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I Carmina burana

La raccolta medioevale. ​Porta questo nome una raccolta di oltre 250 testi poetici in latino, in medio e alto
tedesco e in francese antico raccolti in un codice redatto intorno al 1230. Attualmente custodito nella
Biblioteca di Stato di Monaco di Baviera, il manoscritto (Codex latinus 4660) fu rinvenuto nel 1803 nella
biblioteca dell'abbazia di Benediktbeuren (Alpi Bavaresi), l'antica Bura Sancti Benedicti fondata da S.
Bonifacio nell’VIII secolo. Da quella esso prende il nome, assegnatogli nell’edizione completa del 1847;
rimangono incerto l’esatto luogo della sua redazione, che si pensa possa essere stato Seckau (Stiria), o forse
Novacella (Bressanone), mentre si ritiene che l’epoca di creazione dei testi sia di parecchio anteriore a quella
della raccolta scritta e sia da collocare per lo più tra la fine del secolo XI e il XII.
Come usuale nel Medioevo, i testi vi compaiono in forma anonima; il confronto incrociato con altri
documenti ha tuttavia permesso di risalire al nome di alcuni fra gli autori, fra cui si annoverano Ugo Primate,
l’Archipoeta di Colonia, Pietro di Blois, Gualtiero di Châtillon, il Minnesinger Walther von der Vogelweide:
[…].
Poesia da cantare. Nel codice, i testi sono riuniti in tre sezioni che comprendono poesie di argomento
morale e satirico (​Carmina moralia​), testi di argomento amoroso (​Carmina amatoria​), versi ispirati al
piacere del vino, del gioco e della taverna (​Carmina lusoria et potatoria​). A questi si aggiungono due
drammi liturgici […] e un supplemento di testi a carattere moralistico e religioso (​Carmina divina​). Molti dei
brani erano con ogni probabilità destinati ad essere cantati […]. Solo di 47 ci è tuttavia giunta anche la
musica, scritta peraltro in una notazione in campo aperto (priva di rigo) e quindi difficilmente decifrabile. Di
una quindicina d'altri la linea melodica ha potuto essere ricostruita grazie al loro rinvenimento anche in altri
manoscritti. […].
La riscoperta moderna. Nel 1934 la raccolta venne in mano al compositore tedesco Carl Orff. […] egli
operò una selezione di 24 testi, tutti (tranne che in un caso) privi di notazione, e li mise in musica in modo
completamente originale organizzandoli a sua volta in tre parti. Dedicate alla Primavera (​Primo vere​) ai
piaceri del gioco e del bere (​In taverna​) e all’amore (​Cour d'amours),​ queste sono precedute e seguite da un
inno alla Fortuna […]. Nacque così una sorta di cantata scenica  ​(il cui titolo completo è ​Cantiones profanae
cantoribus et choris cantandae, comitantibus instrumentis atque imaginibus magicis)​ per tre solisti, coro
misto, coro di voci bianche e orchestra. Portata a termine nel 1937, grazie alla sua immediata e potente
vitalità, essa incontrò subito il favore del pubblico: un successo rimasto poi intatto nel tempo.

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