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Isabella Teotochi Albrizzi

Isabella Teotochi Albrizzi (Corfù 1760 – Venezia 1836), negli anni in cui Foscolo giunse a Venezia dalla
Grecia, era un’esponente di spicco della vita culturale della Serenissima e teneva, dal 1782, uno dei
salotti più in vista della città , dove si riunivano letterati e uomini di cultura come Melchiorre Cesarotti,
Antonio Canova, Aurelio de’ Giorgi Bertola, Ippolito Pindemonte. Sposata giovanissima a Carlo Antonio
Marin aveva ottenuto l’annullamento del matrimonio nel 1795 e si era risposata l’anno dopo con il
nobile Giuseppe Albrizzi. Ribattezzata da Foscolo, nel Sesto tomo dell’io, con il nome di Temira,
ispirato dal Tempio di Gnido di Montesquieu, Isabella intrattenne un’intensa relazione sentimentale
con il giovanissimo poeta, con il quale, anche negli anni successivi alla partenza da Venezia, conservò
un legame di amicizia e complicità intellettuale: “amante per cinque giorni, ma amica per tutta la vita”,
disse di lei Foscolo. I due si rividero nel corso del soggiorno venezianodello scrittore tra il 1806 e il
1807; dalle discussioni tenute con Isabella e con Ippolito Pindemonte nacque l’idea di scrivere i
Sepolcri. Nel 1807 la Teotochi Albrizzi pubblicò a Brescia, presso l’editore Bettoni, la prima edizione
dei Ritratti, agili profili di personaggi da lei incontrati nel corso della sua esperienza, tratteggiati in
modo non convenzionale, diretto e personale. Il ritratto di Foscolo evidenzia una personalità
dominante ed estrema, ostile a compromessi, amante della libertà , della patria, della solitudine; un
ritratto ricco di sfumature, da cui traspare ammirazione, ma anche la coscienza di un’inevitabile
distanza e diversità dallo scrittore. I due si videro per l’ultima volta nel 1812, prima del trasferimento
del poeta a Firenze, ma il loro dialogo epistolare continuò anche nel periodo dell’esilio.

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