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Varano - Barsotti
Capitolo 1
Introduzione al diritto comparato
Fattori di avvicinamento
Il superamento delle diversità nei vari diritti può essere provocato, a sua volta, da molteplici fattori:
le condizioni geografiche che, come possono separare alcune nazioni, portando a diritti diversi, allo
stesso modo possono anche avvicinarli. La prossimità geografica ha sempre stimolato la ricerca di
uniformità di vita e regole comuni. Questa è la storia propria dell’Unione Europea.
la circolazione di tecniche e di modelli giuridici che abbiano avuto un particolare sviluppo, come:
- il diritto romano, impostosi a livello europeo prima attraverso le conquiste militari, poi attraverso
la rinascita degli studi nell’Europa medievale. Dal XII sec. tutte le facoltà studiano diritto romano;
- il diritto canonico che prima era il solo competente per le questioni temporali che avevano un
legame con la religione, poi le competenze si estesero in settori di appartenenza della Chiesa.
- Il diritto islamico, la sharìa ha valenza universale perché insieme di precetti rivelati da Dio agli
uomini. Sue fonti primarie: il Corano (dichiarazioni religiose di Maometto), la Sunnah
(comportamenti del profeta ispirati da Dio e quindi esemplari). L’universalità si ha nel fatto che
nella concezione islamica i credenti appartengono ad un’unica grande comunità, la Umma islamica;
- il code civil del 1804, la cui influenza è stata enorme e riscontrabile nel continente europeo ma
anche nei continenti che hanno subito la colonizzazione di Spagna, Portogallo o Francia.
- la pandettistica tedesca che ha dato luogo a molte imitazioni da parte della dottrina di altri paesi;
- il regime giuridico della common law che influenza circa un terzo del mondo (Stati uniti, Canada,
Australia, Nuova Zelanda, India, Africa.
I comparatisti ritengono praticamente impossibile, e forse vano, entrare nel dettaglio del diritto di ogni
sistema. Ritengono, invece, più appropriato raccogliere le caratteristiche essenziali delle più importanti
tradizioni giuridiche , costruendo delle tassonerie. Relativamente a tale costruzione occorre mettere in luce
due problemi:
1. l’incisione della discrezionalità dell’interprete
2. la necessità da parte dello stesso interprete di tenere conto che il diritto non è stabile ma è in
continua evoluzione.
E’ importante il chiarimento terminologico di sistema giuridico e di tradizione giuridica. Le definizioni più
articolate e convincenti sono quelle offerte da John Merryman:
- per sistema giuridico si intende un complesso di istituzioni, procedure e norme giuridiche vigenti in un
territorio o per un gruppo particolare di persone. Esistono tanti sistemi quanti sono gli stati nazionali.
- per tradizione o famiglia giuridica si intende la raccolta di quei sistemi giuridici, di quegli ordinamenti che
condividono un complesso di atteggiamenti profondamente radicati sulla natura del diritto, sul ruolo del
diritto, sull’organizzazione e funzionamento di un sistema giuridico e sul modo in cui il diritto è creato,
studiato, perfezionato e insegnato.
Importanza fondamentale viene riconosciuta alla distinzione tra le due più antiche e diffuse tradizioni
giuridiche del mondo occidentale contemporaneo: civil law (tradizione giuridica continentale che affonda le
sue radici nel diritto romano e si estende a tutta l’Europa) e common law (che inizia in Inghilterra dopo la
conquista normanna nel 1066 per diffondersi da Stati Uniti a Canada, all’Australia). Nello studio di questi
due regimi giuridici deve essere evitato il rischio dell’eurocentrismo che talvolta può condurre a
sottovalutare la ricca varietà dei sistemi che possono trovarsi nel mondo contemporaneo. Bisogna evitare la
contrapposizione tra civil law e common law e considerarle come due aspetti di una stessa grande
tradizione giuridica occidentale. le convergenze tra le due tradizioni sono importanti, ma vi sono anche
differenze importanti come la mancanza di soluzioni di continuità nella tradizione di common law. E’
importante come la common law si è sviluppata attraverso la decisione di casi concreti da parte di corti
centrali. Per quanto riguarda la civil law, il ruolo della giurisprudenza come fonte del diritto non è identico a
quello della giurisprudenza in common law. Bisogna cercare di capire qual è la law in action, cioè il diritto
effettivamente vigente rispetto alla law in the books.
Ma come si costruiscono queste categorie riassuntive? I comparatisti individuano del demarcatori
sistemologici, cioè dei criteri che permettono di ricondurre un sistema in una o in un’altra tradizione
giuridica. Si tratta di elementi che hanno la tendenza a permanere in una prospettiva di lungo periodo.
Le classificazioni proposte
Dagli anni ’50 consideriamo cinque diverse classificazioni:
1. CLASSIFICAZIONE DI ARMINJON, NOLDE e WOLFF – una suddivisione dei sistemi moderni di diritto
in base al loro contenuto intrinseco, indipendente quindi da fattori esterni come quelli geografici o
razziali. Individuano sette “famiglie di diritti”:
- gruppo francese (che deriva l’autonomia dal code napoleon)
- gruppo tedesco (raccoglie la tradizione dei codici civili austriaco, tedesco e svizzero)
- gruppo scandinavo (ha proprie codificazioni)
- gruppo inglese (qui è preminente il diritto giurisprudenziale)
- gruppo indù (fondato su antiche tradizioni religiose e culturali)
- gruppo islamico (fondato su antiche tradizioni religiose e culturali)
- gruppo russo (la cui autonomia deriva dal rilievo attribuito al governo dell’economia)
3. CLASSIFICAZIONE DI ZWEIGERT e KOTZ – criterio distintivo delle varie famiglie giuridiche è lo stile.
Lo stile è un termine convenzionale che racchiude cinque elementi: evoluzione storica (evidente
negli ordinamenti di common law dove il presente può essere spiegato solo attraverso il ricorso alla
storia); particolare mentalità giuridica (diritto tedesco e francese tendono all’astrazione della
norma giuridica e a racchiudere i campi del diritto in sistemi di norme e basano il ragionamento
sulla mera costruzione giuridica); istituti giuridici particolari (possono dare un certo stile ad un
sistema. Nella common law ci sono il trust, l’agency, la consideration, e c’è un particolare regime
delle prove dovuto alla presenza della giuria nel processo. Nella civil lawinvece c’è il negozio
giuridico, la causa, l’abuso del diritto); fonti del diritto e metodi per la loro interpretazione (nelle
varie famiglie varia il rapporto tra le fonti e delle regole di interpretazione. Es. diverso valore del
diritto in civil law e common law); ideologia (credenza religiosa che in ide sul diritto, come nel
diritto islamico). La classificazione fornita è la seguente:
- Sistema romanistico
- Sistema germanico
- Sistema anglo-americano
- Sistema scandinavo
- Sistema dei paesi socialisti
- Gli ulteriori sistemi di diritto, in cui confluiscono il diritto dell’estremo oriente, il diritto islamico, il
diritto indù. -> carattere residuale
4. CLASSIFICAZIONE DI MATTEI E MONATERI - in considerazione delle diverse concezioni del diritto
diverse da quelle tipiche dell’occidente dovute a mutamenti come il crollo dei regimi socialisti, i
successi della stessa ideologia in Cina, l’aumentata importanza del diritto giapponese, la presa di
coscienza del mondo islamico rispetto alle sua peculiarità culturali e giuridiche. Il mondo è mutato
e le classificazioni tradizionali sono superate. Si propone la classificazione in tre famiglie:
- Famiglia caratterizzata dall’egemonia del diritto come modello di organizzazione sociale (Rule
of Professional Law). È la tradizione giuridica occidentale in cui la distinzione civil law/common
law si pone come una sottodistinzione all’interno di una famiglia dotata di un tasso notevole di
omogeneità, quello fornito appunto dall’egemonia professionale, ossia:
1. Separazione tra diritto e politica, che Mattei e Monateri fanno risalire simbolicamente a
Lord Coke. Ci si riferisce ad un conflitto avvenuto nel XVII sec. tra Giacomo I Stuart e il
giudice Edward Coke nato da una controversia tra un arcivescovo e i giudici di common law.
Il conflitto vede due poli distinti contrapposti: il polo del diritto impersonato da Coke e il
polo della legalità impersonato dal re. Giacomo I dichiarava il suo ruolo di protettore del
diritto comune contro la tesi contrapposta di Coke, secondo il quale è il diritto comune a
proteggere il re. Coke afferma che la legge è un corpo autonomo e la sua razionalizzazione
si acquista con la pratica, con lo studio…Il diritto è espressione di una scienza, di un
complesso di tecniche che richiedono uno studio specifico. Il sovrano non può decidere una
causa perché solo i giudici sono depositari della scienza del diritto. Qualsiasi potere si regola
in base alle leggi.
2. Secolarizzazione del diritto, separazione fra diritto e tradizione religiosa e/o filosofica.
Della famiglia fanno parte:
- Sistemi di common law
- Sistemi di civil law
- Sistemi c.d. misti, dove non c’è concorrenza da parte di circuiti di organizzazione sociale
alternativi
- Famiglia caratterizzata dall’egemonia della politica come modello di organizzazione sociale
(Rule of Political Law). La famiglia contiene tutti i sistemi in cui non c’è stato divorzio fra diritto
e politica: le scelte sono in gran parte mantenute al potere politico. Comprende:
- Molti paesi ex socialisti dell’Europa orientale
- I paesi in via di sviluppo africani e latino americani (fra cui Cuba)
Mattei chiama tale modello “diritto dello sviluppo e della transizione, vedendo nella
transitorierà elemento caratterizzante finchè i paesi non avranno un obiettivo politico al cui
raggiungimento il diritto è funzionalizzato.
- Famiglia caratterizzata dall’ egemonia della tradizione religiosa o filosofica come modello di
organizzazione sociale (Rule of Tradition). Comprende:
- Paesi musulmani
- Paesi indù
- Paesi dell’estremo oriente a tradizione confuciana, buddista, taoista ecc (Cina, Giappone)
Si tratta di paesi in cui c’è diritto e c’è politica, ma appare prevalente la presenza di regole
strettamente religiose nei sistemi musulmani e di regole tradizionali a matrice filosofica nei
sistemi del lontano oriente. Caratteristiche comuni dei sistemi appartenenti a tale famiglia sono
la prevalenza del principio gerarchico su quello democratico e l’enfasi sui doveri piuttosto che
sui diritti. L’elemento della tradizione prevale su quello giuridico -> le regole ci sono e sono
vincolanti, ma sono iscritte in un corpo di cui lo stesso diritto fa parte ma la cui radice non è
giuridica bensì filosofica o religiosa. (Es. Sharia -> composta da regole di natura non
strettamente giuridica, ma frutto di rivelazione religiosa. Il giudice islamico (qadi) non motiva le
sue decisioni ed esse sono inappellabili dinanzi ad altro giudice. L’unico appello infatti si può
avere nei confronti di Dio. Cosicché la norma di natura religiosa ha l’egemonia.
L’aspetto interessante di questa classificazione è il suo carattere dinamico che risponde bene alle
continue evoluzioni politiche ed economiche delle società contemporanee. Il senso del dinamismo di
rinviene nella possibilità da parte di un ordinamento di potersi muovere lungo i lati di un ipotetico
triangolo, i cui vertici sono segnati da Tradizione, Politica, Diritto, mano a mano che l’evoluzione
politica, economica, sociale o allontana da una famiglia e lo accosta all’altra. Se, ad esempio, civil law
e common law sono decisamente nell’orbita del diritto, vicini cioè a quel vertice del triangolo e
lontani dal vertice della politica, i paesi post-socialisti, ancora, sono più vicini al vertice della politica
ma hanno iniziato la loro marcia di avvicinamento al vertice del diritto come modello di
organizzazione sociale. Fra i diritti tradizionali, il diritto cinese si colloca fra Tradizione e Politica,
mentre un diverso sviluppo della società giapponese porta a collocare il diritto di quel paese tra
Tradizione e Diritto. Analogamente, fra i diritti di ispirazione religiosa, il diritto musulmano si colloca
meglio nel tragitto fra Tradizione e Politica, mentre il diritto indù fra Tradizione e Diritto.
Il diritto di famiglia
Nonostante l’origine divina, il diritto islamico di famiglia e tutto il diritto dello statuto personale ha subito
modificazioni. Il termine statuto personale rimanda all’applicabilità su base personale delle norme che
regolano il diritto di famiglia, il diritto successorio e delle fondazioni pie. Le prime riforme iniziarono nel
1915 e nel 1917 l’impero ottomano codificò il diritto di famiglia con la legge ottomana sul matrimonio e sul
divorzio, che si applicava ai sudditi musulmani ed anche a quelli cristiani ed ebrei. Con il trattato di pace del
1920 l’impero ottomano perse la sovranità sui territori arabi. Ne derivarono nuovi stati (Iraq, Siria, Libano;
Giordania, Palestina), ma la codificazione sopravvisse.
Nel secondo dopoguerra anche i paesi del Maghreb codificarono il diritto islamico di famiglia.
- La TUNISIA – codificò il diritto di famiglia nel 1956 con l’indipendenza. Tra le riforme l’abolizione della
poligamia e del ripudio. Tra 1958-81 si introdusse l’istituto dell’adozione sconosciuta alla sciarìa.
- il MAROCCO – con l’indipendenza si dotò di un codice dello statuto personale
- L’ALGERIA – con legge della famiglia del 1984 regolò matrimonio, divorzio, successioni legittime, la
donazione e la fondazione pia.
- l’EGITTO – non ebbe la codificazione del diritto di famiglia. La prima legge in materia di statuto personale
risale al 1920.
Recentemente il diritto di famiglia è stato riformato in Marocco e in Algeria.
- in Marocco – è stato introdotto il consenso della donna per contrarre matrimonio e nel 2004 è stato
adottato un nuovo codice di famiglia. La riforma è stata considerata una svolta verso la modernizzazione:
tra i cambiamenti importanti: la regola locus regit actum ammessa in Marocco per il matrimonio civile
contratto all’estero; la possibilità per la donna maggiorenne di concludere senza tutore il matrimonio o di
scioglierlo senza ostacoli. C’è compromesso tra modernità e tradizione, ma è ancora proibito ad una
musulmana sposare un non musulmano.
- In Algeria – nel 2005, con la riforma, la poligamia viene limitata: serve il consenso della prima e seconda
moglie e devono esserci validi motivi che la giustifichino.
TRACCE DI COMMON LAW NEL DIRITTO ISLAMICO: esempio dell’India, il diritto anglo-maomettano
Le origini – la common law ha lasciato meno tracce della civil law ma riuscì in India a combinarsi con il
diritto islamico creando un sistema detto anglo-maomettano. In India, nel 1206 inizia la dominazione
islamica e nel 1661 inizia l’influenza del diritto inglese. La storia del diritto islamico in India è divisa in tre
periodi: islamico, inglese, repubblicano. Le politiche coloniali inglesi furono influenzate da quelle islamiche:
il periodo di dominazione islamica dei Moghul lasciò ai non musulmani ampia libertà di restare fedeli alle
proprie leggi e consuetudini. Lo stesso fecero gli inglesi a partire dal 1661.
Il diritto applicabile: il diritto anglo-maomettano – il sistema giurisdizionale creato dal piano Hastings del
1772 comportò l’applicazione agli indigeni maomettani delle norme islamiche nei casi riguardanti
successioni, matrimonio. Si creò un sistema detto anglo-maomettano, dove le forme giurisdizionali inglesi
erano usate dai giudici inglesi per applicare norme islamiche conosciute attraverso i “native law officers”
che si basavano per le loro decisioni su traduzioni dei testi classici dell’Islam. Il sistema era complesso e le
corti inglesi avevano problemi per accertare il contenuto delle norme islamiche, anche per la presenza di
diverse scuole. Una soluzione stabilì che le parti fossero sunnite in quanto la maggioranza dei musulmani
apparteneva a questa scuola.
Le tracce di common law – la composizione delle corti, che doveva applicare le norme coraniche, favorì
l’influenza della common law e dell’equity, ma comportò anche la formazione di un sistema di corti
unificato e non un duplice sistema di giustizia presente in molti paesi islamici. Segno dell’incontro tra i
sistemi inglese e islamico, l’applicazione della teoria del precedente da parte delle corti in India: ci si
affidava ai testi giuridici islamici rigettando nuove regole di diritto da testi antichi con conseguenze
conservatrici. L’influenza occidentale in India portò alla ricezione dell’idea di codificazione del diritto: un
progetto di codice penale fu presentato nel 1837 e promulgato nel 1860. Tra le leggi che maggiormente
modificarono il diritto islamico, il Muslim Personal Protperty Application Act del 1937 escluse l’applicazione
delle consuetudini nei casi riguardanti lo statuto personale, il matrimonio, le successioni e fondazioni pie
dei musulmani, la cui fonte doveva essere solamente la Muslim Personal Law. questo perché la concessione
da parte degli inglesi dell’uso delle consuetudini aveva comportato l’ingresso di norme anche indù, in
contrasto con i principi islamici. Il Dissolution of Muslim Marriages Act del 1939 concesse alle donne
musulmane il diritto di adire le corti per lo scioglimento del matrimonio in cado di non mantenimento,
impotenza o altro.
PREMESSA - la Cina ha rappresentato il paese dominante dell’area est asiatica; è chiamata Zhongguo,
paese del centro. Infatti la Cina ha sviluppato per prima gli elementi di una civiltà (lingua, pensiero
filosofico, alcuni istituti giuridici). Gli occidentali sono arrivati in Cina nella seconda metà dell’800 ma
l’influenza dell’antica civiltà cinese sulla concezione del diritto è ancora oggi visibile sotto vari aspetti,
nonostante l’adozione di istituti, regole, concetti di diritto straniero, di stampo romanistico (civil law) e
anglo-americano (common law).
La tradizione dell’estremo Oriente è caratterizzata dall’esistenza di forza sociali egemoniche. Se nella
tradizione islamica tale forza è la religione, nel caso della tradizione cinese questa forza è la filosofia e nella
specie quella confuciana.
IL DIRITTO CINESE NELLA SUA VERSIONE AUTOCTONA – L’impero celeste e l’ideologia confuciana
Nel II sec. a.C. con la dinastia Qin, si forma uno stato unitario che permane fino al 1911. Con la dinastia Han
(206 a.C.), l’Impero cinese fonda il proprio sistema istituzionale e culturale su due scuole di pensiero: legista
e confuciana che diventa ideologia di stato. Il confucianesimo vuole riprodurre l’ordine naturale delle cose
all’interno del quale è necessario il rispetto di due principi:
- principio gerarchico: nella gerarchia dei rapporti sociali l’inferiore deve obbedire al superiore che deve
proteggere, consigliare ed educare l’attività dell’inferiore per non perderne il rispetto.
- principio di differenziazione – ciascuno all’interno della scala gerarchica deve rivestire un determinato
ruolo, mantenendo una posizione differenziata.
Per il confucianesimo l’armonia nazionale è una condizione di pace ed equilibrio nei rapporti interpersonali
e nei rapporti tra l’individuo e la società: esso tende a costruire una società in cui la legge è un male
necessario per reprimere i comportamenti contrari all’ordine naturale. Chi appartiene a clan, gruppi, villaggi
deve cooperare per il bene della collettività. Assume rilevanza per l’etica confuciana la famiglia, base
fondamentale della società, primo nucleo in cui si deve realizzare l’armonia. La concezione cinese del diritto
è caratterizzata dai li (riti formati dai testi classici confuciani preordinati ad un comportamento rispettoso
dell’armonia) e dalle fa (leggi che prevedono punizioni-tutto ciò che non sorge spontaneamente con il rito
ma deriva dal potere politico). Secondo i li, i rapporti sociali devono obbedire a dei riti dettati dalla legge
naturale non a leggi imposte dall’alto, ovvero castighi. In base al diritto tradizionale cinese la legge non
sarebbe necessaria se tutti osservassero i riti e si comportassero conformemente alla loro posizione nella
società. Nell’ideologia confuciana c’è avversione verso i tribunali e l’esaltazione della conciliazione e della
mediazione. Conflitti e processi vengono visti come disdicevoli. La società deve vivere e lavorare per
ricercare l’armonia e non per rompere l’ordine sociale. Questa dottrina ha fatto pensare che in Cina non vi
fosse diritto.
Con le varie dinastie si fissa un’organizzazione istituzionale al cui interno si instaura il sistema giuridico
cinese. Il territorio imperiale viene diviso in province, suddivise in unità amministrative decentrate.
L’impero fonda quindi il suo assetto istituzionale sulla cooperazione dio strutture di potere periferico al di
fuori dell’operato statale. Il sistema giuridico cinese vive in modo autoctono prima dell’arrivo delle potenze
occidentali.
Caratteristiche della tradizione confuciana: 1. educazione
2. prevenzione del conflitto
3. conciliazione del conflitto come soluzione
Tali caratteristiche si contrappongono al diritto inteso in senso stretto. Sicché questo svolge un ruolo
subordinato rispetto alla tradizione. Mancano per questo giudici e giuristi e i burocrati vengono selezionati
attraverso gli strumenti dell’arte e della letteratura.
La costituzione del 1982 al vertice delle fonti del diritto e la giustizia costituzionale cinese
Nel 1978 il pensiero di Deng prende il sopravento. La costituzione del 1982 ancora in vigore segna un
distacco rispetto alle costituzioni socialiste. E’ la principale fonte del diritto, ma manca il controllo di
costituzionalità delle leggi per cui in Cina non si parla di giustizia costituzionale ma di supervisione
costituzionale. La Carta costituzionale stabilisce infatti che tutti gli organi statali, le forze armate, i partiti
politici, le imprese e le istituzioni devono conformarsi alla costituzione e alle leggi. Ogni atto che la violi
deve essere investigato dalla Procuratura. L’Assemblea nazionale del popolo (ANP) si riunisce un volta
l’anno e deve sorvegliare l’applicazione della costituzione, la quale comunque si inserisce in un più ampio
processo di trasformazione della società e dell’ordinamento per aprire la porta all’occidente ma secondo
caratteristiche cinesi, dando priorità all’interesse collettivo ed al ruolo direttivo del partito. Per questo
qualsiasi norma introdotta, simile a quella dei paesi della tradizione giuridica occidentale, viene rielaborata
in base a elementi locali.
Sezione I – LE ORIGINI
Common law: significato e natura
Parlando di common law ciò che risalta è la particolare figura del giurista cui è riconosciuto grande
prestigio. Tale figura contribuisce a differenziare civil law da common law. Nella civil law protagonista del
diritto è il giurista dotto; nella common law è il pratico, in particolare il giudice.
È la storia a spiegarci perché esistono dei modi di concepire il diritto che sono fortemente distinti:
Il common law inglese è il sottoprodotto di un’operazione amministrativa operata dai normanni subito
dopo l’invasione dei territori inglesi nel 1066. Quindi il common law non si sviluppa quale derivato del
diritto romano a differenza di quanto avviene per il civil law e si pone come “diritto del regno”.
Il civil law, invece, è sottoprodotto di un’operazione culturale e sapienziale mirata alla reinvenzione del
diritto romano, che viene insegnato e liberamente recepito nelle università.
2. Common law/equity
Se la prima contrapposizione esaminata ha valore eminentemente sistematico, quella tra common law ed
equity è di natura storica ed è interna allo sviluppo del diritto inglese.
Common law ed equity si distinguono sulla base di 3 criteri:
common law equity
1. Genesi: Corti regie Corte speciale (corte della cancelleria)
2. Caratteri: formale flessibile
3. Valore attuale: non sono più amministrate da corti distinte, ma rappresentano due
parti integrate sebbene connotate da principi e regole applicative diverse.
La common law in senso stretto è infatti è un ramo del diritto inglese elaborato dalla giurisprudenza delle
corti di Westminster a partire dal 1066 (conquista normanna); l’equity è un ramo del diritto inglese
sviluppato dalla corte di cancelleria e caratterizzato da rimedi processuali estranei al rigore della common
law. Questi due rami del diritto sono amministrati fino a metà XIX da corti diverse.
Il diritto inglese
E’ il diritto del regno d’Inghilterra che comprende anche il Galles e l’isola di Wight: non è diritto della Gran
Bretagna, formatasi dalla fusione del regno di Scozia e Inghilterra; non è diritto del Regno Unito, formato da
Inghilterra, Scozia, Irlanda del Nord che riconosce la propria autorità politica nel parlamento di
Westminster. Non è neppure quello dell’isola di Man e delle isole della Manica.
Struttura unitaria della monarchia normanna - La struttura feudale introdotta dai sovrani normanni ricorda
la figura della piramide, al cui vertice troviamo la persona del Re. Ai suoi piedi, invece, sono posti i Lords,
legati al Sovrano sia per quanto riguarda il godimento dei fondi che per quanto riguarda il profilo politico-
militare, e i Sub-tenants, legati ai Lords per il godimento dei fondi, ma al Re per il profilo politico-militare. E’
una monarchia feudale ma che non conosce la feudalizzazione delle funzioni pubbliche che separa il re dai
sudditi. La monarchia normanna ha quindi una struttura unitaria e una precoce mentalità burocratica, che si
manifesta in tutta la sua forza con la redazione del Domesday Book, un censimento generale ordinato da
Guglielmo nel 1085, in cui vengono censite le proprietà e viene determinata anche l’appartenenza dei beni
in funzione dell’individuazione delle classi sociali. Tale censimento si manifestò utile a fini fiscali, giudiziari,
di polizia, militari ed amministrativi.
Le corti speciali
Indipendenti dalla giurisdizione ordinaria si affermano importanti tribunali dotati di giurisdizione speciale,
che sviluppano un diritto di derivazione romano canonica. Essi sono:
- corti ecclesiastiche: Guglielmo I in cambio dell’aiuto del Papa durante la sua campagna militare, conferì
indipendenza e giurisdizione ecclesiastica in materie quali quella matrimoniale, testamentaria ed eretica
che coinvolgono direttamente i chierici o i beni della Chiesa. Esse giudicano in base al diritto canonico,
tuttavia non mancarono conflitti tra giurisdizione ecclesiastica e ordinaria.
- corti mercantili: che applicano la lex mercatoria, cioè il diritto comune della pratica dei commerci e che nel
XV sec. saranno assorbite dalla corte ordinaria di common law.
- corti marittime: che applicano un diritto fondato nello ius gentium e nelle relazioni internazionali, la cui
attività dura finchè il diritto della navigazione non diventa competenza delle corti di common law.
La giustizia itinerante
Al declino delle corti locali contribuisce in maniera particolare l’istituzione della giustizia itinerante: che ha
lo scopo di avvicinare al popolo la giustizia reale. Non si creano corti in provincia, ma vi si trasferisce
direttamente la giurisdizione centrale (è il re a recarsi con i suoi giudici o ad inviare questi per rendere
giustizia). Nel 1176, sotto Enrico II, si sospende l’autorità delle giurisdizioni locali.
Altro organo locale di giustizia, polizia e amministrazione è lo Sheriff, di origine anglosassone. E’
subordinato alla corona e sottoposto a severi controlli,. La sua carica dura un anno. Lo sheriff è
sostanzialmente la longa manus regia nell’amministrazione della giustizia.
Esempi di rimedi elaborati dall’equity - Esempi che mostrano l’efficacia dei nuovi rimedi elaborati dalla
Chancery Cour, e come common law ed equity corrono su due binari paralleli, sono :
- nel caso di inadempimento del contratto, la common law offre alla parte lesa il solo risarcimento del
danno, mentre l’equity (il cancelliere) elabora due ulteriori mezzi di tutela: 1) l’esecuzione in forma
specifica del contratto (specific performance); 2) emette l’ordine di fare o non fare qualcosa (injunction).
Entrambi sono assistiti dalla sanzione per contempt of court per il caso di mancata esecuzione.
- in materia di vizi del consenso, la common law ha riguardo solo alla violenza fisica come motivo di
annullamento del contratto, mentre l’equity concede rilevanza giuridica anche a quella morale (undue
influence). Es. il contratto concluso non può essere impugnato per violenza o dolo. L’autore può rivolgersi
alle corti di Westminster per ottenere la condanna al risarcimento per inadempimento. La vittima può
rivolgersi al cancelliere perchè impedisca all’autore della violenza (con un ordine – decree) di rivolgersi alla
court at law o avvalersi della condanna di tale corte.
- assume particolare rilevanza giuridica l’istituto del trust, un rapporto fiduciario in origine ideato per
motivi di riservatezza, poi usato per vari scopi relativi alla gestione del patrimonio (Tizio cede un bene a
Caio, con l’intesa che questi lo amministri in favore di Sempronio che così ne percepirà i frutti). La common
law non riconosce tale accordo, considera Caio titolare del bene; invece il cancelliere sa che la titolarità è di
Caio, ma tutela l’obbligazione di Caio nei confronti di Tizio.
In definitiva, tra XIII e XIV sec. l’equity si afferma come una giustizia morale, contrapposta a quella legale.
Tale giustizia è relativa ed elastica, e si adegua alle necessità delle singole situazioni. Con il passare del
tempo però l’equity cambia fisionomia e natura: dopo il 1616 cessa di essere una giurisdizione
esclusivamente di grazia e comincia ad assumere i caratteri di rigidezza e inflessibilità propri della common
law. L’ufficio di Lord Chacellor non è più affidato ad ecclesiastici ma a uomini politici (giuristi). Le decisioni
giudiziarie non più libere seguono i dettami dell’aequitas, adeguandosi alle esigenze del caso concreto,
seguendo la strada dei precedenti, portando così alla formazione di un diritto equitativo caratterizzato da
regole definite e fisse. In questo modo, quindi, l’equity diventa un complesso di casi giudiziali, istituti,
dottrine e regole acquisite, che si pone al fianco della common law.
Le prime riforme
Importanti riforme processuali ispirate al pensiero di Jeremy Bentham, che si riflette anche sul diritto
sostanziale, tentano di modificare il disagio dovuto alle mutate condizioni politiche, economiche, sociali. A
partire dalle sue idee si vuole affidare alla legge un ruolo più significativo, per una maggiore certezza del
diritto e una sua semplificazione.
Il County Courts Act (1846) - Consiste nell’istituzione di una rete di corti locali, distribuite in cinquecento
distretti raggruppati in sessanta circuiti, ognuno con a capo un giudice scelto tra avvocati con 7 anni di
esperienza. Le County Courts incontrano immediatamente il favore della popolazione. Si riesce finalmente a
tutelare il credito dei piccoli e medi commercianti, che rifuggivano di concederlo per paura di non poterlo
recuperare, data la mancanza di tribunali e procedure semplici e poco costose. Le County Courts sono viste
come la più importante riforma del XIX sec.
Le riforme processuali - Nel XIX in Inghilterra ve ne sono quattro importanti:
Lo Uniformity of Process Act (1832) che produce l’uniformità delle citazioni in tutte le corti di common
law.
Il Real Property Limitation Act (1833) che riduce il numero delle azioni reali da sessanta a tre.
Il Common Law Procedure Act (1854) che tenta di fondere alcuni aspetti processuali di common law ed
equity, quali la possibilità di rinunciare al processo con giuria, la possibilità per il convenuto di utilizzare
le eccezioni di equity, nonché il riconoscimento ad ogni corte del potere di ordinare la discovery dei
documenti ed emettere injunctions.
Il Changery Pratice Amendment Act (1852) che introduce l’esame orale dei testimoni e l’attribuzione alla
corte di equity di disporre delle questioni incidentali di common law e di concedere il risarcimento dei
danni.
I Judicature Acts
Nonostante queste riforme si sentiva la necessità di creare una giurisdizione unica. A ciò cercano di ovviare
i Judicature Acts del 1873-1875.
La riorganizzazione delle corti – Momento essenziale della riforma è la riorganizzazione delle corti. Le
numerose corti concorrenti vengono tutte ricomprese in un’unica Supreme Court of Judicature, che si
articola su due livelli di giurisdizione:
- prima istanza.
High Court of Justice, competente in materia civile. Tale corte prevedeva cinque sezioni, divenute 3
nel 1881:
- Queen’s Bench, competente a conoscere le cause prima attribuite alle tre originarie corti regie.
- Chancery, competente a conoscere le cause prima attribuite alla Court of Chancery.
- Probate, Divorce and Admirality, competente in materia di successioni, matrimonio e diritto
marittimo.
- Crown Court, competente in materia penale.
- seconda istanza
- Viene istituita la Court of appeal, organizzata in sezione civile e penale. Tale corte segue l’idea che
l’appello si debba caratterizzare come un riesame della causa, a seguito del quale la nuova
decisione può sostituire quella impugnata. Di solito le sentenze dell’ High Court sono definitive:
infatti proporre un’impugnazione non è un diritto ma solo una possibilità che si realizza se si
verificano alcune condizioni, tra cui il consenso del giudice a quo.
- terza istanza
- House of Lords, alla quale, con una legge del 1876, viene confermata la giurisdizione di ultima
istanza. Tale corte svolge il ruolo di corte suprema grazie sia all’autorità delle sue pronunce che
hanno efficacia vincolante per tutti i giudici inferiori, sia ai pochi ricorsi che la corte deve
decidere, sia alla discrezionalità con la quale sceglie le cause da seguire: con un fitto sistema di
leave (non esiste infatti un diritto di accesso alla massima istanza, ma per accedervi si richiede il permesso
della corte che ha pronunciato la sentenza impugnata o, in mancanza di questo, un permesso della stessa
House of Lords) la House of Lords si concentra solo sulle questioni veramente importanti. Le
sentenze sono interessanti da analizzare, presentano un carattere personale (non esiste la
decisione della corte ma le opinioni dei suoi membri), uno stile letterario ed una particolare
attenzione alle questioni di fatto.
Accanto a questo sistema organizzato su tre livelli di giurisdizione, troviamo il Judical Committee of the
Privy Council, Consiglio privato della Corona, che costituisce l’ultima istanza in alcuni paesi. Per altri paesi le
decisioni delle corti supreme sono considerate definitive e non è possibile ricorrere al Privy Council che
recentemente è tornato a svolgere funzioni importanti e gli è stata attribuita la competenza a dirimere i
conflitti tra le nuove autonomie, quali le assemblee legislative di Scozia, Galles ed Irlanda, e l’autorità
centrale del Governo di Londra.
I Judicature Acts rivoluzionano dunque tutto l’antico assetto delle corti superiori inglesi, che vengono
riorganizzate entro le semplici linee di un ordinamento centralizzato di tipo piramidale. Il vertice della
giurisdizione inglese è stato però modificato con una riforma del 2005 (Constitutional Reform Act). La
House of Lords è stata sostituita da una nuova Supreme Court del tutto separata ed indipendente dal
Parlamento (a differenza della House) e composta di 12 giudici. Ad essa sono state trasferite le competenze
della House of Lords.
L’amministrazione congiunta di common law ed equity - Viene disposta l’applicazione congiunta della
common law e dell’equity. Le sezioni della Hight Court e della Court of Appeal devono applicare tutte le
regole del diritto inglese sviluppatesi in law o equity e viene stabilito il principio per cui, in caso di contrasto
tra i due modelli, prevalga l’equity. Le differenze fra l’una e l’altra, tuttavia, continuano ad avere una
rilevanza non solo storica: il rimedio di equity conserva la sua natura di eccezionalità e la sua concessione
rientra tra i poteri discrezionali della corte (viene accordato solo se si dimostra l’inadeguatezza del rimedio
di common law). Inoltre, all’interno dell’High Court, la trattazione delle cause basate su regole di equity
viene affidata alla Chancery Division, dove si applica una procedura diversa da quella prevista per i rapporti
regolati dalla common law, in particolare non si impiegano le regole del contraddittorio orale legate al
modello del processo con giuria.
Il rule making power e le nuove regole processuali - Con il rinnovo delle strutture giudiziarie si ha
l’emanazione di nuove regole processuali: viene introdotto il principio per cui la concreta regolamentazione
del processo viene effettuata da rules of court formulate da commissioni composte da giudici ed avvocati le
cui proposte possono essere approvate o respinte, ma non modificate, dal Parlamento. Si tratta del rule
making power delle corti inglesi. Obiettivo delle nuove rules è eliminare i tecnicismi, assicurando uniformità
e semplicità dei procedimenti. Viene riformato anche il sistema dei writs: sono abolite le forms of action e i
writs sono sostituiti da un unico writ of summons, che sarà l’atto introduttivo del giudizio, chiamato, nel
1999, claim form.
Le riforme del diritto sostanziale
Anche il diritto sostanziale subisce per la prima volta profonde modifiche. Fino a quel momento esso si era
caratterizzato con una serie di leggi ad hoc adattate alle esigenze dei tempi. A partire dalle idee di Bentham
invece, si intende affidare alla legge un ruolo più significativo, nella consapevolezza che ciò possa condurre
ad una maggior certezza del diritto e ad una sua semplificazione. In questo spirito alcuni specifici settori del
diritto commerciale vengono disciplinati da importanti atti (es. Partnership Act).
I giudici - Già sotto Enrico III i giudici sono scelti tra i seriantes at law, gli avvocati più competenti, e a partire
dal XIV secolo si è consolidata la consuetudine di reclutare i giudici inglesi tra le file degli avvocati più
prestigiosi, elemento che sottolinea come in Inghilterra la storia dei giudici e degli avvocati non si può
raccontare separatamente. I giudici superiori inglesi erano nominati dalla Corona su proposta del Lord
Chancellor che li selezionava fra i barristers con esperienza professionale di 15 anni o che erano già giudici
ordinari della Hight Court, i Queen’s Counsels. La scelta dei giudici tra i barristers garantiva che una piccola
comunità fosse formata pescando in un gruppo professionale ristretto, garantendo una selezione accurata.
Bastava uno sguardo tra giudici e avvocati, perché questi ultimi capissero cosa fare nella conduzione del
caso. I giudici nominati riproponevano i caratteri della comunità dei barristers, bianchi, maschi, di mezza età
e scarsamente rappresentativi della società nel suo complesso.
Il Courts and Legal Services Act del 1990, come detto, ha inciso in maniera profonda sull’assetto della
professione forense. Fino al Constitutional Reform Act del 2005, i giudici della High Court venivano scelti dal
Lord Chancellor tra i barristers e i solicitors titolari del right of audience con almeno dieci anni di esperienza
e nominati dalla Regina. Lo stesso valeva per i giudici. Il fatto che i giudici fossero scelti tra gli avvocati
comportava che i tribunali superiori fossero composti da giudici con esperienza pratica e contribuiva a
rendere omogenea la figura del giurista, non contrapponendo il bar (l’avvocatura) al bench (la
magistratura). Il Lord Chancellor costituiva un’anomalia del sistema inglese perchè era il solo incaricato
della nomina dei giudici ma era una figura fortemente politica, perché membro del governo. Tali anomalie e
contraddizioni sono state eliminate dal Constitutional Reform Act del 2005 che ha riformato il sistema di
reclutamento dei giudici. Il Lord Chancellor non è più da considerarsi un magistrato, ma un Ministro della
Giustizia: gli vengono sottratte le funzioni giurisdizionali attribuite al Lord Chief Justice, ma conserva un
ruolo importante con riferimento al reclutamento dei giudici, che avviene secondo il seguente schema:
- la nuova Judicial Appointments Commission, composta da 15 membri nominati dalla Regina su proposta
del Lord Chancellor, seleziona i candidati per ciascun posto vacante presso qualunque corte, ad eccezione
della Supreme Court e comunica la scelta al Lord Chancellor.
- il Lord Chancellor, non vincolato alla volontà della commissione, può respingerla o chiedere di
riconsiderarla.
La selezione avviene tra i barristers e i solicitors titolati del right of audience in base al merito, ma il
Constitutional Reform Act prevede per la commissione l’obbligo di prendere in considerazione anche
l’elemento della diversity tra le persone scelte, per rispondere all’esigenza di una magistratura
maggiormente rappresentativa delle varie espressioni della società inglese.
Per quanto attiene alle garanzie, il Constitutional Reform Act distingue due casi:
i magistrati di livello inferiore alla High Court possono essere rimossi per incapacità e cattiva
condotta dal Lord Chancellor di concerto con il Lord Chief Justice.
i magistrati della High Court e delle corti superiori possono essere rimossi solo dalla Regina su
risoluzione congiunta delle due camere del Parlamento.
Altro dato importante è il numero dei giudici: di notevole livello tecnico, di prestigio, ma pochi. Ancora oggi
sono circa 1500 di cui 164 sono giudici delle corti superiori, gli unici con stipendi altissimi a cui vengono
riconosciute alcune caratteristiche:
hanno creato e creano la common law.
sono gli unici tutelati dall’istituto del contempt of court con cui si puniscono le offese alla corte.
possono pronunciare la “dichiarazione di incompatibilità”.
sono depositari del potere giudiziario, concentrato tutto a Londra.
Nonostante tali numeri siano aumentati, ci si chiede come mai questa disparità numerica tra l’Inghilterra e
il continente, visto che le funzioni attribuite al potere giudiziario sono corrispondenti sui due lati della
Manica. Questo è possibile per due motivi:
il ricorso, nei secoli, ad organismi alternativi per la soluzione delle controversie (es. la giuria nel
processo, i Justice of the Peace e gli Special Tribunals).
la particolare struttura del processo civile: solo circa l’1% delle cause iniziate annualmente di fronte
alle corti ordinarie arriva al trial, dibattimento presieduto da un giudice di professione, perché si
riserva ai giudici togati la soluzione di questioni realmente complesse.
La magistratura laica
La presenza della magistratura laica, cioè non formata da professionisti, porta con sé due vantaggi: uno a
livello economico perché i giudici di pace sono meno pagati dei togati; uno a livello educativo e sociale,
poiché i cittadini possono partecipare alle giurie nel processo civile.
I Justices of the Peace (magistrates) - I giudici di pace inglesi trovano la loro origine nei commissioners,
nominati dai sovrani normanni del XII sec. a fini amministrativi e di giustizia. Già con Edoardo III assunsero i
caratteri degli attuali giudici di pace. Le caratteristiche sono rimaste invariate da circa sette secoli: non sono
solo uomini, è aumentata la loro competenza, molti processi penali si svolgono di fronte ad essi. I Giudici di
Pace sono laici, non professionisti, tranne quelli operanti nelle grandi città quali Londra: i primi sono
nominati dal Lord Chancellor e scelti, tramite una commissione, tra gli abitanti più in vista della contea; i
secondi, detti stipendiary magistrates, sono scelti tra i barristers e i solicitors con almeno sette anni di
anzianità. I magistrates non ricevono compenso ma possono chiedere un’indennità per la loro prestazione
e per questo vengono detti great unpaid. Devono comunque seguire un corso in materie giuridiche e sono
assistiti da funzionari scelti tra barristers o solicitors. Si occupano di tutte le cause penali, che nella maggior
parte dei casi risolvono con un procedimento sommario. Hanno competenza anche in materia civile, in
particolare sul diritto di famiglia. In entrambi i casi possono condannare solo a pene pecuniarie, o al
massimo alla libertà vigilata e non devono motivare le loro decisioni, salvo alcune ipotesi particolari. Contro
le loro decisioni ci si può appellare alla Crown Court senza la presenza della giuria. Nel 2003 sono state
modificate le regole in materia di prove, processo con giuria, possibilità di appello per l’accusa.
Gli Special Tribunals - Nonostante l’impostazione negativa apportata dal pensiero di Dicey, costituzionalista
vissuto tra XIX e inizio XX, nei confronti del diritto amministrativo, a causa dell’intensa attività legislativa
che ha caratterizzato anche in Inghilterra il Welfare State, sono stati istituiti gli Special Tribunals, organi
giurisdizionali estranei al sistema delle corti ordinarie, cui è stata affidata la risoluzione di controversie tra
Stato e cittadini o tra privati per questioni inerenti proprio il Welfare State. Es. controversie inerenti
imposte, equo canone, infortuni sul lavoro, previdenza. Tali tribunali hanno maggiore accessibilità, minori
costi minore durata dei procedimenti. Con il tempo, inoltre, si è assistito ad un allargamento delle
prerogative dei tribunali ordinari anche ai tribunali speciali, ognuno dei quali ha proprie caratteristiche:
composizione, procedura, impugnazioni, ma tutti devono ispirarsi ai principi di openness, fairness,
imparzialità. Nel 2007 si ha la rivoluzione del sistema inglese di giustizia amministrativa. I Tribunals sono
accorpati in due nuovi organi competenti su tutto il Regno Unito: First-tier Tribunal e Upper Tribunal, la cui
supervisione e affidata al Senior presidente of Tribunal, nominato dalla Corona su proposta del Lord
Chancellor. I due organi possono rivedere le proprie decisioni: contro le decisioni del First-tier è previsto
l’appello all’Upper Tribunal. Infine è sancita l’indipendenza dei Tribunal dalle commissioni di riferimento.
Le linee essenziali del processo adversary e le riforme della giustizia civile (1990 – 1999)
La giustizia inglese, anche con pochi giudici togati, funziona grazie alla cospicua presenza di magistrati laici e
alla particolare struttura del processo, distinta in due fasi, pre trial (predibattimento) e trial (dibattimento).
Il Pre trial - inizia con le primissime battute del processo e si conclude con l’avvio del dibattimento. Qui gli
avvocati possono dimostrare la propria abilità ed esperienza. In tale fase il caso è nelle mani delle parti ed è
raro l’intervento del giudice: se ci sono particolari difficoltà, interviene il master, funzionario della corte. Le
funzioni fondamentali del pre trial sono tre:
- preparazione della causa per il dibattimento, cioè si predispongono tutti gli atti che vanno dalla
proposizione della domanda all’udienza. In questa fase si individuano le parti della causa e si definisce la
cause of action, si scambiano i pleadings, le memorie attraverso cui le parti definiscono con chiarezza le
questioni controverse, e si svolge la discovery, ovvero lo scambio degli elementi che possono costituire
prove per il dibattimento.
- decisione della causa senza dibattimento, si predispongono gli strumenti procedurali intesi a definire la
controversia evitando il dibattimento, che costituisce un evento eccezionale: le actions tried
rappresentano solo l’1 – 1,5% di tutte le azioni proposte. Tra i meccanismi che possono condurre alla
conclusione del processo senza giungere al trial:
1) la transazione giudiziale.
2) il payment into court: il convenuto può depositare presso la corte una somma di denaro a soddisfare la
pretesa dell’attore: se non accetta l’offerta, il giudizio prosegue. Se dopo il dibattimento viene
attribuita all’attore una somma uguale o minore di quella offerta dal convenuto, il primo dovrà
rimborsare al convenuto le spese processuali sostenute a partire dal momento della rifiutata offerta.
3) il default judgement: sanzione per la mancata osservanza degli adempimenti richiesti da una norma o
da un provvedimento del giudice: può essere pronunciato contro la parte che non ha dichiarato di
volersi difendere in giudizio. La contumacia costituisce così presunzione di colpevolezza.
- adozione di provvedimenti provvisori e cautelari in attesa del dibattimento. Si può chiedere al giudice
l’emanazione di un interlocutory injunction, (ordine generalmente di non fare), per ottenere una tutela
rapida e immediata o tendente ad assicurare lo status quo ante: l’injunction trova origine nell’equity e
rientra nel potere discrezionale del giudice il quale la concederà dopo aver effettuato un bilanciamento
tra gli interessi delle parti.
Il Trial- Al dibattimento giunge solo l’1% delle controversie: ad esse è riservato il dibattimento
caratterizzato dai tre elementi tipici del processo civile adversary:
oralità, le prove sono assunte oralmente davanti al giudice nel dibattimento e le regole che disciplinano
l’assunzione delle prove sono ancora rigorose. La giuria è assente.
Concentrazione: il dibattimento, in cui si attua l’interrogatorio e il controinterrogatorio dei testimoni, si
risolve in una sola udienza o in più udienze in stretta successione tra loro.
immediatezza la distribuzione dei poteri tra giudice e parti rende il processo un libero scontro tra
contendenti che si sfidano davanti ad un giudice passivo.
Corollari di questa idea di processo sono due principi:
o la party-presentation: spetta alle parti cercare le prove e allegarle a conferma dei fatti affermati ed
elaborare gli argomenti giuridici a sostegno delle proprie pretese.
o la party-prosecution: sono le parti ad iniziare il procedimento, fissandone l’oggetto, ed a farlo
proseguire fino alla sua conclusione.
Su quanto ora detto è intervenuta la riforma del 1999 che ha spostato dalle parti al giudice il controllo sulla
progressione del procedimento.
Le riforme recenti
A causa della crisi della giustizia civile, si è affermato in Inghilterra un movimento riformatore, inteso a
rendere il sistema di amministrazione della giustizia più economico, efficiente e accessibile.
Nel 1988 il Report del Civil Justice Review Body ha portato a due importanti atti:
il Courts and Legal Services Act (adottato nel 1990), che ha sancito la rottura del monopolio dei
barristers presso le corti superiori, riducendo i costi del processo.
il County Courts Jurisdiction Order (adottato nel 1991) che ha ampliato la competenza delle County
Courts alleggerendo il lavoro della High Court: secondo la prassi le cause di valore inferiore alle
25.000 sterline sono di competenza delle County Courts, quelle di valore superiore alle 50.000 sono
di competenza della Hinght Courts, quelle di valore intermedio saranno di competenza dell’una o
dell’altra secondo la complessità. Sono attribuiti più poteri di intervento e direzione al giudice, per
rendere più rapido il processo. Si è quindi reso necessario un radicale cambiamento, realizzato con
la Civil Procedure Rules del 1998, detto “new procedural code”.
Nel 1996 viene pubblicato il Lord Woolf’s Final Report, base per la successiva riforma, che individua nei
costi, nella lungaggine e nella complessità procedurali i mali maggiori della giustizia inglese. Nasce così il
principio del case management, secondo cui il giudice deve svolgere un ruolo attivo in tutte le fasi del
processo al fine di coadiuvare le parti nella ricerca della soluzione maggiormente rapida e conveniente. Il
Woolf Report propone anche interventi volti al raggiungimento di un rapporto equilibrato tra la complessità
della causa e la complessità della macchina processuale per ridurre costi e tempi. In particolare vi sono tre
corsie processuali:
Small claim track: riservata alle controversie inferiori alle 5.000 sterline.
Fast track: riservata alle controversie fra le 5.000 e le 25.000 sterline.
Multi track: corsia riservata alle controversie superiori alle 25.000 sterline.
L’access to Justice Act del 1999 ha introdotto un nuovo sistema di assistenza legale per i meno abbienti, e
modifica il sistema delle impugnazioni: per ricorrere presso la Corte d’Appello è sempre necessario un
permesso, dato dal giudice che impugna la decisione. Obiettivo principale della riforma è facilitare l’accesso
alla giustizia e favorire una rapida conclusione di tutte le questioni dinnanzi alla corte, avvenga essa per
conciliazione, per rinvio a forme alternative di risoluzione o per disposizione sommaria da parte di un
giudice divenuto più attivo.
Teoria e prassi della regola stare decisis - La teoria inglese del precedente inglese è una regola formale e
coercitiva su cui si fonda l’amministrazione e lo sviluppo della common law. Tra le definizioni classiche
fornite della regola la più nota è quella di Cross e Harris. -> “una corte è tenuta a seguire tutti i casi decisi da
una Corte ad essa superiore nella gerarchia, e le corti in grado di impugnazione (tranne le House of Lords)
sono vincolate al rispetto delle proprie decisioni precedenti.” Questa definizione è, però, troppo concisa
perché non indica che la sola parte del precedente che vincola è la ratio decidendi.
Per comprendere dunque il concreto significato della regola stare decisis e il suo effettivo funzionamento e
quindi i vari strumenti a disposizione del giurista per eluderla, è utile da un lato avere presente
l’organizzazione giudiziaria inglese cui si collega la distinzione tra operatività verticale ed orizzontale della
regola, e dall’altro la distinzione tra ratio decidendi e obiter dictum.
Operatività verticale ed orizzontale della regola del precedente - L’operatività verticale della regola dello
stare decisis si esprime tra corti di diverso grado. La gerarchia rispecchia lo schema secondo cui la House of
Lords è vincolata alle decisioni della Corte di giustizia europea e le corti inferiori, compresa la Court of
Appeal, sono vincolate alle decisioni della prima.
L’operatività orizzontale si esprime tra corti di pari grado. Si è molto dibattuto in particolare sulla posizione
della House of Lords e della Court of Appeal:
la House of Lords, (la più elevata nella gerarchia) deve ormai rispettare le decisioni che adotta la Corte di
Giustizia Europea e fino al 1966 doveva osservare i propri precedenti. Ma con la dichiarazione nota
come practice statement (1966) dichiarò che per il futuro non si sarebbe più sentita vincolata ai propri
precedenti se ciò fosse apparso conveniente, perché un’adesione troppo rigida al precedente può
essere causa di ingiustizia. La portata del practice statement è stata limitata, tant’è che dal 1966 la
House of Lords ha modificato le proprie decisioni solo in pochissimi casi (es. caso Miliangos v. George
Franck - 1975 ove si afferma che la moneta con cui si adempie l’obbligo di risarcire un danno non deve
necessariamente essere la sterlina come invece affermato in un precedente del 1961).
Le decisioni della Court of Appeal vincolano le corti inferiori, quindi la regola dello stare decisis opera
efficacemente in senso verticale, ma vi sono discussioni per l’operatività in senso orizzontale. Nel 1944
la Corte ha affrontato il problema affermando che essa vincola anche se stessa, con tre eccezioni:
o la Corte ha facoltà di decidere a quale di due sentenze in conflitto si atterrà.
o la Corte è obbligata a rifiutare di attenersi ad una sentenza da essa emessa non compatibile con una
sentenza della House of Lords.
o la Corte non ha l’obbligo di attenersi ad una sentenza da essa emessa se si accerta che era stata
pronunciata per incuriam.
Lord Denning nel 1969 sostenne che la Corte d’appello si sarebbe dovuta sottrarre, quando necessario,
all’obbligo di seguire i propri precedenti, seguendo l’esempio della House of Lords. Tale posizione è
contestata perché di fronte ad una sentenza ingiusta della Corte d’appello è lecito ricorrere alla House
of Lord, che elimina se necessario la sentenza scomoda. Mentre la House of Lord può abbandonare il
principio dello stare decisis, altrimenti servirebbe il legislatore per rimuovere un precedente obsoleto.
La High Court vincola solo le corti inferiori, mentre le decisioni di queste ultime non vincolano alcuno.
La distinzione tra ratio decidendi e obiter dictum - La ratio decidendi è la regola giuridica legata ai fatti
rilevanti del caso che ha determinato quel particolare risultato, è la ragione della decisione. La
determinazione della ratio decidendi spetta al giudice che ha il potere di operare distinzioni in
considerazione degli elementi di fatto (distinguishing). Per applicare ad un caso futuro la ratio decidendi di
un precedente è necessario analizzare i fatti con un alto grado di astrazione (interpretazione estensiva), per
trovare elementi di compatibilità tra le due diverse fattispecie, cosa che non accadrebbe se si considerano i
fatti con concretezza (interpretazione restrittiva). (Per es. si arriva ad applicare la ratio decidendi che ha
indotto un giudice a condannare il convenuto per danni fisici ad una causa nella quale il convenuto ha
causato soltanto danni morali). Al contrario se si vuole interpretare in senso restrittivo il precedente di una
corte, i fatti specifici finiranno per incidere fortemente e non sarà possibile applicare la ratio decidendi di
tale precedente su una nuova causa, tranne se quest’ultima è identica in ogni suo aspetto alla prima.
L’obiter dictum è tutto ciò che non rientra nella ratio del caso. Esempio: la sentenza di una corte non è
presa all’unanimità dei consensi: le sentenze delle corti inglesi hanno carattere personale, che evidenzia le
opinioni concorrenti, cioè quelle concordi sul risultato della sentenza ma non sui motivi che l'hanno
prodotta, e le opinioni dissenzienti, cioè discordi in entrambi i casi. Più opinioni concorrenti rendono difficili
determinare la ratio decidendi, quelle dissenzienti costituiscono un obiter dictum della sentenza. Vi sono
poi fattori intrinseci che possono dare maggiore o minore importanza al precedente (es. l’età del
precedente). Diversa dalla tecnica del distinguishing c’è l’overulling che indica l’abrogazione di una regola
giurisprudenziale vincolante (cioè il potere di una corte di scostarsi dal precedente). Tale abrogazione, però,
ha efficacia retroattiva sino al momento del precedente annullato, e questo perché l’ overulling non consiste
nel semplice cambiamento di una regola, ma nella correzione di un errore che si considera sia sempre stato
tale. L’overulling è esplicito se nella sentenza successiva si indica la volontà di cambiare la regola
precedente; è implicito se c’è incompatibilità tra ratio vecchia e nuova.
Tra le tecniche di manipolazione del precedente troviamo:
anticipatory overulling: una corte inferiore si sottrae al rispetto di un precedente di una corte superiore
quando risulta certo che quest’ultima non seguirà più quel particolare precedente. I giudici inferiori
possono anticipare la decisione abrogativa di un precedente obsoleto.
prospective overulling: una corte abroga un suo precedente, limitandone l’effetto retroattivo. I giudici
inglesi, se mostrano prudenza per l’anticipatory overulling, sono invece totalmente indifferenti nei
riguardi di questa seconda figura di manipolazione del precedente. Per loro il precedente è strettamente
vincolante.
Analizzando questi motivi di flessibilità del sistema inglese, possiamo sostenere che tra i giudici di civil law e
di common law intercorrono solo differenze formali: il primo può discostarsi dalle decisione superiore, il
secondo può farlo solo nei limiti in cui le tecniche del precedente glielo consentono.
La consuetudine
La consuetudine svolge un ruolo assai limitato nell’ordinamento inglese, dove il carattere di consuetudine
immemorabile (immemorial antiquity) viene posto come condizione per la sua efficacia. La consuetudine, in
particolare, può dirsi vigente solo se si può provare che essa sia stata ininterrottamente osservata fin da
epoca anteriore al 1189, il che risulta arduo.
Premessa - Il diritto degli Stati Uniti è un diritto essenzialmente giurisprudenziale. Questa affermazione è
tuttavia da assumere alla luce di alcune riserve. Il diritto statunitense si connota infatti anche alla luce di 3
elementi fondamentali:
- la presenza di una Costituzione scritta;
- un recente incremento della produzione legislativa;
- l’importanza nodale della dottrina.
Articolo I
Il potere legislativo federale è attribuito al Congresso, organo bicamerale composto da Camera, formata su
base nazionale e in modo proporzionale alla popolazione, e da Senato, formato da due rappresentanti per
Stato. Il Congresso ha competenza legislativa solo per le materie previste: tasse, moneta, difesa, diritto
d’autore, commercio con l’estero e tra gli stati. Può anche promulgare leggi necessarie all’esercizio di
quanto attribuito. Nei settori principali del diritto privato la competenza rimane ai singoli stati ed in
particolar modo alla giurisprudenza delle corti locali: diritto di famiglia, successioni, responsabilità civile,
contratti, diritto societario. Sotto il profilo quantitativo l’estensione del diritto federale rispetto a quello
degli stati ha subito profondi mutamenti nel corso della storia. Nel XIX sec. il Congresso è intervenuto poco
in materia di diritto privato, trascurando materie che pure la costituzione espressamente gli attribuiva quali
ad esempio il diritto fallimentare. Ma nel XX sec. ha legiferato abbondantemente in materia economica e
nei settori della tutela dell’ambiente e dei consumatori, sviluppando un ampio corpo di diritto
amministrativo. Ciò grazie all’interpretazione estensiva della Corte suprema federale con riferimento alla
commerce clause che dice che è materia federale tutto ciò che attiene alla produzione e allo scambio di
beni e servizi.
Articolo II
Il potere esecutivo è attribuito al Presidente degli Stati Uniti, che viene eletto dal corpo elettorale attraverso
un sistema indiretto (da un collegio di grandi elettori che sono a loro volta eletti dal popolo) e che resta in
carica per quattro anni. Il presidente è capo dello stato, capo dell’esecutivo e determina l’indirizzo del
governo. E’ esclusivo titolare del comando delle forze armate ed ha anche il potere di stipulare, con il
consenso del Senato, i trattati internazionali, di nominare ambasciatori, consoli, giudici della Corte suprema
e tutti gli altri pubblici ufficiali degli Stati Uniti. Può essere rimosso solo con un procedimento di
impeachment, cioè messo sotto accusa dalla Camera e condannato dal Senato presieduto dal Justice Chief
della Corte suprema.
Articolo III
Prevede la giurisdizione federale, attribuendola ad una Corte Suprema e conferendo al congresso il potere
di istituire corti federali inferiori.
Articolo IV – VII
Gli articoli dal IV al VII trattano norme eterogenee tra loro: alcune volte a garantire i diritti individuali, altre
sono meramente organizzative. Importante l’affermazione che i cittadini di tutti gli stati hanno uguali diritti.
In circa due secoli il testo costituzionale ha subito poche modifiche.
Il Bill of Rights
I primi dieci emendamenti alla costituzione, approvati in breve tempo e in vigore nel 1791, rappresentano
il Bill of Rights, la carta dei diritti fondamentali dei cittadini americani. Come detto, la ratifica della
costituzione è stata combattuta e difficile a causa del contrasto tra federalisti e antifederalisti e il Bill of
Rights deve essere collocato in questo contesto perché rappresenta il frutto dei timori degli antifederalisti
rispetto alla nascita del nuovo stato centrale. I primi dieci emendamenti, infatti, sono proposti subito dopo
la ratifica della costituzione per ribadire la natura limitata dei poteri del federal government. Ciò che è
innovativo del Bill of Rights è la completezza dell’elenco dei diritti, molti dei quali fanno parte del
patrimonio della common law (es. due process e diritto alla giuria), e la rigidità, elementi che conducono ad
un’efficace tutela delle libertà individuali, che si svolge principalmente attraverso il controllo giudiziario di
costituzionalità delle leggi.
Il contenuto essenziale del Bill of Rights - La maggior parte delle tutele previste riguardano le modalità che
devono essere rispettate dalle procedure per l’attuazione della giustizia federale, sia penale che civile: si
teme che la legge del Congresso possa dettare modi per l’attuazione della sua volontà lesivi delle libertà
fondamentali (es. IV emendamento: tutela della persona e dell’abitazione; V tutela della libertà e della
proprietà, VI, riconosce il diritto al giudice naturale e alla giuria, VII prevede la garanzia della giuria, VIII
pone il divieto a pene crudeli e prevede il diritto alla libertà provvisoria). Il Bill of Rights include anche
importanti garanzie estranea al campo processuale (es. Ia tutela della libertà di parola, stampa, riunione,
culto). La formula del due process dopo la guerra civile si imporrà anche nei confronti dell’autorità dei
singoli stati, attraverso l’adozione del XIV emendamento: nessuno stato può privare le persone della vita,
libertà o proprietà se non dopo regolare procedimento legale.
Il X emendamento
Il X emendamento tratta il tema del federalismo. Negli USA c’è il problema di equilibrio tra potere centrale
e dei singoli stati. Nella costituzione americana c’è la sovrapposizione di due serie di organi:
quelli a livello federale, cioè un Congresso, un Presidente e un sistemati di corti.
quelli a livello locale, cioè un potere legislativo, un governatore, un’autonoma organizzazione
giudiziaria.
C’è il problema della distribuzione del potere e della divisione delle competenze tra federazione e stati. Il X
emendamento inserisce un principio generale e importantissimo, secondo il quale la competenza
legislativa degli stati è la regola, mentre la competenza federale è l’eccezione . Tale principio, originale,
dispone che il diritto federale nasca limitato ma superiore a quello statale. Tuttavia, i rapporti tra
competenze federali e statali non si possono ridurre ad una formula e sono complicati dalla circostanza che
anche nelle materie demandate del Congresso, la competenza degli Stati non è esclusa ma è residuale e
quindi concorrente: gli Stati, a patto di non essere in contrasto con le disposizioni federali, possono
adottare disposizioni integrative del diritto federale, limitato perché esercitabile solo nella misura entro cui
viene attribuito, superiore perché secondo l’art. 6 la costituzione e le leggi degli Stati Uniti saranno la legge
suprema del paese.
Posta la distinzione tra diritto statale e federale, quale diritto è applicato alle varie corti? *
Le corti statali
È piuttosto difficile parlare in termini generali dell’organizzazione giudiziaria dei 50 stati. In via di
approssimazione, è possibile tuttavia affermare che in ciascuno stato sono presenti tre gradi di giurisdizione
(ma in 1/3 circa degli stati manca il livello intermedio). Es. lo Stato di New York dove il giudice di primo
grado è detto Supreme Court, quello di secondo, Supreme Court Appellate Division e l’ultima istanza è nota
come New York Court of Appeals.
I giudici federali
Il sistema di reclutamento dei Justice prevede la nomina da parte del Presidente, con il consenso del
Senato. Il Presidente, relativamente a tale nomina, è guidato da orientamenti politici ma trova un limite al
suo arbitrio per la necessità di equilibrio: in sostituzione di un giudice donna dovrà instaurarsi un giudice
donna, in sostituzione di uno ebreo, sarà necessario un giudice ebreo. I giudici federali sono nominati a vita
e possono essere rimossi solo attraverso un procedimento di impeachment. A dimostrazione di quanto sia
forte la tradizione di autonomia e prestigio dei giudici federali, è interessante notare che talvolta i
Presidenti degli Stati Uniti (es. Eisenhower e Nixon) si siano pubblicamente pentiti delle loro scelte, perché i
loro nominati hanno tradito la fiducia.
La Corte Suprema è presieduta dal Chief Justice il quale svolge un ruolo piuttosto importante ed infatti la
storia della massima istanza federale può essere distinta in periodi che prendono il nome proprio dal chief
Justice.
A differenza dei Justices, i giudici federali minori sono nominati dal ministro della giustizia, il cui potere
comunque proviene dalla delega del Presidente. Tali giudici vengono scelti tra i giudici delle corti inferiori,
tra i professori delle facoltà giuridiche e tra i public officers.
I giudici statali
I giudici statali sono generalmente nominati utilizzando tre sistemi:
- elezione popolare: i giudici sono eletti direttamente dalla popolazione.
- nomina del governatore: ricalcando il modello federale, le nomine del governatore devono essere
ratificate dal consenso del Senato.
- sistema misto: ha due varianti. Secondo il Californian Plan se il nome del candidato sottoposto dal
governatore è approvato, è nominato per un anno poi deve essere confermato dall’elettorato e resta in
carica 12 anni. Secondo il Missouri Plan per ogni posto vacante sono scelti tre candidati. Il governatore
deve nominarne uno. Dopo un anno deve ottenere regolare mandato di 6 o 12 anni.
Gli statutes
Vista la presenza di leggi sia federali che locali, negli Stati Uniti è più difficile che in Inghilterra considerare la
legge un semplice accessorio rispetto alla giurisprudenza. L’importanza della legge nel sistema delle fonti
dell’ordinamento americano è sottolineata anche dalla presenza di una costituzione che ha familiarizzato il
giurista con lo ius scriptum di portata generale, facendo in modo che vi si ponesse in modo meno rigido dei
colleghi inglesi.
Un altro elemento importante sta nel fatto che, mentre il giurista inglese è guidato dalle singole parole
della norma, quello americano tende a cercare la policy ad essa sottesa, potendo contare sui lavori
parlamentari e su tutti i documenti che possono aiutarlo a trovarne lo spirito. Inoltre il giudice americano
possiede il judicial review of legislation, e il sistema americano è più continentale di quello inglese, grazie
agli statutes dotati di livello semantico di più ampio respiro di quelli inglesi. Infine negli Stati Uniti esistono
esempi di codificazione sconosciuti in Inghilterra, tra cui l’UCC, capaci di armonizzarsi con il corpus della
common law.
Capitolo 2
La tradizione di civil law
Sezione I
Le origini
La formazione storica
Il diritto, e la sua crisi, nei secoli VI-XI - Di tradizione giuridica di civil law, che ha il suo centro primario in
Europa, si può parlare solo dalla fine dell’XI sec. inizi XII, periodo in cui vengono istituite le prime università
(Bologna 1100) ed è in queste università che il diritto viene riscoperto, insegnato e studiato come scienza.
Prima del XII secolo, il sistema giuridico si fondava sulle consuetudini. Con la caduta dell’Impero romano il
diritto romano declina. Dopo le invasioni barbariche, romani e barbari continuano a vivere secondo il
proprio diritto. Circolano compilazioni scritti del diritto romano, come la Compilazione giustinianea in
Oriente e Italia, la lex Romana Visigothorum in Francia e Spagna; nel VI e fino all’XI si iniziano a redigere
anche compilazioni barbariche, ma sono troppo complicate e vengono sostituite da un diritto volgare, cioè
spontaneamente applicato dalle popolazioni al diritto dotto dei testi. Tali regole non sono messe per
iscritto. Il diritto perde la sua funzione. Tra i privati si risolvono le liti con la legge del più forte o dell’autorità
del capo. Ancora non c’è la concezione di una società garante dei diritti: domina l’ideale cristiano fondato
sull’idea di fratellanza e carità. Il contesto in cui comincia a formarsi la tradizione di civil law, quindi, si
caratterizza per lo stato di arretratezza in cui versa il diritto. Tal contesto è prodotto delle condizioni
politiche, economiche e sociali dominanti. Manca l’autorità centrale, il potere è diffuso tra organismi locali,
la società e l’economia sono agricole e chiuse.
Il rinascimento giuridico - La scienza giuridica rinasce in collegamento con la situazione storica. Il periodo
del rinascimento giuridico si ha dopo l’anno 1000 ca., anno di profondo rinnovamento in tutti i campi,
legato allo sviluppo delle città e dei commerci. L’economia agricola declina, si hanno migrazioni verso le
città, fulcro dell’economia, si ha sviluppo demografico. Solo il diritto, fondato sulla giustizia, si mostra in
grado di assicurare l’ordine e la sicurezza di cui il progresso ha bisogno.
Due sono a questo punto gli interrogativi da porsi: quale diritto romano? Perché il diritto romano?
Quale diritto romano. Il diritto romano preso in analisi è il diritto del Corpus Juris Civilis, voluto da
Giustinianeo e pubblicato tra il 529 e il 534 d. C. e si articola in quattro parti:
il Codex, raccolta dei decreti imperiali.
i Digesta, raccolta delle opinioni di trentanove giureconsulti su varie materie.
le Istitutiones che sostituiscono l’analoga opera di Gaio del II sec.
le Novellae, che raccolgono gli atti normativi promulgati dopo la pubblicazione del CJC.
Relativamente al diritto romano bisogna considerare alcune cose:
- la codificazione giustinianea si propone come una rottura con il passato: il diritto precedente viene
spazzato via.
- il giurista di civil law rinasce come interprete di un testo autorevole.
- la tradizione del civil law ha nella dottrina il suo fulcro principale, come testimonia l’attribuzione di forza
di legge alle opinioni dei giureconsulti e alle Istitutiones.
Perché il diritto romano. Nell’Europa del XII secolo erano presenti molteplici fonti normative (legislazioni
monarchiche, statuti comunali, consuetudini feudali) che impedivano la formazione di un forte potere
centralizzato come in Inghilterra. Per superare i vari diritti locali e rispondere ai bisogni di una società più
mobile ed aperta, il diritto comincia a essere concepito e insegnato come modello di organizzazione sociale,
che indicava ai giudici cosa era necessario fare. Questo per diffondere l’ideale di una nuova società fondata
sul diritto romano, perché:
il diritto romano è ricco, raffinato, dotato di prestigio e accessibile in quanto scritto in latino.
Inoltre, grazie all’opera di Tommaso d’Aquino, si è liberato dal pregiudizio che fosse il prodotto di
un mondo pagano, lontano dalla legge divina. Ciò porta alla sua diffusione: fu l’unico insegnato e
studiato nelle università d’Europa;
il diritto romano è collegato con l’ideologia imperiale, in quanto tende ad esaltare una concezione
volontaristica e legislativa del diritto, utile all’impero. Il diritto romano è valido perché deriva da
una manifestazione di volontà dell’imperatore.
il diritto romano, data la sua concezione autoritaria e statuaria, ben si sposa con i disegni di
predominio della Chiesa anche sul piano temporale.
Sezione II
L’epoca delle codificazioni
IL CODICE CIVILE AUSTRIACO DEL 1811 – Allgemeines Burgerliches Gesetzbuch fur die deutschen erblande
- ABGB- anche in Austria la codificazione trova le sue origini nel giusnaturalismo razionalista dei sovrani
illuminati. L’iniziativa di codificare il diritto civile venne da Maria Teresa d’Austria che incaricò la 1°
commissione di redigere un codice di solo diritto privato tenendo conto del diritto romano e del diritto della
ragione, in modo da unificare il soggetto del diritto. Il 1° progetto detto Codex Theresianus, fu respinto
perchè pesante e oscuro. Con l’incarico a una nuova commissione nacque il primo progetto, detto Codice
Giuseppino perché pubblicato sotto l’Imperatore Giuseppe II. Nel 1796 seguì il Codice di Von Martini
promulgato in via sperimentale in Galizia e sottoposto a sperimentazione nelle facoltà giuridiche, in
magistratura. Forte dei risultati ottenuti durante la sperimentazione, una commissione finale dette vita nel
giugno del 1811, dopo tre riesaminazioni, al Codice civile generale per i territori ereditari di lingua tedesca.
E’ un codice diverso da quello francese (mira all’unificazione legislativa dello stato), ma con molti punti di
contatto con esso: è legato dal principio di statualismo e dalla vocazione liberale, nonché dall’ideologia
garantista, esposta a partire dal Preambolo, dove l’Imperatore Francesco I impone il rispetto del nuovo
testo. Tra i motivi ispiratori la necessità di superare le molte fonti, tradurre sul piano della legislazione
armonica le prospettive della Francia rivoluzionaria. E’ visibile la matrice kantiana: si preferiscono forme di
governo che assicurino una legislazione comune; e sancisce l’uguaglianza dei cittadini tra di loro e nei
confronti dello Stato.
Quattro sono i riferimenti che possiamo fare per evidenziare il richiamo al giusnaturalismo:
per colmare le lacune legislative, dopo l’analogia, il codice consente il ricorso ai principi del diritto
naturale.
il legislatore ha escluso le norme consuetudinarie dal sistema delle fonti.
il legislatore riconosce all’individuo una serie di diritti innati che si conoscono solo con la ragione,
indipendenti da contingenze storico-politiche.
il legislatore attribuisce rilievo assoluto alla proprietà, che è la facoltà di disporre il destino dei
propri beni.
L’ABGB è composto da 1502 articoli, breve e chiaro. E’ suddiviso in:
- Introduzione, prima parte dedicata al Diritto delle persone, seconda parte ai Diritti sulle cose, terza parte
alle Disposizioni comuni come Costituzione, modificazione e estinzione dei diritti (diritti reali – possesso,
proprietà; diritti personali – contratti e regole; contratti speciali e responsabilità extracontrattuale di cui si
segnala la clausola “ciascuno ha diritto di pretendere dal danneggiante il risarcimento dei danni provocati)
e degli obblighi (usucapione).
Va ricordato che il codice austriaco è illuminista, ma con uno stridente contrasto con la realtà sociale
austriaca del 1811:
nonostante venga riconosciuta la libertà della persona come diritto innato, fino al 1848 persiste la
servitù della gleba.
nonostante venga stabilito il principio per cui i rapporti tra proprietari terrieri e lavoratori sono
regolati dalle disposizioni di legge e dalle costituzioni delle province, sono ancora riscontrabili molti
privilegi feudali.
Sebbene l’ondata rivoluzionaria del 1848 porta ad abolire la servitù della gleba ed alla libertà di stampa,
causa anche alcuni passi indietro: il matrimonio dei cattolici torna sotto al regime del diritto canonico e le
relative controversie ai tribunali ecclesiastici, e l’istruzione torna sotto il controllo ecclesiastico. Anche qui il
dopo codice porta a scuole ispirate all’esegesi del testo. Dal 1848, con l’apertura alla Germania, nei manuali
successivi compare una parte generale che nel codice manca.
L’influenza di questo Codice all’estero è minima e si limita al Centro Europa, ai Balcani ed al Lombardo
Veneto, dove resta in vigore fino all’unità d’Italia.
La scienza giuridica: la Scuola storica e la Pandettistica - Secondo la nuova idea romantica, il vero diritto
non è il prodotto di una legislazione razionale (nozione illuministica), ma è il diritto consuetudinario, i cui
portatori il popolo e, come suoi rappresentanti, i giuristi. Questa è la radice della Scuola storica, il cui
fondatore, von Savigny, in polemica con Thibaut, sosteneva che il diritto, prodotto mutevole della vita
sociale, prodotto del Volksgeit, cioè dello spirito del popolo, non potesse essere cristallizzato nelle formule
di un codice. La scuola respinge l’arbitrio del legislatore, non crede alla fissità dei modelli e ritiene la
consuetudine fonte primaria. Oltre alle consuetudini, per la Scuola storica assumeva importanza
fondamentale il diritto romano, in particolare quello delle fonti giustinianee cui si rivolge Savigny e gli
allievi, convinti dell’alto valore educativo del ritorno al diritto romano antico. Tale diritto era visto come
espressione di un mondo spirituale e concettuale superiore, suscettibile di essere adottato come modello
vigente. Lo sforzo di elaborare un ordine fu compiuto dai successori di Savigny, Puchta e Windscheid,
esponenti della nuova Scuola Pandettistica, il cui obiettivo era l’elaborazione sistematica e dogmatica del
materiale giuridico. Sacco propose una sintesi del contributo della scienza giuridica Il giurista tedesco non
deve creare regole giuridiche, ma predisporre gli strumenti di conoscenza del diritto, ristrutturandolo: egli
seguiva un metodo che si ispira a quello della matematica:
concettuale: identificazione dell’elemento concettuale costitutivo, in presenza del quale le ipotesi
da considerarsi rientrano nella categoria oggetto di definizione e viceversa.
dogmatico: i concetti così definiti non ammettono eccezioni ma sono dogmi.
sistematico: in presenza di più definizioni, la più corretta è quella che si armonizza bene con le altre
del sistema (principio della coerenza).
Il giurista tedesco, muovendo dal Corpus iuris civilis lacunoso e oscuro razionalizza e spiega i concetti ivi
contenuti, deduce le regole pratiche, esprimendosi in un linguaggio scientifico e ricco di neologismi.
Il processo di codificazione. Struttura del BGB - L’unificazione politica della Germania nel Reich del 1870
costituisce il presupposto politico che conduce la Germania alla codificazione. Dopo un lungo lavoro
progettuale di due successive commissioni il Codice civile tedesco fu promulgato nel 1896, entrando poi in
vigore il 1 gennaio del 1900 per volere dell’Imperatore.
Il BGB, composto da 2385 articoli, si suddivide in cinque libri:
1. la Parte generale contiene i caratteri concettuali comuni dei rapporti giuridici. Si ritiene che le
norme comuni a tutte le relazioni giuridiche debbano essere fissate una sola volta. I libri da due a
cinque, tuttavia, contengono molte eccezioni alle regole generali. In questa prima parte,
comunque, consacrazione della dottrina pandettistica tedesca, si trovano le norme generali sulle
persone, fisiche e giuridiche, alcune definizioni riguardanti i beni e il concetto di negozio giuridico,
dove si raggiunge l’astrattezza del BGB.
2. il secondo libro, sulle obbligazioni, concerne i rapporti obbligatori, e pertanto la disciplina dei
contratti e quelle delle obbligazioni nascenti da atto illecito.
3. il terzo libro è dedicato ai diritti sui beni e contiene la disciplina dei diritti reali e della proprietà,
ancora solidamente ancorata alla concezione individualistica.
4. il quarto libro disciplina il diritto di famiglia, ispirato alla concezione conservatrice e patriarcale
analoga a quella del Code civil, con subordinazione della donna e discriminazione tra figli legittimi e
naturali. il quinto libro regola le successioni.
Filosofia del BGB - Il BGB, codice fortemente conservatore, rappresenta un mondo in via di dissoluzione.
Non attribuisce alcun compito sociale al diritto privato: tale atteggiamento si riflette sulla struttura
patriarcale della famiglia, sul rapporto di lavoro ignaro del sindacalismo, sul controllo sociale del privato,
sullo sfavore nei confronti dei gruppi intermedi, eversivi, che possono indebolire l’autorità centrale. Il BGB
aspira a prospettare un sistema chiuso, caratterizzato da:
definitività, perché i concetti del dogma sono immutabili e conclusivi.
completezza, in quanto si nega l’esistenza di lacune.
esclusività, in quanto l’interprete può riferirsi a precetti diversi dalla legge in casi tassativi.
Ciò comporta l’esclusione della consuetudine e la drastica identificazione fra diritto e legge, non più intesa
in senso illuministico ma come manifestazione della ragione dello stato. La valvola di sfogo di questo
sistema è costituita dalle Generalklausen, le clausole generali, direttive indirizzate al giudice al fine di
vincolarlo al principio generale lì espresso e di renderlo più libero. Con il rinvio a tali clausole (es. buona
fede, buoni costumi, usi del traffico, giusta causa, sproporzione), il legislatore ha reso la sua opera più
adattabile ai mutamenti e più duratura di quanto avrebbe potuto prevedere. Per la crisi economica del
dopoguerra, alcuni principi introducono una nuova etica giuridica adeguando l’ordinamento borghese
all’evoluzione sociale ed economica. Le clausole generali, tuttavia, nascondono un pericolo: se si allenta la
disciplina dogmatica, c’è il rischio della “fuga nelle clausole generali” e la nascita di una giurisprudenza
equitativa, facile in periodi di dittature o di crisi dello stato di diritto.
La diffusione del modello del BGB - La diffusione del BGB è stata modesta e limitata nel tempo, nonostante
l’influenza estesa in Brasile, Portogallo, Estremo Oriente. In Grecia è stata più duratura, forse perché
durante la dominazione ottomana (bizantina) il diritto praticato in Grecia era quello romanico bizantino.
L’attuale codice civile greco promulgato nel 1940. dal 1835 si iniziò a guardare all’opera dei Pandettisti.
Data la sua evoluzione storica, la sua sistematicità e il suo contenuto, può essere considerato come
appartenente ai sistemi germanici.
IL CODICE CIVILE SVIZZERO DEL 1912: ZIVILGESETZBUCH - ZGB - Nel XVIII secolo il diritto elvetico consisteva
essenzialmente nelle consuetudini di origine germanica anche se già dal XIV sec. il territorio elvetico era
autonomo dal Sacro Romano Impero. Quando con le conquiste di Napoleone si formò uno stato unitario,
cominciò a prospettarsi l’ipotesi di un diritto privato unitario, ma in seguito al Congresso di Vienna si creò
un sistema federale in cui ciascun cantone manteneva la propria indipendenza e autonomia.
L’ideale illuministico della codificazione aveva ormai preso piede e i cantoni svizzeri decisero di introdurre
un proprio codice civile. Ma si divisero circa il modello da seguire:
nella zona meridionale ed occidentale fu seguito il Code civil.
nella zona centrale fu seguito il modello austriaco.
nel cantone di Zurigo, tra il 1853 e il 1855, fu promulgato un codice redatto da giuristi locali formati
presso la Scuola storica di Savigny che influenzerà il codice svizzero del 1912.
Codificazione svizzera - La Svizzera voleva restare isolata rispetto alla realtà politica d’Europa, ma intorno
alla metà del XIX secolo si cominciò ad avvertire l’esigenza di rendere unitario il sistema giuridico, per
risolvere il problema della frammentarietà del diritto, elemento grave in un’epoca di grandi trasformazioni
economiche e sociali. Il cammino verso un codice unitario si svolse attraverso alcune tappe importanti:
nel 1848 la Confederazione raggiunse l’integrazione nazionale.
nel 1874 entrò in vigore la costituzione federale, con la quale si ampliavano i poteri centrali.
nel 1881 entrò in vigore una codificazione unitaria del diritto delle obbligazioni.
nel 1898 una modifica costituzionale estese la potestà legislativa della Federazione a tutto il diritto
civile.
Protagonista assoluto della codificazione svizzera fu Eugene Huber, professore di Basilea che dominò il
lavoro di preparazione e redazione del codice. Huber, fu incaricato di effettuare una ricognizione del diritto
civile dei vari cantoni e nel 1894 fu incaricato dal Ministro della Giustizia di preparare un progetto che nel
1900 era pronto per essere sottoposto alla valutazione di esperti e dell’opinione pubblica. Tale progetto, lo
ZGB, fu approvato ed entrò in vigore nel 1912.
Struttura e caratteristiche dello ZGB - Lo ZGB rifiuta il modello romanistico ed eccessivamente dotto del
BGB ma tende a seguire la lingua comune, ad evitare l’uso eccessivo di termini tecnici e a non ricorrere
troppo ai rinvii tra i vari articoli. Tale Codice è composto da una breve introduzione di dieci paragrafi e da
quattro libri (diritto delle persone, diritto di famiglia, diritto delle successioni, diritti reali), a cui si aggiunge
un quinto, l’OR, il diritto delle obbligazioni. Tra le caratteristiche dello ZGB c’è la deliberata incompletezza,
perché delinea solo i tratti salienti di ciascun istituto giuridico: spetta al giudice elaborare la regola da
applicare, seguendo le linee tracciate dal codice. Anche lo ZGB, come quello tedesco (BGB), fa leva su
clausole generali, ma il legislatore attribuisce un ruolo centrale alla giurisprudenza, chiamata a svolgere una
funzione di integrazione del diritto codicistico, ponendo l’accento sul carattere popolare del diritto svizzero:
è evidente una nuova impostazione antidogmatica e antipositivista del rapporto tra giudice e legislatore.
Ma lo scarso uso di tale impostazione mostra il declino del diritto consuetudinario e la propensione dei
giudici di civil law ad integrare le lacune del sistema mediante l’analogia e l’interpretazione estensiva, e non
mediante la libera ricerca della soluzione più adatta.
Successo e diffusione dello ZGB – Allo ZGB sono stati dati giudizi positivi:
- per Zweigert e Kotz, autori tedeschi, il successo dello ZGB e la sua ampia diffusione sono attribuibili a
molteplici fattori: la modernità delle soluzioni adottate, l’equilibrio tra il difficile concettualismo del BGB e
la chiarezza del Code civil, il riconoscimento del potere creativo della giurisprudenza. I due autori sperano
che lo ZGB possa essere preso a modello per un futuro codice civile europeo.
- per Wieacker la codificazione svizzera si è imposta più del BGB all’attenzione degli stati desiderosi di
riforme. Tale successo è misurabile dal fatto che tutti gli ordinamenti nei quali si è codificato il diritto
privato dopo l’entrata in vigore dello ZGB, ne hanno tenuto conto. Per esempio la Turchia si è rivolta al
modello svizzero quando ha voluto adottare un codice per modernizzare il proprio diritto durante la
rivoluzione culturale guidata da Ataturk. Il Codice civile turco del 1926, ricalcando lo ZGB, ha portato alla
laicizzazione del diritto della Turchia.
LE CODIFICAZIONI ITALIANE
I codici di alcuni stati preunitari - Dopo la Restaurazione molti Stati preunitari (Regno delle Due Sicilie,
Ducato di Parma e Piacenza, regno di Sardegna) adottarono dei codici civili ispirati al Code Napoleon,
tranne il Lombardo Veneto, a cui venne esteso l’ABGB, e lo Stato Pontificio e la Toscana, in cui continuava a
vigere il diritto comune. Sono codici poco originali ma che testimoniano il bisogno di una formazione
univoca e il richiamo delle idee e della filosofia del codice francese.
Il codice del 1865 - All’unificazione politica doveva seguire anche quella legislativa, compito non difficile,
perché la disciplina del diritto civile era all’epoca omogenea in tutto il Paese e il Code civil rappresentava un
valido esempio cui ispirarsi, da un lato, per la sua origine romanistica e, dall’altro, in quanto riflesso della
condizione economica e sociale della nostra penisola, dove la borghesia cominciava a farsi
prepotentemente largo. L’unità italiana, inoltre, si era fatto con i francesi contro gli austriaci, il cui codice
era visto con diffidenza. Il Codice civile del 1865, che per larghi tratti si presenta come una mera traduzione
del Code Civil, presenta come fulcro centrale il concetto dell’individualismo. I divieti e gli obblighi sono
stabiliti nel codice, infatti, non servono a soddisfare interessi collettivi ma a consentire che la libertà
dell’uno coesista con quella dell’altro. Alcune caratteristiche del nostro codice lo differenziano dal testo
francese:
si fa espresso riferimento alla possibilità di colmare le lacune attraverso l’analogia ed i principi
generali dell’ordinamento, mentre nel Code Napoleon si tace l’argomento.
si apre la possibilità di attribuire personalità giuridica anche agli enti morali (gruppi intermedi).
si amplia l’esercizio dei diritti civili anche allo straniero, senza condizioni di reciprocità.
si stabilisce l’indissolubilità del matrimonio.
Il Codice civile è diviso in tre libri:
I LIBRO – Delle persone.
II LIBRO – Dei beni, delle proprietà e delle sue modificazioni.
III LIBRO – Dei modi di acquistare e trasmettere la proprietà e gli altri diritti sulle cose (che raggruppa
materie disomogenee come successioni, donazioni, obbligazioni).
Non si fa riferimento al diritto del lavoro perché in un’Italia dove la rivoluzione industriale è ancora agli
albori (1865), non appare meritevole di un’apposita normativa.
Il Codice del 1942 - Il Codice del 1865, pur presentando le caratteristiche di un codice astratto, quindi
predisposto alla longevità, non riesce a sopravvivere alla trasformazione economica e politica che investe
l’Italia unificata negli ultimi anni del XIX secolo. In risposta alle nuove necessità economiche del Paese
qualcosa riesce a fare il codice di commercio promulgato nel 1882, ma vi sono grossi problemi sul piano
sociale. Si ha l’esigenza di sistemare i rapporti tra le classi sociali e serve un codice chiaro e duttile. Per
questo si inizia a pensare ad una riforma del codice e nel 1923 il Governo delega una commissione per la
risistemazione dei primi tre libri del codice e parallelamente una commissione mista italo francese si
propone di realizzare una legislazione uniforme per i due paesi in materia di obbligazioni e contratti, senza
ottenere alcun risultato né in Francia, né in Italia. I primi due libri del Codice civile, “Persone e Famiglia” e
“Successioni” furono promulgati nel 1939 e 1940, mettendo in evidenza:
un’impostazione tradizionale dell’istituto familiare, con accentuazione dell’unità della famiglia e con una
larga possibilità di intervento dello Stato sia sotto il profilo patrimoniale che dei rapporti personali;
un’impostazione tradizionale delle successioni, con la riscoperta di anacronistici istituti, con riforme
discutibili. E’ difficile qui innovare se si mantiene il principio della trasmissione dei beni mortis causa e
dell’efficacia della volontà privata del testatore.
Gli altri libri sono dedicati alla Proprietà, alle obbligazioni, al lavoro, alla tutela dei diritti.
I giuristi, avvalendosi della loro esperienza tecnica, cultura e neutralità, riuscirono ad impedire che
prevalessero le ideologie politiche prive di chiarezza del fascismo, tanto che alla caduta del regime non fu
difficile ripulire il codice delle sue incrostazioni fasciste. Anche il vero testo costituzionale del fascismo, la
Carta del Lavoro, era un’enfatica ma vuota petizione di principio, che i giuristi si rifiutarono di codificare. La
maggiore innovazione del codice del 1942 è rappresentata l’unificazione del diritto privato che ha esteso in
maniera soddisfacente a tutti i rapporti le regole fino a quel momento esclusive del commercio. Tutta
l’attività economica normativa diventa il centro di un unico testo normativo che fa leva sull’imprenditore,
dal punto di vista soggettivo, sui concetti di impresa ed azienda dal punto di vista oggettivo. Maggior risalto
è dato al lavoro subordinato, elemento determinante dell’Impresa. I libri sono, oltre i due già citati:
- Delle obbligazioni, Libro IV il più ampio dedicato al rapporto obbligatorio generale ed alle fonti di
obbligazione. Spiega il nuovo ruolo del contratto non più solo modo d’acquisto ma fonte di obbligazioni e
rapporti;
- Del lavoro, Libro V il più innovativo ma anche quello più colpito dall’impostazione del regime. Si regolano
le attività economiche e gli strumenti delle attività. Le società commerciali sono le uniche persone
giuridiche con libertà d’azione.
- La proprietà, Libro III a livello concettuale è il più distante dal Code Civil: riflette il passaggio da
un’economia agraria ad una industriale. Si evidenziano i limiti del proprietario e i suoi obblighi. Si parla di
funzione sociale della proprietà, sia accentua il processo di mobilizzazione della ricchezza che provoca la
svalutazione in particolare della proprietà fondiaria.
- Libro VI, Della tutela dei diritti disciplina varie materie e istituti che hanno funzione strumentale per
assicurare l’attuazione del diritto soggettivo.
Concludendo, il Codice civile del 1942 non rappresenta una svolta epocale paragonabile a quella del codice
napoleonico. Il nostro codice nasce in un periodo in cui le vecchie idee sono superate e quelle nuove non
sono ancora mature per essere codificate. Inoltre le trasformazioni economiche e sociali sono troppo
rapide per tramutarsi continuamente in modificazioni di un testo chiuso come quello di cui trattiamo.
Caduto il regime fascista non c’è stata una vera e propria codificazione ma una decodificazione che ha
travolto il codice. Sull’impianto originario del codice hanno avuto impatto: la legislazione speciale, la
giurisprudenza e la Costituzione del 1948.
PREMESSA. LA NOZIONE DI NORMA GIURIDICA - Il Codice, determinando la fine della vicenda plurisecolare
del dottrinario, rappresenta una rottura con il passato. Con il codice si afferma:
- il monopolio del legislatore, e il codice diventa espressione di uno Stato preciso, definito e spaziale.
- la distinzione fra diritto pubblico e privato, tratto caratteristico della struttura del diritto nella tradizione di
civil law, ma che recentemente ha perso di significato.
- la norma giuridica che, secondo la l’ideale del civil law, viene concepita come regola dotata di quella
generalità che le consente di situarsi fra la decisione della lite, caratterizzate dalla concretezza, e i
principi, caratterizzati dall’astrattezza. Tale generalità spiega come il compito del giurista nei paesi di civil
law sia solo quello di interpretare le formule legislative utilizzando la sua attività creatrice solo in modo
nascosto. La regola di diritto non può essere concepita allo stesso modo dappertutto: nei paesi di
common law la regola è formulata in modo preciso (sistema aperto), in quelli di civil law, è
sufficientemente ampia da lasciare un margine di libertà all’interprete (sistema chiuso).
Se il diritto è inteso come costante ricerca di giustizia, dai pochi elementi analizzati sembrano potersi
desumere due diversi modi di intraprendere questa ricerca: nella civil law si cerca la soluzione di giustizia
con una tecnica che ha come punto di partenza la legge, nella common law la si cerca prendendo le mosse
dal caso concreto e dalla decisione giurisprudenziale. Si capisce come il tema delle fonti del diritto sia
sempre stato tra i più studiati per comprendere differenze e similitudini tra le varie famiglie giuridiche, in
particolare tra civil law e common law. Tuttavia, a proposito della configurazione della common law come
diritto sostanzialmente giurisprudenziale, in contrapposizione alla civil law come diritto scritto, si osserva
ormai una certa convergenza:
nelle esperienze di civil law la legge non può più considerarsi la sola fonte del diritto, essendo ormai
ampiamente riconosciuto anche il ruolo della giurisprudenza.
il funzionamento della regola del precedente non può più essere considerato come un fattore
determinante per la distinzione, dato che, mentre le corti di civil law sono ormai piuttosto attente
al valore dei precedenti, quelle di common law hanno sviluppato tecniche che possono rendere
elastico il significato della regola stare decisis (rimanere su quanto deciso)
LA GERARCHIA DELLE FONTI - L’attuale gerarchia delle fonti si presenta molto più complessa di quanto non
faccia intendere, ad esempio, l’art. 1 delle nostre Preleggi. Un ruolo fondamentale, infatti, è stato acquisito:
dalle Costituzioni e dai trattati internazionali, che tendono a prevalere sulla legge.
dalla giurisprudenza e dalla dottrina.
dalla globalizzazione che tende a sottrarre allo Stato parte del suo potere di produzione del diritto,
quel potere monopolistico che dopo la rivoluzione si esprime nel codice e nella legge.
Il nuovo diritto della globalizzazione è più vicino alla tradizione orale, colloquiale, aperta della common law
che non a quella scritta, vincolante della civil law. Si presenta come un diritto non più necessariamente
legato allo Stato, la cui fonte principale, le regole del gioco e i principi, sono in continuo divenire ad opera
della prassi e della dottrina.
LE COSTITUZIONI - I paesi appartenenti alla tradizione di civil law presentano tutti, al vertice della
gerarchia, costituzioni scritte alle cui disposizioni si riconosce un prestigio particolare, che si riflette nelle
previsioni di speciali procedure di revisione e di controllo di legittimità. Tali costituzioni diventano il punto
di riferimento dell’ordinamento, al quale devono ispirarsi legislatori, giudici, amministratori e cittadini.
Occorre considerare alcune osservazioni di carattere generale svolte a proposito del carattere relativo di
qualunque classificazione degli ordinamenti giuridici appartenenti alla stessa tradizione occidentale:
- nonostante la presenza di una costituzione scritta sia tratto caratteristico degli ordinamenti di civil law,
non si può affermare che tali documenti manchino nei paesi di common law (es. Stati Uniti).
- nonostante il diritto privato tedesco appartenga al sistema germanico, il suo diritto costituzionale può far
parte di un altro sistema, formato da Stati Uniti, Italia, Spagna e Germania, poiché in questi ordinamenti c’è
un controllo di costituzionalità delle leggi che manca in Francia e Inghilterra.
Le procedure di revisione – le costituzioni rigide per essere modificate hanno bisogno di procedure
aggravate. Questo per rendere più difficile la revisione e creare un consenso vasto e immediato. Spesso IL
Potere di revisione è affidato all’Assemblea legislativa ordinaria. In Italia l’art. 138 Cost. stabilisce che le
leggi di revisione sono adottate dalle camere con due deliberazioni distanti tre mesi e approvate dai
componenti di ciascuna Camera. Sono sottoposte a referendum popolare se lo richiede un quinto dei
membri di una camera e 500.000 elettori ed è promulgata solo se approvata dalla maggioranza. Anche in
Germania la legge Fondamentale può essere modificata solo se approvata da due terzi dei membri del
Bundestag e i due terzi dei voti del Bundesrat. In Spagna i progetti di revisione costituzionale vanno
approvati dai tre quinti di ogni Camera; le proposte di revisio0ne totale o parziale di sezioni del titolo II
vanno approvate dai due terzi di ogni camera cui segue lo scioglimento delle Cortes. Le Camere elette
devono studiare il nuovo testo costituzionale che va approvato dai due terzi di entrambe le Camere,
approvata, va sottoposta a referendum per la ratifica. Le costituzioni non sempre possono essere
modificate, possono esserci dei limiti. Es. art. 139 Cost. italiana stabilisce che la forma repubblicana non
può essere oggetto di revisione costituzionale; lo stesso vale per la Francia e la Germania.
Il controllo di costituzionalità delle leggi - La presenza di un sistema di controllo di legittimità delle leggi
attraverso cui viene giudicata la conformità ai principi costituzionali delle leggi ordinarie, è un elemento
caratterizzante degli ordinamenti. Si individuano due grandi modelli di controllo giurisdizionale di
costituzionalità delle leggi: diffuso e accentuato.
- Nel sistema diffuso, detto americano, il potere di controllo spetta a tutti gli organi giudiziari che lo
esercitano incidentalmente, cioè in occasione della decisione di una controversia concreta. Il giudice
disapplica le leggi che ritiene in contrasto con la costituzione e tale decisione ha efficacia inter partes. Ma
se la controversia giunge alla corte al vertice della giurisdizione, la decisione della corte vincola i giudici
attraverso il principio dello stare decisis.
- Nel sistema accentrato, detto austriaco, il potere di controllo è attribuito ad un solo organo giudiziario
appositamente istituito, la Corte Costituzionale. Tale controllo viene esercitato sulla base della richiesta di
organi politici ed è astratto, non essendo connesso alla soluzione di una controversia concreta, ed ha
efficacia erga omnes ed ex nunc (verso tutti e da ora in poi, non retroattivo). La riforma del 1929 è molto
importante perché legittima le corti supreme ordinaria e amministrativa ad instaurare il procedimento di
controllo di costituzionalità della legge davanti alla corte costituzionale.
Sono molte, tuttavia, le varianti dei due sistemi, le cui particolarità possono riguardare la composizione
della corte, le sue competenze e il tipo di atti sottoposti al controllo, i soggetti legittimati a presentare la
questione di legittimità, l’efficacia della pronuncia del giudice costituzionale. Per l’Italia si è parlato di un
sistema ibrido perché comprende caratteristiche di entrambi i sistemi. Qui il controllo è svolto da una
corte ad hoc ma la questione di legittimità perviene attraverso il filtro del giudice che la solleva per
decidere la causa. Tale giudizio incidentale conferisce notevole concretezza al nostro sistema accentrato.
Se si vuole completare la prospettiva comparatistica e considerare anche un controllo di carattere politico,
è necessario fare riferimento al caso francese. Sebbene in Francia non sia contemplato un controllo
propriamente giudiziario di costituzionalità delle leggi, la costituzione della V Repubblica voluta da Charles
de Gaulle nel 1958 ha affidato al Conseil constitutionnel un controllo di costituzionalità preventivo. Il Conseil
deve giudicare la legittimità delle leggi organiche (che riguardano l’organizzazione di pubblici poteri) e delle
leggi ordinarie prima della loro promulgazione. Tuttavia, a partire dagli anni ’70, il potere del Conseil è stato
ampliato in quanto tale organo è venuto a proporsi anche come garante dei diritti fondamentali. Il controllo
di costituzionalità ha iniziato a comprendere altri testi normativi oltre alla Costituzione, e ciò ha permesso
al Conseil di superare il ruolo marginale che gli era stato attribuito dalla Costituzione della V Repubblica. La
legge di riforma del luglio 2008 riguarda 33 dei 39 articoli della Costituzione del 1958 e tutti i poteri dello
stato ed è volta a rinnovare le modalità di esercizio del potere esecutivo, a rivitalizzare il ruolo del
parlamento, e per la prima volta in Francia al Conseil è affidato il controllo di costituzionalità delle leggi a
posteriori; ma deve solo verificare, poiché solo la Corte di Cassazione o il Consiglio di Stato possono
sollevare questioni di costituzionalità.
LE LEGGI - Tra le fonti del diritto la legge è quella che la tradizione legata alla Rivoluzione e alle codificazioni
colloca al vertice della gerarchia, dove resta fino all’avvento delle costituzioni. Anche il codice è una legge
ma si pone in un rapporto particolare rispetto alla legislazione speciale: questa deve intervenire per
disciplinare tutta una serie di nuove esigenze non contemplate dal codice, dettate dallo sviluppo
economico, sociale e tecnologico. La rapidità dei cambiamenti sconsiglia di mettere mano a nuovi codici,
opere fatte di principi che devono essere acquisiti nella coscienza sociale prima di poter diventare regole. Il
codice rimane comunque al centro del sistema: è lui a garantire un’organizzazione sistematica ad ogni
norma positiva e a risolvere i casi dubbi o nuovi. Il particolare rapporto tra legge speciale e codice si vede,
per es., nel BGB tedesco: chi lede con dolo o colpa vita, corpo, salute o libertà altrui, è obbligato a risarcire
il danno. La legge limita la responsabilità al risarcimento del danno patrimoniale e stabilisce un tetto
massimo, ma la vittima può insta turare un procedimento ex art. 823 per un ammontare illimitato, se prova
la colpa del danneggiante.
Occorre aggiungere che attualmente, anche dove vige una forma di governo parlamentare, l’attività
legislativa vede sempre più spesso protagonista l’esecutivo piuttosto che l’assemblea legislativa.
I REGOLAMENTI - Il regolamento, in particolare quello governativo (es. previsto nell’art. 85 co 5 della nostra
costituzione), è la tipica fonte secondaria che nella gerarchia delle fonti si colloca al di sotto della legge e
non può ad essa derogare. Un caso emblematico è dato dalla Francia della V Repubblica, dove per
rafforzare il potere esecutivo, era stato previsto un potere regolamentare non subordinato al potere
legislativo, quindi autonomo. Il potere regolamentare del governo è sottratto al controllo del Conseil
costituzionale e sottoposto alla giurisdizione del Consiglio di Stato (Conseil d’Etat) che nel 1959 si è
attribuito il potere di controllare la legittimità dei règlements governativi, assimilando la sua autorità a
quella di una Corte costituzionale. E’ visibile quindi, nella situazione francese, un sempre più ampio potere
dei giudici sul legislativo e sull’esecutivo.
Il ruolo della giurisprudenza nel sistema delle fonti - La codificazione segna il passaggio dal diritto alla
legge e definisce il ruolo del giudice come di quello di operatore di una macchina progettata dal legislatore.
La giurisprudenza, in questo contesto non rappresenta una fonte del diritto; le sentenze non hanno
efficacia al di là dei casi che decidono. In realtà, che la giurisprudenza sia funzione non soltanto applicativa
ma anche creatrice del diritto rappresenta ormai un convincimento diffuso, tale da poterlo considerare
come un dato di cultura giuridica ormai acquisito. Anche se un codice sembra completo, si presentano
tante questioni inaspettate, che il giudice deve riempire il vuoto lasciato dal legislatore. Il ruolo creativo
della giurisprudenza è di grande importanza nei periodi di stabilità della società e del diritto, in cui può
essere sufficiente l’occasionalità degli interventi del giudice per colmare le lacune del diritto scritto. Sia i
sistemi di civil law sia quelli di common law sono diffidenti verso un’eccessiva attività creatrice dei giudici,
privi di legittimazione democratica.
Vi sono situazioni in cui è forte la tentazione di parlare di dottrina del precedente anche nella civil law. Per
es. in Messico, 5 sentenze consecutive di una Camera della Corte suprema sono vincolanti per tutti i giudici.
In Francia e Germania se ci si vuole allontanare da una sentenza, viene convocata la Corte suprema. In Italia
il riferimento è l’art. 360 bis c.p.c. per dichiarare inammissibilità del ricorso, è importante che il
provvedimento impugnato abbia deciso in modo conforme alla giurisprudenza della corte; oppure se le
parti non propongono ricorso nei termini di legge o vi hanno rinunciato, il procuratore può chiedere che la
corte enunci il principio di diritto al quale il giudice di merito avrebbe dovuto attenersi. I giudici, infatti,
anche per pigrizia mentale, tendono a seguire i loro predecessori e i valori della certezza, della prevedibilità
e dell’uguaglianza richiedono che casi simili siano decisi allo stesso modo. Si capisce come la giurisprudenza
abbia un’autorità fortemente persuasiva, non poi così lontana da quella delle corti di common law.
È tuttavia necessario tener conto di alcune importanti differenze:
- al metodo induttivo della common law si contrappone quello deduttivo (civil law), secondo il quale il
giudice applica una norma ai fatti della causa, in forza di un atto di sussunzione. Ne deriva una sentenza di
civil law, in cui viene attribuito scarso rilievo ai fatti, spesso omessi. Non è possibile usare il precedente
come nella common law, dove tutto il procedimento si basa sulla distinzione dei fatti.
- la pluralità di corti supreme, l’articolazione e il numero dei giudici che le compongono attribuisce alle loro
decisioni un’autorità più diffusa di quella che possiede la Corte suprema degli Stati Uniti.
- le corti supreme di civil law difettano del potere discrezionale che consente alle corti supreme di common
law di decidere pochi casi ogni anno, e di concentrarsi quindi sul proprio ruolo nomofilattico.
- l’autorità delle decisioni delle corti supreme di civil law è attenuata perché i loro giudici sono giunti
all’apice della carriera, hanno sviluppato capacità tecniche notevoli di applicazione della norma piuttosto
che capacità di emanare pronunce.
IL RUOLO DELLA DOTTRINA - La dottrina ha avuto un ruolo preponderante nella formazione e nella
evoluzione della tradizione di civil law. Il codice ha allontanato la dottrina dalla produzione del diritto ma
essa conserva un suo ruolo di protagonista della cultura giuridica di civil law che continua a proporla come
fonte di diritto. Vediamo qualche esempio:
- la preparazione di schemi concettuali necessari a un’opera di codificazione è compito della dottrina.
- l’influenza della dottrina, in alcuni casi, è riconosciuta direttamente dal legislatore. Es. art. 1 codice civile
svizzero:se serve, il giudice è invitato a creare diritto, ma facendosi guidare dalla dottrina e giurisprudenza
consolidate.
- critiche diffuse della dottrina nei confronti di una norma giudizialmente prodotta inducono spesso le corti
a riesaminarla: una decisione che può fondarsi su una dottrina largamente condivisa ha più possibilità di
legittimarsi come precedente rispetto ad una decisione controcorrente.
- il genere letterario del commentario, a cui la dottrina è stata costretta dall’invadenza del legislatore,
costituisce in alcuni ordinamenti, strumento di lavoro indispensabile per qualunque operatore del diritto.