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SEMIOTICA

Semiotica: metodologia di analisi di testi.


Lezione 2
Un uragano comunica?
Bisogna definire cosa voglia dire “comunicare”. In senso stretto un uragano non comunica. Un uragano non ha
facoltà cognitiva e nemmeno una volontà di comunicare, ovvero l’intenzionalità. La comunicazione
necessariamente parte da un soggetto e arriva ad un altro. Il destinatario della comunicazione la interpreta.
→ Interpretazione di un fenomeno fisico e interpretazione di una comunicazione hanno in comune un destinatario
che cerca di interpretare qualcosa, ma sono due fenomeni differenti.

La spia della benzina comunica?


Per comunicare c’è bisogno di un soggetto emittente e uno ricevente, in questo caso si potrebbe prendere in
considerazione la mente che ha progettato la spia della benzina come soggetto che comunica, e la spia come lo
strumento attraverso il quale lo fa. → La mente che ha progettato la spia non è presente nel momento in cui la
spia contrassegna o meno la presenza di benzina, e la spia stessa è appunto solo uno strumento attraverso cui
avviene lo scambio di informazioni; perciò, non si può parlare di comunicazione.

La sigaretta elettronica comunica?


Di per sé la sigaretta non comunica, non emette informazioni, non ha display. Si può considerare il fatto che chi
utilizza una sigaretta voglia comunicare qualcosa attraverso il suo utilizzo, ma la sigaretta, come nel caso
precedente, è solo lo strumento.

Un cappello comunica?
Il cappello in sé non comunica nulla, se non un certo stile con cui si vuole apparire alla vista degli altri indossandolo.
Anche n questo caso il cappello è uno strumento che comunica qualcosa nel nostro portamento (non nel nostro
comportamento, come nel caso della sigaretta).

Un cartello pubblicitario comunica?


Si. Esprime e contiene in sé un messaggio.
La spia della benzina è progettata per significare, non per comunicare. Nel cartello pubblicitario non c’è un
progettista lontano e assente, ma c’è un’agenzia di comunicazione che progetta la pubblicità per un determinato
marchio, che è il soggetto della comunicazione. Nella spia della benzina non c’è nessun marchio e quindi nessun
soggetto.

La semiotica non si occupa di comunicazione, ma di significazione.

Alcuni oggetti o eventi possono avere un significato, ma non necessariamente lo comunicano: non “vogliono”
comunicare qualcosa. Mancano dell’intenzionalità di un soggetto.

COMUNICARE:
- In prima approssimazione: la comunicazione presuppone qualcosa che significhi già. (significare quindi
viene prima di comunicare)
- Comunicare vuol dire (spesso) servirsi di qualcosa (che di per sé già significa) per raggiungere qualche
scopo;
- Ci sono mezzi e obiettivi vari...

Obiettivi comunicativi:
- mostrare, indicare, informare, documentare, persuadere; convincere far credere;
- prendere in giro, ingannare, insultare, offendere, tormentare, ferire...

Mezzi comunicativi:
- immagini: foto, dipinti, film, segnali stradali, logotipi (logo);
- parole: libri, giornali, riviste, insegne, marchi, slogan;
- oggetti: sigarette, vestiti, manichini, statue;
- eventi: spettacoli teatrali, concerti, manifestazioni, fiere...
MEZZI E LINGUAGGI
- alcuni dei mezzi sono organizzati come veri e propri linguaggi, con regole grammaticali, di combinazione
e di uso, più o meno precise (parole, ma anche immagini o eventi), che in parte vedremo
- chiameremo i mezzi “testi” (o supporto di testi), dandone una definizione e una classificazione più
rigorose.

IL MODELLO POSTALE

Sorgente → codificatore → segnale → decodificatore → destinazione

Bocca trasmettitore impulsi ricevente orecchio


(voce) (cornetta elettrici (cornetta)
telefonica)

I limiti del modello


a. è lineare e unidirezionale
b. è meccanico: si applica bene alla comunicazione tra computer, ma non a quella umana o animale (non ha
potere decisionale e non c’è spazio per l’interpretazione)
c. è eccessivamente astratta
- non rende conto dei ruoli cognitivi di emittente e destinatario
- non considera la dipendenza del contenuto del messaggio dal contesto e dalle circostanze di emissione
d. considera il codice come semplice associazione di elementi
e. non ammette la possibilità di mentire

LE FUNZIONI DEL LINGUAGGIO

funzione metalinguistica
Codice
funzione estetica

Mittente Messaggio Destinatario funzione conativa

Funzione Canale funzione fatica


emotiva
Contesto funzione referenziale

In sintesi:
La significazione è:
- il senso con cui si presentano le ose alla nostra percezione
- rinvio, intenzionale o meno, da un segno a un significato
➢ obiezione: diciamo normalmente che anche i segni naturali “vogliono dire) qualcosa”; i sensi
ingannano
➢ risposta: è un effetto dell’antropomorfizzazione del mondo, rappresentato come emittente
- la comunicazione dipende dalla significazione e consiste, in sintesi, nella sua manipolazione finalizzata.
Lezione 3
Simboli, indici e icone
La semiotica ci da una definizione di cosa sia un segno e un abbozzo di classificazione.

Il segno: definizione di Peirce


➢ “un segno, o representamen, è qualcosa che sta a qualcuno per qualcosa sotto qualche rispetto o
capacità” (1897).
➢ “un segno, o Representamen. È un Primo che sta in una tale rappresentazione triadica genuina con un
Secondo, chiamato Oggetto, da essere capace di determinare un Terzo, chiamato il suo Interpretante, ad
assumere la stessa relazione triadica con l’oggetto nella quale si trova il Segno o Representamen stesso
con lo stesso Oggetto” (1902).

Per Peirce, come sarà per Eco, qualsiasi cosa può essere interpretata come un segno → il segno “sta per” / “sta al
posto di” un oggetto → caratteristica definita come “supposizio” (lo stare al posto di).
Il segno presuppone la presenza di un essere vivente in grado di percepire il significato di ciò cui il segno sta al
posto di. L’interpretante → è l’effetto che il segno ha sull’interprete, ovvero chi lo percepisce e lo interpreta. Esso
è un altro segno ed è più sviluppato del segno originario da cui deriva.
C’è quindi una relazione triadica tra il segno, l’oggetto e l’interpretante.

Tipologia di segni
Una tipologia di segni, derivata dalla considerazione del segno in relazione al suo Oggetto, comprende:
- Simboli
- Indici
- Icone

• Simbolo
“un Simbolo è un segno che si riferisce all’oggetto che esso denota in virtù di una legge, di solito un’associazione
di idee generali, che opera in modo che il Simbolo sia interpretato come riferentesi a quell’Oggetto. È insomma
esso stesso un tipo generale di legge, cioè un Legisegno. Come tale agisce attraverso una replica. Non soltanto il
simbolo è di natura generale, ma anche l’Oggetto al quale esso si riferisce è di natura generale (1903).
- Banconote, parole, bandiere, ecc.

Legge o regola
- Alfabeto Morse → Ogni volta che trovi la sequenza “. _” sostituiscila con la lettera A; se trovi la sequenza
“_...” sostituiscila con la lettera B (e così via).
- Tricolore → La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali
di eguali dimensioni”

• Indice
“un Indice è un segno che si riferisce all’Oggetto che esso denota in virtù del fatto che è realmente determinato
da quell’oggetto” (1903)
- Una banderuola segnavento, un termometro, un sintomo di una malattia, un’orma; ma anche: un indice
puntato, un pronome dimostrativo, un nome proprio; un pronome relativo.

• Icona
“un Icona è un segno che si riferisce all’Oggetto che esso denota in virtù dei caratteri suoi propri, e che essa
possiede nello stesso identico modo sia che un tale Oggetto esista effettivamente, sia che non esista (...). Una cosa
qualsiasi, sia essa qualità, o individuo esistente, o legge, è un’icona di qualcosa, nella misura in cui è simile a quella
cosa ed è usta come segno di essa”
- Dipinto, disegno, pittogramma, diagramma, metafora.
STRUMENTI DI ANALISI: I DIZIONARI 1/5
• I dizionari non presentano tutte le parole di una lingua, ma solo quelle che si ritengono portatrici di un
significato autonomo (rari l’aggettivo e l’avverbio in -mente che da esso deriva, oppure il participio
presente di un verbo)
• È invalso l’uso di indicare come forme normali il singolare per i nomi, il singolare maschile per gli aggettivi
e l’infinito presente per i verbi.
• Anziché parole, quindi, i dizionari elencano (in ordine alfabetico) lemmi o voci.

I DIZIONARI 2/5
- Dizionari etimologici → storia della parola
- Vocabolari o dizionari monolingue
- Dizionari dei sinonimi e dei contrari
- Dizionari analogici → sviluppo dei dizionari dei sinonimi e dei contrari, forniscono i collegamenti tra lemmi
all’interno dei campi semantici di appartenenza
- Dizionari dei modi di dire → elenco dei modi di dire, luoghi comuni e proverbi
- Dizionari delle collocazioni → elenco di combinazioni di parole frequenti
- Dizionari inversi → i lemmi in ordine alfabetico inverso

I DIZIONARI 3/5
Tra i dizionari monolingue:
- Z = Zingarelli (Zanichelli)
- DM = De Mauro (compatto) → presenta anche le marche d’uso per ogni senso
- DO = Devoto, Oli
- SC = Sabatini, Coletti → presenta anche la struttura argomentale
Lezione 4

Capitoli di introduzione alla linguistica.


Segmentare una parola a seconda dei morfemi, capire cos’è una parola.

- La parola
La parola è una unità intuitivamente semplice da individuare, ma difficile da definire. Ogni lingua individua diverse
unità come parole: puer dedit rosam puellae (4 parole) il ragazzo diede una rosa alla ragazza (7 parole)

Prima definizione: sono parole quelle sequenze di caratteri separate da spazi bianchi.

Limiti: Questo però non si applica al parlato e sembra valere solo per i testi scritti. Le diverse lingue hanno diverse
modalità di scrittura.

Seconda definizione: sono parole quelle unità (foniche) che non possono essere interrotte (se pronunci una parola
non ti fermi a metà) o al cui interno non è possibile inserire altro materiale linguistico. Definizione più adatta
quando si studia semiotica. La parola ha una continuità di pronuncia.

- Nozione fonologica
Ciò che si raggruppa attorno a un accento primario: es telèfonami (mi resta attaccato a telefona e c’è un solo
accento), càpo staziòne (ha due accenti; quindi, si considerano come due parole).

Nozione morfologica o sintattica: ciò che è costituito da una sola unità: es capostazione, telefona/mi

- Tema e radice
Ciò che si trova nei dizionari sono parole normalizzate (forme normali, forme di citazione, lemmi) delle forme che
assumono le parole

- Parti del discorso


Parti del discorso o categorie lessicali sono 9 in italiano (non tutte le lingue hanno l’articolo)

Alcune parti sono variabili (nomi verbi, aggettivi, pronomi, articoli) e altre invariabili (preposizioni, congiunzioni,
avverbi e interiezioni)

Alcune sono aperte: si possono cioè aggiungere nuovi membri (nome, verbi, aggettivi, avverbi perché si possono
aggiungere nuove parole che rientrano in queste categorie), altre sono chiuse immodificabili (articoli, pronomi,
preposizioni e congiunzioni)

➢ Primo criterio semantico: nomi significano oggetti stabili permanenti verbi invece processi
➢ Secondo criterio distribuzionale: non tutte le parole sono intercambiabili in tutte le posizioni, appartengono
alla stessa classe quelle che sono intercambiabili in determinate posizioni

- Morfema
In italiano ci sono parole che consistono di più elementi: in cammina, camminatore, camminava, camminando,
possiamo individuare un elemento comune cammin- e altri elementi come -a, -atore, -ava, -ando.

Tutti questi elementi prendono il nome di morfemi, ovvero (secondo una prima e approssimativa definizione)
“unità minime dotate di significato”. Non si può suddividere ancora
Confrontare parole simili e vedere cosa hanno in comune, mettendo da parte il resto

Segmentazione
L’operazione per identificare i morfemi e si avvale dalla procedura di comparazione di parole con forme simili

Possono esserci sequenze di suoni diversi che svolgono la stessa funzione


Il corpus è l’insieme delle parole da segmentare. L’individuazione dei morfemi dipende dall’ampiezza del corpus.
Morfemi: prima classificazione
Le classi più generali sono quelle dei morfemi lessicali e dei morfemi grammaticali
• Lessicali: batt-, di battere o corrutt- di incorruttibile
• Grammaticali: più, le, -i, ità, o ezza, ibil, che veicolano significati come “maggiore di”, “articolo femminile
plu”, “plu maschile”, “astratto”

Seconda classificazione
• Liberi e legati, possono essere combinate a formare due sottoclassi
• Liberi: città, non si modifica mai sia al singolare che al plurale e non si segmenta

Classificazione combinata
• Morfemi lessicali liberi: città, open, black, cow
• Morfemi lessicali legati (radici legate): quasi tutti i morfemi lessicali dell’italiano, come educ- di rieducato.
Legati perché non si trovano mai da sole, sono sempre legati
• Morfemi grammaticali liberi: classe chiusa di articoli, pronomi, preposizioni come and, e, but, becasue.
Svolgono una funzione
• Morfemi grammaticali legati divisi in: derivazionali: servono alla formazione di nuove parole, attraverso
affissi (forme legate) che si aggiungono a forme libere, incidendo sulla categoria grammaticale
d’appartenenza (suffissi) o sul significato lessicale (prefissi e infissi). Ità, mente, ist, bil, os, ism

- Derivazione
Uno dei principali processi morfologici delle lingue. Un avverbio indubitabilmente deriva da un aggettivo
indubitabile: si aggiunge “mente” e si cancella la “e” dell’aggettivo base. Indubitabile è formato da aggettivo
dubitabile e prefisso “in”.

- suffissi, prefissi, infissi: vari tipi di suffissi


• deverbali: nomi d’azione o di risultato nomi d’agente o di strumento
• valutativi: diminutivi, accrescitivi, vezzeggiativi ino e accio
I primi modificano sempre la categoria della parola di partenza e i secondi no.

I prefissi sono tantissimi (53) → formano soprattutto n, in misura minore a, ancora meno v
Prefissi e infissi non modificano la parola.

- flessione
i morfemi flessivi non incidono sulla categoria grammaticale delle parole, né sul significato lessicale, si tratta
generalmente di suffissi.
Aggiungono significati secondari, come singolare e plurale, presente e passato e futuro, maschile e femminile.
Non modificano la categoria di appartenenza ma modulano il significato con una gamma limitata di contenuti
grammaticali perché legati alle forme

- composizione
Formare nuove parole a partire da due parole distinte: capo e stazione → capostazione.

- Conversione
Cambiamento di categoria senza aggiunte di affissi. V -> N potere, cantante, coperto; V -> A sorridente, deciso

- Parasinteti
Parola formata dalla combinazione di prefisso + base + suffisso, in cui però la combinazione prefisso + base, né
quella base + suffisso esistono in italiano.
Verbale: ingiallire, non esiste né ingiallo come A, né giallire come V. aggettivale: sfegatato sfegato fegatato

- Testa in derivazione
I costituenti di una parola non hanno sempre la stessa importanza: si dice testa quello da cui dipende
l’assegnazione a una categoria lessicale, frequentemente.
Lezione 5
Tipi di fonetica:
• articolatoria -> studieremo questa, i suoni prodtti dall’apparato umano
• acustica
• uditiva o percettiva
• forense
Alfabeto fonico internazionale: IPA
I suoni si differenziano in base a dove vengono prodotti.

Punti di articolazione
1. corde vocali: suoni sordi e sonori
A) l’aria che passa attraverso le corde vocali separate non incontra ostacoli (ssss)
B) l’aria che passa con le corde vocali accostate le sospinge ripetutamente da parte, nel passare, e produce
vibrazioni (zzzz)
2. labbra: suoni bilabiali
[p] = bilabiale sorda, es pane, epico, tappo
[b] = bilabiale sonora, es bene, ebanista, abbastanza, kebab
[m] [w] = bilabiale sonora, es mano, amare, lemma, uhm, uomo
La w sarebbe la u di uomo che è diversa dalla u di uva

3. denti e labbra: suoni labiodentali


[f] = labiodentale sorda, es. faro afa, arf
[v] = labiodentale sonora, es. vene evanescente, avviso, vov
4. spazio interdentale: suoni interdentali

[Ꝋ]= interdentale sorda, es thin, anthem, twentieth


[δ]=interdentale sonora, es there
5. denti superiori: suoni dentali
[t] = dentale sorda
[d] = dentale sonora,
6. arcata alveolare: suoni alveolari
[t] [s] [ts] = alveolari sordi. Es top, attorney, that, sano, caso, lapis, stazione, pazzo, zio (toscano)
[d] [z] [dz] [l] [r] [n] = alveolari sonore, es. dip, adore, mad, smodato, casa, zio (nord), zero, azzimato, luce, ramo ,
nano
7. palato: suoni palatali e alveo – palatali
[z] [dz] = alveo – palatali sonore, es je, treasure, gesto, judge
[s] [ts] = alveo – palatali sorde, es scena, ascesa, ciao, acido
[j] [n] [] = palatali sonori, es iodio, ieri, you, yet, gnomo, ogni, gli, agli
8. velo (o palato molle): suoni velari
[k] = velare sorda, es caro, che, accanto, tic tac
[g] = velare sonora, es gara, ghiro, alghe, traggo, smog
[n] = velare sonora, es ancora, anguria, sing, bang
9. ugola, laringe e glottide: suoni uvulari, laringali e glottidali
[R] = uvulare sonora, es rue, Armand
[h] = laringale, es have who
[?] = glottidale, es oh, oh!
Modi di articolazione

1) occlusione complete: suoni occlusive


[p] [b] [t] [d] [t] [d] [k] [g] [ʔ]
2) blocco quasi complete: suoni fricativi
[f] [v] [θ] [δ] [s] [z] [š] [ž] [h]
3) breve occlusione: suoni affricati
[ts] [dz] [tš] [dž]
4) abbassamento del velo: suoni nasali
[m] [n] [ɲ] [ŋ]
5) chiusura laterale: suoni laterali
[l] [λ]
6) chiusura mediante vibrazione: suoni vibranti o monovibranti
[r] [R]
7) influenza della vocale seguente: suoni semivocali
[j] [w]
5, 6, 7, si chiamano approssimanti

Fonologia
La fonetica classifica e studia il modo in cui si articolano tutti i suoni di tutte le lingue.
La fonologia descrive i sistemi e l’organizzazione dei suoni di una lingua. Si occupa dell’aspetto astratto dei suoni
di una lingua (fonemi) e non del modo in cui questi vengono fisicamente articolati (foni). I fonemi sono i suoni
caratteristici e distintivi di una lingua. Questa materia definisce quali sono i fonemi di una lingua.

In particolare:

• Definisce quali sono i fonemi di una lingua;


• Studia come i suoni si combinano insieme (combinazioni ammesse, e non) (fonotassi):
o Es.: [rt], [tr]; *[šlr], *[šbt]
• Studia come i suoni si modificano quando sono combinati (coarticolazione):
o Es.: prefisso negativo s- (di norma sordo: [s]+ [fortunato]) davanti a consonante sonora diventa
sonoro: [z]+[regolato]

Fonotassi → Essa studia come si combinano insieme questi suoni che ad esempio in italiano non esistono ma in
altre lingue si.
Coarticolazione → Studia come i suoni si combinano insieme modificandosi (es sfortunato e sregolato

Foni e fonemi
➢ I foni sono i suoni come vengono articolati quando li diciamo. Sono modelli astratti che presiedono
all’articolazione dei suoni (foni) che sono diversi ad ogni occorrenza.
➢ Il fonema è il tipo di suono. È il modello astratto di un segmento fonico che non può essere segmentato
ulteriormente e svolge una funzione contrastiva e distintiva, es faro e varo
→ prima regola di commutazione o di Trubeckoj)
Prova di commutazione
Quando due suoni ricorrono nelle medesime posizioni e non possono essere scambiati tra loro senza con ciò
mutare il significato delle parole o renderle irriconoscibili, allora questi due suoni sono realizzazioni foniche di due
diversi fonemi.

Sistemi fonologici
Ogni lingua ha un suo sistema che può essere diverso da quello delle altre.
→ Per esempio, l’inglese individua i due fonemi vocalici / i/ (breve) e /i:/ (lungo) in quanto distinguono le
parole fit [fit] (adatto) e feet [fi:t] (piedi). In italiano i due suoni non sono fonemi in quanto possiamo sostituire
uno all’altro senza mutare il significato della parola di partenza: pino può essere pronunciato sia [pino] che
[pi:no].
e

Fenomeni e allofoni: varianti libere


Quando due suoni della stessa lingua compaiono nelle medesime posizioni e si possono scambiare fra loro senza
causare variazioni di significato della parola, questi due suoni sono soltanto varianti foniche facoltative di un unico
fonema (allofoni) → seconda regola di T
- Es.: se sostituiamo [r] con [R] in [ramo] non otteniamo una parola con significato diverso (in italiano).
→ Fonema può essere perciò definito anche come l’insieme di tutti gli allofoni

Fonemi e allofoni: varianti combinatorie


Quando due suoni di una lingua, simili dal punto di vista articolato, non ricorrono mai nelle stesse posizioni, essi
sono varianti combinatorie di un unico fonema (allofoni) → terza regola di T

- Es.: naso [nazo] – ancora [aŋkora]


- Es.: scavare [skavare] - sbagliare [zbaλare]
Allofoni di questo tipo hanno una distribuzione complementare (ciò vuol dire che non si possono individuare con
la commutazione, non essendo intercambiabili)

Fonotassi:
Cerca di trovare regole o restrizioni sulla costruzione di sequenze di fonemi in ciascuna lingua.
In italiano sequenze come [tsrane] o [kzane] sono impossibili; idem in inglese con [fsig] o [rnig].
→ La fonotassi cerca di spiegare perché.

Sillaba: unità fonologica più grande del fonema. Tipo più comune ha la struttura CV, dove C è detto ‘attacco
sillabico’ e V ‘rima’ (barattolo). Rime più complesse: CVC (non; barattolo). Attacchi policonsonantici: CCV (grano).
Estrema variabilità nelle varie lingue.

I nessi consonantici più grandi (in italiano e in inglese sono di tre consonanti) seguono regole di costruzione
precise: la prima consonante è costituita dal fonema /s/ o /z/ (fricativa dentale sorda o sonora) (strano, sbrano,
splendido); l’ultima è sempre /l/ o /r/ cioè un’approssimante (liquida) laterale o vibrante; la sonorità della prima
è determinata dalla sonorità della seconda (negli esempi /t/ è sorda e /b/ è sonora).

In inglese un tipico attacco sillabico formato da due consonanti può essere esemplificato da:
black, bread, throw, trick o twin
Che regole si possono trarre da questi esempi?
a. La prima è sempre una consonante occlusiva (bilabiale, interdentale e alveloare, negli esempi);
b. La seconda è sempre una consonante approssimante (laterale, vibrante o semivocale).

Coarticolazione
Assimilazione: come abbiamo già visto, la velarizzazione di consonante nasale davanti a suono velare.
Si può ricordare anche la nasalizzazione delle vocali davanti a nasali: main (francese) dove la vocale nasalizzata è
fonema (si oppone a mais). In I can go, oltre alla nasalizzazione, la vocale di can diventa una cosiddetta “schwa”
(quasi muta), come anche la vocale di and in you and me → elisione. In you and me il suono [d] è sparito nella
pronuncia conversazionale, come in tante altre parole inglesi (friendship), o il suono [v] di every ecc.). In italiano
è segnalata dall’apostrofo.
Lezione 6

1. Descrizione fonetica 2. Descrizione morfologica

3. Descrizione sintattica
Che dire di:
- Tappeto sul il pauroso è gatto
La grammatica cerca di stabilire regole sulla cui base sostenere che la frase è malformata e rendere conto delle
frasi ben formate.

Tre tipi di grammatica:


1. Grammatica mentale: consiste nella competenza inconscia dei parlanti
2. Grammatica prescrittiva: tradizionale concezione della grammatica come galateo linguistico, insieme di
norme cui attenersi
3. Grammatica descrittiva: studio e analisi di come funziona una lingua

Gramma → lettera
Grammatica → scrivere correttamente

Grammatica prescrittiva
1. Evita l’allitterazione, anche se allentano gli occhi
2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario
3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
4. Esprimiti siccome ti nutri.
5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.

6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso. (ecc.)
19. Metti, le virgole, al posto giusto. [...]

25. Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perché chi lo fà sbaglia.

26. Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile. [...]

28. Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.

29. Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili.


SINTASSI
Parte rilevante della grammatica descrittiva che studia la struttura e l’ordinamento delle componenti all’interno
delle frasi, siano queste dotate di senso o meno.

ELEMENTI: frasi e sintagmi


Si distinguono frasi e sintagmi (o gruppi di parola) a partire da alcuni caratteri:
- I sintagmi possono avere relazioni di dipendenza unilaterale (testa e altri elementi)
- Gli elementi delle frasi possono avere dipendenza reciproca (soggetto/predicato)
TRE ESEMPI DI SINTAGMA:
1) SINTAGMA PREPOSIZIONALE (SP)
Preposizione + SN
Es. di mia madre, per ciascuno

2) SINTAGMA NOMINALE (SN)


Nome + (eventuali) articolo, aggettivo, SP
Es. la partita, il bel film, il cane di mia madre

3) SINTAGMA VERBALE (SV)


Verbo + altri elementi

Valenza dei verbi: necessità di essere accompagnati da altri elementi al fine di acquisire senso.
La presenza di altri elementi nel sintagma verbale dipende dalla valenza del verbo in questione.

Es. PIOVE→ valenza zero, monovalente, it rains. IO CAMMINO → monovalente. IO MANGIO QLC→
bivalente. IO DO QLC A QLC→ trivalente)

LA FRASE
➢ Frase semplice: F = SN +SV
➢ Frase complessa: F = F + SV; F + F

I modi di rappresentare la struttura di una frase:


1- Diagramma orizzontale
2- Frasi etichettate e parentesizzate
3- Diagramma ad albero

1:

L’analisi di una frase nei suoi costituenti immediati può essere illustrata da un diagramma come questo.

2:

Lo stesso risultato – cioè mostrare i sintagmi che costituiscono una frase e le loro relazioni – si può ottenere con
la rappresentazione a frasi etichettate e parentesizzate

3:

È il modo più diffuso e utile per rappresentare l’analisi dei costituenti. Rispetto alla precedente ha il vantaggio di
mostrare in modo più chiaro anche i rapporti gerarchici tra sintagmi
Regola a struttura sintagmatica
La frase sopra descritta è generata dalle seguenti regole:

(gli elementi tra parentesi sono facoltativi)

Regole lessicali
E delle seguenti regole lessicali:

Produttività:
Queste regole possono generare altre frasi, come:
- La massaia premurosa cucina col cuore
- La massaia paurosa cucina sul tappeto
- Il gatto premuroso cucina sul tappeto
- La massaia paurosa è premurosa col gatto
- Il cuore pauroso è col gatto premuroso
- Il gatto della massaia è sul cuore

Grammatica generativa
Questo approccio alla descrizione della sintassi è detto Grammatica generativa proprio perché cerca di mostrare
come, date determinate regole e un lessico, sia possibile produrre tutte le frasi ben formate di una lingua.

La sua introduzione, fin dagli anni ’50 del secolo scorso è dovuta a Noam Chomsky (più noto come intellettuale
anti-Bush) e ha avuto un enorme impatto sulla simulazione tramite computer del riconoscimento e della sintesi
del linguaggio.

La grammatica generativa rende ragione di alcuni fenomeni linguistici, come:


1. la ricorsività,
2. l’equivalenza tra forme diverse (attive e passive)
3. l’ambiguità sintattica

Ricorsività
La ricorsività è una delle caratteristiche proprie del linguaggio umano (e dei linguaggi di programmazione) e
consiste nella possibilità di costruire frasi nuove (ben formate) inserendo una frase data in un’altra frase ben
formata e ripetendo l’operazione indefinitamente.
Es.: - Maria ha aiutato Giorgio
- I ragazzi sanno che Maria ha aiutato Giorgio
- I giornali dicono che i ragazzi sanno che Maria ha aiutato Giorgio.
Strutture di superficie e strutture profonde
Esistono in italiano, e in altre lingue, frasi che hanno una struttura superficiale diversa, ma derivano dalla stessa
profonda soggiacente.

Esempio:
- Maria ha aiutato Giorgio
- Giorgio è stato aiutato da Maria

La grammatica generativa ha indicato attraverso quali regole di trasformazione (sintattica) si possa generare la
prima dalla seconda, cioè come le strutture di entrambe sia identica.

Esistono anche frasi che si presentano con la stessa struttura sintagmatica di superficie, ma si presentano a
differenti interpretazioni. Esempio:
- La vecchia porta la sbarra

La grammatica generativa ha mostrato, attraverso rappresentazioni ad albero, quali siano le diverse strutture
profonde delle diverse interpretazioni.

INFORMAZIONI FONOLOGICHE, MORFOLOGICHE E SINTATTICHE


(slide lezione 6 parte 2)

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ologiche%2021_22.pdf
Lezione 7 – 14/02
Terzo capitolo manuale di semiotica.

Premessa: diamo ormai per scontati i tre tipi di approcci che le tre branche della linguistica propongono per lo
studio di una lingua.

Un sistema di significazione ha alle spalle dei processi che permettono l’elaborazione del linguaggio → semiotica.

Dicotomia: SISTEMA E PROCESSO


Al ristorante:
- Scelta del menù (sistema → lista organizzata di opzioni possibili)
- Sequenza di portate (processo → sequenza concreta delle portate scelte)
Abbigliamento:
- Guardaroba (S → repertorio di vestiti)
- Vestito (P → indossi il vestito scelto dal repertorio)

Il processo presuppone il sistema. Il processo realizza sempre alcune delle possibilità previste dal sistema.

➢ SISTEMA (aspetti paradigmatico/sintagmatico): repertorio da cui selezionare le regole che presiedono la


combinazione
➢ PROCESSO: elementi scelti posti in successione

In una lingua ci sono queste duplicità di aspetti a tutti i livelli che abbiamo visti: a livello fonologico, sintattico e
morfologico.

In fonologia:
- Sistema: fonemi o tipi di suono + fonotassi (sistema fonologico)
- Processo: foni o suoni concreti (successione o processo fonico, regolato dalla fonotassi)

In morfologia:
- Sistema: morfemi o tipi di segmenti fonici dotati di senso o funzione + regole morfologiche
(sistema morfemico → lessicali: liberi, legati / funzionali: derivazionali, flessivi)
- Processo: morfi o segmenti concreti (processo morfologico, regolato dalla morfologia o morfosintassi)

In sintassi:
Primo livello
- Sistema: elementi (N, V, arti, ecc.: parti del discorso di un sistema linguistico)
- Processo: sintagmi (processo sintattico)

Secondo livello:
- Sistema: tipi di sintagmi + regole a struttura sintagmatica (SN, SV, SP, ecc.)
- Processo: frasi (processo sintattico)

➢ Sistema → realizzazione della funzione “o” (disgiunzione): gli elementi di un repertorio o di una lista sono
in alternativa gli uni agli altri (o in absentia)
➢ Processo → realizzazione della funzione “e” (congiunzione): gli elementi di una catena sintagmatica sono
congiunti (o in presentia)
DUPLICITA DEI PIANI DEL LINGUAGGIO

- SENSIBILE → espressione
- INTELLIGIBILE → contenuto

(Sensibile e intelligibile sono gli assi, espressione e contenuto sono i piani)

Le parole
- Aspetto sensibile → come la parola si esprime: attraverso il suo aspetto fonico (sequenza di suoni
articolati dall’apparato fonatorio)
- Aspetto intelligibile → cosa contiene la parola: il suo aspetto concettuale (la sequenza di suoni è collegata
a un concetto)

Ma questa distinzione si può attuare anche agli altri segni, non solo le parole, del mondo tangibile:

Fumo
- Aspetto sensibile → colonna di fumo visibile
- Aspetto intelligibile → fuoco – non visibile, assente – che produce la colonna di fumo

Orme
- Aspetto sensibile → serie di impronte sul terreno
- Aspetto intelligibile → una persona di un certo genere è passata, indossava un certo tipo di scarpa, andava
in una certa direzione, ecc. (quello che posso ricavare da quell’impronta)

Questa distinzione si applica sia al singolo segno, sia al sistema/processo di cui fa parte.

ULTERIORE ARTICOLAZIONE:

- Sostanza e forma dell’espressione


- Sostanza e forma del contenuto

→ Per ora ci concentriamo sulla distinzione fra sostanza e forma dell’espressione.

SOSTANZA E FROMA DELL’ESPRESSIONE

Piano dell’espressione di un semaforo


• Repertorio delle caratteristiche dell’espressione (sistema):
o Tre luci
o Forma circolare delle luci
o Disposizione verticale e regolare

• La loro manifestazione (processo):


o Si accendono in sequenza fissa, alternandosi

Queste caratteristiche valgono per tutti i semafori, non solo per un caso: rappresentano la
forma dell’espressione, indifferente alle variazioni minime di sfumature di colore. Il codice
della strada, infatti, definisce le dimensioni e l’intensità delle luci, ma non parla della loro
lunghezza d’onda (la sfumatura di colore).

Per quanto riguarda appunto il colore: lo spetto del visibile costituisce un continuum da cui
le forme dell’espressione del semaforo “ritagliano” il colore.
Questo continuum rappresenta la materia dell’espressione da cui la forma estrae le sostanze
che costituiscono i singoli semafori.
Vale anche per le forme circolari e le posizioni (che sono ritagliate dal continuum geometrico), nel seguente modo:

→ ritagliare da un continuum le porzioni rilevanti


Se per il semaforo la questione rilevante era delineare delle porzioni qualsiasi degli spettri
di rosso, di giallo e di verde, ora la questione rilevante è ritagliare una forma del cartello
bianco, attraverso il colore nero, che rimandi a un simbolo di donna e uno di uomo.
→ una forma che ritaglia da un continuum una sostanza.

MA NELLE LINGUE NATURALI, Dov’è IL CONTINUUM?


Le forme dell’espressione della lingua sono i fonemi, come abbiamo già detto. Ed esse sono delle posizioni
all’interno di un continuum: le vocali, per esempio, si possono esprimere in un continuum fonico, perché non c’è
nessuna interruzione fra l’una e l’altra.
È possibile riprodurre le sette vocali in modo continuo, ma la lingua italiana ci imprime una visione segmentata di
quel sonoro continuo → a dettare questa segmentazione sono i fonemi della lingua italiana stessa.

Invece, per le consonanti, il continuum è differente, in quanto non è possibile riprodurle in sequenza senza
interruzioni. In questo caso quindi in continuum è identificabile nel profilo trasversale del palato (dalle labbra
all’ugola) su cui, come insegna la fonetica, si articolano le consonanti.
Nella zona costituita dai denti e dagli alveoli, le lingue italiana e inglese distinguono diverse aree pertinenti per
l’articolazione di suoni distinti (i fonemi dentali e alveolari).

• I tipi di suoni sono i fonemi di una lingua, ovvero gli elementi minimi del suo piano dell’espressione, cioè le
forme dell’espressione di quella lingua
• I singoli suoni emessi dal singolo parlante, i foni, sono invece la sostanza dell’espressione di quella lingua
• La materia dell’espressione è costituita dal continuum sonoro

Il segno non mette in relazione sostanze dell’espressione e sostanze del contenuto (individuali). Anzi, mette in
relazione forme dell’espressione e forme del contenuto (ci torneremo).

I fonemi non sono segni (non hanno un contenuto o significato), sono detti figure dell’espressione o elementi
minimi del piano dell’espressione.

Non conformità – doppia articolazione


Differenza tra lingue e altri sistemi o processi di significazione: doppia articolazione delle lingue.
Prima articolazione: relazione tra significante e significato.
Seconda articolazione: il fatto che i singoli suoni che costituiscono una parola sono privi di significato.
→ Le figure dell’espressione delle lingue sono prive di significato e sono in numero limitato, ma combinate
producono un’infinità di segni (morfemi o parole) (economicità/produttività).
→ i sistemi semiotici non sono sistemi a piani conformo o monoplanari.

Per capire meglio, la conformità:

CONTENUTO: fermatevi procedete preparatevi a fermarvi


ESPRESSIONE: rosso verde arancione

➢ Quando c’è corrispondenza a uno a uno tra elementi del piano dell’espressione ad elementi del pino del
contenuto, la distinzione tra i due piano tende a scomparire.
➢ I sistemi a piano conformi, ovvero i cui elementi si corrispondono a uno a uno, come nell’esempio sopra
riportato, sono detti sistemi monoplanari o simbolici.
➢ Linguaggi della logica o della programmazione.
Reggenza
È una relazione obbligatoria che si pone tra un elemento che non può stare da solo e un altro elemento che è
richiesto dal primo per ottenere un’espressione corretta.
In latino, per esempio, non è possibile trovare una preposizione senza che nel medesimo contesto ci sia anche un
altro elemento, dotato di caso, retto da questa preposizione.

È una relazione non obbligatoria, nel senso che ciascuno degli elementi messi in relazione potrebbe sussistere da
solo: nessuno dei due esige l’altro per costruire un’espressione corretta indipendente.
Es.: due preposizioni coordinate (per asindeto o grazie a congiunzione)
In latino, un sostantivo in ablativo (senza ab o sine) con un verbo di azione, ecc.

QUINDI:
le caratteristiche dei linguaggi sono:
1) Distinzione tra piani (espressione – contenuto)
2) Distinzione tra gli assi (sistema – processo)
3) Relazioni di commutabilità tra forme dell’espressione (o del contenuto) hanno effetti sull’altro piano
4) Esistenza di reggenza e combinazione
5) Relazioni di conformità e non conformità tra i piani

Lezione 8
Lezione 9
Lezione 10

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