Sei sulla pagina 1di 8

RIPASSO FISICA

Radiazioni non ionizzanti

Le radiazioni non ionizzanti sono radiazioni elettromagnetiche che non producono e non
facilitano la ionizzazione, ovvero l’assunzione, da parte di un atomo o di una molecola, di
una carica elettrica liberando o acquisendo elettroni.
Tra di esse troviamo il visibile, le onde radio, le microonde, i campi a bassa frequenza e
quelli elettrici statici e magnetici.
Questi ultimi vengono principalmente emessi da:
- Elettrodotti e cabine di trasformazione (trasporto di E elettrica)
- Antenne radio-TV
- Stazioni radio base di telefonia mobile
- elettrodomestici

I campi elettromagnetici si distinguono inoltre in sorgenti a bassa, alta ed altissima


frequenza; i primi (0 Hz – 100 kHz, generati da elettrodotti, cabine di trasformazione ed
elettrodomestici) generano campi che non si propagano nello spazio, elettrici e magnetici
indipendenti gli uni dagli altri e che restano localizzati in prossimità delle sorgenti che li
generano.
Quelli a bassa frequenza (100 kHz – 300 GHz, generati da telefoni, stazioni radio, antenne,
impianti radar, microonde ecc.) danno origine a campi elettromagnetici risultanti dalla
correlazione tra campi elettrici e magnetici tra loro dipendenti.
I campi a bassa frequenza sono classificati come “possibili cancerogeni”, quelli ad alta
frequenza provocano effetti acuti spesso legati all’eccitazione di molecole d’acqua ed
aumenti della temperatura (il tessuto biologico si comporta come conduttore o dielettrico
in base alla frequenza del campo, conduttore a f < 1 MHz e dielettrico per f > 30MHz).

Raggi UV (ionizzanti)

La radiazione ultravioletta ha una 10-8 < λ < 4 . 10-7 e la principale sorgente di emissione
di essa è il sole; l’intensità legata all’emissione di radiazioni UV è direttamente
proporzionale alla temperatura posseduta da un corpo.
Gli UV si dividono in UVA (minore frequenza), UVB e UVC (che non raggiungono la terra
in quanto bloccati dallo strato di ozono e dal campo magnetico terrestre).
Il raggiungimento della superficie terrestre da parte dei raggi UV è influenzata da:
- Altezza del sole
- Latitudine, all’equatore aumentano gli UV
- Nuvolosità, meno elevate con nuvolosità
- Strato di ozono
- Riflessione terrestre
- Altitudine, per ogni 1000 m di altitudine aumentano dal 10% al 12%

L’energia delle radiazioni è spesso espressa in elettronvolt (eV), ovvero l’energia acquistata
da una carica pari a quella dell’elettrone (1,6 . 10-19 C) quando viene accelerato da una ddp
di 1 V, quindi 1 eV= 1,6 . 10-19 J.
Da E = h f = h c/ λ ricaviamo che 3eV < EUV < 124 eV
Gli UV sono utilizzati in terapia dermatologica; gli UVA ed UVB interagiscono con il DNA,
i primi possono portare alla formazione di radicali liberi (hanno meno energia rispetto agli
UVB) ed insieme ai secondi sono responsabili della carcinogenesi cutanea e foto
invecchiamento.
Le lampade utilizzate per la fototerapia utilizzano UVB con banda stretta.

Effetti biologici e radiazioni

Possiamo quindi dire che l’effetto biologico delle onde elettromagnetiche dipende
essenzialmente dalla loro intensità e quindi dalla loro frequenza.
La linea di demarcazione tra radiazioni ionizzanti e non ionizzanti si colloca all’interno
delle frequenza dell’UV, quindi le radiazioni infrarosse e parte dell’UV rientrano tra le non
ionizzanti.
I due diversi tipi di radiazioni si differenziano per la loro diversa capacità di interagire con
la materia:

• Radiazioni ionizzanti: possono rompere i legami chimici di molecole all’interno del


nostro corpo (staccando dalla struttura singoli e-) o dare origine a sostanze
particolarmente reattive che possono causare danni al sistema biologico (come
tumori)

• Radiazioni non ionizzanti: sono radiazioni che anche in presenza di intensità di


campo elevate non sono in grado di ionizzare la materia, sono in grado però di far
oscillare le molecole producendo attrito e quindi calore, il riscaldamento è il loro
effetto principale.

Anche per le radiazioni non ionizzanti l’effetto biologico dipende dalla loro frequenza:

• Frequenza estremamente bassa: esse si formano prevalentemente in prossimità di


apparecchiature o cavi elettrici in ambienti domestici o lavorativi o a ridosso delle
linee ad alta tensione. L’effetto biologico è di produrre all’interno del nostro
organismo correnti elettriche che si possono sovrapporre a quelle naturali dando vita
a sovreccitazioni nervose e muscolari.

• Radiofrequenze e microonde: esse vengono utilizzate principalmente nelle


telecomunicazioni o al livello domestico. A causa dell’alta frequenza campo elettrico
e magnetico danno origine al campo elettromagnetico, relativamente facile da
schermare; ad alte frequenze prevalgono gli effetti termici.

Gli effetti legati ai campi ad alta frequenza sono connessi all’assorbimento di energia ed al
conseguente aumento della temperatura del tessuto irradiato, misurato con il cosiddetto
SAR (Specific Absorption Rate) o in TAS (Tasso di Assorbimento Specifico).
Per quanto riguarda esposizioni di lunga durata a campi di bassa intensità si registra un
aumento dell’attività enzimatica legata all’insorgenza di tumori, variazione del calcio nelle
cellule ed alterazioni delle proteine di membrana.
Il limite di base per l’esposizione “total body” è di 0,08 W / Kg.
Luce ed interazioni atomiche

La luce è un’onda elettromagnetica che si crea per una rapidissima oscillazione di cariche
elettriche e l’insieme delle onde elettromagnetiche costituisce lo spettro elettromagnetico.
Le onde sono caratterizzate da frequenza e lunghezza d’onda, la prima si misura in Hertz,
mentre la frequenza (v = 1 / λ) in nanometri o angstrom.
La natura ondulatoria della luce porta inoltre come caratteristica il fenomeno della
diffrazione (deviazione della traiettoria di propagazione delle onde) e l’interazione della
luce con la materia è invece la prova della sua natura corpuscolare,la propagazione del
fascio luminoso è dovuto allo spostamento di quanti di energia o fotoni.
Questi ultimi, colpendo la materia, possono provocare l’espulsione di elettroni (effetto
fotoelettrico) oppure essere assorbiti cedendo l’energia che trasportano.
L’energia è espressa dalla relazione di Plank-Einstein:

E=hv→E=hc/λ

Lo spettro continuo è una serie di colori che si susseguono senza discontinuità, tipico di
solidi e liquidi incandescenti, mentre lo spettro a righe, tipico dei gas rarefatti sottoposti a
carica elettrica, è formato da righe di emissione; ogni atomo ha uno spettro di emissione
caratteristico con il quale si identificano le righe di assorbimento.
Le radiazioni assorbite da ciascun tipo di atomo hanno la stessa frequenza di quelle emesse
dall’atomo eccitato.
Ogni fotone che interagisce con la materia possiede diverse forme di energia che provocano
una variazione spaziale o strutturale di essa.

ETOT = ENUCLEARE + EELETTRONI INTERNI + ELEGAME + EVIBRAZIONE + EROTAZIONE + ETRASLAZIONE

L’energia di rotazione è quantizzata (così come tutte le altre), l’unica a non esserlo è
l’energia di traslazione; l’energia richiesta per provocare la rotazione di una atomo /
molecola è associabile alle microonde, l’energia per provocare la vibrazione è associata
all’infrarosso, quella di legame al visibile ed all’UV, l’energia nucleare è associata ai raggi
γ e quella degli elettroni interni è infine associata ai raggi x ed al lontano UV.

Teoria sugli atomi di Dalton

Dalton suppose che la materia è fatta da atomi (definiti in tal modo da Democrito, dal greco
“atoms” ovvero “indivisibile”, qualcosa di sempre esistito ed immutabile), ovvero delle
particelle indivisibili ed indistruttibili, ritenendo che atomi di uno stesso elemento sono
uguali tra loro ed hanno la stessa massa.
Ritenne inoltre che gli atomi di un elemento non possono essere convertiti in atomi di un
altro e che durante le reazioni chimiche gli atomi dei reagenti si legano in maniera diversa al
fine di formare i prodotti (gli atomi di un elemento si legano a numeri interi di atomi di altri
elementi).

Modello atomico di Thomson

Thomson fece due scoperte importanti, ovvero la radioattività (1895) e gli elettroni (1997)
all’interno di un atomo, intuendo che esso è costituito d particelle positive e negative.
Thomson propose il cosiddetto modello “a panettone”, individuando l’atomo come una sfera
carica positivamente sulla quale sono attaccati degli elettroni (successivamente smentito da
Rutherford).
Le ipotesi di Thomson derivano dalla sua esperienza con il tubo di Crookes, studiando la
natura dei raggi catodici ed osservando che essi venivano deviati da un campo elettrico,
intuendone la natura elettrica e determinando la carica positiva dello ione, considerando che
la deviazione era diretta verso la parte carica positivamente del condensatore che dava
origine al campo.

Modello atomico di Rutherford

Il modello di Thomson non riusciva però a spiegare perché le particelle α (nuclei di He)
rimbalzavano indietro, teorizzando le seguenti caratteristiche relative alla composizione
atomica (si ricorda che in questo periodo non era ancora nota la presenza di protoni e
neutroni):

• L’atomo possiede un nucleo molto piccolo, contenente carica positiva e la maggior


parte della massa (denso e 105 volte più piccolo dell’atomo)

• Gli elettroni sono molto piccoli e leggeri ed orbitano attorno al nucleo secondo
precise orbite (modello planetario), occupando lo spazio vuoto attorno al nucleo

• Il numero degli elettroni è tale da bilanciare la carica positiva del nucleo


Indirizzando particelle α (provenienti da ZnS, fluorescente) su una lamina d’oro (duttile),
attorno della quale vi è uno schermo in grado di identificare la presenza delle particelle,
Rutherford notò che gran parte delle particelle attraversava la lamina senza subire
variazioni, alcune venivano deviate e pochissime rimbalzavano indietro con grande forza.
Ciò lascia quindi dedurre che le poche particelle che arrivano vicino al nucleo sono respinte
violentemente da esso, mentre tutte le altre vengono solo deflesse o proseguono, in quanto
lontano dal nucleo la forza repulsiva è minore ed attenuata dagli elettroni.

Caratteristiche dell’elettrone orbitante

L’energia cinetica di un elettrone orbitante è la seguente: EC = -Z e2 / 2 π Ɛ0 r


Una particella (elettrone) che si muove di moto circolare uniforme risente di
un’accelerazione centripeta in quanto la differenza vettoriale tra la velocità tangenziale
(componente orizzontale) e la forza centripeta (perpendicolare al vettore Vt) da origine ad
un vettore indirizzato verso il centro.
Per l’elettrone è inoltre importante definire il momento angolare di spin ovvero la
grandezza vettoriale definita come: J = r x p = r m v sin(θ)
Dove la quantità di moto “p” è così indicata : p = m v
ed “r ” è la posizione della particella rispetto al punto d’origine (nucleo)
Nel caso di un atomo, in cui sono presenti più elettroni, i momenti angolari devono essere
sommati in modo vettoriale e nei sistemi isolati vige il principio di conservazione della
quantità di moto.
La proiezione del momento angolare di un elettrone lungo un piano privilegiato, come
quello individuato da un campo magnetico, può assumere valori interi multipli di h / 2π e
l’angolo φ è indeterminato (vale il principio di Heisenberg: Δφ·ΔJ = h / (2π) ).
Il momento angolare orbitale viene generalmente indicato con “ l ”, ed indica la sua
massima proiezione lungo una direzione privilegiata.

Fc
ac

Modello atomico di Bohr

Il modello di Rutherford aveva due lacune:

• Secondo le leggi di elettromagnetismo l’elettrone, ruotando, dovrebbe perdere


energia e cadere sul nucleo spiraleggiando

• Questo modello non spiegava lo spettro di emissione dei modelli chimici


Per questo motivo Bohr si interrogò sulle caratteristiche e cause dello spettro di emissione,
in particolare quello dell’idrogeno in quanto più semplice da analizzare, individuando
un’emissione a righe su fondo nero.

Le linee di emissione evidenziano che l’idrogeno emette energia sotto forma di onde
elttromagnetiche.
Bohr formulò quindi i seguenti postulati:

1. Normalmente gli elettroni non emettono onde elettromagnetiche (non emettono ne


cedono energia) in quanto si muovono solo lungo orbite stazionarie caratterizzate da
una precisa quantità di energia (orbite quantizzate)

2. Negli atomi eccitati si registra l’emissione di energia, uguale alla differenza di


energia delle due orbite, sotto forma di onda elettromagnetica solo quando un
elettrone salta da un’orbita stazionaria ad una di minor energia (difatti un fotone che
viene assorbito da un atomo cede tutta la sua energia ad un dei suoi elettroni, che
passa così ad un livello energetico più elevato)

Questi due postulati riescono a spiegare lo spettro di emissione, difatti l’energia emessa da
un elettrone per tornare al livello energetico cui si trovava è quantizzata e corrisponde a luce
di frequenza determinata associata alle bande colorate.

Rn = Ɛ0 h2 n2 / π m e2 ; En = - me e4 / 8 Ɛ02 h2 n2
(raggio dell’orbita) (energia di un elettrone orbitante attorno al nucleo)

Nel 1932 la scoperta del protone sarà utile al fine di spiegare fenomeni come gli isotopi.
Il numero quantico principale n indica il livello energetico più alto associato ad ogni
orbita ed il livello più basso è detto stato fondamentale, mentre quelli superiori sono detti
stati eccitati.
Ad ogni salto di orbita si ha una transizione energetica, ovvero emissione di energia sotto
forma di fotone.
Il modello di Bohr non era tuttavia applicabile ad atomi con molti elettroni e non spiegava
gli effetti atomici in presenza di un campo magnetico.

La doppia natura dell’elettrone – meccanica quantistica

De Broglie ipotizzò che la doppia natura della luce fosse una proprietà universale della
materia ed associò ad ogni particella il movimento di un’onda, esplicitando il legame tra
caratteristiche corpuscolare ed ondulatorie con la seguente relazione: λ = h c / E = h / m c
La quantità di moto dipende quindi dalla lunghezza dell’onda elettromagnetica che si
propaga.
La meccanica quantistica, basandosi su leggi statistiche, descrive il comportamento di fotoni
ed elettroni, rilevante a tal proposito è il principio di indeterminazione di Heisenberg, che
afferma che non è possibile conoscere ad ogni istante e contemporaneamente, la posizione e
velocità di un elettrone.
Inoltre la propagazione dell’elettrone con onde elettromagnetiche può essere descritta
dall’equazione d’onda di Schrodinger, riguardante la probabilità di incontrare un elettrone
in un punto dello spazio attorno al nucleo:

Nella funzione d’onda è rilevante la comparsa dei numeri quantici (n, l ed m) e del
concetto di orbitale (superficie di probabilità), ovvero una funzione d’onda caratterizzata da
una terna particolare di numeri quantici:

• n, detto numero quantico principale (che va da 1 a 7), indica il livello energetico


dell’elettrone ed è proporzionale alla distanza dal nucleo.
• L, numero quantico secondario, indica il sottolivello energetico (s, p, d o f)
• m, numero quantico magnetico, indica quanti orbitali della stessa forma, con
diversa orientazione spaziale, possono coesistere in un sottolivello (es. p x, py, pz)
• ms, numero quantico di spin, indica lo spin assunto dall’elettrone (la sua scoperta
determinò l’enunciazione del principio di esclusione, ovvero che in un orbitale
possono coesistere al massimo due elettroni con spin opposto o antiparallelo)

Lo spazio circostante al nucleo, nel quale si ha una determinata probabilità di incontrare un


elettrone è chiamato superficie di contorno, la sua superficie (forma) ed il suo volume è
determinato rispettivamente da l ed n:
La rappresentazione degli orbitali occupati dagli elettroni in un atomo in ordine crescente di
energia è la configurazione elettronica, messa in atto applicando il principio di Aufbau (Z
indica gli elettroni da sistemare) e la regola di Hund (se vi sono orbitali allo stesso livello
energetico prima si colloca un elettrone su ciascuno orbitale vuoto)

Potrebbero piacerti anche