versò, con un piccolo boccale, alcune gocce di quel liquido sulla testa,
dicendo: “Che lo Spirito Supremo, che ci governa, lavi, col suo potere
infinito, la macchia impressa sulla tua fronte e che ti ha resa la schiava del
più vile signore. (......). Che tutto in te sia di Lui, persino il tuo stesso essere,
affinché tu non viva più che della sua propria esistenza.”

Il Grand’Oriente si prostrò a sua volta davanti al Dragone, si alzò grondante


disudore e, con ogni sorta di istanze, supplicò ancora una volta lo Spirito di
apparire. Quasi un’ora trascorse in questa sup-plicazione accanita, lenta,
lugubre e tuttavia straziante come un mistero antico.

Ad un tratto gettai un grido. Afferrata, sollevata da una forza invisibile, sarei


precipitata nel vuoto, ma lo Spirito mi sosteneva nello spazio, mentre alle mie
orecchie risuonava la voce, ritrovata, di Colui che d’or in poi era il mio
Beneamato.

Che minuto straordinario!

Tuttavia, lo Spirito mi aveva riposto dolcemente a terra coprendomi con le


sue ali, in modo tale che di me non si vedeva che la testa e un lembo
fluttuante della mia veste, e mi ritrovai in piedi, di faccia al “mannequin”
coperto dalla tiara.

Lo Spirito mi fece, lui stesso, scoronare quel simulacro, poi, armandomi di un


arco, mi aiutò a trapassare con una freccia il suo petto. Spingendomi sempre,
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Clotilde Bersone - L’ELETTA DEL DRAGONE

arrivai al “manichino” reale, gli tolsi il diadema e ne stritolai ad una ad una le


gemme, come faceva Mazzini nel suo grande ritratto in piedi nella Grande
Loggia ottomana.

Gli spezzai lo scettro sulle spalle e con un pugnale gli trapassai il cuore.

Come si vede, avevo fatto grandi progressi in questa scuola del delitto che è
l’Alta Massoneria e non provavo più né noia né ripugnanza a piegarmi a
queste cerimonie brutali, e neppure a quella avversione istintiva della
sensibilità così naturale alle donne. Agivo in una specie di incoscienza.

Quanto all’assistenza, essa era beante di sorpresa! Secondo il cerimoniale, il


Gran Maestro deve accompagnare e guidare l’Iniziato attraverso quel rituale
complicato; invece, con me, lo Spirito stesso volle servire da Iniziatore. Egli
stesso mi presentò ancora un largo catino pieno di sangue, mi ci fece
temprarele mani e mi condusse al centro della Loggia, dove recitai la formula
destinata a suggellare l’ammissione.

Poi, rovesciandomi la testa all’indietro, mi soffiò nella bocca, e mi sentii


come animata da un fuoco vivo che divorò tutto il mio essere, infondendo al
mio debole corpo una forza che mi rinnovellava tutta quanta.

Posseduta!...Ahimè! Questa volta io ero proprio letteralmente e intiera-


mente posseduta dal Maledetto!

Sul registro scrissero il mio nome, la mia età, i principali servizi resi durante
la mia Affiliazione, la data della mia Iniziazione. Vi apposi sotto la mia
firma, il Grand’Oriente, la sua. I sei Cavalieri dell’Asia e i sei Iniziati
firmarono dopo, e fu sigillato del sigillo della Bestia.

Quanto al foglio di carta, vidi che era disegnato con differenti segni
massonici. Mi fecero una piccola incisione all’indice della mano destra, vi
applicarono un minuscolo cachet portante il segno del Dragone; poi, con la
penna intinta nel mio sangue, ripassai sopra, uno a uno, i segni tracciati sul
foglio, come fosse un modello, e firmai col mio sangue il mio nome.

Quei segni volevano dire:

“Io rinnego la Trinità, il Sacrificio della Croce, la Religione Cattolica, e il


Dio uno. Rinnego tutti i misteri non rivelati dallo Spirito, ogni opera che non
emana da lui. Io mi abbandono a lui tutta intera, liberamente, corpo e
anima. Io lo prego di possedere la mia intelligenza, la mia volontà, la mia
memoria come suo esclusivo dominio.”

Quando la cerimonia ebbe fine, io incominciai a sentire la stanchezza.

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Clotilde Bersone - L’ELETTA DEL DRAGONE

L’INFEDELTA’ DELL’ELETTA

Morto Garfield, sostituito nella sua carica di Grand’Oriente dal presidente


della Repubblica francese Grévy, iniziano in Loggia scontri tra fazioni rivali
che seminano rancori personali e anarchia, minando la struttura di potere
gerarchico della Loggia stessa. Fu allora che si cominciò, nella Loggia, a far
parlare le tavole rotonde, tanto che questo era venuto di gran moda. La
scrittura automatica e tutte le altre evocazioni dello spiritismo ci divennero
familiari. In una seduta, nella quale sembrava si dovessero al Dragone
particolari azioni di grazia, un prete, sciagurato, Don Mazati, salì all’altare
alle due del mattino. I vasi sacri, caduti in potere della Loggia dall’epoca dei
saccheggi nel 1793, erano disposti su un altare munito delle reliquie
regolamentari. Gli Iniziati assistevano alla cerimonia, e il celebrante si
applicava a far tutto secondo i riti. Consacrò una pisside piena di ostie. Poi,
detta la messa, buttò via gli ornamenti sacerdotali e si mise a tavola. Le Ostie
venivano mischiate sdegnosamente con le salse, buttate sulle macchie
delvino. Thiénet, un giorno, ne gettò una a un cane, in un boccone di carne.
Grévy si divertiva ritagliarci disegni osceni. Don Mazati le crivellava con un
temperino. Altri le profanavano con toc-camenti ignobili, e alla fine
dell’orgia, quando erano introdotte le meretrici, facevano consumare a queste
le particelle ancora riconoscibili.

Sacrilegi che lo Spirito approvava e gradiva visibilmente!

Or, egli (Don Mazati) evocava il Dragone non secondo i nostri riti, ma in
nome della Santissima Trinità, e, ogni volta, lo Spirito immediatamente si
arrendeva a tale scongiuro. Per cui parecchi Iniziati finirono per adottare
anche loro tale formula, come più efficace e più comoda delle nostre,
malgrado il cattivo umore in cui tale formula gettava sempre lo Spirito.
Quanto al prete, usava e abusava di quella onnipotenza manifesta sullo
Spirito stesso.

Lo stato d’anarchia, l’egoismo, l’invidia e la degenerazione che ben presto si


rafforza in Loggia destabilizza e indebolisce la posizionedi Clotilde, che
inizia, tra l’altro, a provare i suoi primi rimorsi e a manifestare le sue prime
perplessità.

Per evitarmi attese e rifiuti che mi seccavano, avevo adottato una formula,
più breve e quasi meccanica, di evocazione. Dispiaceva, lo so, allo Spirito;
ma per me era la rivincita dei colpi che m’aveva dato. Si ricordi che Don
Mazati scongiurava lui, il Dragone, senz’altra cerimonia, nel nome della
Santa Trinità. Quando la Bestia tardava troppo a rispondere con le altre
26
Clotilde Bersone - L’ELETTA DEL DRAGONE

formule, avevo veduto anche il Grand’Oriente, spinto all’estremo, operare


allo stesso modo. Lo faceva in ebraico, in modo che nessuno degli Affiliati
presenti potessero sospettare il senso delle parole. Questo passava soltanto
per un rito segreto, intorno al quale era proibito, anche agli Iniziati, di
informarsi gli uni gli altri, e che bisognava accettare e seguire ciecamente.

***

Era la notte del giovedì al venerdì. Ero sola nella Loggia. Durante due ore,
orologio alla mano, mi estenuai in scongiuri diversi. Allora annoiata,
l’invocai un’altra volta:

“In nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo...”. Immediatamente mi
apparve, contratto e scontento. Gli chiesi di dirmi perché non obbediva con
puntualità che a questo scongiuro:

“Perché - mi disse con un tono seccato - essa é di uso sin dal principio”.
Allora, volli tentare un colpo, intimandogli per capriccio, per vedere l’effetto:

“Ora, in nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, ritirati. Vattene!”

Si ribellò con un ghigno spaventoso:

“Rinviato, sia!.... ma non da te! Tu miappartieni. Io posso venire, non posso


essere cacciato da me stesso.”

S’impadronì rumorosamente di me con una violenza inaudita: corpo, spirito,


volontà. E tutte le sue suggestioni mi s’imposero in un subito. Per dargli
soddisfazione, scientemente, se non proprio volontariamente, abbracciai il
male, maledii il bene. Abiurai ogni personalità mia, per l’orgoglio di essere
Sovrana Amante di questo Spirito delle Tenebre. E quando in fine consentì a
ridarmi l’uso e la libertà del mio spirito, con una grazia migliore rispose alle
mie questioni, tanto più che seppi non spingere, troppo oltre il mio
interrogatorio:

“Questa espulsione dei religiosi, alla quale lavoriamo ora con tanto ardore,
l’otterremo?” “Si”. “Presto?”

“Lo credo, ma non vi frutterà quel che voi pensate.”

“Cioè? Che forse sostieni i religiosi e le religiose e i loro difensori?”...

“Al contrario, li schiaccerei tutti, se ne avessi il potere!”

27
Clotilde Bersone - L’ELETTA DEL DRAGONE

“Come, il potere? Non sei tu l’Essere Supremo? O esiste, al di sopra di te,


un Principe Superiore, più potente ancora?”

Si rotolò rugghiando ai miei piedi, piuttosto che articolare una parola. Una
sola parola uscì finalmente dalla sua gola in fuoco, e non aveva relazione di
senso né di tono con la mia questione. Non era una risposta, ma un grido, un
nome, che io non seppi comprendere:

“Beelzebub!”

“Perché - risposi io senza pietà - non mi rispondi? Perché lasciarci senza luce,
noi, tuoi fedeli e tuoi eletti, quando un miserabile prete, quale quel don
Mazati, ti costringe a parlare, nel suo latino di cucina, con l’aiuto di una
banale formula cattolica, alla quale lui stesso non crede più?” Il Dragone,
ancora una volta, non mi rispose che con urli atroci e di nuovo mi gettò
selvaggiamente a terra, poi sollevandomi da terra mi sollevò abbastanza in
alto per poi lasciarmi ricadere con tale e tanta brutalità che dovetti averne
fracassate tutte le membra.

ESITAZIONI E TERRORI

Io mi ostinai, un pò per paura, un pò per spacconata a non entrar più nella


Loggia se non accompagnata, e a non invocare più il Dragone. Ma io sentivo
ormai a ogni momento attorno a me sbuffare la sua collera. Lo spavento mi
strinse il cuore durante alcune notti. Fui ridotta in uno stato orribile.

Me ne servii per motivare presso il Consiglio la mia assenza alla maggior


parte delle sedute: ma la situazione non poteva andare avanti a lungo. Io
stessa temevo che il Dragone, profittando della mia assenza, avvertisse gli
Iniziati e chiedesse la mia punizione, e sapevo bene che quella gente avrebbe
trovato mille modi per procurarmi la morte.

Pensai a quella Potenza Superiore, che comandava anche al nostro preteso


Spirito Supremo, come il Destino un tempo agli Immortali. E la tentazione
miveniva di pregare quel Dio sconosciuto. Ma non osavo: me ne sentivo
indegna; ma già sordamente speravo potere un giorno osare; e questo vago
sentimento di un sovrano ricorso arrestò la mia mano.

LA CADUTA

28
Clotilde Bersone - L’ELETTA DEL DRAGONE

La ribellione di Clotilde causa il suo allontanamento dalla sua posizione di


Ispirata e dalla Loggia; la sua infedeltà viene punita.

Sotto pena di morte, ricevetti il mandato di partire immediatamente per


Grenoble, dove dovevo attendere gli ordini, in una casa di… convegno, per
non dire di tolleranza, dove d’ora in avanti dovevo avere la mia residenza
obbligata fin che lo Spirito, soddisfatto della giusta riparazione che gli
dovevo, non m’avesse richiamata e ristabilita nelle mie alte funzioni: accettai
fremendo di rabbia.

L’accoglienzache mi fecero laggiù finì di piegarmi a subire, il più


pazientemente possibile, questa vergognosa penitenza.

Questo sporco stabilimento ostentava un certo decoro esteriore, a uso


dell’alta borghesia e degli alti funzionari.

Non era proprio l’ignobile casino pubblico.

Reclusa, senza dubbio, e sotto buona scorta, il padrone, che era uno dei nostri
Affiliati, aveva ricevuto l’ordine di trattarmi con tutti i riguardi compatibili
con il compimento della mia disgustosa missione.

Che caduta! Sì, non m’avevano mai dispensata da un delitto, certo; ma,
almeno, mi avevano risparmiato il più possibile le bassezze.

IL CHIOSTRO

Terminato il suo “incarico” presso la casa di tolleranza, a Clotildeviene


ordinato di trasferirsi in un’altra località. Il timore di trovarsi, ormai, di
fronte alla sua punizione esemplare, la fa fuggire e ritirarsi in un convento.
Qui, ha inizio la sua conversione.

Le mie amare riflessioni datavano dal giorno in cui il demonio aveva dovuto
confessarsi impotente davanti l’evo-cazione: in nome della Santissima
Trinità!

Per molto tempo chiusa a ogni fede nel soprannaturale, ne avevo dapprima
scoperto uno, e ora mi era necessario ammetterne due: quello del
cattolicesimo e quello della Bestia, che mi confessò, però, che il Dio del mio
battesimo le era superiore. E bisognava essere cieca per non concluderne che
non le era superiore soltanto in potenza, ma anche in bontà, in luce e in divina
perfezione.

29
Clotilde Bersone - L’ELETTA DEL DRAGONE

Io scoprivo così, poco a poco, che quel falso Spirito Supremo non era mai
stato altro che il dio delle mie passioni e del mio appetito di cieche vendette.

Dio non può essere l’Odio e la Menzogna. Io cominciavo ad aspirare, piano


piano, oh! da ben lontano, alla Verità e all’Amore!

Molto tempo ancora esitai, da miserabile peccatrice, senza forza per il bene.
Professa in satanismo, come ero lontana tuttavia d’aver percorso tutti i gradi
della gerarchia della quale credevo aver calpestato le sommità!

Ma forse non avrei mai avuto il coraggio di scuotere il giogo, se un


avvenimento, nuovo e imprevisto nella mia vita, non fosse venuto a
costringermi a una decisione.

Mi accorsi di essere incinta.

Ora, ritornarmene a Parigi con tale fardello non mi passava neppure per
l’anticamera del cervello! Io prevedevo troppo le sghignazzate infami della
Loggia, le manovre abortive, la creatura annegata, per servire di prova per
qualche candidato, e disseccata da quegli atroci provveditori di sangue e di
carne umana per il Moloch di marmo del Tempio rotondo!

Giammai! Un coraggio insorse in me, un coraggio del quale certamente sarei


stata incapace per la difesa e il riscatto della mia anima, troppo insozzata e
indegna del perdono.

In favore dell’innocente, la cui nascita sarebbe già marcata da sufficienti


segni di disgrazia, un’anima novella, un’anima di madre mi rialzava su un
piano meno disonorato. A qualunque costo, strapperò il mio bambino a
questo fango e a questa morte senza speranza!

Io evaderò da questa prigione di delitti, che é la Massoneria, e andrò verso la


penitenza e la redenzione. Io non temo più né la Loggia, né il Dragone. Io ho
trovato nel mio cuore, aldilà dei miei più cocenti rimorsi, aldilà di quella
specie di orrore sacro che adesso mi ispirano i miei delitti, ho trovato nel mio
cuore un’altra pace che sorpassa ogni dolcezza e calma ogni inquietudine.

Non che ignori la potenza dell’avversario o la malizia dei suoi settari, ma, nel
vero Libro sacro, ho imparato a conoscere la Bestia che mi ha sedotta per
tanto tempo e che mi ha poi terrorizzata:

si chiama Satana! Ei fu l’antico serpente e resta l’insterminabile


demonio. Suscitò la Bestia idolatra che regnò sulla Città dai sette colli, e
poi quest’altra Bestia delle eresie cristiane che si prevalgono della

30
Clotilde Bersone - L’ELETTA DEL DRAGONE

somiglianza con l’Agnello per fare adorare il falso Dio delle Gnosi e del
Talmud.

Per turno, sin dalle origini, combattono gli adoratori del Verbo
incarnato. E la Massoneria contemporanea li riunisce come in una sola
reincarnazione di questo perpetuo Anticristo drizzato contro la Chiesa di
Dio.

Ma Lucifero stesso é impotente contro coloro che, armati del segno della
Croce, non si sottomettono volontariamente al suo impero. Non può nulla se
non per noi e per le nostre colpe!

Il suo nascondiglio, però, venne scoperto dalla Loggia, che mandò al


convento un finto giardiniere che si fece riconoscere da Clotilde come
Affiliato alla Loggia. Clotilde, allora, si rivolge a lui con queste parole:

“Sì, riditelo a quelli che vi han mandato.

Io ho scritto tutto quel che concerne la mia vita in mezzo a voi, e ne esistono
copie, di qua e di là, in luoghi sicuri e nelle mani delle autorità ecclesiastiche.
Ce n’é abbastanza perché il segreto di codesti Signori sia sventato e questo
ben valga la pena di esserne morta... E io offrirò a Dio la mia vita, perché si
degni suscitare cristiani capaci di profittare dell’avviso e di spezzare cotesta
tirannia!”

“La Bersone venne strappata dalla portineria delle Suore, ove prestava
servizio, dal finto giardiniere che la portò in Loggia, ove venne
crocifissa”! 3

IL CHIOSTRO

Terminato il suo “incarico” presso la casa di tolleranza, a Clotildeviene


ordinato di trasferirsi in un’altra località. Il timore di trovarsi, ormai, di
fronte alla sua punizione esemplare, la fa fuggire e ritirarsi in un convento.
Qui, ha inizio la sua conversione.

Le mie amare riflessioni datavano dal giorno in cui il demonio aveva dovuto
confessarsi impotente davanti l’evo-cazione: in nome della Santissima
Trinità!

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Clotilde Bersone - L’ELETTA DEL DRAGONE

Per molto tempo chiusa a ogni fede nel soprannaturale, ne avevo dapprima
scoperto uno, e ora mi era necessario ammetterne due: quello del
cattolicesimo e quello della Bestia, che mi confessò, però, che il Dio del mio
battesimo le era superiore. E bisognava essere cieca per non concluderne che
non le era superiore soltanto in potenza, ma anche in bontà, in luce e in divina
perfezione.

Io scoprivo così, poco a poco, che quel falso Spirito Supremo non era mai
stato altro che il dio delle mie passioni e del mio appetito di cieche vendette.

Dio non può essere l’Odio e la Menzogna. Io cominciavo ad aspirare, piano


piano, oh! da ben lontano, alla Verità e all’Amore!

Molto tempo ancora esitai, da miserabile peccatrice, senza forza per il bene.
Professa in satanismo, come ero lontana tuttavia d’aver percorso tutti i gradi
della gerarchia della quale credevo aver calpestato le sommità!

Ma forse non avrei mai avuto il coraggio di scuotere il giogo, se un


avvenimento, nuovo e imprevisto nella mia vita, non fosse venuto a
costringermi a una decisione.

Mi accorsi di essere incinta.

Ora, ritornarmene a Parigi con tale fardello non mi passava neppure per
l’anticamera del cervello! Io prevedevo troppo le sghignazzate infami della
Loggia, le manovre abortive, la creatura annegata, per servire di prova per
qualche candidato, e disseccata da quegli atroci provveditori di sangue e di
carne umana per il Moloch di marmo del Tempio rotondo!

Giammai! Un coraggio insorse in me, un coraggio del quale certamente sarei


stata incapace per la difesa e il riscatto della mia anima, troppo insozzata e
indegna del perdono.

In favore dell’innocente, la cui nascita sarebbe già marcata da sufficienti


segni di disgrazia, un’anima novella, un’anima di madre mi rialzava su un
piano meno disonorato. A qualunque costo, strapperò il mio bambino a
questo fango e a questa morte senza speranza!

Io evaderò da questa prigione di delitti, che é la Massoneria, e andrò verso la


penitenza e la redenzione. Io non temo più né la Loggia, né il Dragone. Io ho
trovato nel mio cuore, aldilà dei miei più cocenti rimorsi, aldilà di quella
specie di orrore sacro che adesso mi ispirano i miei delitti, ho trovato nel mio
cuore un’altra pace che sorpassa ogni dolcezza e calma ogni inquietudine.

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Clotilde Bersone - L’ELETTA DEL DRAGONE

Non che ignori la potenza dell’avversario o la malizia dei suoi settari, ma, nel
vero Libro sacro, ho imparato a conoscere la Bestia che mi ha sedotta per
tanto tempo e che mi ha poi terrorizzata:

si chiama Satana! Ei fu l’antico serpente e resta l’insterminabile


demonio. Suscitò la Bestia idolatra che regnò sulla Città dai sette colli, e
poi quest’altra Bestia delle eresie cristiane che si prevalgono della
somiglianza con l’Agnello per fare adorare il falso Dio delle Gnosi e del
Talmud.

Per turno, sin dalle origini, combattono gli adoratori del Verbo
incarnato. E la Massoneria contemporanea li riunisce come in una sola
reincarnazione di questo perpetuo Anticristo drizzato contro la Chiesa di
Dio.

Ma Lucifero stesso é impotente contro coloro che, armati del segno della
Croce, non si sottomettono volontariamente al suo impero. Non può nulla se
non per noi e per le nostre colpe!

Il suo nascondiglio, però, venne scoperto dalla Loggia, che mandò al


convento un finto giardiniere che si fece riconoscere da Clotilde come
Affiliato alla Loggia. Clotilde, allora, si rivolge a lui con queste parole:

“Sì, riditelo a quelli che vi han mandato.

Io ho scritto tutto quel che concerne la mia vita in mezzo a voi, e ne esistono
copie, di qua e di là, in luoghi sicuri e nelle mani delle autorità ecclesiastiche.
Ce n’é abbastanza perché il segreto di codesti Signori sia sventato e questo
ben valga la pena di esserne morta... E io offrirò a Dio la mia vita, perché si
degni suscitare cristiani capaci di profittare dell’avviso e di spezzare cotesta
tirannia!”

“La Bersone venne strappata dalla portineria delle Suore, ove prestava
servizio, dal finto giardiniere che la portò in Loggia, ove venne
crocifissa”! 3

IL CHIOSTRO

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Clotilde Bersone - L’ELETTA DEL DRAGONE

“La religione massonica, per noi tutti, Iniziati negli alti gradi, deve essere
mantenuta nella purezza della dottrina luciferiana”

Albert Pike," Pontefice"

della Massoneria Universale

“Dio maledetto, il primo dovere dell'uomo intelligente e libero è di


cacciarti dal suo spirito e dalla sua coscienza (...). Dio è stoltezza e viltà;
Dio è ipocrisia e menzogna; Dio è tirannia e miseria; Dio è il male! Vieni
Satana! vieni, il calunniato dai preti e dai re! che io t'abbracci e ti stringa
al mio cuore. E’ lungo il tempo che io ti conosco e che tu conosci me!”

il "massone" Proudhon

Bisogna mentire come un demonio, non timidamente e solo di sfuggita,


ma arditamente e sempre”.

il “massone” Voltaire

“La religione cristiana è


una religione infame, un
rito abominevole, un
mostro che deve essere
pugnalato da cento mani
invisibili.

Schiacciamo, schiacciate
l'infame!”

il “massone” Voltaire

34
Clotilde Bersone - L’ELETTA DEL DRAGONE

“Il nostro scopo finale è quello di Voltaire e della rivoluzione francese:


cioè l'annichilimento completo del cattolicesimo e perfino della stessa
idea cristiana!”

Nubius, Capo d'azione Politica della Massoneria Universale

Terminato il suo “incarico” presso la casa di tolleranza, a Clotildeviene


ordinato di trasferirsi in un’altra località. Il timore di trovarsi, ormai, di
fronte alla sua punizione esemplare, la fa fuggire e ritirarsi in un convento.
Qui, ha inizio la sua conversione.

Le mie amare riflessioni datavano dal giorno in cui il demonio aveva dovuto
confessarsi impotente davanti l’evo-cazione: in nome della Santissima
Trinità!

Per molto tempo chiusa a ogni fede nel soprannaturale, ne avevo dapprima
scoperto uno, e ora mi era necessario ammetterne due: quello del
cattolicesimo e quello della Bestia, che mi confessò, però, che il Dio del mio
battesimo le era superiore. E bisognava essere cieca per non concluderne che
non le era superiore soltanto in potenza, ma anche in bontà, in luce e in divina
perfezione.

Io scoprivo così, poco a poco, che quel falso Spirito Supremo non era mai
stato altro che il dio delle mie passioni e del mio appetito di cieche vendette.

Dio non può essere l’Odio e la Menzogna. Io cominciavo ad aspirare, piano


piano, oh! da ben lontano, alla Verità e all’Amore!

Molto tempo ancora esitai, da miserabile peccatrice, senza forza per il bene.
Professa in satanismo, come ero lontana tuttavia d’aver percorso tutti i gradi
della gerarchia della quale credevo aver calpestato le sommità!

Ma forse non avrei mai avuto il coraggio di scuotere il giogo, se un


avvenimento, nuovo e imprevisto nella mia vita, non fosse venuto a
costringermi a una decisione.

Mi accorsi di essere incinta.

Ora, ritornarmene a Parigi con tale fardello non mi passava neppure per
l’anticamera del cervello! Io prevedevo troppo le sghignazzate infami della
Loggia, le manovre abortive, la creatura annegata, per servire di prova per

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Clotilde Bersone - L’ELETTA DEL DRAGONE

qualche candidato, e disseccata da quegli atroci provveditori di sangue e di


carne umana per il Moloch di marmo del Tempio rotondo!

Giammai! Un coraggio insorse in me, un coraggio del quale certamente sarei


stata incapace per la difesa e il riscatto della mia anima, troppo insozzata e
indegna del perdono.

In favore dell’innocente, la cui nascita sarebbe già marcata da sufficienti


segni di disgrazia, un’anima novella, un’anima di madre mi rialzava su un
piano meno disonorato. A qualunque costo, strapperò il mio bambino a
questo fango e a questa morte senza speranza!

Io evaderò da questa prigione di delitti, che é la Massoneria, e andrò verso la


penitenza e la redenzione. Io non temo più né la Loggia, né il Dragone. Io ho
trovato nel mio cuore, aldilà dei miei più cocenti rimorsi, aldilà di quella
specie di orrore sacro che adesso mi ispirano i miei delitti, ho trovato nel mio
cuore un’altra pace che sorpassa ogni dolcezza e calma ogni inquietudine.

Non che ignori la potenza dell’avversario o la malizia dei suoi settari, ma, nel
vero Libro sacro, ho imparato a conoscere la Bestia che mi ha sedotta per
tanto tempo e che mi ha poi terrorizzata:

si chiama Satana! Ei fu l’antico serpente e resta l’insterminabile


demonio. Suscitò la Bestia idolatra che regnò sulla Città dai sette colli, e
poi quest’altra Bestia delle eresie cristiane che si prevalgono della
somiglianza con l’Agnello per fare adorare il falso Dio delle Gnosi e del
Talmud.

Per turno, sin dalle origini, combattono gli adoratori del Verbo
incarnato. E la Massoneria contemporanea li riunisce come in una sola
reincarnazione di questo perpetuo Anticristo drizzato contro la Chiesa di
Dio.

Ma Lucifero stesso é impotente contro coloro che, armati del segno della
Croce, non si sottomettono volontariamente al suo impero. Non può nulla se
non per noi e per le nostre colpe!

Il suo nascondiglio, però, venne scoperto dalla Loggia, che mandò al


convento un finto giardiniere che si fece riconoscere da Clotilde come
Affiliato alla Loggia. Clotilde, allora, si rivolge a lui con queste parole:

“Sì, riditelo a quelli che vi han mandato.

Io ho scritto tutto quel che concerne la mia vita in mezzo a voi, e ne esistono
copie, di qua e di là, in luoghi sicuri e nelle mani delle autorità ecclesiastiche.
Ce n’é abbastanza perché il segreto di codesti Signori sia sventato e questo
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Clotilde Bersone - L’ELETTA DEL DRAGONE

ben valga la pena di esserne morta... E io offrirò a Dio la mia vita, perché si
degni suscitare cristiani capaci di profittare dell’avviso e di spezzare cotesta
tirannia!”

“La Bersone venne strappata dalla portineria delle Suore, ove prestava
servizio, dal finto giardiniere che la portò in Loggia, ove venne
crocifissa”! 3

APPENDICEII

“A te, sfrenati, se n'vanno i miei versi; io t'invoco, o Satana, re del


banchetto!... Io ti saluto, Satana, o ribellione, o forza invincibile della
ragione! A te salgano i voti e l'incenso sacro! ”

il Gran Maestro A. Lemmi

fondatore della Loggia P2

Apparizioni di Satana nelle logge

Pochi anni dopo la scomparsa della Bersone si verificarono, in Francia, casi


clamorosi di apparizioni di Satana nelle logge massoniche. Ne citiamo
alcuni:

– “A un pranzo presso il duca di Frontignan, all'abate Girod, che metteva in


ridicolo tutta la teoria delle apparizioni sataniche, il duca sbottò: ‘Io vi dico
che l'ho veduto, il Dio del male, il principe della desolazione; e aggiungo che
io posso farvelo vedere!’. L'abate vi si rifiutò sulle prime, ma poi, vinto,
accettò! Bendato, venne condotto, in carrozza, fino al luogo delle apparizioni.
Tutto ad un tratto, oltre al fremito di carne nuda sul pavimento cerato, sentì la

37
Clotilde Bersone - L’ELETTA DEL DRAGONE

voce di molti uomini che parevano immersi in qualche orribile estasi; queste
voci dicevano: ‘Padre e creatore di ogni peccato e di ogni delitto; principe e
re di ogni angoscia e di ogni disperazione, vieni a noi, noi ti
imploriamo!’ L'abate si strappò il fazzoletto che gli bendava gli occhi. Dodici
uomini di ogni età, tutti in tenuta di gala e appartenenti al miglior mondo,
erano tutti prostrati sul pavimento con le mani unite. Essi abbracciavano il
pavimento; i loro volti, illuminati da estasi infernale, erano mezzo contratti,
come se soffris-sero, mezzo sorridenti, come se nuotassero nella gioia di un
trionfo. Il freddo aumentò all'improvviso, e l'abate sentì la presenza di un
nuovo venuto nell'appartamento. Levando i suoi occhi dai dodici uomini
prostrati, che non cessavano le loro bestemmie, l'abate si guardò intorno e
scoprì il nuovo venuto: un Tredicesimo, che pareva venuto dall'aria, sotto i
sui occhi. Era costui un giovane di una ventina d'anni, di alta statura, imberbe
come un giovinetto Augusto; i suoi lunghi e biondi capelli glicadevano sopra
le spalle come quelli di una giovinetta. Le sue gote erano rosee e come
animate dall'ebbrezza o dal piacere; ma il suo sguardo era di una tristezza
infinita, di una disperazione profonda. L'abate era preso da un terrore
mortale; la mano destra si alzò goffamente e, quasi meccanicamente, tracciò
un segno di croce sopra il petto.

La visione scomparve! I dodici adoratori tacquero e restarono distesi gli uni


presso gli altri, come intirizziti e presi da debolezza. Dopo poco, si levarono
titubanti e tremanti, guardando l'abate che, pure lui, si sentiva privo di forze.

Si direbbe che il Tredicesimo, si bello, intelligente, sì orgoglioso,


melanconico e sì pieno di disperazione, fosse lo stesso personaggio che le
logge conoscono sotto il nome d'Hiram, e che la Rivelazione divina
chiama Satana, Lucifero, l'Angelo decaduto della luce”.31

– “Un ufficiale francese, giovane e affiliato alla framassoneria, stava per


pronunciare i suoi ultimi giuramenti e ricevere l'ultima iniziazione in una
retro-loggia. I fratelli erano adunati per la lugubre cerimonia quando, tutto
ad un tratto, sotto forma umana, apparve il demonio! A quella vista, il
giovane è sconvolto, e dice a se stesso: ‘Poiché il demonio esiste, deve pure
esistere Iddio!’ Ilpensiero della giustizia divina si presenta
contemporaneamente al suospirito spaventato. Egli si convertì, abbandonò la
milizia ed entrò in un Ordine religioso; fu ordinato sacerdote e consacrò
lunghi anni nelle missioni straniere. Fu egli stesso a raccontare l'accaduto al
R. P. Giordano de la Passardière, superiore degli Oratori di S. Filippo
Neri”.32

– “Predicando a Lione, il P. Alessandro Vincenzo Jandel, poi Maestro


Generale dell'Ordine dei Domenicani, insegnò ai fedeli la virtù del segno
della croce. Nell'uscire dalla Cattedrale, venne accostato da un uomo che si
professava massone e, quindi, incredulo; sfidato a provare la potenza del

38
Clotilde Bersone - L’ELETTA DEL DRAGONE

segno della croce, il massone esclamò: ‘Tutte le sere ci riuniamo (...) e il


demonio viene, egli stesso, a presiedere all'adunanza. Venite con me
stasera; ci fermeremo alla porta della sala; farete il segno della croce
sull'adunanza, e vedrò se quello che avete detto è verità’!

Chiesto consiglio all'Arcivescovo e al suo gruppo di teologi, padre Jandel


decise di accettare! La sera del giorno stabilito, andò col massone
all'adunanza. Nulla avrebbe dato a conoscere che fosse religioso, poiché
indossava abiti secolari; portava, però, nascosta, una grossa croce. Insieme si
recarono in una gran sala, ammobiliata con gran lusso, ma P. Jandel si fermò
sulla porta... A poco a poco, la sala fu piena; tutte le sedie erano
occupate, quando, d'un tratto, il demonio apparve in forma umana.
Trasse, allora, subito dal petto il crocifisso che teneva nascosto e con tutte e
due le mani lo alzò, formando sull'adunanza il segno della croce.

Lo scoppio d'un fulmine non avrebbe avuto effetti più inaspettati, più
subitanei, più strepitosi! I lumi si spensero, le sedie si rovesciarono tutte le
une sulle altre, gli intervenuti scapparono... Il massone trascinò il frate, e
quando si trovarono lontano,il discepolo di Satanasi gettò alle ginocchia del
P. Jandel: ‘Credo - gli disse - sì, credo! Pregate per me!... Convertitemi!...
Ascoltatemi!...’” 33

***

– Nel 1893, il palazzo Borghese, a Roma, fu dato in affitto al Grand’Oriente


d’Italia. Due anni più tardi, in virtù d’una clausola inscritta nel contratto di
locazione, la Framassoneria ricevette l’intimazione di sloggiare la parte del
palazzo che occupava. Il Corriere Nazionalepubblicò allora quanto
segue: “L’incaricato d’affari della famiglia Borghese, essendosi presentato
per visitare quegli appartamenti e porli in condizione d’essere occupati da
D. Scipione Borghese e dalla duchessa de Ferrari, una sala rimaneva chiusa
e non fu potuta aprire che dietro minaccia d’invocare la forza pubblica per
sfondare la porta. Essa era trasformata in tempio satanico! Il giornale ne
fece questa descrizione: “I muri erano coperti di damasco rosso e nero; nel
fondo vi era un grande arazzo sul quale spiccava la figura di Lucifero. Lì
vicino, era una specie d’altare o di rogo; qua e là dei triangoli ed altre
insegne massoniche. All’intorno erano collocate delle magnifiche sedie
dorate aventi ciascuna sopra la spalliera una specie di occhio trasparente e
illuminato da luce elettrica. Nel mezzo di questo tempio eravi qualche cosa
somigliante ad un trono”.34

***

Alla luce di queste poche considerazioni storiche, fatti recenti e documenti


ufficiali,sembrerebbe proprio che quanto raccontato ne “L’ELETTA DEL

39
Clotilde Bersone - L’ELETTA DEL DRAGONE

DRAGONE”, lungi dal presentare fatti e situazioni inverosimili, si


ridurrebbe, purtroppo, ad un pallido riflesso di realtà e di atrocità ancor più
orribili!

Chiunque desiderasse una copia del libro:

“L'ELETTA DEL DRAGONE” può rivolgersi allaEditrice Italica


Demadi Pescara,

Via Albenga, 4 - 65128 Pescara.

- tel. 085 - 4312220 -

NOTE

1 Interviste, dello scorso 28 e 30 giugno al TG1, di Ennio Remondino all’ex


agente della CIA, Ibrahim Razin.

2 Interviste, dello scorso 1 e 2 luglio al TG1, di Ennio Remondino ad un altro


ex agente della CIA, Dick Brenneke.

3 Notizie tolte dall’autografo del traduttore de L’ELUE DU DRAGON,


Mons. Moglioni, morto a Roma il 7 agosto 1967.

4 Kalimtgis, Goldman, Steinberg, Dope Inc. New York 1978, p. 14-30, 182.

5 Hiram, N. 5 1990, p. 114.

6 Richard Wurmbrand, L’altra faccia di Carlo Marx, Edit. Uomini Nuovi,


1986.

7 Carlo Marx, Oulanem, atto 1, scena1.

8 Schiller Institute, The Hitler Book, New York 1984, p. 85-95.

9 Joachim C. Fest, Hitler, Rizzoli 1974, p. 234, n. 14.

10 J. P. Bayard, Le Franc-Juges de la Saint-Vehme ed Albin Michel, p. 164.

11 Ivi, pag.166; vedasi anche: G. Vannoni, Le Società Segrete, pp. 242 e 284

12 Nuova Solidarietà, 2 aprile 1988, p. 5.

13 EIR Rapporto Speciale, Il Movimento Ecologista: La piu’ grande frode


del secolo, p. 24.

40
Clotilde Bersone - L’ELETTA DEL DRAGONE

14 Deutsche Press Agentur (DPA), 8 agosto 1988.

15 Tratto dal discorso pronunciato dal principe Filippo il 18 maggio 1990 al


National Press Club di Washington, durante la conferenza su “Religione ed
Ecologia”.

16 Dario Composta, La Famiglia nella tempesta, Pontificia Università


Urbaniana, Roma, 1987, p. 99.

17 Per gli epiteti usati da Peccei per descrivere l’essere umano vedasi il suo
libro: Cento pagine per l’avvenire, Mondadori 1981, e la sua intervista,
rilasciata a La Repubblica il 31dic. 1980, nella quale egli si fa portavoce della
pratica nazista dell’eutanasia.

18 Parti Ouvrier Europeen, Contre le Club de Rome, p. 20. Peccei in questa


intervista giunge a chiamare l’atto di cannibalismo, avvenuto tra i superstiti
di una tragedia aerea, un “atto di creatività umana”.

19 Aurelio Peccei , Cento pagine per l’avvenire, Mondadori 1981, pp. 46 e


137.

20 Poe, Dossier Loggia P2: I mandanti dell’attentato al Papa, 1981, p.15.

21 Lo ha attestato il Gran Maestro della Massoneria italiana, Giuliano Di


Bernardo, in un’intervista a La Stampa del 23 marzo 1990.

22 EIR Special report, American Leviathan, p.181.

23 Ivi, p. 182.

24 Ivi, p. 183.

25 Per l’appartenenza alla Grande Loggia dell’Iran dei principali esponenti


della classe dirigente iraniana, vedasi la lettera che il segretario della Grande
Loggia, Ahmad Aliabadi, ha indirizzato al Gran Maestro della Grande Loggia
dell’Iran, Sharif Imani il giorno 16 nov. 1975 e pubblicata da Nuova
Solidarietà del 12 marzo 1988, p.4, e da Chiesa Viva N.199, p.8.

26Avvenimenti, 17 luglio 1991.

27 John DeCamp, The Franklin Cover-up, AWT, Inc. Lincoln, Nebraska,


1992, pp. xx-xxi.

28 Ivi, pp. 12, 94, 165, 166, 175, 176.

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29 Ivi, pp. 203-204.

30 Guerra alla Droga, luglio '89, pag. 12 - 13.

31 Leone Meurin, Framassoneria sinagoga di Satana, Siena, 1895, pp. 209-


210. (Questo racconto apparve sul Blackwood Magazine e rriprodotto
dal Pall Mall Gazette, sotto il titolo di: Una apparizione autentica di Satana).

32 Leone Meurin, op. cit., pp. 211-212.

33 Leone Meurin, op. cit., pp. 210-211.

Pubblicato anche in Chiesa viva, n° 74, p. 5. (Tra i testimoni che si


potrebbero citare sono i seguenti: Mons. de Bonald; il P. Gautrelet, S. J., il
sig. Sauve; il P. Secuyer, Vicario generale del Terz'Ordine Insegnante, in
Francia; il P. Eymard, fondatore dei Padri del Santissimo Sacramento; Fra
Floride, Procuratore generale dei Fratelli delle Scuole cristiane in Roma; il
sig. Commendatore Carlo Descement; il P. Talongo, gesuita.

34 Riportato nel libro di Enrico Delassus: Il

problema dell’ora presente, Desclée e C. Tipografia-Editori, Roma, 1907,


Vol. I, p. 486.

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