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Tra la fine del secondo e l’inizio del primo secolo avanti cristo, ma il problema nasce 13/14 anni

prima. Alla base della penisola cimbrica si è verificato un mutamento climatico (innalzamento del
livello delle acque) e alcuni popolazioni germaniche migrano: la grande migrazione dell’età di Marco
Aurelio (raffigurata anche sulla colonna Aureliana a Roma). Questi popoli non hanno inizialmente
intenzione di sfidare Roma, si apre invece un periodo straordinario…Roma si è convinta di essere
invincibile. Ha risolto con Caio Mario la guerra in Numidia, Caio Mario guida una serie di campagne
militare mentre Silla (che viene paragonato a Lisandro) è molto furbo. Caio Mario inizia qui la sua
fortuna e la rivalità con Silla. Inizialmente Mario non si fida di Silla, Silla si dimostra ottimo
comandante di cavalleria e al campo di Bocco (genero di Giugurya) e lo persuade a consegnarglielo.
Silla rivendica I suoi meriti e quando affrontano I cimbri e I Teutoni sono già separati (Mario e Silla).
Silla andrà con l’esercito di Catulo nella battaglia dei Campi Raudi, Silla mette sull’anello dove segna I
suoi Acta raffigura il momento in cui Bocco gli consegna Giugurta, Caio Mario si arrabbia ma accetta
di non avere i suoi ordini e lascia fare a Silla (forse anche perché ne riconosce il valore = amore di
patria). Dopo due anni che torna dalla Numidia I cimbri e I Teutoni scendono dall’odierna Danimarca
e arrivano nel Norico (alleato srategico di Roma poiché I suoi re sono amici del popolo romano) e
sono all’inizio in soggezione, Papirio Carbone li attacca e viene sconfitto, ma non riescono a
insediarsi e vanno nella Gallia Meridionale e ci sono degli scontri; Giulio Silano viene sconfitto, nel
107 si ribellano le popolazioni locali… Nel 105 ad Arausio I due generali Romani Servilio Cepione (?) e
Malio Massimo che si detestano e si accampano separatamente e vengono annientati entrambi e
vengono mandati in esilio. Roma è terrorizzata e teme che arrivino in Italia e arriva Caio Mario. Si
arriva allo scontro, Mario addestra I suoi uomini. Grandi combattenti individuali hanno molte più
possibilità di uccidere il legionario singolo, Caio Mario perfeziona il suo esercito e arruola I Capite
Censi (I proletari). I Cimbri e I Teutoni insieme agli Ambroni e I Tigurini, nuove popolazioni che si
erano unite, si dividono per una questione di approvigionamento e giungono in Italia separatamente
Teutoni e Ambroni devono passare per le Alpi ma falliscono e vengono sconfitti in Provenza ad
Aquae Sextiae, gli altri scendono nella Val D’Adige. Mario manda Silla a prendere la tutela dell’altro
console (Lutazio Catulo) e lui decide di logorare il nemico e li aspetta con due eserciti, Mario non li
attacca; I nemici arrivano perfino a provocarli ironicamente pur di farlo muovere. Battaglia di Aquae
Sextiae: Mario li precede e li aspetta, i Teutoni e I cimbri, appesantiti dalle famiglie e dagli anziani si
disuniscono. Gli Ambroni invece arrivano su un’altura Mario li sfida con la stessa tattica di Annibale,
manda dei Serventi a prendere acqua, questi vengono attaccati dagli Ambroni, scesi dall’altura che
vengono poi travolti dai legionari romani in discesa. Al secondo scontro, questa volta con I Teutoni, il
comandante Marcello attacca alle spalle I Teutoni. I Cimbri scendono in Italia e dilagano nella piana
del Po’ verso Rovigo. Caio Mario sfida Boiorix e gli dà appuntamento ai Campi Raudi, I Romani si
avvicinano protetti dalla nebbia e si schierano in vantaggio di sole e di vento. Mario mostra una
capacità straordinaria di sfruttare il terreno, probabilmente vi erano delle palude che bordavano
l’accampamento in modo che I cimbri abbiano la loro cavalleriaspostata verso quelle paludi grazie ad
un’azione appropiata della cavalleria romana. Carino e Silla rivendicano la loro vittoria al centro e si
inventano che il merito è loro. La battaglia termina con un massacro, I due re nemici muoiono e
120000 cimbri rimangono sul terreno. Mario dedica un tempio ad honus et virtus (valore militare del
buon cittadino) dando così un insegnamento di tipo politico. Caio Mario proietta se stesso in una
dimensione estremamente ambiziosa richiamandosi a uno dei grandi e illustri modelli della storia
repubblicana, uno dei più grandi comandanti popolari: Marcello.

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